mercoledì 9 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo ventiquattresimo: Tim Drake

La mattina dopo Harmony ricevete un messaggio da Priss che le chiedeva di incontrarsi al chiosco.
La cantante guardava il castello con nostalgia le torri del castello, mentre le altre Knight Sabers preparavano gli strumenti per andare via,
Quando poi vide la giovane strega, la salutò dicendo: “Buongiorno Harmony.”
“Buon giorno” rispose la griffondoro sbadigliando.
“Scusa se ti ho svegliato così presto, ma sai stiamo partendo e volevo dirti una cosa importante prima d’andare.”
“Riguarda Tim non è vero?”
“Ehm sì, è un bravo ragazzo, ma gli sono capite tante cose brutte. Nonostante tutto questo riesce a non lasciarsi andare, e tu hai un’influenza positiva su di lui. Non l’ho mai visto così felice, neanche con Stefany, cosi felice e innamorato.”
Harmony arrossì, e Priss sorrise.
“Adesso devo chiederti un enorme favore.” Disse la cantante sospirando “Cosa sai della nostra famiglia?”
“Non so niente, Tim non me ne ha mai parlato. Non sapevo neanche che avesse una sorella.”
Priss mugugnò qualcosa e disse: “Lo capisco per lui non è facile. La nostra non era una famiglia semplice, nostra madre era una strega… ehm era una mangiamorte.”
Harmony ne rimase molto stupita.
“Non sappiamo neanche se sia ancora viva, ma a nessuno di noi due importata. Nostro padre era stato un pastore protestante, non sapeva che la donna che aveva sposato fosse una strega. Quando scoppio la guerra lei sparì per unirsi ai suoi compagni, al epoca io avevo sette anni e Tim quattro. La vita con mio padre non era facile, era un fanatico religioso che odiava tutto quello che era fuori dalla dottrina e dal suo modo di vedere le cose. Io e Tim eravamo costretti a odiare nostra madre e quello che siamo, cioè dei maghi. Questa scuola ci salvò entrambi. Qui ho scoperto che non c’era niente di male a essere una strega e neanche a essere gay, ma sono dovuta scappare di casa e mi pentirò sempre di non aver portato subito Tim con me.” Disse la strega con la voce roca.
“Priss, Tim ti vuole bene.” disse Harmony.
“Lo so, e questo lo rendere un ragazzo fantastico. Però lui odia profondamente nostro padre, sono anni che non s’incontrato, che non si parlano. Harmony, mio padre sta morendo di cancro e Tim non vuole vederlo, ho provato a convincerlo, ma credo davvero che dentro di lui ci sia un dolore e una rabbia troppo forte, al tempo stesso penso che potrebbe un giorno pentirsi di non averlo incontrato prima della fine. Ti prego di cercare di convincerlo, forse tu ci riusciraì…”
“Ci proverò, Priss, ma se lo conosco sarà una vera impresa.”
“Sono convinta che se c’è qualcuno che può riuscirci sei tu, ma non so come prenderà la notizia che ti ho detto tutto, scusami.”
“Hai fatto bene.” Disse la giovane strega. “Dov’è adesso tuo padre?”
“E’ ricoverato all’Acton Hospital di Londra. Se non ci andrà so che un giorno potrebbe pentirsene, e so che anche mio padre vuole rivederlo.” La ragazza abbassò lo sguardo e subito dopo guardò le altre componenti del suo gruppo, erano tutte pronte a partire. “Ora devo proprio andare, Harmony. Sono felice d’averti conosciuta e che mio fratello abbia una ragazza come te. Ciao, spero di rivederti al più presto.”
“Anch’io, e salutami Sylia. Ciao.”
E Priss volò via, insieme con le altre.
Harmony percorreva il corridoio ripensando al passato di Tim. “Ha un padre, una famiglia.” Pensava “Che stupida è naturale che ne avesse una tutti ce l’hanno, forse quello che mi viene difficile da credere è che lui abbia come padre un ministro di Dio e sua madre una mangiamorte. Mi domandò adesso se devo insistere con lui, forse è meglio che prima ne parli con Mammy e forse pure con Harry.”

“Buon giorno.” disse Leslei sbadigliando e stiracchiandosi, incurante dell'essere nuda. “Ho fame!! Perchè non andiamo a fare colazione?”
“Sì, ma prima vorrei parlare.” Propose serio il griffondoro. “Non fraintendere sono stato felice sta notte, ma voglio capire perché? Tu hai ehm...”
“Sì, ho quattordici anni, ma non è un problema.”
“Non sarò io a farti la predica, ma perchè? Perchè bruciare così velocemente le tappe? Io non voglio perderti.”
“Devi abituarti allora.” Disse la serpeverde senza guardarlo.
“A cosa?”
“A essere un mangiamorte, a prendere ciò che hai oggi perchè domani potresti essere morto. Devi vivere ogni secondo come se fosse l'ultimo. Io volevo fare l'amore con te, punto e basta. Non mi sembrava che ieri ti dispiacesse?”
“Tu non sei così, non del tutto almeno, e non sei esperta, stanotte è stata al massimo la tua seconda volta, non è vero?”
“Sì, ma non è importante.”
“Lo è per me. Hai paura di morire per questo vivi al massimo, ma non basta vuoi anche dimostrare qualcosa a tua madre non è vero?”
La ragazza si lanciò su di lui baciandolo e poi a mormorò: “Ssss Silenzio. Stringimi e basta.”
Lui l’abbracciò.
“Mi sento strana a stare con lui.” Pensò la giovane serpeverde tenendo la testa appoggiata sul petto del giovane.

Harry si svegliò e istintivamente si mise gli occhiali che erano appoggiati sul comodino.
Subito guardò dall'altra parte del letto, come per paura di non trovare accanto a se Hermione addormentata, come se tutto quello che era successo ieri notte fosse stato un sogno.
Lei però non c'era.
Harry si guardò a intorno e vide di non trovarsi nella sua stanza, ma in quella di Hermione, e si girò nuovamente dall'altra parte, solo allora notò una busta sul cuscino, mentre prendeva la busta sentì il profumo dei capelli di Hermione.
Non era stato un sogno, e la scoperta lo fece sorridere ricordando la notte appena passata a stringere fra le braccia il suo amore.
Aperto il biglietto e lesse: “Sono andata a prendere qualcosa per fare colazione a letto. Ti amo Hermione” ma in fondo al biglietto c'era un PS: “Ho preso la tua camicia.”
Il mago sorrise nuovamente e rilesse più volte il biglietto, quel ti amo lo metteva di buon umore. Prese il libro della madre dal comodino, iniziò a sfogliarlo, trovandoci una scritta a pastello rosso: “La principessa di questa storia è una stupiddina non si salva da sola aspettta il principe” sotto c'era la firma: Harmony Granger. Dalla calligrafia e dagli errori sua figlia doveva avere circa sei o sette anni.
Intanto Hermione tornava dalla cucina dietro di lei c’era in aria a volteggiare un vassoio d’argento con sopra la colazione: due tazze di caffè, una brocca con il latte, del toast ben cotto, succo d’arancia e del burro salato di cui lei andava pazza. (Pure io by Dalastor).
La strega non riusciva a non pensare alla notte trascorsa con Harry, lui era stato molto dolce e passionale. Sorrise un po’ maliziosa, guardando il braccialetto che aveva al polso. I ciondoli erano molto belli e graziosi. “Forse è più un regalo per una ragazza adolescente che per una donna adulta, ma Harry non è mai stato bravo a scegliere i regali giusti, anche se i suoi regali non sono mai stati banali. Ok torniamo da lui adesso si sarà svegliato quel dormiglione.” Pensò e sorrise “Quante volte lo avrò svegliato alla Tana o Grimmauld Place o in sala comune, per quanto era anche molto bello vederlo dormire, proprio come sta mattina nel mio letto.” Ma un’idea prese forma nella sua mente “E se lui non ci fosse? Se fosse andato via come faceva dopo aver passato la notte insieme. Se fosse andato via senza dirmi nulla come l’allora? Quante volte l'ho visto lasciarmi sola; mentre facevo finta di dormire.”
Hermione alzò il passò sempre con il vassoio a seguirla, raggiunto il suo appartamento aprì la porta e disse ad alta voce: “Harry!! Harry ci sei? Dove sei?” e stava per correre per tutte le stanze. Quando lo sentì chiamarla: “Hermione, Hermione che c’è?” e lui era sul punto d’alzarsi dal letto, preoccupato temendo un attacco o chi sa che altro.
La strega entrò e gli butto le braccia al colo, per poi cadere entrambi sul letto.
“Hermione?! Cosa c’è? Che cosa è successo?” le domandò accarezzandole i capelli.
“Niente.” Sussurrò la strega tenendo nascosto lo sguardo, cosi che Harry non vedesse i suoi occhi pieni di lacrime “Temevo di non trovarti più.”
“E’ perché? Dove sai dovuto andare?” disse lui sorridendo, alzandole il viso e guardandola negli occhi “Te l’ho detto: io non vado da nessuna parte, non più. Non ti libererai facilmente di me, non questa volta, non andrò via e non permetterò che tu te ne vada. Tu e Harmony siete parte della mia vita adesso e non vi lascerò andare via. Ti amo Hermione e ti amerò per sempre.”
La strega vide negli occhi dell’uomo che amava quella stessa luce che aveva visto altre volte negli anni, nei molti anni quella luce non era cambiata, la luce di un anima coraggiosa e carismatica.
“Ho fame.” Disse Harry sorridente.
Hermione con un gesto della bacchetta fece fluttuare il vassoio della colazione dentro la camera da letto, questo poi atterò delicatamente sul letto vicino a Harry.
Lui lo guardò e disse: “Tutto perfetto, Deed fa sempre colazioni perfette. Caffè?”
“Sì, grazie. Deed ti è molto affezionata. Mi ha aiutato subito sapendo che la colazione era per te.”
Harry annuì dopo aver bevuto un sorso di caffè e disse: “Lei e Tobby mi hanno seguito ovunque, mi sono stati sempre accanto.”
“Pagandoli mi auguro!?”
“Pagarli?”
Lei lo guardò subito male.
“Hermione non vorrai ricominciare con il C.R.E.PA.. Sta nella natura degli elfi domestici servire.”
“Harry!!!” gridò la strega “Che discorsi sono questi!”
Il mago cercò di rimanere serio, ma poi scoppiò a ridere dicendo: “Ti ho fregato.” E imburrato un toast gli diede un morso. “Ho sempre dato loro uno stipendio, anche se dicevano che vedere il mondo era già una forma di pagamento.”
“Scemo.” Disse Hermione sorridendo e beve il caffè “Un po’ però sono gelosa di Deed.”
“Perché?”
“Lei ha viaggiato con te.”
“Rimedieremo. Sai lei ti conosce, le ho parlato tanto di te e nei momenti di sconforto quando mi sentivo solo o quando il frammento di Voldemort si faceva più forte dentro di me, Deed mi parlava di te, sapeva che il tuo ricordo mi dava la forza di rialzarmi.”
Parlarono molto mentre facevano colazioni, finito tutto Hermione con un colpo di bacchetta mandò il vassoio sul tavolo del soggiorno e poi rivolta a Harry disse: “Dovremo alzarci lo sai?” e lei stava per farlo, quando lui la prese per una mano.
“Perché mai, rimaniamo ancora un po’, magari per tutto il giorno o per due giorni.”
“Ah si? A fare cosa?”
Il mago sorrise in modo malizioso.
“Harry!!” esclamò Hermione.
Lui la tirò a se, e lei gli cadde addosso. Erano vicini, molto vicini.
“Sai mi piace che tu porti una mia camicia ti da un aria così sexy.” Sussurrò apprendo i bottoni, lei era rossa in viso “Ma mi piacerai di più quando te l’avrò tolta.”
Hermione sorrise, mentre lui apriva altri due bottoni.
“Harry?”
“Sì.” Sussurrò lui.
“Ti spiace se parliamo?”
Il mago la guardò con un po’ deluso e disse: “Un po’ mi spiace, ma dimmi.”
“Harmony.”
“Harmony?”
“Dovremo dirle qualcosa. Dirle cosa sta succedendo fra noi.”
“Dopo il ballo di ieri notte, dopo che siamo spariti per tutto il tempo della festa, credo che abbia capito da sola.”
“Harry! Dobbiamo essere noi a parlarle.”

