sabato 5 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo decimo: Sala grande

Ospedale di San Mungo, studio del guaritore Paciock.
Neville era alla scrivania e metteva i suoi oggetti personali in uno scatolone, era a fine turno, quello era anche il suo ultimo turno, da domani sarebbe stato il nuovo professore di Erbologia a Hogwarts. La cosa lo rendeva particolarmente felice perché considerava il nuovo lavoro una specie di rivalsa di quando era studente, adesso sarebbe stato rispettato come professore e come eroe di guerra. Sua moglie Susan e il piccolo Bruce sarebbero andati a vivere in una casa a Hogsmeade.
Mentre lui pensava a tutto questo una infermiera entrò di corsa gridando: “Paciock deve venire presto?”
“Ma che succede?” rispose lui “Io ho finito il mio turno….”
“Sibila Cooman ha una delle sue violente crisi.”
“Oh Merlino, vengo subito.” E il guaritore e infermiera si precipitarono fuori dallo studio.
La professoressa Cooman era dagli anni della guerra ricoverata al quarto piano del San Mungo le sue visioni si erano fatte più frequenti e riguardavano tutte morte e distruzione, è questo l’aveva fatta impazzire; anche se da molti mesi ormai non né aveva più, così che avrebbe finalmente potuto lasciare l’ospedale.
Neville arrivò nella sua stanza, la trovò nel suo letto in preda a violente convulsioni, e ordinò: “Una pozione calmante presto.”
“Subito.” Rispose l’infermiera.
Quando il guaritore stava per iniettarla, la Cooman si voltò verso di lui con gli occhi rivolti, disse con voce stridula: “Il Sangue… Il Sangue…”
“Si calmi, professoressa, si calmi…” disse Neville cercando di tenerla ferma.
“Il Sangue della fenice d’oro e il sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro signore…. L’oscuro signore…. L’oscuro signore tornerà.”

