Capitolo ventisettesimo: Hob's Lane (seconda parte)
David incrociò le lame delle due katane sulle spalle, e guardò l’esercito dei mangiamorte, per poi alzare lo sguardo al nuvoloso cielo notturno, si riusciva vedere le stelle e la luna piena.
“Stasera la Luna è molto bella. Quante volte ho combattuto sotto i suoi raggi?” Si domandò “La luna è solo un pezzo di roccia incurante delle umane vicende, esiste da prima di noi uomini e esisterà anche dopo che l'umanità sarà morta . Perché divento così filosofico prima di una battaglia? Forse mi è più facile pensare a cose come la Luna invece a quello che sto per fare, dopo tutto potrei essere morto per sempre se la lama di Axa fa il suo dovere. Non posso morire perché almeno fin quando non avrò mandato al inferno altri mangiamorte, e poi ci saranno altre battaglie, quelle ci sono sempre. Mi domandò quante guerre, quante battaglie come questa siano state combattute nel cuore della notte. Guerre di cui umanità ignora persino l’esistenza o di cui nessuno più conosce ragioni.”
Il mago afferrò katane al contrario, e guardò le bianche lame in gren.
“Fratelli mangiamorte per l’oscuro signore! Per la magia pura. Per il potere. Per i sanguepuro. Per il nostro modo di vivere. Morte e distruzione ai nostri nemici.” Gridava Bael per incitare i suoi uomini. “Carica!! Carica!! Orchi, Minotauri, Arpie carica!.”
L’esercito caricò, i mangiamorte sui each usige al centro, gli orchi dietro di loro, i minotauri al destra, i pochi trolls a sinistra, l'arpie in volo.
Due maghi oscuri caricarono David. Lui saltò tra loro, le due spade nelle sue mani si muovano come due ali di un immenso rapace.
Il mago immortale ricade al suolo in ginocchio. Mentre i due each usige avanzarono di qualche metro e poi si fermarono. Le teste dei mangiamorte caddero sul terreno.
David guardò le due lame sporche di sangue e puntata la sua katana contro i nemici, gridò: “Avanti fattevi sotto!! Le queste due mie amiche hanno ancora sete del vostro sangue!!”
E in più di venti orchi lo attaccarono,tre affondi si infransero contro la sua spada. Il mago sussurrò ai pelle perleverde: “Non sapete fare di meglio, mammolette.” I suoi occhi erano freddi come l’acciaio. Poi uno strattone e allontanò da se gli orchi, e ne trafiggendone uno.
“Bem!” gridò Kostaki “In quel boschetto di salici cosa c’è?”
Il mostro sorrise con un ghigno e rispose: “In quel luogo si è svolta la parte più sanguinosa della battaglia tra gli elfi scuri e gli elfi bianchi. Da li nasce la maledizione di questo luogo…”
Il vampiro sorrise sentiva che in quel bosco c’era quello che gli serviva per obbedire al ordine di David.
Il non-morto discese il lato destro della collina con la velocità propria dei predatori notturni.
Kostaki era nato negli primi anni del 600 nel sud della Polonia a confine con la Russia, ed era di nobile famiglia; appena ventenne si sposò con una giovane nobile polacca di appena quattordici anni di nome Aniela, subito rimasta incinta di uno splendido bambino.
Ma una delle tante invasioni cosacche lo costrinsero alla guerra.
Durante uno scontro ai piedi dei Carpazi settentrionali, lui e il suo piccolo esercito si trovarono ad affrontare un vampiro della stirpe russa dei Vurdalak. Il non-morto sterminò molti uomini, come un bambino che si diverte a uccidere delle formiche. Kostaki con una carica a cavallo riuscì a uccidere la creatura, ma inavvertitamente ne beve il sangue, rimasto ferito gravemente gli uomini credendolo morto lo lasciarono sul campo di battaglia. E dopo tre giorni Kostaki rinacque alla non-vita come vampiro, tornato a casa vide il suo castello distrutto da un incendio e la sua famiglia uccisa.
Qualche anno arrivò al castello di Dracula a Borgo Pass in Transilvania, dove diventato uno dei dragoni sanguinari del re dei non-morti e s’innamorò della figlia prediletta del suo signore: la giovane Lilith, vivendo con lei secoli felici.
Spesso Kostaki partiva per la guerra a fianco di Dracula, ma tornava sempre dalla sua amata e le raccontava le sue incredibili avventure di fronte al caldo fuoco del camino della sala principale del castello. Ma un giorno mentre Kostaki era via, arrivò al castello un mago di nome Tom Riddle, ci fu un duello fra lui e Dracula, ma prima di fuggire il mago oscuro colpì con una maledizione Lilith che morì in pochi giorni, senza poter rivedere il suo amato.
Tornato il vampiro giurò vendetta, ma ritrovò Voldemort dopo molti anni solo per saperlo ucciso dal piccolo Harry Potter. Diciassette anni dopo con lo scoppio della seconda guerra magica Dracula si alleò con gli auror e Kostaki si unì ai corvonero di David Giles.
Con la fine del conflitto non avendo più niente per cui tornare in Transilvania rimase a Londra con Rigel e i Maraudres.
Kostaki oltre a essere un potente antico secondo solo a Dracula e a pochi altri, sa padroneggiare l’arte oscura della negromanzia.
Quasi alla meta, un mangiamorte a cavallo di un each usige si parrò davanti al non-morto e gli intimò: “Fermati abominio.”
Kostaki lo guardò.
Il corpo del mago era minuto e dalla voce dietro la maschera doveva essere poco più che un adolescente.
“Ragazzino vattene.” Mormorò il vampiro.
“Non sono un ragazzino.” Disse il giovane mangiamorte. “Vuoi combattere sporco succhiasangue.” e puntata la bacchetta gridò: “Avada Kedavra.”
Il fulmine verde colpì in pieno Kostaki, facendolo sbalzare al indietro di un paio di metri.
Il mangiamorte sogghignò dietro la maschera d’argento, ma il suo trionfo durò poco vedendo il suo nemico si rialzarsi.
La paura rapì il cuore del giovane mago che cercò di spronare il suo destriero per scappare in salvo dietro le linee dei suoi.
Kostaki con un balzò felino, arrivò dietro di lui sull’each usige.
“La prossima volta giovane sciocco accertati che la vittima della tua maledizione senza perdono abbia un anima da far a pezzi.”. Gli sussurrò
Il mago tremava e sudava freddo e disse: “Gloria al oscuro signore.”
“Ah ho mentito quando ho detto che avrai una prossima volta.” Sussurrò ancora il non-morto per poi spezzandogli l’osso del colo, come se fosse un ramo secco, e subito dopo affondò i canini nella giugulare per bere il caldo e ricco sangue, poi buttò il giovane corpo senza vita nel fango.
La maschera d’argento scivolò via rivelando un volto di circa quindici anni.
Il vampiro guardò nuovamente il suo nemico e sussurrò: “Dio che spreco…”
Il each usige s’innervosì vedendo il cadavere del suo giovane padrone, Kostaki allora lo calmò tenendo forte le briglie e dandogli dei leggeri colpi sul possente colo e lo incitò a partire a galoppo. Raggiunto finalmente il boschetto di salici, invocò l’antica e proibita magia che ridava la parvenza di vita ai morti.
Nicole Stram mentre lanciava incantesimi contro la carica degli orchi, domandò a Rigel al suo fianco: “Perché David ha mandato Kostaki e non me anch’io sono una negromante?”
Rigel non si voltò, continuando a lanciare incantesimi e rispose: “Dovresti chiederlo a lui.”
La strega americana preferì non andare oltre.
“Sorgete guerrieri, ritornate a combattere, per la gloria, per l’onore, per la vita, la morte e per il sangue e la carne dei nemici…” gridava il vampiro con il pugno destro al cielo.
La terreno tremò scosso come se qualcosa si muovesse sotto la superficie e delle creature cominciarono a emergere dalle tombe, dalla eternità e dalla morte.
Gli elfi scuri e bianchi emersero in sella a destrieri fieri e possenti, ma ormai ridotti a scheletri animati da una verde energia. I cavalieri avevano la pelle pallida, gli occhi interamente bianchi, le armature dei bianchi erano in oricalco e gren, mentre quelle dei neri in suplice, le corazze nonostante i millenni passati sotto terra non avevano perso niente dello splendore e della resistenza di un tempo.
Gli elfi bianchi avevano anche dei preziosi archi, erano rinomati arcieri di impareggiabile bravura, mentre gli scuri erano abili maestri di spada, feroci e letali.
