mercoledì 9 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo ventitreesimo: Il ballo del ceppo


“Non è da te, Harmony, fare simili colpi di testa.” Disse Hermione “Cioè sei sempre stata un po’ impulsiva, una cosa che hai ereditato da tuo padre, ma mai per le cose serie. Un giorno ami Acrux e il giorno dopo Tim.”
“Mammy, lo so che non è da me, ma sento d’aver bisogno di lui e che lui ha bisogno di me. Sento che amare Tim sia giusto come respirare, poi non so spiegarmi…”
Le due Granger Girls erano nell’appartamento di Hermione, Harmony avrebbe dormito lì, il programma di madre e figlia era di parlare per buona parte della notte.
La ragazza mentre parlava prese una cioccorana la scartò e la divorò letteralmente, per poi guardare la figurina e disse: “Oh cavolo un altro Harry. Ne avrò sette ormai.”
La madre la guardò sorridendo e pensò: “Passa dall' essere matura al tornare una ragazzina in un attimo, penso che lo viva come un gioco, ma credo che si davvero innamorata di Tim.” E poi disse: “Piccola, non che in Tim rivedi un po’ di Harry?”
“Mammy!!” esclamò la ragazza. “Ma cosa dici?”
“Tesoro, ti assicurò che Tim è molto simile a tuo padre quando aveva la sua età.”
“Tim come Harry?” sussurrò e mugugnò la giovane strega. “Cosa ti ha fatto innamorare di Harry quando eri una ragazza?”
Hermione sorrise e rispose: “Allora anche se mi sembra strano parlarne con mia figlia. Io mi sono innamorata di Harry Potter, non del prescelto o del bambino sopravissuto. Quando l’ho visto su quel treno non ho visto un eroe, ma un ragazzino sperduto quanto me con due splendidi occhi verdi.”
“Wow.” Esclamò la giovane strega.
“Poi più crescevamo più lo ammiravo per il modo coraggioso con cui affrontava la vita nonostante sembrasse lottare contro un destino avverso. L’ho amato ancora prima di sapere cosa fosse l’amore.”
“Mammy, per me Tim è la stessa cosa. Ora ho capito perché dici che lui ed Harry sono simili. Non puoi non innamorati di tipi come loro, sono diversi dalla maggior parte delle persone per il loro coraggio per la loro forza.” Disse Harmony che poi si sdraiò sul letto. “Oltre questo la cosa che mi ha colpito in Tim era la sua tristezza, come un bambino sperduto.”

Alcuni giorni dopo, il 14 dicembre, nelle quattro sale comuni della scuola era stato affisso un annuncio che tutti aspettavano, ma fu lo stesso salutato con gioia dagli studenti, la vigilia di natale si sarebbe stato il Ballo del Ceppo.
Il ballo un tempo veniva fatta solo per il torneo tre maghi, era stata fissato tutti gli anni per la vigilia di Natale dalla Mcgranitt. Il motivo di questa scelta era che nei primi anni dopo la seconda guerra magica, molti studenti erano rimasti privi di una famiglia a cui tornare per le feste natalizie, così la preside pensò che un ballo la vigilia di natale potesse far sentire meno soli alcuni dei suoi ragazzi. La festa allora diventò una tradizione, Hogwarts poi come più antica scuola di magia invita per natale un’altra scuola europea, questa volta sarebbe venuta Durmstrang.
“Oh guarda!!” disse Harmony a Tibby leggendo l’annunciò “Dice che c’è una novità.”
“Ah sì?” rispose l’amica in modo infelice come se non voleva saperne del ballo.
“Saranno le ragazze ad invitare i ragazzi… Cosa??!” gridò Harmony.
“Ehi ma perché hai gridato?!! Tu almeno lo hai un ragazzo.”
“Sì, ma chi sa quante oche gireranno intorno a Tim?” disse Harmony tra lo scherzo e l’arrabbiato.
“Odio questo ballo.” sussurrò Tibby uscindo alla sala come per dirigersi verso la classe di difesa contro le arti oscure.
“Come?” disse Harmony inseguendola per poi camminare al suo fianco “Ma se è da settembre che non vedevi l’ora d’andare a questo ballo. Vedrai Harmony quanto ci divertiremo, dicevi. Mangeremo benissimo, avremo degli splendidi abiti, la musica sarà bellissima, e avremo due cavalieri alti e carini.”
“Non sei divertente.” disse Tibby senza neanche guardala.
“Neanche tu lo eri, quando parlavi del ballo, non sembravi neanche più l’anticonformista fra noi due. Però mi sembrava che ti piaceva il Ballo del Ceppo.” disse Harmony “Mi hai detto che nei primi due anni qui invidiavi moltissimo chi aveva più di tredici anni e poteva andare al ballo.”
“La smetti di dirmi cosa ho detto. Le cose sono cambiate Harmony, almeno per me sono cambiate.” quasi gridò Tibby.
“Calma, ho farai cadere la scuola. Vuoi dirmi cosa c’è?”
“Lasciare perdere, non capiresti.” rispose l’amica.
“Tu provaci.”
“E’ complicato. Harmony tornò al dormitorio, non mi va di seguire le lezioni inventati che sto male, che mi sono venute, fai tu. Ciao!!!”
La rossa si voltò e tornò dalla strada da cui era venuta, mentre Harmony anche se un po’ sorpresa riprese a camminare per andare a lezione.
Da una scala comparve Herman Zabini, che aveva ascoltato tutta la conversazione tra le due ragazze.

“I Redcap, il cui nome deriva dalla loro sinistra abitudine di immergere i loro copricapo nel sangue delle loro vittime, sono i più pericolosi tra i folletti. Non sottovalutarli, i cimiteri sono pieni di maghi che lo hanno fatto.” Spiegava David seduto sulla cattedra mentre faceva vedere delle diapositive con immagini di folletti.
La classe composta da Giffondoro e Serpeverde del quarto anno era più o meno attenta, solo Leslei era distratta, guardava fuori dalla finestra. Lei sapeva molto dei folletti, soprattutto dei Redcap, li aveva affrontati in un castello diroccato circa un anno prima, ed era stata morsa alla spalla sinistra durante la lotta, si salvò solo grazie a Ryo, e insieme a lui li massacrò tutti. Il ricordo di quella stanza sporca di sangue, con quei piccoli e orrendi corpi fatti a pezzi le fece comparire sul viso un ghigno. Aveva letto la paura nei loro occhi gialli, le piaceva suscitare paura, paura e rispetto. Ma la paura dei folletti era insignificante, quella dei maghi o dei babbani voleva e pretendeva.
Si voltò e guardò David parlare, lui si che faceva paura alla gente. David Giles era l’unico mago non mangiamorte per il quale provava una certa forma di rispetto, un rispetto che il mago si era guadagnato in più occasioni in quei mesi, prima di tutto a parte Piton, Ryo e Draco, tutti gli altri mangiamorte compresa sua madre n’erano terrorizzati, più che da Potter.
Nei bassi fondi della comunità magica girava da tempo una terrificante leggenda metropolitana che lo riguardava, niente di confermato da prove certe, era una di quelle terrificanti storie di guerra.
Dopo tutto la comunità magica era composta in massima parte da un mucchio di codardi e superstiziosi, e tra questi i più codardi e superstiziosi erano gli stessi mangiamorte, neanche loro chiamavano suo padre con il nome che si era scelto, preferendo i titoli come: oscuro signore, o signore oscuro, o oscuro maestro. La cosa la faceva ridere.
“Signorina Parkison?” la chiamò David.
“Sì, professore.”
“Mi dica il metodo con cui si possono uccidere i Redcap?”
“Incantesimi del fuoco o del fulmine.” Rispose la serpeverde, naturalmente anche degli incantesimi oscuri potevano ucciderli, ma non poteva citarli.
“Bene, ma ci sono anche alcune arti oscure che possono ucciderli, ma non è questo il luogo per dire certe cose, le imparerà chi andrà all’accademia auror. Brava signorina Parkison dieci punti a serpeverde. Vediamo se diventano venti. Sa dirmi il sistema tradizionale e il vero metodo per far scappare i Redcap?”
Leslei rimase in silenzio.
“Qualcun altro lo sa?” domandò il professore.
E solo una mano si alzò tra i banchi dei Griffondoro.
“Signorina Granger?”
“Sì, professore.” Rispose Harmony abbassando la mano “In passato si credeva che bastasse un crocefisso o una Bibbia, oggi si sa che basta una luce molto forte e diretta, meglio se è la luce solare può farli fuggire. Sono fotosensibili.”
“Molto bene, dieci punti a Griffondoro.” Disse il professore e poi si rivolse a Leslie “Signorina Parkison le consiglio di non pensare solo alla pratica, ma anche alla teoria.” E le sorrise in modo affettuoso.
“Sì, professor Giles.”
David continuò la lezione passando ai Bucca.
Leslei intanto guardava Harmony. La odiava, ma a parte questo c’era anche dell’ironia, Harmony Granger era l’unica in tutta la scuola ad essergli simile: tutte due avevano padri piuttosto ingombranti, gli stessi gusti in fatto di ragazzi, tutte due cercatori e ottime streghe.
Ma mentre tornava a seguire la lezione notò che qualcuno la stava guardando dai banchi dei Griffondoro. Quel qualcuno era Will Pevensie, la guardava e sorrideva.
Will aveva sedici anni, in quel momento si trovava nella classe di difesa perché doveva consegnare un compito a David.
La lezione finì e il griffondoro si avvicinò alla cattedra, e consegnò il suo compito, intanto gli studenti del quarto anno uscivano.
Adesso i serpeverde avevano un'ora buca, Leslei ne avrebbe approfitto per tornare alla sotterraneo, voleva rilassarsi un po’, leggere qualcosa, ma soprattutto restare sola. Nella scuola a parte Ryo non aveva amici e non ne sentiva la necessità, trovava buona parte delle altre persone fastidiose e inutili.
Mentre percorreva il corridoio, ebbe la sensazione che qualcuno la stesse osservando e seguendo, allora si voltò, appena in tempo per bloccare uno schiantesimo.
Leslei si guardò intorno, bacchetta alla mano, quando si vide attaccata da qualcuno con una lama energia e lei ebbe appena il tempo di evocarne una e parare un dritto tondo; e solo allora riconobbe il suo avversario: era Will Pevensie di griffondoro.
“Pevensie cosa vuoi? Perché mi hai attaccato?” gli domandò la strega.
“Hai evocato una lama d’energia, un incantesimo del quinto anno complimenti.” Disse il giovane mago, mentre le due lame d’energia stridevano fra loro.
Leslei era in difficoltà, mentre lei doveva tenere la lama con entrambe le mani a Will bastava solo la mano sinistra. La strega non poteva lanciare incantesimi, mentre il ragazzo teneva nella destra la bacchetta.
“Si può sapere cosa vuoi?” domandò Leslei in affanno.
“Il giorno dell’attacco a Hogsmeade, ho visto una mangiamorte evocare una lama energetica proprio come la tua, Parkison. Eri tu non è vero?” disse il giovane mago.
“Cosa ti salta in mente? Io una mangiamorte?”
“Ti conosco. Ti ho visto fare incantesimi e nonostante tu cerchi di rimanere nella media e di non attirare l’attenzione, sei molto potente. Non ho dubbi tu sei quella mangiamorte, tu sei la figlia Voldemort.”
Leslei rimase stupita. Will con un ampio movimento della lama portò quella di lei verso il basso, poi fece un passo indietro e dissolse l’arma d’energia.
La ragazza alzò la lama e gliela puntò contro. Lui la guardava sorridendo, e lei non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi, i suoi occhi neri. Le era stato insegnato che chiunque scoprisse la verità su di lei avrebbe dovuto morire, Will Pevensie non doveva essere un eccezione, bastava un semplice gesto.
“Cosa stai aspettando?” sussurrò lui e avanzò leggermente, la lama d’energia lo ferì.
Leslei guardò il sangue sgorgare piano dalla ferita, poi guardò lui negli occhi, nei suoi occhi non c’era una sola traccia di dolore, d’odio o di paura.
La strega fece scomparire la lama, e puntò la bacchetta sulla ferita e disse: “cicatricem” e intanto pensava: “Perché lo sto facendo? Che sia questa che chiamano compassione?”
Il giovane mago sentì un po’ di dolore e di bruciore, mentre l’incantesimo faceva effetto, tremava un po’, ma non urlo o si lamento una sola volta, stringendo i denti.
“Stai fermò!” disse Leslie.
Il mago obbedì, mostrando un sorriso dolorante.
“Non so perchè lo sto facendo.” Continuò la serpeverde “Dovrei ucciderti per quello che sai?”
“Sì, forse dovresti.” sussurrò lui.
“Vuoi stare fermo. Io non sono mia madre, non sono brava a curare le ferite.”
“Preferisci infliggerle?” Disse lui, ma il suo sorriso si trasformò in una smorfia di dolore.
“Sei spiritoso, Pevensie.”
“Grazie.”
“Fermo che ho quasi finito.” Disse la strega, per poi allontanare la bacchetta dalla ferita, e subito dopo s’allontanò da lui.
Will dopo aver mosso la spalla, prese la bacchetta e la puntò contro lo strappo nella divisa. E disse: “Grata netta.” In un istante lo strappo si chiuse e le macchie di sangue sparirono.
Di spalle Leslei disse: “Cosa vuoi Pevensie? Adesso che sai chi sono?”
Lui respirò profondamente e disse: “Non mi hai ucciso?”
“Potrei ancora farlo. Cosa vuoi?”
“Voglio essere un mangiamorte.” Rispose il griffondoro.
“Cosa? Tu vuoi essere un mangiamorte?”
Il giovane mago annuì.
“Sei un griffondoro, ma vuoi diventare un mangiamorte!”
“Non sono il primo, è non credo neanche ultimo.”
Leslei avrebbe voluto chiedergli il perché, ma qualcosa in lei la bloccò.
“Parkinson.. Leslei” sussurrò lui.
“Ehm devo parlarne con gli altri, ma se la risposta sarà negativa, tu sarai…”
“Lo so. Voglio anche qualcos’altro.”
“Non mi meraviglia, ognuno di noi vuole di più. Cosa vuoi? Soldi o potere o entrambe le cose?”
“No, voglio te.” Sussurrò il giovane mago.
“Me? Scodatelo io non sono una…”
Will sorrise e disse: “Io non voglio quello, anche se mi piacerebbe. Voglio un invito, voglio che tu m’inviti al ballo.”
“E perché dovrei fare una cosa del genere?”
“Uno: perché non hai invitato nessuno, e due: perché potrebbe essere l’ultimo desiderio di un condannato a morte.”
La prima risposta la fece un po’ irritare, ma la seconda fece nascere un sorriso. Lo guardò, lo guardò in volto; era carino decisamente carino. Era dall'estate scorsa che non trovava più un ragazzo carino, da quando Acrux l’aveva lasciata. Senza accorgersene la giovane strega si ritrovò a pensare che sarebbe stato divertente andare al ballo con lui, per di più sua c’erano serie possibilità che sua madre non avrebbe approvato, e la cosa le piaceva.
Così Leslei si ritrovò ad annuire, quasi senza volerlo.
“M’inviti al ballo?”
La ragazza sorrise e rispose: “Sì, Pevensie vuoi venire con me al ballo del ceppo?”
“Sì!” rispose lui sorridendo, per poi andarsene.
Leslei rimase lì sorridente.