A Hogwarts, Harmony, sempre in compagnia di Tibby e di Acrux, ritrovò sua madre sulla porta della sala grande che parlava della teoria degli insieme con la professoressa Vector, che era anche la vicepreside.
“Ciao, mamma.” salutò la ragazza, seguita dagli altri due.
Hermione le presento la vicepreside e poi madre e figlia andarono in una stanza.
“Aspetteremo qui che finisca lo smistamento dei nuovi.”
La ragazza annuì.
“Allora cosa ne pensi di Hogwarts?”
“E’ un posto fantastico, incredibile…” esclamò entusiasta la figlia.
“Che ti avevo detto?”
Tra le due calò uno strano silenzio, per anni erano state amiche prima d’essere madre e figlia, ma qualcosa si era rotto tra loro.
“Ti va di parlare?” domandò Hermione.
“Mmm di cosa?” disse confusa Harmony.
“Non so di noi, di te…”
“Cosa vuoi sapere?”
“Come va?”
“Sto bene.”
E di nuovo fu silenzio.
“Un tempo non era difficile per noi due parlare” sussurrò Hermione.
“Le cose cambiano… anche se mi dispiace mamma.”
Hermione sorrise “Si le cose cambiano, ma alcune restano sempre uguali.”
Harmony le sorrise.
“Allora… Vediamo un po’. Mi devi aggiornare su paio di cose, per esempio su un ragazzo di nome Acrux…”
“Mamma?!” esclamò la ragazza diventando tutto rossa.
“Lo ami?”
“Credo di si. Come si capisce?”
“Non lo so, forse non è tanto capirlo o saperlo, ma di sentirlo. Io ho sentito di amarlo…” ma si fermò.
“Chi papa?”
La strega non rispose.
“Mammy, perché non vuoi parlarmi di lui?”
“Mi ha fatto troppo male, Harmony.”
“Io devo sapere di lui, per me è importante.” Disse la ragazza seriamente.
“Perché? Abbiamo vissuto per quattordici anni senza quasi parlarne e adesso…”
“Tu mi avevi detto che era morto.”
“E’ in un certo senso lui è morto, è morto l’Harry che conoscevo e amavo, con cui mi sentivo al sicuro…”
“Lui resta pur sempre mio padre. Non capisci senza di lui mi sento incompleta, sento un vuoto dentro di me. Io devo sapere, sapere chi era… chi è mio padre.” disse Harmony abbassando lo sguardo.
“So cosa provi. Conosco quel vuoto, lo provava anche lui non avendo conosciuto i suoi genitori. Tramite Remus e Sirus aveva conosciuto in parte suo padre, ma di sua madre non sapeva nulla; di Lily aveva solo una cosa: gli occhi, lui aveva gli occhi di sua madre come te, tu Harmony hai i suoi occhi.”
La ragazza lo aveva sentito dire molte volte da chi aveva conosciuto Harry Potter, ma sentirlo da sua madre fu come sentirlo dire per la prima volta. Capì d’aver fatto un altro passo verso suo padre.
“Harmony, so che tu hai letto di lui sui libri e che hai chiesto alle persone che lo conoscevano…”
“Si, ma tutti mi hanno detto che sei sempre stata tu, quella che lo conosceva meglio.”
“Forse è vero, ma nel momento più importante non sono riuscita a capirlo, forse ne ero troppo innamorata…”
“Anche lui lo era.” Disse la ragazza sorridendo.
“Cosa?”
“Anche lui ti amava mamma. Quando ho chiesto ai vostri amici, oltre a dirmi che tu lo capivi meglio di chiunque altro, mi dicevano che ti amava…”
In quel momento, la porta aprirsi e si vide Ron fare capolino: “Hermione, Harmony è il momento.”
Le ragazze Granger uscirono, trovandosi la sala più importante di Hogwarts era in festa, gli studenti delle quattro case festeggiavano i nuovi arrivati, Harmony restò sbalordita nel vedere quella enorme sala, il cielo stellato che le faceva da soffitto, e le candele che galleggiavano a mezz’aria.
“Incredibile, vero?” le sussurrò sua madre, che continuò dicendo “Anch’io non riuscivo a credere ai miei occhi quando ci sono entrata la prima volta. Ora coraggio.”
Tutti si stupirono quando la professoressa Vector, non solo non aveva ancora riposto il capello, ma aveva chiamato un ultimo nome, e che nome: “Granger Harmony Hermione.”
Gli studenti cominciarono a parlottare, la sala era percorsa da sussurri, mentre la ragazza la percorreva e sentiva su di se tanti sguardi curiosi. Ma continuò a camminare sicura di se.
“Granger, ha detto?”
“Che sia parente di quella Hermione Granger?”
La ragazza si sedette sullo sgabello, l’ultima cosa che vide fu il capello coprigli gli occhi e sentì un una voce sussurrale: “Ehm… Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E anche un cervello niente male. C’è voglia di conoscenza. C’è talento e un desiderio di mettersi alla prova. Mi ricordi… ma allora dove ti metto?”
“Non a serpeverde, non a serpeverde.” Diceva lei.
“Non a serpeverde, eh? E si mi ricordi proprio… Non credo staresti bene neanche a Corvonero allora ti manderò dove ho mandato i tuoi … GRIFONDORO.”
Harmony sentì il capello urlare l’ultima parola a tutta la sala. Si tolse il capello, appoggiandolo sullo sgabello, poi gli sorrise e gli sussurro: “Grazie.”
Il capello rispose al sorrise rimanendo stupefatto in un millennio nessuno studente lo aveva mai ringraziato. “Prego. Ricorda grifondoro: La più grande prova di coraggio è sopportare la sconfitta senza perdere il cuore.” (è una frase di Robert Green Ingersoll by dalastor)
“Lo farò.” poi presa la bacchetta, si voltò verso gli altri studente e trasfigurò la sua cravatta nera in una rosso e oro e poi fece comparire sul suo mantello il simbolo del griffone.
La tavola di grifondoro esplose in un lungo applauso, e qualcuno gridò: “Granger è dei nostri, Granger è dei nostri.”
Hermione che era seduta alla destra della McGranitt che sorrise e disse: “Un po’ esibizionista la ragazza, si vede che ha preso da suo nonno paterno.”
“Ma anche da suo padre.” esclamò Ron entusiasta.
“E già…” disse Hermione.
“Malfoy, mi devi due galeoni, avevi scommesso che andava a finire a corvonero.”
“Maledetto capello.” Rispose Draco ridendo.
La McGranitt si alzò e disse: “Benvenuti a tutti al nuovo anno scolastico di Hogwarts. Prima d’iniziare questo banchetto, vorrei dirvi che quest’anno ci saranno non poche novità, ma ci sarà tempo dopo per queste cose. Adesso buon appetito.” E la preside con un gesto fece comparire le vivande sui tavoli.
Tutti iniziarono a mangiare. Hermione, Ron, Draco erano stupefatti per quel cambiò di prospettiva, gli sembrava ieri di trovarsi nei tavoli delle loro case, e in un certo senso ci volevano tornare.
“Professoressa? Mi scusi” domandò Hermione.
“Hermione sarebbe ora che iniziasi a darmi del tu e a chiamarmi Minerva.”
“E che mi sembra ancora cosi strano.”
“Non c’è niente di strano, Hermione te lo sei meritato.”
“Minerva ha ragione, Hermione….” Intervenne Ron.
“Signor Weasley, lei continui a darmi del lei e mi chiamo professoressa McGranitt” disse la preside con tono severo.
Ron la guardò e tremò. Ma la professoressa sorrise e disse: “Scherzo, Ron. Uno scherzo da preside.”
“Merlino. Mi sono sentito come se fossi tornato uno studente.”
“Minerva, mi chiedevo se hai trovato un insegnate di difesa pratica?” domandò Hermione.
“Certo, il migliore al mondo, ma è una sorpresa, anche se è un po’ in ritardò.”
“Non è unico.” s’intromise Draco “Anche Giles e Neville lo sono.”
“Neville, Draco” gli rispose Hermione “Verrà domani era di turno al San Mungo.”
“David Giles è uno spirito libero.” gli disse la McGranitt “Lo è sempre stato, anche quando eravamo studenti.”
“Lei e David Giles siete stati studenti insieme, ma come è possibile? Al massimo lui dimostra 25 anni.” Domandò Draco.
“David è nato nel 1924.” Gli rispose tranquilla Hermione.
“Ma dovrebbe avere una novantina d’anni, solo a sembra assurdo.”
“Lui è stato vittima del Digitabulum Uruk” disse Hermione.
“Il Digitabulum Uruk!!” Draco ne rimase sconvolto.
Digitabulum Uruk era uno strumento magico composto da due elementi un guanto simile a un maglio di un’armatura e un pugnale nero. Il guanto poteva far ritornare in vita i morti per un paio di minuti, mentre il pugnale poteva tagliare qualunque cosa. Insieme potevano far resuscitare i morti, ma a costo della vita del mago che ufficiava il rito. David Giles era tornato dalla morte tramite il Digitabulum Uruk diventando così immortale.

