mercoledì 20 febbraio 2008

Granger Girls

Capitolo Tredicesimo: il provino


New Azkaban era stata costruita sulle macerie della precedente prigione per maghi oscuri. David ci arrivò dopo il tramonto, all’ingresso c’erano due statue di pietra alti circa dieci metri.
“Emeth” Gridò il mago. Emeth che in aramaico vuol dire verità.
Le statue si animarono, in realtà erano due Golem di pietra immuni a qualche incantesimo, questi aprirono l’enorme portone.
David ci entrò, ad aspettarlo c’era una delle guardie, un Cointeach, che gli disse: “Sera, signor Gilles, il direttore Alexander Saxon si dispiace, ma non è potuto venire ad accoglierla come avrebbe voluto, ma l’aspetta nel suo ufficio dopo la visita.” Un Cointeach è uno spirito tutelare simile a un banshee.
“Va bene, sarà lei la mia giuda? Signor…”
“Si. Mi chiamo Arn Mcbeth. Se vuole seguirmi.” E gli fece strada, in realtà David poteva muoversi da solo conosceva bene quel luogo di ceppi e catene, ci aveva accompagnato molta gente.
Mentre camminava vedeva i molti esseri che ci abitavano: i larvae spiriti simili ai dissenatori, ma che erano avvolti in vesti bianche e portavano spade di fuoco blu, i terrificanti Cu Sith, cani neri scozzesi grandi come dei buoi, le spaventose ed etere banshee e Gwenhidwy bellissime e agili.
Alcuni prigionieri che riconobbero l’auror insultandolo, e minacciandolo.
Tanto che Arn gli disse: “Lei è molto odiato…”
“Ho tradito alcuni di loro, ad altri ho ucciso tutta la loro famiglia…” rispose David “Non hanno torto a odiami, e più mi odiano e più mi temono, e sanno bene che se anche fuggirano sarò io a inseguirli….”
Arrivati al livello nono cercarono la cella 47.
Arn aprì lo spioncino e gridò: “Prigioniero 947, sveglia hai visite…”
Faust era sul letto alzò la testa e annui e rispose: “Lo so, sono stato io a farlo chiamare… Entra Giles.”
Arn presa la chiave fece scattare la serratura arrugginita, i prigionieri del livello 9 non uscivano mai alle loro celle, a New Azkaban non c’erano ne’ privilegi, ne’ sconti di pena.
Aperta la porta David entrò, e notò subito che le pareti erano decorate con disegni anatomici molto ben fatti e scosse la testa pensando che era uno spreco che Faust fosse diventato un mangiamorte, quanto bene avrebbe potuto fare al umanità se il suo genio non fosse stato votato al male.
“E così rincontriamo…” disse il prigioniero si alzò per mettersi seduto, aiutandosi con il solo braccio destro. “Dimmi, Giles, non ti rimorde la coscienza per aver permesso che diventassi così?....”
“A dire il vero neanche un po’… Faust l’hai voluto tu, hai seguito tu questa strada, hai avuto che quello che ti meritavi.”
“E tu quando avrei quello che ti meriti auror… Tu lo sai io e te non siamo poi così diversi…”
“Forse è vero, ma non ci io sto qui dentro e non sto morendo per un cancro al cervello. Perché mi hai fatto venire, Faust?”
“Credi in Dio, David?”
“No, ma non dirmi che hai scoperto la fede qui dentro? Che vuoi la redenzione dei tuoi peccati? O il perdono? Perché se è cosi allora hai sbagliato Albus, io non do seconde possibilità come mio zio.”
“Sto morendo, Giles, ma non sono stupido sapevo che non avresti avuto pietà di me. Ma ho paura, paura di quello che troverò dall’altra parte e la mia amata scienza non mi aiuta in questo caso….”
“Cosa vuoi da me?” gridò David.
“Voglio che tu mi aiuti ad andarmene meglio di come sono vissuto. Sei un killer, il migliore fra gli auror, uccidimi.”
“Per alleviarti le sofferenze che ti aspettano… Scordatelo, mi auguro che annegherai nel tuo stesso vomito e che il dolore ti faccia impazzire restando però cosciente fino alla fine.” E poi voltò verso la porta e gridò: “Mcbeth, qui abbiamo finito.” Poi al mangiamorte “Mi hai fatto solo perdere tempo.”
“No, aspetta.” Gridò il vecchio “Giles, posso darti una informazione che potrebbe salvare delle vite, e salvare me, la mia anima… Ti prego…”
“Tu non sai più niente, non ti ricordi sono stato io a interrogarti con il veritaserum. Hai detto tutto…”
“No, non tutto, ma devi promettermi che dopo mi ucciderai…”
“Dimmi…”
“Ricordi ultima battaglia tra oscuro signore e Harry Potter, quindici anni fa?”
“Si, certo al castello diroccato, e allora…”
“Quella notte per ordine del mio signore, ho cancellato dei miei ricordi legati a degli avvenimenti molto importanti, ma il cancro li ha risvegliati. Quella sera io ho fatto nascere una bambina…”
“Una bambina…”
“Si, la figlia del oscuro signore….”
“Chi è quella bambina? Chi era la madre?” David si lanciò contro Faust scuotendolo forte.
“Non lo so… non lo so…”
“Maledizione…” disse David rialzandosi.
“Adesso uccidimi….”
“Trovati qualcun altro che ti fa da angelo della morte, Faust, e poi l’eutanasia è un peccato, bruceresti a fuoco lento al inferno…” la porta si aprì.
“Cosa… no ti prego…”
“Addio dottor Wilhelm Josef Faust, salutami il tuo oscuro signore quando vi rincontrerete…” e uscì dalla cella.