Harmony entrò negli appartamenti e subito si diresse della stanza da letto della madre, era una loro tradizione quella di aprire insieme i regali la mattina di Natale.
Aperta la porta la ragazza vide i suoi due genitori sdraiati nel letto.
Tutti e tre rimasero congelati, incapaci di muoversi o di parlare. Harmony rimase impalata e sussurrò un semplice: “Scusatemi.” Richiudendo la porta dietro di se e scappando via.
Hermione si precipitò fuori dal letto gridando: “Harmony aspetta.” Poi rivolgendosi a Harry “Avanti dobbiamo pur dirgli qualcosa.”
“Sì.” Disse Harry alzandosi “Ma dovremo vestirci prima a meno che non vuoi che tutta la scuola sappia, o che ci vedano nudi per i corridoi.”
“Miseriaccia.” Esclamò Hermione prendendo i vestiti. “La ragazza sarà rimasta sconvolta.”
Harry scoppio a ridere e disse: “Di quale figlia stai parlando. Sospetto che niente possà sconvolgere Harmony.”
“Harry vuoi muoverti.” Disse Hermione mentre guardava sul pavimento alla ricerca di qualcosa “Hai visto il mio reggiseno?”
“Sì, pende dall’armadio.” Rispose Harry.
“Come Merlino ha fatto ad arrivare là sopra?”
“Ehi non chiederlo a me, tu l’ha lanciato.”
Hermione prese la bacchetta e la puntò contro l’indumento intimo dicendo: “Accio reggiseno.” E questo volò nella mano sua.
“Calmati un po’ Hermione, metti giù la bacchetta prima di fare danni.”
“Calmarmi. Tu dici di calmarmi.”
Harry le s’avvicinò e dopo averle accarezzato il viso, la baciò.
“Harmony non è stupida, l’hai cresciuta bene, anzi benissimo. Lei immagina cosa c’è fra noi, e tempo fa mi ha anche detto che voleva rivederci insieme.”
“Non me l’ha mai detto.” Sussurrò la strega.
“Forse non voleva farti sentire in colpa.”
“Adesso che facciamo?”
“Dobbiamo solo parlare con lei, solo questo Hermione. Abbiamo una figlia fantastica, diamole fiducia.”

Harmony stava tornando alla sua sala comune pensando a cosa aveva appena visto incontrò Tibby, con addosso ancora il vestito del ballo. La rossa vide l’amica un po’ strana e le domandò: “Cosa è successo?” dandole una pacca sulle spalle.
“Credo... Credo d'aver beccato i miei genitori che stavano per fare sesso.” Sussurrò Harmony.
“Ah, a me succedeva molto spesso.”
“Zio Ron e Luna...”
“Continuamente, non facevano altro che pomiciare, un vero incubo.”
“Non dovrebbero essere più discreti. Sono dei genitori, e sono degli adulti.” disse Harmony.
“Non so che dirti, ragazza. Benvenuta nel club.” Disse l’amica ridendo.
“Tibby che fine hai fatto poi ieri sera?”
“Io?”
“Devo immaginare che la tua sia stata una buona serata?” disse Harmony con un sorriso malizioso.
“Ehm sì, abbiamo parlato per tutta la notte, io e… Herman. E’ stato molto dolce. A un tratto mi sono addormentata tenendo la mia testa sul suo petto. Lui non si è mosso per non svegliarmi, ed è rimasto in quel modo fino a poco fa.”
“Mi sa che il ragazzo è proprio cotto, l'hai stregato, piccola.” disse sorridendo Harmony e subito dopo le due streghe si diedero il cinque.
“Ma c'è un problema Harmony.” disse un po’ triste Tibby.
“Più di beccare i tuoi a...” rispose l'amica, ma visto che l’amica era seria “Che c’è? Forse perchè non sei più?”
“No, ma che dici.” Esclamò Tibby “E che non so se lo amo.”
“Non è che sei innamorata di Parkinson?”
“La scena dei tuoi che si danno da fare ti ha procurato uno shock?” domandò Tibby schezando.
“Parla Weasley!!”
“Herman è dolce, ma non so cosa provo, secondo te è normale?”
“Non lo so. Un attimo, mio padre e mia madre sono stati amici per anni senza rendersi conto di cosa provavano. Io sono stata vicino a Tim senza accorgermi d'amarlo.”
“Che vuoi dire?”
“L’amore forse non è un sentimento stravolgente che ti trasforma e ti sconvolge, o meglio non è solo questo, è anche stare bene insieme, vivere una bella storia senza troppi giochetti e congetture.”
“Ora due sono le cose o tu non hai quattordici anni perchè hai vissuto troppo con tua madre, e dubito che Hermione sia mai stata davvero adolescente, da quello che dice mio padre.”
“O?” disse Harmony.
“O sei uscita da uno di quei vecchissimi telefilm anni 90 tipo Dawson's Creek e O.C.”

Maria Fleed era in attesa con un pacco davanti alla porta di Serpeverde, che il suo nuovo ragazzo uscisse. Il ballo di ieri era stato bellissimo una favola, Acrux si era dimostrato un abile ballerino e un cavaliere attento a ogni suo desiderio, avevano ballato tantissimo soprattutto al inizio con il balli da sala, che trovavano entrambi più coinvolgenti e romantici dei frenetici balli con le musiche delle KS. Mentre danzavano alla ragazza le sembrava che tutta la sala fosse deserta, che fosse solo per loro.
Dopo le canzoni d’apertura Acrux le aveva chiesto di uscire un po’, e la ragazza fu contenta di rispondere di sì.
Fuori le disse: “Maria sono stato benissimo fin’ora…”
“Ma…” disse lei con aria triste.
“Come ma?”
“C’è sempre un ma, Acrux.” Disse la ragazza tristemente.
“Non c’è nessun ma, solo una domanda. Lo so che è presto, lo so che può sembrare assurdo, vorresti tentare una storia con me?”
“Come scusa, mi stai chiedendo quello che penso?”
“Ehm sì, vuoi diventare la mia ragazza? Puoi amare un cretino come me?”
“Oh Merlino, ma sei sicuro di volere proprio me.”
“Direi di sì, ma forse è tutto troppo alla svelta, ma io sono sempre stato un tipo un po’ istinto. Ma se non mi ami, non fa niente abbiamo passato una bella serata, ma devi sapere che io non molo facilmente una mia preda, non che tu sei una preda. Ehm... sono un po’ confuso forse la burrobirra.”
“Lo sai che sei adorabile così confuso, Acrux Malfoy?”
“Io mi trovò un po’ stupido, ma ok, allora?”
“mmm ci dovrei pensare su, puoi farmi un favore…”
“Di lasciarti stare tranquilla certo.” Disse il serpeverde un po’ demoralizzato.
“No, dovresti fare un respiro profondo.”
“Come? Perché?”
La ragazza lo guardò con un sorriso malizioso e poi lo baciò prendendogli il viso fra le mani, poi a fior di labbra gli disse “Ok sarò la tua ragazza.”
Lui la strinse a se, baciandola con più passione.

“Ciao, sono contento che tu sia qui.” disse Acrux, riportandola al presente.
Lei gli sorrise.
Il giovane serpeverde era in compagnia di Herman, ma non si fece problemi a dare un fugace bacio alla sua nuova ragazza.
“Allo come mai da queste parti, Fleed?” domandò Acrux.
“Sono qui per darti il tuo regalo.”
“Ehm, ci si vede dopo alla Tana, amico.” Disse Herman stringendogli la mano all’amico e aggiungendo: “Ora vado a far visita a tua cugina Tibby e spero d’essere fortunato come te. Auguri Fleed.”
“Ciao, Herman.” rispose Acrux continuando a tenere Maria davanti a se.
“Grazie Zabini e auguri anche a te.” Rispose la ragazza, e diede al giovane mago uno strano pacco lungo e stretto avvolto in un panno nero e chiuso da un pezzo di stofa bianca.
Il giovane mago lo prese sentendo che era pesate, poi sorrise e disse entusiasta: “Non può essere. Non mi dire che mi hai regalato… Oh Merlino.”
Maria sorrideva felice vedendolo così contento e lo incitava: “Avanti che aspetti aprila.”
“Non può essere. Sei matto, non puoi.” Disse il ragazzo emozionato sciolse il nodo e fece cadere a terra la stoffa, così tra le mani si ritrovò una spada.
“Mamma mia!! E’ bellissima. Ed è mia?”
“E di chi altro?”
Lui la guardò, l’arma era ancora nel suo foderò, il manico era d’argento con incastonati degli smeraldi di un verde molto scuro.
“Ma è, è simile alla…” cercò di dire Acrux.
“Sì, è uguale alla spada della tua famiglia, quella che brandiva tuo nonno. Perché non la sguaini?”
Il serpeverde estrasse la lama dal foderò, questa brillava di una luce argentea, era fatta in Gren.
Acrux la guardò, osservando il suo riflesso sulla lama. Maria si avvicinò mettendosi al suo fianco e gli disse: “Mio fratello mi ha scritto dicendomi che è la copia esatta di quella che apparteneva alla tua famiglia, la lama è una lega purissima di Gren pura quasi quanto quelle di griffondoro e corvonero, è stata ripiegata cinquecento volte, ed è attiva verso gli incantesimi del gelo.”
“Acrux!!” si sentì la voce di Draco.
“Oh ciao papà. Hai visto cosa mi ha regalato Maria.” Disse il giovane mago.
Draco si avvicinò e guadò l’arma nelle mani del figlio.
La spada dei Malfoy era andata perduta in una delle prime battaglie della guerra magica, la battaglia di King Cross. Impugnata da Lucius, la lama fu ridotta in polvere da David con la spada di Corvonero.
“Posso vederla?” domandò Draco.
“Certo papà.” Rispose il figlio dandogli la spada.
Guardò l’arma e sussurrò: “Splendida. Del tutto uguale all’originale.” E fecce un affondò, la lama risuonò tagliando l’aria.
“Un bilanciamento perfetto.” Mormorò tra se, poi rivolgendosi a Maria “La tua famiglia si dimostra sempre la migliore nella costruzione delle lame in Gren.”
“Grazie professore.” Disse la ragazza arrossendo.
“Acrux, è un regalo importante abbine cura, sono sicuro che un giorno quest’arma potrà anche salvarti la vita, non che darti vittorie e glorie in battaglia.” Disse Draco sorridendo e restituendo la spada al figlio.