Kostaki sguainò la spada e si mise alla testa di quella cavalleria di zombi, e gridò “Carica!! Miei morti un bacchetto ci aspetta.”
E più di trenta cavalieri sui loro destrieri corazzati galopparono senza risparmiarsi, obiettivo la cavalleria dei mangiamorte. Gli arcieri scagliavano frecce che piovevano come fitta piaggia sui maghi oscuri. Poi lo scontro sul fianco destro dei mangiamorte, uno scontro fatto di carne viva e morta, di metallo e di magia. Le maledizioni senza perdono si infrangevano sugli scudi e sulle armature degli elfi, mentre le loro armi uccidevano qualunque cosa fosse viva senza fermarsi.
Sulla collina intanto i maghi erano impegnati a lanciare incantesimi sugli orchi e i minotauri che cercavano di raggiungere la vetta. Harry sapeva che da lì a poco lo scontro sarebbe diventato a corpo a corpo, ma non smetteva di incitare i suoi, sorridendo e gridando: “Forza, facciamogli vedere come combattono dei veri maghi!! Felici noi, noi pochi, compagnia di fratelli; poiché chi oggi spargerà il suo sangue con me sarà mio fratello. Molti gentiluomini che dormono ora nei loro letti malediranno se stessi per non essere stati qui oggi, e non parrà loro neanche di essere uomini quando parleranno con chi avrà combattuto con noi il giorno di San Crispino.”
“Enrico VI?” domandò Tim impegnato a scagliare incantesimi.
“No, Enrico V, ma che vi insegnano a scuola oggigiorno?” domandò Harry.
“Questo.” e gridò: “Fulgur” e un fulmine argenteo colpì un minotauro abbattendolo.
Bem e James anche se non avevano mai combattuto insieme riuscirono a trovare subito una certa affinità, Rigel e Nicole si guadavano le spalle a vicenda, mentre Zabini riusciva ad affiancare Harry e Tim.
I pelleverde, i mostri taurini e le arpie cadevano come mosche sotto gli incantesimi.
“Potter!! Harry Potter, sono io la tua nemica!!” Gridò Leslei accecata dall’odio e gli scagliò contro una palla di fuoco.
Harry la evitò con destrezza, spostandosi a sinistra, poi guardò la ragazza, e le mormorò: “Non può essere, ma quanti anni ha?”
“Io sono la figlia del signore oscuro, adesso preparati a morire.” Gridò la giovane strega mentre avanzava verso di lui e gli puntò contro la bacchetta e disse: “Dark Marionette.”
Harry si difese con uno scudo non verbale, ma non contrattaccò, rimanendo fermo per un istante a osservare la ragazza.
“Harmony! Deve avere più o meno l’età di Harmony.” Pensò.
Leslei gli lanciò contro un altro incantesimo.
Il mago colto di sorpresa, stava per essere colpito quando un ombra si frappose fra lui e incantesimo.
Rigel aveva fermato incanto con la sua protesi da combattimento.
Lo sguardo della Black era teso, inespressivo, freddo, ma i suoi occhi erano oscuri come il cuore di una tempesta invernale e disse fra i denti: “Harry, lasciala a me.”
“Rigel…”
“Tu non sei in grado d’affrontarla. Io sì.”
Il mago guardò la ragazza, e pensò: “Ha ragione, io ho esitato, ho pensato ad Harmony e al fatto che questa ragazza ha la stessa età di mia figlia.” Poi disse alla strega “Ok, ma…”
“Cercherò di prenderla viva, anche io non vorrei ucciderla.” Sussurrò la Maraudre.
Harry corse via ad aiutare James contro tre archi armati di grosse asce.
“No, Potter!!!” gridò Leslei cercando d’inseguirlo.
Ma si ritrovò davanti Rigel che le disse sorridendo: “Ora dovrai vedertela con me, principessina.”
“Togliti dalla mia strada, lurida sangue sporco.” Gridò la giovane strega puntandole la bacchetta contro e gridando: “Pulvis Adamantis.” Dalla bacchetta della mangiamorte scaturì una tempesta di cristalli di neve.
Rigel senza troppi problemi parò l’incantesimo con il suo braccio meccanico e poi disse: “Tutto qui non sai fare di meglio? Ora capisco come ha fatto Harmony a batterti. Sei debole!!”
“Stai zitta! Stai zitta! Io non sono debole! Io sono la figlia del signore oscuro. Io sarò grande quanto lui!” gridò Leslei e le lanciò contro un incantesimo non-verbale.
Questo era talmente potente che nonostante Rigel avesse alzato nuovamente lo scudo, si sentì trascinata a metri di distanza e messa in ginocchio ansimante e pensò: “Merlino, che forza. Solo pochi maghi hanno un simile potere, solo Harry o Hermione potrebbero combattere contro questa ragazza. Ma chi è stato così folle da insegnare degli incantesimi non verbali a una minorenne?”
“Allora Rigel Black pensi ancora che sia debole?” diceva la ragazza mentre sicura s’avvicinava.
Sul volto della Maraudre comparve un ghigno e disse: “Ben fatto. E’ la prima volta da molto tempo che qualcuno sia riuscito a mettermi in difficoltà.” e si rialzò ”Ma se pensi che basta così poco per battermi, ti sbagli di grosso.”
La ragazza gatto con ampio e forte gesto della mano puntò la bacchetta contro Leslei e gridò: “Ignis Crepuscoli.” ne scaturì una fiamma.
La giovane strega invocò uno scudo di ghiaccio.
Rigel sorrise constatando ancora la bravura della sua giovane avversaria.
L’incantesimo stancò Leslei, che si guardò intorno, Will e Ryo erano impegnati contro gli zombi di Kostaki, come molti altri mangiamorte.
“Forza, Leslei, se non sconfiggi la Back come puoi pensare di battere Potter o le due Granger.” Pensò.
D'un tratto qualcosa di simile a dei rovi cercò di colpire Rigel, ma la strega riuscì a proteggersi con il suo braccio meccanico, e i rovi le s’attorcigliarono intorno al suo polso.
“Tutto bene? Raggiungi le tue guardie.” disse una fredda voce femminile a Leslei.
“No, io voglio restare Axa!!” gridò lei in risposta.
“Vattene non sei in grado di combattere.”
“Ma…” cercò di dire Leslei.
“E’ un ordine.”
La giovane strega annuì mal volentieri e se ne andò, doveva obbedire ad Axa che le era superiore in grado.
“Sono ancora giovani non conoscono come noi la crudeltà della guerra. Rigel Black…” disse la strega tedesca guardando la figlia di Voldemort tornare dietro le loro schiere.
“Axa Keres.” disse la figlia di Sirius, e poi si spostò verso destra. “A quanto pare la nostra reputazione ci precede.”
“Sai mi aspettavo che prima o poi ci saremmo incontrate.” Disse la mangiamorte.
“Axa Kares dei Totenmaske.” Pensò Rigel “Un giorno David mi parlò di lei, come di una delle avversarie più pericolose che abbia mai affrontato di come sia legata sua all’immortalità.”
La mangiamorte fece un balzo e cercò di colpire con la Gwragged Annwn, ma Rigel riuscì a proteggendosi il volto con il braccio meccanico, si sentì lo stridere del metallo sul metallo.
Le due streghe vicissime si guardarono negli occhi, gli occhi passionali di Rigel contrapposti a quelli freddi e folli di Axa, due simili volontà guerriere, due spiriti indomiti, l’uno contro l’altro sul campo di battaglia del destino.
La Black allora caricò il sinistro e colpì al ventre l’avversaria.
Axa sentito il dolore e sorrise di un ghigno folle, e sussurrò: “Mi divertito a farti a pezzi.”
“Provaci crucca.” Disse ironica la ragazza gatto.
La mangiamorte saltò al indietro e estrasse la sua bacchetta.
Imitata da Rigel.
“Ferrum humi” gridò Axa, l’incanto aprì uno squarciò nella terra, una sola frattura larga e profonda.
La Maraudre puntò la bacchetta contro il terreno e scatenò un incantesimo non verbale che deviò le lame della terra.
“Aestus mundorum” sussurrò Rigel e dalla bacchetta scaturì una sfera d’energia azzurra con fiamme d’oro che squarciò la terra per lanciarsi poi contro Axa; la strega ebbe appena il tempo di alzare le difese della Gwragged Annwn, i rovi le si chiusero intorno al corpo mentre la sfera la colpiva in pieno ed esplodeva.