Dopo la visita ad New Azkaban, David non tornò a Hogwarts, ma fece una deviazione per Tana Weasley.
Arrivato nel giardino della casa di campagna, notò che tutto era rimasto lo stesso da quando ci aveva messo piedi per la prima e ultima volta, quella non era stata una bella visita.
Dopo aver bussato, Molly aprì la porta e rimase sorpresa nel vedere quel mago dopo più di dieci anni.
“Giles… David Giles.”
“Signora Weasley”
A Molly non piaceva David, provava per lui dei sentimenti simili a quelli che provava per Sirus Black. David aveva addestrato Harry, Hermione e suo figlio Ron a combattere i mangiamorte, a uccidere, al tempo stesso però aveva con lui un debito di riconoscenza per aver riportato il corpo di suo figlio Charles a casa.
“Mi scusi, se sono venuto senza avvisare, ma avevo urgenza di parlarle…” le disse mentre Molly lo faceva entrare.
“Si, va bene, ma di cosa?”
“Vorrei aspettare la vostra ospite del sabato pomeriggio, se intanto può offrirmi una tazza di tè o meglio di caffè, sarebbe perfetto.”
Per un attimo in quel giovane di ventiquattro anni, Molly Weasley rivide la gentilezza di Albus Silente, ma lei sapeva bene che a parte il nome Albus, David Giles condivideva molto poco con lo zio.
Molly versò il caffè in una tazza e gliela diede, in quel momento qualcuno bussò alla porta era la professoressa McGranitt, dalla fine della guerra le due donne avevano preso l’abitudine di prendere il thè insieme il sabato pomeriggio.
“David che ci fai qui?” domandò la preside non appena entrò nel soggiorno di casa Weasley.
L’uomo alzò lo sguardo e disse: “Dovevo parlarvi, parlare con tutte due.”
La preside si sedette, su una delle poltrona poi imitata da Molly.
“Parla pure…” gli disse la padrona di casa.
“Voi siete state la coscienza del ordine prima e durante la guerra, so che molto spesso non avete approvato ciò che ho fatto… ma adesso ho bisogno del vostro consiglio, perché siete delle donne, delle madri, tu Minerva con i tuoi alunni. Voi conoscete l’amore, il perdono e la misericordia , meglio di me…”
“David…” disse la Mcgranitt, che solo un’altra volta aveva visto David Giles così umano e debole, e allora era ancora mortale.
Il mago bevé un sorso di caffè, come darsi forza: “Ho saputo che Voldemort quattordici anni fa ha avuto una figlia…”
“Merlino…” esclamò Molly “Quel mostro… una figlia…”
“Ne sei sicuro?” domandò Minerva non meno sconvolta di Molly, ma sapeva gestire meglio le sue emozioni.
David annui: “Si, abbastanza sicuro ho parlato con Wilhelm Faust, il medico dei mangiamorte, è stato lui ha far nascere la piccola.”
“Perché non l’abbiamo saputo prima?” domandò Minerva.
“Perché Faust ha praticato su di se un incantesimo della memoria, il ricordo gli è tornato solo perché quel bastardo sta morendo di cancro. Rigel deve aver visto qualcosa quel giorno ecco perché l’hanno privata del ricordo.”
“Sai chi è? Sai chi è la madre?” domandò la preside.
“No.” E si sospirò “Non so neanche se la ragazzina sa chi è veramente suo padre…”
“Mi augurò di no, povera piccola.” Intervenne Molly.
“David hai qualche sospetto, su chi potrebbe essere?”
“Assolutamente no, potrebbe anche essere figlia di Bellatrix o di una qualunque mangiamorte.”
“Perché sei venuto a chiederci consiglio?” domandò Minerva.
Il mago si alzò e andò alla finestra. “Cosa devo fare? Devo cercare quella ragazzina? E se la trovò cosa dovrei fare, sarebbe giusto dirle la verità su che mostro era suo padre o forse dovrei ucciderla solo perché è la figlia di Tom Riddle…”
“David… non lo dire neanche per scherzo, non puoi uccidere quella creatura solo per il suo sangue.” Intervenne Molly.
“Molly, ha ragione…” e la preside aggiunse: “Tu non uccidi vite umane a vanvera o senza uno scopo…”
“E’ se quella ragazza un giorno diventasse la regina dei mangiamorte e se con lei le arti oscure tornassero a cercare di prendere il potere.”
“Noi le fermeremo di nuovo come abbiamo già fatto.” Disse sorridendo la professoressa. “Ma non credo che tu aspettasi il nostro consiglio per sapere come agire, tu credi nella giustizia, è uno dei fondamenti della giustizia è la presunzione d’innocenza. Non si può punire qualcuno perché questo potrebbe commettere un crimine. Tu non lo faresti mai….”
Il mago si voltò sorridendo e rispose: “Avevo bisogno di sentimelo dire…”
“Credi d’essere così diverso dal professor Silente.” Disse la McGranitt “In realtà anche tu concedi alle persone le possibilità di sbagliare e di rimediare ai loro errori, anche tu nel profondo del tuo cuore sai perdonare…”
“Io non so casa sia il perdono, io ho perso quella facoltà tanto tempo fa…”
“Non è vero, un tempo non avresti avuto dubbi, un tempo per te esisteva solo la tua idea di giustizia, molto simile alla vendetta, qualcosa o qualcuno ti ha cambiato e credo di sapere chi…”
“Minerva, l’amore è per poeti…”