Dopo qualche ora Harry andò nella sala comune di Grifondoro, e trovata Harmony le domandò: “Ti va di fare una passeggiata in riva al lago?”
La ragazza sorrise e annuendo rispose: “Ottima idea.”
Arrivati in riva al lago nero iniziarono a camminare sul sentiero.
“Ehm, allora.” Iniziò a dire Harry in modo imbarazzato “A proposito di quello che hai visto questa mattina.”
Harmony sorrise e disse: “Sì, continua devo sapere qualche cosa?”
“Sì, amo tua madre e ho intenzioni molto serie.”
“Quanto serie?”
“Molto serie.” Rispose Harry.
“No, perché non ci piace essere deluse.”
Il mago sorrise e disse: “Ok lo terrò a mente. Tu e lei siete simili lo sai?”
“Sì e ne vado piuttosto fiera. Ah Harry, avrei qualche domanda da farti.”
“Dimmi?”
“Come nascono i bambini?” domandò ridendo la giovane strega.
“Somiglierai pure a tua madre, ma il senso del umorismo l’hai preso da me.”
“E io che pensavo d’averlo preso dallo zio Ron.”
“Sì come no.” Disse Harry stringendola a se, dandogli un bacio fra i capelli neri, mentre la figlia rideva.
Continuarono a passeggiare ridendo e scherzando, poi a un tratto Harry prese dalla tasca un pacchettino molto piccolo, lo ingrandì con la bacchetta e lo diede alla ragazza dicendo: “Questo è il mio regalo di natale per te, spero che ti piaccia.”
“Mi hai fatto un regalo, che bello.” Disse la ragazza saltando dalla gioia.
“Devo rifarmi dei tanti Natali e compleanni persi.”
Harmony aprì il regalo strappando la carta regalo e scoprendo una scatola bianca dentro c’era una maglietta a strisce rosse e nera, la strega la prese per le spalle e la guardò e disse: “Non può essere. Questa è?” e la giro guardando il retro e leggendo il nome Potter “Questa è la maglia che hai indossato durante il torneo tre maghi.”
“Proprio così.”
“E la vuoi regalare a me?”
“Certo, credo che ti poterà fortuna.”
La ragazza si tolse la giacca pesate e la indossò sopra la felpa, le stava un po’ grande.
“Cavolo è troppo larga, ma Hermione saprà adattarla.”
“No.” Disse Harmony guardandosela addosso “La lascerò così, ti spiace se la metto per la prima partita di quidicth.”
“Ne sarò onorato. Adesso rimettiti la giacca prima che ti prenda un raffredore.”
Tolta la maglia del torneo, la ragazza si rimise la giacca, e disse: “Tornando a stamattina.”
“Sì?”
“Non è che tu e mammy mi fareste un fratellino?”
“Ah, razza di furbastra.” Rispose Harry ridendo abbracciandola.
“Harry ora dovrei andare, ho appuntamento con il tuo allievo preferito.”
“Ok, vai pure fai gli auguri da parte mia a Tim.”
La ragazza corse via, lasciando Harry in riva al lago, poco dopo sentì dei passi avvicinarsi dalla foresta proibita, era David riemerso dalla boscaglia.
“Hai fatto visita ai centauri?” domandò Harry.
“Sì, Florenzio ti saluta, gli è nato un altro puledro con la moglie più giovane.”
“Ma quante mogli ha? Ne aveva tre ai tempi della guerra. Ricordi Gea, David?”
David abbassò lo sguardo e rispose: “Come potrei dimenticarla, si è sacrifica per salvare trentacinque bambini maghi e centauri. Grazie a quel gesto i centauri lasciarono la loro neutralità scendendo in battaglia al nostro fianco, senza di loro questa scuola non esisterebbe più.”
“Già, ma non dimenticherò mai le lacrime di Florenzio, mentre stringeva Gea ferita e intossicata da quella pozione.”
I due maghi respirarono profondamente, ricordandovano molto bene quei momenti, come Gea forse sotto shock, continuava a chiedere se era riuscita a salvare i piccoli, e poi la disperazione di Florenzio che non voleva separassi dal corpo dell’amata, tanto da dover far intervenire Hadrig, poi David si era preoccupato di svolgere i rito funebre secondo le tradizioni dei centauri.
“Florenzio mi ha chiesto se possiamo ammettere Chirone qui a scuola?” domandò David.
Harry annuì e guardò la scuola.
“Non è giusto, David.” Disse “Quanti non maghi hanno dato la vita per difendere questa scuola e non hanno uno straccio di riconoscimento. Per quanto possiamo dire siamo rimasti una società chiusa dove i mangiamorte trovano terreno fertile. Dannazione!!” poi guardò l’immortale e continuò: “Cambierà mai veramente qualcosa? Cambieremo mai tutto questo?”
David accennò un sorriso e rispose: “Forse no, ma in realtà Harry, a me basta raddrizzare il mondo per evitare che cada. Cambiare le cose è un lavoro da politici e penso che ne' io ne' te siamo fatti per fare quel genere di cose.”
“ Cambiando argomento. Che fai oggi a pranzo David?” domandò Harry, mentre tornavano alla scuola.
“Niente, starò qui a fare la guardia. Laura sta dormendo il suo sonno mensile.” Rispose camminando a fianco all’amico.
“Perché non vieni con noi alla Tana? Ci saranno tutti.”
“Lo sai che la signora Weasley, non mi vuole a casa sua e non posso dargli torto.” Anche se David era andato a chiedere consiglio su cosa fare quando si scoprì della figlia di Voldemort.
“Penso che dovresti smetterla di darti la colpa di tutto, Charlie era abbastanza grande da sapere quello che faceva. E’morto combattendo per quello in cui credeva.”

Tibby si trovava sola nella stanza delle necessità, aveva chiesto il permesso a Harry per allenarsi prima di partire per la tana dove si sarebbe svolto il pranzo di natale. La ragazza si esercitava con il tiro con l’arco, cercando di colpire un bersaglio a circa venti metri.
La giovane strega era così concentrata da non s’accorsi che qualcuno era entrato e la stava osservando. Tibby scagliò la freccia centrando il bersaglio, subito dopo sentì un sibilo e un’altra freccia colpì quella della ragazza aprendola in due.
Tibby quasi non credeva ai suoi occhi, si voltò vedendo sua madre sorridente abbassare il suo arco d’argento.
“Mamma hai fatto un centro magnifico.” Esclamò la figlia.
“Grazie Tibby.” Disse Luna avvicinandosi “Non sapevo che tu avessi imparato a usare un arco magico? Perché non me lo hai detto?”
“Non sono ancora molto brava, non brava come te.”
“Io invece credo che tu lo sia, io alla tua età non avrei saputo neanche da che parte cominciare.”
“E’ merito di Hermione mi ha aiutato quest’estate alla tana.” Rispose la figlia. “Perché da queste parti mamma?”
“No, niente ti ho portato il tuo regalo di natale.”
“Ah e cos’è?” domandò la ragazza al settimo cielo.
“Ecco.” Rispose Luna tirando fuori dalla tasca un anello.
“Oh Merlino!! E’ quello che penso?”
“Credo di sì, è un anello per arco d’argento. E’ molto più potente di un normale arco magico, e si evoca più velocemente. Vuoi provare?”
“Sì, certo.” Rispose Tibby indossando l’anello.
Le sue streghe evocarono i loro archi, che scaturirono sotto forma di una nuova di luce dorata dalla pietra dell’anello, l’arma comparve nelle loro mani e dopo essersi guardate sorridendo, puntarono l’arco contro il bersagli scagliando le frecce, entrambe fecero centro perfetto.
“Ottimo lancio, Tibby.”
“Grazie mamma.”