Dopo che il fumo si diradò, Axa liberata dai rovi guardò la sua nemica, era rimasta molto sorpresa dalla potenza dell’incantesimo e sussurrò tra i denti: “Giles…”
Il Aestus mundorum era l’incantesimo preferito di David, una sua prerogativa, lo aveva ereditato da Sabrina Hallow.
La strega oscura scatenò la arma mistica.
E Rigel si trovò prigioniera dei rovi e le spire, mentre il dolore diventava lancinante e il suo sangue bagnava i rovi, le parve di sentire una voce antica nella sua mente. “Basta con la morte. Io voglio giustizia, sono stata creata per la giustizia.”
“Ma chi sei?” le domandò la strega.
“Io sono la Gwragged Annwn.”
“Lasciami ti prego.”
“Sì.”
E i rovi si aprirono contro la volontà di Axa, che mormorò: “Tu devi obbedire a me, io sono la tua padrona.”
Rigel approfittò del momento di distrazione della mangiamorte e usò il getto di fuoco del suo braccio meccanico. Questo investì Axa riducendola in cenere. Ceneri che furono poi sparse dal vento sul campo di battaglia.
“Se quello che mi ha detto David su di te, Axa Keres è vero. Al nostro prossimo incontro.” Sussurrò Rigel Black con un mezzo sorriso, poi vide un mangiamorte sul suo each usige e lo attaccò.
Laura dormiva, era il periodo del mese in cui veniva soprafatta dall’indolenza e condivideva il sonno morti.
Stava sognando, le succedeva raramente ormai. Più i vampiri invecchiano meno sognano, lei aveva ormai più di duecento anni. Nei suoi sogni era tornata calda, prima del bacio nero di Nicole Bathory, quando era la figlia di un nobile conte di Francia, pochi anni prima della rivoluzione.
Come sempre i suoi sogni erano confusi, agitati, illogici. A volte rivedeva la sua famiglia, ma lei non riusciva mai a vedere i loro volti, non li ricordava. Si trovava nella sala da pranzo del palazzo di famiglia, era seduta al tavolo, e parlava con sua madre, ma la donna non le rispondeva. Laura la chiamò più volte, allora lei le disse senza voltarsi: “Figlia guarda fuori dalla finestra.”
La vampira si voltò e vide il cimitero di Hob's Lane e vide David camminare tra le lapidi.
“Quel luogo, io quel luogo lo conosco, e dove fu seppellito Riddle.” Disse Laura. “David cosa ci fai lì?”
“Cerca qualcosa, veglia, protegge.” Le rispose la madre. “Amore, mia piccola” e si voltò di tre quarti. “Ricordi il sapore del mio sangue?” La donna si voltò del tutto e Laura vide il volto della donna ustionato e il suo colo martoriato da morsi. “Ricordi il giorno in cui mi hai ucciso perché avevi sete?”
Laura si svegliò di soprassalto, prendendosi il viso fra le mani, piangeva lacrime cremisi. Sentì i suoi canini allungati, e il retrogusto del suo stesso sangue nella bocca, disgustoso e lievemente eccitante.
“Era solo un sogno, solo un sogno.” si ripeteva, alzandosi a sedere mentre lenzuola ricavano, lasciandola a seno nudo. Dormiva sul pavimento con solo una semplice coperta stesa sulle tavole scarne della sua mansarda nella sua casa a Hogsmeade. Quella stanza era sempre stata vuota, a lei serviva come luogo di riposo come bara.
Si guardò intorno, e poi s’alzò in piedi. Aveva sete allora uscì dalla stanza e scese le scale per arrivare al secondo piano entrò nella sua camera da letto e prese dall’armadio una morbida vestaglia di seta rossa e se la buttò addosso senza chiuderla. Raggiunto il primo piano, arrivò in cucina, aprì il frigo e prese una bottiglia di vetro che conteneva del sangue, lo guardò e ne beve un sorso. Il sapore era quello forte e pungente del sangue di maiale, a lei non piaceva lo trovava al massimo gradevole. Altri non-morti dicevano che per sapore era simile a quello umano, ma per lei non era vero.
Laura s’appoggiò a un mobile bevendo un altro sorso e pensò: “Quando è stata ultima volta che ho bevuto sangue umano? Ah sì il sangue del mangiamorte ucciso a Howl per salvare Harmony. Mi mancava quella sensazione. Vedere l’emozioni e le vite degli uomini, sentire le loro anime, mentre la loro vita scorre in me. Dio come mi manca l’ultimo sorso quello che porta alla morte.” E beve un altro sorso. “Forse almeno sangue di leone di montagna.” mormorò e sorrise mentre dei volti pallidi attraversarono la sua mente.
Poi tornò al sogno, non era la prima volta che sognava la sua vita prima del bacio nero, che sognava sua madre, ma in quel sogno c’era David a Hob's Lane.
“Laura…” sentì David nella sua mente, le parlava attraverso i marchi.
“David…” disse e le cadde di mano la bottiglia infrangendosi sul pavimento.
“Laura ho bisogno di te.”
“Dannazione David.” Disse la vampira ad alta voce. “Non può sentirmi colpa dei marchi funzionano solo in un senso. Maledetti marchi.” Poi andò di corsa fino il suo studio, seduta alla scrivania aprì un cassetto chiuso a chiave, dentro fra le altre cose, c’era una pergamena.
Laura la guardò e disse: “Allora hanno scoperto dove si trova il corpo di Voldemort. Devo chiamare gli altri.”
La vampira si rivesti in fretta e uscita andò a bussare alla porta di un palazzo di Hogwarts Street, ad aprile fu Ginevra.
“Laura? Che succede perché sei qui?” domandò la strega stupendosi non poco della visita della vampira e che fosse quasi seminuda nonostante il freddo intenso d’iniziò gennaio.
“David, Harry e i maraudres sono impegnati in battaglia e hanno bisogno di noi.” Rispose.
“Oh Merlino! E’ meglio dirlo a Draco, Ron e Luna e chiamare Hermione e Neville.” Disse la strega mentre lasciava la soglia della porta, aspettandosi che la professoressa di storia della magia entrasse in casa.
Laura si guardò intorno, sussurrò qualcosa e disse: “Ginevra se non mi inviti non posso entrare.”
“Come?” disse la rossa.
“Sei invitata a entrare Laura.” Disse Draco dalla sommità delle scale.
“Ehm grazie.” Disse la vampira prima di varcare la soglia.
“Scusa, non mi sono ricordata che i non-morti non possono entrare in una casa se non sono invitati.” Disse la strega.
“Non fa niente.” Disse sorridendo Laura.
“Che succede?” esordì Ron ancora mezzo addormentato, seguito da Luna.
Subito dopo tutti si trovarono nel salone dei Malfoy, e si decise che si sarebbero trasferiti a Hogwarts ad avvertire Hermione e Neville.
Il gruppo arrivò alla scuola facendo ben attenzione di non farsi scoprire, l’ES sapeva muoversi in silenzio fin dalla sua fondazione. Ma gli eroi della seconda guerra magica non potevano immaginare d’essere stati visti da un prefetto durante il suo giro notturno.
Maria Fleed, prefetto di Corvonero, li aveva scoperti mentre percorrevano il corridoio che portava agli appartamenti dei professori. La ragazza ebbe la prontezza di riflessi di spegnere l’incantesimo Lumos, uscire da una finestra e camminare attraverso un parapetto del castello per spiare i suoi professori, tutto questo nonostante la piaggia, il vento e il freddo della Scozia.
Nell'appartamento di Hermione, mentre la professore di trasfigurazione si vestiva nella sua stanza da letto, gli altri aspettavano nel soggiorno.
Draco era seduto in poltrona, Ron vicino a lui sul divano, Laura guardava fuori dalla finestra, Luna le si avvicinò e le sussurrò: “Non preoccuparti starà sicuramente bene. Lo conosci.”
“Sì, ma vuole sempre strafare, non vuole ammettere che ci sono cose che lui non può fare. E’ sempre stato così anche prima che fosse immortale.” Disse la vampira sorridendo.
“E’ vero, ma fa parte del suo fascino.” Mormorò Luna.
“Di cosa parlate?” domandò Ginevra avvicinandosi.
“Di quanto sia affascinante il capitano Giles.” Disse Luna.
Hermione entrò con indossò la sua vecchia uniforme da tenente auror.
Si sentì bussare alla porta e subito dopo entrò Neville che subito disse: “Scusate per il ritardo.” E andò a sedersi di fianco a Ron.
Laura raccontò loro ogni cosa di Hob's Lane, del corpo di Voldemort e della pergamena.
Finito il primo a parlare fu Ron che disse: “Oh misseriaccia! Perché Harry ci è andato da solo?”