Quella sera nel sotterraneo dei Serpeverde, Draco aveva appena comunicato gli ordini ai due caposcuola per quella notte, e aveva poi lasciato la stanza.
“Perché Parkinson ti comporti in modo tanto brusco con Malfoy?”
“Sillage, io mi comporto come mi pare, e a te non ti riguarda.” Disse Ryo, poi ci pensò su e sussurrò: “Scusami…”
“Sei strano con Malfoy perdi la calma. Adesso che ne dici se iniziamo l'ispezione dei dintorni?”
“Sì, Sillage, andiamo.”
I due serpeverde uscirono alla sala comune e iniziarono a fare il loro giro, usando l’incantesimo Lumus; il loro compito era quello di trovare eventuali ragazzi della loro casa rimasti fuori.
Dopo circa dieci minuti la strega si fermò, prese dalla tasca un pacchetto di sigarette, ne iniziò a fumare una.
“Non dovresti lasciarti andare a questi vizi babbani, Sillage.”
“Lo terrò presente.” Rispose lei mentre buttava fuori il fumo e sentiva entrare nei polmoni il fuoco. “Posso farti una domanda Parkinson?”
Il giovane mago non rispose.
“Qualcuna ti ha già invitato al ballo?” domandò lei.
Ryo alzò la bacchetta e illuminò il volto della giovane strega, era bella, i suoi lineamenti dolci, la sua pelle olivastra tipica della sua gente e i suoi occhi splendidi occhi neri ocra.
“Vorresti invitarmi tu, Sillage?”
“Sì, Ryo, ci verresti?”
“Sì, Sherazade.” Rispose il serpeverde. Quella era la prima volta che si chiamavano per nome.
Sherazade Sillage era d’origine pakistana, ma era nata in Inghilterra, era una mangiamorte, aveva combattuto spalla a spalla con Ryo a Hogsmeade, ma era stata colpita da Tim, per sua fortuna in modo superficiale.

La mattina del ventiquattro dicembre, l’orario delle lezioni era dimezzato, e Harmony aveva un appuntamento con Tim, per vedere l’arrivò della nave di Durmstrang, ma la ragazza era come al solito in ritardo, ritardo in parte programmato, in parte era una ritardataria cronica a differenza di sua madre, un difetto ereditato da Harry.
L’appuntamento era fissato nel chiosco colonnato, e da lì sarebbero andati prima in riva al lago e poi al campo di quidditch.
Arrivata al chiosco la ragazza vide molta gente, gli studenti delle prime classi stavano per partire, molti invece volevano vedere la nave di Durmstrang emergere dal lago nero.
Harmony doveva incontrare Tim vicino al angolo destro vicino al portone si avvicinò e sentì da dietro l’angolo una risata che conosceva bene, Tim stava ridendo.
La cosa le faceva piacere, ma quando s’avvicinò ancora non vista, notò che il giovane mago rideva con una ragazza.
Questa era molto grande doveva avere circa venti anni, era alta quanto Tim, i suoi capelli erano castani scuri, gli occhi neri, era molto carina e sexy.
Dal nascondiglio anche se vicino, Harmony non riusciva a sentire quello che i due si dicevano.
La giovane strega li guardava ridere, e la ragazza toccava Tim, dandogli delle pacche sulla spalla, tra loro c’era affiatamento, molto affiatamento.
Harmony mentre osservava e pensò: “Non l’ho quasi mai visto così allegro e spensierato. Chi è questa ragazza?”
Uno spettro apparve nella mente, la ragazza per certi versi le ricordava Rigel.
“E se mi avesse già dimenticata? Se non mi amasse più? Harmony, ma cosa pensi. Ma chi è?” pensò e la guardò meglio “Ha qualcosa di famigliare. Sono sicura d’averla già vista, ma dove?”
L’unica cosa che sentì fu loro che si salutavano: “Ciao, Priscilla.” disse Tim ridendo.
Mentre la ragazza si era già allontanata, poi si voltò e lo guardò male e rispose: “Ciao Tim, ci si vede stasera, mi raccomando.” E se ne andò per entrare nella scuola, insieme con altre quattro.
Tim guardò allora l’orologio e sussurrò sorridendo: “Ma che fine hai fatto?”
Harmony non sapeva bene che fare, si avvicinò alle spalle di lui.
Il ragazzo sorrise, e senza neanche voltarsi disse: “Lo sa signorina Granger che arrivare in ritardo è una grave mancanza”
“Lo so caposcuola Drake, ma non credo che lei mi farà rapporto. Altrimenti non la bacio per una settimana.”
Tim si voltò preoccupato e disse: “Non lo dire neanche per scherzo, ma anche se conosci il caposcuola, una punizione la dovresti avere.”
“Qual è la punizione? Andare nella foresta proibita con Hagrid, combattere un drago, pulire lo specchio delle brame. Qual è?”
“Un bacio, un solo bacio.” disse Tim sorridendo.
“Non sarà corruzione?” disse Harmony con un sorriso malizioso, si avvicinò e due si baciarono.
Dopo il bacio Tim domandò: “Si può sapere che fine hai fatto?”
“Scusa. Lo sai che sono una ritardataria.”
“Sì.”
“Tim, cosa hai fatto mentre t’aspettavo?”
“Niente. Mi annoiavo.”
“Ah…” disse la giovane strega e pensava: “Mi ha mentito, mi ha mentito.”
“Cosa c’è?” domandò lui sorridendo “Non mi avevi detto che volevi vedere la nave di Durmstrang.”
“Si, ma adesso non sto tanto bene. Tornò nel mio dormitorio.” Disse lei e se ne andò di corsa senza neanche salutarlo.

Laura passeggiava per il corridoio, girato l’angolo si ritrovo davanti una persona che non vedeva da tempo.
“Miriam Blaylock” disse tra i denti la vampira. “Che ci fai qui?”
“Adesso mi chiamano, Sydia Stingray. Sono contenta di rivederti, Laura Sandrine Du Lac Ossian della stirpe Bathory.” Disse sorridendo la vampira, mentre le ragazze che erano con lei andarono avanti.
“Ci si vede dopo, Sydia.” Disse Priss, mentre girava l’angolo.
“Non hai risposto alla mia domanda, Blaylock.” disse Laura.
“Ossian, perché non seppellire le ostilità delle nostre stirpi.” Disse Sydia.
“Io seppellirei volentieri te.”
Sydia s’appoggio al muro e disse: “Sono qui per suonare, solo per suonare. Sono stanca della guerra Laura, soprattutto di una che non è la mia guerra. Siamo rimasti in pochi noi vampiri, la seconda guerra magica ha distrutto le stirpi. In nome di cosa dovremo continuare a ucciderci. Il mio sire è morto, come anche il mio patriarca, e la persona che amavo, e i miei figli di tenebra.”
Laura non rispose.
“Forse chiederti di dimenticare, la nostra guerra è chiedere troppo.” Disse Sydia, che avanzò, passando affianco alla antica nemica.
Laura sussurrò allora: “Mi spiace per le persone che amavi, tutti noi abbiamo perso qualcuno per colpa di Voldemort.”
“Grazie…” sussurrò in risposta Sydia, e se ne andò.
Miriam Blaylock adesso conosciuta come Sydia Stingray, faceva parte della stirpe Ligeia, era di origini inglesi ed era di secoli più vecchia di Laura, era nata nel 1339. Prima d’essere una non-morta era stata una prostituta a seguito del esercitò inglese in Francia durante la guerra dei cento anni, una notte però incontrò uno strano cliente vestito di nero, che la rese una creatura delle tenebre.
Le stirpi vampire di Laura e di Sydia, la Bathory e la Ligeia, erano nemici da molto tempo, ogni vampiro instillava nella propria progenie l’odio per la stirpe avversaria. Molto spesso allora i non-morti si combattevano senza conoscerne la ragione, o solo per stupide questioni di feudo o di territorio di caccia. Con la seconda guerra magica, le stirpi si divisero combattendo chi per i mangiamorte chi per le forze auror, ma la guerra non portò altro che sterminio del 80% dei vampiri, le gerarchie furono cancellate, le stirpi diventarono di scarsa importanza, le tradizioni di millenni dimenticate; adesso l’età media delle creature delle tenebre era poco più di cento anni.

