lunedì 25 febbraio 2008

Granger Girls

Capitolo dodicesimo: Padre e figlia

Harry era euforico, aveva scoperto d’aver una fantastica figlia, una ragazza con la testa sulle spalle, e tramite lei si era riavvicinato a Hermione, ma era anche terrorizzato, cosa ne sapeva lui di come si doveva comportare un padre, soprattutto nei confronti di una ragazza di quattordici anni, e come doveva rapportarsi con lei.
Pensava a tutto questo mentre camminava per il corridoio del secondo piano. Quando sentì qualcuno mettergli una mano sulla spalla, si voltò e vide David che gli diceva: “Dalla tua faccia Potter pensò che tu abbia saputo di Harmony.”
“David! Non so che pesci prendere, non so come dovrei comportarmi con lei, so cosi poco dell’essere un padre. Non so come abbia fatto Hermione a fare la madre solo a diciassette anni?”
“Lei doveva non aveva scelta, aveva la responsabilità di una piccola vita a cui badare. Secondo me dovresti farti guidare dal tuo istinto e dai tuoi sentimenti verso Harmony e verso Hermione.”
“E se sbaglio qualcosa?”
“Sbagliare è umano, ma a differenza degli altri le persone che ti amano sanno perdonarti. E poi ricordati di scegliere ciò che giusto non…”
“…ciò che è facile.” Continuò Harry.
Le due maghi si misero a ridere e si incamminarono per il corridoio.
“Conosco qualcosa che potrebbe rilassarti, Harry.” Disse David
“Ah si. Una rivincita?! Perché no?”
“Stanza delle necessità tra dieci minuti.”
“Va bene, ma dovremo finire in un’ora. Ho fissato un incontro.”
“Lo so, ho anch’io uno dei galeoni falsi del ES.”

Un'ora dopo Hermione fu la prima ad arrivare davanti alla porta della stanza, stava per entrare quando sentì la voce di Draco: “Granger, sempre puntuale eh?”
“Anche tu, Malfoy.”
E il professore di pozioni guardò la porta e disse: “Ricordi quando vi abbiamo beccato qui dentro?”
“Ti avrei ammazzato quella volta.” Rispose la strega ridendo.
“Se non sbaglio poi vi siete vendicati sul treno del ritorno trasformandomi in un vermone bavoso, ho sputato bava per tre giorni.”
“Ecco adesso ho visto tutto, Malfoy che entra come membro dell’Esercito di Silente dentro questa stanza.” Disse arrivando Neville.
Paciock
“Malfoy.” E i due si strinsero la mano.
In passato tra i due non era corso buon sangue, durante la guerra erano diventati rivali per il cuore di Ginevra, ma avevano combattuto spalla a spalla per cinque giorni nella battaglia del San Mungo contro i vampiri del tedesco conte Orlock, uno dei più potenti alleati di Voldemort.
“Come al solito manca Ron 'l’eterno ritardatario' Weasley” disse sorridendo Neville, mentre prendeva dalla tasca un pacchetto di sigarette.
“Vizioso di un Paciock, almeno dammene una.” Disse Draco.
Neville sorrise e diede una sigaretta all’antico rivale.
“Darete un cattivo esempio ai ragazzi. Siete dei professori adesso.” disse con rammarico la strega.
“Hermione vedi studenti qui?” domandò Draco.
Ma la strega scosse il capo.
“Studenti, non ce ne sono, ma ci sono io che sono incinta.” Disse una voce femminile da dietro una colona “Spegnete quelle cose.” Era Luna appena arrivata da Hogsmeade.
“Draco!!! Hai sentito Luna. Spegni quello schifo, e se ti vedesse Acrux. Che esempio dai a tuo figlio?” Lo rimproverò Ginevra venuta con la strega bionda.
“A volte penso amico, che l’avrei dovuta lasciarla a te.” Disse Malfoy sorridendo buttando a terra la sigaretta per poi spegnerla con il piede.
Neville sorrise.
“Draco, il mozzicone.” Lo rimproverò Hermione.
“Granger.” Disse raccogliendolo da terra “Tu non potevi restare nascosta.”
Poi si sentirono dei passi di corsa e arrivò Ron.
“Ron, sei in ritardo!!” Dissero insieme Hermione e Luna.
“Luna ma tu che ci fai qui?” domandò il rosso con l’affanno.
“Ehi anch’io faccio parte della gang, ho ancora il mio galeone.”
“Ah.” esclamò Ron.
“Ron, dovresti fare qualcosa per questo tuo problema dei ritardi.”