“Sai come è fatto? Non vuole metterci in pericolo. Poi si ficca nei guai e noi dobbiamo tirarlo fuori.” Disse Hermione.
Malfoy s’alzò e disse: “Cosa stiamo aspettando? Andiamo a Hob's Lane? Ogni secondo in più può costare la vita a un amico.”
“Draco ha ragione! Noi dovremo essere con Harry.” Disse Ginevra.
Hermione respirò profondamente e guardò Laura, e le due si guardarono a lungo. La strega sembrava cercare una verità negli occhi della vampira.
Gli altri s’alzarono e aspettavano le decisioni di Hermione, dai tempi della guerra di un anno la strega era stata a vice capo dell’ES.
“Andiamo.” Sussurrò Hermione.
“Ragazzi non possiamo usare i thestral come ultima volta con questo tempo da lupi.” Disse Neville mentre usciva dalla stanza, seguito dagli altri.
“Stai invecchiando amico mio, durante la guerra abbiamo volato in condizioni peggiori.” Disse Ron camminando accanto all’amico.
“Non so se te ne sei accorto, non abbiamo più diciassette anni.” rispose Neville sorridendo.
“Parlate per voi grifondoro, io mi sento ancora il ragazzino che sfidava San Potter per il boccino d’oro.”
“E per certi versi lo sei ancora.” Disse sorridendo Ginevra.
Draco sorrise alla moglie.
“Neville ha ragione non useremo i thestral, ora sappiamo smaterializzarci come degli auror.” Disse Hermione.
“Anche meglio di loro.” Mormorò Ron “Ognuno di noi vale almeno dieci odierni auror.”
Mentre Hermione guardò Laura che era rimasta indietro.
“Andate avanti.” Disse la granger “Io devo parlare da sola con Laura per qualche minuto. Ci vediamo fuori dai cancelli della scuola.”
Ron notò subito lo sguardo serio di Hermione, da ragazza aveva lo stesso sguardo quando si trattava di cose gravi e importanti.
“Che stiamo aspettando? Avete sentito Hermione andiamo.” Disse Ron agli altri “Loro due arriveranno dopo.” Poi il mago osservò la sua migliore amica, anche se conosceva Laura non si fidava a lasciare Hermione con una vampira.
Rimaste sole la strega domandò: “Lui è il tuo marchiato non è vero?”
Laura non rispose
“Quel giorno a Westminister ero svenuta e non avevo capito o forse preferivo non capire. Avevo sentito parlare dei marchi, ma mi sembrava impossibile che potessi fare una cosa del genere a proprio a David. Come hai potuto? Come hai potuto imporre i marchi al uomo che ami, Laura?”
Le pupille della vampira cambiarono colore e presero i riflessi dorati tipici della sua stirpe, quello era il segno della rabbia o della sete di sangue e sussurrò: “Tu non sai cosa sono i marchi, Hermione.”
“So che sono illegali da noi. Molti anni fa il ministero ha emanato una legge contro quella vostra pratica.” Disse Hermione.
“Il ministero non sa molto di noi vampiri, pensa che i marchi siano un legame tra un vampiro e uno schiavo mortale, in realtà è molto di più di questo, e qualcosa di potente che lega i due per sempre.”
“Lui lo sa?” domandò la strega.
“Non c’è niente di me che David non sappia. Ora vuoi stare ancora qui a parlare o vuoi andare a Hob's Lane, Hermione?” disse Laura fronteggiando l’amica.
“Andiamo, ma non è finita qui…”
Le due camminarono fianco a fianco, ma qualcosa fra loro era andato in frantumi.
Un telefonino squillò nel dormitorio di serpeverde. Acrux ancora mezzo addormentato afferrò il cellulare, guardò il nome di chi lo chiamava e rispose sotto voce: “Pronto, Maria che succede? Sì, ho capito amore, ora chiamo gli altri.”
Poi chiuse il telefono, guardò il letto accanto al suo, si alzò e chiamò il suo vicino cioè: Herman Zabini.
Lui dormiva sul fianco, ma mentre Acrux lo chiamava, il ragazzo sussurrò qualcosa: “Mmm come sei dolce Tibby.”
Malfoy sorrise e lo scosse più forte chiamandolo. Il ragazzo si svegliò, ma subito mise mano alla bacchetta sul comodino.
“Amico sono io.”
“Ehi che c’è da svegliarmi mentre sogno…?”
“Scusa, se interrompo i tuoi sogni proibiti con mia cugina, ma Maria ha visto i miei genitori e gli altri dell’ES riunirsi nell’appartamento della professoressa Granger. Sta succedendo qualcosa di grosso.”
“Perché non l’ha detto subito?” disse Herman e buttò via le coperte alzandosi e togliendosi il pigiama e infilandosi subito una camicia e un paio di jeans.
Acrux guardò il compagno sorridendo.
“Che c’è di strano?” gli domandò allora Herman.
“Niente prima mentre dormivi hai mormorato il nome di mia cugina Tibby. C’è qualcosa che devo sapere? E successo qualcosa dopo il ballo del ceppo tra voi?”
Il serpeverde sospirò e rispose: “Niente di niente. Acrux non pensò ad altro che lei, lo sai che ne sono innamorato da un anno. Ha detto che per ora non vuole legami che possiamo essere solo amici, ma io credo di non riuscirci. L’ho aspettata per così tanto, che devo fare?”
“Intanto non fare com’è l’anno scorso che ti sei incantato a guardarla durante la partita contro grifondoro e lei ha segnato.”
“Amico, ma tu da che parte stai?”
“Herman darle tempo, lei non ti deluderà.” disse Acrux.
“Parli bene tu che dopo Harmony hai trovato Maria. Ma cosa ci aspetta stanotte, Malfoy?”
“Sicuramente niente di buono.” Disse il serpeverde uscendo dalla soglia del suo dormitorio e si trovò davanti la sua attuale ragazza.
Maria era bagnata fradicia, i capelli castani scuri attaccati al viso le davano una espressione dolcissima.
“Ciao biondo.” Disse lei.
Lui sorrise e le rispose: “Ciao piccola, avresti dovuto cambiarti e scaldarti un poco, stai congelando ora.”
“No, sto bene.” disse la strega “Ectì...” e starnutì.
“Visto?” disse il serpeverde che si avvicinò a lei cercando d’asciugarla con le sue mani. “Merlino, ma sei completamente zuppa. Devi toglierti subito questi vestiti bagnati.”
Maria tremò senza riuscire a capire se era il freddo o lo sguardo e mani del suo ragazzo. “Almeno invitami a cena prima di dirmi di togliermi i vestiti…” sussurrò la strega.
Il ragazzo sorrise e disse: “Andiamo nella stanza delle necessità lì ci saranno degli abiti con cui puoi cambiarti.”
Arrivati nella stanza, Acrux usò i galeoni falsi costruiti da Harmony e Tim del tutto simili a quelli fatti dell’E.S.
Alla riunione parteciparono tutti gli YP, tranne Harmony e Tim che si trovavano a Londra.
C’erano: Tibby Weasley, Maria Fleed, Jason Todd, Millie Hubble e naturalmente Herman Zabini e Acrux Malfoy.
Tutti i ragazzi erano seduti in modo sparso per la stanza, che per occasione aveva ripreso l’aspetto dei primi anni dell’Esercito di Silente.
Herman e Tibby si guardarono a lungo, prima che Acrux iniziasse a parlare: “Vi ho riuniti qui perché ho ricevuto notizie che l’ES, e forse dell’Ordine della Fenice, stanno andando in un luogo chiamato Hob's Lane a Londra. Noi che vogliamo fare?”
“Acrux sei sicuro di tutto questo?” domandò Tibby.
“Sì, Maria ha spiato l’ES dalla finestra.” Rispose Acrux.
“Parlavano di questo posto chiamato Hob's Lane e del corpo di Voldemort, e che i professori Potter e Giles sono lì e forse combattono contro i mangiamorte.” Intervenne Maria.
“Hob's Lane.” sussurrò Millie Hubble e rabbrividì e non certo per il freddo. “Ma sapere cos’è Hob's Lane? Hob's in inglese antico vuol dire diavolo. Ho letto di quel luogo su un antico testo del mago John Dee. Anticamente era il posto designato dai draghi per andare a morire e che è una trappola per anime, cioè chi muore o viene sepolto lì non può raggiungere l’altro mondo. In un antico passato è stato il teatro di una battaglia tra gli elfi oscuri e bianchi, si racconta che ci si sentano ancora i rumori della battaglia, le urla e i lamenti.”