Tornata alla casa di Grifondoro, Harmony trovò Herman Zabini ad aspettarla vicino alla porta ritratto .
“Ehi serpeverde!!” salutò la ragazza e poi disse: “Che ci fai da queste parti?”
“Ciao, cercavo te. Qualche giorno ti ho sentito dire che la tua migliore amica non viene stasera al ballo, è vero?”
“Sì, Tibby è in crisi e non è l’unica.”
“Problemi Granger?”
“No, niente di grave, Zabini.” Disse la ragazza “Lui come sta?”
“Ragazza lo hai distrutto, è un straccio d’uomo, penso che stia meditando di farsi l'Avada da solo.” Disse scherzando il ragazzo.
“Herman, è di Acrux Malfoy che stiamo parlando.” Disse lei ironica.
“Tutto sommato sta bene, verrà al ballo. E’ stato invitato da Maria Fleed.”
La giovane strega sorrise leggermente e disse: “Ne sono felice, e tu con chi ci vieni?”
“Ho avuto un centinai d’inviti, ma li ho rifiutati tutti, aspetto la ragazza giusta.”
“Sei esigente. Il ballo è stasera chi dovrebbe invitarti?”
“Mi sto organizzando. Ciao Harmony, ci si vede questa sera.” Disse il serpeverde e se ne andò con le mani in tasca.

Nel dormitorio femminile del quarto anno di grifondoro. Tibby era sdraiata sul letto e guardava il pavimento, mormorando una canzone triste.
“E’ possibile.” Pensava “Cosa sono diventata. Chi sono io? Un tempo lo sapevo. E’ questa che chiamano crisi adolescenziale? Mi sono ridotta così per James? O per aver fatto l’amore con Parkison? Ed essere quasi rimasta incinta?” si alzò e aprì un’anta dell’armadio, guardandosi allo specchio.
“Chi sei tu?” si domandò sussurrando, e continuò dicendo: “Di certo non lo scoprirò standomene qui a specchiami e a parlare da sola, ho già deciso che non andrò al ballo.” Si specchiò, guardando i suoi capelli, li toccò. “Voglio cambiare, essere diversa.” Disse e sorrise, si buttò eccitata sul letto e prese la bacchetta. Tornata davanti allo specchio sussurrò un incantesimo e si toccò la testa con la bacchetta. I suoi capelli si scurirono, diventando dal rosso fuoco tipico dei Weasley a un rosso molto scuro. La giovane strega sorrise al cambiamento, ma non era ancora del tutto contenta, prese una ciocca di capelli sul lato destro della testa e ci passò sopra la bacchetta, la ciocca diventarono neri corvini.
“Ora va bene.” Sussurrò la ragazza, che si mise a girare per la stanza, danzando quasi. Si sentiva strana, euforica.

Dopo l'arrivò della nave di Durmstrang, la preside e il corpo insegnati di Hogwarts aspettavano i loro ospiti nella sala grande. Le porte si spalancarono e i Durmstrangs fecero il loro ingresso, in testa a tutti c’era il neo preside della scuola, non che allenatore della nazionale Bulgara di Quidditch: Viktor Krum.
I maghi dell'Est avevano sempre il loro aspetto marziale più simile a dei soldati che a degli studenti di una scuola di magia.
Viktor si mise sugli attenti davanti alla McGrannitt, come poi lo imitarono tutto il resto del suo seguito.
“Benvenuti.” Disse la preside sorridendo “E’ sempre un piacere riavervi qui.”
“Grazie, professoressa per l’invito.” Disse Krum in un quasi perfetto inglese, poi agli studenti disse: “Riposo, rompete le righe!” E finalmente il bulgaro sorrise, si guardò intorno e vendendo sue vecchie conoscenze: “Hermione, Harry, allora è vero che siete tornati?”
“Viktor da quanto tempo?” domandò Harry avvicinandosi sorridendo insieme con Hermione.
La strega disse entusiasta: “Fantastico! Sei diventato preside della tua scuola.”
“Sì, prima professore di difesa contro le arti oscure e adesso preside. Mentre tu sei l’insegnate di trasfigurazione e Harry di difesa.”
Ron intanto parlava con un bulgaro del ultimo anno che gli aveva chiesto autografo.
“Krum!!” disse Draco in modo freddo, mentre s'avvicenva in compagnia di Ginevra e Neville.
“Malfoy!!” rispose a tono il preside.
I due sorrisero e si strinsero la mano, dandosi forti pacche sulle braccia.
“Viktor!!” esclamò Ginevra quasi alle lacrime e lo abbracciò, mentre lui stringeva la mano a Neville.
“Ginevra ti trovo bene. E ditemi come sta il mio figlioccio Acrux?”
“Bene, Viktor.” Rispose Ginevra.
“Gli ho portato un regalo, ho portato regali per tutti gli amici.” Gridò di gioia il mago.
E a stento i professori riuscirono a contenere l’euforia.
“Mi auguro ci sia un regalo anche per me?” disse David appena arrivato alle spalle di Krum.
Il bulgaro si voltò e sorrise vedendo l’amico e Laura.
“Giles, Ossian!!! Certo che ci sono regali anche per voi.”
I due maghi si diedero la mano e si lasciarono andare a sonore risate.
L’amicizia tra le due scuole si era rafforzata in tempo di guerra. I durmstrang aveva dato man forte dagli auror inglesi fin dai primi tempi del conflitto. In particolar modo avevano partecipato alle principali battaglie, tra cui la battaglia del San Mungo contro i vampiri di Orlock in cui arrivarono giusto in tempo, salvando i difensori del ospedale dei maghi tra loro c’erano: Draco, Ginevra, Neville e Zabini.
Nacque così un amicizia molto forte tra i Malfoy e i Krum, tanto che Viktor aveva fatto da padrino ad Acrux e Draco da padrino al figlio dei Krum: Vlad.
Vlab si avvicinò e salutò: “Ciao, Draco. Ciao Ginevra.”
“Il tuo inglese è migliorato figlioccio.” Disse sorridendo il professore di pozioni.
“Dov’è Acrux?” domandò il ragazzo. I due erano molto amici non che rivali nel Quidditch. Vlad era un ottimo cacciatore.
Viktor parlava con Harry ed Hermione.
“Ho saputo di quello che è successo a Hogsmeade, una cosa molto seria. Pensate che siamo alla vigilia di una nuova guerra?”
“Non so che dirti, Viktor.” rispose Harry “Speriamo di no.”
“Comunque vada, è meglio tenere una vigilanza costante amico mio. Ho anche saputo di una nuova eroina e di un nuovo gruppo di ragazzi molto in gamba.”
Harry sorrise, ma non disse che Harmony era figlia, sua e di Hermione. La partecipazione di Harmony e degli altri Young Phenix, come la figlia di Voldemort, erano rimasti dei segreti per la stampa e per la comunità magica internazionale.
Dopo altre chicchere e ricordi gli ospiti si ritirarono nelle loro stanze, e mentre Harry ed Hermione tornavano ai loro appartamenti, il mago disse: “Viktor ti trova sempre molto bella. Ho notato come ti guardava.”
“Smettila Harry, Krum è stato solo il mio secondo amore…” rispose Hermione, ma fu fermata da Harry che disse: “E chi è il primo?”
“Tu stupido.” Sussurrò lei.
Harry la spinse contro un muro dietro una colona, e la baciò.
“Ehi Harry! Potrebbe vederci qualche studente.”
“Non me ne frega niente, questa cosa del segreto non mi piace.” Disse sorridendo il mago. “Vorrei gridarlo al mondo che ti amo.”
Hermione sorrise, gli diede un baciò a fiori di labbra e gli sussurrò: “Non sarai geloso, signor Potter?”
Lui la guardò e disse: “Nel dizionario di Harry James Potter, non c’è la parola gelosia!” la lasciò andare, e i due tornarono a camminare per il corridoio.
“A sentire Ginevra, non è del tutto esatto.”
“Non vale avevo sedici anni. Allora parliamo dei canarini e di Ron.”
Hermione arrossì quasi e si difese dicendo: “Ero confusa, mi sa che lo eravamo entrambi.”
Harry sospirò e disse: “Proprio così…”
La strega si avvicinò a lui e si accoccolo vicino al suo fianco appoggiando la testa sulla sua spalla.

Dopo qualche ora tutte le professoresse e le addette non sposate o fidanzate furono invitate tramite gufo ad andare nel ufficiò della preside. Nella stanza si trovavano: Hermione, Laura, Pansy, e altre quattro streghe.
“Vi ho convocato tutte qui, perché come sapete il ballo di stasera non serve solo per festeggiare il Natale, ma anche come raccolta fondi per la nuova biblioteca.” Disse la Mcgranitt, guardando in particolar modo Hermione.
La strega si sentì un po’ a disaggio, dato che durante la guerra aveva affrontato nella biblioteca una fra le più potenti mangiamorte, con il risultato che lo scontro portò a diversi danni alla struttura e la perdita di diversi volumi.
“Per questo ispirata da un vecchio film babbano, intitolato: Via col vento. Ho deciso di tentare un modo nuovo di raccogliere fondi, metteremo all’asta un ballo con ognuna di voi.”
Nella stanza ci fu silenzio, rotto alcuni secondi dopo da voce di Hermione che diceva: “Ma siamo matti, cosa siamo in un mercato della carne. Io ballo con chi voglio.”
“Per una volta preside devo essere d’accordo con la professoressa Granger.” Disse Pansy “E’ un idea assurda.”
“Io invece la trovò carina.” Intervenne Laura “Potrebbe essere anche divertente.”
“Ma Laura?!” esclamò Hermione.
“Dai Hermione è solo un ballo, e poi non credo che balleremo mai con degli sconosciuti, sono sicura che ognuno dei ragazzi farà un offerta.” Disse Laura. “Sarà anche un modo per farci quattro risate, e anche se capitiamo con degli estranei, potremo sempre pestargli i piedi.”
Hermione sorrise.
“Allora che ne dite la facciamo quest’asta?” disse la preside.
“Pansy?” domandò Hermione.
“Potrebbe essere divertente. Ok ci sto anch’io, almeno farò un ballo.” Disse la guaritrice.
L’asta allora fu approvata, senza altri problemi.
Mentre uscivano dalla stanza della Mcgranitt, Hermione e Pansy parlavano fra loro.
“Tua figlia Leslei è una delle migliori nella mia materia, ne sarai soddisfatta?” domandò sorridendo la Granger.
“Sì, è una brava ragazza. Zoppica un poco in pozioni e in rune antiche però.”
“Rune è una materia tosta, per fortuna facoltativa. Pozioni è dura, anche Harmony non va benissimo. Certo che Draco e anche molto esigente, ho seguito qualche sua lezione mi ha ricordato Piton.”
Pansy annuì e poi tutte le due le streghe sorrisero.
“Glielo dirò a Malfoy che lo avete paragonato a Piton.” Disse divertita Laura. “Ma io vado, ci vediamo al ballo.”
“Ciao Laura.” Salutò Hermione.
E la vampira se ne andò.
Le due streghe continuarono a camminare insieme.
“Le nostre figlie non vanno d’accordo.” Disse Hermione.
“Decisamente no.” Risposte Pansy, nonostante non fosse una domanda. “Ma neanche noi andavamo d’accordo alla loro età.”
“E’ vero. Pansy possa farti una domanda?”
“Dimmi, Hermione.”
“Dov’eri durante la guerra? Ehm cioè tutti i serpeverde della tua classe sono diventati mangiamorte.”
“Vuoi sapere dov’ero? Cosa ho fatto? Perché non sono diventata una strega oscura?”
“Scusa forse non dovevo chiederlo.” Disse Hermione.
“Non c’è problema, posso risponderti. Molte cose mi hanno portato lontano dalla guerra, i miei genitori loro erano dei mangiamorte, hanno spinto mio fratello maggiore a diventare uno di loro. A combattuto sotto Lucius Malfoy era compagno d’armi di Draco, è morto nella battaglia di King Cross.”
“Mi dispiace molto.” Sussurrò Hermione, un po’ in colpa perché lei aveva partecipato a quella battaglia.
“Dicevo i miei genitori avevano dato il loro primogenito a Voldemort, erano convinti d’aver fatto abbastanza. Io poi non volevo morire per una causa che non sentivo mia, c’erano tante cose che volevo vedere, tante cose che volevo fare. Così scappai, anche perché i miei mi avevano promesso a Dolohov. Viaggiai per mesi sfuggendo alla guerra, ma poi la guerra mi raggiunse. Tornata a casa la trovai distrutta, e i miei genitori morti, e fui catturata da un gruppo di mangiamorte rinnegati, dopo alcuni giorni sono stata salvata da alcuni auror, ma dopo nove mesi nacque Ryo e intanto mi ero innamorata di uno dei miei salvatori, e così due anni dopo nacque Leslei, ma lui non la vide mai, morì durante la caccia a uno dei mangiamorte ancora in libertà. Finita la guerra m’iscrissi alla facoltà per guaritori. Ed eccomi qui.”
Pansy aveva mentito quasi su tutto, a parte che all’iniziò aveva davvero cercato di evitare la guerra, non era la prima volta che raccontava quella storia. Hermione invece raccontò la sua, dicendo tutta la verità.
Le due erano veramente diverse, agli opposti come streghe e come madri. Una nata-babbana, l’altra sanguepuro. Una griffondoro, l’altra serpeverde.

