mercoledì 9 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo venticinquesimo: La battaglia di Westminster


Dopo aver lasciato James, Tim e Harmony a King Cross. David prese la metropolitana e uscì a Westminster. Il tempo era piovoso come lo era sempre a Londra, ma a lui piaceva in quel modo, il clima della capitale si s'addiceva al suo modo di essere, l’amava quanto Edimburgo e la sua città d’adozione Atene.
Si alzò il bavero e uscito dalla stazione della metropolitana sentì l’aria frizzante del pomeriggio inoltrato. Passeggiò sul ponte di Westminster raggiungendo quasi l’altra riva del Tamigi. S’appoggiò alla balaustra a braccia incrociate e guardò il fiume scorrere verde e marrone sotto il ponte, poi alzò gli occhi e vide la London Eye, l'enorme ruota panoramica, a lui non piaceva, troppo moderna per l’antica città, e poi guardò giù a destra sul riva del fiume, la scala e ricordò, ricordò la battaglia di quel luogo di quindici anni prima.

La guerra era al suo quinto mese, e le sorti del conflitto erano quanto mai incerte, si combatteva casa per casa, strada per strada, metro per metro. Due importanti battaglie erano state vinte dagli auror: quella di King Cross e quella del San Mungo, ma i mangiamorte gli avevano sbaragliati nella battaglia campale del Sussex, dove erano caduti centinaia di soldati da entrambi gli schieramenti. Londra era terra di nessuno, gli auror e i mangiamorte si erano spartiti la città, ogni quartiere poteva essere conquistato, perso o difeso. La tecnologia babbana era stata cancellata, i maghi oscuri avevano lanciato una terribile onda elettromagnetica simile a una tempesta solare, che aveva fatto tornare il mondo al medioevo. Computer, cellulari, armi moderne e erano diventati che inutili pezzi di plastica e metallo. Le città erano prive d’energia elettrica, gli uomini scoprirono d’aver di nuovo paura del buio e di tutte le creature che credevano leggende. In quei giorni l’unica legge che governava la terra, era quella del più forte, chi si adattava sopraviva, e il debole era costretto a morire. In quello stato di cose alcuni beni come: l’acqua, il cibo, o la benzina si rivelavano più importanti della vita stessa. Quella situazione estrema tirò fuori il peggio o il meglio degli esseri umani. I babbani però non sapevano distinguere fra maghi buoni e cattivi, se si era fortunati si poteva trovare aiuto dà degli auror, o essere resi schiavi dai mangiamorte.
Per lo più le battaglie non erano altro che scontri urbani molto piccoli e brevi.
Harry, diventato da subito tenente della compagnia grifondoro, era sempre in prima linea, sempre molto spericolato, violento e vendicativo. Naturalmente la prima rendersi conto del cambiamento era stata Hermione, anche lei tenente della compagnia rosso oro. La ragazza ne aveva parlato con Remus che era stato nominato generale al iniziò della guerra, il mago le aveva detto che avrebbe parlato con Harry, ma in realtà non sapeva bene cosa avrebbe dovuto dire, e aveva troppe cose a cui pensare.
Hermione era preoccupata, pensò di rivolgersi ad altri come: Arthur Weasley, o Bill, o Alastor, o la professoressa Mcgranitt, ma sapeva che Harry non si sarebbe aperto con nessuno di loro, almeno non quanto avrebbe fatto con Sirius e Silente.
Ma esisteva una sola persona a cui sembrava che Harry dava un minimo d’ascolto, all’epoca a Hermione non piaceva del tutto, ai suoi occhi non era diverso da un mangiamorte, poi il suo modo di comportarsi lo rendeva indegno d’essere il nipote di Albus Silente.
Ma se c’era una cosa che la strega aveva imparato dalla guerra era che bisognava arrangiarsi con quello che si trovava, in poche parole si sarebbe rivolta a David Giles.

Il headquarters della compagnia Corvonero, di cui David era il comandante, si trovava nella St Pancras New Church sulla Euston Road, poco distante dalla King Cross Station.
St Pancras New Church, new per distinguerla dalla old, era stata costruita nei primi anni del 800, ma la sua particolarità era che ricordava un tempio greco, su un lato c’era l’ingresso della cripta che era ‘difeso’ dalle cariatidi, riproduzione di quelle del tempio dell’Eretteo sull’Acropoli d’Atene. Tutta la costruzione faceva un certo effetto, le mura erano spesse, e il campanile alto permetteva una certa visione a distanza. La chiesa si trovava in un incrocio, dall’altra parte della strada c’era una ex caserma dei pompieri, dove i Corvonero dormivano. Le strade erano stare bloccate dà dei bus a due piani rovesciati. Hermione venne fermata dalle guardie sulla Euston, che erano comandate da Zabini da poco promosso sottoufficiale.
Dopo averne provato l’identità, la giovane strega sarebbe stata scortata dal ex-serpeverde fin davanti alla chiesa.
“Come sta tuo figlio, Zabini?” domandò la strega mentre i due camminavano.
“Bene grazie, ma puoi chiamarmi Blaise. Lo avresti mai detto che un giorno avremo combattuto dalla stessa parte io, te e persino Draco?”
Hermione sorrise e rispose: “Su di te c’era d’aspettarselo, ma su Malfoy proprio no.”
“E’ incredibile cosa può fare l’amore a una persona. Draco è completamente cotto della Weasley, non fa altro che parlarne, non l’ho mai visto così felice con qualcuna. Neville come l’ha presa?”
“Cerca di non pensarci, è stata dura, Ginny è stata la sua prima ragazza. Pensa d’essere tornato ai tempi in della scuola quando era uno sfigato, e un perdente. Susan Bones gli sta vicino.”
“Bones con Neville! Perdiana mi devo rimettere in gioco. Che fai domani Hermione?”
“Mi spiace ho il turno di perlustrazione, e poi io e te non avremo futuro.” Rispose lei.
“Ehi non voglio una relazione seria, solo un’avventura, una storia di sano sesso.”
“Non sono il tipo per una storia di solo sesso, e poi ultima tua avventura ha prodotto un bambino. Perché non ci provi con Luna?”
“Luna sta da qualche mese con un misterioso amante che le fa molti regali, ultimo è stato una bottiglia d’idromele d’oro.”
“Una bottiglia d’idromele?” Mormorò Hermione sorridendo, pensando che Ron qualche giorno prima ne aveva trovata una in un covo abbandonato di mangiamorte. “Luna e Ron insieme, sarebbero una bella coppia.” Pensò. “Sembra che nonostante la guerra tutti cerchino e trovino l’amore, tutti vivono usando ogni secondo pensando di non avere un domani. Forse dovrei farlo anch’io.”
“Hermione!?” disse Zabini, riportando la strega alla realtà “Tenente siamo arrivati.”
“Ah sì ok, grazie Blasei. Ciao” Disse lei trovandosi davanti alle maestose colone dell’entrata del tempio.
“Ciao, strega.” Disse il mago prima d’andare.
A Hermione s’avvicinò una ragazza orientale che la guardava di traverso e le disse: “Se vuole seguirmi? Il capitano Giles la sta aspettando.”
“Sì, ma come fa a saperlo?” domandò lei.
La ragazza non rispose, ma le diede le spalle.
“Auror!” disse la grifondoro “Sei Cho Chang, non è vero? Non m’interresa cosa pensi di me, ma si saluta il grado non l’uomo.”
“Sì signora.” Disse la corvonero voltandosi di scatto e facendo il salutò auror.
“Molto bene, ora puoi condurmi dal tuo comandante, auror Chang.” Disse la strega non nascondendo un certo piacere nel aver trattato quella ragazza in quel modo, soprattutto dopo la storia che aveva avuto con Harry e il tradimento dell’ES.
Entrata in chiesa notò che molti auror dei corvonero dormivano sui banchi, alcuni giocavano a carte o leggevano, insomma sembrava che tutta la compagnia si fosse lasciata andare, che fossero privi di disciplina militare.
“Ma che succede qui? Questa non sembra una compagnia auror!” Disse Hermione.
“Il capitano Giles, dice che questa è casa nostra e possiamo fare quello che vogliamo, l’importante che diamo il massimo in combattimento. Sempre citando lui: ‘Questa è la sua nave pirata.’” Disse Cho sorridendo.
“Ma sarà…” disse la grifondoro alzando le spalle.
Poi sentì gridare: “No, non è possibile Malfoy hai vinto ancora, cavolo ti preferivo quando stavi con i mangiamorte almeno vincevo qualche mano.” Era la voce di Belconte, mago d’origine italiana. “Sei fortunato al gioco e pure in amore, mi fai schifo biondo.”
Draco sorrise, ma alzò lo sguardo, incrociando per un istante la sguardo con Hermione, la salutò e si rimise la mescolare le carte, dicendo ai tre compagni: “Ragazzi qualcosa bolle in pentola.”
“Come?” domandò Belconte.
“La tenente con Chang è la Granger.”
“Hermione Granger?! Quella Granger, il braccio destro di Potter?” disse l’italiano “Fa vedere.” E si alzò in piedi. “Wow non è niente male hai capito il prescelto. Malfoy tu che li conosci bene, ma lei e Potter?”
“No, ed è un peccato, quelli s’amano da quando avevano undici anni.” Rispose il biondo mescolando le carte.
Cho portò Hermione fino alla porta nel giardino dietro la chiesa, dove David, Rigel e Nicole Strahm avevano appena finito di allenarsi in un duello con le spade, mentre il mago aveva la sua Katana, la Black usava una spada coreana, mentre Nicole una sciabola francese.
“Ciao, Hermione?!” disse David sorridendo non appena la vide. “Come mai da queste parti?”
“Vorrei parlarti.”
Dal tono di voce il mago capì che doveva essere qualcosa di molto importante, ma anche personale.
“Allora io vi lascio.” Disse Rigel “Ciao Hermione. Ci vediamo dopo David.” mentre se ne andava, seguita da Nicole Strahm.
“Ciao Rigel.”
David ed Hermione restarono fuori e per un po’ rimasero in silenzio.
“Hermione perché sei qui? C'entra Harry?”
“Come? Ma come hai fatto a capirlo? Non avrai usato la legimanzia.” Rispose lei.