“E’ stato ad Azkaban…” gridò Arvin Bael entrando durante la riunione notturna dei mangiamorte, che si teneva nella camera dei segreti.
Bael era famoso per i suoi scatti d’ira, nonostante fosse il capo dei Nove, il gruppo d’attacco dei nuovi mangiamorte, lui era uno dei più anziani li dentro anche se aveva da poco superato i quaranta anni.
“Calma, Bael, sapevamo che quel mezzosangue di Giles sarebbe andato ad Azkaban, per parlare con Faust.” Disse freddamente Pansy, guardando il mangiamorte come per ordinargli di mettersi seduto. Pansy era il capo di tutti i maghi oscuri, temuta e rispettata come Voldemort in persona, anche se era una donna, il motivo di tale leadership sedeva a fianco a lei: sua figlia Leslie, sua e del oscuro signore.
Al iniziò sembrava che il ruolo delle due Parkinson fosse solo di facciata, un ruolo simbolico, ma Pansy riuscì eliminando i concorrenti a farsi rispettare, lo stesso valeva per Leslie che aveva già partecipato a diverse missioni tra cui quella a Howl.
“Pansy, dobbiamo ucciderlo. Giles attualmente è un pericolo, più pericoloso di Potter…” gridò Bael sbattendo il pugno sul tavolo di marmo verde Guatemala.
“Uccidere Giles…” disse John Keteb “E’ impossibile. Quando neanche l’oscuro signore ci è riuscito…”
“Allora che facciamo è possibile che lui sappia già di noi?” disse Bael.
“Non credo altrimenti sarebbe già venuto qui…” disse Ryo, che nonostante l’età si dimostra freddo e calcolatore.
“Adesso basta parlare di David Giles, troveremo il sistema per eliminarlo…” esclamò Pansy.
“Si, mia signora.” Disse Thomas Amduscia.
“Signora, i nostri alleati da tempo chiedono un’azione di forza, che dimostri che noi non abbiamo paura del ritorno di Harry Potter e della riformazione del gruppo che ha decretato la fine del nostro signore.” Disse Alfred Focalor.
“Una dimostrazione, vogliono una dimostrazione di forza.” Disse Pansy “Allora dì loro che l’avranno presto, che faremo tremare la comunità magica, come nei giorni della prima guerra, quando i maghi terrorizzati non alzavano gli occhi verso il cielo per paura di vedere il marcio nero… La riunione è aggiornata.”
Tutti uscirono tranne Pansy e Leslie che si trattennero un po’ a parlare.
“Non hai detto una parola, tesoro, qualcosa non va?” domandò Pansy.
“Niente…” rispose freddamente la ragazza.
Pansy le sorrise e disse: “Mi sembra che sia un niente, molto importante. Forse è un niente legato a un certo serpeverde…”
“Mamma, lui è cosi preso da Harmony Granger… Io lo rivoglio, lo rivoglio per me…” E non era la richiesta di una bambina viziata, ma di una ragazza innamorata.
“Leslie niente si ottiene senza combattere nella vita, se vuoi qualcosa prenditela, è questa vale per ogni cosa dal potere all’amore, come anche il cuore di un ragazzo. Ne riparleremo piccola, vedrai che troveremo un modo per far tornare Acrux tra le tue braccia. Andiamo e tardi.”
“Va bene mamma, buona notte ti voglio bene…” e gli diede un bacio sulla guancia.
“Anch’io ti voglio bene piccola, ora vai a letto e sogna d’essere una regina.”
E salirono fino al bagno delle ragazze, lì si separarono. Pansy andò nella sua stanza dove qualcuno la stava aspettando nel ombra. “Ciao, mia regina….” Le disse lui, seduto su una poltrona.
“Non dovresti essere qui…” sussurrò lei.
“Spogliati per me.” Le ordinò la voce.
Pansy iniziò a togliersi i vestiti e mentre lo faceva gli domandò: “Fai le stesse cose con tua moglie?”
Lui la guardò con rabbia e disse: “Non parlare di lei… non parlare mai di lei….”
“Come vuoi, ma tu non rivolgerti mai più in questo tono con me, ricordi che potrei ucciderti se volessi… Io sono la regina dei mangiamorte…”
“Pensavo che fosse tua figlia la regina dei mangiamorte?”
“Spiritoso” e completamente nuda gli si buttò addosso. Lui la prese e la portò a letto, e le disse: “Durante la riunione ho notato che non eri tranquilla… cosa ti tormenta, amore?”
“Niente… baciami ora, baciami mangiamorte, fammi dimenticare, fammi dimenticare tutto. Fammi ricordare che sono una donna….”
“Hai paura di lui, anche se non vuoi ammettere neanche con te stessa.” Disse l’uomo mentre gli accarezzava la schiena nuda.
“Non è vero… non ho paura…” rispose lei ansimando un po’.
“Si…” le sussurrò al orecchio “Hai paura, ne sei terrorizzata. Perché sai cosa potrebbe farvi se vi scoprire, perché sai che Giles non si fermerebbe di fronte a niente per uccidervi tutti. Lui non conosce paura, non conosce pietà… che grande mangiamorte sarebbe stato… meglio di mio padre o del tuo…”
Pansy si girà e gli dice: “Draco prendimi adesso, subito… ora.” lo bacia e lo strinse a se… e poi gli sussurra in un orecchio: “Lo faresti con mia figlia? Lo faresti con la figlia di Lord Voldemort?”