Verso mezzogiorno tutti si trovarono alla tana, c’era tutto l’ordine, l’ES, i Marauders di Rigel, e alcuni membri Young Phenix.
Remus, parlava con Tonks, e con il figlio James, Rigel discuteva ridendo con Alastor. Draco era coinvolto in una discussione sul Quiddicth tra Blaise e Ron. Kingsley Shacklebolt rideva a una battuta di Fred, e George. I ragazzi più giovani erano fuori a sorvegliare i bambini più piccoli.
Harry, Hermione entrarono salutando molta gente, erano arrivati insieme proprio per fare capire che erano una coppia, e la cosa piaceva a tutti.
Dopo l’entrata dei suoi migliori amici, Ron andò in cucina a chiamare sua madre indaffarata a preparare il pranzo aiutata da Ginevra, Luna, Emily.
“Mamma sono arrivati.” Disse Ron “Mi hai detto di chiamarti.”
“Sì, certo.” Disse Molly asciugandosi le mani nelle grembiule.
L’anziana strega uscì dalla porta della cucina, superando il figlio minore, per arrivare poi al soggiorno.
Ron raramente aveva visto sua madre tanto seria.
Molly entrò nella stanza e non appena fu vista, il brusio allegro si zittì. La strega e Harry si guardarono, e lui era al fianco di Hermione, e si vedeva che era un po’ impacciato.
Se c’era stata una persona che aveva sofferto maggiormente per loro sparizione era stata Molly, per lei era come se aveva perso altri due figli, in particolar modo la fuga di Harry, l’aveva turbata.
Molly s’avvicinò, osservò il ragazzo vedendo come fosse diventato un uomo e nel vederlo accanto a Hermione, l’anziana strega divenne molto felice.
“Signora Weasley.” Sussurrò lui.
“Harry.” Disse con voce strozzata la donna “Harry ben tornato a casa, ben tornato alla Tana.” E l’abbracciò.
La strega pianse coinvolgendo anche alcuni ospiti.
“Harry, io adesso tornò in cucina altrimenti niente pranzo, ma c’è un maglione per te e uno per Hermione e anche per Harmony.”
“Grazie, ne sono molto felice. Posso darle una mano?” disse lui con gli occhi rossi per la comozione.
“Si vede che tu non sei uno dei miei ragazzi.” Disse Molly sorridendo.
“Ehi mamma ti abbiamo sentito.” Esclamò Ron dietro la strega, in compagnia di Fred e George.
Molly tornò in cucina lasciando Harry in compagnia degli altri, l’anziana strega in cucina iniziò a piangere.
“Molly, tutto bene?” le domandò sussurrando Luna avvicinandosi.
“Sì, ora sì, ragazza mia. Oggi è tornato un membro della nostra famiglia. Quanto vorrei che Arthur e Charlie fossero qui. Scusami Luna vado un po’ fuori.”
Di là intanto faceva il suo ingresso David, il mago era un po’ confuso e imbarazzato.
“Fred hai visto? E’ arrivato pure David.” Disse George
“Dove?” domandò il gemello
“Eccolo là, non lo vedi?”
“Oh Merlino, ma da quanto che non veniva più qui?” domandò Fred.
“Dal funerale di nostro padre.” Rispose George
“No, ti sbagli è venuto solo in chiesa, è dalla morte di Charlie che non viene qui.” disse Fred.
“Fred ciao.” Disse Luc, il mago appena arrivato. Luc era il compagno di George.
“Ciao Luc.” Disse Fred, continuando a guardare David.
“Buon Natale, Luc.” Continuò Fred.
“Si può sapere chi guardate con tanto interresse? Devo essere geloso George.”
“Non essere ridicolo stiamo guardando David Giles.”
“Allora forse un po’ geloso devo esserlo, per quanto Giles è un uomo molto affascinate, ma decisamente etero.”
I tre iniziarono a ridere.
“Mi spiegate perché tanto interesse nei confronti di Giles?” domandò Luc.
“Vedi era dalla guerra che non veniva più qui.” rispose George.
“Incredibile c’è David?” Disse Ron arrivando con Bill.
“Sì, ne stavamo giusto parlando.”
“Mamma lo sa?” domandò Ron.
“No, ma lo saprà presto.” Disse Fred.
“Ragazzi prima o poi dovremo dirgli la verità, la verità sulla morte di Charlie e sul fatto che David ha rischiato molto per recuperare il suo corpo.”
“Cosa?!” disse ad alta voce Molly dietro di loro. “Cosa ha fatto Giles?”
“Mamma!” esclamarono tutti insieme i fratelli.
Per quanto tutti i fratelli Weasley, compreso Luc, fossero stati degli Auror, Molly riusciva sempre a prenderli di sorpresa, come fossero ancora dei bambini.
“Adesso ragazzi raccontatemi tutta la verità e non ci credo che voi mi abbiate mentito per così tanto tempo. Come è morto veramente vostro fratello e cosa ha fatto David Giles?”
“Vedi, mamma…” Disse Bill.
“Niente vedi mamma, Bill. Ditemi come stano le cose. Ronald parla tu, sono sicura che tu ne sai più degli altri.”
“Allora mamma, è stato David ha chiederci di mantenere il segreto.” Disse Ron sospirando e guadando la madre “Dei mangiamorte avevano rapito dei babbani per usarli come scudi umani, tra loro c’erano anche donne e bambine, ma il ministero non considerava l’obiettivo strategicamente importante, e non fu dato a David la possibilità di intervenire. Io, Bill, e Charlie lo abbiamo visto uscire dal ministero molto arrabbiato faceva quasi paura. Ci siamo avvicinati per primi, ma nel sentire cosa avevano fatto tutti noi abbiamo sentito crescere la rabbia.”
“Charlie cosa ha fatto?” domandò Molly.
“Lo conoscevi mamma, non era il tipo che poteva permettere che delle persone innocenti potessero soffrire. Tu e papà ci avete cresciuti in un certo modo. Dopo lo sfogo David se ne andò, ma lui lo raggiunse, i due parlarono per un po’.”
“Questo lo sapevo.” Disse freddamente Molly “Mi avete detto che fu David a convincere Charlie a partecipare a quella operazione.”
“Mamma.” Disse Bill “Non fu lui, è stato Charlie a insistere per fare qualcosa. All'inizio tutto andò per il meglio erano riusciti a far scappare molti babbani, ma quando ormai ne restavano pochi, i mangiamorte arrivarono in massa. Giles ordinò la ritirata, ma Charlie voleva salvarli tutti, e tornò indietro. Si trovò sotto il fuoco nemico… e fu colpito da una maledizione. Mamma i mangiamorte non avevano alcun rispetto per i corpi dei nemici uccisi, ne facevano dei trofei o li trasformavano in inferi. David non avrebbe mai lasciato che…”
Delle lacrime solcarono il viso di Molly e disse: “Perché non mi avete mai detto la verità? Ho dato la colpa della morte di uno dei miei figli a un uomo innocente. Perché?”
“Lui si sentiva in colpa, e poi l’operazione non era ufficiale, Charlie non avrebbe avuto un funerale auror nonostante fosse un eroe, e gli altri sarebbero stati portati davanti a una corte marziale.” Disse Ron “David preferì si prendersi la responsabilità.”
“Perché non me l’ho avete detto?”
“Noi avremo voluto, ma tu eri distrutta mamma.” Sussurrò Fred.
“Avete lasciato che io per tutti questi anni diedi la colpa a un innocente.” Disse Molly gridando, tanto che tutta la sala si voltò.
“Lui pensava che dando la colpa a qualcuno avresti potuto andare avanti.” Sussurrò Ron.
Molly si avvicinò a David. Il mago aveva gli occhi bassi, era rigido come un pezzo di legno.
La strega sempre con le lacrime agli occhi, in silenzio lo abbracciò.
“Mi perdoni signora Weasley.” Sussurrò il mago. “Non sono riuscito…”
“Lo so, so tutto. Tu devi perdonare me. Buon natale David, grazie di tutto e benvenuto in casa mia.”
Hermione era vicino a David e giurò d’aver visto un piccola lacrima farsi strada attraverso il viso del freddo mago immortale.
Il pranzo fu un vero successo, nonostante ci fu un po’ di maretta quando gli uomini iniziarono a parlare di politica e di Quidditch.
David, Harry ed Hermione erano gli eroi per i bambini, soprattutto il mago immortale. Harmony intanto teneva fra le braccia il piccolo Harry, il fratellino di Tibby.
“Non mi sembra vero d’essere tornato qui.” disse Harry a Hermione. “Ti va di fare quattro passi fuori?”
“Sì.” Rispose lei.
I due uscirono, e superato il cortile e si trovarono nella più tipica campagna inglese e iniziando a percorre la strada verso destra, e raggiunsero una panca di legno.
“La ricordi, Hermione?”
“Come potrei dimenticarla. Noi ci sedevamo qui, mentre Ron stava a terra vicino a te, passavamo notti intere a parlare e a guardare le stelle.”
“Era molto bello, ridevamo e scherzavamo molto. Era il tempo in cui tu non eri ancora una ragazza.”
“Ehi sono sempre stata una ragazza. Solo che voi non ve ne rendevate conto.” Disse lei con uno dei soliti sguardi hermionesci, che lo faceva impazzire fin da bambino.
“Quello che volevo dire…”
“Sì, avanti signor Potter continui.”
“Volevo dire che non eri ancora così bella.” Disse lui, ma dallo sguardo della strega capì d’aver scelto male le parole.
“Vuoi dire Harry James Potter che da bambina non ero bella?”
“No, assolutamente no. Quello che volevo dire era che non era ancora il tempo in cui io e Ron eravamo innamorati di te. A un certo punto iniziai a sentire che Ron era di troppo fra noi o io ero quello di troppo.”
“Ora non sei più di troppo, non sei mai stato di troppo.” Gli sussurrò Hermione “E ora non c’è nessuno fra noi.”
Harry le diede un bacio molto passionale e poi le disse: “Hai idea di quanto io desiderasi baciarti qui?”
“Bene hai realizzato il sogno.” Disse lei sorridendo, guadandolo negli occhi.
Rimasero in silenzio per un po’, e poi Hermione disse: “E’ incredibile che questo posto sia rimasto sempre lo stesso.”
“E’ la capacità della natura e degli esseri umani di riprendersi da ogni cosa anche dalla guerra.” Disse il mago.
“Che vuoi dire Harry?” domandò la strega.
“Ah sì tu non c’eri, la tana è quasi stata distrutta. Fu attaccata da un gruppo di Troll dopo poco la tua partenza. A guerra finita è stata ricostruita con l’aiuto di tutti, a quanto pare mancavamo solo io, te e David.”
“Sono contenta di non averla vista in quello stato.”
“Sai Hermione fu in quel momento che mi accorsi di quanto io fossi cambiato. Dopo l’attacco quando siamo venuti qui. Io disse a Molly e agli altri Weasley che gli avremo vendicati, mentre Ron disse che l’avrebbero ricostruita più bella di prima.”
“Harry.”
“Sono felice d’essere tornato qui con te e con Harmony. A proposito ecco nostra figlia che sta arrivando.”
“Posso parlarvi?” domandò Harmony avvicinandosi. “Posso anche passare più tardi.”
“No, Harmony.” Disse dolcemente Harry “Vado via io, così potete parlare dei vostri discorsi madre figlia o donna a donna da sole.” E il mago s’alzò.
“No, Harry, vorrei che tu restasi.” Disse la giovane strega sedendosi, e sospirò.
Harry si appoggio allo steccato, e insieme a Hermione notò che qualcosa non andava nella figlia.
“Cosa c’è, tesoro?” domandò la strega.
“Mammy, riguarda Tim.” Disse lei sospirando “Cosa sapete della sua famiglia?”
“Non molto, so solo che Priss delle Knight Sabers è sua sorella. Harmony cosa c’è che ti preoccupa?” domandò il mago.
“Suo padre sta morendo.” sussurrò la ragazza “E lui non vuole vederlo.”
“Harmony…” esclamò Hermione stupefatta.
“Perché non vuole vedere il padre?” domandò Harry in modo inespressivo e freddo.
“Tra lui e Tim le cose non sono tranquille, suo padre lo ha trattato molto male in passato solo perché era un mago.”
A sentire quelle parole Harry s’irrigidì, Harmony non lo notò al contrario Hermione, che lo capì subito, anche se il suo volto non aveva cambiato espressione, lei vide dei lampi di rabbia e di odio attraversare quei occhi verdi.
Hermione sapeva che stava pensando alla sua infanzia con i Dursley.
“Spiegati meglio?.” Domandò Harry.
“Suo padre è un pastore protestante.”
I due genitori si guardarono e scese una strana atmosfera, l’aria si tagliava con un coltello.
Harry respiro profondamente e sussurrò: “E’ una brutta storia…”
“Mi dite che c’è?” domandò alzando la voce la giovane strega.
“Se abbiamo ragione centra con uno capitoli più brutti della guerra.” Disse Hermione “Come sai tra noi maghi e le religioni ufficiali non ha mai corso buon sangue. Hanno sempre considerato la magia una minaccia. Durante la guerra ingannati dai mangiamorte molti hanno creduto che fossimo noi le forze del male, ci hanno attaccato in tutti i modi. Quando si sono resi conto dell’errore i mangiamorte li hanno sterminati.”
“Stupidi ignorante e arroganti…” sussurrò Harry.
“Non ne sapevo niente.” Disse Harmony.
“La cosa non è scritta sui libri di storia, piccola. Sicuramente il padre di Tim è uno di quelli con idee molto chiuse.”
“Se ho capito il tipo, mi chiedo come abbia fatto ad avere come figlio come Tim.” Disse Harry.
“Harmony chi è la madre di Tim?” domandò Hermione.
“Mammy da quello che mi detto Priss, è una mangiamorte.”
“Cosa?” esclamò Harry “Chi è?”
“Calmati.” Disse con voce ferma e calma Hermione.
Harmony non aveva mai visto Harry così agitato.
“A parte la madre. Io non so cosa devo fare, Priss mi ha chiesto di cercare di convincerlo ad andare dal padre. Ma non so se è giusto che io mi intrometta e non so neanche cosa dovrei dire o fare per convincerlo.”
“Io penso, Harmony che Tim dovrebbe andarci.” Rispose Harry “E che nessuna a parte te può convincerlo, anche perché nessuno può convincere qualcuno come voi Granger. Quel ragazzo debba avere la possibilità di poter parlare, di potersi riavvicinare a suo padre prima che fosse troppo tardi. Ancora oggi io mi chiedo che tipo d’uomo fosse mio padre, e darei tutto per poterci parlare anche solo per un attimo.”
Hermione guardò Harry con dolcezza e disse: “Io sono convinta che tuo padre ovunque sia è fiero di te, come lo sono io.”
“Grazie, Hermione, anch’io la penso, come io sono fiero della nostra Harmony.”
Quelle parole riempirono di felicità il cuore della ragazza, ma anche la fecero arrossire, che guardò i genitori, e le sembrò che emanassero un’energia calda, forte e dolce.
“Ho deciso voglio parlare con Tim. Grazie di tutto.”
“E di cosa? E’ il nostro lavoro darti dei consigli e volerti bene.” disse Hermione.
“Io sono stata fortunata ad aver voi, e a poter incontrare te, Harry. Ho deciso che parlerò con Tim, penso che sia giusto, soprattutto per lui.”
“Sì” disse Harry annuendo “Il tuo ragazzo ha una ferita al cuore, una ferita di odio che può trasformarlo.”
“Ho capito, Harry, grazie. Ora vado.”
Il mago sorrise.
“Ciao mammy.” E andò via tornando alla tana.
“Ma guarda e tu dicevi di non sapere da che parte iniziare a fare il padre.” Disse Hermione.
“Ho solo detto quello che mi sembrava più giusto, ho cercato di pensare a cosa avrebbero detto Silente, il signor Weasley, e Sirius.” Disse Harry verso Hermione.
Lei l’abbracciò e poi gli disse: “Sei stato straordinario. Ma è anche bello vedere che il vecchio Harry esiste ancora dentro di te, lo stesso Harry che non resiste davanti alle ingiustizie e alle sofferenze degli altri.”
“Se quel ragazzo è esistito, è perchè ha incontrato una certa strega, che cercava di cambiare il mondo e che ha creduto in lui, prima di se stesso.” Sorride “Ehi anche in te c'è la ragazzina del C.R.E.P.A., la dolce so tutto io, mi piace quando gli dai la libera uscita, mi ricordo perché ti amavo.”
“Potter ti stai trattenendo non è vero...” disse Hermione “Avanti vai a ruota libera sul padre di Tim.”
“Dio lo prenderei a sberle, altro che malato terminale, lo prenderei a pugni fino a fargli sputare tutti i denti. Tim è un bravo ragazzo.”
“Che ti somiglia molto, dai signor Potter ammettilo ti piace.”
Harry sorride e disse: “E' fastidioso che a volte che tu riesci a leggermi così bene. Mentre io non riesco sempre a vederti dentro, Hermione.”
La strega gli sorrise e disse: “Tu mi conosci meglio di chiunque altro, Harry. Diciamo al 80%, ma una ragazza deve sempre avere dei segreti, fa parte del gioco.”