L’asta fu organizzata alcune ore più tardi, tra i partecipanti oltre ai professori di Hogwarts e di Durmstrang, c’erano alcuni amici.
Contrariamente a quanto si poteva pensare Harry, prese la storia dell’asta in modo molto scherzoso, e aveva preso in giro Hermione, aiutato e sostenuto dalla figlia.
Naturalmente gli studenti non potevano partecipare, e anche se a malincuore Harmony non poté assistere al evento, ma Harry le aveva promesso che gli avrebbe raccontato tutto.
L’asta iniziò, come banditore c’era la professoressa Mcgranitt, dal banchetto del preside, le concorrenti all’asta sarebbero state di lato a lei. La strega iniziò dicendo: “Benvenuti a questa insolita raccolta fondi per la nostra scuola, per la ricostruzione di parte della biblioteca. Ma andiamo a cominciare: la nostra prima…” e introdusse la prima strega.
Dopo altre due fu il turno di Laura, la vampira sorrise, e fece occhiolino a David, e lui rispose.
L’asta iniziò con la Mcgranitt che diceva: “Signori vi presento la professoressa di storia della magia Laura Ossian. Laura è una vampira, e ha partecipato ad emtrambe due guerre magiche. Le offerte per un ballo iniziano da cento galeoni.”
Tutti sembravano rapiti dal volto di Laura, dai suoi occhi scuri, profondi e misteriosi e dal suo dolce sorriso, ma il primo a fare un offerta fu David che disse: “Due”
“Duecento galleoni per il professor Giles. Chi offre di più?”
Qualcuno dei professori di Durmstrang stava per fare un offerta, quando David disse sorridendo alla preside: “No, preside non ci siamo capiti. Io non offro duecento galeoni, io ne offro due milioni.”
Nella sala scese il silenzio, la Mcgrannitt disse: “Due milioni di galeoni!”
Laura sorrideva.
La preside non aspettò altre offerte e iniziò il conteggio: “Due milioni e uno, due milioni e due, due milioni e tre. Il ballo è stato vinto dalla professor Giles per due milioni.”
Laura scese e incrociò lo sguardo con David, poi si avvicinò all’altre e disse a Hermione: “E’ divertente.”
“Non sapevo che David fosse tanto ricco?” domandò la strega.
“Suo padre era di famiglia ricca, poi diciamo che alla fine della seconda guerra mondiale ci siamo pressi una buona uscita dai maghi Hun.” (Termine con cui i piloti della RAF chiamavano i tedeschi by Dalastor)
La conversazione fra le due venne interrotta dalla preside che chiamava Hermione e la incitava a raggiungerla.
“Tocca a me.” Disse la strega. “Non credo che qualcuno offrirà fino a due milioni per un ballo con me.”
“Harry ti lascerà a qualcun altro neanche per un ballo.” Disse la vampira.
Hermione sorrise e guardò Harry, lui parlava con Ron, era là in piedi vicino a David. Arrivata di fianco alla Mcgrannitt, venne presentata: “Ecco signori una strega che non ha bisognò di tante presentazioni: la professoressa Hermione Granger. Come sapere tutti lei è una delle eroine della guerra magica, braccio destro del nostro Harry Potter.”
“E’ non solo il braccio destro a giudicare da Harmony.” Sussurrò Ron ad Harry.
L'amico si mise a ridere alla battuta dell’amico.
“Iniziamo le offerte da cento galeoni.”
“Duecento.” Disse una voce anticipando l’offerta di Harry. La voce proveniva alla parte opposta da dove si trovavano i professori di Hogwarts. L’offerta era stata fatta da Viktor Krum.
“A quanto sembra tu e Krum siete ancora in competizione.” Disse Ron.
“Quattrocento galleoni.” Rilanciò Harry e poi disse: “Sembra di sì, ma se crede che gli faccia fare un ballo con Hermione, si sbaglia.”
“Cinquecento.” Disse il bulgaro.
“Settecento.” Disse Harry.
“Ottocento.”
“Mille e cinquecento galeoni.” Disse il mago inglese.
Viktor sorrise e si voltò verso Harry.
La preside batté le offerte e dichiarò il ballo vinto dal nostro eroe.
“Forse dovresti dirmi qualcosa che non so?” domandò Ron.
Harry guardò l’amico e disse: “Ehm… forse si.”
Hermione si avvicinò ai due amici e disse: “E’ così sono stata vinta da te, Potter.”
“Il miglior acquisto della mia vita.” Disse scherzando il mago.
Poi tutte e tre iniziarono a ridere.

Tim si stava vestendo per il ballo nel suo dormitorio, il giovane mago stava per indossare la camicia quando sentì entrare qualcuno, si voltò e vide Herman Zabini passargli accanto con una corda.
Il giovane serpeverde si limitò a dire: “Ciao Drake.”
“Ciao Zabini.” Disse Tim stupito e poi aggiunse: “Ma che ci fai qui? Come sei entrato?”
Herman era arrivato vicino alla finestra, l’aprì e disse: “Ho il permesso. Ehi devo ammettere che sei un fusto Drake, Harmony è fortunata.” E legato un capo della corda la buttò dalla finestra. “Ora scusa, ma vado a conquistare la mia bella.” E si calò dalla finestra.
Il griffondoro si limitò a sorridere.
Herman arrivò fino alla finestra del dormitorio femminile. Lì c’era solo Tibby sdraiata sul suo letto a leggere di nuovo il secondo libro delle quattro amiche e un paio di Jeans, con una buona dose di biscotti al suo fianco, mentre leggeva di Bridget a casa di sua nonna materna in una crisi d’identità non diversa da quella della giovane strega. Sentì bussare al vetro della finestra e vide attraverso il vetro Herman salutarla e farle segnò d’aprire le imposte.
“Zabini, ma cosa stai facendo?” disse lei aprendo la finestra.
“Ho un importante domanda da farti Weasley. E’ vero che non vieni al ballo del ceppo?”
Tibby s’appoggio a lato della finestra a braccia incocciate e disse: “Sì, è vero.”
“Allora ti do due possibilità ho m’inviti al ballo o mi butto di sotto.”
Tibby spalancò gli occhi e disse: “Cosa ti butti? Ma che sei scemo?”
Herman non rispose e guardò Tibby.
“Ok buttati.” Disse la ragazza.
“Come vuoi.” Rispose Herman e lasciò con una mano la corda.
“No!!!” gridò Tibby.
“Allora m’inviti? Andiamo al ballo insieme?”
Tibby era terrorizzata e disse: “Si, t’invito, ma entra adesso.”
“Ok...” e fa per entrare dalla finestra poi ci ripensa: “Dammi un bacio o mi butto...”
“Zabini non chiedere troppo.”
“Mi accontento.”
La strega gli da una mano e il serpeverde entra e dice: “Allora sono così i dormitori femminili di griffondoro, mamma mia che ordine.”
“Tu sei un cretino... ma ti saresti buttato?”
“Sì.” poi si affaccia alla finestra e dice: “Sarebbe stato un bel volo.” poi grida “Acrux, Draco potete andare, missione compiuta.”
Tibby lo guardò male
“Ehm ho preso le mi contro misure” disse sorridendo il ragazzo.
Tibby sospirò, gli prese il viso fra le mani e l'ho baciò.
“Wow” sussurrò lui.
“Sei un pazzo, lo sai?”
“Io so solo che voglio andare al ballo con te.”
“Herman... Io sono ancora innamorata di...”
“Non importa andiamoci d'amici, e poi io sono un tipo paziente aspetterò anche tutta la vita.”
“Sei matto!!”
“Si, di te! Ti aspetto questa sera.” Poi si affaccia alla finestra e disse: “Drake, mi auguro che tu sia presentabile amico?”
"Vieni pure" gridò Tim poi disse a Tibby: “Non vorrei che Harmony fosse gelosa.”
La giovane strega sorrise.
Il serpeverde prima d’arrampicarsi disse: “Mi piace il tuo nuovo colore di capelli e quel tocco di nero di rende ancora più misteriosa e carina.”
“Ehm… Grazie.” Rispose lei arrossendo un po’.
Herman risalì e rientrò nel dormitorio maschile.
Tim intanto aveva finito di vestirsi e disse al amico, mentre si metteva una rossa nel taschino: “Tutto a posto? Ci sei riuscito?”
“Certo, andremo al ballo.” Rispose Herman e diede il cinque a Tim. “Ci si vede stasera. Ciao Drake”
“Ciao Zabini.”
E il serveverde uscì dal dormitorio.

La sera iniziarono i preparativi per la festa, i dormitori femminili della varie case erano in subbuglio, ragazze che uscivano dalle docce, che si cambiavano anche quattro o cinque volte, incantesimi di trucco e di pettinatura, specchi pressi d’assalto.
Nel dormitorio del quarto anno di griffondoro, Harmony aveva appena indossato il vestito, questo era viola pastello, si era truccata, e aveva valutato vari acconciature, finendo per scegliere di lasciar liberi i capelli, al massimo usando un po’ di lacca.
Dopo la preparazione si sedette sul suo letto, non era per niente serena, l’immagine di quella Priscilla che parlava con Tim l’aveva tormentata, soprattutto perché per tutto il giorno non aveva incontrato il suo ragazzo.
Tibby vestita con un abito color pesca chiaro, si avvicinò all’amica e le domandò: “Che c’è? Non mi sembri in gran forma.”
“Questa mattina ho visto Tim con un’altra ragazza, i due parlavano in modo fin troppo amichevole.” Disse Harmony, un po’ seccata.
“Non puoi impedire che le ragazze parlino con Tim, ne' tanto meno che lui parli con loro.”
“Non è questo, Tibby, è il fatto che dopo mi ha mentito, non mi ha detto nulla di quella Priscilla.”
“Harmony, sono sicura che non ti ha tradito, lui non ne è il tipo.”
“Allora perché mi ha mentito?”
“Non lo so.” Rispose Tibby “Ma ci sarà una ragione?”
“Quella ragazza mi ha ricordato un po’ Rigel.” Sussurrò Harmony.
“Uhm! Harmony c’è una cosa che ho imparato dalla storia con James, se c’innamoriamo di qualcuno, non c’è potere al mondo che possa fermarli. Tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro, i tuoi genitori sono un bellissimo esempio della forza dell’amore.”
La giovane strega sorrise pensando ai suoi, e poi a Tim: “Vuoi dire che se si è innamorata di un’ altra io non potrò farci niente?”
“No, Harmony. Scusa, ma Acrux ha potuto fermare l’amore fra te e Tim, nonostante mio cugino t’amasse più di qualunque cosa al mondo.”
“A proposito di ragazzi che amano, adesso perché non parliamo di te signorina Weasley e di un certo serpeverde.” Disse Harmony sorridendo un po’ maliziosa.
“Non so di cosa parli.” Disse Tibby arrossendo e poi disse: “E’ strano…”
“Chi Herman?!”
“No, lui è molto dolce e divertente, mi fa ridere, mi fa sentire leggera. Ma è la situazione a essere strana. Secondo te, è troppo presto per innamorarmi di nuovo?”
“Sei innamorata di Herman?” domandò entusiasta Harmony.
“No!! Non lo so. Lui è così diverso da James.”
“Potrebbe essere un bene. Tibby non so se Herman sarà il tuo nuovo amore, ma non è mai troppo presto per cercare qualcuno d’amare.”

