lunedì 29 dicembre 2008

La mia Hermione


Harry era partito una notte per affrontare Voldemort da solo. Era partito senza salutare nessuno. D’allora era passato un mese, e nessuno aveva più saputo nulla della sorte del prescelto.
Ormai iniziava a girar voce che il prescelto fosse morto, sacrificandosi nella lotta contro il re dei maghi oscuri.
Ma c’era chi non poteva credere nella morte di Harry, aspettando il suo ritorno; perché Hermione sapeva che sarebbe tornato.
Hermione Granger aspettava sul ponte coperto il ritorno di Harry, del suo Harry, non del prescelto o del bambino sopravvissuto, non dell'eroe, ma di Harry, del ragazzo che amava.
Ogni giorno a fine lezioni l'aspettava su quel ponte dove loro amavano scherzare, dove si erano regalati il loro primo vero bacio.
Un giorno mentre lei guardava l’orizzonte del lago nero, sentì dei passi e sorrise, aveva riconosciuto la camminata.
Ma lei non si voltò.
Lui si fermo a pochi passi da lei, la guardò e mormorò il suo nome: “Hermione.”
“Sei tornato, Harry?”
“Sì, sono qui. Ho dimenticato una cosa...”
“E lui?”
“Lui non c'è più.”
“Cosa hai dimenticato, Harry?.” gli domanda la ragazza sorridendo e piangendo al tempo stesso.
“Ho dimenticato il mio cuore, Hermione. Dovresti averlo tu. Ho dimenticato te, e questa volta voglio essere io a baciarti...”
“Harry...” disse la strega emozionata e si voltò a guardarlo.
“Dio che stupido che sono stato, avevo l'amore vicino e non lo mai visto. Se sono salvo è grazie a te. Lui mi aveva battuto, ero a terra e ho pensato che tu mi aspettavi, che non potevo lasciarti, il tuo volto, il tuo sorriso. Ho sentito un calore immenso che mi scaldava il cuore, il tuo ricordo, la tua forza, il mio... il mio amore...” disse il giovane mago abbassando lo sguardo.
“Ehm il tuo amore per me...” sussurrò lei al colmo della gioia, ma l'emozione era così grande che non poteva muoversi, le gambe erano pietra e gelatina nello stesso tempo.
“Allora ho capito, ho capito la profezia. Il potere che io avevo e Voldemort no, era l'amore, la magia antica, la stessa di mia madre. Ero in piedi, Hermione, non so come, ma ero in piedi. E lessi la paura nei sui occhi, lui mi lanciò una maledizione, ma l'avada non mi colpì, in quel momento ero sicuro che non mi avrebbe colpito, non per bacchette o altro. Era per te, solo per te, il tuo pensiero mi dava forza, la mia Hermione...”
La strega sussurrò con voce tremante, quasi un sospiro: “Oh Harry” e poi lo guardò.
Guardò il suo Harry, il suo Harry Potter era lì, non era un sogno era lì, davanti a lei.
“Hermione, l'avada è tornato indietro uccidendolo. Quello che provo per te mi ha salvato, il mio am...”
“No, Harry non il tuo amore, il nostro amore, ti ha salvato, il nostro amore ti ha fatto tornare da me. Ti amo Harry Potter, ti amo, ti amo.” disse la strega lanciandogli le bacia al collo e baciandolo.
Quando si lasciarono andare, Harry disse alla ragazza: “Ti amo anch'io, mia Hermione.”
“Ridillo.” Sussurrò lei.
“Ti amo mia Hermione.”
E dopo averle preso la mano percorsero insieme il ponte per rientrare nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Questa fanfic è dedicata a una mia grande amica Argentlam, e anche mio regalo di Natale, un po' in ritardo ed è stata ispirata da una sua bellissima storia Just Like Heaven

venerdì 14 novembre 2008

Granger Girls

Capitolo ventisettesimo: Hob's Lane (seconda parte)

David incrociò le lame delle due katane sulle spalle, e guardò l’esercito dei mangiamorte, per poi alzare lo sguardo al nuvoloso cielo notturno, si riusciva vedere le stelle e la luna piena.
“Stasera la Luna è molto bella. Quante volte ho combattuto sotto i suoi raggi?” Si domandò “La luna è solo un pezzo di roccia incurante delle umane vicende, esiste da prima di noi uomini e esisterà anche dopo che l'umanità sarà morta . Perché divento così filosofico prima di una battaglia? Forse mi è più facile pensare a cose come la Luna invece a quello che sto per fare, dopo tutto potrei essere morto per sempre se la lama di Axa fa il suo dovere. Non posso morire perché almeno fin quando non avrò mandato al inferno altri mangiamorte, e poi ci saranno altre battaglie, quelle ci sono sempre. Mi domandò quante guerre, quante battaglie come questa siano state combattute nel cuore della notte. Guerre di cui umanità ignora persino l’esistenza o di cui nessuno più conosce ragioni.”
Il mago afferrò katane al contrario, e guardò le bianche lame in gren.

“Fratelli mangiamorte per l’oscuro signore! Per la magia pura. Per il potere. Per i sanguepuro. Per il nostro modo di vivere. Morte e distruzione ai nostri nemici.” Gridava Bael per incitare i suoi uomini. “Carica!! Carica!! Orchi, Minotauri, Arpie carica!.”
L’esercito caricò, i mangiamorte sui each usige al centro, gli orchi dietro di loro, i minotauri al destra, i pochi trolls a sinistra, l'arpie in volo.
Due maghi oscuri caricarono David. Lui saltò tra loro, le due spade nelle sue mani si muovano come due ali di un immenso rapace.
Il mago immortale ricade al suolo in ginocchio. Mentre i due each usige avanzarono di qualche metro e poi si fermarono. Le teste dei mangiamorte caddero sul terreno.
David guardò le due lame sporche di sangue e puntata la sua katana contro i nemici, gridò: “Avanti fattevi sotto!! Le queste due mie amiche hanno ancora sete del vostro sangue!!”
E in più di venti orchi lo attaccarono,tre affondi si infransero contro la sua spada. Il mago sussurrò ai pelle perleverde: “Non sapete fare di meglio, mammolette.” I suoi occhi erano freddi come l’acciaio. Poi uno strattone e allontanò da se gli orchi, e ne trafiggendone uno.

“Bem!” gridò Kostaki “In quel boschetto di salici cosa c’è?”
Il mostro sorrise con un ghigno e rispose: “In quel luogo si è svolta la parte più sanguinosa della battaglia tra gli elfi scuri e gli elfi bianchi. Da li nasce la maledizione di questo luogo…”
Il vampiro sorrise sentiva che in quel bosco c’era quello che gli serviva per obbedire al ordine di David.
Il non-morto discese il lato destro della collina con la velocità propria dei predatori notturni.
Kostaki era nato negli primi anni del 600 nel sud della Polonia a confine con la Russia, ed era di nobile famiglia; appena ventenne si sposò con una giovane nobile polacca di appena quattordici anni di nome Aniela, subito rimasta incinta di uno splendido bambino.
Ma una delle tante invasioni cosacche lo costrinsero alla guerra.
Durante uno scontro ai piedi dei Carpazi settentrionali, lui e il suo piccolo esercito si trovarono ad affrontare un vampiro della stirpe russa dei Vurdalak. Il non-morto sterminò molti uomini, come un bambino che si diverte a uccidere delle formiche. Kostaki con una carica a cavallo riuscì a uccidere la creatura, ma inavvertitamente ne beve il sangue, rimasto ferito gravemente gli uomini credendolo morto lo lasciarono sul campo di battaglia. E dopo tre giorni Kostaki rinacque alla non-vita come vampiro, tornato a casa vide il suo castello distrutto da un incendio e la sua famiglia uccisa.
Qualche anno arrivò al castello di Dracula a Borgo Pass in Transilvania, dove diventato uno dei dragoni sanguinari del re dei non-morti e s’innamorò della figlia prediletta del suo signore: la giovane Lilith, vivendo con lei secoli felici.
Spesso Kostaki partiva per la guerra a fianco di Dracula, ma tornava sempre dalla sua amata e le raccontava le sue incredibili avventure di fronte al caldo fuoco del camino della sala principale del castello. Ma un giorno mentre Kostaki era via, arrivò al castello un mago di nome Tom Riddle, ci fu un duello fra lui e Dracula, ma prima di fuggire il mago oscuro colpì con una maledizione Lilith che morì in pochi giorni, senza poter rivedere il suo amato.
Tornato il vampiro giurò vendetta, ma ritrovò Voldemort dopo molti anni solo per saperlo ucciso dal piccolo Harry Potter. Diciassette anni dopo con lo scoppio della seconda guerra magica Dracula si alleò con gli auror e Kostaki si unì ai corvonero di David Giles.
Con la fine del conflitto non avendo più niente per cui tornare in Transilvania rimase a Londra con Rigel e i Maraudres.
Kostaki oltre a essere un potente antico secondo solo a Dracula e a pochi altri, sa padroneggiare l’arte oscura della negromanzia.

Quasi alla meta, un mangiamorte a cavallo di un each usige si parrò davanti al non-morto e gli intimò: “Fermati abominio.”
Kostaki lo guardò.
Il corpo del mago era minuto e dalla voce dietro la maschera doveva essere poco più che un adolescente.
“Ragazzino vattene.” Mormorò il vampiro.
“Non sono un ragazzino.” Disse il giovane mangiamorte. “Vuoi combattere sporco succhiasangue.” e puntata la bacchetta gridò: “Avada Kedavra.”
Il fulmine verde colpì in pieno Kostaki, facendolo sbalzare al indietro di un paio di metri.
Il mangiamorte sogghignò dietro la maschera d’argento, ma il suo trionfo durò poco vedendo il suo nemico si rialzarsi.
La paura rapì il cuore del giovane mago che cercò di spronare il suo destriero per scappare in salvo dietro le linee dei suoi.
Kostaki con un balzò felino, arrivò dietro di lui sull’each usige.
“La prossima volta giovane sciocco accertati che la vittima della tua maledizione senza perdono abbia un anima da far a pezzi.”. Gli sussurrò
Il mago tremava e sudava freddo e disse: “Gloria al oscuro signore.”
“Ah ho mentito quando ho detto che avrai una prossima volta.” Sussurrò ancora il non-morto per poi spezzandogli l’osso del colo, come se fosse un ramo secco, e subito dopo affondò i canini nella giugulare per bere il caldo e ricco sangue, poi buttò il giovane corpo senza vita nel fango.
La maschera d’argento scivolò via rivelando un volto di circa quindici anni.
Il vampiro guardò nuovamente il suo nemico e sussurrò: “Dio che spreco…”
Il each usige s’innervosì vedendo il cadavere del suo giovane padrone, Kostaki allora lo calmò tenendo forte le briglie e dandogli dei leggeri colpi sul possente colo e lo incitò a partire a galoppo. Raggiunto finalmente il boschetto di salici, invocò l’antica e proibita magia che ridava la parvenza di vita ai morti.
Nicole Stram mentre lanciava incantesimi contro la carica degli orchi, domandò a Rigel al suo fianco: “Perché David ha mandato Kostaki e non me anch’io sono una negromante?”
Rigel non si voltò, continuando a lanciare incantesimi e rispose: “Dovresti chiederlo a lui.”
La strega americana preferì non andare oltre.
“Sorgete guerrieri, ritornate a combattere, per la gloria, per l’onore, per la vita, la morte e per il sangue e la carne dei nemici…” gridava il vampiro con il pugno destro al cielo.
La terreno tremò scosso come se qualcosa si muovesse sotto la superficie e delle creature cominciarono a emergere dalle tombe, dalla eternità e dalla morte.
Gli elfi scuri e bianchi emersero in sella a destrieri fieri e possenti, ma ormai ridotti a scheletri animati da una verde energia. I cavalieri avevano la pelle pallida, gli occhi interamente bianchi, le armature dei bianchi erano in oricalco e gren, mentre quelle dei neri in suplice, le corazze nonostante i millenni passati sotto terra non avevano perso niente dello splendore e della resistenza di un tempo.
Gli elfi bianchi avevano anche dei preziosi archi, erano rinomati arcieri di impareggiabile bravura, mentre gli scuri erano abili maestri di spada, feroci e letali.
Kostaki sguainò la spada e si mise alla testa di quella cavalleria di zombi, e gridò “Carica!! Miei morti un bacchetto ci aspetta.”
E più di trenta cavalieri sui loro destrieri corazzati galopparono senza risparmiarsi, obiettivo la cavalleria dei mangiamorte. Gli arcieri scagliavano frecce che piovevano come fitta piaggia sui maghi oscuri. Poi lo scontro sul fianco destro dei mangiamorte, uno scontro fatto di carne viva e morta, di metallo e di magia. Le maledizioni senza perdono si infrangevano sugli scudi e sulle armature degli elfi, mentre le loro armi uccidevano qualunque cosa fosse viva senza fermarsi.
Sulla collina intanto i maghi erano impegnati a lanciare incantesimi sugli orchi e i minotauri che cercavano di raggiungere la vetta. Harry sapeva che da lì a poco lo scontro sarebbe diventato a corpo a corpo, ma non smetteva di incitare i suoi, sorridendo e gridando: “Forza, facciamogli vedere come combattono dei veri maghi!! Felici noi, noi pochi, compagnia di fratelli; poiché chi oggi spargerà il suo sangue con me sarà mio fratello. Molti gentiluomini che dormono ora nei loro letti malediranno se stessi per non essere stati qui oggi, e non parrà loro neanche di essere uomini quando parleranno con chi avrà combattuto con noi il giorno di San Crispino.”
“Enrico VI?” domandò Tim impegnato a scagliare incantesimi.
“No, Enrico V, ma che vi insegnano a scuola oggigiorno?” domandò Harry.
“Questo.” e gridò: “Fulgur” e un fulmine argenteo colpì un minotauro abbattendolo.
Bem e James anche se non avevano mai combattuto insieme riuscirono a trovare subito una certa affinità, Rigel e Nicole si guadavano le spalle a vicenda, mentre Zabini riusciva ad affiancare Harry e Tim.
I pelleverde, i mostri taurini e le arpie cadevano come mosche sotto gli incantesimi.

“Potter!! Harry Potter, sono io la tua nemica!!” Gridò Leslei accecata dall’odio e gli scagliò contro una palla di fuoco.
Harry la evitò con destrezza, spostandosi a sinistra, poi guardò la ragazza, e le mormorò: “Non può essere, ma quanti anni ha?”
“Io sono la figlia del signore oscuro, adesso preparati a morire.” Gridò la giovane strega mentre avanzava verso di lui e gli puntò contro la bacchetta e disse: “Dark Marionette.”
Harry si difese con uno scudo non verbale, ma non contrattaccò, rimanendo fermo per un istante a osservare la ragazza.
“Harmony! Deve avere più o meno l’età di Harmony.” Pensò.
Leslei gli lanciò contro un altro incantesimo.
Il mago colto di sorpresa, stava per essere colpito quando un ombra si frappose fra lui e incantesimo.
Rigel aveva fermato incanto con la sua protesi da combattimento.
Lo sguardo della Black era teso, inespressivo, freddo, ma i suoi occhi erano oscuri come il cuore di una tempesta invernale e disse fra i denti: “Harry, lasciala a me.”
“Rigel…”
“Tu non sei in grado d’affrontarla. Io sì.”
Il mago guardò la ragazza, e pensò: “Ha ragione, io ho esitato, ho pensato ad Harmony e al fatto che questa ragazza ha la stessa età di mia figlia.” Poi disse alla strega “Ok, ma…”
“Cercherò di prenderla viva, anche io non vorrei ucciderla.” Sussurrò la Maraudre.
Harry corse via ad aiutare James contro tre archi armati di grosse asce.
“No, Potter!!!” gridò Leslei cercando d’inseguirlo.
Ma si ritrovò davanti Rigel che le disse sorridendo: “Ora dovrai vedertela con me, principessina.”
“Togliti dalla mia strada, lurida sangue sporco.” Gridò la giovane strega puntandole la bacchetta contro e gridando: “Pulvis Adamantis.” Dalla bacchetta della mangiamorte scaturì una tempesta di cristalli di neve.
Rigel senza troppi problemi parò l’incantesimo con il suo braccio meccanico e poi disse: “Tutto qui non sai fare di meglio? Ora capisco come ha fatto Harmony a batterti. Sei debole!!”
“Stai zitta! Stai zitta! Io non sono debole! Io sono la figlia del signore oscuro. Io sarò grande quanto lui!” gridò Leslei e le lanciò contro un incantesimo non-verbale.
Questo era talmente potente che nonostante Rigel avesse alzato nuovamente lo scudo, si sentì trascinata a metri di distanza e messa in ginocchio ansimante e pensò: “Merlino, che forza. Solo pochi maghi hanno un simile potere, solo Harry o Hermione potrebbero combattere contro questa ragazza. Ma chi è stato così folle da insegnare degli incantesimi non verbali a una minorenne?”
“Allora Rigel Black pensi ancora che sia debole?” diceva la ragazza mentre sicura s’avvicinava.
Sul volto della Maraudre comparve un ghigno e disse: “Ben fatto. E’ la prima volta da molto tempo che qualcuno sia riuscito a mettermi in difficoltà.” e si rialzò ”Ma se pensi che basta così poco per battermi, ti sbagli di grosso.”
La ragazza gatto con ampio e forte gesto della mano puntò la bacchetta contro Leslei e gridò: “Ignis Crepuscoli.” ne scaturì una fiamma.
La giovane strega invocò uno scudo di ghiaccio.
Rigel sorrise constatando ancora la bravura della sua giovane avversaria.
L’incantesimo stancò Leslei, che si guardò intorno, Will e Ryo erano impegnati contro gli zombi di Kostaki, come molti altri mangiamorte.
“Forza, Leslei, se non sconfiggi la Back come puoi pensare di battere Potter o le due Granger.” Pensò.
D'un tratto qualcosa di simile a dei rovi cercò di colpire Rigel, ma la strega riuscì a proteggersi con il suo braccio meccanico, e i rovi le s’attorcigliarono intorno al suo polso.
“Tutto bene? Raggiungi le tue guardie.” disse una fredda voce femminile a Leslei.
“No, io voglio restare Axa!!” gridò lei in risposta.
“Vattene non sei in grado di combattere.”
“Ma…” cercò di dire Leslei.
“E’ un ordine.”
La giovane strega annuì mal volentieri e se ne andò, doveva obbedire ad Axa che le era superiore in grado.
“Sono ancora giovani non conoscono come noi la crudeltà della guerra. Rigel Black…” disse la strega tedesca guardando la figlia di Voldemort tornare dietro le loro schiere.
“Axa Keres.” disse la figlia di Sirius, e poi si spostò verso destra. “A quanto pare la nostra reputazione ci precede.”
“Sai mi aspettavo che prima o poi ci saremmo incontrate.” Disse la mangiamorte.
“Axa Kares dei Totenmaske.” Pensò Rigel “Un giorno David mi parlò di lei, come di una delle avversarie più pericolose che abbia mai affrontato di come sia legata sua all’immortalità.”
La mangiamorte fece un balzo e cercò di colpire con la Gwragged Annwn, ma Rigel riuscì a proteggendosi il volto con il braccio meccanico, si sentì lo stridere del metallo sul metallo.
Le due streghe vicissime si guardarono negli occhi, gli occhi passionali di Rigel contrapposti a quelli freddi e folli di Axa, due simili volontà guerriere, due spiriti indomiti, l’uno contro l’altro sul campo di battaglia del destino.
La Black allora caricò il sinistro e colpì al ventre l’avversaria.
Axa sentito il dolore e sorrise di un ghigno folle, e sussurrò: “Mi divertito a farti a pezzi.”
“Provaci crucca.” Disse ironica la ragazza gatto.
La mangiamorte saltò al indietro e estrasse la sua bacchetta.
Imitata da Rigel.
“Ferrum humi” gridò Axa, l’incanto aprì uno squarciò nella terra, una sola frattura larga e profonda.
La Maraudre puntò la bacchetta contro il terreno e scatenò un incantesimo non verbale che deviò le lame della terra.
“Aestus mundorum” sussurrò Rigel e dalla bacchetta scaturì una sfera d’energia azzurra con fiamme d’oro che squarciò la terra per lanciarsi poi contro Axa; la strega ebbe appena il tempo di alzare le difese della Gwragged Annwn, i rovi le si chiusero intorno al corpo mentre la sfera la colpiva in pieno ed esplodeva.
Dopo che il fumo si diradò, Axa liberata dai rovi guardò la sua nemica, era rimasta molto sorpresa dalla potenza dell’incantesimo e sussurrò tra i denti: “Giles…”
Il Aestus mundorum era l’incantesimo preferito di David, una sua prerogativa, lo aveva ereditato da Sabrina Hallow.
La strega oscura scatenò la arma mistica.
E Rigel si trovò prigioniera dei rovi e le spire, mentre il dolore diventava lancinante e il suo sangue bagnava i rovi, le parve di sentire una voce antica nella sua mente. “Basta con la morte. Io voglio giustizia, sono stata creata per la giustizia.”
“Ma chi sei?” le domandò la strega.
“Io sono la Gwragged Annwn.”
“Lasciami ti prego.”
“Sì.”
E i rovi si aprirono contro la volontà di Axa, che mormorò: “Tu devi obbedire a me, io sono la tua padrona.”
Rigel approfittò del momento di distrazione della mangiamorte e usò il getto di fuoco del suo braccio meccanico. Questo investì Axa riducendola in cenere. Ceneri che furono poi sparse dal vento sul campo di battaglia.
“Se quello che mi ha detto David su di te, Axa Keres è vero. Al nostro prossimo incontro.” Sussurrò Rigel Black con un mezzo sorriso, poi vide un mangiamorte sul suo each usige e lo attaccò.