“Brava Harmony.” Gridò Harry, dagli spalti grifondoro dello stadio, dopo che la ragazza aveva fatto una splendida virata sul proprio asse. Erano ormai giorni che Harry addestrava Harmony a fare il cercatore, si allenavano per due o tre ore al giorno. Harry però non volava, le diceva cosa fare e correggeva i suoi difetti, ne era molto soddisfatto, Harmony aveva un talento naturale, riusciva ha compiere le manovre o i trucchi più difficili, come lui era molto istintiva e spericolata.
Quando la ragazza volava sembrava veramente felice, e li riportava in mente la gioia che provava a cavalcare una scopa, più volte Harry ebbe la tentazione di raggiungere la figlia con la sua vecchia firebolt, che lui portava sempre agli allenamenti. Quel giorno ad assistere rimase anche Ron che aveva appena finito le lezioni.
“Certo che è brava.” Disse il rosso dopo aver guardato la ragazza per un po’. “Alla Tana quando gli insegnai a volare, il suo stile mi ricordava moltissimo il tuo. Bisogna ammettere che su una scopa e tutta suo padre.”
Harry sorrise e disse: “E’ veramente eccezionale Ron, sono molto fiero di lei…”
“Ne hai motivo….” rispose il rosso.
“Harmony, fai di nuovo quella picchiata e poi risali, cerca di migliorare il tempo di reazione e la risalita.” Le Gridò Harry.
“Va bene, Harry, ora ci prova” gridò Harmony ed iniziò a spingere la scopa in basso come in una caduta libera e quando arrivò a circa un metro dal suolo, risalì a tu tutta velocità.
“Puoi fare di meglio, ragazza.” Le gridò lui “I tempi andavano già bene, ma cerca d’essere più veloce e rendi l’angolo di risalita meno ampio. Riprova.”
“Certo capo.” Gridò la ragazza con entusiasmo, aveva l’adrenalina al massimo.
“Ti chiama, Harry….?” Disse Ron guardando l’amico.
“Si.” Rispose Harry senza smettere di guardare la figlia sul manico di scopa. “Dice di non riuscire ancora a chiamarmi papa. Ti sembra strano?”
“Forse un po’, ma è giusto che lo faccia con i suoi tempi.”
“In un certo senso questo fatto mi toglie un peso, neanche io mi sento pronto ad essere chiamato in quel modo.”
“A quanto pare fra te ed Harmony e cose vanno a gonfie vele, con il Quidditch avete trovato qualcosa che vi unisce.”
“Anche con altre cose è molto brava in difesa, e ho scoperto che ha una passione per la musica rock, anche se i suoi gruppi preferiti lasciano a desiderare, legge molto…”
“Questo lo sappiamo da chi lo ha ereditato..” disse Ron scherzando.
“Già…” disse Harry sorridendo e continuò: “colleziona libri d’illustrazioni di Victoria Frances e che ama i pinguini.”
“I pinguini?”
“Si, i pinguini ne ha di tutte le misure, come peluche, nei disegni, sulle magliette è una cosa molto carina.”
“Direi di si. Tibby ha una passione per un peluche a forma di pipistrello, che chiama Battolomeo, glielo comprato al Dungers a Londra quando aveva sette anni. Sono un po’ strane le nostre ragazze, non trovi?”
“Si, lo sai che ha una gattina nera che si chiama Bastet, ricorda molto Grattastinchi.”
“Con Hermione come va?”
Harry sospirò e rispose: “Non saprei a volte ci avviciniamo a volte sembriamo distanti anni luce…”
“E Harmony cosa ne pensa?”
“Non gli ho mai chiesto niente…”
“Secondo me approverebbe, forse ci spera pure un po’ che voi due possiate andare d’accordo e perché no, provare ad amarvi alla luce del sole.”
“Ron… Io…”
“Harry ascoltami bene, ti è stata data una seconda possibilità, non è una cosa che viene data a tutti…”
“David, mi ha detto qualcosa di simile.”
“Visto, e se lo dice David che cerca sempre di reprimere tutti i suoi sentimenti.” E Ron gli mise una mano sulla spalla “Harry farlo. Cerca d’essere felice con la donna che ami, te lo meriti più di chiunque altro al mondo. E questa volta non la devi proteggere da un mago oscuro pazzo e dai suoi tirapiedi, ne tanto meno devi nascondere ciò che provi, perché tu e tuo migliore amico amante la stessa fantastica ragazza….”
“Grazie Ron.” Disse Harry sorridendogli.
“Promettimi che le parlerai? Promettimi che cercherete d’essere felici?”
“Si, lo farò.”
“Ricordi il nostro primo incontro con David?”
“Certo a Parigi.”
“Che splendida città, se non fosse per i francesi.”
“Dai, Ron se non ricordo male le francesi ti piacevano però…”
“Vero.” E il rosso sorrise, ma tornò subito serio “Quando vidi David, il luogo dove viveva e la sua solitudine… Quando notai quanto voi due eravate simili giurai che non avrei mai permesso a te di diventare come lui. Poi dopo la sparizione di Hermione, ti sei isolato da tutto e tutti, e con la tua fuga, ho avuto veramente paura per te, amico.”
“E avevi ragione, Ron, ma non mi sono isolato solo perché non c’era più Hermione, certo in parte era per questo, ma perché aveva paura di cosa ero diventato per uccidere Voldemort e anche perché mi sentivo privo di scopo. E assurdo da dire, ma la normalità mi faceva più paura persino del più potente mago oscuro. Non sapevo chi ero dopo averlo ucciso.” Poi guardò Harmony che gridava di entusiasmo mentre faceva le spericolate acrobazie. “Adesso so chi sono. So chi voglio essere. Lo capito, amico mio, quando ho rivisto Hermione nella sala grande e quando ho saputo d’avere una fantastica figlia. Voglio essere Harry Potter, solo Harry Potter, un uomo che ama le due donne più importanti della sua vita…”
“Harmony…” gridò Hermione appena arrivata sugli spalti mentre sua figlia compiva giri della morte, virate a trecentosessanta gradi, o passava tra i tre anelli.
“Harmony, stai attenta.” le gridò la madre “Mamma mia… scendi subito signorina.”
“Ciao, mamma. Hai visto quanto sono brava?”
“Basta adesso con questa roba. Scendi subito.” Poi a Harry “Sei stato tu a insegnargli queste cose?”
“Io? Le sapeva già. Ce l’ha nel sangue.” Rispose Harry
La strega sorrise e guardò di nuovo la ragazza: “Quando è su un manico di scopa… Ti somiglia ancora di più, ma vorrei che fosse meno spericolata di te.”
“E’ molto brava, Hermione, ha la testa sulle spalle.” Intervenne Ron.
“Mi auguro però che il Quidditch non la distragga dallo studio, come una persona che conoscevo.”
“Ehi non hai sempre detto che ti piacevano i giocatori di Quidditch bravi?”
“Ero una ragazzina.” Disse ridendo “A quell’età ero facilmente influenzabile.”
“Hermione Granger, non è mai stata facilmente influenzabile, ma è sempre stata bellissima.” Disse Harry.
La strega arrossì e pensò: “Non è vero, ero influenzabile quando si trattava di te… e forse lo sono ancora.