“Smettila, Hermione, non siamo tornati ragazzi. E poi non sono l’unico a essere in ritardo mancano ancora Harry e David.”
Hermione prese dalla tasca: una pergamena e la bacchetta. E recitò: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” La mappa si aprì ed Hermione indicò la stanza delle necessità: “Vedi Ron, David e Harry sono già dentro.”
“L'avevi tu la mappa del malandrino? Da quanto tempo ce l’hai?”
“L'ho presa in prestito nel settimo anno.”
“E non l’hai più restituita.”
“Ehm no?”
“Ma è stato un furto. Chi sei tu? Che ne hai fatto di Hermione Granger?”
“Tu e Potter avete avuto una cattiva influenza su di lei, Weasley” disse Draco ridendo.
“Entriamo.” Ordinò Hermione ed entrò per prima.
“Qualcuno mi spiega perché quando non c’è Potter e la Granger a dare ordini?” domandò Draco.
“Non lo so, ma è sempre stato così. Secondo me è perché Harry ha il coraggio di un leader, mentre Hermione ne ha l’intelligenza.” Rispose Ron.
“Non sarà perché la Granger andava a letto con Potter?” domandò Draco.
“E’ probabile…” rispose Ginevra.
E tutti si misero a ridere ed entrarono.
Dentro c’erano Harry e David che si stavano allenando a tirare di scherma, ma la cosa che colpì maggiormente le esponenti femminili del gruppo, era il fatto che i due erano a torso nudo.
Ginevra si avvicinò a una Hermione interdetta e le sussurrò: “Non c’è che dire, Harry non si è lasciato proprio andare in questi anni. Merlino, sudato e mezzo nudo è bellissimo.”
“Ma perché il capitano Giles non è mica da buttare?” sussurrò Luna alle amiche. E i loro sguardi si soffermarono su professore di teoria e sul suo avambraccio destro dove faceva bella mostra di se il marchio nero. Anche Draco guardò il tatuaggio di David, stringendo il suo marchio nascosta dalla camicia.
David atterrò Harry e gli puntò la katana alla gola.
“Harry, no!!!!!” gridò Hermione e aveva messo mano alla bacchetta.
I due si voltarono, e subito dopo David aiutò Harry a rialzarsi dicendogli: “Niente male, sei migliorato, Potter complimenti.”
Harry sorrise, e si rivolse agli altri: “Un attimo.Arriviamo.”
David aveva fatto comparire un rubinetto e avevo messo la testa sotto il getto d’acqua, poi prese una asciugamano e dopo essersi assicurato la testa, se la mise sulle spalle. Harry fece lo stesso.
“Allora vogliamo iniziare.” Disse Harry dopo aver fatto comparire otto sedie più o meno in cerchio.
Tutti si sedettero e il primo a parlare fu Neville: “La professoressa Corman ieri ha avuto una nuova profezia…”
“Autentica?” domandò Hermione.
“Si, la voce e il resto non lasciano dubbi.” E presa un pergamena dalla tasca iniziò a leggerla: “Il Sangue della fenice d’oro e il sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro signore tornerà.”
Sul gruppo scese un innaturale silenzio.
Hermione guardò un attimo Harry, poi parlò agli altri: “Direi che due parti della profezia siano chiari: con oscuro signore s’intende Voldemort, mentre con la casa dei quattro qui, Hogwarts.”
“Ma cosa s’intende con sangue della fenice e del basilisco, Hermione?”
“Non so Ron, potrebbero qualsiasi cosa… ma non credo siano Horcrux.”
Harry rimaneva in silenzio.
“Il sangue della fenice e del basilisco.” Sussurrò Draco “Si, dice che il sangue della fenice possa dare l’immortalità e che sia uno degli componenti della pietra filosofale. Il sangue del Basilisco è invece un potente veleno….”
“Non credo s’intenda sangue nel senso proprio del termine, Draco” disse Hermione.
“Profezie a parte.” S’intromise Ginevra “Di recente sembra che siano in aumento gli avvistamenti e gli attentati dei mangiamorte rimasti in libertà.”
“E’ vero hanno attaccato anche Hermione e Harmony a Howl…” disse Ron.
Harry a risentire quella storia guardò Hermione. Era preoccupato.
Calmati, Harry.” pensò stringendo i pugni per la rabbia. “Per fortuna c’erano Ron e Draco a difenderle… Cazzo ci sarei dovuto essere anch’io, è colpa mia loro vogliono me. Calma ora sei tornato per proteggerla… Nessuno, neanche Voldemort redivivo per la terza volta potrà far del male alle donne della mia vita.