Laura dormiva, era il periodo del mese in cui veniva soprafatta dall’indolenza e condivideva il sonno morti.
Stava sognando, le succedeva raramente ormai. Più i vampiri invecchiano meno sognano, lei aveva ormai più di duecento anni. Nei suoi sogni era tornata calda, prima del bacio nero di Nicole Bathory, quando era la figlia di un nobile conte di Francia, pochi anni prima della rivoluzione.
Come sempre i suoi sogni erano confusi, agitati, illogici. A volte rivedeva la sua famiglia, ma lei non riusciva mai a vedere i loro volti, non li ricordava. Si trovava nella sala da pranzo del palazzo di famiglia, era seduta al tavolo, e parlava con sua madre, ma la donna non le rispondeva. Laura la chiamò più volte, allora lei le disse senza voltarsi: “Figlia guarda fuori dalla finestra.”
La vampira si voltò e vide il cimitero di Hob's Lane e vide David camminare tra le lapidi.
“Quel luogo, io quel luogo lo conosco, e dove fu seppellito Riddle.” Disse Laura. “David cosa ci fai lì?”
“Cerca qualcosa, veglia, protegge.” Le rispose la madre. “Amore, mia piccola” e si voltò di tre quarti. “Ricordi il sapore del mio sangue?” La donna si voltò del tutto e Laura vide il volto della donna ustionato e il suo colo martoriato da morsi. “Ricordi il giorno in cui mi hai ucciso perché avevi sete?”
Laura si svegliò di soprassalto, prendendosi il viso fra le mani, piangeva lacrime cremisi. Sentì i suoi canini allungati, e il retrogusto del suo stesso sangue nella bocca, disgustoso e lievemente eccitante.
“Era solo un sogno, solo un sogno.” si ripeteva, alzandosi a sedere mentre lenzuola ricavano, lasciandola a seno nudo. Dormiva sul pavimento con solo una semplice coperta stesa sulle tavole scarne della sua mansarda nella sua casa a Hogsmeade. Quella stanza era sempre stata vuota, a lei serviva come luogo di riposo come bara.
Si guardò intorno, e poi s’alzò in piedi. Aveva sete allora uscì dalla stanza e scese le scale per arrivare al secondo piano entrò nella sua camera da letto e prese dall’armadio una morbida vestaglia di seta rossa e se la buttò addosso senza chiuderla. Raggiunto il primo piano, arrivò in cucina, aprì il frigo e prese una bottiglia di vetro che conteneva del sangue, lo guardò e ne beve un sorso. Il sapore era quello forte e pungente del sangue di maiale, a lei non piaceva lo trovava al massimo gradevole. Altri non-morti dicevano che per sapore era simile a quello umano, ma per lei non era vero.
Laura s’appoggiò a un mobile bevendo un altro sorso e pensò: “Quando è stata ultima volta che ho bevuto sangue umano? Ah sì il sangue del mangiamorte ucciso a Howl per salvare Harmony. Mi mancava quella sensazione. Vedere l’emozioni e le vite degli uomini, sentire le loro anime, mentre la loro vita scorre in me. Dio come mi manca l’ultimo sorso quello che porta alla morte.” E beve un altro sorso. “Forse almeno sangue di leone di montagna.” mormorò e sorrise mentre dei volti pallidi attraversarono la sua mente.
Poi tornò al sogno, non era la prima volta che sognava la sua vita prima del bacio nero, che sognava sua madre, ma in quel sogno c’era David a Hob's Lane.
“Laura…” sentì David nella sua mente, le parlava attraverso i marchi.
“David…” disse e le cadde di mano la bottiglia infrangendosi sul pavimento.
“Laura ho bisogno di te.”
“Dannazione David.” Disse la vampira ad alta voce. “Non può sentirmi colpa dei marchi funzionano solo in un senso. Maledetti marchi.” Poi andò di corsa fino il suo studio, seduta alla scrivania aprì un cassetto chiuso a chiave, dentro fra le altre cose, c’era una pergamena.
Laura la guardò e disse: “Allora hanno scoperto dove si trova il corpo di Voldemort. Devo chiamare gli altri.”
La vampira si rivesti in fretta e uscita andò a bussare alla porta di un palazzo di Hogwarts Street, ad aprile fu Ginevra.
“Laura? Che succede perché sei qui?” domandò la strega stupendosi non poco della visita della vampira e che fosse quasi seminuda nonostante il freddo intenso d’iniziò gennaio.
“David, Harry e i maraudres sono impegnati in battaglia e hanno bisogno di noi.” Rispose.
“Oh Merlino! E’ meglio dirlo a Draco, Ron e Luna e chiamare Hermione e Neville.” Disse la strega mentre lasciava la soglia della porta, aspettandosi che la professoressa di storia della magia entrasse in casa.
Laura si guardò intorno, sussurrò qualcosa e disse: “Ginevra se non mi inviti non posso entrare.”
“Come?” disse la rossa.
“Sei invitata a entrare Laura.” Disse Draco dalla sommità delle scale.
“Ehm grazie.” Disse la vampira prima di varcare la soglia.
“Scusa, non mi sono ricordata che i non-morti non possono entrare in una casa se non sono invitati.” Disse la strega.
“Non fa niente.” Disse sorridendo Laura.
“Che succede?” esordì Ron ancora mezzo addormentato, seguito da Luna.
Subito dopo tutti si trovarono nel salone dei Malfoy, e si decise che si sarebbero trasferiti a Hogwarts ad avvertire Hermione e Neville.
Il gruppo arrivò alla scuola facendo ben attenzione di non farsi scoprire, l’ES sapeva muoversi in silenzio fin dalla sua fondazione. Ma gli eroi della seconda guerra magica non potevano immaginare d’essere stati visti da un prefetto durante il suo giro notturno.
Maria Fleed, prefetto di Corvonero, li aveva scoperti mentre percorrevano il corridoio che portava agli appartamenti dei professori. La ragazza ebbe la prontezza di riflessi di spegnere l’incantesimo Lumos, uscire da una finestra e camminare attraverso un parapetto del castello per spiare i suoi professori, tutto questo nonostante la piaggia, il vento e il freddo della Scozia.
Nell'appartamento di Hermione, mentre la professore di trasfigurazione si vestiva nella sua stanza da letto, gli altri aspettavano nel soggiorno.
Draco era seduto in poltrona, Ron vicino a lui sul divano, Laura guardava fuori dalla finestra, Luna le si avvicinò e le sussurrò: “Non preoccuparti starà sicuramente bene. Lo conosci.”
“Sì, ma vuole sempre strafare, non vuole ammettere che ci sono cose che lui non può fare. E’ sempre stato così anche prima che fosse immortale.” Disse la vampira sorridendo.
“E’ vero, ma fa parte del suo fascino.” Mormorò Luna.
“Di cosa parlate?” domandò Ginevra avvicinandosi.
“Di quanto sia affascinante il capitano Giles.” Disse Luna.
Hermione entrò con indossò la sua vecchia uniforme da tenente auror.
Si sentì bussare alla porta e subito dopo entrò Neville che subito disse: “Scusate per il ritardo.” E andò a sedersi di fianco a Ron.
Laura raccontò loro ogni cosa di Hob's Lane, del corpo di Voldemort e della pergamena.
Finito il primo a parlare fu Ron che disse: “Oh misseriaccia! Perché Harry ci è andato da solo?”
“Sai come è fatto? Non vuole metterci in pericolo. Poi si ficca nei guai e noi dobbiamo tirarlo fuori.” Disse Hermione.
Malfoy s’alzò e disse: “Cosa stiamo aspettando? Andiamo a Hob's Lane? Ogni secondo in più può costare la vita a un amico.”
“Draco ha ragione! Noi dovremo essere con Harry.” Disse Ginevra.
Hermione respirò profondamente e guardò Laura, e le due si guardarono a lungo. La strega sembrava cercare una verità negli occhi della vampira.
Gli altri s’alzarono e aspettavano le decisioni di Hermione, dai tempi della guerra di un anno la strega era stata a vice capo dell’ES.
“Andiamo.” Sussurrò Hermione.
“Ragazzi non possiamo usare i thestral come ultima volta con questo tempo da lupi.” Disse Neville mentre usciva dalla stanza, seguito dagli altri.
“Stai invecchiando amico mio, durante la guerra abbiamo volato in condizioni peggiori.” Disse Ron camminando accanto all’amico.
“Non so se te ne sei accorto, non abbiamo più diciassette anni.” rispose Neville sorridendo.
“Parlate per voi grifondoro, io mi sento ancora il ragazzino che sfidava San Potter per il boccino d’oro.”
“E per certi versi lo sei ancora.” Disse sorridendo Ginevra.
Draco sorrise alla moglie.
“Neville ha ragione non useremo i thestral, ora sappiamo smaterializzarci come degli auror.” Disse Hermione.
“Anche meglio di loro.” Mormorò Ron “Ognuno di noi vale almeno dieci odierni auror.”
Mentre Hermione guardò Laura che era rimasta indietro.
“Andate avanti.” Disse la granger “Io devo parlare da sola con Laura per qualche minuto. Ci vediamo fuori dai cancelli della scuola.”
Ron notò subito lo sguardo serio di Hermione, da ragazza aveva lo stesso sguardo quando si trattava di cose gravi e importanti.
“Che stiamo aspettando? Avete sentito Hermione andiamo.” Disse Ron agli altri “Loro due arriveranno dopo.” Poi il mago osservò la sua migliore amica, anche se conosceva Laura non si fidava a lasciare Hermione con una vampira.
Rimaste sole la strega domandò: “Lui è il tuo marchiato non è vero?”
Laura non rispose
“Quel giorno a Westminister ero svenuta e non avevo capito o forse preferivo non capire. Avevo sentito parlare dei marchi, ma mi sembrava impossibile che potessi fare una cosa del genere a proprio a David. Come hai potuto? Come hai potuto imporre i marchi al uomo che ami, Laura?”
Le pupille della vampira cambiarono colore e presero i riflessi dorati tipici della sua stirpe, quello era il segno della rabbia o della sete di sangue e sussurrò: “Tu non sai cosa sono i marchi, Hermione.”
“So che sono illegali da noi. Molti anni fa il ministero ha emanato una legge contro quella vostra pratica.” Disse Hermione.
“Il ministero non sa molto di noi vampiri, pensa che i marchi siano un legame tra un vampiro e uno schiavo mortale, in realtà è molto di più di questo, e qualcosa di potente che lega i due per sempre.”
“Lui lo sa?” domandò la strega.
“Non c’è niente di me che David non sappia. Ora vuoi stare ancora qui a parlare o vuoi andare a Hob's Lane, Hermione?” disse Laura fronteggiando l’amica.
“Andiamo, ma non è finita qui…”
Le due camminarono fianco a fianco, ma qualcosa fra loro era andato in frantumi.

Un telefonino squillò nel dormitorio di serpeverde. Acrux ancora mezzo addormentato afferrò il cellulare, guardò il nome di chi lo chiamava e rispose sotto voce: “Pronto, Maria che succede? Sì, ho capito amore, ora chiamo gli altri.”
Poi chiuse il telefono, guardò il letto accanto al suo, si alzò e chiamò il suo vicino cioè: Herman Zabini.
Lui dormiva sul fianco, ma mentre Acrux lo chiamava, il ragazzo sussurrò qualcosa: “Mmm come sei dolce Tibby.”
Malfoy sorrise e lo scosse più forte chiamandolo. Il ragazzo si svegliò, ma subito mise mano alla bacchetta sul comodino.
“Amico sono io.”
“Ehi che c’è da svegliarmi mentre sogno…?”
“Scusa, se interrompo i tuoi sogni proibiti con mia cugina, ma Maria ha visto i miei genitori e gli altri dell’ES riunirsi nell’appartamento della professoressa Granger. Sta succedendo qualcosa di grosso.”
“Perché non l’ha detto subito?” disse Herman e buttò via le coperte alzandosi e togliendosi il pigiama e infilandosi subito una camicia e un paio di jeans.
Acrux guardò il compagno sorridendo.
“Che c’è di strano?” gli domandò allora Herman.
“Niente prima mentre dormivi hai mormorato il nome di mia cugina Tibby. C’è qualcosa che devo sapere? E successo qualcosa dopo il ballo del ceppo tra voi?”
Il serpeverde sospirò e rispose: “Niente di niente. Acrux non pensò ad altro che lei, lo sai che ne sono innamorato da un anno. Ha detto che per ora non vuole legami che possiamo essere solo amici, ma io credo di non riuscirci. L’ho aspettata per così tanto, che devo fare?”
“Intanto non fare com’è l’anno scorso che ti sei incantato a guardarla durante la partita contro grifondoro e lei ha segnato.”
“Amico, ma tu da che parte stai?”
“Herman darle tempo, lei non ti deluderà.” disse Acrux.
“Parli bene tu che dopo Harmony hai trovato Maria. Ma cosa ci aspetta stanotte, Malfoy?”
“Sicuramente niente di buono.” Disse il serpeverde uscendo dalla soglia del suo dormitorio e si trovò davanti la sua attuale ragazza.
Maria era bagnata fradicia, i capelli castani scuri attaccati al viso le davano una espressione dolcissima.
“Ciao biondo.” Disse lei.
Lui sorrise e le rispose: “Ciao piccola, avresti dovuto cambiarti e scaldarti un poco, stai congelando ora.”
“No, sto bene.” disse la strega “Ectì...” e starnutì.
“Visto?” disse il serpeverde che si avvicinò a lei cercando d’asciugarla con le sue mani. “Merlino, ma sei completamente zuppa. Devi toglierti subito questi vestiti bagnati.”
Maria tremò senza riuscire a capire se era il freddo o lo sguardo e mani del suo ragazzo. “Almeno invitami a cena prima di dirmi di togliermi i vestiti…” sussurrò la strega.
Il ragazzo sorrise e disse: “Andiamo nella stanza delle necessità lì ci saranno degli abiti con cui puoi cambiarti.”
Arrivati nella stanza, Acrux usò i galeoni falsi costruiti da Harmony e Tim del tutto simili a quelli fatti dell’E.S.
Alla riunione parteciparono tutti gli YP, tranne Harmony e Tim che si trovavano a Londra.
C’erano: Tibby Weasley, Maria Fleed, Jason Todd, Millie Hubble e naturalmente Herman Zabini e Acrux Malfoy.
Tutti i ragazzi erano seduti in modo sparso per la stanza, che per occasione aveva ripreso l’aspetto dei primi anni dell’Esercito di Silente.
Herman e Tibby si guardarono a lungo, prima che Acrux iniziasse a parlare: “Vi ho riuniti qui perché ho ricevuto notizie che l’ES, e forse dell’Ordine della Fenice, stanno andando in un luogo chiamato Hob's Lane a Londra. Noi che vogliamo fare?”
“Acrux sei sicuro di tutto questo?” domandò Tibby.
“Sì, Maria ha spiato l’ES dalla finestra.” Rispose Acrux.
“Parlavano di questo posto chiamato Hob's Lane e del corpo di Voldemort, e che i professori Potter e Giles sono lì e forse combattono contro i mangiamorte.” Intervenne Maria.
“Hob's Lane.” sussurrò Millie Hubble e rabbrividì e non certo per il freddo. “Ma sapere cos’è Hob's Lane? Hob's in inglese antico vuol dire diavolo. Ho letto di quel luogo su un antico testo del mago John Dee. Anticamente era il posto designato dai draghi per andare a morire e che è una trappola per anime, cioè chi muore o viene sepolto lì non può raggiungere l’altro mondo. In un antico passato è stato il teatro di una battaglia tra gli elfi oscuri e bianchi, si racconta che ci si sentano ancora i rumori della battaglia, le urla e i lamenti.”
Un silenzio innaturale scese sulla stanza alla fine del racconto di Millie, si sentivano solo il rumore della pioggia e il fragore dei tuoni.
“Non m’importa se Hob's Lane è la bocca del inferno, o il San Mungo durante l’attacco degli strigoi o peggio Madama Piediburro. Io ci andrò!!” disse Acrux.
“E io verrò con te, cugino.” Disse decisa Tibby. “Tu che fai Herman?”
“Non posso lasciarvi soli. Non sapreste raggiungere neanche Londra senza di me.” Rispose sorridendo il serpeverde.
“Anch’io.” Disse Maria “E non dire niente per fermarmi Acrux?”
“Non ci proverei neanche.” Disse Malfoy sorridendo.
“Millie vieni con noi?” le domandò Maria
“Sì.” Sussurrò la corvonero.
“Jason?” domandò Acrux.
“E’ quasi una follia, ma voglio esserci. Non mi va di sentire che mentre voi vi coprite di gloria io resto qui. Tanto toglieranno a tutte le case dei punti, tranne che ai Tassorosso, e poi sarei considerato colpevole come voi che non vi ho fermato. Andiamo.”
Entusiasmo andò alle stelle, si sentivano fortissimi, pronti a tutto.
Acrux sospirò silenzioso, ma l’unica a notarlo era stata Maria.
“Ti immagini Jason se i tassorosso vincono? Da quanto non succede?” domandò Herman ridendo.
“Sempre se l’hanno mai vinta la coppa fra le case?” disse il prefetto di Corvonero.