“Secondo me è una follia, mia signora.” Disse Ryo appoggiato al retro di una poltrona nelle stanze di Pansy.
“Lo so, Ryo” rispose dal bagno Leslei appena uscita dalla doccia, la giovane strega avvolse il suo corpo in un asciugamano bianco, e si guardò nel grande specchio del bagno della madre, scoprendo che stava sorridendo. Dopo l’invito di Will si rese conto che pensare a lui la metteva di buon umore. Raccolti i capelli biondi in un altro asciugamano e uscì.
“Dicevi Ryo?” gli domandò.
Il serpeverde la guardò, la trovava bellissima non appena uscita dalla doccia.
“Mia signora.” Iniziò lui, usava quella formula solo quando erano soli o tra i mangiamorte, per Ryo era una forma di rispetto, verso la persona che ammirava e amava di più.
“Non è ancora stato deciso se può diventare uno di noi. Mi chiedo se sia saggio che tu vada al ballo con lui. E’ griffondoro!!”
La ragazza sorrise, e Ryo non aveva potuto non notare che da quando Will Pevensie era entrato nella vita di Leslei, lei era cambiata, era più felice, più leggera, non era così neanche quando stava con Acrux. E anche se il mangiamorte cercava di nasconderlo persino a se stesso, era geloso, geloso che fosse un altro a farle provare quelle emozioni.
“Ryo puoi voltarti per favore?” Sussurrò lei leggermente rossa in viso.
“Ehm sì, certo.” Rispose lui, e le diede le spalle.
“Tu non sei d’accordo che io vada al ballo con Will, vero?” domandò Leslei mentre apriva l’asciugamano per vestirsi.
“Sono solo preoccupato per te.” Rispose Ryo tenendo la stessa bassa.
“Non dovresti, so badare a me stessa ormai. Un giorno comanderò i mangiamorte e poi la comunità magica, voglio che tu inizi a trattarmi come una tua pari, come un tuo compagno. Molto presto avrò bisogno di te.”
Ryo alzò la testa, le parole della strega lo riempirono d’orgoglio, ma davanti a lui c’era una vetrina che rifletteva come se fosse una specchio, e poteva vedere Leslei che si vestiva.
“Ryo posso farti una domanda?” disse la strega mentre si metteva il reggiseno.
“Sì.” Rispose lui.
“Negli ultimi tempi sei diventato diverso. Esci con Sherazade. Perché? C’entra qualcosa con Tibby Weasley?”
“Weasley?!” esclamò Ryo.
“Scusami, ho guardato i tuoi sogni e ho visto che tu e lei, ehm… Sei arrabbiato?”
“Un po’.” Rispose “Non dovresti guardare nei miei ricordi, la mia mente non è un posto piacevole. Lo ami? Pevensie lo ami?”
“Ryo?! Ma cosa dici?”
Il mago non rispose.
La giovane strega sospirò, aveva finito di vestirsi e disse: “Puoi voltarti ora.”
Ryo si giro e rimase folgorato, Leslei era splendida con indosso un vestito azzurro tenue.
“Mi accompagni fino a un certo punto?” gli domandò la strega.
“Sì, certo. Io ti sarò sempre accanto in pace e in guerra per difenderti sempre.” rispose sussurrando il serpeverde una volta che le fu vicino.
“Non so bene cosa provò, ma so come mi sento con lui, quando lui mi sta vicino.” Disse lei sorridendo “Con Will posso essere me stessa, e non sono solo la figlia di Voldemort. Ryo tu desideri mai una vita tranquilla?”
Ryo la guardò, sorrise con malinconia, ma non rispose.

Fuori dalla casa di Corvonero, Acrux aspettava la sua dama per il ballo.
La porta della casa s’aprì e ne uscirono Laura sotto braccio a David. La vampira era vestita in modo semplice ma molto bello, aveva un abito blu scuro che lasciava nude le spalle e con decori floreali ai bordi. David invece aveva un completo blu, non portava la cravatta o il papillon, obbligatori per gli studenti.
Laura rideva, si vedeva che i due erano contenti, s’avvicinarono al giovane mago e David gli domandò: “Aspetti qualcuno, Acrux?”
“Si, signore.” Rispose “Maria Fleed.”
David metteva un po’ di soggezione gli studenti, in particolar modo il giovane Malfoy. Draco gli aveva raccontato fin da bambino le prodezze di quel uomo.
“Mi sa che ci vorrà un po’. Sai come sono le donne, Acrux?” disse l’immortale sorridendo.
“Buona fortuna, signor Malfoy.” Disse Laura.
“Grazie professoressa Ossian.” disse il serpeverde.
Dopo di che se ne andarono, Maria uscì e sorrise ad Acrux. Il ragazzo rimase abbagliato dalla bellezza della giovane strega, indossava uno splendido vestito grigio mercurio, molto lungo che lasciava nuda la schiena, fra i capelli portava un prezioso diadema con il simbolo di famiglia, ma alcune ciocche erano state lasciate libere.
Il serpeverde aveva accettato l’invito al ballo per amicizia, per non restare solo la vigilia di Natale e per non fare preoccupare i suoi genitori, ma vedere Maria così bella lo aveva reso molto felice, era sicuro che avrebbe passato una bella serata divertente.
La giovane strega s’avvicinò, gli sorrise un po’ emozionata e disse: “Ehm ciao. Come sto?”
“Sei… Sei bellissima.” Sussurrò Acrux.
“Grazie.” rispose lei. “Anche tu sei molto elegante.”
Il ragazzo sorrise un po’ impacciato, ancora di più quando la strega gli prese la mano e gli sussurro: “Andiamo?”
“Sì, certo.” Rispose lui.
Lei lo prese da un braccio e insieme s’incamminarono per il corridoio.
La famiglia di Maria: i Fleed erano una delle più antiche e ricche famiglie di maghi della Gran Bretagna, la loro ricchezza era dovuta alla miniera di Gren, un minerale molto ricercato e usato per costruire molti strumenti magici, come per esempio armi; la lama della spada di Grinfondoro e quella di Corvonero erano forgiate in Gren.
Maria nonostante fosse una ragazza di famiglia ricca, era molto semplice e aveva un carattere indipendente. Aveva i capelli castani e gli occhi azzurri.
Il serpeverde si fermò di colpo sotto un arco di pietra, la giovane strega lo guardò e disse: “Cosa c’è?”
“Maria, io…”
La ragazza abbassò triste lo sguardo e disse: “Pensi ancora ad Harmony? Forse io servo solo per farla ingelosire, ma Acrux è solo un ballo. Grazie per aver realizzato il mio sogno, altro non importa.”
“Merlino quanto parli.” Disse lui sorridendo e le alzò il viso per guardarla negli occhi. “E’ vero pensavo che per dimenticare Harmony non c’era niente di meglio del classico chiodo schiaccia chiodo, ma mi sono sbagliato. Non riesco bene a dirti cosa provo. Però ti prego di guardare su”
La ragazza guardò sopra la sua testa e vide un rametto di vischio.
“Credi nelle tradizioni?” Le sussurrò il giovane mago.
“Sì, moltissimo.”
“Anch’io, poi questa del bacio sotto il vischio è una delle mie preferite.” Disse lui e la baciò.
Lei arrossì, e subito dopo sorrise impacciata.

Nella sala comune di Griffondoro, molti erano i giovani maghi ad aspettare le loro dame per il ballo, tra questi due erano seduti sul divano di fronte al cammino.
Mentre maestro e allievo parlavano, le griffondoro uscirono dal loro dormitorio.
Harmony e Tibby scesero insieme suscitando molta ammirazione da parte dei ragazzi e alcune gelosie dalle ragazze.
Harmony avevo uno splendido vestito viola pastello, che le lasciava le spalle nude, pur non essendo eccessivamente scolato.
Tim e Harry scattarono in piedi. Il ragazzo era ammagliato dalla strega, mentre al genitore tornava in mente il suo ballo del ceppo e l’ingresso di Hermione.
Tibby di lato all’amica non era da meno con indossò il suo vestito color pesca.
Tim si era avvicinato alla scala, aspettando la sua ragazza, i due si sorrisero, e finita la scala. La giovane strega prese il braccio del suo ragazzo.
“Sono molto carini. Non è vero?” Disse una voce femminile dietro Harry, una voce che lui conosceva molto bene.
“Sì lo sono. Harmony è molto carina, come sua madre del resto. Hermione” rispose il mago senza voltarsi.
“Di nuovo un ballo del ceppo.” Sussurrò la strega.
“Sarà diverso…” sussurrò Harry.
“Come fai a saperlo?”
“Perché quest’anno ci vado con la ragazza giusta.” Rispose Harry voltandosi.
Hermione era davanti a lui sorridente, in uno splendido vestito blu molto scuro e i capelli acconciati con fili d’oro.

“Avanti Luna siamo in ritardo!” disse Ron dal piano di sotto della villetta a Hogsmeade, dove si erano trasferiti da quando Ron era diventato professore di volo.
“Calmati, Weasley! Non siamo in ritardo.” Disse Luna da sopra.
“Non siamo in ritardo dice lei.” Sussurrò il mago, e poi a voce più alta. “Poi te la vedi tu con Hermione se arriviamo tardi.”
“Ron, quando la smetterai d’avere soggezione di Hermione Jane Granger.” Disse Luna ridendo, sempre dal piano di sopra.
“Luna tu conosci l’amica Hermione. Io conosco la So tutto io Granger e c’è differenza.”
“Sarà? Ma non siete più dei ragazzi.”
Ron guardò l’orologio e disse: “Luna vuoi scendere.”
“Eccomi.” Disse la strega e comparve alla sommità delle scale. Splendida in un vestito argenteo, che metteva in risalto la sua pelle bianca e i cappelli biondi.
Ron non riusciva a credere ai suoi occhi e disse: “Sei… Sei stupenda. Un sogno Lovegood.”
Luna scese le scale e quando fu vicina a Ron sussurrò: “Grazie. Andiamo non dicevi che eravamo in ritardo.”
“Non lo ricordo più.” Balbettò Ron, guardando ancora sua moglie.
“Non dicevi che Hermione ti avrebbe fatto impazzire?”
“Hermione chi?” disse sorridendo Ron.
“Andiamo, Weasley.” Disse Luna, prendendo il marito per un braccio.
“Luna.” Le sussurrò lui. “Tu sei la migliore e la più bella cosa che mi sia capitata. Lo sai? Sono fortunato ad averti, prima come amica, poi come compagna nell' E.S., come ragazza, come moglie e adesso come madre dei nostri figli.”
“Siamo stati fortunati entrambi.” Disse lei e gli diede un fugace bacio sulle labbra. “Ora possiamo andare? Voglio andare al mio primo ballo del ceppo.”
“Come il primo?” disse Ron mentre insieme con Luna andava verso la porta d’ingresso.
“Sì, il primo. Nessuno m’invito quando avevo tredici anni. All'epoca ero Lunica Lovegood, e non avevo il mio Ron.”
Il mago sorrise e poi disse usando un tono più forte: “Erano degli stupidi a non invitarti non sapevano cosa si perdevano.” E uscirono. “Cosa hai fatto quella sera?”
“Ho letto alcuni numeri del Cavillo di mio padre. Ma se non sbaglio anche il tuo ballo non fu eccezionale. Un certo vestito un po’ tradizionale e hai fatto piangere una ragazza.”
Ron chiuse la porta e le domandò: “Chi te lo ha detto?”
“Il vestito l’ho visto dal tavolo di Corvonero quando ti è arrivato, il resto l'ho saputo da Ginevra ed Hermione.”
“Luna potresti evitare di buttare sale sulle mie ferite adolescenziali.” Disse il mago ridendo, mentre i due lasciavano il giardino e andavano verso la scuola.
“Ron hai dimostrato a tutti che non sei più un pasticcione, o un amico stupido, o una spalla comica.”
“Lo so, amore, ma quel ragazzo è ancora dentro di me.”
“Io ne sono contenta, che ci sia, perché è anche di lui che mi sono innamorata.”
Ron la guardò, Luna aveva la capacità di farlo innamorare di nuovo ogni giorno ogni ora e disse: “Come io amo la piccola Lunatica che vive ancora dentro mia moglie.”
La strega sorrise.
“Cambiando discorso.” Disse Ron “Con chi va al ballo Tibby?”
“Con un bravo ragazzo.”
“Chi? Lovegood.”
“Allora è il figlio di un tuo caro amico, con il padre ci giochi a Quidditch e a poker.”
“Chi?”
“Herman Zabini.” Disse Luna.
“Herman? Ah Ok è un ottimo elemento per essere…”
“Un serpeverde.”
“No, un ragazzo.”
Luna sorrise nuovamente al marito, mentre imboccavano il sentiero per la scuola.