Il giorno dopo Harmony incontrò Tim, i ragazzi sarebbero andati come programmato a Hogsmeade per un appuntamento romantico, ma anche per alcuni acquisti. Harmony voleva vedere i nuovi di libri, mentre Tim voleva comprare del nuovo lucido per manici di scope, e aveva bisogno di qualche nuova maglietta. Il ragazzo odiava comprare abbigliamento, ma Harmony avrebbe reso la cosa divertente. I due camminavano per il sentiero che portava al villaggio, il giovane mago teneva una mano sulla spalla della ragazza.
“Tim posso chiederti una cosa?” domandò piano la giovane strega.
“Sì, certo.” Rispose lui, notando che qualcosa turbava la ragazza.
“Ma non ti arrabbiare.”
“Ok, ma dimmi Harmony cosa c’è?”
“Tim, so di tuo padre.” Disse lei fermandosi.
Il ragazzo si arresto, la sua espressione diventò indecifrabile, respirò profondamente e disse: “Priss! Te ne ha parlato lei, giusto?”
“Ehm sì.”
“Maledizione pure questo... Harmony io…”
“Tim, perché non vai ha trovarlo è tuo padre.”
“Dannazione.” Esclamò lui.
“Avresti voluto che io non lo sapessi?
“No, non è questo. E’ una parte della mia vita che non mi piace. Io vorrei dimenticarlo come se non esistesse.”
“Tim è tuo padre e sta morendo.”
“Lo so.” Rispose sussurrando lui e abbassando lo sguardo. “Lui non è mio padre, Harmony, è l’uomo che ha semplicemente messo incinta mia madre, è come se si trovasse da quelle parti quel giorno.”
“Io potrei dire lo stesso di Harry?” disse la ragazza facendo alzare il viso al proprio ragazzo.
“Il professor Potter ti vuole bene, ti vuole bene come è giusto che sia. Io per mio padre sono sempre è solo stato uno scarto umano, un mostro, un essere indegno. Porco diavolo vorrei sapere quando è successo che quel bastardo ha smesso di amarci.”
Harmony aveva visto Tim così in colera solo per la morte di Robin, ma sembrava che la rabbia questa volta fosse ancora più profonda e covata nel tempo.
“Harmony non voglio parlare mai più di lui, per favore.”
“Tim forse dovresti andare a trovarlo.”
Lui non rispose.
“Ho solo paura per te, forse un giorno potresti pentirti della tua scelta.”
“Basta, Harmony non voglio più parlarne, e non voglio litigare per questo?” gridò lui.
“No, invece io voglio parlarne. Voglio che mi parli di cosa provi, e del tuo passato. Io ti amo e voglio conoscerti, lo capisci?” gli gridò la giovane strega in faccia.
I due rimasero in silenzio per qualche minuto, guardandosi in cagnesco. Poi Tim si mise a ridere e disse: “Mio Dio fra me e te non so chi ha gridato più forte? Direi che come prima litigata fra noi è andata bene.”
Anche lei iniziò a ridere.
“Sapevo che avremo litigato, ma per qualche sciocchezza, non per mio… non per lui.” Disse Tim.
“Niente ti farà cambiare idea, non è vero?”
Il mago non rispose alla domanda, ma disse: “Ti va ancora andare a Hogsmeade?”
“Non mi lasci altra scelta allora. Tim Drake ti sfido a duello!”
“Cosa? Ma cosa ti salta in mente?”
“Un duello Tim. Se vinco io, tu andrai a far visita a tuo padre.”
“Tu sei completamente pazza.”
“Non mi dire che non ti è mai passato per la testa. Che non ti sei chiesto chi è il migliore fra noi?” domandò la ragazza i suoi occhi non lasciavano dubbi, era decisa a combattere.
L’idea di certo a Tim non dispiaceva del tutto, se c’era una cosa che l’aveva fatto innamorare di lei erano il suo spirito, il suo coraggio e la sua forza.
“Allora cosa mi risponde, signor Drake?”
Il ragazzo sorrise e poi disse: “Ok accetto la sfida, se vinci tu andrò da mio padre, ma con te al mio fianco. E se invece vinco io?”
“Dimmi cosa vuoi?”
“Mmm, voglio che tu passi una giornata con me.”
“Ok nessun problema, non vedo però cosa ci sia di tanto particolare.”
Tim sorrise in modo strano.
Lei capì tutto in un lampo, e disse: “Vuoi che io marini le lezioni?”
“Sì, se vinco io, una mattina andremo con le scope a fare un pic-nic nella radura della foresta proibita.”
“In quale radura?” domandò Harmony.
“Devo risponderti…”
“No.” Disse Harmony sorridendo ed si emozionò allo stesso tempo, aveva capito che si trattava della stessa radura dove erano finiti insieme durante il provino per diventare cercatore di griffondoro. La stessa radura dove si erano baciati per la prima volta.
“Ma non possiamo andarci un sabato o una domenica?” domandò Harmony.
“Non sarebbe la stessa cosa. Vuoi mettere l’emozione di farlo di nascosto?” Disse il giovane mago.
Ad Harmony l’idea di fare quell’avventura piaceva molto e disse: “Ok allora abbiamo un accordo Drake, se vinci tu il picnic, se vinco io Londra e tuo padre.”
“Perfetto Granger.”
I due si strinsero la mano, e poi iniziarono a ridere.
“Un’ultima cosa. Se vinci tu, niente giganti nella foresta a cui dobbiamo insegnare l’inglese.”
“Cosa?”
“No, niente una questione della mia famiglia.”
Si avviarono verso il villaggio dei maghi.

Di ritorno da Hogsmeade Harmony andò a raccontare tutto a sua madre che si trovava al caffè della scuola, che dopo aver ascoltato tutto disse: “Fammi capire. Per convincere Tim ad andare dal padre, lo hai sfidato a un duello di magia.”
“Sì, se vinco io.”
“E se vince lui?” domandò la strega.
“E’ meglio che tu non lo sappia fidati.”
“Ah.” Disse Hermione bevendo il suo caffè.
“Mammy tu e Harry non avete mai combattuto l’uno contro l’altro?”
“In allenamento, ma in modo serio una volta.”
“Solo una volta? E chi a vinto?” domandò curiosa la ragazza.
“Lui. Harmony, Harry da ragazzo non era un mago preparatissimo, ma la sua determinazioni e il suo carattere lo rendevano molto potente, è sempre stato il cuore l’arma più potente di Harry Potter.”
“Ah sì, anche se è sempre stato tuo.” Disse la figlia ridendo.
“Ehm…”
“Allora di cosa parlate voi due?” domandò Harry una volta avvicinatosi al tavolo.
“Di niente.” Rispose la professoressa.
“Del tuo cuore.” Rispose Harmony.
“Del mio cuore?” disse lui guardando prima la figlia e poi Hermione.
Le due streghe lo guardarono e poi iniziarono a ridere.
Il mago era un po’ confuso e disse loro: “Ora so cosa prova Luke nella serie Gilmore Girls.” E aggiunse “Fammi posto streghetta.” Ma prima di sedersi Harry diede un leggero bacio a Hermione e poi s’accomodò di fianco alla figlia.
“Siete carini lo sapete?” disse Harmony “Un po’ disgustosi, adolescenziali, ma carini.”
“Sentì chi parla ‘miss ho sfidato il mio nuovo ragazzo’.”
“Non ho capito bene.” Disse incredulo Harry.
“Ha sfidato Tim a un duello di magia, per farlo andare a far visita al padre.”
“Sarà divertente.” Disse Harry entusiasta.

Il duello ci fu qualche giorno dopo in riva al lago nero. Lì si era radunata un bel po’ di gente. Harmony aveva scelto Tibby come sua seconda e con lei aspettava l’arrivo di Tim e del suo misterioso secondo. Quando il ragazzo arrivò, le due giovani streghe non riuscivano a credere ai loro occhi. Di fianco al griffondoro c’era Acrux.
“Tu lo sapevi?” domandò Tibby all’orecchio dell’amica.
“No.” Disse Harmony “Hai capito Tim cerca di mettermi in soggezione usando Acrux.”
“E per me ci riesce pure.” Disse la rossa all’amica.
“Ehi.”
“Scusa, io pensavo che dopo la rottura fra voi, loro due si odiassero.”
“A quanto pare no.” Disse la ragazza sorridendo.
“Perché stai sorridendo, Harmony?”
“Tim è molto sexy oggi, mi piace l’idea di combattere contro di lui.”
“Voi siete matti.”
Tra il pubblico Ron disse a Harry: “Ecco come avremo dovuto trattare Hermione quando eravamo ragazzi.”
“Ciao Ron.” Disse Hermione arrivando alle spalle del rosso, e facendogli paura.
“Cavolo Hermione, ma hai ancora un giratempo?” Esclamò il professore di volo.
“No, Weasley, non ho capito come avresti voluto trattarmi da ragazza.”
“Ehm… Harry aiuto.” Sussurrò Ron.
“Sono mai intervenuto fra voi? No. Vedetevela da soli come sempre.”
“Harry, tu sei sempre intervenuto e hai sempre presso le sue difese.” Disse la strega.
“Non ricordo.”
“Lo ricordo io, signor Potter.” Disse Hermione.
“Merlino quanto mi mancavano i vostri battibecchi.” Disse Luna che era arrivata con Ginevra e Draco. Il professore di pozioni aveva in mano un'enorme busta di popcorn al burro e disse: “Ci siamo persi qualcosa?”
“Non hanno ancora iniziato.” rispose Harry.
“Da professore di difesa chi pensi che vincerà?” domandò Draco.
“Ma, forse dovrei dire Tim, non solo perché è più grande, ma anche perché è il primo del suo corso, naturalmente a pari merito con Will Pevensie e il tuo Ryo Parkinson.”
“Ryo è potente, ma non è sempre controllato.” Disse Draco.
“Mi ricorda te quando eri ragazzo, Maffermet.”
“Come Drake è simile a te, Sanpotter.”
I due professori si misero a ridere.
“Mi auguro di vedere un bello scontro, bisogna ammettere che la nuova generazione di maghi non è brava come la nostra.” Disse Ron, tenendo le braccia conserte.
“Io non sono d’accordo fratellone .” Rispose Ginevra “Ho notato che ci sono dei veri talenti nelle classi di quest’anno.”
“Stanno iniziando.” Disse Neville.
I due ragazzi si trovarono l’uno di fronte all’altro.
“Avanti, Harmony sono qui, con che incantesimo inizierai?” pensò Tim “Forse con l’expelliarmus tipico del professor Potter o con le Ferrum humi di tua madre.”
“Pulvis Adamantis” gridò la giovane strega, e dalla sua bacchetta scaturirono dei cristalli di ghiaccio che stavano per colpire Tim.
Lui evitò l’incanto del gelo, per poi lanciare il Lacarnum inflamare in modo non verbale, che annullò il Pulvis Adamantis.
“Caspita un Lacarnum inflamare e un Pulvis Adamantis come primi incantesimi.” Disse Ron “I ragazzi non si scambiano complimenti.”
“Dove avrà imparato l’incanto del gelo Harmony?” domandò Draco.
“Forse glielo ha insegnato Acrux.” Rispose Hermione.
“Potrebbe essere, ma è una magia molto difficile. Harmony non l’ha eseguito alla perfezione, ma è stata notevole.”
“Ha una capacità di apprendimento incredibile e riesce a eseguire qualunque incantesimo anche se lo ha visto una sola volta.” Disse Harry.
Tim Drake si rialzò con un ghigno sul volto, pensava di conoscere tutti i trucchi della sua ragazza, invece l’aveva stupito, ma adesso toccava a lui far vedere cosa sapeva fare e puntando la bacchetta evocò una tromba d’aria.
Harmony non evitò l’incanto, rimanendo ferma e senza timore o esitazione lo bloccò lanciando un scudo non verbale.
Abbassò lo scudo e guardò Tim con un sorriso beffardo, gridò: “Petrificus Totalus.”
Tim con un rapido movimento della bacchetta creò un'onda d’energia tale da estingue l’incantesimo pietrificante.
“Ah ecco come si ferma quell’incantesimo.” Disse Neville ridendo e guardando Hermione.
La strega sorrise imbarazzata e disse: “Eravamo ragazzi Neville.”
“Scommetto che è stato il primo incantesimo che le hai insegnato?” disse l’amico
“No, il primo è stato Oculus Reparo.” Rispose lei guardando Harry.
Lui le sorrise.
Tim lanciò uno schiantesimo, Harmony fu colpita, e lanciata nell’acqua del lago.
Harry dovete trattenere Hermione perché non intervenisse, ma il più preoccupato era lo stesso Tim, che corse a sincerarsi delle condizioni della ragazza.
Questa sì alzò, e puntata la bacchetta lanciò uno schiantesimo molto potente contro il giovane mago, lui rispose con un expelliamus.
Lo schiantesimo non colpì Tim, mentre la bacchetta di Harmony volò nel lago.
Il duello era finito con la vittoria del ragazzo. Lui s’avvicinò all'avversaria entrando nel lago e disse: “Ho vinto, signorina Granger.”
Lei aveva gli occhi basi e sembrava molto avvilita.
“Dai Harmony, hai combattuto bene, lanciando alcuni incantesimi molto difficili.” Disse Tim avvicinandosi ancora di più. “Cosa c’è? Perché non dice niente.”
La ragazza sorrise e con un lampo afferrò la bacchetta di Tim, cercando di strappagliela di mano.
Il ragazzo fu colto di soppressa, ma teneva saldamente la bacchetta.
Harmony sussurrò: “Acciò Bacchetta.” E dal fiume emerse la sua bacchetta che le volò in mano, mentre lasciava andare quella del ragazzo.
Tutti gli spettatori rimasero impressionati, non avevano mai visto qualcosa del genere. Harry sorrideva, gli brillavano gli occhi, avrebbe voluto applaudire la figlia, ma aveva paura di distrarla.
Tim era caduto rovinosamente in acqua, ora entrambi erano bagnati fradici, uscirono dal lago.
Si guardavano, si studiavano, tenendo puntate le bacchette l’uno contro l’altra. Tim non riuscì a non notare quanto fosse carina e sexy Harmony bagnata in quel modo, la camicia le si attaccava addosso diventato semi trasparente, i capelli neri bagnati sulla fronte erano molto carini. Le ricordava il giorno del loro primo incontro, quando la vide nello spogliatoio femminile di Quidditch. Sorrise e le sussurrò: “Lo sai che sei bellissima.”
Il ragazzo puntò la bacchetta e gridò: “Ignis Crepuscoli” e sei lame di fuoco scaturirono dalla bacchetta.
Harmony allora gridò: “Draco aquae” e le acque del lago di fianco a lei si alzarono prendendo le sembianze di una enorme testa di drago, che inghiottirono le lame di fuoco.
Le lame di fuoco erano un diversivo, Tim aveva richiamato una lama d’energia e si lanciò contro l’avversaria, che si difese con il drago, il ragazzo saltò, tagliandogli la testa, e questo tornò a essere acqua che ricadde nel fiume. Il giovane mago l’attaccò la strega, lei puntò la bacchetta, e il tempo si fermò.
Lui non l’aveva colpita, lei invece lo aveva fatto, anche se di striscio, con uno schiantesimo.
Il ragazzo le cadde sopra. Harmony aveva temuto d’averlo ferito e che avesse perso i sensi, ma lo sentì mugugnare.
“Tim. Tutto bene?” sussurrò lei.
“Sì. Hai vinto Harmony, è stato un bel duello mi sono divertito a combattere con te, ma promettimi che non lo faremo mai più.”
Lei sorrise.
Lui aveva la testa su una spalla di lei, il volto del mago era nascosto.
“Te l’ho prometto.”
“Non voglio farti del male. Adesso manterrò la mia promessa. Ma tu verrai con me?”
“Lo sai che lo farò.”
Il ragazzo sorrise.
“Tim?”
“Sì, Harmony?”
“Puoi non alzarti voglio restare così per un po’.” Disse lei.
Lui alzò il capo e incrociò lo sguardo di lei e domandò sussurrando: “Per quanto?”
“Va bene per sempre?”
“Non male come idea.”