Gli Young Phenix allora uscirono dalla stanza delle necessità.
“Ehi capo.” disse Herman rivolgendosi ad Acrux.
“Shhh non gridare.” Disse Miley.
“Non chiamarmi capo.” Disse Acrux.
“Mi sembrava che lo fossi.” Disse Zabini.
“Spero che Granger e Drake tornino presto.” Disse Acrux mentre camminava per i corridoi con accanto Herman.
“Allora capo hai idea di come arriveremo a Londra? Nessuno di noi ha l’età per smaterializzarsi.”
“Che tu ci creda o no, una certa idea c’è lo. Hai presente il modo in cui Harry e gli ESers sono andati al ufficio misteri.”
“I thestral.” Disse Herman.
“I thestral.” Gli fece eco Acrux.
“C’è qualcosa che ha fatto lo zio Harry che voi ragazzi non volete imitare?” Domandò Tibby.
“Farmi scappare la donna che amo.” Disse Herman voltandosi verso la rossa.
“Fatte un po’ di silenzio o ci farete beccare.” Disse Millie guarendosi intorno.
“E’ chi ci dovrebbe beccare? Qui ci sono i prefetti di Serpeverde e di Corvonero, quelli di Grifondoro sono dalla nostra. Possiamo stare tranquilli.” Disse Herman.
“Forse dimentichi quelli di Tassorosso?” disse Millie.
“Hubble, ma sei seria, è dei Tassorosso che stiamo parlando.” Disse Zabini.
“Amico non sottovalutarli o almeno non sottovalutare un loro prefetto.”
“Chi?” esclamò Herman.
“Fermi!!” disse una voce femminile davanti a loro, e poi dei passi. “Mmm. Oh questa poi.” Disse una Tassorosso. Aveva la bacchetta in mano con attivato l’incantesimo lumus. “Merlino!! Quasi tutti i membri degli Young Phenix in giro di notte. Credo che vi toglieranno parecchi punti dalle vostre case, e che voi andrete in punizione.”
“Nadia non rompere e lasciarci passare.” Disse Herman.
“Tu proprio Zabini non dovresti parlare, ho un conto personale con te.”
“Herman cosa le hai fatto?” gli sussurrò Tibby avvicinandosi.
“No, niente…”
“Niente io lo avevo invitato al ballo e poi lui mi da buca per andarci con te Weasley.”
Tibby guardò l’amico stupefatta. Nadia era una bella ragazza, ma Herman aveva scelto d’andare al ballo con lei.
“Niente è più pericolosa di una donna tradita.” Mormorò Jason sorridendo perfido.
Mentre Nadia li bloccava sentì qualcuno avvicinarsi.
“Nevins lasciaci passare, non possiamo perdere tempo con te.” Disse con voce decisa Acrux.
“Non mi fai paura, Malfoy, anche se sei il prefetto di Serpeverde e figlio di un professor.” Disse sprezzante la strega.
“Non dovresti avere paura di me perché sono prefetto e neanche perché mio padre è un professore, dovresti avere paura di me perché sono il figlio di un ex-mangiamorte.” Disse Acrux con un ghigno e con una strana luce negli occhi. “E poi noi siamo in sei mentre tu sei sola.”
“Non mi spaventi, lo stesso. Forse ti sei dimenticato che i prefetti fanno la ronda due.” E chiamò qualcuno alle sue spalle: “Terry.”
In quel momento una bacchetta s’illumino per un Lumus, e si vide un ragazzo della stessa età di Acrux ed Herman, aveva i capelli castani pettinati al indietro. Era appoggiato al muro, con le braccia conserte sul petto, che guardava tutti con noncuranza.
“Ah sei già qui.” esclamò Nadia.
Terry McGinnis annuì.
“Vai a chiamare qualche professore.” Disse la sua collega.
Terry guardò Acrux e domandò: “Come mai in piedi a quest’ora?”
“Non fare domande, vai a chiamare qualcuno.” Disse Nadia.
“Non troverai molti insegnati, McGinnis, sono quasi tutti fuori.” Disse Acrux.
“Tutti fuori? Perche?” Domandò il giovane tassorroso.
“Non lo sappiamo bene, ma dev’essere importante, sono andati a combattere in un posto chiamato Hob's Lane.” Rispose Acrux.
“A combattere.” Mormorò Terry, e uno strano sorriso gli illuminò il viso. “E vorresti andarci anche voi non è vero Malfoy?”
“Sì, anche a costo d’affrontare voi due.” Rispose e prese dalla tasca interna la bacchetta.
“Malfoy!!” gridò Nadia.
“Acrux” disse Maria, che avanzò al fianco del ragazzo che amava anche lei con la bacchetta in pugno.
“Mio padre e il tuo hanno combattuto con i corvonero.” disse Terry, e puntò la bacchetta contro Acrux, e gridò: “Petrificus Totalus.” ma al ultimo minuto il giovane mago spostò la bacchetta e l’incantesimo colpì Nadia pietrificandola all’istante.
Terry sorrise e disse: “Non mi è mai piaciuta.” Poi ad Acrux “Spiegami cosa succede. Voglio sapere tutto e aiutarvi. Se il mio vecchio sapesse che non ho dato una mano ai figli di Draco Malfoy e Blaise Zabini, mi ucciderebbe.”
Acrux sorrise e i due ragazzi si stinsero la mano, poi il serpeverde gli disse: “Sei più che benvenuto, ma andiamo ti spiego per strada.”
“E dove si va?” domandò Terry camminando di fianco d’Acrux.
“A Londra, voleremo con i thestral.” rispose il biondo.
“Sarà divertente.” Disse Terry e poi si voltò un attimo e guardò Tibby e sussurrò: “Molto divertente.”
Lo sguardo di McGinnis non passò inosservato a Herman.

Il gruppo uscì dalla scuola tramite un passaggio segreto che li portò al limitare della foresta proibita, vicino la casa di Hagrid. Fierobecco era dentro il recinto, e si voltò a guardare i ragazzi.
Acrux gli andò vicino, e lo accarezzò sulla testa e al colo dicendogli: “Bravo, bravo Beccuccio. Ho bisogno del tuo aiuto stanotte, lo capisci?”
L’animale magico abbassò il capo. Il serpeverde sorrise, si voltò verso Maria e disse: “Voli con me?”
La strega guardò il suo ragazzo e l’ipogrifo e rispose: “Certo, Malfoy.”
“Perfetto ora cerchiamo i thestral” disse Acrux.
Dopo aver trovato le creature magiche, Jason Todd era l’unico che poteva vederli, fu costretto ad aiutare tutti a montarci sopra.
Terry già in groppa a un thestral, domandò a Tibby: “Vieni con me, Weasley?”
“No, McGinnis…”
“Mmm, la prossima volta allora?”
“Non credo.” Intervenne Herman e diede una mano a Tibby a salire davanti a lui.
La ragazza arrossì mentre sentiva il dolce tepore del corpo di Herman.
Il serpeverde intuì che quella vicinanza poteva darle fastidio e allora s’allontanò da lei.
“No, stammi vicino.” Mormorò la giovane strega sempre più rossa in viso.
Zabini sorrise e le domandò: “Perché, Tibby?” si riavvicinò e la strinse a se.
“Voglio saperti vicino a me. Mi piace sentire il tuo calore. Ehm… mi da sicurezza. Ti dispiace?”
“No, ma voglio essere qualcosa di più per te che la coperta di Limus” sussurrò Herman.
“Linus.” Lo corresse lei.
“Chi?” le domandò lui.
“Linus. Si chiama Linus il personaggio con la coperta. E’ il personaggio in un fumetto babbano. Per quanto riguarda essere qualcosa in più, non ti basta l’amicizia?” Disse la giovane strega. Herman l’abbracciò con un braccio tirandola a se e sospirò.
Tibby allora si sentì cattiva come se non peggio di una mangiamorte.
Acrux in groppa a Fierobecco, insieme a Maria, si voltò e guardò i suoi amici dietro di lui e si domandò: “Sto facendo la scelta giusta?” e strinse a se la ragazza.
“Non preoccuparti andrà tutto bene.” Sussurrò la giovane strega.
“Come hai fatto a capire che…?”
“Sono molto perspicace.” Rispose lei sorridendo “E poi so guardati nel cuore.”
“Grazie.” Sussurrò lui, e poi voltandosi verso gli altri gridò: “Phenix Uniti!! Andiamo!!”
L’ipogrifo spiccò un salto e iniziò il suo volo seguito dai thestral.
La notte era fredda e il vento colpiva impietoso i giovani maghi, mentre volavano verso Londra.

Arrivati nella capitale gli Young Phenix atterrarono sul tetto della sede dei Maraudres. Il vento soffiava forte, Acrux sceso da Fierobecco disse agli altri di aspettarlo lì.
Il Serpeverde legò una corda a una ringhiera e discese sulla facciata.
“Sarei dovuto andare io?” sussurrò Herman a Tibby.
La strega lo guardò, poi sorrise e poi disse: “E sì, che tu sei già esperto in scalate.”
Il giovane mago la stinse a se prenderla per le spalle e le sussurrò: “Tibby…”
La ragazza sentì un brivido lunga la schiena come fosse una scossa elettrica e si voltò verso di lui.
Acrux calato fino alla finestra della stanza di Harmony ci guardò dentro.
“Merlino quanto è difficile.” Pensò “Vedendo qualche giorno fa, Herman mi sembrava più facile.” E poi sorrise “Quante volte ho sognato d’entrare di notte nella tua stanza Harmony?”
Poi con la bacchetta puntata contro la serratura disse: “Alohomora.” La finestra sì aprì e il giovane mago entrò, si guardò intorno, avanzando di alcuni passi, ma sentì una presenza alle sue spalle e la punta di una bacchetta sulla schiena.
Senza pensarci si voltò di scatto e scaglio l’avversario sul letto, per poi lanciarsi su di lui.
Solo allora alla luce della luna che illuminò la stanza attraverso la finestra, e il ragazzo riuscì a vedere il volto del suo aggressore.
“Harmony!!” esclamò lui.
“Acrux che ci fai qui? E perché sei entrato in questo modo?” domandò la ragazza.
“Io… Harmony i nostri genitori hanno…” disse il giovane mago, ma fu distratto aveva notato che la ragazza indossava solo la biancheria intima.
“Acrux…” sussurrò la ragazza. “Acrux!” lo chiamò di nuovo.
“Ehm sì.” Disse lui rosso in viso.
“Puoi smettere di guardami le tette e alzarti?” Domandò Harmony anche lei un po’ intimidita.
“Sì...” rispose il ragazzo, ma non si alzò, e accarezzò il volto della sua ex. “Harmony, io…” e avvicinò il suo volto a quello di lei.
“Acrux, io amo Tim e tu ami Maria.”
Malfoy sembrò svegliarsi, e alzatosi, disse: “Scusami…” e abbassò il capo.
Anche la ragazza si alzò, mettendosi seduta sul letto e poi gli disse: “Che succede?”
Acrux la guardava estasiato e disse: “Allora ehm… I nostri genitori sono andati a combattere in un luogo che si chiama Hob's Lane e sembra che tutto riguardi il corpo di Voldemort.”
“Ne sei sicuro?” domandò Harmony.
“Sì, Maria li ha ascoltati di nascosto a una riunione del ES.”
“Ok. Ehm Acrux puoi voltarti?”
“Perché? Ho già visto…”
“Sì, ma mi devo vestire.” Disse Harmony.
“Non capisco, ma mi voltò.” Disse il giovane mago, si girò e mormorò: “Ehm scusa ancora per prima…”
Qualche minuto dopo.
“Puoi voltarti Acrux. Sono pronta.” Disse la Granger girl che poi aggiunse: “Andiamo a svegliare pure Tim. Vorrà sicuramente venire con noi.”
Il ragazzo si girò e vide la strega con indossò il giubbotto di pelle e jeans scuri.
“Va bene.” Rispose Malfoy.
Ma una volta arrivati nella stanza del grifondoro la trovarono vuota.
“Tim.” Mormorò Harmony davanti alla letto ancora intanto. “Allora non ho sognato mi avevi baciato. Ma dove sei?” Pensò la strega.
“Ehm dovremo andare.” Suggerì Acrux.
“Tipico di Drake.” Disse la strega con amarezza.
Dopo poco i due si ritrovarono sul tetto con gli altri.
“Ciao Granger.” salutò Tibby.
“Ciao Weasley e ti vedo in buona compagnia.” Disse Harmony notando che sul thestral con Herman.
“Ti ho portato una cosa dalla nostra sala comune.” Disse l’amica e le mostrò cosa portava alla cintura: la spada di grifondoro.
Harmony sorrise all’amica e le sussurrò: “Grazie.” E salì su Gray il thestral amico di Tim che aveva seguito i ragazzi fin dalla scuola.