Un silenzio innaturale scese sulla stanza alla fine del racconto di Millie, si sentivano solo il rumore della pioggia e il fragore dei tuoni.
“Non m’importa se Hob's Lane è la bocca del inferno, o il San Mungo durante l’attacco degli strigoi o peggio Madama Piediburro. Io ci andrò!!” disse Acrux.
“E io verrò con te, cugino.” Disse decisa Tibby. “Tu che fai Herman?”
“Non posso lasciarvi soli. Non sapreste raggiungere neanche Londra senza di me.” Rispose sorridendo il serpeverde.
“Anch’io.” Disse Maria “E non dire niente per fermarmi Acrux?”
“Non ci proverei neanche.” Disse Malfoy sorridendo.
“Millie vieni con noi?” le domandò Maria
“Sì.” Sussurrò la corvonero.
“Jason?” domandò Acrux.
“E’ quasi una follia, ma voglio esserci. Non mi va di sentire che mentre voi vi coprite di gloria io resto qui. Tanto toglieranno a tutte le case dei punti, tranne che ai Tassorosso, e poi sarei considerato colpevole come voi che non vi ho fermato. Andiamo.”
Entusiasmo andò alle stelle, si sentivano fortissimi, pronti a tutto.
Acrux sospirò silenzioso, ma l’unica a notarlo era stata Maria.
“Ti immagini Jason se i tassorosso vincono? Da quanto non succede?” domandò Herman ridendo.
“Sempre se l’hanno mai vinta la coppa fra le case?” disse il prefetto di Corvonero.
Gli Young Phenix allora uscirono dalla stanza delle necessità.
“Ehi capo.” disse Herman rivolgendosi ad Acrux.
“Shhh non gridare.” Disse Miley.
“Non chiamarmi capo.” Disse Acrux.
“Mi sembrava che lo fossi.” Disse Zabini.
“Spero che Granger e Drake tornino presto.” Disse Acrux mentre camminava per i corridoi con accanto Herman.
“Allora capo hai idea di come arriveremo a Londra? Nessuno di noi ha l’età per smaterializzarsi.”
“Che tu ci creda o no, una certa idea c’è lo. Hai presente il modo in cui Harry e gli ESers sono andati al ufficio misteri.”
“I thestral.” Disse Herman.
“I thestral.” Gli fece eco Acrux.
“C’è qualcosa che ha fatto lo zio Harry che voi ragazzi non volete imitare?” Domandò Tibby.
“Farmi scappare la donna che amo.” Disse Herman voltandosi verso la rossa.
“Fatte un po’ di silenzio o ci farete beccare.” Disse Millie guarendosi intorno.
“E’ chi ci dovrebbe beccare? Qui ci sono i prefetti di Serpeverde e di Corvonero, quelli di Grifondoro sono dalla nostra. Possiamo stare tranquilli.” Disse Herman.
“Forse dimentichi quelli di Tassorosso?” disse Millie.
“Hubble, ma sei seria, è dei Tassorosso che stiamo parlando.” Disse Zabini.
“Amico non sottovalutarli o almeno non sottovalutare un loro prefetto.”
“Chi?” esclamò Herman.
“Fermi!!” disse una voce femminile davanti a loro, e poi dei passi. “Mmm. Oh questa poi.” Disse una Tassorosso. Aveva la bacchetta in mano con attivato l’incantesimo lumus. “Merlino!! Quasi tutti i membri degli Young Phenix in giro di notte. Credo che vi toglieranno parecchi punti dalle vostre case, e che voi andrete in punizione.”
“Nadia non rompere e lasciarci passare.” Disse Herman.
“Tu proprio Zabini non dovresti parlare, ho un conto personale con te.”
“Herman cosa le hai fatto?” gli sussurrò Tibby avvicinandosi.
“No, niente…”
“Niente io lo avevo invitato al ballo e poi lui mi da buca per andarci con te Weasley.”
Tibby guardò l’amico stupefatta. Nadia era una bella ragazza, ma Herman aveva scelto d’andare al ballo con lei.
“Niente è più pericolosa di una donna tradita.” Mormorò Jason sorridendo perfido.
Mentre Nadia li bloccava sentì qualcuno avvicinarsi.
“Nevins lasciaci passare, non possiamo perdere tempo con te.” Disse con voce decisa Acrux.
“Non mi fai paura, Malfoy, anche se sei il prefetto di Serpeverde e figlio di un professor.” Disse sprezzante la strega.
“Non dovresti avere paura di me perché sono prefetto e neanche perché mio padre è un professore, dovresti avere paura di me perché sono il figlio di un ex-mangiamorte.” Disse Acrux con un ghigno e con una strana luce negli occhi. “E poi noi siamo in sei mentre tu sei sola.”
“Non mi spaventi, lo stesso. Forse ti sei dimenticato che i prefetti fanno la ronda due.” E chiamò qualcuno alle sue spalle: “Terry.”
In quel momento una bacchetta s’illumino per un Lumus, e si vide un ragazzo della stessa età di Acrux ed Herman, aveva i capelli castani pettinati al indietro. Era appoggiato al muro, con le braccia conserte sul petto, che guardava tutti con noncuranza.
“Ah sei già qui.” esclamò Nadia.
Terry McGinnis annuì.
“Vai a chiamare qualche professore.” Disse la sua collega.
Terry guardò Acrux e domandò: “Come mai in piedi a quest’ora?”
“Non fare domande, vai a chiamare qualcuno.” Disse Nadia.
“Non troverai molti insegnati, McGinnis, sono quasi tutti fuori.” Disse Acrux.
“Tutti fuori? Perche?” Domandò il giovane tassorroso.
“Non lo sappiamo bene, ma dev’essere importante, sono andati a combattere in un posto chiamato Hob's Lane.” Rispose Acrux.
“A combattere.” Mormorò Terry, e uno strano sorriso gli illuminò il viso. “E vorresti andarci anche voi non è vero Malfoy?”
“Sì, anche a costo d’affrontare voi due.” Rispose e prese dalla tasca interna la bacchetta.
“Malfoy!!” gridò Nadia.
“Acrux” disse Maria, che avanzò al fianco del ragazzo che amava anche lei con la bacchetta in pugno.
“Mio padre e il tuo hanno combattuto con i corvonero.” disse Terry, e puntò la bacchetta contro Acrux, e gridò: “Petrificus Totalus.” ma al ultimo minuto il giovane mago spostò la bacchetta e l’incantesimo colpì Nadia pietrificandola all’istante.
Terry sorrise e disse: “Non mi è mai piaciuta.” Poi ad Acrux “Spiegami cosa succede. Voglio sapere tutto e aiutarvi. Se il mio vecchio sapesse che non ho dato una mano ai figli di Draco Malfoy e Blaise Zabini, mi ucciderebbe.”
Acrux sorrise e i due ragazzi si stinsero la mano, poi il serpeverde gli disse: “Sei più che benvenuto, ma andiamo ti spiego per strada.”
“E dove si va?” domandò Terry camminando di fianco d’Acrux.
“A Londra, voleremo con i thestral.” rispose il biondo.
“Sarà divertente.” Disse Terry e poi si voltò un attimo e guardò Tibby e sussurrò: “Molto divertente.”
Lo sguardo di McGinnis non passò inosservato a Herman.
Il gruppo uscì dalla scuola tramite un passaggio segreto che li portò al limitare della foresta proibita, vicino la casa di Hagrid. Fierobecco era dentro il recinto, e si voltò a guardare i ragazzi.
Acrux gli andò vicino, e lo accarezzò sulla testa e al colo dicendogli: “Bravo, bravo Beccuccio. Ho bisogno del tuo aiuto stanotte, lo capisci?”
L’animale magico abbassò il capo. Il serpeverde sorrise, si voltò verso Maria e disse: “Voli con me?”
La strega guardò il suo ragazzo e l’ipogrifo e rispose: “Certo, Malfoy.”
“Perfetto ora cerchiamo i thestral” disse Acrux.
Dopo aver trovato le creature magiche, Jason Todd era l’unico che poteva vederli, fu costretto ad aiutare tutti a montarci sopra.
Terry già in groppa a un thestral, domandò a Tibby: “Vieni con me, Weasley?”
“No, McGinnis…”
“Mmm, la prossima volta allora?”
“Non credo.” Intervenne Herman e diede una mano a Tibby a salire davanti a lui.
La ragazza arrossì mentre sentiva il dolce tepore del corpo di Herman.
Il serpeverde intuì che quella vicinanza poteva darle fastidio e allora s’allontanò da lei.
“No, stammi vicino.” Mormorò la giovane strega sempre più rossa in viso.