“Tibby scusa.” disse Harmony mentre cenavano. Notò che nel tavolo dei professori c’era una donna con lunghi capelli neri e uno sguardo di ghiaccio che la stava fissando.
“Si, che c’è?” mentre provava l’arrosto.
“Chi è che sta parlando con la professoressa Vector?”
“Chi? Ah lei è la Parkison, infermia di Hogwarts. Hermione la conosce hanno fatto la scuola insieme. E molto brava, mi ha rimesso in piedi una infinita di volte dopo le partite, e a proposito sua figlia Leslie, che ha la nostra età, è il cercatore di serpeverde, mentre suo fratello Ryo è battitore” E l’amica glielo indicò al tavolo di serpeverde. “Vedi quel ragazzo biondo con cui sta parlando Acrux, lui è Ryo.”
“E’ la ragazza alla sinistra di Acrux è Leslie, giusto?” domandò la strega.
“Si è lei. Fino all’anno scorso era la ragazza di Acrux, adesso è la sua migliore amica. Ma non ti ha mai parlato di lei?”
“No, mai Tibby. Sai cosa è successo fra loro?” domandò senza distogliere lo sguardo dalla serpeverde.
“Non lo so proprio, Harmony. Ma mio cugino a volte è fin troppo chiuso… non penso che te ne dovresti fare un problema. Sono solo amici.”
Leslie Parkison si rese conto che Harmony la fissava, e tra le due iniziò un gioco di sguardi molto freddi. E la figlia di Harry Potter capì d’aver trovato la sua nemica, la sua nemesis, il suo personale Draco Malfoy.
“Come la storia dei miei insegna.” Sussurrò “Tibby, non esiste l’amicizia fra un ragazzo e una ragazza.”
Leslie venne chiamata da Acrux e distolse lo sguardo, mettendosi a ridere con gli altri serpeverde.