“… Sono organizzati, non agiscono più come cellule indipendenti.” Disse Hermione riportando Harry alla reatà. “Sono sicura che il loro capo sia il leader del gruppo che ha attaccato me e Harmony.”
“Era una donna.” Disse tranquillamente Draco.
“Una donna?!” domandarono tutti tranne Harry che si limitò a guardare il biondo.
“So riconoscere i sessi attraverso le maschere d’argento dei mangiamorte. Non dimenticate che io ne ho insondata una….”
“Una donna?! Molto strano.” esclamò Ron.
“Si, lo so Weasley.” Rispose Draco “I mangiamorte sono una stirpe orgogliosa, maschilista e chiusa in se stessa. Non avrebbero mai accettato una donna come capo, a meno che questa non sia veramente importante per qualche ragione. Ma c’è dell’altro sono molto giovani, motivati e ben aggiornati.”
“Come lo sai, Draco?” domandò Hermione.
“Mi sono tenuto informato, poi usano incantesimi nuovi, nuove armi e nuove tattiche, cioè molti di loro si sono evoluti, non ci troviamo di fronte a gente come mio padre o Bellatrix che non sapevano altro che usare bacchette e pozioni, questi sanno usare la tecnologia babbana come automobili, cellulari e computer. I loro capi hanno più o meno la nostra età….”
“Ciò non toglie, Draco, che sanno usare anche vecchi sistemi. Harmony è stata attaccata nella stazione della metropolitana di King Cross dà dei dissennatori e da un licantropo….” Disse Hermione.
“Come?” gridò Harry “Cosa è successo? Quando è stata attaccata?”
“Poco prima di venire qui, Harry.” gli rispose lei.
“Hermione, voglio essere tenuto informato di cose come questa. Lei è mia…”
“Scusami Harry, per fortuna con lei c’era Rigel…” disse Hermione.
Lui si calmò e sussurrò: “Rigel…” e sorrise “…c’è sempre un Black quando un Potter ha bisogno.”
“Non temere, Harry. Tutti noi proteggeremo Harmony…” disse Ron.
“Grazie, Ron.” Disse Harry guardando l’amico “Grazie anche per quello che avete fatto tu e Draco a Howl.”
“Scherzi, tu avresti fatto lo stesso per Luna e Tibby, come per Ginevra e i due marmocchi di casa Malfoy.”
“C’è dell’altro, Harry.” Disse Hermione “Rigel durante lo scontro ha visto parte del ricordo di cui era stata privata: una donna che grida e una voce maschile che dice la parola: ‘avanti’.”
“Non è molto, Hermione.” Interviene Ron.
“Non abbiamo molto, una profezia quasi incomprensibile e parte di un ricordo perduto.” Rispose la strega.
“Non c’è altra scelta che lasciar evolvere gli eventi e vedere dove questi ci portano.” Disse con voce fredda Draco.
“Malfoy ha ragione, questo è il turno di muovere dei nostri avversari.” Disse Ron, e tutti lo guardarono con gli occhi spalancati.
“Ehi perché se Draco dice una frase d’effetto voi quasi applaudite mentre se la dico io mi guardate come se fosse un evento storico?”
“Perché lo è!!!” rispose ridendo Hermione e tutti annuirono.
“Se fossi un ex-mangiamorte sarei più rispettato.”
“Ragazzi…” disse David “Anch’io avrei qualcosa da dire e potrebbe avere a che fare con tutto questo. Mi è arrivato un gufo da Alexander Saxon, il direttore di New Azkaban, Wilhelm Faust vuole parlarmi.”
“Wilhelm Josef Faust, il signore della morte di Galug….” Sussurrò Draco.
Quel nome aveva fatto scendere il gelo nella stanza.
Faust era forse il peggiore mangiamorte mai esistito, un killer spietato, uccideva con la freddezza di un chirurgo, ed era un ricettatore che svolgeva sperimentazioni sui babbani e sui prigionieri di guerra, per un folle esperimento aveva ucciso più di quattrocento bambini.
“Non l’hai mandato tu, David, quel verme a marcire a New Azkaban?” domandò Ron.
“Si...” rispose David.
“Mi è stato detto che adesso è paralizzato alle gambe ed è privo di un braccio.” Disse Draco.
Tutti guardarono David.