Zabini sorrise e le domandò: “Perché, Tibby?” si riavvicinò e la strinse a se.
“Voglio saperti vicino a me. Mi piace sentire il tuo calore. Ehm… mi da sicurezza. Ti dispiace?”
“No, ma voglio essere qualcosa di più per te che la coperta di Limus” sussurrò Herman.
“Linus.” Lo corresse lei.
“Chi?” le domandò lui.
“Linus. Si chiama Linus il personaggio con la coperta. E’ il personaggio in un fumetto babbano. Per quanto riguarda essere qualcosa in più, non ti basta l’amicizia?” Disse la giovane strega. Herman l’abbracciò con un braccio tirandola a se e sospirò.
Tibby allora si sentì cattiva come se non peggio di una mangiamorte.
Acrux in groppa a Fierobecco, insieme a Maria, si voltò e guardò i suoi amici dietro di lui e si domandò: “Sto facendo la scelta giusta?” e strinse a se la ragazza.
“Non preoccuparti andrà tutto bene.” Sussurrò la giovane strega.
“Come hai fatto a capire che…?”
“Sono molto perspicace.” Rispose lei sorridendo “E poi so guardati nel cuore.”
“Grazie.” Sussurrò lui, e poi voltandosi verso gli altri gridò: “Phenix Uniti!! Andiamo!!”
L’ipogrifo spiccò un salto e iniziò il suo volo seguito dai thestral.
La notte era fredda e il vento colpiva impietoso i giovani maghi, mentre volavano verso Londra.
Arrivati nella capitale gli Young Phenix atterrarono sul tetto della sede dei Maraudres. Il vento soffiava forte, Acrux sceso da Fierobecco disse agli altri di aspettarlo lì.
Il Serpeverde legò una corda a una ringhiera e discese sulla facciata.
“Sarei dovuto andare io?” sussurrò Herman a Tibby.
La strega lo guardò, poi sorrise e poi disse: “E sì, che tu sei già esperto in scalate.”
Il giovane mago la stinse a se prenderla per le spalle e le sussurrò: “Tibby…”
La ragazza sentì un brivido lunga la schiena come fosse una scossa elettrica e si voltò verso di lui.
Acrux calato fino alla finestra della stanza di Harmony ci guardò dentro.
“Merlino quanto è difficile.” Pensò “Vedendo qualche giorno fa, Herman mi sembrava più facile.” E poi sorrise “Quante volte ho sognato d’entrare di notte nella tua stanza Harmony?”
Poi con la bacchetta puntata contro la serratura disse: “Alohomora.” La finestra sì aprì e il giovane mago entrò, si guardò intorno, avanzando di alcuni passi, ma sentì una presenza alle sue spalle e la punta di una bacchetta sulla schiena.
Senza pensarci si voltò di scatto e scaglio l’avversario sul letto, per poi lanciarsi su di lui.
Solo allora alla luce della luna che illuminò la stanza attraverso la finestra, e il ragazzo riuscì a vedere il volto del suo aggressore.
“Harmony!!” esclamò lui.
“Acrux che ci fai qui? E perché sei entrato in questo modo?” domandò la ragazza.
“Io… Harmony i nostri genitori hanno…” disse il giovane mago, ma fu distratto aveva notato che la ragazza indossava solo la biancheria intima.
“Acrux…” sussurrò la ragazza. “Acrux!” lo chiamò di nuovo.
“Ehm sì.” Disse lui rosso in viso.
“Puoi smettere di guardami le tette e alzarti?” Domandò Harmony anche lei un po’ intimidita.
“Sì...” rispose il ragazzo, ma non si alzò, e accarezzò il volto della sua ex. “Harmony, io…” e avvicinò il suo volto a quello di lei.
“Acrux, io amo Tim e tu ami Maria.”
Malfoy sembrò svegliarsi, e alzatosi, disse: “Scusami…” e abbassò il capo.
Anche la ragazza si alzò, mettendosi seduta sul letto e poi gli disse: “Che succede?”
Acrux la guardava estasiato e disse: “Allora ehm… I nostri genitori sono andati a combattere in un luogo che si chiama Hob's Lane e sembra che tutto riguardi il corpo di Voldemort.”
“Ne sei sicuro?” domandò Harmony.
“Sì, Maria li ha ascoltati di nascosto a una riunione del ES.”
“Ok. Ehm Acrux puoi voltarti?”
“Perché? Ho già visto…”
“Sì, ma mi devo vestire.” Disse Harmony.
“Non capisco, ma mi voltò.” Disse il giovane mago, si girò e mormorò: “Ehm scusa ancora per prima…”
Qualche minuto dopo.
“Puoi voltarti Acrux. Sono pronta.” Disse la Granger girl che poi aggiunse: “Andiamo a svegliare pure Tim. Vorrà sicuramente venire con noi.”
Il ragazzo si girò e vide la strega con indossò il giubbotto di pelle e jeans scuri.
“Va bene.” Rispose Malfoy.
Ma una volta arrivati nella stanza del grifondoro la trovarono vuota.
“Tim.” Mormorò Harmony davanti alla letto ancora intanto. “Allora non ho sognato mi avevi baciato. Ma dove sei?” Pensò la strega.
“Ehm dovremo andare.” Suggerì Acrux.
“Tipico di Drake.” Disse la strega con amarezza.
Dopo poco i due si ritrovarono sul tetto con gli altri.
“Ciao Granger.” salutò Tibby.
“Ciao Weasley e ti vedo in buona compagnia.” Disse Harmony notando che sul thestral con Herman.
“Ti ho portato una cosa dalla nostra sala comune.” Disse l’amica e le mostrò cosa portava alla cintura: la spada di grifondoro.
Harmony sorrise all’amica e le sussurrò: “Grazie.” E salì su Gray il thestral amico di Tim che aveva seguito i ragazzi fin dalla scuola.
Ormai era notte fonda, quando i ragazzi arrivarono volando nella zona sud di Hob's Lane. C’erano delle tipiche case popolari cioè delle costruzione alte e grigie, tra queste si trovava un piccolo parco di solito metà di sbandati, drogati o prostitute; ma quella notte non c’era nessuno; chi viveva nel sottobosco londinese sapeva per istinto di sopravivenza quando era meglio star lontano da certi posti.
Gli young phenix si muovevano in gruppo: davanti a tutti con bacchette alla mano c’erano Acrux e Harmony, immediatamente dietro di loro come un ombra c’era Herman in compagnia di Jason, poi le ragazze Maria, Millie e alla estrema sinistra Tibby con arco magico, stretto in un pugno e una freccia di luce pronta. Come retroguardia c’era Terry.
La temperatura di colpo scese e ragazzi iniziarono a sentire freddo, l’aria iniziò a essere pesante come piombo.
Acrux guardò verso il parco poco illuminato, per poi vedere Harmony tremare e battere i denti, e le domandò: “Che succede? Hai freddo?”
“Ho freddo… Ho freddo, ma c’è dell’altro. Acrux ho paura, e li sento, sono qui…”
“Chi?”
“Dissennatori.” sussurrò lei.
Acrux la strinse a se e disse agli altri: “Ci sono dei dissennatori. Qualcuno sa lanciare un Patronus?”
Nessuno di loro rispose.
“Acrux a parte Harmony nessuno di noi conosce quel incantesimo.” Disse Tibby “Come sta?” domandò la rossa guardando prima l’amica e poi il cugino.
“Non credo sia in grado di farcela. Mettiamoci in cerchio. Cugina tu stai accanto ad Harmony, difendila come puoi. Sono convinto che i dissennatori vogliano lei.”
La strega annuì.
“A parte i patronus nessun incantesimo può nulla contro gli spiriti neri.” Pensò Acrux guardando i suoi compagni.
“Harmony!!” la chiama Tibby incoraggiandola “Devi farcela devi tornare in te. Trova la forza di reagire.”
Ma la giovane strega era completamente apatica e i suoi occhi apparivano vitrei, nella sua mente si vedeva nella sala grande deserta, mentre camminava, inciampò e vide sul pavimento un corpo, era il corpo di sua madre e poco distante si trovava il corpo di Harry, poi Tibby, Ron, Luna, Tim. Il pavimento della sala era disseminato di cadaveri. Harmony cercò urlò, pianse e cadde a terra. Poi sentì una risata provenire dalla sedia del preside si voltò a vide la figlia di Voldemort seduta scompostamente con una gamba sul bracciolo della sedia.
“Sei stata tu?” gridò la ragazza.
La strega oscura annuì.
“Perché l’hai fatto? Chi sei?”