Il temporale era ricominciato: i fulmini illuminavano il cielo con il loro antico e misterioso potere e i tuoni subito dopo facevano sentire i loro boati; non c’era da stupirsi se gli uomini dei tempi antichi pensavano che fossero la manifestazione degli dei più potenti che governavano universo. Harry e David aveva raggiunto Hogwarts, dopo essersi fermati a Hogsmeade per bere una tazza di caffè e lasciarsi andare ai ricordi.
Nel giardino della scuola c’era una enorme statua di granito nero che raffigurava la battaglia di Baker Street, questa era stata una delle prime battaglie della guerra magica, un epico scontro al centro di Londra, dove si confrontarono le forze auror con i mangiamorte.
La statua rappresentava Harry al centro della scena con uno sguardo fiero e coraggioso, da sembrare un misto tra un eroe greco e un cavaliere inglese, puntava la bacchetta contro i suoi nemici, ai suoi piedi Ron inginocchio che si teneva la spalla ferita, ma deciso combattere fino al ultimo e a non lasciare neanche mezzo metro ai maghi oscuri, a fianco a Harry c’era Hermione bella come un angelo, ma guerriera come la dea Athena in persona, dietro la strega, Luna che impugnava un arco appariva selvaggia come dea Artemide. E vicino a Luna si trovava Ginny nel atto di scagliare una palla di fuoco, sembrava la dea delle fiamme. Dietro a tutti c’era David Giles, il suo sguardo era oscuro e freddo come quello di un demone.
Harry guardò quel monumento tra inorridito e lo schifato, non c’era stato niente di epico o di romanzato in quella battaglia, c’erano stati tanti morti anche tra i civili babbani innocenti, era stato solo un bagno di sangue. In più Ginevra Weasley non aveva partecipato a quello scontro, avevano sostituito Laura Ossian, perché era una vampira con Ginevra.

Arvin Bael sentì bussare alla portone, quando l’aprì vide solo due ombre entrare, e il custode della disciplina e della sicurezza della scuola quasi tremò di fronte a loro. Erano Zuppi di pioggia.
Arwin gli guardò per un attimo con odio e paura. “Signori, vi stano aspettando.”
“Grazie e buona sera.” Disse Harry.
“Buona sera” disse David.
E i due insegnati di difesa salirono le scale per la sala grande.
Intanto finita la cena la McGranitt iniziò il suo breve discorso d’inizio anno, che si concluse con le presentazioni dei nuovi professori.
“Ecco allora i vostri nuovi insegnati, iniziamo con il nuovo professore di pozioni, non che nuovo capo della casa di serpeverde, l’auror Draco Malfoy.”
Lui s’avvicinò alla preside, mentre il tavolo dei serpeverde esultava e lo salutava. Draco sorrise e tornò vicino ad Hagrid.
La preside continuò: “Ronald Weasley che insegnerà volo.” E Ron avvicinò pure lui, era emozionato e tutto rosso.
Dal tavolo dei Grifondoro si velo una canzone: “Perché Weasley è il nostro Re.” e qualcuno gridò: “Ronald Weasley è il miglior portiere che la nazionale ha mai avuto.”
Ron era sempre più emozionato disse: “Grazie.” E tornò accanto ad Hermione.
“Sei stato grande.” Gli sussurrò l’amica.
“E’ bello essere tornati. Adesso però tocca a te.” Le sussurrò il rosso.
“Già speriamo bene.”
“E’ adesso il ritorno fra queste mura di una fra le migliori streghe che io abbia mai visto. Signori, la nuova professoressa di trasfigurazione e capo della casa di Grifondoro: Hermione Granger.”
Hermione si avvicinò alla preside, mentre tutti i tavoli gridavano il suo cognome.
Ma la grande porta s’aprì, Harry e David entrarono e tutta la sala si zittì, tutti guardarono i due nuovi arrivati. Dai tavoli delle case si levò un brusio tutti si chiedevano: “Ma quello è Harry Potter?” “E’ veramente Harry Potter?” “Che ci fa qui?”
I professori erano ammutoliti. Draco, Ron e Hadrig dopo la sorpresa iniziale sorridevano. Hermione invece era turbata, lo guardava avanzare verso di lei.
“Harry.” Pensò “Harry sei tornato. Per tredici anni, mi sono chiesta cosa avrei fatto rivedendoti. Vorrei tanto odiarti, ma sento che non ci riuscirò mai, perché dentro di me sono ancora la ragazzina di dodici anni che in questa stessa sala ti abbracciò. E lo vorrei fare ancora…”
“Hermione.” Pensò lui “Sei ancora più bella, sei bellissima. Ho cercato di dimenticarti inutilmente. Hai ancora quegli splendidi occhi castani, gli stessi che ho visto nel nostro primo incontro sul treno e adesso hai pure la stessa espressione che avevi durante la lotta contro il troll. Ti amo, mi strega. Ti ho sempre amato.”
“Mio padre, quel uomo è mio padre.” Pensò Harmony, mentre lo vedeva passare tra i tavoli delle cose. Tibby le mise una mano sulla spalla e le sussurrò: “Tutto bene, Harmony?”
“Si, lui è davvero Harry Potter? E’ davvero mio padre?”
“Credo di si, Harmony.”
Un grifondoro disse: “Ma quel mantello nero che porta è davvero quello di Lord Voldemort?”
“Si” rispose un altro “E non solo quello, alcuni raccontano che abbia anche la bacchetta del signore oscuro.”
“La bacchetta di Voldemort?” sussurrò Harmony stingendo sotto il tavolo la propria.