“Capisco perché tua madre e zia Ginny si sono innamorate del professor Potter.” Diceva Tibby mentre accompagnava Harmony agli spogliatoi dopo gli allenamenti. “E troppo affascinante, amica mia, hai un padre veramente bello, è oscuro ma nel senso buono…”
Harmony si limitava a sorridere, poi vide sul sentiero una coppia venire dalla direzione opposta, la ragazza era Robin Lefler, la loro caposcuola, ma il ragazzo alto e moro non lo conosceva, i due erano abbracciati, ma non sembravano intimi.
Quando gli passarono vicini il ragazzo guardò Harmony con interesse ma anche con una certa aria di sfida, dopo che i due si allontanarono, Harmony domandò a Tibby: “Chi è quel ragazzo con Robin?”
“E’ Tim Drake, il nostro portiere e sarà il tuo rivale nel provino per il ruolo di cercatore.”
“Tim Drake, sembra forte...” Disse soddisfatta la ragazza che non vedeva l’ora d’affrontarlo in campo e domandò: “Sta con Robin?”
“No, Robin stava con Conner, il migliore amico di Tim …” Tibby sembrò a disaggio a parlarne. “Conner è morto circa un anno fa durante un attentato da parte dei mangiamorte, insieme a Stefany la ragazza di Tim, erano andati a comprare un regalo per il compleanno di Drake.”
“Mio Dio.” Esclamò Harmony.
“Dal quel momento Tim è cambiato, non parla quasi mai e sembra che abbia perso la gioia di vivere, era uno dei migliori studenti della scuola ma adesso non fa altro che addestrarsi in difesa…”
Harmony pensò: “Anche se mi dispiace per lui, non gli concederò nulla, voglio essere un cercatore più di qualunque altra cosa al mondo.