“Ehi io non c’entro, non ho fatto nulla mentre i paesani lo linciavano…”
La riunione finì poco dopo, ma mentre tutti andavano via Harry chiamò Ron e Draco: “Possiamo parlare un attimo…”
“Si, certo.” Gli rispose Ron e poi salutò Luna: “Ciao piccola, ci vediamo venerdì pomeriggio.” E la baciò
“Ciao, Ron.” Rispose lei sorridendo.
“Ciao, Weasley.” Disse Draco abbracciando la moglie.
“Ciao, Malfoy.” Rispose Ginevra.
Harry ed Hermione guardarono le due coppie, poi a vicenda, ma la strega distolse lo sguardo, per poi uscire dalla stanza con le due amiche e domandare: “Che fatte adesso? Tornate a subito a Hogsmeade?”
Intanto Neville e David le salutarono e se andarono ognuno per conto loro.
Ginevra e Luna si guardarono e sorrisero. “No, pensavamo di salutare prima i ragazzi.” Rispose Luna.
“Tu che idea avevi, Hermione?” domandò Ginevra.
“Avrei alcune spese da fare a Hogsmeade, e vorrei unirmi a voi.”
Luna sorrise: “Nessun problema, sarà come ai vecchi tempi…”
“Un momento ai vecchi tempi.” Disse Ginevra scherzando “Lei non veniva con noi, ma con Harry e Ron.”
“Hermione?” domandò Ginevra “Non dovresti parlare con Harmony di Harry?…”
La strega sorrise: “E’ difficile, ma poi credo che Harmony sa gestire da sola la situazione dopo tutto è stata lei a far in modo che Harry scoprisse tutto.”

Intanto nella stanza delle necessità, Harry parlava con Ron e Draco.
“Ragazzi non sono gestire la situazione, ma voi come avete fatto quando siate diventati padri?”
Draco e Ron si guardarono.
“Benvenuto nel club, mister Potter.” Disse Ron. “Cosa vuoi sapere? Ti mettiamo a disposizione la nostra esperienza decennale di genitori…. Per quanto Draco ha due figli maschi ed è più facile.”
“Più facile? Ma quando mai? Acrux è in una età difficile e per giunta si è innamorato di…” disse Draco guardando Harry.
“Non mi sembra un problema.” rispose Harry “Alla sua età è normale, a meno che non sia… non che ci sia niente di male oggi, con i tempi che corrono…”
“Ehi, è di un Malfoy stai parlando, Potter. L’amore di Acrux è una ragazza, e che ragazza, mio figlio ha gusti eccellenti in fatto di donne.”
“Torniamo al discorso d’essere padri, per favore?” domandò Harry. “Allora cosa dovrei fare, secondo voi? Hermione mi ha detto di conoscere Harmony piano piano e David mi ha consigliato di fidarmi dei miei sentimenti per loro.”
“Sono dei buoni consigli, Harry.” Intervenne Draco.
“E’ vero, Harry, ma per me c’è dell’altro. La cosa più importante del tuo ruolo di padre è difendere la tua bambina…” disse Ron seriamente.
“Difenderla? Da chi dai mangiamorte?” domandò Harry.
“No, da una cosa infinitamente più pericolosa…. I maschi adolescenti, i ragazzi.”
Draco e Harry guardarono Ron come se fosse pazzo.
“Harry, tua figlia è una bella ragazza e quelli sono in balia dei loro ormoni impazziti.”
“Scusa, amico, ma non stai un po’ esagerando?” domandò Harry.
“Sono d’accordo con Potter.” Disse Draco “E poi Tibby è una brava ragazza, con la testa sulle spalle che per fortuna ha preso da Luna.”
“Devo ricordarvi, signori, com’eravamo noi da ragazzi. Che ci eccitavamo guardando persino il pavimento…”
Harry e Draco convenirono che Ron aveva ragione.
“Harmony è in una delle età più difficili.” Disse Ron “Può essere indifesa contro certi bastardi e tocca a te vigilare su di lei.”
“Ma? Harmony mi sembra ancora troppo giovane perché io mi preoccupi.”
“Harry…”
“Si, Draco?”
“No, niente…”
“Ma se qualcuno la fa soffrire, io lo uccido…”
“Bravo è questo atteggiamento giusto.” Disse Ron ridendo.
Draco non sapeva bene che fare.
“Tibby lo sa fino ai sedici anni di ragazzi non se ne parla.” Disse Ron.

“Mi sei mancato…” disse Harmony tra un bacio e l’altro con Acrux, mentre stava appoggiata a un muro della scuola.
“No, mi sono sbagliata, mi sono mancate le tue labbra, Malfoy.”