“Sono abbastanza bravo con la legilimanzia, non come Riddle naturalmente. Ma non ti preoccupare non riesco a leggere niente di te, sei brava con l'occlumanzia. Ma non ci volevano incantesimi per capire cosa ti passava per la testa, tenente.” Disse lui dandole le spalle, per andare a prendere un pezzo di stoffa appoggiato ad un albero e con esso lucidare la spada.
Hermione sorrise e disse: “Mi dimenticò che sei un ottimo osservatore, e non sei uno dei ragazzi di solito loro non capiscono niente.”
“Io non sottovaluterei i tuoi amici. Ma se sei venuta ci dev’essere qualcosa d’importante, è cos’è la cosa più importante per Hermione Granger? Il suo migliore amico Harry Potter. Cosa c’è?”
“Vorrei che tu parli con lui, rischia troppo e poi non è più lo stesso, è sempre di cattivo umore, non si riposa mai abbastanza, ed è troppo violento in battaglia.”
“Io non sono mio zio Albus.” Disse lui in modo freddo e poi sospirò.
“Lo so, ma credevo….” Disse la strega, molto delusa e amareggiata, si era voltata per andarsene, ma David la fermò mettendole una mano sulla spalla, e sussurrò: “Hermione fermati.”
La ragazza si voltò, aveva gli occhi rossi quasi in lacrime e disse: “Tu devi fare qualcosa. Ti prego, se continua così non so cosa potrà succedergli, a te da retta.” Iniziò a piangere e lanciò fra le braccia del mago.
Lui restò impietrito, poi la prese per la spalle e l’allontanò. Nella mente del mago al volto in lacrime di Hermione si sostituì quello di Sabrina. David alzò una mano a avrebbe voluto accarezzarle il viso, ma si trattene, indietreggiò di un paio di passi e disse: “Hermione, gli parlerò anche se non penso che cambierà molto.”
Hermione sorrise e disse: “Ti ringrazio. Ora vado. Ciao David.”
“Ciao Sab… ehm Hermione.” Voltandosi e sorridendo.
E la strega se ne andò.
“Questa poi….” Disse una voce femminile proveniente da uno degli angoli più oscuri del giardino.
“Laura da quanto tempo stavi lì?”
“Abbastanza, qualcosa in contrario, David?”
“No, niente.”
“Sei strano, capitano.” Disse la vampira avvicinandosi a lui.
I due si trovavano vicinissimi, l’uno di fronte all’altro, lei si spostò una ciocca di capelli dalla fronte.
“Ti ricorda lei. Non è vero?”
Lui non rispose.
“Direi di sì, sai potrebbe essere un’idea se tu ed Hermione…” disse la vampira con un sorriso malizioso.
“Io potrei essere suo nonno, forse anche il suo bisnonno.”
“Lo sai che noi siamo bloccati alle nostre età biologiche e psicologiche. Io avrò sempre sedici anni, tu ventiquattro. Hermione è veramente simile a Sabrina, l’amicizia tra te e Sabrina e simile a quella fra quei due ragazzi.”
“Forse, ma non finirà nel stesso modo. Io non lo permetterò. Riddle ha rovinato troppe vite, se non sarà a quel ragazzo ucciderlo sarò io.”
“Adesso si che ti riconosco. Ma quello che ho visto poco fa, non sembravi neanche tu.”
“Che vuoi dire, Ossian?”
“No, niente, ma era da molto tempo che non ti vedevo consolare qualcuno, provare sentimenti come la compassione. Quella ragazza ti ha toccato l’anima, ma non solo per quanto riguarda Harry Potter.”
“No.” Disse David scuotendo la testa. “Quei ragazzi si amano, è l’amore non è cosa da poco, non voglio che i loro sentimenti si perdano in questa miserabile guerra. L’amore è unico potere al mondo che può salvare un uomo dalle tenebre.”
“E tu e io le conosciamo bene le tenebre, Giles.” Disse la vampira guardandolo con occhi velati di oro, tipici di quando stava per combattere.
Una voce maschile gridò: “Capitano!! I mangiamorte si muovono forse ci sarà una nuova battaglia. Il comando ha mandato ordini, che dobbiamo fare?”
“Prepariamo. Dici a tutti di muoversi.” Rispose lui e poi alla non-morta “Laura finiremo il discorso un’altra volta.”
“Sì, certo. Vado a prendere le armi, ci vediamo dentro.” Disse lei
David se ne andò per primo, mentre Laura sussurrava: “Le tenebre quanto è facile perdersi in esse, dentro e fuori di noi.”

Qualche giorno dopo, c’era stata una battaglia che aveva coinvolto parte della compagnia Grifondoro. Harry era in prima linea sempre osservato da Hermione.
Il giovane tenente incalzava i mangiamorte, ma la sua cicatrice iniziò a fargli male, quel dolore voleva dire che Voldemort, non era lontano e appunto il signore dei mangiamorte apparve a circa cento metri di distanza da lui, per poi scomparire tra la polvere e il fumo della battaglia.
“Voldemort.” gridò il mago, e lo inseguì.
“Harry no!!” gridò Hermione avendo visto tutto, seguendolo.
Il giovane tenente si ritrovò sul ponte di Westminster, tutto era avvolto in un innaturale silenzio, anche il Tamigi sottostante sembrava muto. Harry si guardò in intorno, poco dopo sentì dei passi di corsa dietro di lui, si voltò puntando la bacchetta, trovandosi di fronte Hermione.
“Harry che diavolo ti è saltato in mente? Andare da solo…”
“E’ qui Hermione, lo so. E ora che io vendichi i miei genitori, Sirius e il professor Silente.” Disse lui con tutto l’odio che aveva in corpo.
“No, è una follia potrebbe essere una trappola, torniamo Grimmauld Place, prima che sia troppo tardi. Ti prego.” Disse la giovane strega in lacrime, prendendo l’amico per il braccio destro.
“No!!” gridò Harry e strattonò con rabbia Hermione, lei cadde a terra, e lui avanzò di pochi passi gridando: “Deve finire oggi. Troppe persone sono morte o hanno sofferto per colpa di quel uomo. Oggi lo ucciderò, così anche questa assurda guerra finirà, incubo di Voldemort oggi avrà fine.”
“Harry è impossibile non abbiamo ancora trovato tutti gli Horcrux, ti prego calmati e torniamo tra i nostri.” Disse la strega ormai in lacrime.
Lui si voltò e vedere Hermione a terra in lacrime, gli riportò alla mente il giorno in cui l’aveva vista piangere per finta quando Umbridge lo voleva torturare, ma le lacrime questa volta erano vere, la sua migliore amica era davvero preoccupata per lui.
“Ti prego Harry, non facciamo lo stesso errore di quando ci siamo precipitati al ministero. Ti prego torniamo indietro.”
Lui le si avvicinò. Lei aveva il viso sporco, e singhiozzava. Il ragazzo s’inginocchio e le disse: “Hai ragione Hermione. Torniamo a casa.” E le offrì la mano per rialzarsi.
Gli occhi del giovane auror erano tornati sereni, di un verde splendente.
Hermione sorrise e disse: “Sì, Harry, andiamo.” Lei gli afferrò la mano del ragazzo, e si rialzò.
Di nuovo in piedi, lui le mise una mano sulla spalla e l’abbracciò. La ragazza sentì il calore di quella stretta, forte e gentile al tempo stesso e il suo viso le sembrò andare in fiamme.
Dopo l’abbraccio, Harry le sorrise e disse: “Torniamo a casa, Hermione.”
“Speriamo che non si accorga che sono arrossita.” Pensò la strega, poi lo guardò mentre camminavano sul ponte mano nella mano. “E’ così bello quando non si lasciando prendere dall’odio e dalla vendetta. Un giorno dovrai dirgli cosa provi Hermione, e se fosse oggi quel giorno?” e disse: “Harry posso dirti una cosa?”
“Sì, certo.”
“E’ una cosa importante. Da quanto tempo ci conosciamo? Vedi io sento che…” disse Hermione, ma un rumore dietro le loro spalle la bloccò, poi una voce sibilante disse: “Te ne vai di già Potter. Non vuoi più giocare con me?”
Quella voce per i due ragazzi fu come una scossa elettrica. Si voltarono e videro nel mezzo del ponte Voldemort che teneva fra le mani la sua bacchetta.
Lo sguardo di Harry tornò a essere tirato, i suoi occhi trasmettevano odio mentre sussurrava il nome di cui tutti i maghi avevano paura: “Voldemort.”
Il mago oscuro sorrideva con il suo viso da serpente.
Harry lasciò Hermione, le lasciò la mano, e avanzò verso il suo nemico di sempre.
La strega si lanciò di lui prendendolo per un braccio e lo pregò: “Andiamocene subito, scappiamo”
“Ti lasci comandare da una donna, Potter? Sono qui, non vuoi combattere?”
“Sì, schifoso bastardo.” Poi all’amica ancora stretta a lui sussurrò: “Vai a casa, Hermione. Corri e non voltarti indietro.”
“No, io non ti lascio, forse insieme…”
“Cazzo, vattene.” Le sussurrò “Non voglio che tu sia coinvolta nello scontro vai via, se io combatto contro di lui, avrai il tempo di scappare.”
“Non mi presenti alla signorina, Potter? Chi è la tua nuova ragazza?”
“Lei non è nessuno. Vuoi combattere o no?” disse Harry costringendo la strega a lasciarlo.
Hermione lo guardava incredula con gli occhi pieni di lacrime, sperando che fosse un incubo.
“Sono sicuro che la tua amica mi conosce di fama.” disse il mago oscuro, poi rivoltò alla giovane strega “Dopo che avrò massacrato Potter approfondiremo la conoscenza signorina.”
“Sei qui per fare per combattere o per parlare?” gridò Harry. “Expelliarmus” gridò il giovane mago puntando la bacchetta.
Voldemort sorrise e con un semplice gesto alzò uno scudo magico che bloccò l’incantesimo di disarmo, come se fosse il più semplice incanto di un allievo del primo anno. “Che pensavi, che poteva nuovamente funzionare come quella notte al cimitero. Silente avrebbe dovuto insegnarti che lo stesso incantesimo non funziona mai due volte contro un avversario. Poi è così triste vedere che il bambino sopravissuto non è migliorato per niente. Tu non sei l’uomo della profezia, tu non puoi battermi.”