Il giorno dopo gli allenamenti Harmony era sola negli spogliatoi, ed era appena uscita dalla doccia avvolta in un morbido asciugamano rossa. E si trovò davanti appoggiato al muro un serpeverde che fumava una sigaretta babbana, lei lo riconobbe subito era Ryo, ex il miglior amico di Acrux.
Fra lui e Acrux era successo qualcosa tanto da farli litigare di brutto e troncare tutti i rapporti. Harmony sapeva che forse la causa era stata lei, ma il suo ragazzo non ne’ voleva parlare. La strega avrebbe voluto che Acrux le parlasse di cosa provava, dei suoi sentimenti, ma il ragazzo rimaneva chiuso in se stesso.
“Questo è lo spogliatoio femminile” gridò Harmony “Che ci fai qui?”
“Niente…” disse lui “Assolutamente niente” si vedeva che il ragazzo era leggermente ubriaco.
“Esci subito altrimenti…”
“Altrimenti, cosa ragazzina.” E il serpeverde la guardò attentamente. “Non sei male… capisco perché Acrux ti voglia…”
Harmony sentì un brivido. Ryo aveva uno sguardo da animale…
“Vattene o grido.” Disse la strega.
“Nessuno ti sentirà, siamo lontani dalla scuola… Gli studenti vengono qui per farci sesso…. Ma non credo che Acrux ti abbia già portato qui, non come ha fatto con mia sorella Leslie.”
“Ti ho detto d’andartene subito…” Harmony iniziava ad avere paura.
“Tu sei vergine lo sento dal tuo odore… potrebbe essere divertente arrivare prima di Acrux.” E avanzò verso di lei, la ragazza cerco di scappare, ma lui afferro l’asciugamano e glielo strappo di doso. Harmony gridò, aveva le spalle al muro. Ryo la guardò dai piedi alla testa e poi disse: “Non sei niente male, veramente un bel bocconcino.”
“Vattene… Vattene…” gridava la ragazza.
Lui era ormai su di lei, quando si sentì una voce: “Ryo Parkison…”
Sulla porta c’era Tim Drake, con gli occhi freddi come il ghiaccio, e la bacchetta puntata contro il serpeverde. “Lasciala andare subito!!” gli disse.
“Tim Drake!!!” Dissi Ryo “Grifondoro, perché non ti levi da piedi…”
“Potrei farlo, ma non mi va, ho appena imparato a usare il Sectumsempra, vuoi provare il dolore delle carni tagliate, serpeverde?”
Ryo si alzò e senza dire una parola andò verso la porta, quando si trovò di fronte a Tim gli disse: “Un giorno… un giorno Drake, mi vendicherò.”
“Ti aspetto con ansia, Parkison, e avrai quello che ti meriti.”
Il serpeverde se andò.
Tim si avvicinò ad Harmony, raccolse l’asciuga mano e glielo diede. Harmony se lo rimise addosso, e mentre il ragazzo stava per uscire gli disse lei: “Grazie, Drake…”
Lui si volto, le sorrise per un secondo, poi disse: “Lo sai che sei bellissima…” e se ne andò.

Harmony non raccontò a nessuno di quella spiacevole situazione, sapeva che sua madre ed Harry, come i loro amici avrebbero voluto punire Ryo e Acrux si sarebbe messo nei guai cercando di vendicarla, ma c’era dell’altro che la turbava, nei giorni seguente a quella storia si era ritrovata senza volerlo a ripensare a Tim Drake, al suo sguardo dolce, ai suoi occhi tristi, a quel sorriso e a quella frase: “Lo sai che sei bellissima…”