Ron fu il primo ad avvicinarsi ad Harry. I due si guardarono negli occhi.
“Harry.”
“Ron.” Rispose il prescelto.
Sorrisero, si diedero la mano.
“Vieni qui, fratello.” Esclamò Ron, abbracciando l’amico con forti pacche. Si erano ritrovati, per la loro amicizia il tempo non era passato. A Harry tornò in mente il rincontro fra Sirus e Remus.
“Mi sei mancato Ron, ti va se dopo facciamo un partita a scacchi?”
“Certo, nessun problema, amico…” rispose Ronald con le lacrime agli occhi.
“Sono migliorato in questi anni, Weasley”
“Vedremo, vedremo, Potter.”
E i due si misero a ridere, Harry guardò Hermione. Tutti pensavano che lei sarebbe stata la prossima a riavvicinarsi, a salutare Harry Potter, invece restò vicino alla preside ferma a guardarlo.

“Harry!!!!” gridò Hadrig, rompendo incanto. Il mezzo gigante si avvicinò a Potter, era commosso fino alle lacrime. “Harry, ragazzo. Oh Merlino, pensavo che sarei morto senza poterti rivedere.”
“Hagrid, mio buon amico. Ho sbagliato ad andare via… scusami.” E guardò per un attimo di nuovo Hermione.
“No.” rispose il gigante “Avrai avuto le tue ragione. Adesso sei pure il professore di difesa con le arti oscure. Il professor Silente sarebbe fiero di te.”
“Non credo…”
“Ehi, Hadrig sarò anch’io professore di difesa.” Gli disse David sorridendo, che aveva raggiunto il tavolo dei professori inosservato.
“David Giles, quanto tempo, non ti vedo dai tempi in cui eravamo tutte due studenti qui. Come va vecchio corvonero?”
“Bene, ragazzone bene.” Poi si rivolse alla preside “Professoressa McGranitt.”
“Professor Giles, Professor Potter benvenuti. Siete un po’ in ritardo.”
“Ci scusi.” Disse Harry. “Ci siamo lasciati andare ai ricordi.”
La McGranitt sorrise “Non fa niente.”
Draco si era intanto avvicinato ai due ritardatari e disse: “Potter, Giles.”
“Malfoy” disse serio Harry.
Poi i due si sorrisero e si strinsero la mano.
Intanto dall’altra parte del tavolo, Arwin Bael era andato a parlare con Pansy.
“A quanto pare il figlio al prodigo è tornato.” disse il mago.
“Si, tutto va secondo i piani” disse Pansy sorridendo soddisfatta.
“Ma non era previsto anche il ritorno di David Giles.”
“E’ vero, ma lui non sarà un problema. Te ne puoi occupare tu?”
“Con piacere.” Rispose l’uomo con un ghigno.
“Stai attento e cerca di non dare nel occhio.”
“Certo, mia signora, finalmente vendicheremo i nostri compagni.” Disse l’uomo prima d’andarsene.
Pansy guardò verso il tavolo dei serpeverde e incrociò lo sguardo con sua figlia Leslie.
“Questo sarà un anno scolastico interessante.”