“Ne sono felice, Granger.”
La strega sorrise con il viso in fiamme. E i ragazzi ripresero a baciarsi, senza sapere che qualcuno di nascosto li stava osservando.

“Allora com’è riavere Harry nella tua vita, Hermione?” domandò Luna, mentre le tre amiche camminavano per il sentiero verso Hogsmeade.
“E’ strano, ed è diverso da come avrei immaginato di reagire nel rivederlo.”
“Che ti avevo detto a Diagon Alley, per quanto ci provi non riesci a odiarlo…” disse Ginevra.
“Non è solo questo.” E sorrise “E’ sempre stato così fra noi. Lui riesce ad abbattere le miei difese. Lui è Harry, il mio Harry Potter…”
“E di nessun’altra.” Disse Luna. “Vi appartenete non importa quanto tempo sia passato, non importa cosa è successo tra voi, le vostre anime si cercheranno in eterno… Come me e Ron.”
“Quando hai capito che Ron era l’uomo che amavi, Luna?” domandò Hermione.
“Ricordi il nostro primo incontro sul Hogwarts Express…”
“Si… Già allora?….”
“L’ho visto e ho pensato questo ragazzo sarà mio.” Poi aggiunse “Loro possono dire quello che vogliono, ma sono le nostre prede, ultima parola è sempre la nostra.”
“Giusto, sorella, anche se a volte è bello farsi cacciare.” Disse Ginevra “Ero lusingata quando Draco e Neville ‘combattevano’ per me… erano così… così… virili.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre Luna rideva sotto i baffi.
Arrivati a Hogsmeade, entrarono al Lain, negozio di abbigliamento femminile. Mentre Ginevra chiedeva al commesso di un ordine fatto una settimana prima, Luna e Hermione si misero a guardare i vestiti per teenagers: magliette, pantaloni a vita bassa e qualche giacca.
“A Tibby piacciono i vestiti neri e un po’ trasgressivi e tende al dark.” Disse Luna guardando una giacca di pelle con simboli da aviatore. “Harmony che gusti ha?”
“Lei ha gusti classici, forse un po’ troppo da brava ragazza.” Rispose Hermione guardando una giacca di velluto marrone. “Anche se più di recente penso stia cercando un suo stile.”
“E’ una ragazza in gamba complimenti…” disse Luna.
“Si, lo so, sono stata fortunata.”
“Sei stata brava, altro che fortunata.”
La mora abbassò lo sguardo su un vestitino blu.
“Cosa c’è? Ti vedo un po’ turbata.”
Hermione sospirò e rispose: “Sono preoccupata, Luna, sta accadendo tutto cosi in fretta. I nostri rapporti forse si stano deteriorando. Eravamo molto unite prima…”
“Le cose cambiano, prendi me e mia figlia a volte mi sembra che per Tibby io più che sua madre sia una nemica con cui debba confrontarsi.”
“Dio, mi auguro di non arrivare mai a questo. Ho sempre cercato di essergli una amica, siamo cresciute insieme. Vorrei tanto continuare a proteggerla come quando era bambina.”
“E’ più o meno la stessa idea che ha Ron, ma adesso le nostre figlie sono delle adolescenti, bisogna lasciarle libere anche di fare i loro errori.”
Hermione sorrise alla amica e disse: “Io sarò anche stata preparata, sarò anche stata una so tutto io, ma tu Luna hai sempre avuto una saggezza innata.”
“La saggezza della Lunatica Lovegood, sai mi manca un po’ quella ragazzina, un po’ strana…”
“Eravamo tutte un po’ strane…” intervenne Ginevra avvicinandosi “Hermione la secchiona saccente, Luna la matta saggia, e io la spericolata.”
Le tre si misero a ridere.
“Dovremo farlo una volta a settimana? Un bel incontro fra noi.” Suggerì Hermione “Magari anche con Tonks?”
“Si, è una buona idea.” Disse Ginevra.
“Concordo, poi prima di Natale dobbiamo tornare qui. Bisogna comprare i vestiti per la virgilia di Natale per le ragazze.” Disse Luna.
“C’è una festa da ballo per Natale… Non lo sapevo.” Esclamò Hermione.
“E per raccogliere fondi per la biblioteca.” Disse Luna.
Parlarono ancora per una ventina di minuti, uscite dal negozio si separarono e dopo averle salutate, Hermione prese la Merlino Street, strada principale di Hogsmeade per tornare a Hogwarts.