E arrivò il giorno del provino, Harmony era molto nervosa, non aveva fame a colazione al uscita della sala grande incontrò Acrux, che le disse: “E’ il grande giorno, eh piccola.”
Lei gli sorrise, le piaceva quando la chiamava piccola: “Si, sono cosi nervosa, non riuscirò a fare niente. Non prenderò mai il boccino.”
Acrux la bacio per zittirla e poi gli disse: “Sarai fantastica. Vuoi sapere perché? Perchè io ti amo, non mi sarei innamorato di te se non fossi stata fantastica.”
“Acrux… io…”
“Harmony non avere paura, rilassati.” E la bacia nuovamente “Più tardi festeggeremo la tua vittoria.”
La strega gli sorrise e lo lasciò per andare a prendere la scopa e il restò, ma non appena entrò in sala comune si trovo davanti Tim, con indosso la divisa da Quidditch. I due si guardarono, poi lui la superò per uscire.
“Grazie…” sussurrò Harmony con lo sguardo basso e il viso arrossato.
Lui si fermò.
“Grazie per la scorsa volta, se non ci fossi stato tu Drake…”
“Granger...?”
“Si?” rispose lei si voltandosi.
“Vinca il migliore.”
“Si…”
Il ragazzo le sorrise lasciò la sala uscendo attraverso il ritratto della signora grassa.
La strega sospirò, si lasciò andare e pensò: “Pensa solo a vincere, Harmony. Perché mi tremano le ginocchia quando c’è lui? Perché ho paura quando mi guarda, ma al tempo stesso cerco il suo sguardo. I suoi occhi tristi e forti… I suoi occhi…. Vorrei consolare quelli occhi… Ora pensa a vincere, solo a vincere, ragazza
Salì le scale del dormitorio e si vestì con la divisa da Quidditch, portando il casco sotto il braccio e uscì dalla sala comune. Era pronta.

Arrivò al campo ci trovò più gente di quello che immaginava, la scelta del nuovo cercatore di Grifondoro era da sempre una cosa molto seguita, anche perché sembrava che ci fosse una tradizione che voleva che la squadra rossoro di Hogwarts sfornasse i migliori cercatori della Gran Bretagna. Harmony si stava preparando da una parte del campo ad aiutarla c’era Tibby, mentre dal altra parte c’erano Tim Drake e Robin Lefler.
Harmony aveva uno sguardo deciso mentre si sistemava le protezioni per gli avambracci e infilava i guanti., e i due avversari si guardarono nuovamente, e tutti intorno a loro sparirono.
“Tutto bene?” domandò Tibby.
“Come? Si, certo…” rispose la strega.
Poi guardò verso gli spalti di Grifondoro e vide subito, Harry seduto accanto a Hermione, e poi Ron, Neville, ma anche Acrux e Draco, e Fred con la piccola Molly.
Harmony li saluto tutti alzando il casco.
“Manca poco, Harmony. Sei pronta?”
Lei la guardò e disse: “Si… Tibby grazie…”
Le sorrise e aggiunse: “Dimostra cosa sai fare, amica mia… fargli mangiare la polvere.”
E Tibby se ne andò.
Mentre dall’altra parte, Drake controllava l’equipaggiamento.
“E’ la prima volta che ti vedo così nervoso, Tim?” gli domandò Robin.
“Non sono nervoso…”
“Si, invece…”
“Granger è forte, è molto veloce…”
“… e anche molto carina.” Aggiunse Robin.
“Ma che dici, ti sembra una cosa da dire prima del provino.”
“Ci dovresti provare, Tim… con lei intendo.”
“E’ ancora presto.”
“Non è presto per tornare a vivere Tim, lei vorrebbe che tu…”
“Basta adesso….” Disse lui un po’ arrabbiato.
“Come vuoi.” Disse Robin abbassando lo sguardo.
“Scusami, Robin, io sono uno stupido.”
“Non è vero… Ma dimmi la verità un po’ di piace Harmony Granger?”
“Robin…” e guardò Harmony, poi s'infilò il casco. E Robin lo lasciò.
Faith Baston andò verso il centro del campo.

“Si, comincia finalmente.” Disse Ron tutto eccitato, mentre sua figlia prendeva posto accanto a lui.
“Come sta, Tibby?” domandò Hermione.
“Sta bene, ma è un po’ nervosa.”
“Maledizione…” sussurrò la strega, ma sentì una mano sulla sua spalla, e si voltò e vide Harry che le sorrideva.
“Non temere, è brava molto brava… più brava di me.” Le sussurro lui.
La strega arrossì, e guardò verso il campo. “Ho paura che potrebbe strafare, che potrebbe farsi male.” Poi usò il binocolo magico per guardare il volto della figlia, mentre questa camminava verso il centro campo. “Non lo mai vista con un volto così deciso…”
“Non ci credo hai conservato il binocolo della coppa del mondo.” Disse Harry.
“E’ un tuo regalo non l’avrei mai buttato, Harry. Non vorrei che la pressione fosse troppa per la mia piccola.”
“Nah, è una Granger, è una Potter.” Esclamò Harry “E’ come un diamante con la pressione diventa più duro.” E il mago sorrise.
“La terza generazione, eh Harry” Esclamò Ron attirando l’attenzione degli altri suoi due amici e continuò dicendo: “Se Harmony vince, sarà la terza generazione di Potter a fare il cercatore per grifondoro.”
“Se vince, Ron?” disse Draco voltandosi “Con Acrux, i Malfyo sono già cercatori da quattro generazioni…”
“Vuoi scommettere Malfyo, tre galleoni che Harmony batte Drake.” Esclamò Ron.
“Ci sto.” E i due si strinsero la mano.
“Ehi state scommettendo su mia figlia e poi che esempio date agli studenti…” disse Hermione, ma poi sentì Harry: “Io scommetto sette galleoni sulla vittoria di mia figlia. Ci stai serpeverde?”
“Si, Grifondoro.”
Hermione guardò Harry con un viso corrucciato, ma poi gli sorrise contenta soprattutto perché quella era la prima volta che lei sentiva lui chiamare Harmony sua figlia.