“Lo vedremo. Fulgur” gridò il ragazzo e dalla bacchetta scaturirono dei fulmini argentei, che colpirono Voldemort, alzando del fumo e della polvere.
Harry pensò d’essere riuscito almeno a ferirlo, ma quando il fumo di diradò. Voldemort era lì e stringeva nella sulla lunga e ossuta mano l’energia del fumine.
“Questa mossa Potter era notevole, ma insufficiente contro di me.”
Si sentì una voce femminile gridare: “Ferrum humi.” Sulla pavimentazione del ponte aprirono tre solchi e le lame invisibili cercarono di colpire Voldemort.
Lui con un rapido movimento della mano, anche se un po’ affatica bloccò l'incantesimo e disse: “Questo si che era un incanto ben lanciato complimenti ragazzina.”
La strega si alzò e guardò il nemico, con uno sguardo fiero disse: “Se vuoi uccidere Harry dovrei prima vedertela con me, Voldemort.”
“Vattene Hermione, ti prego.” Le gridò Harry.
“Perché la festa sarà più divertente. Più siamo meglio è.” Poi alla ragazza “Mi ricordi qualcuno di tanto tempo fa e anche la madre mezzosangue babbana di Potter.”
“Sono una nata babbana. Non ho paura di te come non ce l’ha Harry, come non ce l’aveva sua madre.”
Voldemort sorrise e disse: “Pensi d’essere come Lily Potter allora morirai come lei.”
“No!!” gridò Harry “Lei non morirà! Sarai tu a morire.” E puntata la bacchetta contro il mago oscuro evocò una palla di fuoco, che prese in pieno il bersaglio.
Questa volta anche se era riuscito a parare l’incantesimo Voldemort aveva accusato il colpo.
Era la prima volta da tanto tempo, non ricordava neanche più da quanto, che lui il signore oscuro si trovava in ginocchio per aver subito l’effetto di un incantesimo.
Harry Potter, il ragazzo di appena diciassette anni, lo aveva colpito.
Allora Voldemort per la prima volta capì che non poteva che non doveva sottovalutarlo e che doveva chiudere la partita oggi, perché lasciarlo in vita era ormai un rischio troppo grande. Il prescelto migliorava ogni giorno in modo esponenziale, il suo potere era enorme e per il momento non del tutto sfruttato, cosa sarebbe successo se ne avesse preso consapevolezza.
Voldemort iniziò a ridere e disse: “Oggi Potter tu e la tua migliore amica Hermione Granger morirete per mano mia.”
“Dannazione.” Esclamò Harry.
“Pensavi davvero di potermi tenere nascosto che lei era una delle persone a cui tenevi di più. Tu dimentichi che io so tutto di te che oltre a quello che ho visto nella tua mente e nel tuo cuore, mi sono documentato so: dei tuoi amici, di chi amavi e di chi è per te molto importante. Te l’ho promesso quel giorno al ministero, ti toglierò ogni cosa. Peccato avrei voluto uccidere la signorina Granger per ultima.”
“Io non ti permetterò di fargli del male.” E gridò “Ignis Crepusculi”.
Voldemort fu colpito ancora più forte, ma questa volta non fu impreparato parò il colpo con maestria, ma quando stava per attaccare subì un incantesimo sul fianco.
Il mago oscuro si girò e vide Hermione con la bacchetta ancora puntatagli contro, lui sorrise, un sorriso malefico e oscuro.
Harry li guardò entrambi e pensò: “Lo sempre dovuto affrontare da solo, anche se sono terrorizzato dal fatto che Hermione sia qui, so che rischia la vita, ma al tempo stesso sono felice che sia al mio fianco, con lei posso fare tutto. Dio Hermione se tu solo sapessi…”
La strega e il mago lanciarono insieme degli incantesimi contro Voldemort, ma lui era in grado di tenere testa a entrambi, ciò nonostante i due ragazzi attaccarono più e più volte, e sorridevano.
“Cosa hanno da sorridere quei due?” Pensava Voldemort “E’ possibile che nonostante tutto…” Un ricordo antico, una voce si fece sentire nella mente del signore oscuro, la voce di Albus Silente: “L’amore è una magia potente e antica, Tom.” “No, vecchio, niente al mondo ha confermato il tuo principio. Ma allora perché loro sorridono?” E il mago oscuro evitò un incantesimo della strega, e ne bloccò uno di Harry. Poi posta la mano sinistra aperta contro la strega, la sollevò in aria, per poi lanciarla sotto al ponte sul argine destro del fiume.
“No!!! Hermione!!” gridò Harry, che senza preoccuparsi di Voldemort si precipitò dall’amica, ma mentre correva il mago oscuro lo ferì con un incantesimo al braccio destro.

Con la spalla sanguinante il giovane mago scese le scale e vide Hermione riversa a terra. La raggiunse, e intanto diceva: “Fa che non sia… no non deve, non deve, non posso…” Si inginocchiò e le toccò il colo sentito il battito del cuore. “Dio ti ringraziò. E’ viva.” Mormorò.
“Non per molto.” Disse il signore dei mangiamorte ridendo alle sue spalle.
“Voldemort!!” gridò Harry “Lurido bastardo.” Il giovane mago si alzò, tenendo Hermione, ancora priva di sensi, vicino a se.
Il mago oscuro sorrise con un ghigno, e come un fantasma saltò tutta la scalinata, per atterrare in fondo a essa.
Mai come in quel momento i due maghi si trovarono l’uno contro l’altro.
“Ti ucciderò Potter.” Mormorò Voldemort.
“Provaci..” ringhiò Harry.
Intanto Hermione mugugnava qualcosa e poi sussurrò: “Oh Harry.” Sembrava si stesse per svegliare.
La ferita al braccio gli faceva male, ma Harry stinse il denti.
Voldemort puntò la bacchetta imitato dal giovane mago, ma questa volta il mago oscuro fu più veloce e disarmò il ragazzo.
L’oscuro signore lo guardò in modo grave e disse: “Pensò che sia ora che tu impari un paio di lezioni, Potter, delle cose che a scuola non ti hanno insegnato. Adesso allontanati dalla mezzosangue.”
Harry non si mosse, e guardava il nemico con odio.
“Ti ho detto di muoverti!!” gridò Voldemort “Forse a te non importa di morire, ma credo che t’importi qualcosa della morte della tua mezzosangue. Adesso spostati Potter.”
Il giovane mago guardò Hermione e anche se a malincuore si spostò, scendendo un paio di gradini.
“Bravo Potter.” Sussurrò Voldemort.
“Uccidi me, ma lascia andare Hermione, lei non ti ha fatto niente.”
Sul volto pallido si disegnò un ghigno e poi il mago oscuro disse: “Già il fatto che sia una mezzosangue nata babbana è una colpa ai miei occhi; più lo vuoi capire o no, Potter che il solo fatto che lei ti stia vicino per me basta per ucciderla, sei tu a volere questo.”
“Maledetto.” Gridò Harry.
Hermione stava riprendendo i sensi, chiamando il nome di Harry.
“A quanto pare la signorina Granger sta tornando fra noi. Bene molto bene.” Poi rivoltò verso Harry puntò la bacchetta e gridò: “Petrificus Totalus”
Il ragazzo si ritrovò immobilizzato e poi con un incantesimo voltato verso Hermione.
La strega riprese i sensi sentiva la spalla farle male, ma subito cercò Harry.
“Adesso la prima lezione Potter.” Disse Voldemort e puntata la bacchetta contro la ragazza gridò: “Crucio.”
La giovane strega iniziò a tremare violentemente come se il suo corpo fosse percorso da potenti scariche elettriche, e iniziò a gridare. Dopo qualche secondo Voldemort interrupe la maledizione. Hermione ansimava e gemeva.
“La colpa di questa tortura è del tuo migliore amico, signorina Granger.” Le disse il signore oscuro e poi a Harry “Spero che lo spettacolo sia di tuo gradimento.” E con un gesto libero gli occhi del ragazzo dall’incantesimo. “Potrei ucciderla velocemente, Potter o potrei continuare fin quando non diventa come Anne e Frank Paciock. Ho sempre ritenuto quel gesto della mia fedele Bellatrix un'opera d’arte. A te la scelta, dimmelo con gli occhi cosa vuoi che faccia. Avada o Cruciatus?”
Il ragazzo non rispose, non poteva rispondere, non voleva rispondere.
Allora Voldemort continuò con la tortura. Hermione gridava, strillava. Harry chiuse gli occhi, iniziando a piangere di dolore e di rabbia.
“E no, Potter non ti perderai la lezione.” E con un gesto costrinse le palpebre ad aprirsi.
La strega si contorceva la dolore, e quando il mago oscuro le dava tregua guardava verso Harry, lo sguardo di lei non cercava aiuto, ma gli diceva di non cedere che avrebbe dovuto combattere e gli diceva addio.
La rabbia del giovane mago cresceva sempre di più.
Un’altra scarica di Cruciatus colpì Hermione, e lasciandola senza fiato. Harry capì che la prossima sarebbe stata l’ultima.
Quando Voldemort lanciò di nuovo la maledizione, la ragazza gridò, ma subito dopo le urla cessarono di colpo.
Una figura nera con indosso una giacca di pelle si mise fra Voldemort ed Hermione. La giovane strega si lasciò andare a un respiro di sollievo, sentiva tutto il corpo fargli male, aveva la spalla destra slogata, mentre sentiva le gambe doloranti, ma nonostante la sofferenza si spostò e vide la schiena del mago che l’aveva salvata. Riconoscendolo sorrise per poi svenire nuovamente.
Anche Harry lo vide, ma per le lacrime non lo riconobbe subito, per un attimo gli ricordò Silente: lo stesso portamento nobile e deciso.
Il volto del uomo era basso, e non aveva battuto ciglio nonostante la maledizione della tortura.
“Chi sei? E' come hai fatto a non subire l'effetto della Cruciatus?” gli domandò Voldemort.
“Un incantesimo facile facile, ho subito dolori molto più forti di quanto tu possa immaginare, Riddle. Conosco il dolore a livello molecolare.” Disse freddamente l’uomo, ancora con il viso nascosto..
“Questa voce? Non può essere, dovresti essere morto? Tu non puoi essere qui?” disse Il mago oscuro.