Ma appena lasciato il villaggio vide avvicinarsi David Giles che veniva dalla parte opposta, portava con se un borsone e legato a questo c’era qualcosa di avvolto in un velo nero chiuso da un cordini di stoffa viola.
Hermione sapeva cos’era quella cosa, era una delle reliquie dei fondatori, la più preziosa per i Corvonero, era Nyx la spada della strega, con quell’arma David si era guadagnato tra i mangiamorte lo pseudonimo di lama di morte.
“David…” lo chiamò lei.
“Hermione… e tu che ci fai qui?” domandò lui quando le fu vicino.
“Sono venuta qui insieme a Luna e Ginevra e adesso stavo per tornare al castello.”
“Da sola, scherzi?” Disse lui “Ti accompagno…”
“Professor Giles, so badare a me stessa lo sai.” Ed estrasse la bacchetta.
“Lo so, professoressa Granger, ma se ti attaccano in tre o quattro sarebbero troppi anche per il braccio destro di Potter.”
“Ma sei appena arrivato, dovresti tornare indietro.” Disse lei un po’ preoccupata “In questo modo dovrai attraversare il sentiero al buio…”
“Vieni o no, Hermione?” Taglio corto il mago.
E i due s’incamminarono verso la scuola.
A un tratto mentre camminavano Hermione gli chiese: “David posso farti una domanda?”
“Si…” sussurrò lui.
“Perché sei tornato? Quando avevi giurato che non avresti più rimesso piede a Hogwarts, non sei tornato neanche per il funerale di tuo zio Silente.”
“Sono a caccia, a caccia di mangiamorte…”
“Dove sei stato dopo la guerra?”
“Ho inseguito Orlock e i suoi per mezzo mondo: Turchia, Libano, Arabia Esaudita, Grecia Macedonia, Serbia, Croazia, persino in Russia, e li abbiamo fermati in Romania, grazie a Dracula. A proposito Victor Krum ti saluta.”
“Victor, come sta?”
“Benone, faceva parte della squadra insieme: a Alastor Moody, Kingsley Shacklebolt, Bill Weasley, Nicole Bathory, Genevieve Delacour.”
“Genevieve Delacour, la zia di Fleur, la ricordo era più strana della nipote…”
“Si, è vero…”
E si misero a ridere.
“Ricordi il nostro primo incontro?” domandò David.
“E come potrei dimenticarlo.” Rispose lei arrossendo un po’ “Hai cercato di uccidere Harry….”
“Uccidere? Adesso non esageriamo era un vivace scambio l’opinioni.”
“Strano, ma io lo ricordo come un duello.”
“Hermione… io?”
“Si…”
“No, niente niente.” E il mago abbassò lo sguardo “Sei felice?”
“Com’è? Potrebbe andare meglio, ma si sono felice.”
“Immagino anche per il ritorno di…”
“Non lo so… ma dimmi cosa c’è… David…”
“Niente… ecco il castello, da qui in poi inizia il territorio di Hogwarts non avrai problemi. Ora ti la lasciò tenente Granger” e le fece il classico saluto del pugno sul cuore tipico degli Auror.
Hermione sorrise, rispondendo al saluto e disse: “Capitano Giles.”
Il mago si voltò e andò via per la sua strada.

Intanto dall’altra parte del castello Harmony, Acrux e Tibby stavano seduti tra le radici della grande quercia, guardando il sole tramontare dietro le montagne e con il lago nero che acquistava le più diverse gradazioni di colore.
“Posso unirmi a voi?” domandò Harry avvicinandosi alle loro spalle.
“Professor Potter!” esclamò Acrux scattando in piedi, mentre le due ragazze iniziavano a ridere.
“Ciao, zio Harry.” Disse Tibby.
Harry la guardò sorpreso, ma poi si mise a ridere.
L’unica che non diceva niente era Harmony, si limitava a guardarlo.
“Allora posso stare un po’ con voi? Vorrei parlarvi?”
“Certo che puoi zio Harry.”
“Tu sei Tibby non è vero?” domandò Harry “Sei fantastica come tua madre, lo sai?”
“Grazie.”
Acrux intanto guardava Harmony e poi disse: “Tibby noi dobbiamo andare!”
“Dov’è?” domandò la strega, ma poi guardo l’amica e poi il cugino che aveva uno sguardo molto deciso.
“Noi dobbiamo andare, non è vero Tibby?”
“Si, è vero. Ciao zio Harry. Ci vediamo dopo Harmony.”