Faith invitò i due concorrenti a venire al centro del campo. Arrivati, il capitano fece le raccomandazioni del caso dicendo: “Conoscete le regole, il primo che prende il boccino diventerà il nostro nuovo cercatore, e ora stingetevi la mano.”
Harmony e Tim si strinsero la mano, montarono sulle scope e per poi volare. Faith lasciò andare il boccino, la gara era iniziata.
“Drake ha una firebolt come la tua Harry.” Disse Ron.
Harry sorrise, ma continuò a vedere la sfida tra i due ragazzi. Quanto gli mancava volare, quanto gli mancava il Quidditch.
Harmony e Tim si guardarono intorno, quella era la quiete prima delle tempesta, essere un cercatore non voleva dire soltanto essere il giocatore più veloce della squadra, ma anche riuscire a tenere sottocchio tutto il campo e anche il proprio avversario. Passarono buoni dieci minuti quando Tim partì in picchiata, ma risalì subito. Harmony gli sorrise da lontano.
“Il ragazzo ha provato una fitta Wronsky” disse Ron “Niente male, per fortuna che Harmony non ci è cascata.”
“Non è fortuna, Ron” gli rispose Harry, e poi sussurrò: “Lei ci sa fare.”
Ed ecco Harmony salì di quota a tutta velocità, aveva visto il boccino. Tim partì al inseguimento, in pochissimo tempo i due ragazzi si trovarono l’uno addosso all’altro.
Mi piace volare con Granger, è davvero brava....” Pensò Tim e poi guardò il volto della ragazza “E poi è proprio carina.
Quando Harmony notò che Tim la stava guardando, sorrise e poi gli diede una gomitata sul petto.
“Miseriaccia che colpo, mai visto un gioco così maschio neanche in nazionale…” Disse Ron. “A vostra figlia piacce giocare violenta….”
Hermione arrossì mentre Harry si mise a ridere e aggiunse: “Brava ragazza fai vedere ci sei…”
“Ron ha ragione.” Disse Draco ad Acrux “Stai attento con lei, figliolo, è pericolosa.”
Acrux sorrise e sussurrò: “Lo so papa, ma la amo anche perché è pericolosa.”
Tim intanto strattonava Harmony.
La ragazza stava per prendere il boccino, ed ecco lo afferrò ma i due manici di scopa entrano in contatto questo provocò una accelerazione, ed Harmony e Tim uscirono fuori dal campo volando verso la foresta proibita.

Dopo circa venti minuti in una radura, Tim si svegliò e si accorge d’essere sopra il corpo di Harmony ancora svenuta. Lui sorrise, ma si sentì tutto dolorante, si spostò dalla ragazza buttandosi su un lato e si sdraiò mettendosi a contemplare il cielo.
Poi si girò e guardò Harmony, e ripensando a quello che le aveva detto nello spogliato: “Lo sai che sei bellissima.” Quella frase gli era sfuggita non sapeva neanche perché.
Sì alzò per mettersi seduto, continuò a guardare la sua rivale, le tolse i capelli dal viso e senza neanche una ragione la baciò sulle labbra, e per un attimo, un solo attimo dimenticò Stefany. Ma le lacrime iniziarono a bagnargli il viso, e si domandò: “Come ho potuto? Come ho potuto dimenticarla? Come ho potuto baciare la Granger?
Si alzò e si avvicinò a un albero, doveva sfogarsi, cadde in ginocchio.
Harmony riprese i sensi, si rialzò e vide Tim piangere e gli si avvicinò.
“Tim…” Era la prima volta che lo chiamava per nome.
Lui si voltò e disse: “E’ colpa mia, se loro sono morti è colpa mia. Solo colpa mia…”
“Non è vero, Tim, non puoi punirti in questo modo.”
“E’ colpa mia e solo colpa mia.” E abbracciò Harmony, lei gli accarezzò la testa, come se fosse un bambino piccolo. Poi si mise in ginocchio e vide i suoi occhi, i suoi occhi tristi.
Senza accorgersene i loro visi s’avvicinarono, come anche le loro labbra, fino a baciarsi.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissimo..è stupendo tutto...bella storia

Anonimo ha detto...

bella storia ma finale da schifo

Anonimo ha detto...

il secondo commento di sicuro l'ha fatto un coglione,dalastor è un capitolo bellissimo,quelli dal 9 al 13 sono i capitoli più belli!! ^.^

Anonimo ha detto...

bene! ora acrux lo scoprirà e scoppia un casino!
cavolo non riesco a smettere di leggere!

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