Ormai era notte fonda, quando i ragazzi arrivarono volando nella zona sud di Hob's Lane. C’erano delle tipiche case popolari cioè delle costruzione alte e grigie, tra queste si trovava un piccolo parco di solito metà di sbandati, drogati o prostitute; ma quella notte non c’era nessuno; chi viveva nel sottobosco londinese sapeva per istinto di sopravivenza quando era meglio star lontano da certi posti.
Gli young phenix si muovevano in gruppo: davanti a tutti con bacchette alla mano c’erano Acrux e Harmony, immediatamente dietro di loro come un ombra c’era Herman in compagnia di Jason, poi le ragazze Maria, Millie e alla estrema sinistra Tibby con arco magico, stretto in un pugno e una freccia di luce pronta. Come retroguardia c’era Terry.
La temperatura di colpo scese e ragazzi iniziarono a sentire freddo, l’aria iniziò a essere pesante come piombo.
Acrux guardò verso il parco poco illuminato, per poi vedere Harmony tremare e battere i denti, e le domandò: “Che succede? Hai freddo?”
“Ho freddo… Ho freddo, ma c’è dell’altro. Acrux ho paura, e li sento, sono qui…”
“Chi?”
“Dissennatori.” sussurrò lei.
Acrux la strinse a se e disse agli altri: “Ci sono dei dissennatori. Qualcuno sa lanciare un Patronus?”
Nessuno di loro rispose.
“Acrux a parte Harmony nessuno di noi conosce quel incantesimo.” Disse Tibby “Come sta?” domandò la rossa guardando prima l’amica e poi il cugino.
“Non credo sia in grado di farcela. Mettiamoci in cerchio. Cugina tu stai accanto ad Harmony, difendila come puoi. Sono convinto che i dissennatori vogliano lei.”
La strega annuì.
“A parte i patronus nessun incantesimo può nulla contro gli spiriti neri.” Pensò Acrux guardando i suoi compagni.
“Harmony!!” la chiama Tibby incoraggiandola “Devi farcela devi tornare in te. Trova la forza di reagire.”
Ma la giovane strega era completamente apatica e i suoi occhi apparivano vitrei, nella sua mente si vedeva nella sala grande deserta, mentre camminava, inciampò e vide sul pavimento un corpo, era il corpo di sua madre e poco distante si trovava il corpo di Harry, poi Tibby, Ron, Luna, Tim. Il pavimento della sala era disseminato di cadaveri. Harmony cercò urlò, pianse e cadde a terra. Poi sentì una risata provenire dalla sedia del preside si voltò a vide la figlia di Voldemort seduta scompostamente con una gamba sul bracciolo della sedia.
“Sei stata tu?” gridò la ragazza.
La strega oscura annuì.
“Perché l’hai fatto? Chi sei?”
“E’ nella mia natura. Harmony Granger. Io sono l’erede di Voldemort.” Rispose e si tolse la maschera d’argento e dietro di essa apparve il volto della Harmony oscura.
Gli spiriti neri uscirono dai loro nascondigli, ma non erano dissennatori erano dei Lèmures, al contrario dei Dissennatori erano cremesi e si cibavano delle peggiori paure delle loro vittime. Iniziarono a volare intorno ai giovani maghi come un branco di oscure belve che aspettavano che le loro prede fossero a fiato corto per avventarsi su di loro.
I ragazzi si sentivano perduti, mentre gli spiriti neri gli volavano intorno.
E non solo Harmony era vittima delle sue peggiori paure.
Acrux si vide al castello della sua famiglia, nel salone suo padre aveva uno strano ospite tutto vestito di nero. Draco e lo sconosciuto guardavano il fuoco del cammino, sembravano essere in confidenza fra loro. Acrux si avvicinò loro, e quando era a circa un metro.
Draco si voltò e gli disse: “Ciao Acrux. Lascia te ti presenti una persona.”
Lo sconosciuto si voltò e il ragazzo lo riconobbe subito, spaventandosi.
“Lui è tuo nonno, Lucius.” Disse ridendo Draco.
“Non mi saluti nipote.”
“Papa?! Che significa?” domandò Acrux.
“Il tuo futuro ti aspetta figliolo.” Rispose Draco, che gli mostro una maschera d’argento da mangiamorte. “Tu diventerai un servo dell’oscuro signore, è scritto del tuo sangue.”
“No, non voglio!!” disse il ragazzo e si allontanò, ma suo padre e suo nonno s’avvicinavano con la maschera.
Tibby inginocchio era preda d’illusioni in cui vedeva il marchio nero sul tetto della tana, mentre si trovava circondata da mangiamorte.
Ma nonostante gli incubi alzò lo sguardo e vide alcuno in piedi di fronte a lei a difenderla dai Lèmures, e riconobbe subito Herman Zabini.
“Non ti avranno, Weasley.” Mormorò il serpeverde. “Non avere paura.”
La strega sorrise e trovò la forza di rialzarsi, sembrava che il coraggio e l’amore di Herman fosse una scudo contro i quei fantasmi.
Gli spiriti neri che si cibavano delle loro paura, erano sul punto d’aggredirgli, ma si sentì una giovane voce maschile gridare: “Expecto patronum.”
Allara una fenice argentea si frappose fra i giovani maghi e i fantasmi della paura.
La luce del Patronus era calda e rincuorò gli Young Phenix. La fenice allora cantò e quel verso fece scappare i Lèmures.
Poi com’era comparsa si dissolse.
I ragazzi si rialzarono e si guardarono intorno.
“Ma cosa è successo?” domandò Terry.
“Un patronus molto potente.” Rispose Harmony.
“Se nessuno di noi ha lanciato quel incantesimo, chi è stato?” domandò Herman.
“Chiunque sia stato, ci ha salvato la vita.” rispose Tibby.
“Una fenice?” sussurrò pensierosa Harmony.
“Herman.” Mormorò Tibby prendendogli dolcemente il braccio. “Ti ringrazio per prima.”
“Non ho fatto niente di particolare.” Rispose lui sorridendo.
Lei arrossì.
“Tibby, io…” disse lui.
E lei gli diede un bacio sulle labbra e poi gli disse: “Ehm grazie.”
“Grazie… prego… ehm…”
Poi la strega s’allontanò avvicinandosi a una Harmony che sorrideva in modo complice e le sussurro: “Allora che sapore ha?”
“Mmm sa di buono e di dolce.”
Il gruppo era provato dall’avventura appena passata e si sedettero sul marciapiede appoggiandosi al muro.
Fra tutti il più stanco era Acrux, il ragazzo aveva visto il suo peggior incubo e rimaneva a terra, tenendo il volto fra le gambe.
“Tutto bene?” gli domandò Maria sedendogli vicino.
Il ragazzo si voltò e la guardò un attimo e poi rispose: “Sì, sto bene.”
“Io mi sono vista su un rogo…”
“Lasciami in pace, Maria...” sussurrò Acrux.
“Come?” domandò la strega non riuscendo a credere a quello che aveva appena sentito.
“Ho detto che devi lasciami in pace…”
“Io… scusami, Acrux, forse sono la persona sbagliata.”
Acrux la vide alzarsi, ma le prese una mano e le disse: “Scusami, perdonami. Ho visto… Ho visto mio nonno e mio padre. Volevano che io diventassi come loro, un mangiamorte.”
“Quella è solo la tua paura, non era reale.” Gli sussurrò la strega.
“Io sono un Malfoy, la mia stirpe è piena di maghi oscuri e ci sono stati tre generazioni di mangiamorte nella mia famiglia. Forse in me, nel mio sangue c’è qualcosa di malvagio.”
“Io non lo credo…”
“E come fai a saperlo che io un giorno non diventerò un mago oscuro?” le domandò serio Acrux.
“Semplice, perché io non mi sarei mai innamorata di un mangiamorte. Siamo noi a decidere chi siamo, Malfoy, e poi tuo padre era un mangiamorte, ma ha saputo fare la scelta giusta.”
“Anch’io ho saputo fare la scelta giusta con te, Fleed.” Disse lui sorridendo.
La ragazza arrossì.
Jason Todd scattò in piedi e puntò la bacchetta contro la strada buia.
“Jason?” esclamò Harmony.
“C’è qualcuno.” mormorò il Corvonero.
“Ne sei sicuro?” domandò la strega.
“No, ma…”
Tutti gli Young Phenix si alzarono e puntarono le bacchette nella direzione indicata da Jason.
“Potrebbe essere anche un topo…” mormorò Terry.
“Vuoi andare tu a vedere?” Disse Herman.
“Divertente Zabini. Non ti piaccio vero?”
“La smette voi due.” Disse Harmony “Sembrate due primini.”
“Sono in due, Harmony.” Mormorò Jason.
“Ma come fai?” gli domandò Acrux.
Il corvonero non rispose o forse non voleva rispondere.
Si iniziò a sentire rumori di passi sempre più vicini.
Tibby puntò l’arco contro l’oscurità, respirando profondamente.
Finalmente dalle tenebre emersero le due figure.
“E’ voi che ci fatte qui?” domandò Ron in compagnia di Draco.
“Zio Ron.” Disse Harmony con un sospiro di sollievo.
“Papa.” Disse Tibby un po’ preoccupata per essere stata scoperta.
“Papa.” Mormorò Acrux quasi a non riuscire a sostenere lo sguardo gelido di suo padre, e anche perché non riusciva a dimenticarsi la versione cattiva del genitore nel incubo.
“Allora qualcuno vuole rispondermi, come siete arrivati qui? E che ci fatte?”
“Siamo venuti qui con i thestral, e siamo qui per combattere con voi.” Disse Harmony.
“Oh Merlino druido supremo, ma siete impazziti!” disse Ron. “Arrivare fin qui da Hogwarts su quei cosi, e poi come l’avete scoperto?”
“Vi ho spiato dalla finestra professor Weasley.” Rispose Maria senza imbarazzo.
Draco quasi scoppia a ridere, tutto l’ES era stato fregato da una studentessa di sedici anni.
Ron gridò: “Expecto patronum” e dalla bacchetta scaturì una lepre che poi scomparve nell’oscurità della via da dove venivano i due maghi adulti.
“Un patronus?” disse Acrux. “Ci sono ancora spiriti neri?”
“Ancora?” domandò Draco.
“Dovreste sapere che noi dell’ES usiamo i patronus per comunicare fra noi.” Disse Ron.
Da lì a pochi minuti si sentirono due persone avvicinarsi e poi una voce dire: “Ronald, non avevamo detto che non dovevamo usare incantesimi al meno che non fosse una emergenza?”
“E’ lo è, Hermione guarda chi ho trovato.”
La professoressa seguita da Neville, vide Harmony e i suoi amici.
“Che significa? Che ci fanno qui?” domandò la strega a Ron.
“Io li ho trovati qui, sono arrivati con i thestral.” rispose il mago dai capelli rossi.
Hermione guardò i ragazzi e domandò loro: “Che cavolo vi è saltato in mente? Questo posto è pieno di mangiamorte. Adesso ve ne tornate a Hogwarts.”
“No!!” Disse Harmony avanzando verso la madre. “Noi siamo qui per combattere, come voi.”
“Non se ne parla.” Disse Ron. “Questo non è un gioco.”
“Harmony, voi tornerete a scuola subito. Questa non è una lezione di difesa, qui se sbagliate non avrete altre possibilità.” Disse Hermione con voce fredda.
“Non andremo da nessuna parte.” disse la giovane strega con voce decisa.
Ron sussurrò all’amica: “Certo che è testarda e coraggiosa quanto te e Harry messi insieme.”
“Mamma, noi possiamo darvi una mano, e dopo tutto avevate la nostra età quando siete andati all’ufficio misteri o sbaglio? Quella impresa e diventata parte della vostra leggenda.” Disse la ragazza, mentre gli altri Young Phenix era dietro di lei.
“Fammi capire, Harmony? Se io o tuo padre abbiamo fatto delle cretinate ti senti giustificata di farle anche tu?”
“Non è questo. E tu lo sai.”
“Tu e i tuoi amici tornerete a Hogwarts, non ci sono discussioni, l’argomento chiuso, bambina.”
“No!! Io non sono più una bambina.” Disse alzando la voce la giovane strega, mentre stringeva la sua bacchetta.
Durante lo scambio di battute fra madre e figlia arrivarono anche Ginevra e Luna.
“Tibby?” mormoro la strega bionda, non appena vide la figlia “Che ci fai qui?” poi a Ron “Perché nostra figlia e i suoi amici…”
Il mago alzò le spalle.
“Harmony vattene!!” disse Hermione “Siamo nel bel mezzo di una battaglia e non ho il tempo di stare dietro ai capricci di un gruppo d’adolescenti.”
“Mamma!!” esclamò la ragazza e puntò la bacchetta contro la madre. “Noi non ci muoviamo di qui. Siamo qui per combattere con voi o contro di voi.”
“Certo che ha fegato.” Mormorò Draco.
Hermione era stupefatta e sussurrò: “Harmony abbassa la bacchetta.”
“No.” rispose lei fra i denti. “Sei vuoi mandarmi a casa dovrai batterti con me.”
La madre la guardò non sapeva bene se doveva arrabbiarsi o ammirare quella ragazza, durante gli addestramenti alla Tana avevano fatto degli allenamenti simili a dei duelli, ed Hermione era sempre riuscita a batterla, poi c’era stata il loro scontro quando era posseduta dal frammento di Voldemort, e pochi giorni prima il duello fra Harmony e Tim, dove la giovane strega aveva dato prova d’aver fatto notevoli passi avanti.
Hermione alzò la bacchetta quasi d’istinto, respirò profondamente e disse: “Allora vorrà dire che tornerai a Hogwarts schiantata o pietrificata o con qualche livido.”
“Vedremo mamma.” Rispose l’adolescente con un ghigno sul viso.
“Non lo vorranno fare davvero, Draco?” Domandò Ginevra guardando madre e figlia.
“Sì, quella ragazza vuole combattere, guarda la determinazione nei suoi occhi.” Rispose il mago.
“Harmony, Hermione, fermatevi, ma siamo matti. Cosa volete fare?” Disse Luna e s’avvicinò alle due streghe. “Ragazza fermati!” continuò la strega rivolta ad Harmony “Non vorrai metterti contro di noi dell’ES? Perché se è così dovrai avere un esercito.”
“Eccolo il suo esercito, mamma.” Esclamò Tibby che s’era messa a fianco alla sua migliore amica, puntando l’arco contro la madre.
“Oh Merlino, Tibby, vuoi arrivare fino in fondo?” le domandò Luna.
“Sì.” Rispose la giovane e dopo di lei anche gli altri YP aveva raggiunto Harmony, mettendosi contro l’esercito di Silente.
“Harmony, siete ancora in tempo ad arrendervi.” Le propose Hermione.
“Neanche per sogno, mamma. Possibile che non capisci in quel posto sta combattendo per la sua vita l’uomo che amo. Non puoi chiedermi di lasciarlo solo. Tu non faresti lo stesso per Harry? Non lo avresti fatto alla mia età, andando contro tutto e tutti?”
“Sì, ma lo stesso non voglio che mia figlia rischi la vita in una battaglia.”
“Se Tim, o Harry o te morite la mia non sarebbe più una vita, mamma. Se devo rischiare lo farò fianco a fianco a alle persone che amo.”
“In un’altra occasione io e Harry saremo fieri di te, ma… Petrificus Totalus.”
L’incantesimo scaturì dalla bacchetta, ma Harmony non si lascio sorprendere e all’ultimo secondo s’abbassò.
“Tutto qui mamma, mi aspettavano di meglio.” Disse la giovane strega
Hermione sorrise e incredibilmente incanto curvò colpendo alle spalle la ragazza che ebbe appena il tempo mormorare: “Ma…”
Tibby fu invece schiantata da Ron. Acrux e Maria da Draco.
Neville pietrifico Herman, Terry e Jason.
Luna mandò a nanna Millie.
“Ehi non me ne avete lasciato neanche uno.” Disse ridendo Ginevra.
“La prossima volta, sorellina.” Disse Ron dando il cinque a Draco.
“Harmony…” Mormorò Hermione alla figlia ridotta a una statua tendente al blu. “Harmony avete ancora molto da imparare, soprattutto lezioni che apprenderete solo dall’esperienza e dal campo di battaglia, come quella di giocare sporco.” E le accarezzò il viso. “A scuola vi insegniamo di combattere in duelli magici uno contro uno per evitare che i flussi s’incrocino, ma in guerra ragazza s’impara a muoversi sincronizzati e a non far incrociare le magie.”
“Hermione?” la fermò Ron “Cosa facciamo? Non possiamo lasciarli qui?”
“Forse potremo trovare una casa vuota, dove metterli. Cosa ne pensi?”
“Sì, ma se nessuno di noi dovesse tornare?” domandò il mago.
“Il petrificus dura solo un paio d’ore.” Intervenne Neville e guardò la collega di trasfigurazioni.
La strega sorrise all’amico e poi disse: “Ha ragione.”
“E’ vero Neville è un esperto in quel incantesimo.” Disse Ron.
“La finiremo mai con questa storia?” Disse il professore di erbologia sorridendo.
Hermione guardò di nuovo la figlia e disse a Ron: “E’ stata coraggiosa, lo sono stati tutti loro.”
“Sì, è stata coraggiosa come i suoi genitori.” Rispose il mago “Un po’ matta come sua madre e avventata come suo padre.” Poi guardò la sua Tibby svenuta.
“Anche la tua piccola è stata leale come te.” Disse Hermione “Non ci ha pensato un istante a schierarsi con Harmony. Per un attimo mi è sembrato di vedere te e Harry, due contro il mondo.”
“Tibby è migliore di me, lei non tradirà mai Harmony. Io invece in certi momenti ho odiato Harry.”
“Ma tu gli eri accanto in tutte le sue battaglie. Lui sa che tu ci sei sempre stato e contava sempre su di te.”
Ron sorrise.
Mentre l’ES decideva chi sarebbe andato a cercare un luogo dove sistemare i ragazzi, Harmony pietrificata iniziò a tremare sempre più forte.
“Ma che suc..” disse Hermione, ma non terminò la frase che da sua figlia emerse una fortissima luce azzurra e un attimo dopo la ragazza era libera.
“Merlino!!” Mormorò Ron.
Mentre ogni ESres non riusciva a credere ai suoi occhi.
“Harmony, ma come ci sei riuscita?” le domandò la madre. “Nessuno può riuscire a liberarsi da solo da un Petrificus.”
La giovane strega non disse una parola, il suo viso era affaticato, alzò gli occhi e guardò Hermione, per poi cadere presa al volo da Draco.
“E’ incredibile, si è liberata da un Petrificus.” Mormorò Malfoy.
“Eccezionale” sussurrò Hermione e guardò sorridendo la figlia priva di sensi.
“Tim aspet…mi” mormorò Harmony.
“Tu al suo posto avresti fatto lo stesso.” Disse Laura emergendo dalla nebbia come fosse parte di essa. “Alla sua età non saresti andata ovunque per proteggere il tuo Harry.”
“E tu non avresti fatto lo stesso per David?”
La strega e la vampira si guardarono e si sorrisero.
“Farli venire con noi.” Disse Laura. “Sono pronti. Li avete addestrati, gli avete insegnato incantesimi per combattere. Quanti studenti del sesto anno conosco il pulvis adamantis? Quanti sanno usare un arco magico? Sanno evocare un patronus corporeo? Gli avete insegnato come genitori cosa è giusto e cosa non lo è. Loro hanno qualcosa per cui combattere: la vita di un amico.”
Hermione respirò profondamente e chiuse gli occhi.

domenica 31 agosto 2008

Granger Girls

Capitolo ventiseiesimo: Hob's Lane (Prima parte)


Fuori Londra, in una tranquilla zona residenziale. Ryo e Axa entravano nel vialetto in una tipica villetta inglese a due piani.
“Ho saputo di te e Sharazade, Ryo.” Disse la strega bionda sorridendo maliziosa.
“Non sono cose che ti riguardano, Axa.” Disse brusco il mago.
“Potrei chiederlo a lei a fine missione. Chi sa come si sente a essere una sostituta?”
“Vai all'inferno, puttana.”
“Già fatto, ragazzo.” Disse la strega ridendo.
Suo malgrado Ryo ripensò a Sharazade, si erano divertiti al ballo e poi nei giorni seguenti, ma il giovane mangiamorte aveva deciso che tornati al castello avrebbe lasciato la ragazza, prima che lei iniziasse ad amarlo.
Il giovane mago scosse la testa cercando di scacciare quei pensieri per concentrarsi sulla missione; una missione molto importante e pericolosa dato che l’uomo che dovevano trovare era un ex-auror della compagnia Corvonero, Alan McGinnis, il famoso cavaliere verde. Visto l’avversario erano stati mandati ben sette mangiamorte, ma solo cinque sarebbero entrati.