Il nuovo arrivato iniziò a ridere e alzò gli occhi, guardò il nemico in faccia e disse: “La notizia della mia morte era al quanto esagerata.”
“Giles.” sussurrò il mago oscuro.
“Riddle è dai tempi della scuola che non ci si vede. Finalmente ha mostrato la tua vera pelle, serpente, il tuo vero volto.”
I due maghi si guardarono, in silenzio per un minuto che sembrò lungo un secolo.
Voldemort fu il primo a ricominciare a parlare: “E' giusto che tu muoia per mano mia, mezzosangue, sei degno solo di morire ai miei piedi, chiedendo pietà.”
David scese un paio di gradini della scala, aveva richiamato la spada di Corvonero dalla sua ombra e teneva la bacchetta di Sabrina nella mano destra.
Si guardò intorno, vide Harry e disse: “Riddle è facile prendersela con qualcuno che è ancora un essere umano, che ha nel cuore dei sentimenti, vediamo come te la cavi contro uno come me, bastardo.”
Il signore oscuro rise.
David disse: “Sai da quanto sogno di poter vendicare Sabrina? Sai quanto mi sono sentito in colpa quando ti ho lasciato in vita quel giorno? Ogni uomo, donna o bambino che è morto per mano tua o in tuo nome è stata anche colpa mia. Ma rimedierò al errore oggi.”
“Sei un debole, Giles, come Silente, come Potter. I tuoi morti erano insetti, esseri insignificanti. Solo il potere conta, e chi è abbastanza forte per usarlo.”
“Solo il potere. Vuoi il potere? Vediamo cosa provi quando lo senti sulla tua pelle.” gridò David alzò la bacchetta e gridò: “Aestus mundorum”
Una sfera d'energia blu e oro scaturì dalla bacchetta di David e attraversando la distanza fra lui e Voldemort distruggendo parte della pavimentazione.
La sfera colpì il mago oscuro in pieno, ma aveva parato l’incantesimo con un semplice gesto della mano destra.
Sul viso di David comparve un ghigno e disse: “Allora sono abbastanza potente per te, Riddle? Chi sa cosa avrebbe detto Sabrina vedendoti così?”
“Sarebbe venuta dalla mia parte, lei cercava il potere e oscurità quanto me, Giles. Voleva uccidere suo padre, tutta la sua famiglia, per ereditare ogni loro ricchezza. Era come noi e non si faceva scrupoli.”
“Stai mettendo, come sempre, lei non era come noi.” gridò l’auror.
Harry intanto ancora pietrificato, li guardava anche se era preoccupato per Hermione a terra in semi incoscienza, ma si chiedeva chi fosse la donna di cui David e Voldemort parlavano.
“Io non mento, se ci pensi bene, io sono l'unico a non mentire mai, ho sempre detto le cose come stano. Per come la vedo io siete voi a mentire. A voi stessi, a chi vi sta vicino e al mondo intero. Potter ha mentito a molta gente e continua a farlo anche adesso, pensa che mente persino sui suoi sentimenti per la mezzosangue. Non è vero ragazzo che tu l’ami, da molto tempo. Ti ho letto dentro. Se non fossi un bugiardo e un codardo te prederesti per te, anche uccidendo Ronald Weasley. Ma che parlo a fare ci hai pensato molte volte: ah se non ci fosse Ron.”
“Stai combattendo con me, Riddle.” Disse David con voce molto bassa.
“Non mi dimentico di te, Giles. Tu hai detto che siamo simili, ed è vero siamo entrambi alla ricerca di potere. Il tuo sogno di giustizia, non è poi così diverso dal mio.”
Non rispose.
“Io voglio semplicemente fare pulizia, portare ordine nel mondo, fare in modo che diventi un posto migliore per noi maghi, noi siamo il futuro. Questa non è altro che la selezione naturale del babbano Darwin. Il più forte, il migliore sopravive.”
David applaude e poi sorridendo disse: “Non sei neanche originale nelle tue stonzatte, e noi non siamo dei mangiamorte che ci cascano in questa robaccia di propaganda.”
A sorpresa Voldemort puntò la bacchetta contro Harry, e invocò Aestus mundorum.
Giles si lanciò e per puro miracolo, riuscì a respingere l'incantesimo verso alto, trovandosi subito dopo inginocchio ansimante ai piedi del tenente di grifondoro.
“Non posso difendergli entrambi.” pensava “Che diavolo ti è saltato in mente, Harry?”
Voldemort lo guardava.
“Che stupido devo chiamare Laura. Laura, Laura mi sentì. Ti prego vieni qui a Westminster ho bisogno di aiuto.”
Il comandante di Corvonero non sapeva se l’amica vampira aveva ricevuto la sua richiesta, poteva solo sperare, che avesse funzionato.

Intanto nei presi di St Paul, dopo una scaramuccia fra i mangiamorte e i corvonero era finita con la vittoria di quest’ultimi. Laura e Rigel si erano separate dal resto della compagnia per inseguire cinque Varulf, lupi manari d’origine scandinava, e li avevano appena uccisi.
“E’ stato più difficile del previsto.” Disse la figlia di Sirius.
“I licantropi sono potenti, soprattutto se come questi, appartengono a una stirpe che può mantenere la propria razionalità sotto forma di lupo.”
“Non li ami, Ossian.”
“Non troverai molti vampiri che li amano. Sono solo degli animali, bestie feroci, naturalmente esclusi Talbot e il generale Remus.”
“Siete davvero nemici naturali.” Disse Rigel.
“Da secoli ci facciamo la guerra, combattiamo per essere i padroni della notte. Anche se due vampiri fossero di stirpe nemica, se si trovassero davanti un licantropo lo affronterebbero insieme.” Disse Laura, estraendo la sua spada dal torace del ultimo Varulf ucciso.
La vampira guardò il sangue sgorgare dalla ferita. I suoi occhi cambiarono, le sue pupille si colorarono d’oro, respirò profondamente, mentre sentiva i canini allungarsi, i sensi diventare più acuti, e la sete crescere. Il suo volto cambiò e lei lo nascose fra le mano e diede le spalle all’amica.
“Laura tutto a posto? Stai male?” domandò Rigel, poi guardò il cadavere del licantropo e capì. “Non è colpa tua, penso sia naturale per voi….”
“Rigel vattene non voglio che tu mi veda così.”
“Ho già visto il tuo aspetto quando combatti o vai a caccia.” Disse la strega mettendole una mano sulla spalla della compagna.
La vampira di allontano con ancora il viso coperto e disse: “Ti prego vattene...”
“Ma Laura…”
“E vero che mi hai visto con il mio vero volto, ma non mi hai mai visto in preda alla sete.” Disse lei scoprendosi il viso, ma restando di spalle “Adesso potrei farti del male. Potrei non controllarmi. Di solito riesco a resistere alla vista del sangue, ma quello di un licantropo ha un odore troppo intenso, è qualcosa che sveglia la sete più forte.”
La giovane Black stava per lasciare l’amica, quando Laura la chiamò: “Rigel aspetta. David, David ha bisogno di noi.”
“David? Come lo sai?”
“Mi ha chiamato.”
“Sì, ma come? Che succede?”
“Mi ha chiamato.” Disse la vampira voltandosi, il suo volto era tornato normale, ma era preoccupato “E’ al ponte di Westminster e dev’essere in guai seri. Chiama tutta la compagnia.”
“Sì, Laura.”
“Io… Io vado avanti.” Rispose.
“Allora vengo con te.” Disse Rigel, prendendo il cellulare. “E’ una fortuna che li abbiamo modificati.” Sussurrò la strega, e chiamò: “Pronto Draco. Sono Rigel. Dove ti trovi?”

“Sono al San Mungo. Cosa c’è?” disse Draco, sdraiato a letto con Ginny, nella stanza della ragazza.
La strega sussurrò: “Che succede?” Vedendo il viso del suo ragazzo irrigidirsi.
“Sì, sì, ho capito Rigel chiamerò tutti non temere. Dì però a Laura di non fare follie. Lo so che non è mai successo, ma David sa badare a se stesso. Sto arrivando con gli altri. State attente mi raccomando.”
“Draco?” disse la strega dai capelli rossi, mettendosi seduta. “Cosa sta succedendo?”
Il mago si alzò e gridò: “Dove diavolo sono i miei vestiti, porco Merlino?”
“Sulla sedia. Draco che c’è?” domandò Ginny alzandosi nuda dal letto.
Malfoy intanto che si vestiva, rispose: “David… Il capitano Giles è in pericolo. Dev’essere successo qualcosa di grave. Lui di solito non ha mai bisogna di aiuto.”
Ginny lesse negli occhi del proprio ragazzo la paura, e s’allontanò da lui per vestirsi.
“Ginevra che fai?”
“Che domande vengo con te. E anche merito di quel uomo se sei cambiato, non posso restare senza far nulla, mentre tu rischi la vita per salvarlo, e non voglio lasciarti solo, non voglio perderti….”
Il mago sorrise e disse: “Oh Ginevra. Adesso andiamo.” Sospirò. “C’è solo un uomo che può aver spinto David ha chiamare aiuto.”
Ginny guardò negli occhi Draco mentre si rimetteva il reggiseno e disse: “Vuoi dire che potrebbe essere lui?”
“Sì, sicuramente è lui, è il oscuro signore.” Draco disse quel titolo con tutto odio di cui era capace, e poi pensò: “E se c’è Voldemort ci sarà anche…”
In quel momento la porta sì aprì e n’entrò Ron, che vide sua sorella e ex-suo nemico rivestirsi.
“Che cazzo? Maniaco, cosa hai fatto a mia sorella?” disse il grifondoro lanciandosi a strozzare Draco.
“Ron!!” gridò Ginny “No, lascialo. Non abbiamo fatto niente di male!!”
“Lenticchia ti prego calmati…” disse il biondo cercando di non farsi ammazzare. “Ti capisco, ma non c’è tempo… Il mio capo è in pericolo…”
“Tu sei in pericolo, razza di bastardo. Lo sapevo che non eri cambiato. Come hai potuto violentare mia sorella?”
“Io non ho violentato nessuno…” rispose Draco con la voce strozzata, cercando di liberarsi dalle mani di grifondoro.
La strega afferrò il braccio del fratello e gridò: “Fermo Ron, lo ammazzi così. Lui non ha fatto niente.”