“E’ nella mia natura. Harmony Granger. Io sono l’erede di Voldemort.” Rispose e si tolse la maschera d’argento e dietro di essa apparve il volto della Harmony oscura.
Gli spiriti neri uscirono dai loro nascondigli, ma non erano dissennatori erano dei Lèmures, al contrario dei Dissennatori erano cremesi e si cibavano delle peggiori paure delle loro vittime. Iniziarono a volare intorno ai giovani maghi come un branco di oscure belve che aspettavano che le loro prede fossero a fiato corto per avventarsi su di loro.
I ragazzi si sentivano perduti, mentre gli spiriti neri gli volavano intorno.
E non solo Harmony era vittima delle sue peggiori paure.
Acrux si vide al castello della sua famiglia, nel salone suo padre aveva uno strano ospite tutto vestito di nero. Draco e lo sconosciuto guardavano il fuoco del cammino, sembravano essere in confidenza fra loro. Acrux si avvicinò loro, e quando era a circa un metro.
Draco si voltò e gli disse: “Ciao Acrux. Lascia te ti presenti una persona.”
Lo sconosciuto si voltò e il ragazzo lo riconobbe subito, spaventandosi.
“Lui è tuo nonno, Lucius.” Disse ridendo Draco.
“Non mi saluti nipote.”
“Papa?! Che significa?” domandò Acrux.
“Il tuo futuro ti aspetta figliolo.” Rispose Draco, che gli mostro una maschera d’argento da mangiamorte. “Tu diventerai un servo dell’oscuro signore, è scritto del tuo sangue.”
“No, non voglio!!” disse il ragazzo e si allontanò, ma suo padre e suo nonno s’avvicinavano con la maschera.
Tibby inginocchio era preda d’illusioni in cui vedeva il marchio nero sul tetto della tana, mentre si trovava circondata da mangiamorte.
Ma nonostante gli incubi alzò lo sguardo e vide alcuno in piedi di fronte a lei a difenderla dai Lèmures, e riconobbe subito Herman Zabini.
“Non ti avranno, Weasley.” Mormorò il serpeverde. “Non avere paura.”
La strega sorrise e trovò la forza di rialzarsi, sembrava che il coraggio e l’amore di Herman fosse una scudo contro i quei fantasmi.
Gli spiriti neri che si cibavano delle loro paura, erano sul punto d’aggredirgli, ma si sentì una giovane voce maschile gridare: “Expecto patronum.”
Allara una fenice argentea si frappose fra i giovani maghi e i fantasmi della paura.
La luce del Patronus era calda e rincuorò gli Young Phenix. La fenice allora cantò e quel verso fece scappare i Lèmures.
Poi com’era comparsa si dissolse.
I ragazzi si rialzarono e si guardarono intorno.
“Ma cosa è successo?” domandò Terry.
“Un patronus molto potente.” Rispose Harmony.
“Se nessuno di noi ha lanciato quel incantesimo, chi è stato?” domandò Herman.
“Chiunque sia stato, ci ha salvato la vita.” rispose Tibby.
“Una fenice?” sussurrò pensierosa Harmony.
“Herman.” Mormorò Tibby prendendogli dolcemente il braccio. “Ti ringrazio per prima.”
“Non ho fatto niente di particolare.” Rispose lui sorridendo.
Lei arrossì.
“Tibby, io…” disse lui.
E lei gli diede un bacio sulle labbra e poi gli disse: “Ehm grazie.”
“Grazie… prego… ehm…”
Poi la strega s’allontanò avvicinandosi a una Harmony che sorrideva in modo complice e le sussurro: “Allora che sapore ha?”
“Mmm sa di buono e di dolce.”
Il gruppo era provato dall’avventura appena passata e si sedettero sul marciapiede appoggiandosi al muro.
Fra tutti il più stanco era Acrux, il ragazzo aveva visto il suo peggior incubo e rimaneva a terra, tenendo il volto fra le gambe.
“Tutto bene?” gli domandò Maria sedendogli vicino.
Il ragazzo si voltò e la guardò un attimo e poi rispose: “Sì, sto bene.”
“Io mi sono vista su un rogo…”
“Lasciami in pace, Maria...” sussurrò Acrux.
“Come?” domandò la strega non riuscendo a credere a quello che aveva appena sentito.
“Ho detto che devi lasciami in pace…”
“Io… scusami, Acrux, forse sono la persona sbagliata.”
Acrux la vide alzarsi, ma le prese una mano e le disse: “Scusami, perdonami. Ho visto… Ho visto mio nonno e mio padre. Volevano che io diventassi come loro, un mangiamorte.”
“Quella è solo la tua paura, non era reale.” Gli sussurrò la strega.
“Io sono un Malfoy, la mia stirpe è piena di maghi oscuri e ci sono stati tre generazioni di mangiamorte nella mia famiglia. Forse in me, nel mio sangue c’è qualcosa di malvagio.”
“Io non lo credo…”
“E come fai a saperlo che io un giorno non diventerò un mago oscuro?” le domandò serio Acrux.
“Semplice, perché io non mi sarei mai innamorata di un mangiamorte. Siamo noi a decidere chi siamo, Malfoy, e poi tuo padre era un mangiamorte, ma ha saputo fare la scelta giusta.”
“Anch’io ho saputo fare la scelta giusta con te, Fleed.” Disse lui sorridendo.
La ragazza arrossì.
Jason Todd scattò in piedi e puntò la bacchetta contro la strada buia.
“Jason?” esclamò Harmony.
“C’è qualcuno.” mormorò il Corvonero.
“Ne sei sicuro?” domandò la strega.
“No, ma…”
Tutti gli Young Phenix si alzarono e puntarono le bacchette nella direzione indicata da Jason.
“Potrebbe essere anche un topo…” mormorò Terry.
“Vuoi andare tu a vedere?” Disse Herman.
“Divertente Zabini. Non ti piaccio vero?”
“La smette voi due.” Disse Harmony “Sembrate due primini.”
“Sono in due, Harmony.” Mormorò Jason.
“Ma come fai?” gli domandò Acrux.
Il corvonero non rispose o forse non voleva rispondere.
Si iniziò a sentire rumori di passi sempre più vicini.
Tibby puntò l’arco contro l’oscurità, respirando profondamente.
Finalmente dalle tenebre emersero le due figure.
“E’ voi che ci fatte qui?” domandò Ron in compagnia di Draco.
“Zio Ron.” Disse Harmony con un sospiro di sollievo.
“Papa.” Disse Tibby un po’ preoccupata per essere stata scoperta.
“Papa.” Mormorò Acrux quasi a non riuscire a sostenere lo sguardo gelido di suo padre, e anche perché non riusciva a dimenticarsi la versione cattiva del genitore nel incubo.
“Allora qualcuno vuole rispondermi, come siete arrivati qui? E che ci fatte?”
“Siamo venuti qui con i thestral, e siamo qui per combattere con voi.” Disse Harmony.
“Oh Merlino druido supremo, ma siete impazziti!” disse Ron. “Arrivare fin qui da Hogwarts su quei cosi, e poi come l’avete scoperto?”
“Vi ho spiato dalla finestra professor Weasley.” Rispose Maria senza imbarazzo.
Draco quasi scoppia a ridere, tutto l’ES era stato fregato da una studentessa di sedici anni.
Ron gridò: “Expecto patronum” e dalla bacchetta scaturì una lepre che poi scomparve nell’oscurità della via da dove venivano i due maghi adulti.
“Un patronus?” disse Acrux. “Ci sono ancora spiriti neri?”
“Ancora?” domandò Draco.
“Dovreste sapere che noi dell’ES usiamo i patronus per comunicare fra noi.” Disse Ron.
Da lì a pochi minuti si sentirono due persone avvicinarsi e poi una voce dire: “Ronald, non avevamo detto che non dovevamo usare incantesimi al meno che non fosse una emergenza?”
“E’ lo è, Hermione guarda chi ho trovato.”
La professoressa seguita da Neville, vide Harmony e i suoi amici.
“Che significa? Che ci fanno qui?” domandò la strega a Ron.
“Io li ho trovati qui, sono arrivati con i thestral.” rispose il mago dai capelli rossi.
Hermione guardò i ragazzi e domandò loro: “Che cavolo vi è saltato in mente? Questo posto è pieno di mangiamorte. Adesso ve ne tornate a Hogwarts.”
“No!!” Disse Harmony avanzando verso la madre. “Noi siamo qui per combattere, come voi.”
“Non se ne parla.” Disse Ron. “Questo non è un gioco.”