Ma non appena dentro uno dei mangiamorte si trovò scagliato fuori dalla casa da un raggio d’energia verde.
Davanti ai maghi oscuri comparve un uomo protetto da un’armatura fatta di luce verde giada, che gridò loro: “Non so come siete entrati in casa mia, mangiamorte! Ma so come ne uscirete: da morti.” e puntò contro di loro un anello verde dal quale scaturì un raggio che colpì un altro intruso scagliandolo fuori dall’abitazione.
Alan Mcginnis era il cavaliere verde, aveva fatto parte della compagnia Corvonero, a differenza degli altri maghi lui e la sua famiglia non avevano bisogno di bacchette per gli incantesimi, usavano un anello del potere che passava di generazione in generazione. Secondo la tradizione era stato creato da Merlino per difendere Camelot. L’anello verde era in grado di generare qualunque cosa la mente del cavaliere immaginasse: campi di forza, raggi d’energia, ma anche armature di luce solida.
Sharazade cercò di lanciare un incantesimo, ma ancor prima di poter dire una sola parola venne afferrata da un campo di forza e scagliata contro un muro.
La giovane strega perse i sensi. Ryo allora sentì divampare in sé una rabbia antica, e con essa un ricordo sopito della sua infanzia.
Il ragazzo si alzò e lanciò contro Alan un potente dardo di fuoco, che rimbalzò sopra l’armatura del cavaliere.
Ryo rispose con altri incantesimi lanciati molto velocemente. Il cavaliere però riusciva a pararli tutti.
“Nonostante la giovane età, questo mangiamorte è molto bravo.” Penso l’ex auror “La sua velocità mi ricorda Draco Malfoy, e anche…”
Alan passò al contrattacco, e Ryo si trovò nei guai, non riusciva a far fronte al potere dell’anello. Nonostante fosse ancora in grado di difendersi, ben presto si trovò con le spalle al muro.
Fu allora che intervenne Axa con la Gwragged Annwn in armamento e disse: “Lascialo a me. Sembra che questo mago non sia pane per i tuoi denti.”
Le spire della Gwragged cercarono di colpire il cavaliere, ma lui non si lasciò sorprendere, bloccandole tutte.
“Tutto qui, strega?” Disse Alan “Ammetto che la tua arma è notevole, ma il mio anello è nettamente superiore.”
E poi la scagliò contro un muro con un raggio d’energia.
Axa stinse i denti dalla rabbia, poi notò un’ombra muoversi alle spalle di Mcginnes. C’era qualcun altro oltre ex-auror in quella casa.
La strega guardò meglio e vide una donna semi nascosta dietro un angolo.
“Quella dev’essere la moglie?” pensò la mangiamorte. “Molto bene un vantaggio.”
La strega si rialzò dolorante alla spalla e alla schiena.
“Sei pronta per il prossimo round?” le domandò Alan.
“Sì, ma alle mie regole.” Disse Axa e lanciò nuovamente le spire. Di nuovo il potere dell’anello le bloccò tutte, tranne una che sì allungò fino alle spalle del cavaliere e dietro l’angolo.
“McGinnis fermati! Ho preso tua moglie, se non smetti di combattere o la ucciderò.”
Alan mormorò: “Dannazione.” Poi guardò dietro di sé e vide la moglie prigioniera della spira e richiamò a sé il potere dell’anello.
“Bravo il nostro eroe, adesso…” disse sorridendo Axa.
“Falle del male e ti seguirò fino all'ultimo girone dell'inferno.”
“Le tue minacce non mi fanno paura, ci sono già stata all’inferno per me è un luogo due metri per novanta centimetri e alto sessanta.”
“Cosa volete da me?”
“Vogliamo sapere dove si trova il luogo di sepoltura del nostro signore. Dov’è il suo corpo?” domandò freddamente Ryo.
“Chi vi ha detto che io so dov’è?” domandò Alan.
“Lo sappiamo e questo basta. Ora il nome. Scegli o questo o la vita di tua moglie.” Disse Axa sorridendo con ghigno, per poi stringere le spire intorno al corpo della donna.
Questa sussultò, il suo corpo tremò, mentre si sentiva soffocare, mentre le ossa scricchiolavano.
“Ferma, mangiamorte!!” gridò Alan: “Vi dirò quello che volete, ma dovete promettere che non farete del male alla mia famiglia.”
“Hai la mia promessa, Auror.” Sussurrò Ryo.
Alan guardò il giovane mangiamorte negli occhi, nonostante la maschera.
“Sbrigati auror! Potrei stringere ancora di più i miei rovi.” Disse Axa.
“Maledetta…” sussurrò Mcginnes e sapeva che dire il nome di quel luogo voleva dire morire. Poi guardò sua moglie Jane un’ultima volta, e si voltò di nuovo guardando la mangiamorte negli occhi e disse: “Axa Keres io sarò vendicato, e ho pietà di te perché so che David Giles non ne avrà.”
“David Giles morirà per mano mia. Ora voglio quel nome.”
“Hob's Lane, il cimitero dei draghi, si trova a est di Londra” disse l'uomo, per poi cadere riverso al suolo.
Sul viso della strega comparve un sorriso folle e la spire della Gwragged Annwn si strinsero intorno al corpo di Jane soffocandola per poi squartarne il corpo.
“Cazzo, Axa, avevo promesso di non ucciderla!!.” gridò Ryo.
“Sei troppo debole Parkinson, e la nostra causa non ammette debolezze.” disse la strega “E poi mi aveva visto, poteva risalire a noi.”
“Mai sentito parlare d'incantesimi della memoria?”
“Nah, avrebbero potuto aggirarlo, meglio un taglio netto e via. Anche Giles al nostro posto avrebbe fatto lo stesso.”
“Forse, Axa, forse. Ciò non toglie che sei una bastarda.”
Si sentì una vocina provenire dall'altra stanza: “Mamma, mamma dove sei? Ho fame mamma. Posso uscire ora? Abbiamo smesso di giocare a nascondino?”
Axa alzò la bacchetta, ma Ryo le fermò la mano.
“Niente testimoni.” gli disse Axa guardando la porta, il piccolo sarebbe entrato a momenti.
Ryo guardò i corpi a terra e senza pensarci si lanciò attraverso la porta.
Il bambino se lo ritrovò davanti spaventandosi, ma fece in tempo a dire: “E tu chi…”
Ryo gridò: “Petrificus Totalus.” pietrificandolo.
Axa lo raggiunse e gli domandò: “Perchè tanta preoccupazione per un bambino?”
Il giovane mangiamorte si voltò e le gridò con odio: “Io sono un guerriero, non un macellaio psicopatico. Non uccido solo per il gusto di farlo. Poi può essere un sanguepuro… nessun bambino dovrebbe vedere i genitori morti.”
“Sei uno stupido, Parkinson. Io e Freya, mia sorella, abbiamo visto i corpi dei nostri genitori straziatati.” Disse Axa.
“Visto come sei cresciuta, credo non ci sia bisogno di altre spiegazioni.” Disse Ryo.
La strega gli lanciò uno sguardo freddo, per un istante sembrò sul punto d’attaccare il suo stesso compagno.
Ryo strinse nel pugno la bacchetta, preparato ad affrontare la strega immortale.
Axa sorrise e gli domandò: “Che vuoi fare?” e guardò il piccolo “Sei ancora in tempo per ucciderlo. Dovresti saperlo che non lo aspetta altro che una vita di sofferenze.”
Ryo non rispose la superò e andò verso Sharazade ancora svenuta, le accarezzò il viso.
La strega pakistana tremò, si svegliò e dopo aver visto il viso di Ryo sussurrò sorridendo: “E’ già finita?”
“Sì.” Rispose lui. “Riesci ad alzarti?”
“Sì, ma dammi una mano.”
Il ragazzo sorrise e l’aiuto a rialzarsi, per poi abbracciarla e le disse: “La prossima volta aspetta prima di combattere. Non farmi prendere più una paura simile.” E la strinse forte forte.
“Non posso promettertelo, se la ricompensa è che mi tieni fra le braccia.”
“Andiamo via stasera abbiamo da lavorare.” Disse lui. Prima di uscire guardò Axa.

Al Caffe Arcadia subito dopo l’incontro con i mangiamorte David tirò fuori dalla tasca della sua giacca un orologio.
Rigel allora gli domandò: “Chi?”
“Alan Mcginnes.”
“Oh Merlino no!!” disse la strega.
“Cazzo!!” gridò David colpendo il tavolo con un pugno.
“Non può essere una coincidenza?” Chiese Nicole.
“Non è una coincidenza.” Disse fra i denti il mago immortale, poi a Rigel: “Andiamo a casa di Alan.” E rivolto a Nicole: “E’ meglio che lasci quella cosa dai Marauders.”
“Sì, certo David.” Rispose la strega americana.

Poco dopo si ritrovarono davanti alla villetta. Il portone era aperto e il silenzio che proveniva dalla casa non lasciava dubbi sul fatto che fosse successo qualcosa. David, Rigel, Kostaki e Nicole tutti membri della compagnia Corvonero lo sentivano nella pelle e si guardarono. Quante volte aveva provato la stessa sensazione di freddo e di morte poco prima d’entrare in una abitazione visitata dai servi del oscuro signore.
Quasi si aspettavano che alzando gli occhi avrebbero visto sul tetto della casa aleggiare il sinistro marchio nero.
Albus Piton stava per entrare, ma fu fermato da un ordine di David che gli gridò: “Fermati!!”
“Perchè? Potrebbe esserci qualche ferito?” disse Albus.
David scosse il capo, si avvicinò al giovane marauder e sussurrò: “No, non c’è più niente che noi possiamo fare. Lì dentro sono tutti morti, purtroppo, ma se entriamo contamineremo la scena.”
“Ma, Giles?!” esclamò Albus.
“Fidati di me…” disse il mago e prese dalla tasca il suo cellulare.
Rigel si avvicinò all'amico e gli disse: “Ha ragione, Al. Noi abbiamo esperienza di cose del genere.”
“Dannazione!! Cazzo!!” disse fra i denti Albus Piton. “Ma come fatte a stare tutti così tranquilli, dopo quello che è successo?”
“Non siamo tranquilli, lo abbiamo semplicemente già visto.” Disse Lupin aveva già visto degli attacchi da parte dei mangiamorte.
“James vuoi dire che prima o poi ci si abitua?”
“Mi auguro per te che non lo farai mai, Albus” intervene Rigel.
Intanto David parlava al telefono: “Blaise, sono io. Puoi portare la squadra a Summer street?... Sì, a casa di Alan McGinnis…. Lui cosa? E’ tornato!! Venite qui al più presto, noi vi aspettiamo… Certo che ci nasconderemo ai babbani e certo che non abbiamo inquinato la scena. Che domande fai, Blaise? Siamo professionisti.” E David chiuse il telefono, poi disse a Rigel : “Tu lo sapevi che Jack Scott era tornato in servizio?”
“No, quando?” domandò la strega.
“Zabini dice che è tornato da una decina di giorni.”
“Mi auguro che stia meglio, ultima volta era uno straccio…” disse la strega.
“Resta sempre il migliore nel suo campo anche se adesso è quasi un magono.” le rispose David.
“Sì, può sapere chi avete chiamato?” domandò Piton.
“Che domande? Abbiamo chiamato MCSI.” Rispose Rigel.
Magic Crime Scene Investigation sezione auror alchemico/scientifica per i crimini magici, quella di Londra era la migliore al mondo.
MCSI arrivò dopo una ventina di minuti, questa era composta da sette membri tutti vestiti di nero, sei uomini e una sola donna. Jack Scott, il capo era un uomo con una forte leadership, nonostante avesse bisogno di un bastone per camminare, aveva più o meno quarant'anni, ma ne dimostra di più.
Il suo vice era Blaise Zabini, lui e Jack avevano combattuto in guerra nei Corvonero agli ordini di David, e nonostante qualche differenza d’opinione si rispettavano moltissimo. Blaise aveva sostituito Scott per qualche tempo alla giuda del gruppo.
Poi veniva Tali Da-vid strega di ottimo livello appena uscita dall’accademia auror, era considerata da tutti la nuova Hermione Granger, aveva una naturale propensione a entrare nelle menti dei criminali nel vero senso della parola, sapeva anche possedere gli animali, era anche esperta in negromanzia e culti antichi ed era una delle massime esperte in mostri mediorientali .
L’ultimo agente a essere entrato in squadra era Lou Land un esperto in babbani sia nel loro modo di vivere che nella loro tecnologia, in brevissimo tempo si era garantito il rispetto di tutti.

Jack Scott dopo aver guardato i Marauders, sussurrò alla sua squadra: “Andiamo.”
E’ percorse il vialetto, fermandosi di fronte a David.
I due si guardarono, e poi si sorrisero.
“Capitano, è bello rivederti.” Disse Jack.
“Anche per me, ho saputo che eri andato via.”
“Sì, qualche problema con la belladonna al 7%.” Disse il mago, poi vista Rigel e Nicole aggiunse: “Ciao, è bello rivedere anche voi.”
“Ciao Scotty.” lo salutò Rigel, lei lo chiamava sempre così.
Nicole si limitò a sorridere.
“Adesso entriamo.” Disse Jack, e tutta la squadra lo seguì.
I Marauders, David e Nicole rimasero fuori, fin quando non avrebbero avuto il segnale d’ingresso.
Jack Scott era stato uno dei membri dei corvonero, ma durante una missione aveva subito l’asportazione di un muscolo della gamba, e questo gli causava dolori molto forti per i quali lui aveva usato in modo indiscriminato una soluzione al 7% di Belladonna, ma ne diventò ben presto dipendente, e per questo lasciò la squadra per quattro mesi, anche perché l’uso della droga lo aveva reso quasi del tutto un magono.
Passarono alcuni minuti e Tali Da-vid uscì dicendo: “Giles e Black, venite presto.”
I due entrarono nella casa quasi di corsa.
“Cosa c’è?” domandò David, mentre Tali faceva loro strada, per il corridoio d’ingresso.
“Abbiamo trovato un bambino, il figlio più piccolo.” Disse la ragazza.
“Un bambino, come?”
“E’ stato pietrificato.”
“David?” disse Rigel rivolgendosi al mago.
Ma lui non rispose.
“Alan e sua moglie?” domandò Rigel.
Tali scosse il capo e disse: “Preparatevi la signora Mcginnis è…”
Entrati nel piccolo soggiorno trovarono due corpi: il primo era quello della moglie di Alan sembrava fatto a pezzi, il petto era squarciato e le costole facevano bella mostra di sé come se fossero dei pallidi rami secchi, il volto della donna era terrorizzato.
L’altro corpo era di Alan McGinnis, aveva il suo volto rivolto sul pavimento, e non mostrava nessuna ferita.
Lou Land sembrava quasi star male, ma il suo orgoglio gli impediva d’essere meno degli altri.
Il bambino era sulla porta della stanza, sempre pietrificato.
David si avvicinò a Scott che coordinava i rilievi, e gli domandò: “Cosa sai dirmi?”
“Lo sai che è presto.” Rispose.
“Tu dimmi cosa ti dice l’istinto, voglio sapere se sei d’accordo con me.”
“Direi che non ci sono dubbi, mangiamorte. Sua moglie è stata uccisa sicuramente da un artefatto magico, ma più potente del solito.”
“Credo di sapere di cosa si tratta.” Disse David guardando il corpo e mormorò: “Axa.”
“Alan è stato ucciso dalla pergamena, chiunque ha fatto questo sapeva chi cercare. Tu lo sapevi non è vero che cercano la sua tomba.”
David annuì.
“E’ adesso hanno la chiave per entrarci.” Disse Scott.
“Vorrei chiederti altre cose.” Disse David. “Ha combattuto, secondo te?”
“Sì, non c’è dubbio.” Rispose e la stanza come quasi tutto il resto della casa erano in un disordine incredibile.
“Hanno isolato la casa.” Continuò Scott “Forse usando una prigione temporale, per questo Alan non ha potuto chiamare aiuto.”
“Ok, ma il bambino?” domandò David.
“Non so che dirti, lo sai che durante le guerre uccidevano chiunque quando entravano in un’abitazione.”
“Forse tra loro c’era qualcuno con una coscienza.” Disse David.
“I mangiamorte?”
“Non siamo di fronte alla prima generazione questi combattono con motivazioni e sistemi diversi, e per certi versi sono più pericolosi.”
“Capitano David… C’è una cosa.” Disse Jack “Anello?”
“E’ vero!”
“Dovrei metterlo tra le prove, ma è un’arma troppo potente per darlo al ministero.”
“Spetta al figlio di Alan, lo sai.” Disse David.
“Ma è dovrebbe essere un bambino?”
“Il tempo passa per quasi tutti noi, Scotty. Terry, frequenta il settimo anno a Hogwarts, è nella casa di Tassorosso.”
“Allora glielo darai a lui?”
“Sì, la stirpe dei cavalieri verdi deve continuare.” rispose il mago immortale.
“David, Capo.” Disse Blaise avvicinandosi “Noi avremo finito, manca solo Tali con il gatto. Del bambino che facciamo?”
“Dovrebbe star bene, almeno fisicamente.” Rispose Scott “Ma portiamolo al San Mungo. Lo avverti tu Terry, capitano?”
“Sì, è mio dovere, sono un suo insegnante.”
Dopo qualche minuto Tali si avvicinò con in braccio un gattino bianco, e disse: “Signore ho visto nella mente di gabriel”
“Allora?” domandò il capo mcsi.
“Dovrei prima lasciare i ricordi nel pensatoio.” Rispose la ragazza seria.
“Tali siamo a casa di un mio caro amico e compagno d’armi, lui e morto e anche sua moglie. Sai quanto me ne frega del regolamento?”
“Ma signore, il processo?” domandò la strega.
“Sono stati dei mangiamorte, agente Dav-id, la legge dice che gli auror possono uccidere anche al minimo sospetto.” Disse David.
“Ma, non siamo più in guerra.” Disse la strega.
“Lo siamo, Tali…” Disse Scott “Allora il gatto?”
“Come sapete i gatti vedono in modo diverso da noi, a colori ma solo i blu e i verdi per il resto solo grigio, e non conosco il nostro linguaggi, così non so cosa hanno detto, i mangiamorte erano quattro. McGinnis ha combattuto, ma hanno preso in ostaggio la moglie, poi non ho capito, l’auror è caduto ed è morto, ma i maghi oscuri non hanno lanciato nessun incantesimo.”
“Ha detto quello che volevano sapere.” Disse Scott.
“Sì, ora sanno dov’è sepolto il loro maestro. Però qualcosa non torna…” disse David.
“Adesso che hai intenzione di fare?” domandò Scott.
“Naturalmente fermarli, e poi c’è la regola quattro.”
Scott sorrise e disse: “Oh la regola quattro: tutti tornano a casa vivi o morti e…”
“…per ogni corvonero ucciso muoiono dieci dei loro.” Continuò con una luce fredda negli occhi.
La regola quattro aveva dato ai corvonero una nomea molto sinistra tra i mangiamorte, quella di: ombre di morte.
“Penso che chiamerai altri di noi, ma non ES o l’ordine della fenice o altri auror.” Disse Scott.
“neanche per sogno, hanno ucciso uno di noi e vogliono entrare in uno dei nostri territori. E' una questione solo nostra di noi corvonero. Ma dato che riguarda anche Voldemort, chiamerò pure Harry…”
“Mi spiace non poter venire.” Disse Scott e guardò i corpi. “Uccidili, ucciderne il più possibile capitano.”
“Si, Jack.”
Il guaritore legale aveva chiuso i due corpi in dei sacchi di plastica e finito di caricarli su due barelle, li stava portando fuori usando la magia.
Mentre le barelle passavano davanti a David, Rigel, Zabini e Scott, i quattro gli fecero il saluto auror della mano sul petto, e Scott fece ceno al giovane di fermarsi.
David guardò la barella di fronte a sé e toccò il corpo, e disse: “Ti prometto che tuo figlio, amico mio sarà un tuo degno erede, e ti prometto che chi ti ha fatto questo la pagherà con la vita.” Tolta la mano iniziò a recitare un’antica poesia greca: “Ferito e al suolo
il sogno senza speranza del guerriero
Il fiore germoglia sottile
un sorriso gentile,
Posso ascoltare in lontananza
La ninna nanna di quel giorno
Il mio ricordo raggiunge la pace
anche se il mio corpo cadrà lungo il percorso
prosegui amico mio, asciuga le lacrime.
I fiori continueranno a nascere e la nostra esistenza continuerà.”