“Ginny stai zitta, sicuramente avrà usato la maledizione Imperius per averti in suo potere, per costringerti a… Ma io lo uccido questo stronzo!!”
“No, Ron, lui mi ha costretto a fare niente.” Gridò lei, iniziando a piangere.
Il rosso preso dalla lotta, spinse via di malo modo la sorella, che cadde a terra in lacrime.
“Ginevra.” Gridò Draco e si libero dalle mani del grifondoro, per poi scansarlo lontano e si mise in ginocchio vicino alla strega ancora a terra. “Ginevra, ti sei fatta male?” domandò.
“No, sto bene?” e poi guardò verso il fratello al centro della stanza. “Razza di stupido!!” Gridò “Cosa volevi fare? Io non sono più una ragazzina, Ron!! Se voglio fare l’amore con l’uomo che amo sono libera di farlo.”
“Tu fare l’amore… ehm con lui, con Draco Malfoy.”
“Sì, Ron. Io amo Draco Malfoy. E lui ama me.”
“Ma Ginny…” cercò di dire il giovane mago.
“Basta con Ginny, io sono Ginevra, non Ginny.” rialzandosi “Lui mi chiama Ginevra, e mi tratta d'adulta e d’auror cosa che tu e tutti gli altri non avete mai fatto. E adesso basta parlare, esci ci dobbiamo vestire e andare a salvare il capitano Giles.”
“Ginn… Ginevra, ma…”
“Ron esci.” Disse la strega indicando al fratello la porta.
“E lui?” domandò il mago guardando Draco rimasto inginocchio.
“Draco, mi ha visto nuda, è il mio amante. Ora esci.”
Ron uscì moggio moggio dalla stanza.
Malfoy si rialzò, guardò sorridendo e con soddisfazione la propria ragazza e disse: “Credo di non aver mai visto niente del genere.”
“Era da un sacco di tempo che volevo dirglielo. Ma cos’è che ti fa ridere tanto?”
“No, niente solo: Io amo Draco Malfoy.”
“Oh cavolo avrei voluto dirtelo in un altro modo, ma è la verità”
“Lo so, e anch’io ti amo. Adesso muoviamoci.” Disse il mago continuando a ridere.
“Continuerai a ridere per molto.”
“Sì, che faccia che aveva tuo fratello. Troppo forte.”
“Siete due stupidi, ma che devo aspettarmi siete dei maschi.”
E finito di vestirsi il più in fretta possibile uscirono, Draco aveva già chiamato la compagnia avvertendo Luna.
Ron era appoggiato al muro opposto alla porta con le braccia conserte.
“Cosa è successo a David?”
“Non lo sappiamo, sappiamo solo che è in pericolo e che si trova a Westminster.” Rispose Draco.
“Miseriaccia!!” esclamò Ron.
“Appunto hai capito tutto, len… Ron.” Disse l’auror di Corvonero. “Non sarebbe male se chiamasi anche quelli di Grifondoro.”
“Sì, certo. Ma c’è dell’altro: Harry ed Hermione sono spariti, non riusciamo a trovarli da nessuna parte.”
“Harry, Hermione…” mormorò Ginevra e poi aggiunse: “Muoviamoci, abbiamo perso troppo tempo.” lasciando i due ragazzi da soli.
“Malfoy, io…” disse Ron con un espressione molto tirata.
“Lo so, che sei preoccupato per lei, ma sa badare a se stessa, e una donna forte e coraggiosa e io, io non gli permetterò che le succeda niente di male te l’ho prometto, Weasley. Io amo tua sorella, più di ogni altra cosa, mi ha salvato la vita e l’anima. Sono felice con lei per la prima volta in tutta la mia vita.”
Ron capì che il ragazzo che aveva davanti non era più il Draco Malfoy che conosceva, sapeva quanto certe donne potevano cambiare il cuore e la vita di un uomo. Luna lo aveva fatto con lui.
Allora il rosso porse la mano al ex-nemico, e i due si strinsero la mano.
“Che state aspettando voi due? Venite?” gridò Ginevra che aveva sentito tutto.
“Sì certo, Ginevra.” Disse Draco
“Sì arriviamo Ginn… Ginevra.”
E i due maghi corsero verso la strega.

Laura preoccupata aveva lasciato Rigel, preferendo usare il tetti per raggiungere più velocemente Westminster. David Giles era il suo migliore amico, uno dei pochi esseri non vampiri a far parte della sua non-vita. Ma non poteva lasciarsi andare ai sentimenti, non ora.
“Lui è immortale più di me, non può essere ucciso se non dalla stessa cosa che lo ha reso quello che è.” pensava “Allora perché sono così in ansia; forse perché è la seconda volta da quando lo conosco che mi chiede aiuto in quel modo, forse perché nonostante sappiamo cosa proviamo l’uno per altra non ce lo siamo mai detto.” E fece un salto di otto metri tra il tetto di un palazzo e un altro. “L’ho ritrovato dopo tanti anni per perderlo di nuovo, no non lo perderò. Aspettami David sto arrivando.”

A Westminster, Voldemort con la trasfigurazione invocò dal Tamigi, un potente drago d’acqua, e lo scagliò contro il nemico, ma David non si lasciò impressionare da quel incantesimo di trasfigurazione, e con un semplice movimento della bacchetta creò un vento molto forte che frantumò il drago.
Allora il signore dei mangiamorte lanciò un incantesimo di fuoco contro Hermione ancora svenuta, ma David diede vita alla statua di Boadicea che si trova dall’altra parte del ponte, il carro della regina celtica trainato da due cavalli saltò proteggendo la giovane strega dalla incantesimo che si spense una superficie di metallo della statua. La statua della donna che aveva difeso le isole britanniche dai romani, scagliò la sua lancia contro Voldemort, ma lui la ridusse in polvere ancora prima che l’arma lo colpisse.
Ma dopo qualche secondo un gridò: “Will o’ the wisp” e un fuoco fatuo fu scagliato contro il signore dei mangiamorte che fu colpito al braccio destro.
“Riddle!!” gridò sorridente dalla sommità e tenendo ancora la bacchetta puntata contro il mago oscuro.
“Mi cercavi, capitano?” disse a David “Organizzi una festa della nostra classe e non m'inviti?”
Sì sentì un rombo, e una moto comparve alle spalle del oscuro signore, la motociclista cercò di colpirlo con la ruota anteriore, ma lui afferrò la moto dalla gomma e l'alzò a mezz’aria.
“Credevo che tutti i mezzi babbani fossero stati resi inutilizzabili.” disse.
Rigel saltò, si lanciò lontano e dopo essere atterrata, prese la bacchetta e puntata contro la moto gridò: “Bombarda!!”
L'incantesimo fece saltare in aria la moto nera, ma Voldemort emerse dalle fiamme come se niente fosse; poi rivolto alla nuova arrivata disse: “Sei potente ragazza, posso sapere il tuo nome prima di ucciderti.”
Tolta il casco e liberando i lunghi capelli neri, la strega rispose: “Io sono Rigel Black, l'erede del cassato dei Black. E sono qui per vendicare mio padre.”
“Sei una Black, molto bene. Dovresti combattere con me allora, tutta la tua famiglia a combattuto con me per decenni.”
“Non tutti.” rispose Rigel.
Voldemort avanzò con la velocità di un serpente, afferrò il colo della strega con la mano sinistra e l'alzò in aria, tenendola di fronte a se.
“Sei una stupida ragazzina, pensi che la tua rabbia possa farmi qualcosa. Più mi odiate più io divento forte.”
“Riddle!!” gridò David attaccandolo con la spada e cercando di tagliargli il braccio.
Ma Voldemort lo evitò lasciando andare la strega.
“Sono io il tuo avversario, tendi a dimenticarlo.” disse il capitano di Corvonero.
“Noi!!” lo corresse Laura, scesa in riva al fiume e aveva tirato fuori i canini e scoprendo il suo aspetto felino.
Il signore oscuro si trovò circondato da David, Rigel e Laura.
Se davanti a David, il mago oscuro aveva mostrato delle incertezze Laura lo terrorizzava di una paura antica, una paura di un Tom Riddle ancora adolescente.
Il signore dei magiamorte adesso era costretto a difendersi. Gli incantesimi dei tre auror lo mettevano in difficoltà, ed era la prima volta da quella notte al ministero, in cui aveva affrontato Albus Silente.
E sul volto pallido comparve un ghigno, da quanto tempo non affrontava avversari così degni. “E’ un peccato doverli uccidere.” Pensava “Che grandi mangiamorte sarebbero stati. Con uomini e donne come: Giles, Ossian, questa Black, e pure Potter e la sua mezzosangue si può costruire un impero. Uomini di coraggio di questo avrei bisogno non i servi paurosi e rispettosi. Il coraggio è una merce così rara oggi, che spreco.”
Fu allora che il mago oscuro alzo la bacchetta verso il cielo e grido: “Morsmordre.” Un lampo dorato scaturì dalla punta della bacchetta, per alzarsi verso il cielo, e comparve il marchio nero.
I mangiamorte di tutta la città lo videro sentirono il tatuaggio sul braccio destro bruciare come un ferro rovente, quello era il segnale che il loro signore li stava chiamando a se.
“Dannazione.” Sussurrò David.
I tre auror si ritirarono dal duello, da li a poco le forze oscure si sarebbero riversate su di loro.
“David?” sussurrò la vampira guardando verso la scala verso Harry ed Hermione.
“Lo so, Laura. Riesci a portarli via.”
“Sì, ma tu e Rigel cosa farete?”
La strega sorrise, senza distogliere lo sguardo da Voldemort, e disse: “Venderemo cara la pelle.”
“Loro sono più importanti. Lui può ucciderlo, e poi ci sono le promesse che ho fatto.” Disse David.
“Quali promesse?” pensò Harry, ancora pietrificato.
“Io vado, David, buona fortuna.” Disse la vampira, e stava per prendere Harry con un braccio.
“Non così in fretta, vampira.” Disse una voce stridula dietro Voldemort, e dalle spalle del suo maestro comparve Fenrir Greyback.
“Cane. Lurido bastardo.” Disse tra i denti Laura.
Il licantropo sorrise, di un sorriso malvagio, per poi leccarsi le labbra. Era a torso nudo, con indosso solo un semplice paio di pantaloni di panno nero, e a piedi scalzi. I suo capelli erano gridi e lunghi.