“Harmony, voi tornerete a scuola subito. Questa non è una lezione di difesa, qui se sbagliate non avrete altre possibilità.” Disse Hermione con voce fredda.
“Non andremo da nessuna parte.” disse la giovane strega con voce decisa.
Ron sussurrò all’amica: “Certo che è testarda e coraggiosa quanto te e Harry messi insieme.”
“Mamma, noi possiamo darvi una mano, e dopo tutto avevate la nostra età quando siete andati all’ufficio misteri o sbaglio? Quella impresa e diventata parte della vostra leggenda.” Disse la ragazza, mentre gli altri Young Phenix era dietro di lei.
“Fammi capire, Harmony? Se io o tuo padre abbiamo fatto delle cretinate ti senti giustificata di farle anche tu?”
“Non è questo. E tu lo sai.”
“Tu e i tuoi amici tornerete a Hogwarts, non ci sono discussioni, l’argomento chiuso, bambina.”
“No!! Io non sono più una bambina.” Disse alzando la voce la giovane strega, mentre stringeva la sua bacchetta.
Durante lo scambio di battute fra madre e figlia arrivarono anche Ginevra e Luna.
“Tibby?” mormoro la strega bionda, non appena vide la figlia “Che ci fai qui?” poi a Ron “Perché nostra figlia e i suoi amici…”
Il mago alzò le spalle.
“Harmony vattene!!” disse Hermione “Siamo nel bel mezzo di una battaglia e non ho il tempo di stare dietro ai capricci di un gruppo d’adolescenti.”
“Mamma!!” esclamò la ragazza e puntò la bacchetta contro la madre. “Noi non ci muoviamo di qui. Siamo qui per combattere con voi o contro di voi.”
“Certo che ha fegato.” Mormorò Draco.
Hermione era stupefatta e sussurrò: “Harmony abbassa la bacchetta.”
“No.” rispose lei fra i denti. “Sei vuoi mandarmi a casa dovrai batterti con me.”
La madre la guardò non sapeva bene se doveva arrabbiarsi o ammirare quella ragazza, durante gli addestramenti alla Tana avevano fatto degli allenamenti simili a dei duelli, ed Hermione era sempre riuscita a batterla, poi c’era stata il loro scontro quando era posseduta dal frammento di Voldemort, e pochi giorni prima il duello fra Harmony e Tim, dove la giovane strega aveva dato prova d’aver fatto notevoli passi avanti.
Hermione alzò la bacchetta quasi d’istinto, respirò profondamente e disse: “Allora vorrà dire che tornerai a Hogwarts schiantata o pietrificata o con qualche livido.”
“Vedremo mamma.” Rispose l’adolescente con un ghigno sul viso.
“Non lo vorranno fare davvero, Draco?” Domandò Ginevra guardando madre e figlia.
“Sì, quella ragazza vuole combattere, guarda la determinazione nei suoi occhi.” Rispose il mago.
“Harmony, Hermione, fermatevi, ma siamo matti. Cosa volete fare?” Disse Luna e s’avvicinò alle due streghe. “Ragazza fermati!” continuò la strega rivolta ad Harmony “Non vorrai metterti contro di noi dell’ES? Perché se è così dovrai avere un esercito.”
“Eccolo il suo esercito, mamma.” Esclamò Tibby che s’era messa a fianco alla sua migliore amica, puntando l’arco contro la madre.
“Oh Merlino, Tibby, vuoi arrivare fino in fondo?” le domandò Luna.
“Sì.” Rispose la giovane e dopo di lei anche gli altri YP aveva raggiunto Harmony, mettendosi contro l’esercito di Silente.
“Harmony, siete ancora in tempo ad arrendervi.” Le propose Hermione.
“Neanche per sogno, mamma. Possibile che non capisci in quel posto sta combattendo per la sua vita l’uomo che amo. Non puoi chiedermi di lasciarlo solo. Tu non faresti lo stesso per Harry? Non lo avresti fatto alla mia età, andando contro tutto e tutti?”
“Sì, ma lo stesso non voglio che mia figlia rischi la vita in una battaglia.”
“Se Tim, o Harry o te morite la mia non sarebbe più una vita, mamma. Se devo rischiare lo farò fianco a fianco a alle persone che amo.”
“In un’altra occasione io e Harry saremo fieri di te, ma… Petrificus Totalus.”
L’incantesimo scaturì dalla bacchetta, ma Harmony non si lascio sorprendere e all’ultimo secondo s’abbassò.
“Tutto qui mamma, mi aspettavano di meglio.” Disse la giovane strega
Hermione sorrise e incredibilmente incanto curvò colpendo alle spalle la ragazza che ebbe appena il tempo mormorare: “Ma…”
Tibby fu invece schiantata da Ron. Acrux e Maria da Draco.
Neville pietrifico Herman, Terry e Jason.
Luna mandò a nanna Millie.
“Ehi non me ne avete lasciato neanche uno.” Disse ridendo Ginevra.
“La prossima volta, sorellina.” Disse Ron dando il cinque a Draco.
“Harmony…” Mormorò Hermione alla figlia ridotta a una statua tendente al blu. “Harmony avete ancora molto da imparare, soprattutto lezioni che apprenderete solo dall’esperienza e dal campo di battaglia, come quella di giocare sporco.” E le accarezzò il viso. “A scuola vi insegniamo di combattere in duelli magici uno contro uno per evitare che i flussi s’incrocino, ma in guerra ragazza s’impara a muoversi sincronizzati e a non far incrociare le magie.”
“Hermione?” la fermò Ron “Cosa facciamo? Non possiamo lasciarli qui?”
“Forse potremo trovare una casa vuota, dove metterli. Cosa ne pensi?”
“Sì, ma se nessuno di noi dovesse tornare?” domandò il mago.
“Il petrificus dura solo un paio d’ore.” Intervenne Neville e guardò la collega di trasfigurazioni.
La strega sorrise all’amico e poi disse: “Ha ragione.”
“E’ vero Neville è un esperto in quel incantesimo.” Disse Ron.
“La finiremo mai con questa storia?” Disse il professore di erbologia sorridendo.
Hermione guardò di nuovo la figlia e disse a Ron: “E’ stata coraggiosa, lo sono stati tutti loro.”
“Sì, è stata coraggiosa come i suoi genitori.” Rispose il mago “Un po’ matta come sua madre e avventata come suo padre.” Poi guardò la sua Tibby svenuta.
“Anche la tua piccola è stata leale come te.” Disse Hermione “Non ci ha pensato un istante a schierarsi con Harmony. Per un attimo mi è sembrato di vedere te e Harry, due contro il mondo.”
“Tibby è migliore di me, lei non tradirà mai Harmony. Io invece in certi momenti ho odiato Harry.”
“Ma tu gli eri accanto in tutte le sue battaglie. Lui sa che tu ci sei sempre stato e contava sempre su di te.”
Ron sorrise.
Mentre l’ES decideva chi sarebbe andato a cercare un luogo dove sistemare i ragazzi, Harmony pietrificata iniziò a tremare sempre più forte.
“Ma che suc..” disse Hermione, ma non terminò la frase che da sua figlia emerse una fortissima luce azzurra e un attimo dopo la ragazza era libera.
“Merlino!!” Mormorò Ron.
Mentre ogni ESres non riusciva a credere ai suoi occhi.
“Harmony, ma come ci sei riuscita?” le domandò la madre. “Nessuno può riuscire a liberarsi da solo da un Petrificus.”
La giovane strega non disse una parola, il suo viso era affaticato, alzò gli occhi e guardò Hermione, per poi cadere presa al volo da Draco.
“E’ incredibile, si è liberata da un Petrificus.” Mormorò Malfoy.
“Eccezionale” sussurrò Hermione e guardò sorridendo la figlia priva di sensi.
“Tim aspet…mi” mormorò Harmony.
“Tu al suo posto avresti fatto lo stesso.” Disse Laura emergendo dalla nebbia come fosse parte di essa. “Alla sua età non saresti andata ovunque per proteggere il tuo Harry.”
“E tu non avresti fatto lo stesso per David?”
La strega e la vampira si guardarono e si sorrisero.
“Farli venire con noi.” Disse Laura. “Sono pronti. Li avete addestrati, gli avete insegnato incantesimi per combattere. Quanti studenti del sesto anno conosco il pulvis adamantis? Quanti sanno usare un arco magico? Sanno evocare un patronus corporeo? Gli avete insegnato come genitori cosa è giusto e cosa non lo è. Loro hanno qualcosa per cui combattere: la vita di un amico.”
Hermione respirò profondamente e chiuse gli occhi.
venerdì 14 novembre 2008
Granger Girls
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