Fuori Zabini si avvicinò a David e gli disse: “Voglio essere dei vostri. Questa notte andrete a difendere la tomba di Voldemort, e io voglio esserci.”
David gli sorrise e poi a Scott: “Posso rubarti un uomo per questa notte?”
“Non c’è bisogno che me lo domandi, lui come me è prima di tutto un corvonero.”
“Vieni anche tu?” domandò sussurrando David.
“No, sarei d’impaccio, ma grazie…”
MCSI, se ne andò lasciando i Marauders, David e Zabini.
“Adesso torniamo alla base abbiamo molto di cui parlare.” Disse Rigel. “E poi Harry ci aspetterà già lì.”

A Nocturne Alley trovarono Harry Potter davanti alla porta dei Marauders.
“Non riuscite a trovarvi un posto più decente per la vostra sede?” domandò il prescelto.
“A noi piace.” Rispose Rigel.
I due si sorrisero e s’abbracciarono. Poi James si avvicinò e disse: “Ciao Harry.”
“Ciao figlioccio.” Disse scherzando Potter, ma tornò subito serio non appena vide Albus Piton.
Ormai la somiglianza fra padre e figlio era impressionate, e nonostante Harry sapesse che fosse ingiusto giudicare Albus per colpa di Severus Piton qualcosa dentro gli diceva di non fidarsi.
“Signor Potter…” sussurrò Piton.
“Albus…” disse Harry.
“Harry Potter!!” disse Nicole “E’ un piacere rivederti.”
“Anche per me, Strahm”
Harry poi salutò anche Zabini.
Finalmente tutti entrarono in casa.
Comparve anche Kostaki il vampiro appena svegliato al suo sonno mensile di tre giorni.
Nel salone in stile vittoriano fu offerto caffè, cioccolata, idromele, burrobirra e gruppo A+.
Quando tutti furono comodi Harry disse come la pensava: “Si può sapere cosa vi è saltato in mente a voi di Corvonero di nascondere e seppellire il corpo di Voldemort? Tenendo la cosa nascosta a tutti.”
“Ora calma Harry. Ti assicuro che c’erano delle buone ragioni.” Disse Rigel seduta, ma guardandolo negli occhi.
“Sapete quanto odio che mi vengono nascoste le cose.” Disse Potter rivolto a David. “E tu lo dovresti sapere.”
“Harry, tu sai che io odiavo quell'uomo quanto te. Ma c’era il rischio che se non avesse avuto una sepoltura sarebbe potuto tornare come spettro.”
“Ok va bene, ma perché non dirmi nulla?”
“Sono stata io a pregare David di non farlo.” Disse Rigel. “Dopo l’ultima battaglia eri distrutto, Hermione era scomparsa già da mesi, ma tu non te ne facevi una ragione, io avevo perso un braccio e ti sentivi in colpa. Poi l’uomo che ti aveva reso la vita un inferno era morto per sempre… Ho pensato…”
Harry guardò la strega, e notò quella luce speciale che anche Sirius aveva negli occhi. Capì che Rigel, come il suo padrino, voleva solo proteggerlo.
La strega iniziò a raccontare: “Allora dopo lo scontro finale fra te e Voldemort, fu chiesto a noi Corvonero di portare il suo cadavere al ministero della magia, come trofeo o per essere esaminato. Non fu per niente facile trovarci davanti al suo corpo, molti di noi avevano sofferto per colpa sua, alcuni avevano perduto delle persone care, avremo voluto farlo a pezzi. David ordinò che solo pochi lo avrebbero trasportato al ministero, in questo gruppo c’eravamo: Io, lui, Nicole, Alan McGinnis, Draco, Jack Scott, Kostaki, e Laura. Ma mentre eravamo in viaggio ci siamo resi conto che quella non era la strada per il ministero, solo allora abbiamo scoperto che David aveva disobbedito agli ordini. La cosa in realtà non ci stupì più di tanto non era la prima volta che il nostro capitano faceva di testa sua.”
“Ehi…” disse David.
“Scusa, ma è vero. Ci siamo trovati a Hob's Lane. Un luogo che solo alcuni conoscono.”
“Hob's Lane credevo fosse un leggenda.” disse Harry.
“No, esiste davvero.” Disse Rigel “E’un luogo antico, dove sono stati sepolti tutti gli esseri non umani che hanno popolato queste terre. All'iniziò era il luogo dove i draghi andavano ad aspettare la morte dopo le loro lunghe vite.” La strega si fermò un istante “Quel giorno ad attenderci c’era uno di noi, forse il più strano fra i Corvonero: Bem.”
“Bem? Non lo conosco chi è?” Domandò Harry.
“Chi è Bem? O meglio cos'è? Nessuno lo sa non esattezza.” Disse David “Non è umano, ed è diverso qualunque forma di vita su questo pianeta. Un tempo avrebbe voluto diventare un essere umano, ora preferisce vivere tra i morti, perché ha visto il peggio di noi uomini.”
“Dopo che David ci spiegò ogni cosa.” continuò Rigel “Abbiamo sepolto Voldemort in una tomba su una collina ai piedi di un albero cavo. E sulla lapide abbiamo firmato tutti una pergamena. Questa pergamena sanciva un giuramento: nessuno avrebbe mai parlato del cimitero di Hob's Lane, il solo dire quel nome o il luogo esatto della tomba di Voldemort ci avrebbe ucciso all'istante.”
“Avete creato un sigillo legato a una maledizione. Ma non potevate usare un incantassimo della memoria?”domandò Albus Piton. “Anche i più stupidi maghi lo sanno fare.”
Harry sorrise ricordando un suo vecchio professore.
David gli sussurrò: “E’ ancora lì e ancora non si ricorda neanche il suo nome.”
“Non potevamo.” Rispose Rigel “Gli incantesimi della memoria sono troppo imprevedibili rischiavamo di perdere parte dei nostri ricordi. Quella fu una delle nostre ultime missioni, finita la guerra ci siamo lasciati tutto alle spalle e alcuni di noi hanno ricominciato a vivere.”
“Rigel scusa, ma non hai detto che quel nome può uccidervi, ma poco fa tu hai…” domandò Albus.
“Sì, è vero, ma io sono immortale tornerei in vita dopo qualche minuto, lo stesso succederebbe a David, e anche a Kostati e Laura. Ma oggi pomeriggio il sigillo è stato aperto, qualcuno di noi ha detto quel nome.” Rispose la strega con un nodo in gola.
“Qualcuno è morto?” Sussurrò Harry “Chi?”
“Alan Mcginnes. Tu forse lo conoscevi come il cavaliere verde. I mangiamorte sono entrati in casa sua. Hanno minacciato la sua famiglia, hanno ucciso anche sua moglie.” Disse Rigel, sentendo cresce l’odio e il risentimento.
“Uccidere una famiglia per scoprire un luogo!” esclamò James.
“Non è diverso dal massacrarne una per una profezia…” mormorò Harry.
“O per rubare una collana di perle e trenta dracme.” disse David abbassando lo sguardo.
Ognuno di loro aveva perso delle persone care, ognuno di loro aveva sentito sulla loro pelle la crudeltà della guerra e l’assurdità della violenza.
“E’ così i mangiamorte sanno dove sta il corpo di Voldemort.” Disse Albus Piton “Ma oltre ad avere la loro reliquia che ne possono fare? Non potranno riportarlo in vita.”
A quelle parole nella stanza ci fu un innaturale silenzio, si sentiva solo il soffiare del vento.
“Possono resuscitarlo, David?” domandò sussurrando Harry.
Il mago non rispose.
“David ti ho fatto una domanda, lui può tornare? Si o no.”
L’immortale respirò profondamente e rispose: “Con quel corpo no, ma con un altro.”
“Vuoi dire che?…”
“Harry.” Rispose e annuì. “Se riescono a trasferire tutta l’energia residua degli Horcrux in uno solo e se hanno abbastanza potere…”
“Potrebbe succedere che quel Horcrux diventi vivo, come è quasi successo con Ginevra?”
“Sì.” Rispose il mago immortale.
“Finirà mai?” Sussurrò lui e ripensò alle parole di Hagrid quando per la prima volta aveva saputo di Voldemort: “Non so se dentro avesse ancora qualcosa di abbastanza umano da morire.” e poi disse: “Non deve succedere dobbiamo fermarli prima. Andiamo a Hob's Lane.”
“Per ora non possiamo, Harry.” Disse Rigel.
“Perché?” domandò il mago.
“Perché il cancello per il cimitero di Hob's Lane, si apre solo a mezzanotte e per pochi minuti.” Rispose la strega che poi disse a tutti: “Ci rivedremo stanotte.”
Prima che tutti uscissero dalla stanza, Harry e Rigel si scambiarono uno strano sguardo, cosa che non sfuggì a James. La strega lo guardò e gli sussurrò: “Vai avanti, io vorrei parlare un attimo da sola con Harry.”
“Mmm ok, cucciolina.” Disse lui con un sorriso triste sul volto e poi gli sussurrò: “Io ti amo, Rigel.”
“Anch’io, Lupin. Ti amo con tutta la mia anima.”
Harry guardò David mentre usciva in compagnia di Nicole, e pensò: “Perché nonostante so che è un mio amico, il nipote di Silente e l’uomo a cui devo la mia vita una infinità di volte, sento che mi sta nascondendo qualcosa.”
Fuori dalla porta Nicole rimasta sola con David gli disse: “Non hai detto a Potter degli horcrux, del medaglione e dell’anello.”
“Per il momento no, ma lui sa che non ho raccontato tutto.”
“E cosa farai se lo dovesse scoprire?” domandò la strega.
“Non lo so, ma non mi piace mentire e dover nascondere delle cose ai miei amici.” Disse lui guardandola in modo freddo, con uno sguardo che sembrava trapassarle l’anima.
“Io ti ho nascosto del medaglione, ma tu non hai detto nulla dell’anello di Salazar Serpeverde al dito del cadavere di Voldemort. Mi sembra che siamo pari.” Disse Nicole.
“Se ho nascosto quell'anello c’è una ragione. Ha un potere, un potere pericoloso, soprattutto se cade in mani sbagliate.”
“Un potere? Che genere di potere?” domandò la strega. “Non è la sicuramente la maledizione che ha colpito tuo zio Albus Silente. Di che potere parli David?”
Il mago non rispose e si limitò ad andarsene.

Dentro la stanza.
“Harry…” disse la strega.
“Rigel…” sussurrò lui.
“E’ da quando sei tornato che aspetto tutto questo.” Disse la strega.
“Vorrei solo che tu mi perdonassi se ti ho fatto soffrire.”
Rigel gli si avvicinò e gli disse: “Tu non hai niente da farti perdonare. Sono stata io sedici anni fa a innamorarmi di te, anche se sapevo che era impossibile per te amarmi, ma volevo lo stesso vivere il sogno di stare con te. Vedi Harry…” e si allontanò da lui dandogli le spalle “Io mi ero innamorata di te ancora prima di lasciare lo Sidhe.” E si voltò “Perché mio padre mi aveva raccontato di quanto tu fossi coraggioso, di quanto tu non ti piegassi mai davanti alle difficoltà, e poi ti ho visto attraverso i tuoi sogni. Ricordi?.”
“Sì.” Rispose Harry e sorrise. “Per molto tempo mi sono chiesto chi fosse la splendida ragazza dai capelli neri che mi veniva a trovare in sogno. Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver allontanato gli incubi di Voldemort.”
Rigel sorrise e disse: “La terra oltre il velo, lo Sidhe è un luogo dove ogni cosa può avvenire, e dove si può vegliare sul sogno dei mortali.” E si fermò un attimo e guardò il mago negli occhi “Harry ricordi il nostro primo incontro?”
“Come potrei dimenticarlo? Come potrei dimenticare quel bacio? E’ stato bellissimo.” Disse lui sorridendo.
“Amarti Harry Potter è stato bellissimo, ma sapevo che nel tuo cuore c’era spazio per una sola strega.”
“Rigel” sussurrò lui un po’ imbarazzato.
E lei sorrise e disse: “Sai è bello che tu ancora t’imbarazzi a parlare di Hermione. Si vede che l’ami, che l’hai sempre amata.”
“Da quel che ho visto anche tu e il mio figlioccio siete molto legati.”
“James Sirius Lupin è la cosa migliore che mi sia capitata, è il mio migliore amico e l’uomo che amo. E cosa più importante sono felice con lui.”
Harry le si avvicinò e l’abbracciò forte forte.
“Non te l’ho detto fin ora, Harry. Bentornato a casa.” Disse la strega.
Il mago sorrise, e lasciò andare Rigel. Insieme lasciarono la stanza e la strega andò a cercare James. Lo trovò nello studio al secondo piano in piedi di fronte al camino.
“Jim…” sussurrò lei.
Il mago si voltò, le sorrise.
Lei si avvicinò e i due si diedero un dolcissimo e passionale bacio.

Dopo poco, Harry uscì buttandosi nella brulicante Diagon Alley, guardava i negozi e si comprò delle cioccorane e altri dolci. Fu tentato d’entrare nei i tiri vizi, ma i gemelli avrebbero chiesto perché si trovava lì da solo.
nelle vetrine, c’erano gli ultimi modelli di manici di scopa. Poi guardò alcuni vestiti da ragazza che avrebbero sicuramente fatto la felicità della sua piccola Harmony. Sapeva che lei e Tim sarebbero tornati dopo la visita al padre di lui, ma non sapeva se era giusto farsi vedere.
Arrivò fino a negozio di bacchette di Olivander, e guardò attraverso la vetrina. Il mago stava vendendo una bacchetta a un ragazzo.
Il giovane mago attirò l’attenzione di Harry, doveva avere più o meno diciotto anni, ma c’era qualcosa di strano gli sembrava di conoscerlo.
Olivander notò Harry e disse qualcosa al suo giovane acquirente, questo non si voltò prese la bacchetta e passò attraverso il retro bottega.
Allora Harry entrò nel negozio, ma fu bloccato da proprietario.
“Harry Potter cosa posso fare per lei?” gli disse Olivander.
“Chi era il ragazzo che è uscito dal retro?” domandò lui.
“Qual è ragazzo?”
“Quello a cui ha venduto una bacchetta...”
“Signor Potter, non so di cosa parla.” Disse l’anziano mago.
“Chi era? Voglio saperlo.” Disse deciso Harry.
“Era un amico, solo un amico, le assicuro che un giorno saprà ogni cosa.”
Harry guardò Olivander. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a farsi dire niente di più e che forse era meglio così.

Harry tornò alla sede dei Marauders, dove cenò con James, Rigel e Albus. Poi giocò una partita a scacchi con James e parlò con il figlioccio di Quidicth e di manici di scopa, e di trucchi da cercatore. Poi scese giù in palestra, dove poco dopo vide arrivare Tim. (Vedi fine capitolo 24 by Dalastor)
Dopo aver parlato con il ragazzo dell'incontro con il padre. David li raggiunse e disse: “Siamo quasi pronti, se vuoi venire? Oh Ciao Drake.”
“Professor Giles…” disse il giovane mago seduto accanto ad Harry.
“Drake.” Disse David sorridendo e gli mise una mano sulla spalla. “Non lasciarti abbattere da nessuno, ragazzo. Non sono le nostre qualità o da dove veniamo che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte”
Tim annuì.
Harry guardò il gesto dell’amico, s’alzò, guardò il suo giovane allievo che era rimasto seduto e gli disse: “Vuoi venire con noi, Tim? Stiamo andando a combattere dei mangiamorte.”
David rivolse uno sguardo incredulo a Potter.
Il ragazzo rispose: “Sì, profes… Harry.” E il ragazzo s’alzò.
“Posso parlarti un attimo in privato?” domandò David.
“Sì…” rispose Potter.
I due s’allontanarono e il mago immortale disse: “Cosa ti salta in mente di portare quel ragazzo con noi? Potrebbe essere rischioso.”
“Sì lo so, ma mi ricordo cosa voleva dire rimanere in disparte mentre gli altri combattono. Tim vuole combattere, e né tu né io potremo fermarlo e poi entrambi siamo andati in guerra quando eravamo più giovani di lui.”
“Vuoi anche capire se si lascerà andare alla vendetta come hai fatto tu alla sua età?”
“Non è questo. Allora viene?”
David sorrise e disse a Tim: “Muoviti Drake vai a prepararti, altrimenti non ti aspettiamo.”
E anche Harry sorrise.
“Grazie professor Giles.” Rispose il giovane mago, e andò verso l’uscita.
“Tim, chiamami David, in battaglia i guerrieri si chiamiamo tutti per nome.”
“Sì, David.” rispose e uscì.
“Ti stai rammollendo con l’età, Giles?”
“Spiritoso, Potter, veramente spiritoso, sembri Ron…”