La ragazza annuì per poi alzarsi mentre i suoi amici andavo via. Padre e figlia si guardarono, ma nessun parlò. Harmony si appoggiò con la schiena contro l’albero.
Harry sospirò e iniziò dicendo: “Hai dei buoni amici.”
“Lo so.” Rispose la ragazza.
“Gli amici possono essere una seconda famiglia.”
“Lo sai non è vero?” gli domandò la ragazza un po’ intimidita.
“Si.” Rispose semplicemente lui.
“Allora che facciamo?”
“Non lo so, io direi d’andare con calma conoscendoci un po’.”
“mmm ok, professore.”
“Professore?”
“Mi scusi, ma non riesco ancora a chiamarla…”
“Ok e non devi farlo se non vuoi o non te la senti. Ma non voglio che tu mi chiami professor Potter, quando non siamo a lezione. Un momento, come chiami Hermione a lezione?”
“Professoressa Granger…”
Harry spalancò gli occhi e disse: “Mio Dio.” E si mise a ridere “Tipico di Hermione.” E poi aggiunse: “Perché non mi chiami Harry?”
“Ok Harry, mi piace.”
“Ne sono contento.” E guardò alberò e sorrise “Questo posto è speciale…”
“Speciale?”
“Si, vieni ti faccio vedere una cosa…” e andò dall’altra parte del albero salendo sopra la roccia e diede la mano alla ragazza a raggiungerlo. “Vedi…” e le indico un punto dove un ramo era stato tagliato.
“Non ci vedo niente di strano, solo i cerchi del albero.”
“Aspetta.” E presa la bacchetta disse: “Troll nel bagno delle ragazze.” e colpì quel punto.
E sul legno comparvero dei nomi intagliati: Harry James Potter, Hermione Jane Granger e Ronald Bilius Weasley, il trio di Hogwarts.
“L’abbiamo scritto il giorno in cui abbiamo lasciato la scuola per cercare gli horcrux.”
Harmony toccò quei i nomi, accarezzando le lettere in rilievo.
“E’ stata Hermione ha farlo con un incantesimo che non avrebbe danneggiato l’albero, e che compariva solo con quelle parole o se noi fossimo morti.”
E Harmony lo guardò.
“Era un modo per dire che noi siamo esistiti, che è esistita la nostra amicizia, un modo per essere ricordati. Che ironia a pensarci è stato fatto l’ultimo giorno in cui siamo stati veramente amici… Questo posto per noi era speciale, era il nostro posto, ma non solo nostro.”
E si spostò a lato scendendo dalla roccia, seguito sempre dalla ragazza.
“Ecco guarda.” E puntò la bacchetta contro un altro ramo tagliato e disse: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” E comparvero quattro nomi: “James Potter, Sirus Black, Remus Lupin e Peter Minus. I Malandrini”
“Sono stati mio padre e Sirius a scriverlo” disse Harry sfiorando l’intaglio “Mentre Remus ha fatto incantesimo. Anche loro l’hanno scritto il loro ultimo giorno qui…”
“Sirius Black era il tuo padrino, non è vero Harry?” domandò Harmony toccando quel nome. “Era il padre di Rigel?”
“Si, ma Sirius non è stato solo il mio padrino, è stato anche un padre per me, anche se per poco tempo.”
“Oh.” Sussurrò Harmony e guardò Harry che guardava quelle scritte con tristezza, ma anche con grande orgoglio.
E dopo aver detto: “Fatto il misfatto.” Il mago puntò la bacchetta sulla corteccia a una ventina di centimetri della scritta dei malandrini, e disse: “Ippogrifo” e comparve la sagoma di un calderone sormontato da un boccino d’oro con incise quattro lettere, due sopra e due sotto: “J.P.” e “L.E.”
Harmony sorrise vedendoli “Erano, i tuoi genitori?”
“Si.” Rispose lui.
La ragazza toccò la scritta e poi disse: “Praticamente sono i miei nonni.”
Harry annui e poi le domandò: “Ti va di fare quattro passi?”
Harmony annui.
E i due si incamminarono verso la casa di Hagrid fianco a fianco.
“Tra due settimane ci saranno i provini per le squadre di Quidditch… so che sei brava a volare su un manico di scopa.”
“Non esageriamo sono discreta, molti mi hanno detto che volo come te.”
Lui sorrise: “Un giorno lo potremo verificare se vuoi.”
“Sarebbe bello, perché allora non voliamo insieme?”
“Sono molti anni che non volo più… In che ruolo vorresti giocare?”
“Come cercatore.” Rispose la ragazza sorridendo.