Herman aspettava Tibby sulla porta della sala grande.
Quando la strega arrivò i due si guardarono e si sorrisero. Lui le offrì il braccio e lei lo prese anche se un po’ imbarazzata.
“Sei bellissima stasera, Weasley.” Le sussurrò il serpeverde.
“Ehm grazie.” Disse lei.
“Tim, tutta la scuola ci invidierà stasera, abbiamo le ragazze più belle.” Disse Herman.
“Puoi starne certo!” disse Tim.
Le due ragazze avevano il viso in fiamme, ma al tempo stesso si sentivano lusingate.
“Anche io e Harmony saremo molto invidiate. Chi sa quante ragazze vorrebbero essere al nostro a ballare con due fra i ragazzi più affascinanti di tutta la scuola.” Disse Tibby.
“Modestamente.” Sussurrò Herman.
Tim sorrise.
“Saremo in tre a essere invidiati.” Disse Acrux che aveva ascoltato tutto con Maria.
“Ehi che aspettiamo?” disse Herman “Vogliamo entrare? C’è l'open bar. A proposito non è che voi ragazzi figli dei prof potete farci avere dell'idromele.”
“Herman tu non conosci bene mia madre vero?” disse Harmony sorridendo.
“Ha ragione, Harmony.” Disse un’adulta voce maschile dietro di loro, si voltarono e videro Draco in compagnia di Ginevra. “E ringrazia, Herman che sono stato io a sentirti se si fosse stata la professoressa Granger, oltre ad avere punti in meno per le vostre case, sareste a catalogare in ordine alfabetico i libri della sezione proibita.”
Ginevra accanto al professore di pozioni rideva.
Intanto altre coppie di studenti erano arrivate, tra queste c’erano: Ryo e Sherazade, lei aveva un vestito verde smeraldo scuro, molto seducente e scollato, che attirò gli sguardi di quasi tutti i ragazzi, tranne che Tim, Acrux e Draco.
Ryo guardò Tibby con uno sguardo inespressivo, la giovane strega non disse nulla, e si limito a guardare da un’altra parte, la cosa però fu notata da Herman.
“Ciao, Acrux.” Disse Vlad Krum avvicinandosi all’amico, tenendo per mano la corvonero Mildred Hubble, anche lei membro dei Young Phenix.
“Ciao, Vlad. Ciao Mille.” Rispose il serpeverde, che poi presento l’amico agli altri: “Lui è Vlad Krum, ragazzi.”
Ci furono tante strette di mano e saluti, il giovane mago bulgaro era gentile e scambiò parole un po’ con tutti.
“Ma quanto ci vuole perché aprano le porte?” Domandò Tibby.
Ma proprio in quel momento, finalmente si aprirono, la sala grande era irriconoscibile. Gli studenti proprio come i professori ne rimasero stupefatti, mentre entravano. La sala sembrava congelata, come se fosse proprio una parte del castello della regina delle nevi.
“E’ incredibile.” Sussurrò Ginevra “E’ identica a com’era al ballo del ceppo di tanti anni fa.”
“Miseriaccia!!” esclamò Ron appena arrivato. “Ma è come per il nostro ballo.”
E tutti entrarono, sarebbe stato un ballo meraviglioso.

Pansy si avvicinò a Draco, il vestito di lei era di un brillante viola ametista con pizzi neri intorno al seno, i capelli acconciati verso l’alto.
Il professore di pozioni era solo, Ginevra lo aveva lasciato per una ragione non meglio specificata.
Pansy sorrise maliziosa al amante, si guardò intorno e disse: “E’ un dejavu, mi ricorda il nostro ballo del ceppo, signor Malfoy.”
Lui non rispose.
“Tutto più semplice al epoca, ricordi cosa è successo dopo il ballo. Potremo rifarlo, potrei fingere d’essere vergine come allora.”
“Pansy tu stai giocando con il fuoco, dovresti sapere che le mura hanno orecchie.” Disse freddo Draco.
“Non mi dire che non ti eccita l’idea, tu e io di nuovo in uno stanzino delle scope. Volendo a farci trovare dal professor Piton mentre...”
“Pansy vattene.” Sussurrò lui.
“Eccomi!!” disse Ginevra appena tornata “Oh ciao Pansy.”
“Ciao Ginevra. Ora scusatemi, ma ci vediamo dopo.” Disse la guaritrice e se ne andò verso la grande porta d’ingresso.
“Tutto bene, Draco?” domandò Ginevra al marito.
“Tutto bene.”
“Sei un po’ strano da un po’ di tempo, di cosa parlavate tu e Pansy?”
“Ricordi niente d’importante, Ginevra. Oh guarda sta entrando Acrux, ma chi è la ragazza con lui?”
“Lei è Maria Fleed.”
“E bravo Acrux, è una bella ragazza. Ma non credo che abbia ancora dimenticato Harmony.”
“Quella ragazza adesso mi sta un po’ sui nervi, lasciare il mio ragazzo per mettersi con quel Drake. Non è proprio come Hermione.”
Draco sorrise e disse: “Invece mi sembra che sia molto simile a Hermione, visto che Drake è come Harry e poi Ginevra non sono fatti nostri, il nostro Acrux è quasi un uomo ormai, ha già combattuto le sue battaglie, ha avuto vittorie e sconfitte.”
“Se lui è così lo è perché ha preso da suo padre.” Disse Ginevra avvicinandosi al marito e appoggiando la testa spalla di lui.
Draco sorrise.

La festa iniziò, la musica riempi l’aria di una dolce melodia mentre gli studenti iniziarono ad affollare il centro della sala, Harmony ballava con Tim. Harry sorridendo li guardava in compagnia di Hermione. Lui le sussurrò: “Il ballo l’ha preso da te.”
“Per fortuna visto come ballavi alla sua età.”
“Touché.” Disse Harry.
“Ma questi ragazzini sono dei polli.” Disse Ron accanto a Luna.
“Senti chi parla?” rispose Hermione scherzando. “Se non sbaglio il quattordicenne Ronald Weasley non ballò neanche una volta al suo primo ballo del ceppo.”
Harry e Luna a stento riuscivano a trattenere le risate, mentre Ginevra rideva e Draco diceva: “E’ vero non ha ballato con Padma Patil al epoca.”
“Volete smetterla!!” disse Ron “Cercò di portare avanti una reputazione qui dentro.” In realtà rideva anche lui, poi a Hermione: “Dato che hai rivangato il passato Granger, se non sbaglio mi devi un ballo d’allora.”
“Non mi sembra.” Disse la strega.
Ron le porse la mano e disse: “Hermione vuoi ballare?”
“Sì, accetto volentieri.” E presa la mano andarono in pista.
“Harry vorresti ballare con me?” domandò Luna.
Il mago annuì e anche loro andarono a ballare, seguiti da Ginevra e Draco.
“Ricordi ultima volta che abbiamo ballato insieme, Harry?” domandò Luna.
“Al matrimonio di Bill e Fleur. No, che stupido alla festa per la vittoria della guerra.”
“Sì, durante i festeggiamenti eri strano, tutti erano felici, tutti tranne te.” Disse Luna.
Il mago guardò verso Hermione e Ron che ballavano a pochi metri. La strega si divertiva la ballare con Ron, rideva sempre, ridevano entrambi.
“Eri infelice perché ti mancava qualcosa d’importante, avevi perso qualcosa di importante.” Disse Luna, mentre ballavano. “Ma adesso l’hai ritrovata.”
“Sì, Luna decisamente l’ho ritrovata.”
“E come ti fa sentire?”
“Bene, e come se per tanti anni abbia vissuto dietro a un vetro sporco, ma non appena lei ed Harmony sono entrante nella mia vita il vetro è stato pulito.”
Luna sorrise dolcemente.
“E’ bello riavere Hermione vicino e aver scoperto d’avere una figlia come Harmony.” Continuò a dire Harry.
“Sei raggiante stasera.” Disse Ron a Hermione.
“Perché non dovrei è una festa.”
“No, non è solo questo, non ti vedevo così da molto tempo, Hermione. Sembri tornata a essere una ragazzina.”
“Ron?” domandò lei ridendo un po' imbarazzata.
“Hermione, state insieme non è vero?” disse il mago sorridendo.
Lei annuì e sorridendo domandò: “Come te ne sei accorto?”
“Vi conosco, vi conosco da tanto tempo. So quando siete arrabbiati, tristi, o felici per colpa o merito dell’altro. Allora vuoi raccontarmi come è successo?”
“Ehm!!” e la strega arrossì “E’ venuto da me, mi ha parlato, abbiamo parlato. Mi ha detto cosa provava .”
“Finalmente ce ne ha messo di tempo, ma perché adesso, Hermione? Se ho capito bene è stata una cosa molto veloce e inaspettata.”
“Ron, tu sei sempre stato il più istintivo fra noi, il più passionale, in un certo senso sei stato quello che ha vissuto meglio, che ha realizzato più cose.”
“Sono semplicemente stato più fortunato, sinceramente non so se lo merito, ma questo cosa centra?”
“Ti meriti tutto quello che hai ottenuto e anche di più. Vedi per una volta ho voluto seguire il mio istinto, i miei sentimenti. Per tutta la vita io e Harry abbiamo pensato, ragionato su ogni nostro gesto, se invece di pensare avessimo agito, seguendo i nostri cuori. Chi lo sa?”
“Così quando lui è venuto da te hai deciso d’agire di lasciarti andare, un comportamento non molto Hermionesco, direi.” Disse Ron sorridendo.
“Mi sono fidata del mio cuore e di lui. Un tempo mi fidavo di Harry Potter.”
“Sì, sono contento per voi. E adesso cosa farete? Che intenzioni avete?”
“Niente di programmato per ora, stiamo riguadagnando il tempo perduto. Ci stiamo divertendo.”
“Un’ottima idea, un’ottima idea.” Disse Ron sorridendo.