Tim salì tornando al piano superiore, ma prima di rientrare nella sua stanza guardò la porta della camera di Harmony, voleva entrare per chiamarla, per farla partecipare a quella missione, lei non avrebbe mai voluto rimanere indietro, essere lasciata in disparte.
A lui piaceva saperla al suo fianco per combattere, ma quella notte la preferiva al sicuro. Quel giorno si erano avvicinati in un modo che il giovane mago credeva impossibile.
Tim in silenzio aprì la porta e vide Harmony addormentata, tra le braccia stringeva un piccolo e tenero pinguino di peluche. Lui sorrise e pensò: “E’ incredibile. E’ così coraggiosa, forte, determinata, ma poi dorme con un pinguino.” Si avvicinò e notò che il pinguino aveva un collare con scritto un nome.
“Sir Pingu. Che razza di nome è?.” Sussurrò Tim.
Dalla calligrafia il ragazzo capì che Harmony aveva scelto quel nome verso i sei o sette anni.
Il ragazzo s’inginocchiò e le guardò il volto, togliendole i capelli dal viso, stando però bene attento a non svegliarla e le diede un delicato bacio sulle labbra.
La giovane strega sorrise, mugugnò qualcosa e poi sussurrò: “Ti amo Tim...”
Il giovane mago s’alzò e disse: “Anch’io ti amo, Harmony.” E le accarezzò il viso e se andò nella sua stanza per rivestirsi. Poi mentre scendeva le scale vide Harry e David.
Sembravano tranquilli, ma il ragazzo capì che era solo un’apparenza, erano nervosi, tesi come corde di violino, in un certo senso la cosa lo rincuorò voleva dire che non era l’unico a sentirsi in quel modo e che anche due maghi di grande esperienza come i famosi Harry Potter e David Giles, avevano un po’ di timore prima di una battaglia.
“L’hai salutata Tim?” gli domandò Harry.
Lui scese l'ultimo gradino e annuì.
“Andiamo.” Sussurrò David che era il più vicino alla porta d'ingresso.
I tre uscirono su Nocturne Alley, la strada era silenziosa e oscura, le mura erano grigie e nere, sporche di fuliggine. Diagon Alley e Noctune Alley, le strade dei maghi, erano come rimaste congelate nel tempo; la loro atmosfera sembrava quella della classica Londra vittoriana con tutto il fascino e le contraddizioni della capitale dell’impero britannico. Se da una parte Diagon Alley era il volto bonario, caldo, rassicurante di fine 800, con la sua fede nel progresso e nelle leggi del suo ministero; dall’altra Noctune Alley era: sporca, grigia, malfamata, popolata di esseri oscuri come il peggior bassofondo descritto da Dickens o da Doyle.
Per i tre maghi quella stretta strada aveva significati diversi. Harry ci si era perso al suo secondo anno, quando era finito a Magie sinistre, poi ci era tornato durante la guerra nella speranza di trovare qualche indizio sugli Horcrux. Quel giorno di tanti anni prima l'unica cosa che ottenne fu il sentirsi dire dal vecchio Sinister quanto fosse simile a Tom Riddle a diciotto anni.
Per David quel posto aveva aspetti ancora più sinistri. Durante gli anni della prima guerra magica: ci aveva passeggiato, ne aveva respirato e assorbito t’atmosfera, e per un certo tempo persino vissuto, e ci tornava per avere informazioni o armi. Ci aveva abitato per un po’ di tempo, proprio nella stessa casa dove adesso sorgeva la sede dei Marauders, viveva sotto copertura con il nome di Altamont, e combatteva i mangiamorte dal interno.
Anche Tim conosceva bene quel luogo. Negli anni scorsi c’era venuto prima a cercare notizie su sua madre, senza però saperne molto, poi per cercare di scovare Robert Namtor il mangiamorte che aveva ucciso la sua ragazza e il suo migliore amico.
Erano passati secoli, guerre babbane e magiche si erano susseguite. Ma Noctune Alley restava lì come via alternativa, come vicolo oscuro, come le tenebre insite nel cuore della magia e degli uomini, così se anche un Salazar Serpeverde, o un Gellert Grindelwald o un Lord Voldemort venivano sconfitti quel vicolo era lì sempre per accoglierne un altro.
I tre maghi s’incamminarono, e poco distante trovarono davanti a loro: Rigel e James entrambi erano appoggiati a un muro l’uno accanto all’altra. La strega teneva al fianco destro una katana dalla impugnatura nera. James Lupin aveva una spada simile a quella di Grifondoro.
Non appena Harry, David e Tim, li superarono; i due si staccarono dal muro e li seguirono.
Più avanti ad angolo con un vicolo c’era Albus Piton, intento a fumarsi una sigaretta babbana, anche lui venne superato, e senza dire una parola, buttò con noncuranza la sigaretta sul lastricato per poi spegnerla con la scarpa. Dall’oscurità di una stradina emerse Kostaki, gli occhi del vampiro erano rossi, le zanne fuori dalle gengive, era assetato di sangue, ma ancor di più di vendetta per la morte del suo amico Alan.
Quasi all’uscita di Noctune Alley si trovava Nicole Stram, aveva indosso il mantello con il cappuccio viola scuro che usava durante la guerra, e come gli altri si unì al gruppo senza dire una parola.
Ormai a Diagon Alley fu la volta di Blaise Zabini, anche lui aveva indossato i suoi vecchi abiti di quando combatteva con i Corvonero.
La compagnia Corvonero era diversa dalle altre compagnie, se i grifondoro indossavano la loro uniforme con i colori rosso e oro, i corvonero si vestivano come volevano tenendo solo un pezzo di stoffa nero e blu sul braccio destro; e mentre le altre compagnie avevano fra le loro file solo maghi, i corvonero prendevano chiunque avesse voglia di combattere che fossero babbani, elfi domestici, vampiri, licantropi, o anche mangiamorte rinnegati come Draco Malfoy o Blaise Zabini.

Usciti da Diagon Alley il gruppo prese la metropolitana per arrivare a Hob’s End, stazione di Hob's Lane. Harry sedeva accanto a Tim, davanti a James e Rigel. Lontano da tutti in piedi c’era David.
Il mago immortale guardava fuori dal finestrino, nonostante il treno fosse sottoterra.
“Neanche un esperto di Legilimanzia potrebbe sapere cosa pensa in questo momento.” Pensò Harry guardandolo. “Ma sono sicuro che non sta pensando alla battaglia che ci aspetta. No se lo conosco bene sta pensando a Laura. Quando è così silenzioso pensa solo alla sua vampira, come io che penso a Hermione. Simili e diversi ecco come siamo io e lui, e pensare che non è sempre stato così. C’è stato un tempo durante la guerra in cui ho temuto che fra lui e Hermione potesse esserci l’amore.” Harry sorrise e si lasciò andare ai ricordi.
Dopo la battaglia di Westminister, Hermione si trovava al San Mungo per guarire dalle ferite che le erano state inferte da Voldemort.
Harry arrivò al piano e percorse il corridoio, in mano aveva uno splendido mazzo di rose.
Fuori dalla stanza della giovane strega, sentì la risata cristallina della sua migliore amica.
Il grifondoro neanche si ricordava più l'ultima volta che l'aveva sentita ridere e ne fu molto felice. Stava per entrare quando sentì un’altra voce.
“Ti assicuro che l'ha fatto davvero. I poliziotti gli hanno chiesto i nomi, e Sirius ha iniziato a dirgli un elenco di nomi assurdi soprattutto per dei babbani.” disse David ridendo.
“No, è impossibile.” disse Hermione ormai alle lacrime per il troppo ridere. “Non può essere successo.”
“E' invece sì. Dovevi vedere James. James Potter quasi scoppiava. Ma il meglio arrivò quando quei due folli colpirono due mangiamorte usando l'auto della polizia e poi volarono con la moto di Black. Erano incredibili insieme.” disse mago un po' malinconico.
“Da quello che mi hai raccontato mi ricordano due che conosco bene.” disse Hermione
“Sì, James è davvero simile a Harry e Ron mi ricorda Black, ma Sirius era un vero playboy, ci provava con qualunque ragazza.” disse David un po' rincuorato.
“Dovresti raccontare questa storia ad Harry, gli farebbe piacere.” Disse Hermione, ma il nome dell'amico le fece abbassare lo sguardo.
“Sai credo che se ci fossi stata tu, Sirius avrebbe fatto di tutto per conquistarti, e non...”
“E' permesso?” disse Harry fermando ultima frase di David.
“Harry! Sì, vieni pure.” disse Hermione contenta.
Potter entro e guardò il capitano di Corvonero seduto sul letto di Hermione. Notò le loro mani vicine, molto vicine sulla coperta, e vide un mazzo di rose gialle in un vaso sul comodino.
“Sai Harry. David mi ha raccontato una storia divertente su tuo padre e Sirius. Dovresti sentirla fa troppo ridere.”
“Forse un'altra volta, Hermione. Tu come stai?” domandò Harry.
“Sto bene capitano. Ho saputo della tua promozione.”
“Sì, complimenti capitano Potter.” disse David alzandosi e facendo il saluto auror. “Ora siamo pari grado e ognuno di noi comanda una compagnia.”
“Sì, è vero.” rispose il giovane mago per poi ignorare il Corvonero parlando a Hermione “Rimettiti in fretta tenente Granger sarai il mio braccio destro nei Grifondoro.”
La strega sorrise e disse: “Può contarci, capitano Potter.”
“Ora io andrei.” disse David.
“No, di già? Perchè non rimani? Almeno per raccontare quella storia ad Harry?” Domandò la strega.
“Un'altra volta Hermione. Non posso restare.” rispose David sorridendo, poi aggiunse: “Capitano Potter. Noi ci rivedremo alla prossima riunione.”
“Sì, ma vorrei dirti una cosa in privato.” disse Potter “Andiamo fuori.” poi ad Hermione “Scusaci un attimo.”
Appena fuori, chiusa la porta della stanza Harry disse a David con un tono freddo e aspro: “A che gioco stai giocando?”
“Io non sto giocando, Harry. Forse tu lo stai facendo?”
“Io non sto facendo niente.” disse Harry “Potrebbe essere tua nipote. Tu non puoi... Tu non sei adatto a lei, la farai solo soffrire.”
David sospirò e disse: “Forse hai ragione, mi ricorda qualcuno, qualcuno di molto importante. E sono rimasto affascinato da lei. Anche se non sono fatti tuoi. Tu sei il suo migliore amico, non sei il suo ragazzo. Ho sbaglio?”
Harry arrossì e disse: “Ci tengo a lei, non voglio che soffra e con te sarebbe sempre triste e preoccupata.”
“Perchè non lo fai scegliere lei?” domandò David.
“Devi starle lontano.” disse Harry.
“Mi sembra che tu l'hai già messa in pericolo molto volte. L'hai data in pasto a Riddle. E considerato che lui non vede l'ora di uccidere chi ami, è stato imprudente e stupido.” disse David guardandolo negli occhi.
“Io non amo Hermione, è solo la mia migliore amica.” disse Harry abbassando gli occhi.
“Sì, raccontalo agli altri. Io so cosa vuol dire amare la propria migliore amica, ma so anche cosa vuol dire perderla per sempre.”
“Io...”
“Harry metti di nuovo in pericolo quella ragazza e ti giuro che profezia o non profezia, io realizzo il sogno di Riddle di vederti morto. Ora me ne vado.” disse David e gli passò accanto. “Un'altra cosa capitano Potter. Lui sa che tu l’ami e farà di tutto per arrivare a lei. Stai attento.” e il mago immortale se ne andò.
Harry rientrò nella stanza a testa bassa
“Avete finito i vostri discorsi virili?” gli domandò la strega, un po' arrabbiata.
“Hermione?” disse Harry “Hai sentito tutto?”
“No, niente, ma immagino cosa vi siete detti.” rispose.
“Ehm lui ci stava provando con te?”
“E' allora? David è un bel ragazzo, mi faceva piacere che qualcuno guadasse oltre la divisa o oltre la so-tutto-io. Per una volta...”
“Ma lui... lui è immortale ha più di novanta anni, e poi ti avrebbe fatto del male. Lui non è adatto a te.” disse Harry confuso.
“E chi lo sarebbe Ron? Harry tu sei il mio migliore amico, non sei... non devi intrometterti se un ragazzo s’interessa a me!” quasi gridò la strega
“David no, lui è pericoloso e basta.”
“Sai una cosa Ginny diceva lo stesso di te, le piacevi perché ti vedeva pericoloso, oscuro e affascinante...” Disse Hermione.
“E ha trovato uno più pericoloso oscuro e affascinante di me.” disse Harry “Ma stavamo parlando di David.”
“Anche i miei dicono che tu sei pericoloso. Mio padre ti vorrebbe spaccare la faccia, mentre mia madre dice...” disse Hermione e pensava: “Che sei molto coraggioso e affascinante ed è per questo che io mi sono innamorata di te. Però è carino che sia geloso di David.”
“Hermione cosa dice tua madre di me?” domandò Harry.
“Che sei un bel tenebroso e chi sa quante ragazze hai!”
“Le apparenze ingannano, signorina Granger.”
“Io le dico la stessa cosa. Ah vuole che prima o poi tu venga a cena da noi.”
“Perchè?”
“Così.”
“Hai portato a casa Krum e Ron?”
“Ehi, per chi mi hai preso. Krum è... è...”
“Strano.”
“Sì, mentre mio padre giudica Ron non troppo sveglio.”
“Povero Ron, ma scommetto che tu a casa non gli fai una buona pubblicità.” Disse ridendo Harry.
I due passarono il resto del pomeriggio a ridere.

Il gruppo scese alla stazione Hob’s end e si ritrovò su Hob's Lane, questa era una strada isolata con pochi lampioni e rare abitazioni sui lati, fatte in mattoni rossi. Dopo aver percorso circa duecento metri arrivarono davanti a un vicolo tra due case grigie e neri di fumo. In fondo a esso si trovava un antico cancello arrugginito circondato da un rampicante secco.
“Sono già dentro” mormorò David.
“Rigel che succede?” gli domandò Harry.
“Hob's Lane era protetta da un incantesimo di occultamento simile al cimitero di Hogwarts. Anche qui il posto era visibile solo da chi lo conosceva.” Rispose la strega “In più ci si poteva entrare solo a mezzanotte.”
“I mangiamorte ci hanno anticipato?” domandò Harry.
“Sì, ma come hanno fatto a evitare un incantesimo così antico e potente?” domandò Nicole
“Hanno usato un giratempo.” Disse freddamente David inginocchiato a terra esaminando della polvere. “Hanno legato qualcuno al cancello con un giratempo, ma il viaggio ha trasformato quel disgraziato in polvere.”
“Vuoi dire che hanno ucciso un uomo solo per entrare in questo posto?” Domandò Harry.
David si rialzò pulendosi le mani e disse: “O si è sacrificato per la causa.”
Varcarono il cancello e si trovarono in un cimitero immenso, c’erano lapidi di ogni tipo, scure pietre grigie, statue lugubri, ma tutto appariva decadente, dimenticato, il silenzio era opprimente.
Davanti al gruppo si aprivano tre sentieri, David guardò verso destra e disse: “Venite con me. Prima d'andare sulla tomba di Riddle voglio sapere del custode.”
“Questo luogo ha un custode?” Domandò James a Rigel “Quale uomo vivrebbe mai in un luogo simile?”
“Nessuno, ma chi ha detto che il custode è un essere umano.” rispose la strega.
Il gruppo con in testa David percorse il sentiero, fin quando vide davanti a sé una casa, era una piccola casa costruita i mattoni e legno che sembrava essere disabitata da secoli.
L’attenzione di Giles fu attirata da qualcosa che si trovava sul sentiero: un capello di nero, un tipico capello feltro, anni trenta/quaranta, classico dei film noir. A guardarlo il mago sorrise.
Poi si senti il rumore della terra smorta, e si vide una mano con sole tre dita uscire dal terreno di una tomba.
“Un infero!!” gridò James e puntò la bacchetta. Harry, Tim e Albus lo imitarono.
“Fermi!!” gridò Rigel.
David senza dire una parola si parò davanti ad Harry e agli altri.
Dalla tomba emerse un mostro. Era terrificante, la sua pelle era marrone scuro, la sua bocca larga in un ghigno con in mostra dei denti aguzzi simili a quelli di uno squalo, sulla testa aveva due enormi protuberanze.
David gli sorrise e disse: “Ciao Bem. E’ da molto che non ci vediamo.”
Il mostro cambiò aspetto e sotto gli occhi di tutti diventò più simile a un essere umano. Non aveva capelli, la sua pelle era giallo scuro quasi marrone, i suoi occhi erano gialli privi di pupilla, aveva solo tre dita per ogni mano e con la destra teneva un bastone d’acciaio smaltato.
Bem si avvicinò David.
E il mago gli disse: “Amico mio hai perso questo.” E gli diede il capello.
“Grazie, capitano.” Disse Bem che si mise in testa il capello e poi aggiunse: “Ci sono dei mangiamorte.”
“Quanti sono?” domandò David.
“Ne ho contati circa quaranta, ma ce ne sono forse di più. Ci sono anche dei pelleverde: orchi e goblin. Sono venuti a casa mia, ma io era non c’ero. David chi ha parlato?”
“McGinnis.” Sussurrò lui.
Un brivido di rabbia sembrò attraversare il viso inespressivo della creatura non-umana e disse: “Venite con me.”
“Rigel ma chi è? Ehm cosa è?” domandò James.
“E’ Bem, un membro dei corvonero, un amico di vecchia data di David, sembra che si conoscano fin dai tempi della seconda guerra mondiale.”
“Quei due sembrano veramente molto amici.” disse James guardando David e Bem camminare fianco a fianco.
Anche Harry li guardò e ascoltò la risposta di Rigel.
“Tra mostri ci si intende sempre, James.”
“David non mi sembra un mostro.”
“I mostri non sono solo quelli brutti o diversi d’aspetto. Noi della compagnia Corvonero eravamo tutti dei mostri.”
“Ehi, io non sono un mostro!” disse Zabini.
Rigel sorrise e disse: “Lo eravamo tutti, tranne Blaise.”