Harmony e Tim partirono qualche giorno più tardi con Hogwarts Express. Il giovane mago era particolarmente silenzioso, si limitava a guardare fuori dal finestrino. Harmony lo guardava seduta di fronte a lui.
“Cosa c’è?” domandò il ragazzo, da prima senza distogliere lo sguardo dal finestrino, poi voltandosi e sorridendo alla ragazza “Allora?”
“Niente. Sei preoccupato di rivedere tuo padre?”
“Sono più preoccupato nel non sapere come reagirò a trovarmi di fronte a lui.” Disse Tim con voce quasi inespressiva.
“Perché non mi parli di lui?”
“Non ho buoni ricordi, Harmony. Che dire è un pastore protestante, puritano da far schifo. Scusami non riesco proprio a trovarci qualcosa di buono.”
“Mi dispiace.” Disse la ragazza abbassando gli occhi.
“Mi piace questo treno.” Disse Tim dopo qualche secondo di silenzio.
La ragazza rialzò gli occhi e immediatamente sorrise.
“Ricorderò sempre la prima volta che ci sono salito, era tutto così strano colorato. Mia sorella Priss mi aveva portato fino al mio posto in uno scompartimento vuoto. Lei non poteva restare con me, perché era un prefetto. Io ero il bambino più timido e insicuro del mondo, in cuor mio speravo di poter cambiare nel mondo dei maghi.”
“Non riesco a immaginarti timido e insicuro.”
“E invece lo ero.” Disse lui sorridendo malinconico “Me ne stavo seduto al mio posto, quando sentì qualcuno gridare e poi un gran baccano fuori nel corridoio. Aperta la porta mi affaccia e vedi che cercano dei ragazzini della mia età che davano fastidio ha una nostra coetanea, l’avevano circondata e la chiamavano mezzosangue e insulti del genere. Io non sapevo delle porcherie razziali fra i maghi, sulle prime pensai di farmi gli affari miei.”
“Non ci credo. Il Tim Drake che conosco non l’avrebbe mai fatto.”
Negli occhi ragazzo del ragazzo comparve una luce disse: “Mentre rientravo guardai la ragazzina, era in lacrime, e quei prepotenti ridevano. Qualcosa scatto in me, quelle lacrime, l’odio di quei ragazzini. Quante volte avevo pianto per colpa di mio padre, quanto odio c’era in quel uomo. Ero stato così felice di sapere di non essere un mostro, ma mentre vidi quella bambina piange ho capito tutto, quelli che la tormentavano erano mostri. Io odiavo i mostri. Mi avvicinai, erano in cinque, erano grossi, ma non me ne importava. Non avevo bene chiaro in mente cosa fare. Lasciatela stare disse. Loro si voltarono, mi chiamarono lurido mezzosangue, mi minacciarono, e mi dissero d’andarmene. Io rimasi fermo, quando ormai pensavo che mi avrebbero pestato sentì una voce dall’altra parte del corridoio. Era un ragazzo un po’ più alto di me, dietro di lui c’erano due ragazzine una bionde e altra castana. I bulli si guardarono e dopo essersi messi a ridere ci pestarono per bene, ma mentre ce le davano, molti bambini uscirono dagli scompartimenti. In pochi minuti si trovarono circondati, qualcuno aveva chiamato i prefetti e tra loro c’era pure Priss. Quando arrivarono trovarono me e l’altro bambino con gli occhi pesti, i nasi contusi e le labbra sanguinanti, ma punirono solo quei bulli. Tutto il vagone applaudì, alcuni ci chiamavano i nuovi Harry Potter e Ron Weasley, io non sapevo neanche ci fossero, pensai che era grandi eroi. Alla fine ero fiero di me con la faccia dolorante, ma fiero di me, e avevo trovato degli amici. Mia sorella mi guardava con un misto di soddisfazione e paura; fu lei a portarci nello scompartimento e a guarire le nostre ferite e fu lì che scoprì i nomi di quei bambini…”
“Lui si chiamava Conner Kent, giusto?”
“Sì, un autentico griffondoro in quanto coraggio, un vero amico.” Disse Tim fieramente.
“E le ragazze?”
“La bambina che stava subendo le angherie si chiamava Helena Kyle, oggi capo scuola di tassorosso e ottima cercatrice, mentre quelle in compagnia di Conner erano Stefany e Robin, Robin era un’amica d’infanzia di Conner.”
“Avrei tanto voluto conoscere Conner e Stefany.” Disse Harmony.
“Forse ti saresti innamorata di lui, era un vero playboy prima di mettersi con Robin.”
“Io non credo, avrei notato te.”
Tim sorrise, era contento di quelle parole. I due si guardarono negli occhi, fregandosene del mondo intero.
Ma la porta scorrevole dello scompartimento si aprì di scatto.
“Scusatemi.” Disse David, rimanendo fermò. “Scusate il disturbo.”
“Professor Giles?” dissero insieme i due ragazzi.
“Non vorrei essere inopportuno, ma di recente mi diceva il controllore che da queste parti ci sono stati avvistamenti di glaistigs. Sarei più tranquillo se potessi starvi vicino.”
I due gli sorrisero, e lui prese posto davanti alla porta, e poi disse: “Mi spiace…” mormorò ancora una volta.
“Non fa niente professore.” Disse Tim sorridendo.
“Professore come mai va a Londra? Se non sono indiscreta.” Domandò Harmony.
“Una riunione. Devo incontrare degli amici di vecchia data, per discutere di una cosa molto importante.”
Qualche ora più tardi il treno arrivò alla King Cross Station. Harmony, Tim e David uscirono dal binario nove e 3/4. Il professore guardò il binario nove e disse ai ragazzi: “Sapete perché il Hogwarts Express parte proprio da qui? E’ una cosa che sanno in pochi anche fra i maghi, secondo la tradizione sepolta sotto questo binari è sepolta la regina celtica Boadicea, che ha combattuto per indipendenza contro i romani.”
Alla uscita della stazione ad aspettare Harmony e Tim c’era James Lupin.
“Professor Giles, ci rivedremo?” domandò Harmony..
“Sì, certo a Diagon Alley, ho preso una stanza al paiolo magico. Ci vediamo stasera.” Poi a Tim “Buona fortuna.” E gli strinse la mano.
Il ragazzo sussurrò: “Grazie, professore.”
“James.” Disse David sorridendo .
“David.” Rispose il Maurauder.

James li avrebbe accompagnati nella stazione della metropolita, anche se era improbabile un attacco di dissennatori in pieno giorno e in un posto tanto frequentato da babbani, ma Hermione aveva preferito non correre rischi e aveva chiesto l’intervento dei Maurauders.
Dopo aver fatto un salto al Diagon Alley per posare le valige, i ragazzi lasciarono il quartiere dei maghi per andare arrivare al Acton Hospital in cui era ricoverato il padre di Tim. Arrivato nella capitale il ragazzo non aveva detto che poche parole, e per di più monosillabi. Guardandolo Harmony iniziò a temere che forse non era stata una buona idea quel incontro. Entrati all’ospedale e chiesero il numero della stanza, salirono sull’ascensore.
“Tim?” sussurrò Harmony.
“mmm sì.”
“Forse avremo dovuto portare qualcosa? Per esempio un mazzo di fiori.”
“No.” Rispose il ragazzo con una voce priva emozioni.
Harmony abbassò lo sguardo e domandò: “Ti sembrò carina con questo vestito?”
Tim si voltò, le sorrise e rispose: “Tu sei sempre carina. Grazie se cerchi di rendere la situazione migliore.”
La strega sorrise e disse: “E’ il dovere della tua ragazza. Scherzi a parte, pensi che piacerò a tuo padre.”
“Per non piacergli dovresti chiamarti Tim o Priss.”
L’ascensore si fermò e le porte s’aprirono.
“Siamo arrivati.” disse il ragazzo.
Subito trovarono la stanza e Tim aprì la porta trovandosi davanti al letto con il genitore sdraiato. I due si guardarono, senza dire una parola.
“Tim.” Sussurrò Reginald Drake.
Il ragazzo fece un passo avanti, ed entrò seguito da Harmony. L’atmosfera era così tesa da poter essere tagliata con una lama.
Il pastore dopo aver guardato il figlio, spostò gli occhi su Harmony.
Visto che Tim non parlava, la giovane strega si presentò da sola: “Salve signore.” Sussurrò avvicinandosi. “Ehm, piacere mi chiamò Harmony, Harmony Granger.”
“mmm” mormorò Reginald “Molto piacere, signorina.” Il tono della sua voce era freddo e scostante, come se di fronte a lui ci fosse una cosa che disapprovava o addirittura che gli faceva schifo, allora il pastore tornò a guardare il figlio.
“Forse è meglio che io vi lasci soli. Avrete molto di cui parlare.” Disse la giovane strega e passò di fianco a Tim.
Lui sussurrò: “Harmony.”
Lei aprì la porta e uscì.
“E' la tua nuova ragazza, figliuolo?”
Il giovane mago non risponde
“Scommetto che è una di quelle. Una di quelle vacche di Satana.”
“Offendi un'altra volta la mia ragazza è ti farò sputare tutti i denti, facendoti recitare le preghiere del tuo Dio, in lingue che neanche conosci.”
Il pastore tossì molto forte, sputando del sangue scuro quasi nero, mentre cercava di prendere la maschera d'ossigeno.
Fosse stato un'altra persona Tim lo avrebbe aiutato, ma rimase fermo lasciando il genitore a gemere e ad arrancare.
Alla fine dovette entrare l'infermiera per aiutare l'uomo.
Dopo aver messo la maschera al malato, si giro verso Tim con l'intenzione di rimproverarlo, ma la donna non disse una parola guardando gli occhi del giovane che aveva di fronte.
Uscì subito a testa basa.
“La misericordia non fa proprio parte di te, ragazzo.” disse in modo affannoso il pastore, per poi respirare profondamente.
“La riserbo per chi la merita, papà.” e si fermò “Cosa vuoi perchè mi hai fatto venire qui tramite Priss? Se ti aspetti che io ti perdoni, puoi morire annegato nel tuo sangue.”
“Non eri così un tempo." sussurrò il padre. “Quella scuola ti ha cambiato, io ti avrei salvato da quello che sei, avrei salvato te anche se non sono riuscito a farlo con la degenerata di tua sorella.”
Tim abbozzò un sorriso triste e disse: “Sei sempre lo stesso bastardo, sei il satana che tanto odi, ma dietro la croce.”
“Non ti permettere di dire queste cose.”
“Non mi fai più paura, non mi fanno più paura le tue fiamme infernali o i tuoi falsi diavoli.” e il ragazzo iniziò a gridare “Perchè mi hai fatto venire qui? Mi chiedo come abbia fatto Priss a starti vicino?”
“Sto morendo, ragazzo.”
“Lo so, cosa vuoi?”
“Ho paura, ho paura che non ci sarà salvezza ne’ per me ne’ per te.”
Tim non rispose.
“Lascia quel posto, dimentica quelle cose, vivi da buon cristiano sei ancora in tempo.”
Tim si mise a ridere e disse: “Non l'hai mai capito, non lo capirai mai...”
“Cosa? Puoi scegliere puoi scegliere di non essere un mago. Io lo so. Chiedi perdono al Signore, umilmente.”
“Io sono un mago, è quello che sono, non posso scegliere d'essere altro. Io sono quello che sono, ed è gente come me che vi ha salvato il culo quindici anni fa.”
“Non è vero, è stato il signore a salvarci, solo lui.”
“Ah sì, se non fosse stato per persone come Harry Potter adesso saresti morto o schiavo e il tuo Dio se ne sarebbe allegramente fregato. Ma dopo tutto se non sbaglio la tua chiesa si era alleata con Voldemort. Non ti sei neanche accorto che stavi aiutando i compagni della mamma.”
“Io... Io...”
“Quanta gente avete ucciso, quanti roghi, prima di rendervi conto che quelli che avevate accanto erano maghi come quelli che uccidevate.”
“Tim io morirò!”
“Papà, non ti dispiacere se non me frega niente. Mi hai fatto sentire sempre un mostro, un essere indegno.” respirò profondamente “Sono stato al tuo inferno, adesso mi auguro che tu ci vada presto, e sono sicuro che ci troverai tanti amici.”
Harmony rientrò in quel momento e guardando Tim non riuscì a non notare che era molto arrabbiato.
Ma il vedere il viso della ragazza lo rincuorò, Harmony era il suo raggio di sole, la sua speranza, il lato bello del mondo. E allora giovane mago sussurrò: “Andiamocene.” e uscì, sperava che la ragazza lo avesse seguito, invece era rimasta indietro nella stanza.
“Harmony.” disse il vecchio “Ti chiami così? Non è vero?”
“Sì, signore.”
“Mio figlio non è più solo vero?”
La ragazza rispose: “No.”
Il pastore sorrise e disse: “Ora vai raggiungilo”
“Buon giorno signore. Pregherò per lei.” disse sorridendo prima di uscire.
“Grazie.” disse il pastore sorridendo e poi pensò: “Almeno lui non è solo.”