Non era la prima volta che Greyback, Laura e David s’incontravano era già successo a Bastogne durante la seconda guerra mondiale. Al epoca il lupo manaro era un fedele Totenmaske di Grindelwald, non che un guerriero della svastica, finita la guerra si trasferì in unione sovietica, e dopo qualche tempo incontrò Voldemort.
Fenrir avanzò con movenze simili a un lupo, ma non si capiva chi fosse la sua preda se: Harry, Hermione, o persino Laura.
La vampira si mise fra lui e il prescelto, pronta a combattere. I due predatori notturni si studiavano, e seguivano ogni mossa dell’avversario.
Si sentirò dei passi sul pavimento lastricato, passi di scarpe con i tacchi, dietro Voldemort.
“Maestro avete chiamato?” Disse una suadente voce femminile, poi rotta da una risata folle.
“Oh mia Bella, sei giunta al richiamo del tuo signore.” Disse il mago oscuro.
Bellatrix Lestrange prese posto a sinistra del suo messia. La strega ancora affascinate nonostante la follia e la prigionia ad Azkaban, guardò gli avversari, e disse: “Sono questi gli esseri che la infastidiscono mio maestro.”
“Sì, Bella.”
“Li uccideremo, senza pietà.” Disse la mangiamorte ridendo. “mmm, Harry Potter, Hermione Granger, due auror e una vampira…”
“Lei è mia, Bellatrix.” Ringhiò Fenrir “La succhiasangue sarà mia, la torturerò e la stuprerò fino a renderla una mia serva.”
“Vieni cuccioletto vediamo che sai fare?” Disse Laura. “Se non ricordo male, a Bastogne, tu e quel grossa porco di Orlock siete scappati con la coda fra le gambe, e nel tuo caso non in senso figurato.”
“Cagna, vacca di una sanguisuga.”
La sguardo di Bellatrix si fermò su Rigel, le due streghe si guardarono allungo.
“Tu hai qualcosa di famigliare. Dove ti ho già visto?” domandò la mangiamorte.
Rigel sorrise e rispose: “Forse ti ricordo qualcuno?”
“E’ la figlia di tuo cugino, Bella. La figlia di Sirius Black.” Disse Voldemort.
“E’ impossibile Sirius è morto, io l’ho ucciso al ufficio misteri, l’ho visto cadere nel velo, e nessuno torna da dietro il velo.”
“Io sono qui, e vengo dall’altra parte del velo, cugina.”
Bellatrix la guardò con odio, e disse: “Tu non sei una Black…”
“Io sono ultima dei Black, io sono Rigel Black.” Disse la strega scandendo ogni parola.
“Mio signore…” disse la strega oscura.
“Sì, mia Bella puoi farne quello che vuoi.”
“Grazie, maestro.”
“Signore oscuro siamo giunti alla sua chiamata.” Disse Edgar Nott, in compagnia di Raul Avery. Dopo poco arrivò pure Antonin Dolohov, famoso per essere il vice comandante in capo dei mangiamorte, era temuto e rispettato dagli altri, molto potente. Al contrario dei suo compagni, Dolohov indossava un’antica uniforme scarlatta.
Arrivarono altri servi del oscuro signore, il meglio della prima e della seconda generazione dei mangiamorte. C’erano almeno venticinque maghi oscuri, ma tra loro in seconda fila si trovava Lucius Malfoy, aveva lo sguardo basso, ma si guardava intorno come a cercare qualcuno.
La tensione era pappabile, da lì a qualche secondo Voldemort avrebbe dato l’ordine d’attaccare.
La preoccupazione di David era tutta per Harry ed Hermione, lui e Laura avevano visto anche scontri peggiori, ma il pensiero che i due ragazzi sarebbe morti era orribile per il mago immortale, aveva promesso a due persone che avrebbe difeso Harry a costo della sua stessa vita, e lui non aveva mancato alla parola data.
Voldemort alzò una mano, e un sorriso comparve sul suo volto.
David, Laura e Rigel arretrarono fino ad avvicinarsi a Harry ed Hermione.
La giovane strega mugugnò qualcosa e disse: “Harry.” Si stava svegliando.
“David è stato un onore combattere al tuo fianco. Mi auguro di ritrovarci nel Valhalla, o nell’Ade o al inferno, ovunque vadano i tipi come noi.” Disse Rigel.
“Sì, Black, ma offri tu da bere in qualunque posto andremo.” Disse il mago sorridendo.
“Se devo andarmene, voglio portare con me Bellatrix.” Disse la strega. “E il maggior numero di questi bastardi.”
“Sono d’accordo, Rigel.” Disse Laura, e poi guardando l’amico sussurrò: “David… Io…”
“Lo so, Laura anch’io. Adesso andiamo portiamo a casa la vittoria.” Questo era il gridò dei cavalieri medievali durante un torneo.
I tre caricarono al gridò: “Per Corvonero.”
Uno dei mangiamorte affascinato disse: “Quale indomito coraggio.”
Quando ormai la battaglia stava per iniziare, delle frecce magiche colpirono e uccisero alcuni mangiamorte.
E’ una voce dall’alto del ponte si sentì: “Siamo qui capitano.” Era Luna in piedi sul parapetto che teneva in mano il suo arco magico puntandolo contro Voldemort.
Alcuni maghi oscuri puntarono le bacchette contro la cornovero, ma vennero colpiti dà dei dardi di fuoco tipici dei maghi di grifondoro; con la strega c’erano anche Neville e Ron.
Hermione si svegliò ed esclamò: “Harry”
“Sta bene.” Le rispose Ginevra in piedi su di lei e le sussurrò “Se lo ami alzati.”
Hermione sorrise all’amica, pressa la bacchetta con la sinistra, si rimise in piedi. Le due grifondoro si trorono l’una accanto all’altra.
Ron si avvicinò e con semplice movimento della bacchetta liberò Harry dal Petrificus Totalus. Il giovane mago tornato a muoversi corse in cima alle scale tra i suoi amici.
“Hermione?” domandò subito “Mi dispiace.”
“Non c’è tempo per le scuse.” Disse Ginevra arrabbiata e stringendo a se l’amica.
“Ginny.” Mormorò Harry.
Hermione si voltò verso l’amico e gli sussurrò: “Sto bene, Harry.”
“Amico, tutto bene?” gli domandò Ron, guardando la ferita sul braccio.
“Sì, è solo un graffio.” Rispose, senza distogliere lo sguardo da Hermione. “Ron… ehm grazie.”
“Di niente, per fortuna siete sani e salvi.”
“Sì, per fortuna…” Sussurrò Harry, poi guardò David dinanzi a lui e pensò: “Cosa sarebbe successo se non ci fosse stato lui? Oh Dio, Hermione…”
“Harry?!” disse Ron.
“Ehm sì...”
“Te l’ho dico ora e non voglio più parlarne, se lei fosse… Io ti avrei ucciso.” Il giovane mago disse quelle parole in un sussurrò freddo e inespressivo.
Harry non aveva mai visto il suo migliore amico tanto serio e deciso, e sapeva che avrebbe mantenuto quel proposito.
Zabini, Belconte, Strahm, Scott, McGinnis e altri dei corvonore presso posto ai lati del trio e di Ginevra. Seguiti da dei grifondoro, tra questi c’erano i fratelli Weasley: Bill con accanto Freu, Charlie con indosso le vestigia dei cavalieri drago, Fred e George.
Dalle file dei mangiamorte, Lucius Malfoy vista Ginevra in cima alla scala, si lanciò contro di lei gridando: “Maledetta strega!! E’ colpa tua se mio figlio mi ha tradito.” E poi con bacchetta puntata gridò: “Lacarnum Inflamare”
La fiammata era sul punto per colpire sia Ginevra che Hermione, quando al nulla comparve una figura avvolta in un soprabito nero, che si frappose tra le due streghe e il getto di fuoco. Il mago inginocchio fermava l’ incantesimo di fuoco usando l’avambraccio destro unito al Pulvis Adamantis. Gli occhi del mago erano freddi come il ghiaccio, ma nel profondo serbavano un profondo odio.
Lucius fermò incantesimo e guardò il suo avversario.
Il giovane mago s’alzò, il suo braccio destro era ustionato. Guardò il mangiamorte e sussurrò una parola: “Padre.”
“Draco.” Disse Lucius.
Ginevra guardò il suo ragazzo, preoccupata per lui, per quello che provava e per la sua ferita.
“Padre!” gridò Draco alzando il volto “Non farai del male alla donna che amo. Mi hai raccontato solo menzogne, la mia vita è stata solo una grande menzogna. Mi hai fatto odiare e io pensavo che fosse giusto. Che fosse giusto combattere per il tuo signore. Credevo che l’ambizione fosse tutto nella vita, ma ho visto i frutti dell’odio e dell’ambizione, ho viste le vittime…”
“Draco, non oserai.” Disse Lucius puntandogli contro la bacchetta.
“Allora prova a fermarmi, mangiamorte.” Disse con un ghigno il giovane mago, e con un gesto della mano lancio dei cristalli di neve nel Tamigi. L’acqua del fiume si congelò e Draco saltò sopra la superficie ghiacciata.
“E sia che siano gli incantesimi del gelo a decidere la mia sorte e quella di mio figlio.” Disse Lucius raggiungendolo sul fiume fiume.
Non appena padre e figlio si trovarono l’uno di fronte all’altro, Lucius disse: “Figlio, tu l’hai voluto e colpa tua e del tuo tradimento, morirai perché io possa ridare onore al mio casato.”
“Tante belle parole, padre, ma adesso combatti.” Rispose e puntata la bacchetta gridò: “Pulvis Adamantis.”
Un vento freddo di gelo e di cristalli di neve colpirono Lucius, ma per lui sembrava una leggera brezza: “Io ti ho insegnato questo incantesimo. Sei una delusione Draco, sei sempre stato una delusione.”
Ma il giovane Malfoy non dava retta alle parole del genitore.
“Fermati Draco non puoi battermi.” Disse Lucius sorridendo, ma subito dopo smise di sorridere e pensò: “Incantesimo sta aumentando d’intensità, la temperatura a cui Draco lo sta portando. Non è mai stato così potente, cosa gli dà tutta questa forza?”