“Laura come sta?” domandò Bem.
“Bene! I tuoi esperimenti come procedono?”
“Non come vorrei, le cellule non rispondono, non si moltiplicano. Qualcosa non va, ma non so cosa. Seguo gli appunti del dottore, ma qualcosa non funziona, mi chiedo come è possibile che io e… come siamo nati.”
“Forse è successo qualcosa che lui non aveva programmato?”
“Un evento casuale, ma vorrebbe dire che io sono nato per caso.”
“Bem anche gli esseri umani nascono per caso che ne dicano le religioni. Non è importante la nascita o la morte, ma tutto quello che c’è in mezzo: la vita. Sono gli eventi della vita a forgiarci.” Poi David guardò dinanzi a sé e vide la collina.
Questa era alta circa venticinque metri, i suoi lati erano dolci e sulla sua sommità c’era un albero morto simile a una mano scheletrica che malediva il cielo.
Il mago immortale si voltò indietro e disse con voce fredda: “Là su c’è la tomba di Riddle.”
Harry si irrigidì, nei quindici anni dalla morte di quel uomo non si era mai liberato di lui, la sua presenza, il suo ricordo, lo avevano tormentato e adesso era vicino a vedere il luogo dove lui era stato sepolto.
Salendo su per quella collina insieme con gli altri, Harry non riuscì a non pensare a quanti auror, amici, conoscenti, uomini coraggiosi non avevano potuto avere una sepoltura durante la guerra; cosa invece offerta a chi è stato causa di così tanto dolore.
Arrivati sulla sommità della collina videro che la tomba era stata scavata, la bara aperta e il corpo di Voldemort rubato.
David si voltò verso ovest e mormorò: “Arrivano…”
Dietro una collina, all'orizzonte comparvero delle creature verdi con indosso dei armature nere di ferro grezzo.
“Orchi!” disse Rigel.
“E mangiamorte.” Aggiunse Harry guardando degli uomini con indosso dei mantelli neri che cavalcavano dei each uisge.
Uno dei maghi oscuri uscì dalle file degli orchi e gridò: “Auror! Arrendetevi consegnate le bacchette e noi servi dell’oscuro signore saremo clementi.”
I nostri non risposero.
“Auror!! Vi daremo ancora cinque secondi per rispondere. Poi attaccheremo.”
Allora Harry si fece avanti e alzata la bacchetta la puntò contro il mago oscuro.
“Deve essere pazzo ci sono più di cinquecento metri tra noi, nessun incantesimo può arrivare tanto lontano.” Disse il mangiamorte Dibbuk.
“Avada Kedavra” gridò Harry, il fulmine verde scaturì dalla bacchetta, ma sembrava davvero che a metà percorso perdesse potenza, ma anche Tim invocò l’anatema che uccide e lo stesso fece David.
Le due maledizioni s’unirono a quella di Harry e il fulmine verde con ritrovato vigore colpì in pieno il mangiamorte, che cadde dalla sua cavalcatura a terra privo di vita.
L’anatema che uccide, il fulmine verde, che aveva fatto tante vittime, diffuse la paura nei maghi oscuri e nei loro servi dalla pelle verde, lasciandoli come cenere inerme in un camino, ma infiammò gli animi del piccolo gruppo di Harry e David.
“Questo è il destino di chiunque cerchi di attaccarci.” Gridò Harry. “Mangiamorte volete le nostre bacchette venite a prenderle.”
“Rigel issa le nostre insegne.” Gridò David “Che quei vermi sappiano con chi hanno a che fare.”
La strega sorrise e non se lo fece ripetere due volte, prese il pezzo si stoffa che aveva legato al braccio, lo ingrandì, e poi con l’aiuto di Zabini lo issò su un’asta.
La bandiera iniziò allora a sventolare e i pelleverde, ma soprattutto i mangiamorte la videro.
Un corvo volava in campo viola, dietro di esso c’era una saetta d’oro, e fra gli artigli l’uccello teneva una spada e una bacchetta.

“Oh Merlino, oh Signore oscuro.” Gridò un mangiamorte tra i più anziani “Sono le ombre della morte! Sono i corvonero!! Siamo finiti!!”
Leslei guardò Bael al suo fianco, ma le parve che anche lui fosse turbato. La strega allora gli domandò: “Cos’è questa storia?”
“I Corvonero, la compagnia corvonero. Ai tempi della guerra i suoi membri sono stati soprannominati ombre di morte, perché potevano attaccare ovunque.”
“Arvin sono pur sempre degli esseri umani. Perché non li uccidiamo?”
Il mangiamorte non rispose.
“Mandiamogli contro gli orchi non avranno scampo.”
“Leslei ha ragione!” disse Pansy avvicinandosi a cavallo di un each uisge nero. “Ma Potter deve rimanere vivo. Lo sai Bael?”
“Certo mia signora.” Rispose lui e si allontanò per comandare la carica, ma prima s’avvicinò a Ryo e a Will e disse ai due giovani maghi: “Se amate e ci tenete alla vita della nostra principessa statele vicini in questa battaglia.”
Will si limitò a guardare Bael, mentre Ryo annuì.

David si voltò e gridò: “Rigel, Kostaki, Bem, Blaise con me” poi a Potter “Harry voi dovete…”
“Noi li colpiremo con degli incantesimi, cioè vi copriremo le spalle come abbiamo fatto noi Grifondoro a King Cross.” Disse il mago sorridendo. “Ma non riusciremo mai a colpire tutti quegli orchi in carica.”
“Lo so, ma non preoccuparti di quelli che mancherete ce ne occuperemo noi.” Disse David con un ghigno dipinto sul volto e una luce assassina negli occhi. Harry notò che anche gli altri avevano la stessa luce.
“Andiamo.” Disse Rigel e insieme con gli altri scivolò sul fianco erboso della collina.
Arrivati alla base dell’altura, David guardò verso l’esercito oscuro e pensò: “Eccomi tornato sul campo di battaglia, eccomi tornato a casa.” sguainando la spada guardò verso Rigel e lei gli disse: “Noi non siamo fatti solo per lanciare incantesimi. Abbiamo bisogno di combattere, di guardare il nostro nemico negli occhi, di metterci alla prova.”
La strega allora sguainò la sua spada, una katana dalla impugnatura nera e dalla lama in Gren come quella di David, entrambe le spade erano state forgiate da Shikome, potente demone oni giapponese. Le due armi erano molto simili tranne che per un particolare: la spada di Rigel aveva una curva vicino l’elsa.
Kostaki, il vampiro estrasse dal fodero la spada polacca della sua antica stirpe.
Bem afferrò il suo bastone d’acciaio, tenendolo con la punta verso il basso. Nella lunga vita quell'arma si era sporcata del sangue dei nemici, vampiri, licantropi, spiriti maligni, demoni, pelleverde, e ma anche di uomini malvagi, maghi o babbani. Zabini richiamò a sé la sua spada d’ametista viola.
Tutti guardavano verso orizzonte, verso i mangiamorte e i loro servi dalla pelleverde.

“Non penseranno di fermare una nostra carica in cinque.” Disse un orco ridendo a un suo compagno, mentre Bael passava loro di fronte a cavallo del suo each usige, arrivato di lato a un reparto di orchi sguainò la sua spada, che era appartenuta a suo padre, e dopo averla puntata verso l’alto gridò abbassandola: “Primo reparto di orchi. Carica!!”
I pelleverde caricarono. Una carica selvaggia e disordinata come era negli usi degli orchi. I mostri verdi alti e forti come uomini robusti si lanciarono contro la collina urlando, sbavando e agitando le loro grandi armi di ferro brunito dal fuoco.
David e gli altri erano invece calmi, quasi sorridenti.
Dall’alto della collina Harry gridò: “Appena arrivano alla giusta distanza lanciategli contro il vostro incantesimo più potente.” Poi a Tim al suo fianco disse: “Dobbiamo abbatterne il più possibile per diminuire il lavoro a David e agli altri.”
“Sì, signore!” disse il ragazzo.
“Non passeranno.” Disse James.
Gli orchi avanzano la terra tremava sotto i loro piedi.
“Pronti Auror!” gridò Harry, puntando la bacchetta. Poi imitato dagli altri. E gridò: “Adesso fuoco! Fuoco! Fulgur.”
“Lacarnum Infamare” gridò James.
“Sectumsempra” gridò Albus Piton.
“Fulgur.” disse Tim.
“Ocouf id odrad (dardo di fuoco)” disse Nicole.
Molti orchi furono colpiti dagli incantesimi, soprattutto tra le prime file. I pelleverde cadevano sotto i fulmini, il fuoco e l’esplosioni degli incantesimi dei maghi.
Feriti e morti venivano pestati dalla foga dei loro compagni, mentre il panico iniziava a serpeggiare tra loro.
I loro capitani l’incitavano ad andare avanti.
Ad aspettarli ai piedi della collina c’era David, Rigel, e gli altri.
La battaglia iniziò. Un orco cercò di colpire David con la sua rozza arma, lui s’abbassò all’ultimo secondo e penetrò con la spada il ventre del pelleverde; trapassando l’armatura e la carne come fossero di carta. La creatura cadde a terra privo di vita, mentre dalla ferita sgorgava denso sangue verde. In seguito il mago immortale si fece strada tagliando braccia e teste.
Rigel si muoveva con la grazia di una ballerina, i suoi affondi con la katana erano potenti e precisi, quasi chirurgici. D’un tratto la strega saltò tre orchi e mentre era in aria dal polso del suo braccio artificiale scaturirono un miriade di piccoli fili invisibili simile alla tela di un ragno, questi ricaddero dolcemente sui pelleverde. Rigel atterrò in ginocchio dando le spalle agli avversari, poi si sentì un rumore metallico e i fili si strinsero di scatto intorno ai corpi dei tre orchi che urlavano e si contorcevano, mentre le loro ossa si rompevano e la loro pelle si feriva. I fili si strinsero ancora di più fino a penetrare le carni e a tagliarli a pezzi, lasciando solo una massa di membra sanguinanti.
La Black si rialzò e mentre i fili sparivano nella protesi meccanica del suo braccio destro.
La scena vista dagli altri orchi spaventò talmente quelle creature, che nessuno adesso sembrava osare combattere contro la leader di Marauders.
Lei voltò lo sguardo di trequarti guardando la sua opera e con il ghigno tipico dei Black sul viso e sussurrò: “Arma psicologica.” Poi guardò fredda un gruppetto di orchi, che tremavano di paura; e dal dorso della mano, con un suono di metallo che stride contro altro metallo, scaturirono tre artigli ognuno di diverso colore.
Rigel si avvicinò agli orchi e disse loro: “Ora assaggerete il dolore delle carni squartate.” E senza esitare un attimo trafisse con i tre artigli il ventre di uno di loro.
Il pelleverde cadde rantolando per morire poco dopo, mentre gli altri due fuggivano. Rigel li guardò gli artigli erano sporchi di sangue verde, e sussurrò: “Ottimo lavoro ragazzi.”
Quel nuovo braccio meccanico era stato costruito da Fred e George, come molte degli altri strumenti in uso dai Marauders o dagli Auror. I gemelli avevano fabbricato in modo particolar modo proprio gli artigli: il centrale era in argento da usare contro non-morti e licantropi, quello di sinistra era di corno di oni l’unico materiale in grado di uccidere i demoni giapponesi, mentre quello di destra era fatto in ferro che respingeva i demoni occidentali.
La strega guardò in direzione di David, il mago combatteva contro cinque orchi senza alcuna difficoltà. Rigel corse in suo aiuto e insieme li uccisero muovendosi in modo perfettamente sincronizzato.
Intanto le altre ombre di morte non erano da meno, Kostaki usava la sua velocità e la sua forza di non-morto, frantumava le ossa dei suoi nemici con la sola stretta della sua mano sinistra, mentre li tagliava letteralmente in due con la sua grande spada.
Bem ripreso il suo aspetto mostruoso infilzava i pelleverde con la punta acuminata del suo bastone. Blaise usava la sua spada infuocata dalla fredda lama d’ametista, scagliando frecce di fuoco o ferendo gli avversari.

Sulla collina Harry e gli altri continuavano a lanciare incantesimi sugli orchi. Potter guardò il ragazzo di fianco a se.
“Tutto bene, Tim?” gli domandò.
“Sì, sto bene.” Rispose il giovane mago lanciando un altro incantesimo, ma si vedeva che era stanco e affaticato.
Harry sorrise e dopo aver colpito un orco a distanza con un incantesimo non verbale gli disse: “Continua non dargli tregua.”
“Non ho mai lanciato così tanti incantesimi uno di seguito all’altro. Neanche quando sono andato a caccia di Mangiamorte.”
“Io sì, in guerra, s’impara in fretta a non stancarsi.”
Tim lanciò un fulmine e colpì un orco sfuggito a un incantesimo di Harry.
Potter guardò l’allievo e disse: “Molto bravo.”
“Grazie, anch’io imparò in fretta.”
“Ora ho capito perché Harmony si è innamorata di te.”
“Ho più paura di cosa mi farà lei quando scoprirà che l'ho lasciata indietro.”
“Non sarà nulla a confronto di quello che mi aspetta con la professoressa Granger, ragazzo.” Disse Harry ridendo.
“Anche Rigel mi farebbe la pelle” disse James mentre lanciava un dardo di luce.
“La volete smettere di parlare tutti voi grifondoro.” Intervenne Albus Piton. “Soprattutto la smettete di parlare delle vostre ragazze. Abbiate un po’ di compassione per chi è solo, come il sottoscritto.”
E tutti i maghi iniziarono a ridere.
Harry guardò Albus e pensò: “Fisicamente somiglia al padre, ma nel carattere sa essere completamente diverso, nonostante la situazione è riuscito a mettere tutti di buon umore.”
In poco tempo gli orchi furono decimati, gli auror gridarono per la vittoria; solo alcuni quelli di maggior esperienza rimasero in silenzio. Harry, David, Rigel, Bem e Kostaki sapevano che la battaglia non era finita, che quella era solo una avanguardia.

Sul fronte dei mangiamorte c’era molto nervosismo, avevano visto una unità di cinquanta orchi sterminati in pochi minuti.
Axa si avvicinò a Bael in groppa al suo each uisge rosso sangue e gli disse: “Le cose non sembrano andare bene, anche se gli orchi sono solo delle pedine non è un bene perderli.”
Bael non rispose.
I due each uisge avvertirono la tensione fra i loro padroni.
“Forse la nostra signora Pansy avrebbe dovuto dare il comando a una persona più capace e con maggiore esperienza, invece che al guardiano dei bagni di Hogwarts”
“Volevi avere tu il comando Axa?”
“E se anche fosse, io ero sul campo di battaglia quando tuo padre non era ancora nato.” Rispose la strega.
“Prima cosa non parlare di mio padre, altrimenti ti rimetto nella fossa dove sei stata per settanta anni.” Disse Bael con un mezzo sorriso simile a un ghigno. “Secondo, tu sarai anche una dei migliori fra noi, e mia compagna nei nove, ma non sei in grado di dare ordini. Io comando qui, ma sei vuoi prendere il mio posto puoi sempre sfidarmi, se riesci a starmi dietro.”
“Non metterti contro di me.” Sussurrò Axa.
Bael mise mano alla bacchetta.
Ma una voce richiamò l’attenzione dei due mangiamorte: “Axa, Bael come procede la battaglia?”
Era Pansy che si avvicinava in groppa a un each usige grigio, al suo fianco sempre su dei each usige c’erano Leslei e Ryo e poco distante Will, che indossava sia il mantello nero che la maschera d’argento nonostante non fosse ancora un mangiamorte.
“Mia signora la prima unità di orchi è stata sbaragliata.” Disse Bael.
“Sono avversari forti, dopo tutto sono i corvonero e i Marauders.” Disse Pansy “Bael gli orchi da soli sono inutili. Entriamo noi in campo, noi mangiamorte e anche i Troll, i minotauri e le arpe.” Disse Pansy.
“Sulla quella collina c’è anche Harry Potter?” domandò Leslei.
“Sì, signorina e oltre a lui c’è pure Tim Drake e James Lupin e il resto dei Marauders.” Rispose il mago oscuro.
“Voglio esserci durante il prossimo attacco. Voglio combattere contro Potter.” Disse la ragazza.
“Leslei, Harry Potter è uno dei maghi più potenti al mondo.” Disse Pansy con una nota di preoccupazione nella voce.
“Io devo sapere se posso confrontarmi con lui, altrimenti come potrò un giorno comandare i mangiamorte e tutta la comunità magica.”
“Sì, ma Potter ci serve vivo per il nostro piano.” Disse la madre.
“Lo so, e potrebbe essere una buona occasione per prenderlo prigioniero.”
“Fai come vuoi Leslei.” Disse Pansy che poi si rivolse a Bael “La figlia del nostro signore oscuro parteciperà alla prossima carica.”
“Sì, mia signora.” Rispose il mangiamorte.
Leslei sorrise dietro la maschera d’argento, mentre sua madre si voltò verso Ryo guardandolo e poi tornò dietro le ultime file.
“La proteggeremo durante lo scontro.” Disse Will a Ryo.
“Grifondoro se io dovessi cadere….”
“Non ti preoccupare mi prenderò cura di lei, non le accadrà niente di male.” Disse Will.
“Mangiamorte preparatevi allo scontro.” Gridò Arvin Bael. “Orchi pronti alla carica. Troll e Arpie”

“Rigel.” ordinò David “Ripiegate. Salite sulla collina.”
“Questa volta sarà più dura. Attaccheranno anche i mangiamorte e altre creature oscure.” Disse la strega.
“Sì, ma i each usige avranno non pochi problemi a salire, per fortuna non possono volare qui..” Disse il mago.
“Ho capito.” Disse Rigel poi a tutti gli altri “Avete sentito il capitano Giles, sulla collina in fretta.”
“Kostaki, puoi fare qualcosa per riequilibrale le forze in campo?” domandò David al non-morto polacco.
Il vampiro annuì, per poi risalire il fianco erboso della collina. Ai piedi della quale erano rimasti solo David e Rigel.
“Allora amico mio che vuoi fare? Anche se conoscendoti posso immaginarlo.” Gli domandò la strega.
Il mago immortale accennò un mezzo sorriso.
“Non vuoi aiuto vero, David?”
Lui non rispose, ma si voltò a guardarla. I due si guardarono per un tempo infinito.
“E’ una bella notte, Rigel. Peccato che ricomincerà presto a piovere.” Mormorò il mago. “Pioverà acqua e… sangue.”
“Stai attento.” Sussurrò lei e lasciò cadere la sua katana, che si conficcò nella terreno. “Una sola katana può non bastare se i nemici sono tanti.” Poi la strega risalì la colina, raggiungendo gli altri e mettendosi alla sinistra di James Lupin.
“E David?” gli domandò Harry.
“Credo si stia divertendo.” Rispose la figlia di Sirius Black.
Il capitano di Corvonero raggiunse la katana di Rigel e la estrasse con la destra dal terreno. L’arma in gren era leggera, sulla lama bianca vicino all'elsa c’era inciso il drago d’oro che sormontava una stella.
La spada di Rigel e quella di David erano simili e anche quella recava un simbolo: la maschera della dea della morte giapponese, simbolo di Shikome, l’Oni fabbro di Okinawa che forgiò nuovamente la lama della spada di Corvonero trasformandola da arma medievale a katana.
David guardò verso l’esercito dei mangiamorte, da li a poco avrebbero caricato.
“Laura, ti amo.” Pensò il mago.

Un ringraziamento speciale a Silvia per il sostegno, a Rita per la dedica nella sua fanfic, a Argentlam per l'aiuto costante, a Marco come Beta, e a Sarah e a tutti i lettori che mi vorranno seguire e commentare pure qui. Ricordando senza di voi GG non esisterebbe e che sono io al vostro servizio e non il contrario.
Dalastor