Tim inseguito da Harmony uscì dall’ospedale, il ragazzo quasi correva, e la giovane strega quasi non riusciva a stargli dietro, aveva capito che qualcosa l’aveva turbato, l’amareggiato, ma non sapeva cosa doveva fare di preciso per aiutarlo.
Lo raggiunse e gli prese la mano. Facendolo voltare istintivamente a quel contatto.
Lei domandò: “Vuoi andare da qualche parte?”
Tim sembrava in un altro mondo, gli occhi assenti, i lineamenti duri, i muscoli tesi. Harmony avrebbe voluto che le parlasse di quello che provava, ma la rabbia verso il padre sembrava una cosa che doveva essere solo sua.
“Perchè non andiamo a cena in un bel posticino? Magari a Piccadilly? Ti va?” disse Harmony
Lui inspirò profondamente e sussurrò: “Dio come lo odio. Non ci conosciamo, ma lo odio.”
“Tim...” sussurrò la giovane strega.
Harmony avrebbe dato tutto per far tornare il sorriso al suo ragazzo.
“Harmony cosa hai detto? Parlavi di una cena? Possiamo andare dove vuoi?”
“E io avrò il mio ragazzo o quello che odia suo padre?”
“Scusami.” sussurrò lui.
“Non mi piaci in questo modo.”
“Ok, ho capito. Lui mi fa questo effetto.” poi abbassò lo sguardo “E' sempre stato così.”
“Tim.” disse lei e poi s'avvicinò al orecchio di lui e gli sussurrò “Vuoi fare l'amore con me?”
“Che? Cosa hai detto? Stai scherzando?” disse lui stupefatto.
“Sì, sto scherzando, ma almeno non hai pensato più a tuo padre.” disse Harmony sorridendo.
Il giovane mago la guardò e anche lui iniziò a sorridere e poi disse: “Sei fantastica, sei un angelo, il mio angelo capriccioso.”
Harmony lo superò di un paio di passi, ridendo, era felice.
E guardandola anche Tim si sentì felice e pensò: “Forse dopo tutto un Dio esiste, se mi ha fatto incontrare e innamorare di una ragazza così dolce. Ecco dove sbagli papà e dove sbagliano le persone come te, voi vedete solo il peggio dell'umanità, solo il peccato. Io voglio vivere, vivere per sempre accanto a lei per proteggerla, per amarla.” Poi disse: “Vieni con me.” E le prese la mano “Hai detto che vuoi andare a cena, conosco il posto giusto e voglio farti conoscere del persone.”
Presero la metropolitana e scesero a Charing Cross, per raggiungere il quartiere di Soho dopo aver fatto un tratto a piedi girarono per un violetto, e trovandosi davanti a un ristorante il cui nome era: Terence Fisher.
Harmony lo guardò lo trovava molto carino, intimo.
Tim sorridendo si guardò intorno e mormorò: “Non è cambiato niente.” E poi alla giovane strega disse: “Avanti entriamo.” E la prese per mano ed entrarono.
“Tim perché si chiama così?”
“Il proprietario è un grande appassionato di film horror inglesi, e allora lo ha chiamato come il suo regista più amato.” Rispose Tim.
La Porta fece suonare un campanello, il locale era mezzo pieno. Una cameriera si era subito presentata davanti a loro per portarli a un tavolo, ma Tim rimase immobile, non dava retta alla ragazza. Sembrava aspettasse qualcuno. A un tratto si sentì un grido di gioia: “Oh Mio Dio, Tim.” Si trattava di una signora piuttosto robusta, appena uscita dalla cucina. Subito rientrò in cucina e disse: “John viene c’è Tim.” La donna aveva le lacrime agli occhi.
Il marito disse: “Non è possibile. E’ tornato. Tim!!”
I due uscirono e raggiunse il ragazzo al ingresso. Erano felici come se un figlio o un nipote lontano era tornato dopo molto tempo.
“Tim, finalmente.” Diceva la signora.
“Martha.” Disse il ragazzo.
“Sono contento di rivederti Drake.” Disse l’uomo.
“John. Sono tornato.”
Martha l’abbracciò, mentre John gli dava pacche sulle spalle.
“Ce ne occupiamo noi, Helene. Lui è un cliente speciale.” Disse John entusiasta.
“Sì signor Mahoney.” Rispose la cameriera.
“Allora cosa ti porta qui?” domandò l’uomo.
“Naturalmente la tua cucina e poi voglio farvi conoscere una persona.” Disse Tim che si voltò di tre quarti “Harmony.” Poi a “Martha, John, lei è Harmony, ma mia ragazza.”
“Piacere Harmony Granger.” Disse la giovane strega, sorridendo e facendo un passo .
“Oh... allora bisogna festeggiare.” Disse Martha guardando la ragazza. “Vieni c’è il tuo solito tavolo.”
Il marito sussurrò alla moglie: “Sei contenta che sia tornato?” mentre faceva strada.
“Certo.” Rispose lei.
“Hai visto quanto è carina la sua ragazza?”
“John stai zitto, non far fare brutta figura a Tim.”
I due ragazzi avevano sentito tutto.
Arrivati al tavolo, Harmony e Tim presero posto, e la strega prese il menu.
Ma Tim disse: “Qui il menu è inutile tanto Martha ti porta quello che vuole lei. Non è vero?”
La signora sorrise e disse: “Cosa volete da bere?”
“Per me una birra…” rispose Tim.
Harmony lo guardò stupefatta.
“Non bevi birra con una signora, Drake. Champagne ecco cosa ci vuole. Va bene anche per te cara?”
“Ehm sì, signora.”
“Chiamami Martha.” Poi disse al marito “Allora cosa portiamo a Tim e ad Harmony.”
“Che ne dici di quelle tartine all’aglio?”
“No, niente aglio dagli una possibilità.” Rispose ridendo Martha. “Pasta ci vuole della pasta, ok?”
“Lo sai che mi fido Martha.”
“Sì lo so, Tim. Torno subito con degli antipasti.” Disse lei e marito e moglie lasciarono soli i ragazzi.
“Sono molto simpatici. Vieni spesso qui?” domandò Harmony.
Tim si guardò intorno e sorridendo rispose: “Da sempre. Sono stati loro molto spesso a darmi da mangiare, e a comprarmi dei vestiti, ho fatto anche da cameriere qui, e passavo le mie vacanze.”
“E’ un posto splendido.”
“Sai ho imparato anche a cucinare qualche cosa.”
“Allora parlavi seriamente quando dicevi che avresti cucinato tu per il picnic?” domandò Harmony.
“Certo che ero serio.” Rispose e si mise a ridere.
“Tim, davvero ti avrebbero portato una birra?” domandò Harmony.
“Sì, loro sono di origini italiane, laggiù non c’è il limite d’età sugli alcolici, e qui Martha e John fanno come vogliono. Sai è qui che io e Conner ci siamo sbronzati per la prima volta, una lezione di John, molto efficace.”
“Come li hai conosciuti? Come sei arrivato qui?”
“Avevo nove anni, mio padre mi aveva punito per una magia accidentate, avevo fatto saltare le luci della chiesa. Le sue punizioni consistevano in frustate e pasti saltati. Sono fuggito, non so come arrivai qui, non riuscivo a reggermi in piedi, sono stati loro ad aiutarmi. In un certo senso mi hanno adottato.”
Tim era triste mentre raccontava. Harmony lo capì subito e pensò che avrebbe dovuto dire qualcosa per distrarlo: “E’ così sai cucinare, e cosa?”
“Ehm qualche cosa: la pasta, la carne, sono bravo con il sugo.”
“E’ così suoni la chitarra come una rockstar, sai cucinare, sei un ottimo portiere a quidditch, vuoi diventare auror. Cos’altro non so di Tim Drake?”
“Credo che non ci sia altro.”
“Sei un uomo molto affascinante lo sai?”
“Ehm Grazie.”
Martha arrivò portando loro degli antipasti e domandò loro: “Tutto bene?”
“Meravigliosamente.” Sussurrò il giovane mago senza distogliere lo sguardo dalla sua ragazza.
La donna sorrise e tornò in cucina dal marito, aveva le lacrime agli occhi.
E lui le disse: “Che c’è, Martha?”
“E’ tornato, e ha voluto farci conosce la sua ragazza. E’ fantastico, John.”
“Sono contento per Tim, si merita un po’ di felicità quel ragazzo.”
“Pensi che sia… ehm come lui?”
“Forse sì, ma non importa.”
“Hai ragione.”
Dopo aver finito la cena, Martha tornò dai ragazzi.
Harmony disse: “Era tutto buonissimo, Martha.”
“Sono contenta che sia stato tutto di tuo gradimento.”
Tim mise una mano dentro la giacca.
“Che stai facendo ragazzo?” disse la padrona del locale.
“Io vorrei….”
“Lo sai che tu qui, non paghi.”
“Martha ormai non sono più un bambino. Devi lasciami…”
“Tim Drake, tu non pagherai questa cena.”
“Mi costringi ad andare a parlare con il tuo socio.”
“Fai come vuoi lo trovi in cucina, ma non credo che ti farà pagare neanche lui. Poi ha un nuovo computer che lo sta facendo impazzire.” Disse lei ridendo.
“Ho capito tutto.” Disse Tim ridendo “Ti vuoi liberare di me.” E si alzò.
“Ho sempre detto che tu sei più sveglio dei tuoi coetanei.” Disse Martha sorridendo.
Tim andò in cucina, lasciando Harmony. Martha si sedete al posto del ragazzo di fronte a lei.
“Questo posto è bellissimo, è magico.” Disse Harmony.
“Grazie. Lui è un ragazzo speciale.”
“Molto e io ne sono molto innamorata.”
La donna sorrise e poi seria disse: “Tu sei come lui?”
“Sì, sono come lui. Tim non vi ha mai parlato di… di dove va a scuola?”
“No, Harmony, ma qualcosa abbiamo immaginiamo.”
“Ehm siamo dei maghi, ma forse sarebbe stato meglio se fosse stato lui a dirvelo.”
Martha si voltò un attimo verso la porta della cucina, per poi tornare a guardare Harmony e disse: “No, lui non ce lo avrebbe mai detto. Non perché non si fida di noi, ma perché ha paura che noi la potremo trattare in modo diverso, un po’ come lo trattava suo padre, odiandolo.”
“Lui è così dolce, mi spiace che soffra.”
“Ha trovato te, non l’ho mai visto così felice si vede lontano un miglio che ti ama.”
“Ehm…” disse Harmony arrossendo e abbassando lo sguardo per un attimo poi domandò: “Come avete capito che non era un norm…”
“E’ successo circa due anni fa aveva quindici anni, abbiamo visto quel bastoncino sotto la sua giacca.”
“La bacchetta.”
“Ah si chiama così. Ne avevamo viste altre quindici anni fa.”
“Come?”
“E’ successo quindici anni fa, quando tutta Londra aveva subito quelli attacchi e mancava ogni cosa.”
“Noi la chiamiamo guerra magica.”
“Ah. Un giorno entrarono un gruppo di strane persone indossavano tutti dei mantelli neri e portavano sul volto delle maschere di metallo.”
L’espressione di Harmony cambiò diventato tesa e sussurrò: “Mangiamorte.”
“Mangiamorte?” domandò Martha.
“Sono dei maghi oscuri, sono cattivi.”
“Sì, avevano degli occhi freddi dove non c’era l’altro che odio. Se la presserò con John, lo colpirono e ci distrussero il locale; quando pensavo che ci avrebbero uccisi. Entrarono sette ragazzi, quattro maschi e tre femmine. Colpirono i cattivi con lampi scaturiti dalle bacchette e tutto finì in pochi secondi alcuni scapparono mentre altri sono stati feriti o uccisi. Quei ragazzi erano splendidi, soprattutto il loro capo, aiuto John ad alzarsi. Lo ricorderò sempre era molto carismatico dava ordini e sorrideva ai suoi amici, soprattutto a una delle ragazze. Lui aveva i capelli neri spettinati, degli occhiali rotondi, una cicatrice a forma di fulmine sulla fronte…”
A sentire quella descrizione Harmony sorrise.
“…e degli splendidi occhi verdi. Proprio come i tuoi, io credo tu sia sua figlia non è vero?”
“Sì, Martha. Lui si chiama Harry Potter.”
“John sarà felice di sapere il nome di chi ci ha salvato la vita. Avrei voluto ringraziarlo.”
“Vi prometto che un giorno lo porterò qui.”
“Grazie, Harmony.”
“Avete parlato voi due?” domandò Tim tornato dalla cucina.
“Sì, Tim.” Rispose Martha. “Sono contenta che tu abbia trovato una brava ragazza come Harmony.”
La giovane strega arrossì.
“Tim.” Continuò la donna “Avresti dovuto dirci che tu sei un mago?”
Il ragazzo guardò Harmony, ma sapeva che non era stata lei, poi a Martha: “Voi lo sapevate da tempo vero?”
“Sì, non sapevamo che le persone speciali come te si chiamavano maghi.”
“Io l’avrei detto, ma…”
“Abbiamo capito, ma ti avremo continuato ad amarti lo stesso.”
“Grazie Martha.” Poi a Harmony “Sei pronta?”
“Sì.” Rispose la ragazza alzandosi e mettendosi la giacca.
“Ho già salutato John. Ciao Martha, la prossima volta pagherò il conto.”
“Sì come no. Vieni qui fatti abbracciare.”
La donna strinse a se il ragazzo, e lei gli sussurrò: “Non farci aspettare troppo tempo per vernici a trovare.”
“Tornerò presto, grazie di tutto.”
Lasciata Martha mise una mano sulla spalla di Harmony e uscirono dal locale, e andarono un po’ in giro per Londra.