Potter e Giles si avvicinarono alla McGranitt, ma cosi facendo Harry ed Hermione si trovarono l’una di fronte all’altro a pochissima distanza fra loro.
“Professor Potter.” gli sussurro lei freddamente.
“Professoressa Granger.” rispose lui
La preside presentò Harry e David dicendo che insieme avrebbero gestito l’insegnamento di difesa, ufficialmente perché dalla fine della guerra i pericoli erano aumentati, molti tipi di vampiri e di licantropi chiamati da Voldemort erano rimasti sul suono britannico, come anche fantasmi ostili e dissenatori, così il programma di difesa era diventato molto più lungo e complicato per una sola persona, ufficiosamente invece era per evitare le chiacchiere sulla presunta maledizione di quel ruolo.
Durante la breve presentazione Harry era distratto, sovra pensiero, tornò alla realtà solo quanto sentì gli applausi del tavolo di corvonero, perché David era stato nominato capo della casa.
Intanto Hermione cercava il volto di Harmony tra i grifondoro, voleva capire come la ragazza aveva reagito a vedere Harry, quando la trovò le sembrò tranquilla, forse un po’ sorpresa ma calma.
Ron le sussurrò: “Tutto a posto?”
“Più o meno si. Tu lo sapevi?”
“No, ma ne sono contento. Harmony come l’ha presa?”
“Sembra bene. E’ una ragazza forte, la sua forza stupisce anche me a volte.”
“A me no.” Sussurrò Ron sorridendo.

Finito il banchetto, gli studenti rientrarono ognuno nelle loro case. Hermione, come Draco e David, andò a incontrare il capo scuola e i due prefetti della sua casa. Il capo scuola di Grifondoro era una ragazza che si chiamava Robin Lefler. Hermione scoprì che era una sua fan, e la cosa le fece piacere. Ma mentre tornava verso gli appartamenti degli insegnanti incontro Harry. I due si fermarono.
“Professor Potter”
“Professoressa Grang...” e si bloccò “E' cosi che sarà fra noi da ora in poi, Hermione?” sussurro lui
La strega non rispose e stava per andare via.
“Hermione... io... io non ti ho mai dimenticata, ciò provato ma non ci sono riuscito.”
“Anch'io...” sussurrò la strega.
“Allora...”
“Allora che Harry, non possiamo tornare ad essere quello che eravamo. Tu mi hai fatto troppo male....”
“Non volevo, lo fatto perché pensavo di proteggerti. Sirus, Silente, Arthur sono morti per colpa mia, e anche i tuoi genitori.”
“Maledizione Harry.” gridò Hermione “Quando la smetti di voler per forza fare l'eroe, quando la smetti di sentirti in colpa per tutto, di sentirti responsabile di ciò che è accaduto. Sirus, Silente sono morti per difenderti, loro l'hanno scelto, non è colpa tua. E’ stata colpa di Voldemort. Arthur e Charlie sono morti per la loro famiglia, e i miei sono state vittime innocenti della guerra. Smetti di sentirti in colpa e ricomincia a vivere.”
“Come? senza di te?”
“Harry... io... Harry c'è una...” pensava di parlargli di Harmony, ma non era il momento migliore per una tale rivelazione.
“Se ti ho mentito Hermione era perché volevo proteggerti, perché sono uno stupido egoista, perché ho pensato che potevo perdere tutto, ma non la mia Hermione”
“Tutto si può dire di Harry Potter tranne che sia mai stato un egoista...”




Qualche piccola nota.
Prima di tutto un ringraziamento a chi a letto e commentato la storia fin’ora. Ma due ringraziamenti speciali vanno a Roby, che ha ingrato compito di farmi da beta :)
e Silvia senza i suoi consigli non saprei che fare. :)
Un’altra cosa il modo in cui David Giles è diventato importale s’ispira a un episodio della serie inglese di fantascienza Torchwood, noto spin-off del dottor Who.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo! Si fa sempre più interessante! :) finalmente harryy **

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