“Hogwarts ha l’onore di presentare.” Disse Harry sul palco usando la bacchetta come microfono “La Band del momento.” Si iniziò a sentire alcune note della canzone.
“Ma questa è Touch Down, ma allora sono le…” disse Tibby tutta eccitata ad Harmony.
“Ecco le Knight Sabers!!!” disse Harry.
Dall’alto della sala si videro volare quattro streghe su manici di scopa che atterrarono sul paco:
una, la più giovane, dietro a una batteria più in alto, una che suonava una chitarra, un’altra dietro la un tastiera e la quarta vicino ad Harry come cantante.
Harmony la riconobbe subito nonostante avesse una parrucca rossa, era la ragazza con cui aveva parlato Tim quella mattina.
Priss diede il cinque ad Harry, ma poi con sorpresa del pubblico lo tiro a se baciandolo.
E ci fu un boato d’approvazione da parte degli studenti.
La cantante gridò lasciando il mago stupefatto e con il pugno destro al cielo: “Wow!!! Ho baciato Harry Potter…” e iniziò a cantare.
Il mago scese dal palco e tornò vicino ai suoi amici.
Hermione lo guardò e disse: “Cosa devo pensare, Harry?”
“Ehi non è colpa mia, l’hai vista? Lei mi ha baciato. Per me è la cicatrice, piace troppo.”
“L’ho sempre pensato.” disse Ron e mentre guardava Priss disse “Certo che è proprio sexy.”
Ricevendo una gomitata allo stomaco da Luna.
“Harry per te ho solo una parola: canarini.” disse Hermione.
“Oh cavolo.” Disse lui un po’ terrorizzato.
Gli studenti si scatenarono per tutta la canzone. Harmony dopo il bacio rimase un po’ sorpresa, ma visto che subito dopo i suoi ridevano capì che non c’era da preoccuparsi.
“Scusa, ma devo andare un attimo.” Le disse Tim.
“Dove? Non ti vorrai perdere il concerto.”
“No, ma è una sorpresa, aspetta è vedrai.” Disse il ragazzo e si avvicinò un po’ di più al palco.
Finita la canzone Priss gridò: “Buon natale Hogwarts. Adesso il prossimo pezzo è: Rock me. E’ ci sarà una sorpresa per tutti voi, verrà suonata anche da uno di voi, uno dei migliori chitarristi che abbiamo mai sentito.” e presa la chitarra di Sydia e la lanciò in aria verso il pubblico.
Tim alzò la bacchetta e disse: “Accio chitarra.” Lo strumento volò nella mano del giovane mago, che corse e salì sul palco con un salto, la canzone iniziò con il ragazzo che suonava da vero professionista.
Harmony non riusciva a credere ai suoi occhi.
“Ragazzi lui è Tim Drake… mio fratello!!…” gridò Priss poco prima d’iniziare a cantare.
La musica entrò nel vivo.
Harmony guardava Tim, non poteva immaginare che fosse così bravo.
“Ma tu lo sapevi?” le domandò Tibby.
Harmony scosse il capo sorridendo e disse: “E’ fantastico!!!”
Il giovane mago si muoveva benissimo sul palco, e al momento dell’assolo fu fantastico.
Tutti gli studenti lo applaudirono e lo incitavano.
Finita la canzone, Tim ridiede la chitarra a sylia e insieme con Priss scese dal palco, mentre iniziava un’altra canzone cantata però da Nene la batterista, non che il membro più giovane delle KS.
“Sei stato bravo, fratellino…” gli diceva Priss mentre gli camminava a fianco. I due ridevano. “Allora quando mi presenti lei?”
“Lei chi?”
“Come chi? La tua nuova ragazza.”
Lui sorrise e vide di fronte a se Harmony, Tibby e tutti gli altri. “Direi fra poco, sorellina.”
“Sei stato bravissimo, Tim.” disse Tibby vicino ad Harmony che guarda il suo ragazzo molto sorpresa.
“Grande Drake!!” disse Herman dietro a Tibby e gli diede la mano.
“Grazie Tibby. Grazie Zabini.”
“Ehi c’ero anch’io.” disse Priss.
“Priss D. Oh mamma posso avere un autografo?” esclamò Tibby.
“Sì, certo.” Disse lei, intanto guardava il fratello di fronte ad Harmony.
La giovane strega guardava Tim sempre con un'espressione tra il sorpreso e l’incredulità. “Perché non mi hai detto niente?” gli domandò.
“Volevo fosse una sorpresa, Harmony. Non suono spesso.”
“Sei stato eccezionale la sopra.” Disse la giovane strega.
“Ehm Grazie.”
La strega si lanciò fra le braccia del mago, e lei gli sussurrò: “Ho pensato che tu. Promettimi che non mi terrai più niente nascosto.”
Tim le accarezzava la testa, tenendola stretta a se, con il capo di lei sul petto e le sussurrò: “Promesso.”
“Scusa Tim, se t’interrompo, ma io devo tornare a cantare.” disse Priss, dopo aver firmato gli autografi.
“Ah sì, Harmony lei è mia sorella Priscilla Drake…” disse Tim.
“Priss!!” lo subito corresse la cantante “Piacere.”
“Piacere.” Disse Harmony.
E le due streghe si diedero la mano.
“Sono contenta di conoscerti. Mi ha parlato molto di te. E tutto il giorno che mi fa la testa così con Harmony di qua, Harmony di là.”
“Smettila sorellina.”
“Ma se è la verità.” Disse Priss poi si voltò verso il palco e vide che la chitarrista del gruppo la guardava male. “Oh devo tornare a cantare, altrimenti Sydia, la mia ragazza, s’arrabbia. Ciao Harmony, mi auguro di poter parlare di più un’altra volta.”
“Sì, certo.” Rispose la giovane strega sorridendo.
“Vedi d’andare da lui.” disse Priss guardando il fratello negli occhi “Tim…”
“Priss…” disse il fratello.
La cantate poi tornò sul palco.
“Tim, non l’hai salutata?” disse Harmony.
“Io e lei non lo facciamo mai. Ti va di ballare?” disse il mago.
Harmony annuì ed entrati in pista iniziarono a ballare stretti stretti.
“Sei arrabbiata Harmony?”
“Cosa? No, ma sono sorpresa…”
“Bene.” Disse il giovane mago “Volevo farti una sorpresa.”
La ragazza sorrise e poi disse: “Stamattina ti ho visto con Priss e ho subito pensato che tu e lei.”
“Ah! Che sei gelosa?”
“Stupido”
Finita Hurrcane, iniziò una canzone che fin dalle prime note suonate al piano, molti capirono non essere una di quelle delle Knight Sabers, prima d’iniziare a cantare Priss disse al microfono: “Una dedica speciale, un fuori programma per un amico.” E iniziò la canzone

‘There's a hero’
If you look inside your heart
You don't have to be afraid
Of what you are
There's an answer…”