Lui sorrise e disse: “Sarai bravissima.”
“Ho paura che non mi prenderanno dopo tutto sono solo tre mesi che volo. Non vorrei deluderti.”
Harry la guardò serio e disse: “Tu non mi deluderai mai, piccola. Io e tua madre crederemo sempre in te.”
Harmony aveva spalancato gli occhi a sentire quelle parole, rossa in viso aveva guardò il padre e disse: “Harry, cosa hai provato quando hai capito che io….”
“Sono stato rapito da un centinaio d’emozioni differenti, ma alla fine provai un’immense gioia tanto da non riuscire a pensare… E’ difficile da descrivere… Ero felice come non lo sono mai stato in vita mia…”
“Ma quello è un ippogriffo?” gridò Harmony correndo verso l’orto di zucche a Hagrid, dove si trovava Fierobecco.
“Harmony non ti avvicinare troppo. Può essere pericolo.” le gridò Harry.
La ragazza si fermò, bloccata dalla sguardo freddo della creatura magica.
Harry tirò fuori la bacchetta temendo il peggio.
Ma Fierobecco s’inchino davanti alla strega, lei gli si avvicinò senza paura. La ragazza accarezzò l’ippogriffo sulla testa e sotto il becco. “Come sei bello.” Gli sussurrava. “Come sei dolce.”
Fierobecco felice giocava con la ragazza, da quando la creatura magica era tornata a Hogwarts tutti gli studenti, tranne Acrux, ne avevano paura.
“Harry sai come si chiama?” domandò Hamony mentre l’ippogriffo non la smetteva di giocare.
“Fierobecco è di Hagrid.” E lo disse mentre s’avvicinava, e anche lui accarezzò la creatura.
L’ippogriffo lo riconobbe subito iniziando a giocare.
“Io ed Hermione lo abbiamo salvato al terzo anno, insieme con Sirius.”
“Mamma ci ha volato in groppa, non ci credo.”
“Si, al iniziò ne aveva paura… poi si è divertita.”
E si allontanarono da Fierobecco.
“Il mio Patronus è un ippogriffo.” Disse Harmony.
“Hai un patronus corporeo? E’ incredibile…. L’hai usato quando sei stata attaccata dai dissennatori a King Cross, non è vero?”
Harmony abbassò il capo: “Avevo così tanta paura, per colpa mia Rigel poteva morire o peggio….”
“Anch’io avevo paura dei dissennatori, non c’è niente di cui vergognarsi. La paura fa parte di noi dobbiamo conviverci, Harmony, ma non farci dominare da essa.”
“Sarà questa la prossima lezione di difesa, professor Potter?” Domandò scherzando la ragazza.
“Divertente signorina Granger, molto divertente. Ti va di conoscere una persona?”
“Chi?”
“Lo vedrai.” Disse Harry sorridendo si diresse verso la casa Hagrid, seguito da Harmony.
“Credo che tu gli piacerai moltissimo.”
Harry bussò alla porta della capanna, ma nessun rispose.
Hagrid uscì dalla foresta proibita con in mano una cestino di funghi velenosi.
“Stava cercando me, professor Potter?” disse il mezzogigante avvicinandosi ai suoi due ospiti.
“Si, professor Hagrid.”
I due si misero a ridere.
“Mi chiedevo quando saresti venuto a trovarmi, Harry?” Domandò Hagrid.
“Eccomi qui, e come vedi non sono solo.” E indicò Harmony.
“Salve signorina Granger.” esclamò il mezzo gigante.
“Salve professore.” Rispose la ragazza.
“Ma che facciamo qui, entriamo in casa. Vi va una tazza di te?”
E il mezzogigante fece strada e aperta la porta tutti e tre entrano. Harry e Harmony si sedettero nelle sedia intorno al tavolo, mentre Hagrid posso il cestino si lavo le mani e riempito il bollitore, lo mise sul fuoco.
Harry si guardò intorno, sorrise e disse: “Qui è tutto rimasto come un tempo.”
Hadrig prese tre tazze, una grande come un secchio, le altre due normali, e sopra ognuna delle "piccole" c’erano scritti due nomi: ‘Harry’ ed ‘Hermone’.
Il mago prese la sua, la osservò con nostalgia e disse: “Le hai conservate?”
“Si, tutte e tre c’è anche quella di Ron. Allora perché sei venuto a trovarmi, Harry?”
“Volevo presentarti una persona.” E guardò Harmony sorridente e fiero.
“Hagrid, lei è mia figlia Harmony.”





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