Lucius alzò la bacchetta e gridò: “Pulvis Adatamentis.” I due incantesimi si scontrarono.
“Va bene figlio giochiamoci il tutto per tutto.” Disse Lucius, e pensò: “E’ incredibile, nonostante stia cercando di uccidermi, non sono mai stato così fiero di lui e del livello a cui è arrivato. E’ un grande mago mio figlio, un grande mago.”
Draco alzò lo sguardo e vide suo padre sorridere e pensò: “Cosa c’è padre? Perché sorridi? Che tu sia contento di me, fiero di me per la prima volta.”
Mentre la battaglia tra padre e figlio si svolgeva sul Tamigi, la battaglia fra i mangiamorte e gli auror era appena iniziata. Per fortuna della compagnia corvonero, anche il resto dei grifondoro erano arrivati, e insieme con loro anche molti membri dell’ordine della fenice.
Bellatrix si era lanciata a combattere contro Rigel, ma la giovane strega si dimostrò molto potente e agile a contrastare gli incantesimi della mangiamorte. In aiuto della giovane Black arrivò Tonks.
“Tu sei la figlia di Sirius? Sei Rigel?” domandò l’auror trovandosi vicino alla giovane strega.
“Sì, e tu sei Tonks. Mio padre mi ha parlato di te, dice che sei stravagante, ma in gamba.” Rispose Rigel evitando un incantesimo, rispondendo con un altro.
“Stravagante? Sirius trova sempre il modo migliore di dire le cose. Mia madre sarà contenta di sapere che è vivo. Perché a fine battaglia non vieni a casa mia per cena vorrebbe conoscerti?”
“Accetto l’invito. Ehi non dovresti stare più attenta nel tuo stato.” Disse Rigel alludendo al fatto che Tonks fosse incinta.
“Non preoccuparti, questo malandrino è forte come suo padre.” Rispose l’Auror guardando verso Remus impegnato con Laura a combattere Fernir.
David e Dolohov si guardavano.
“Tu sei Giles di Corvonero?” domandò il mangiamorte.
Il mago annuì.
“Dicono che tu sia la migliore lama di tutta Europa, la migliore fra i maghi. Voglio metterti alla prova.” Disse il mangiamorte sguainò la sua spada di Gren e attaccò l’auror senza alcun preavviso, ma non era possibile sorprendere David.
Voldemort avanzava circondato dai suoi, sul viso pallido era stampato un ghigno mentre gli occhi rossi e serpentini guardavano insistentemente Hermione.
Il mago oscuro avanzò veloce e silenzioso come un rettile, ma trovò sulla sua strada quattro potenti auror: Harry nonostante la ferita al braccio, Alastor Moody, Alan McGinnis il green knight di Corvonero, e Kingsley Shacklebolt.
Sul Tamigi intanto Draco sembrava avere la meglio su suo padre ormai inginocchio, ma intervenne Edgar Nott, che lanciatosi sulla lastra di ghiaccio iniziò a lanciare sul ragazzo dei dardi di fuoco.
Lucius gridò all’amico: “No!!! Io devo uccidere questo traditore, io solo devo lavare l’onta sul onore della mia famiglia.”
“No, Malfoy, tuo figlio a ucciso il mio ragazzo, la vendetta è anche mia.” Gridò Nott e continuò a riversare su Draco dardi di fuoco.
Il giovane mago si proteggeva con uno scudo di cristalli di ghiaccio, ma questo perdeva sempre di più potere, in più anche Lucius aveva ricominciato a lanciare incantesimi.
“Draco!!!” gridò Ginevra, che però non poteva correre dall’amato impegnata in un combattimento insieme con Hermione contro le sorelle Greengrass, e in quel momento venne ferita al viso.
Draco era ormai allo stremo, ma Ron intervenne affrondo Nott, con incantesimi di fuoco degni dello stesso Godric.
“Weasley…” sussurrò ex-mangiamorte rialzandosi.
“Muovi il culo Malfoy, non posso farcela da solo.” Disse sorridendo il ragazzo.
Ron e Draco iniziarono a combattere insieme, fianco a fianco, e ognuno lanciava incantesimi della propria casa.
“Perché? Perché mi stai aiutando?” domandò Draco, mentre scagliava un Pulvis Adamantis contro il padre.
“Perché mia sorella ci tiene a te e non voglio che soffra.” Rispose Ron “Ma adesso basta parlare sconfiggiamo questi due vecchi.”
I due ragazzi intensificarono gli incantesimi e i mangiamorte si trovarono in seria difficoltà.
Gli scontri si facevano sempre più violenti. Sul ponte Laura era riuscita a bloccare Greyback che aveva acquisito la forma di licantropo, la vampira con agilità e forza propri dei non-morti gli aveva piegato le braccia al indietro girandole come se fossero le lancette di un enorme orologio.
David e Dolohov si erano feriti a vicenda, l’auror aveva avuto una lieve ferita al braccio destro, vicina a una sua vecchia cicatrice, il mangiamorte aveva subito un taglio diagonale sul torace.
Il corvonero eseguì un rovescio tondo molto veloce, che il mago oscuro parò con difficoltà.
“E’ la prima volta che mi devo difendere, eccezionale.” Disse Dolohov quando le due spade entrarono in contato.
Bellatrix intanto aveva ferito Tonks alla schiena, ma la strega fu subito difesa da Rigel che deviò una maledizione con la sua bacchetta, in aiuto della moglie era accorso Remus che aveva lasciato il duello contro il licantropo a Laura.
“Tutto bene, Ninfondora?” domandò il mago preoccupato sia per la moglie che per il bambino.
Sul viso della strega comparve un sorriso dolorante e rispose: “Sto bene, Remus, anzi stiamo bene. Grazie a Rigel. Ah non chiamarmi Ninfodora.”
Il mago sorrise e poi disse a Rigel, che dava loro le spalle ed era rivolta contro Ballatrix: “Grazie, sei davvero la degna figlia di Sirius.”
La strega sorrise a quelle parole e disse: “Ti ringrazio Remus. Ora porta via tua moglie, me la vedrò io con questa tro…”
Remus prese Tonks in braccio e la portò lontana dalla battaglia.
“Credi davvero di potermi battere?” le domandò la mangiamorte ridendo.
“Oh ne sono sicura.”
“Bellatrix!!” gridò Neville, e corse alla destra di Rigel e le disse: “Posso combattere con te, Black?” puntando la bacchetta contro la nemica.
“Sei Paciock? Mio padre mi ha parlato dei tuoi genitori e di cosa questa donna gli ha fatto.”
Neville annuì.
“Il piccolo Paciock, è diventato un mago forte come suo padre.” Disse Bellatrix. “Vorrà dire che presto ragazzo raggiungerai i tuoi genitori al San Mungo, non avrei dovuto dividere una bella famiglia felice.”
“Non l’hai fatto, Bellatrix.” Disse un mago con una corporatura possente i capelli neri e due baffi soliti.
“Non è possibile… Tu non puoi essere qui?” esclamò la strega oscura guardando il nuovo arrivato.
“Siamo tornati per riprendere la nostra sfida.” rispose una strega dai lungi capelli castani alla destra del mago.
“Papà, mamma.” Disse Neville.
Frank e Anne Paciock, erano stati guariti da Draco durante la battaglia del San Mungo, e avevano presso i gradi maggiore per i grifondoro.
Bellatrix adesso non sapeva dà che nemico doveva difendersi per primo, visto che aveva contro tutta la famiglia Paciock, e in più Rigel.
“Le senti, strega maledetta?” Disse Anne “Senti il sangue e le lacrime che le tue vittime uccise in nome del pazzo che servi, chiedono vendetta.”
“Non ho paura ne’ dei morti, ne’ dei vivi.” Rispose lei “Io sono Bellatrix !! Io sono la serva più devota del oscuro signore, e lui mi ha promesso la vita eterna. Attaccatemi nessuno di voi può uccidermi. Lunga vita a Lord Voldemort.”
Ron aveva battuto Nott lanciandogli contro un potente incantesimo di fuoco, e il corpo del mangiamorte cadde nel Tamigi privo di vita.
Poi il giovane mago vide che la sua amata Luna in difficoltà costretta a difendersi da tre avversari.
“Malfoy posso lasciati? La Luna sta combattendo da sola.”
“Nessun problema Weasley, vai…” rispose mente scagliava un nuovo incantesimo sul padre.
Ron corse sulla terra ferma, risalì le scale e colpì alle spalle con un schiantesimo uno degli avversari della sua ragazza.
Luna gli sorrise. I due si ritrovarono così schiena contro schiena a fronteggiare i due mangiamorte rimasti.
“Ti danno noia questi due, amore?” disse sarcastico Ron, mentre lanciava un dardo di fuoco.
“Sì, gli ho detto che sono impegnata con un ragazzo, ma non vogliono sentire ragioni.” Disse la strega scagliando una freccia.
“Ah sì, e lo conosco questo ragazzo?”
“Stupido, è il mio re.” Disse la ragazza e iniziò a canticchiare: Perché Weasley è il nostro re, e ferendo mortalmente con una freccia il mangiamorte contro cui combatteva.
“Ti adorò quando canti questa canzoncina e quando fai la cattiva ragazza.” Sussurrò Ron, mentre disarmava e schiantava il suo avversario.
Sul fiume Lucius era allo spremo delle forze, il figlio era più veloce a lanciare gli incantesimi; ormai il mago oscuro non poteva far altro che difendersi. Il giovane Malfoy congelò prima il braccio destro, il mangiamorte allora cadde inginocchio e Draco allora lo imprigionò quasi del tutto in un blocco di ghiaccio.
“Hai vinto.” Disse Lucius guardando il figlio. “Sei cresciuto ragazzo…”
“Non grazie a te.” Rispose Draco avvicinandosi.
“Non eri mai riuscito a battermi in tanti anni, ne sono compiaciuto.”
“Sei un figlio di puttana.”
“Modera il linguaggio sono sempre tuo padre.” Disse Lucius con tono severo.
“Non voglio parlare con te, mi sono liberato del tuo fantasma, del tuo odio.”
“Io volevo solo il meglio per te, Draco.”
“In un mondo di odio razziale e di padroni e schiavi, questo per te sarebbe stato il meglio?”