“Ma questa é…” disse Ron accanto a Luna, e guardò verso Hermione, che aveva riconosciuto subito la melodia.
“Harry.” Pensò Hermione sorridendo “Hero di Mariah Carey, la canzone che abbiamo ballato al matrimonio di Bill.”
Harry con passò deciso e sorridendo, traverso l’intera sala e sotto gli occhi di tutti s’avvicinò a Hermione, e le disse, porgendole la mano: “Signorina, posso avere l’onore di questo ballo?”
La strega l’afferrò dolcemente, ma con fermezza, e rispose: “Sì, con piacere signor Potter.”
Mentre andavano insieme al centro della sala, il mago le disse: “Mi spiace, ma credo che il nostro segreto non resterà tale.”
“Non fa niente.”
“La ricordi ora?” domandò Harry mentre iniziavano a ballare.
“E’ come avrei potuto dimenticarla, dimenticare il nostro ballo.”
Vicino a Tim, Harmony li guardava contenta, iniziando a piangere.
“Harmony?” le domandò sussurrando il ragazzo “Cosa c’è? Perché piangi?”
“Sono troppi belli, sono felici, posso vedere il tutto loro amore, l’amore dei miei genitori attraverso il loro ballo, e li rivedo ragazzi alla nostra età, quando non si sono potuti amare. Noi siamo fortunati, noi possiamo amarci liberamente.”
“Sì, hai ragione. Mi concede questo ballo?” disse il giovane mago.
“Sì…”
E anche loro andarono in pista, iniziando a danzare. Hermione li guardava l’oltre la spalla di Harry e sorrise.
“Cosa c’è? Perché sorridi?” domandò curioso il mago.
“Nostra figlia sta ballando con Tim, sono bellissimi, ma un po’ impacciati.”
“Avranno tempo per imparare.” Disse Harry, e si voltò a guardarli.
I due ragazzi notarono che venivano osservati e sorrisero. Harry annuì a Tim.
Intanto anche altre coppie si erano unite alle danze.
Finita la canzone, Harry presa per mano Hermione, la portò via di corsa e uscirono dal portone ritrovandosi fuori, il giardino era innevato, tutto era avvolto nella coltre bianca e splendeva nella luce ovattata della luna piena.
Il cielo nonostante fosse dicembre era limpido, e pieno di stelle.
Entrambi si ricordarono della notte in cui incontrarono Sirius e del loro volo su Fierobecco.
Harry sussurrò a Hermione: “Sei la migliore strega della tua generazione.”
Lei sorrise e un po’ arrossì, tremando a causa del freddo.
Il mago allora si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, la strega si voltò e gli disse: “E tu come fai, Harry? Sentirai freddo?”
“Non preoccuparti. Vieni con me.” Disse Harry.
I due iniziarono a passeggiare insieme, raggiunsero ben presto la capanna di Hadrig dove nel campo delle zucche si trovava un loro vecchio amico: Fierobecco. L’ipogrifo non appena li sentì arrivare alzò la testa e li salutò era molto contento di rivedere le due persone che gli avevano salvato la vita.
Harry ed Hermione s’avvicinarono alla creatura magica, e il mago iniziò a dargli delle carezze sulla testa e sotto il becco.
“Sembra sia successo ieri quando abbiamo volato con lui per liberare Sirius. Ricordi Hermione?”
“Io ricordo tutte le nostre avventure. Soprattutto quelle che vivevamo da soli.”
Harry si voltò e la guardò con un sorriso malizioso.
“Voglio dire quelle in cui eravamo soli, hai capito?”
Il mago sorrise ancora, poco dopo tornò serio e disse: “Sì, certo. Anch’io mi ricordo ogni nostra impresa.” E guardò per un attimo l’ipogrifo, Hermione s’avvicinò a lui e alla creatura e accarezzando il manto di quest’ultima. Harry le prese la mano, lei si voltò e i due si guardarono negli occhi.
“Hermione…” sussurrò lui e le strinse forte la mano.
La strega capì dalla forza e dal calore della stretta quanto fosse forte l’amore di Harry.
“Harry, andiamo di nuovo, voliamo di nuovo.” Disse lei.
“Tu cosa ne pensi , Fierobecco si può fare? Possiamo volare come quel giorno?”
La creatura magica annuire, Harry lo liberò, e lui insieme a Hermione salirono in groppa all’ipogrifo. Questo aprì le ali e dopo una frenetica galoppata spicco il volo.
Il volo su una creatura magica era completamente diverso da quello su manico di scopa. Su Fierobecco si stava molto più comodi e le virate erano molto più ampie, l’ipogrifo salì molto in alto guidato da Harry e poi in picchiata sulle argentee e calme acque del Lago Nero, proprio come aveva fatto nel suo primo volo al terzo anno.
Hermione gridava tra la gioia e l’eccitazione, mentre l’ipogrifo lasciato il lago virava verso foresta proibita.
“Hermione guarda!!” gridò Harry indicando un punto sulla riva dello specchio d’acqua.
La strega guardò e si vide uno splendido unicorno bianco abbeverarsi al lago proprio dove la luna si rifletteva sulla superficie dell’acqua.
“Mio Dio quanto è bello.” Disse Hermione.
Il mitico animale dopo aver bevuto alzò il capo e il vide, ma invece di scappare s’inchinò.
“Harry è…!!”.
“Sì, è Unico.” Disse sorridendo Harry, e dietro all' unicorno ne vide altri, circa una quindicina. “Unico deve essere il capo branco.” Aggiunse il mago..
All'unicorno se ne avvicinarono altri tre, la prima era bruna con una criniera dorata e poi due cuccioli uno bianco e altro nero.
“Quelli devono essere la sua nuova famiglia, la sua compagna e i suoi cuccioli.” Disse Hermione.
Unico salutò nuovamente il suo ex-padrone e si allontano sparendo con gli altri del branco nella fitto della foresta dopo aver attraversato una radura.
Fierobecco continuò il suo volo.
“L’hai lasciato andare dopo la guerra?” domandò Hermione.
“Sì, sono venuto qui di nascosto.” Rispose Harry.
“E’ bello che abbia una nuova compagna, sapevo che gli unicorni hanno un solo compagno per sempre.”
Harry sorrise e disse: “Non solo gli unicorni...” E la strinse a se.
Lei sorrise.
Il mago spronò Fierobecco per andare verso Hogsmeade, e poi atterrare in una radura vicino alla stamberga strillante. Non appena a terra Hermione si guardò intorno e Harry gli domandò: “Ricordi questo posto?”
Hermione non rispose subito, ma si avvicinò a una roccia sul limitare del bosco e ci si sedette, sorridendo e disse: “Come farei a dimenticarlo, sei scappato qui quando hai creduto che Sirius aveva partecipato alla morte dei tuoi genitori.”
“Sì…” sussurrò lui avvicinandosi “...e tu mi sei stata vicino, come tutte le volte che ne avevo bisogno. E non hai mai chiesto niente in cambio. Hermione…” si mise in ginocchi davanti a lei.
Lei lo guardò nei profondi occhi verdi, lo guardo nell’anima, e parlarono senza usare parole, come facevano da ragazzi, il tempo si fermò intorno a loro.
“Hermione io ti amo, ti amo perché è la cosa più giusta. Ti amo, e non mi stancherei mai di dirtelo.”
Il cuore della strega perse un battito, e con una mano gli scompigliò i capelli e gli disse: “Anch’io ti amo.” E gli prese il viso tra le mani, e lo baciò.
“Hermione.” Sussurrò il mago a fior di labbra.
“Harry.” Rispose lei.
Lui prese dalla tasca un sacchetto di velluto rosso, e lo diede all’amata ridendo: “Lo so che i regali si aprono la mattina di Natale, ma potremo infrangere la regola.”
“A volte è bello infrangere le regole.” E preso il dono disse: “Posso aprirlo?”
“Sì, certo.”
Hermione sciolse il nodo e quando vide il braccialetto con i ciondoli, non riuscì a credere ai suoi occhi.
“Sette ciondoli?” sussurrò.
“Sì, sette come sono sette gli anni delle nostre imprese, gli anni in cui mi sono innamorato di te.” Disse il mago.
Hermione guardò di nuovo il bracciale e disse: “Vediamo se riesco a indovinare cosa vogliono dire ognuno dei ciondoli?”
Lui sorrise e disse: “Vediamo.” E si sedette di fianco a lei.
“Allora una zucca di Halloween, è il nostro primo anno, quando tu e Ron, mi avete salvato dal Troll.”
“Fuori uno!!” esclamò Harry.
“Una margherita, il secondo anno. I fiori che mi portavi in infermeria quando ero pietrificata. Non te l’ho mai detto, ma ti sentivo, sentivo la tua voce e le tue carezze.” Disse la strega.
“Io l’ho sempre saputo.”
Lei sorrise e continuò: “La giratempo, il terzo anno.” E guardò verso Fierobecco “Harry sai cosa simboleggia l’ipogrifo?”
“No, che cosa?”
“Simboleggia l’armonia e…”
“L’armonia, Harmony.” Disse lui.
“Sì, Harmony. Ma è anche il simbolo dell’amore.”
“Dell’amore.” Disse Harry sorridendo.
“Il ponte, il ponte di Hogwarts, dove parlavamo sempre, al quarto anno.” Disse Hermione. “Ricordo ancora quanto abbiamo riso per la mia storia con Krum.”
“Una ciotola?” disse lei e poi ci pensò su “Ma certo la ciotola dei tentacoli di Purvincoli, dopo le punizioni della Umbridge, al quinto anno. Come odiavo quella donna, odiavo che ti torturasse, ma odiavo anche te che non volevi farci nulla, ma al tempo stesso sentivo d’amarti, d’amare il tuo coraggio nonostante le avversità, è facile essere coraggiosi e giusti quando ti tutti credono, quando si è soli.”
“Io non sono mai stato solo; avevo te, avevo Ron, Luna e Ginevra e tutti i membri dell’ES. Sai che molti credono che sia stata un idea mia, su certi libri di storia viene detto che l’esercito di Silente è stato fondato da me, mentre è stato tutto merito tuo.”
“No, è stato un lavoro di squadra come tante altre cose. Lo sai che ero gelosa di Cho, e che fu allora che mi sono resa conto d’amarti.” Disse Hermione. “Tu quando, Harry? Quando ti sei reso conto d’amarmi?”
“Mmm forse al nostro primo ballo del ceppo quando ti ho visto scendere da quella scala con quello splendido vestito blu, e mi sono reso conto che avrei tanto voluto invitare te, o forse al sesto, anno quando ho lasciato Ginevra per proteggerla, ma non ho fatto lo stesso con te, ti volevo vicino non potevo vivere senza di te.”
“Allora quando ti sei reso conto dei sentimenti che provavi, hai cercato di lasciarmi a Ron, e poi quando dopo abbiamo iniziato a fare sesso, mi trattavi male per evitare che Voldemort capisse quanto fossi importante per te.”
“Non avrei voluto, pensavo di proteggerti, cercavo di tenere i miei sentimenti il più nascosti possibile, nel profondo di me, ma era così difficile, Hermione.”
La strega appoggio una mano su quella di lui e gli disse: “Ora non dovremo più nasconderci, mai più.”
“Lo so, mia strega.”
Lei sorrise e poi disse: “La pozione, il sesto anno. Le lezioni del professor Lumacorno, ricordo il complimento che mi hai fatto: ‘una delle mie migliori amiche è babbana, la migliore del nostro anno.’”
“Hermione, ti ricordi la prima lezione di pozioni del sesto anno?”
“Si, certo. Perché?”
“Quando hai annusato l’Amortentia hai detto che ognuno sente odori diversi a secondo della persona che si ama.” Disse Harry.
“Sì, io avevo sentito l’odore dell’erba appena tagliata, di pergamena nuova e… lucido per manici di scopa. Erano tutte cose che mi ricordavano te ricordi quando abbiamo seguito Hagrid nella foresta e lì abbiamo visto Grop, tu mi hai abbracciato per difendermi, sapevi di erba appena tagliata, io tra le tue braccia mi sentivo sicura persino contro un gigante. Poi l’odore delle pergamene dei tuoi compiti che io ti ho corretto per sei anni, e per ultimo il lucido per manici di scopa che faceva parte del kit che ti ho regalato per il tuo tredicesimo compleanno.”
Harry sorrise e disse: “Adesso manca solo un ultimo ciondolo.”
“Oh ma questo è il più facile, il giubbotto. E’ quello che mi hai regalato durante la guerra. Non dimenticherò mai quel giorno. Harry perché adesso non andiamo via torniamo al castello, così che possa darti il mio di regalo.”
“Va bene, Hermione.”
Rimontati in sella a Fierobecco e tornarono al castello, atterrando nel chiosco, dove si erano separati al terzo anno da Sirius.
Non appena scesi da Fierobecco, l’ipogrifo volo via tornando nel giardino delle zucche di Hagrid.
I due rientrarono nella scuola, tutto era ormai avvolto nel silenzio il ballo era finito. I due senza fare troppo rumore camminavano per i corridoi.
“Tutto questo mi ricorda qualcosa? Quante volte siamo andati in giro per la scuola anche dopo l’orario consentito?” domando Harry.
“Direi troppe volte, ma questa volta anche se incontriamo il guardino non potrà punirci siamo professori ormai.”
“E’ vero, ma era emozionante.” Disse il mago che prese Hermione per un braccio e la spinse contro un muro baciandola appassionatamente.
Hermione subito dopo gli domandò: “Perché?”
“Per tutte le notti volevo farlo.”
La strega sorrise, e dopo un po’ arrivarono nelle sue stanze.
Hermione lasciò Harry nel soggiorno e per andare a prendere qualcosa in camera da letto.
Il mago si guardò in giro, e s’avvicinò prima alla libreria, naturalmente stracolma di libri, e poi alla scrivania anche lì si trovava un libro, era messo sopra a una carta da regalo e vicino si trovava un bigliettino con scritto: “Per Harmony.” e un piccolo pinguino di peluche.
Harry sorrise quello era il regalo di Hermione per la loro bambina. Lui prese il libro, guardò la copertina e lo aprì delicatamente, c’erano un sacco di immagini gotiche, era uno dei libri di illustrazioni di Victoria Frances.
“Io trovò quei disegni un po’ troppo oscuri, ma sono molto belli e ben fatti.” Disse Hermione non appena rientrata nel soggiorno con un pacchetto in mano.
“Chi sa perché li piacciono?” domandò Harry.
“Non lo so quando le è iniziata questa passione per i pinguini e la Frances. Ma penso che sia giusto che noi non sappiamo tutto di lei.”
“Sono d’accordo. Quello è il mio regalo?”
“Sì.” Rispose lei e glielo diede.
Harry lo prese e strappò la carta in un secondo. Era un libro un libro di favore, ma era molto vecchio e leggermente rovinato, il titolo: Tales for Young Wizards. Il mago lo aprì, sentendo il classico e forte odore della carta antica, i fogli erano ingialliti, ma le illustrazioni erano rimaste intatte. Scorrendo le pagine si vedevano draghi, giganti, eroi, maghi. Harry arrivò alla prima pagina e lì trovò una dedica: “A mio figlio Harry per il suo primo compleanno, perché sappia che: Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.” (Frase dello scrittore inglese G.K.Chesterton (1874 – 1936) by Dalastor)
Poi c’era un nome: “La tua mammy Lily.”
Harry sussurrò: “Mamma.” E alzò lo sguardo e guardando Hermione e disse: “Da dove viene questo libro? Dove l’hai preso.”
“Ehm quando sono fuggita da te, prima andare a Howl sono andata a Godric's Hollow, per vedere la casa dove hai vissuto con i tuoi genitori, Harry. Dove è iniziato tutto.” Disse Hermione con lo sguardo basso.
“Anch’io ci sono stato dopo la guerra.” Disse il mago. “Come l’hai trovato questo?”
“Lo so che sembra strano, ma nonostante l’incantesimo di protezione sono riuscita a entrare, non so come.”
“Anch’io ci sono riuscito.”
“L’ho trovato lì, era come se volesse farsi trovare da me.”
“Forse è stato proprio così, Hermione.”
“L’ho preso e per molti anni ho sperato di potertelo ridare. Ho letto tutte le sue storie a Harmony quando era piccola e poi iniziò a leggerle da sola, e nonostante fosse un bambina vivace la sempre trattato con rispetto, come fosse un tesoro prezioso. Quel libro l’ha sempre fatta sognare, forse non sapeva che era una strega, ma quelle storie hanno fatta diventare un eroina.” E poi Hermione si mise a ridere “Un giorno, aveva sei anni, dopo che gli avevo letto la storia di un principe, mi domandò seria seria: ‘Mammy, ma perché la principessa non si salva da sola dal mago cattivo e dal drago?’”
“Ha detto questo?” domando Harry “Allora buon sangue non mente, è tutta sua madre.”
“E’ suo padre.”
Harry sospirò e guardò di nuovo il libro e disse: “Ma ad Harmony non dispiacerà che lo prenda io?”
“No, è stata lei a dirmi di dartelo, ma ha posto una condizione, vuole che tu gli legga qualche storia.” Rispose la strega sorridendo.
“Sicuramente. Ora forse è meglio che vada.” Disse Harry, e la stava per baciare, ma Hermione sussurrò: “Resta con me, resta con me questa notte.”
“Hermione…”
“Harry ti prego resta con me.”

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