Insieme tornarono alla sede dei Maurauders, mentre raggiungevano le stanze degli ospiti, Harmony sulla scala domandò: “Va tutto bene, Tim?”
“Sì, ci vediamo domani.” Rispose lui dandogli un leggero bacio della buona notte sulle labbra.
La ragazza lo guardò arrossendo un po’ e mormorò: “Buona notte, Tim.”
“Buona notte.” Rispose lui, per vedere Harmony poi entrare nella stanza.
Lui andò nella sua si spogliò, e dopo essersi messo i pantaloni del pigiama, si distese sul letto, mettendo le mani dietro la nuca guardando il soffitto.
Non aveva niente sonno, la stanza era maledettamente silenziosa, e lui si sentiva solo. Il pensiero di suo padre lo tormentava, non tanto per come si era comportato, ma per averlo fatto tornare a essere quel bambino che aveva paura, che odiava se stesso, che si sentiva inutile e fallito. Avrebbe dato di tutto per non pensare, invece i pensieri e i ricordi scorrevano nella sua mente come un fiume in piena. Più volte pensò d’andare da Harmony, ma voleva dire avergli mentito, e poi c’era l’orgoglio, l’ammettere d’essere stato di nuovo battuto da suo padre. Alla fine di scatto si mise seduto sul letto e poi s’alzò. Uscito, guardò la porta della stanza di Harmony.
“Chissà se sta già dormendo?” si domandò, ma passò oltre. Era un fascio di nervi e pensò: “Forse un po’ d’allenamento fisico, mi distenderà.” E scese giù fino in palestra.
I Maurauders avevano nei sotterranei della loro sede una palestra super accessoriata, a Rigel, a James, ma soprattutto al vampiro Kostaki piaceva tenersi in forma, mentre Albus Piton non ci metteva mai piedi, ma lui era il topo di biblioteca del gruppo.
C’erano vari attrezzi, Tim li passò in rassegna tutti, sollevare pesi li sembrava inutile e privo di senso nella realtà succedeva raramente di dover tirare su pesi bilanciati con aste, e poi non gli avrebbe dato soddisfazione. Si guardò intorno e vide quello che cercava vicino a una parete: un sacco di sabbia. S’avvicinò lo toccò, era di pelle marrone, e sembrava molto vecchio, ma ancora resistente. Prese un paio di guantoni e iniziò a colpire il sacco, più che altro con il pugno destro lasciando il sinistro in difesa, e colpendo con quello solo di tanto in tanto.
Non erano pugni dati bene, servivano solo per sfogarsi, ogni pugno era più forte del precedente, più rabbioso del precedente. Tim ci metteva tutta la forza che aveva, tutto l’odio e la rabbia che aveva, ricordando tutti i momenti duri che suo padre gli aveva fatto provare, ma quello sfogo non lo faceva sentire meglio. Il sudore iniziò a bagnargli la fronte, e delle lacrime iniziarono a scorre rendendogli la vista offuscata.
Tim non lo sapeva, ma qualcuno di nascosto lo aveva osservato, e aveva visto con quanta foga e dolore colpiva il sacco di sabbia; quel qualcuno conosceva bene quella rabbia quel rancore quella sensazione di solitudine, s’avvicino senza farsi sentire.
Dopo l’ennesimo pugno il ragazzo si rese conto che il sacco non si muoveva più e allora ci guardò dietro, e ne rimase molto sorpreso. Harry teneva fermo il sacco.
“Professor Potter?” disse il giovane mago “Ma cosa sta facendo?”
“Tim colpisci con tutta la forza che hai, con tutto il dolore che hai, colpisci mettendoci tutto te stesso.” Disse il mago sorridendogli.
“Sì, professore.”
“Avanti, ragazzo. Fammi vedere cosa sai fare?”
Tim colpì, sempre più forte, mentre Harry lo incitava a fare sempre meglio.
I colpi diventarono sempre più precisi e più potenti. Le lacrime si trasformarono in un sorriso.
I due ridevano.
Harry reggeva sempre più a fatica il sacco, sotto i colpi del giovane, ricordando quando al posto di Tim c’era lui e Sirius gli insegnava a tirare di Boxe.
Dopo un po’ Harry disse: “Può bastare per oggi. Ottimo lavoro.” E i due si allontanarono.
“Grazie, professore. Ma lei che cosa fa qui?”
“Sono un amico di Rigel, e sono il padrino di James Lupin….” rispose e si misero seduti su una panca.
“Professore?” disse Tim sorridendo con uno sguardo indagatore, mentre si toglieva i guantoni.
“Era preoccupato…”
“Non avrei mai ehm fatto del… ehm…” provò a dire il ragazzo imbarazzato.
Harry sorrise e disse: “Lo so Tim, non avevo dubbi. Io mi fido di te e di Harmony, anche se so cosa vuol dire avere diciassette anni.”
Il giovane mago arrossì leggermente.
“Ero preoccupato per te.” Disse Harry, e si alzò dando le spalle al ragazzo. “Tu mi ricordi molto me stesso alla tua età. A diciassette anni avevo una rabbia dentro e a farne le spese fui io stesso e i miei amici, soprattutto Hermione. Questa rabbia mi accompagno per molto tempo fino a quando non rincontrai Hermione e non seppi di Harmony.”
“Professore, io…”
“Tim, io non ho mai conosciuto mio padre, da quello che mi hanno detto era una brava persona anche se da ragazzo era un po’ una testa calda, con una certa propensione a cacciarsi nei guai, si dice che io l’abbia ereditato questa sua qualità.” E disse sorridendo “Mi piace ancora cacciarmi nei guai, ma non lo dire alla professoressa Granger.” Disse mettendosi a ridere.
“Ok, professore Potter.”
“Non siamo a scuola Tim, chiamami Harry.”
“Ehm sì, Harry.”
“A volte mi chiedo com’era veramente James Potter, mio padre, ma non potrò avere mai una risposta. Avrei litigato con lui, mi avrebbe insegnato le cose della vita: come baciare una ragazza, mi avrebbe prestato l’auto.”
“Profes… Harry, mio padre non è gran che.” Disse vergognandosi Tim.
Harry s’inginocchio di fronte al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla e poi disse: “Non possiamo scegliere i nostri genitori, ma tu padre, una cosa buona l’ha fatta.” E si fermò un attimo “Ha fatto nascere una persona eccezionale, che sarà un uomo e un mago eccezionale.”
“Grazie, Harry.”
Il professore sorrise e poi disse: “Sai io avrei sempre voluto avere un maschio, non crede voglio molto bene ad Harmony, sono fiero di lei, ma un figlio è un’altra cosa, insegnarli certe cose, parlare di certe cose. Tim quello che sto cercando di dirti e che se hai bisogno di una mano o se vuoi parlare, o semplicemente qualcuno che ti ascolti, io sono qui.”
Il ragazzo non riusciva a credere alle sue orecchie, le lacrime iniziarono a segnarli il viso, si lanciò ad abbracciare Harry senza nessun preavviso.
Il mago lo accolse e iniziò ad accarezzargli il capo dicendo: “Su calma, va tutto bene, tutto bene.”
“Io l’odio quel bastardo, l’odio così tanto.” Disse singhiozzando Tim, sulla spalla di Harry.
“Lo so, lo so. Bravo sfogati, forza.”

1 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao...beh vedo ke qui nessuno ha commentato...bene allora comincio io...ho iniziato a leggere la tua storia qualche giorno fa...solo ora ho però avuto il tempo per commentare...troppi compiti!...su EFP nn mi ispira molto commentare...qua si...quindi commenterò qua i tuoi cap, anke se cn qualke ritardo XD...inizio ad apprezzare il personaggio di Tim...forse xk è così simile a Harry...ma ancora nn capisco il personaggio di Draco...è sempre stato un pò ambiguo...ma qua...beh...io lo definirei s*****o...ma forse è solo x figura ke sta cn quella mezza prosty di Pansy...mmm...boh...sinceramente b******o o no e pur sempre porco XD...vabbè finisco qui a commentare...commenterò il prossimo capitolo...ciao

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