“Non capisci, non hai mai capito senza il signore oscuro alla giuda del mondo saremo noi gli schiavi.”
“Voi siete solo dei carnefici.” disse Draco guardando il resto della battaglia “Io vedo che Voldemort porta con se solo morte e distruzione. Non si crea nulla sulla morte, la morte resta solo morte.”
“E adesso cosa vuoi fare, ragazzo?”
“Compiere il mio dovere d’auror, padre.”
“Come vuoi, sempre meglio morire per mano tua che per un volgare mezzosangue o un babbano.”
“Ti seppellirò a casa.” Disse a bassa voce il giovane mago e puntata la bacchetta davanti alla testa di Lucius disse: “Avada Kedavra.” Il fulmine smeraldo colpì il mangiamorte uccidendolo sul colpo.
Il ragazzo se ne andò, correndo e gridando: “Voldemort!!” cercandolo di colpire il signore oscuro con un incantesimo del gelo.
“Draco.” gridò Harry, impegnato a difendersi da un incantesimo del mago oscuro.
“E’ colpa tua!” gridò Malfoy con gli occhi colmi di lacrime “E’ sempre stata colpa tua! Dannato assassino, mi hai costretto a uccidere mio padre. Ti ucciderò Riddle, ti ucciderò.”
Voldemort iniziò a ridere, riuscendo a parare ogni Pulvis Adamantis, che il giovane mago gli scagliava. “Non sei abbastanza potente per uccidermi giovane Malfoy.” E gli scagliò contro un incantesimo del gelo che Draco evitò per un soffio, buttandosi a terra.
Harry lo raggiunse coperto da Alan e dal potere del suo anello.
“Tutto bene, Malfoy?” domandò il tenente di grifondoro.
“No, Potter.” Rispose Draco ancora a terra “Non fin quando quello stronzo resterà vivo.”
Harry sorrise e rispose: “Allora aiutami, serpeverde.”
“Puoi contarci.”
I due si rialzarono, in quel momento Voldemort affrontava ben cinque maghi, alcuni dei suoi si ressero conto delle difficoltà del loro maestro e allora andarono per dargli man forte.
Anche Dolohov avrebbe voluto essere alla destra del suo signore, ma era ancora impegnato nello scontro con David, che non gli dava nessuna tregua. Il mangiamorte era stato ferito a una coscia e al braccio sinistro.
Tre maghi oscuri si lanciarono in difesa del loro signore: Augustus Rookwood che iniziò a combattere contro Kingsley Shacklebolt, il boia Walden Macnair che forte della scusa ascia in gren iniziò un duello contro Alan McGinnis, il cavaliere verde, e il traditore Harley Yaxley cercò d’avere la meglio contro Alastor Moody, ma fu subito abbattuto al potente auror tornato in carica per la guerra, ma prima di morire Yaxley riuscì a ferirlo, e a mali cuore Malocchio dovete abbandonare il campo.
Ad affrontare Voldemort rimasero solo Harry e Draco, ma il serpeverde venne ferito alla braccio sinistro per poi cadere a terra.
L’oscuro signore puntò la bacchetta contro Harry e disse: “Dove sono i tuoi amici, adesso Potter?”
“Al solito posto, al suo fianco.” Disse Hermione vicino a Ginny, e sopragiunsero pure Ron e Luna. La corvonero puntò l’arco contro l’oscuro signore, e il rosso aveva in mano un lama rossa d’energia.
“Papà?” Disse Neville impegnato con i genitori e Rigel contro Bellatrix.
“Vai pure ragazzo.” Gli gridò il padre. “Stai attento, ricordati che dopo dobbiamo andare a berci del idromele insieme e che devi presentarci la tua nuova ragazza.”
“Sì, contaci papà.” Disse il grifondoro correndo verso i suoi amici.
Ginny era preoccupata per la ferita di Draco, ma si rincuorò a vederlo in piedi sostenuto da Harry.
Ora Voldemort era circondato dai membri più potenti dell’ES, più Malfoy.
I giovani maghi nonostante le ferite alzarono le bacchette contro di lui, lui arretrò di alcuni passi senza neanche rendersene conto.
“Cosa sto facendo?” pensava “Ho affrontato maghi di tutte le parti del mondo, ho combattuto e ho vinto contro ogni creatura: draghi, mummie, troll, ragni giganti. Ho sfidato Dracula nel suo castello. Perché tremò di fronte a sette ragazzini feriti, appena usciti da scuola.”
“Potter.” Disse Draco “Non sei solo, non questa volta.” E gli sorrise.
Harry si guardò intorno i suoi amici erano con lui, pensò: “Ecco la differenza a cui alludeva il professor Silente, la differenza fra me e lui. Io ho degli amici, persone che mi vogliono bene, che stano vicino a me per scelta.” Poi disse a tutti: “Amici miei, aiutatemi.”
“Sì, Harry.” disse Hermione.
“Certo Harry.” disse Ron.
“Sono qui, Harry.” disse Luna.
“Sì…” disse Neville.
“Harry…” sussurrò Ginevra.
“Potter, insieme” Disse Draco.
I poteri dei sei ragazzi entrarono nel prescelto. Harry sentiva le loro vite scorrere in lui, vide i loro momenti belli e quelli brutti, sentì le loro voci, i loro sogni e i loro desideri.
“Mamma, papà sono una strega guardate.” E vide il ricordo di Hermione “Ci sono cose più importanti amore e amicizia, Harry.” “Papà devi lasciami tornare a scuola, Harry ha bisogno di me.”
“Finalmente andrò a Hogwarts, diventerò un portiere di grifondoro.” E vide Ron mentre preparava le valige. “Hai veramente la cicatrice?” “Nonostante io sia geloso di lui, voglio combattere al suo fianco Bill, perché è giusto farlo.”
“Mamma non lasciami, non morire ti prego.” E vide la sofferenza di Luna “Sai papà ho fatto amicizia con Harry Potter e i suoi amici, tra loro c’è un tipo molto divertente si chiama Ron, mi piace molto quel ragazzo.”
“Harry è così coraggioso, mamma, io credo d’amarlo.” E vide Ginevra piccola alla Tana “Io amavo Harry come un ragazzina ama una rock star. Ho scoperto l’amore con te Draco.”
“Nonna, combattere accanto a Harry Potter è importante. Tu mi hai detto che papà diceva che suo padre era un grande amico e un grande mago. Io li voglio vendicare, voglio che siano fieri di me.” E vide il coraggio di Neville “Sai mamma, credo d’essermi innamorato di Ginevra Weasley, è una ragazza fantastica.”
“Voglio combattere con te, papà, sarai fiero di me come mangiamorte. Tu sei il mio eroe.” E vide Draco e suo padre “E io che credevo di combattere per una guerra giusta, e dalla parte giusta, Weasley.” “Ti amo, Ginevra.”
Quei ricordi erano fortissimi, caldi, intessi, e magici. L’amore era davvero la magia più potente di tutte.
Harry non riuscì più a trattenere tutte quelle emozioni e iniziò a piangere, puntò la bacchetta e gridò: “Fulgur”
Il fulmine che scaturì dalla bacchetta era d’oro.
La saetta colpì il signore oscuro che si ritrovò scagliato a metri di distanza, mai nella sua lunga vita aveva subito gli effetti di un incantesimo così potente, e non aveva mai visto che la magia di sei maghi convergere in uno solo. Il fulmine di Harry avrebbe ucciso chiunque, e se non fosse stato per gli horcrux Voldemort sarebbe sicuramente morto.
Il vedere il signore dei mangiamorte a terra infiammo gli animi, da una parte di un entusiasmo che divampava come fiamma, dall’altra lasciò i maghi oscuri consumati con l’animo ridotto in cenere.
Harry e gli altri dopo l’incantesimo s’accasciarono a terra, alcuni mangiamorte allora ne approfittarono, ma David liberatosi dal duello con Dolohov, ordinò ai suoi Corvonero difendere i membri del E.S. Lui, Rigel Black, Blaise Zabini, Alan McGinnis, Nicole Strahm, Francesco Belconte si schierarono a difesa dei giovani maghi.
Ormai la battaglia volgeva alla fine, i mangiamorte perdevano sempre più terreno, e molti già aveva iniziato la ritirata, tra questi Fenrir Greyback fu uno dei primi a fuggire, era stato ferito da Laura.
“Mio signore…” disse un giovane mangiamorte ferito a Voldemort rialzatosi. “Signore dobbiamo andare…”
“Potter…” mormorò “Giles…” guardandoli, e poi aggiunse: “Hai ragione mio fedele e giovane amico. Ritiriamoci.”
“Si, signore…”
Voldemort e il giovane mago, si fecero strada tra le file dei maghi oscuri.
Ma David seguiva i loro movimenti, e si avvicinò gridando: “Riddle, Riddle, maledetto.” Poi sotto voce “No, non ti lascio scappare, non questa volta.” E il mago immortale avanzò con spada nella sinistra e bacchetta nella destra.
Tre mangiamorte cercarono di fermarlo.
“Levatevi dalla mia strada, insetti.” Gridò loro. Ne’ uccise due con la spada, a uno tagliandogli prima la mano e poi la testa, all’altro trapassandolo da parte a parte, il terzo lo colpì con un’avada kedavra, in pieno stomaco.
David continuò per altri pochi passi trovandosi davanti un altro mago oscuro, quello indossava un ampio soprabito marrone scuro, l’auror riconobbe subito il volto di quel uomo: era Barty Crouch Jr, che tre anni prima insieme con Peter Minus aveva fatto tornare a pieni poteri Voldemort.
Crouch cercò di lanciare un incantesimo, forse una maledizione, ma il capitano di Corvonero fu molto più veloce e lo colpì con un avada kedavra, uccidendolo al istante.
Oramai si trovava a pochi metri dal suo nemico e allora gridò: “Voldemort!!”
Il mago oscuro si voltò di tre quarti, David gli scagliò contro la sua spada.
“Mio signore stia attento.” Urlò un giovane mangiamorte, e gli fece scudo con il corpo facendosi trafiggere dall’arma in pieno petto. Il ragazzo con il volto coperto dalla maschera d’argento si accasciò a terra inginocchio tossì e morì cadendo sulla schiena, mentre il signore oscuro incurante scomparve insieme ai suoi seguaci.
Gli auror gridarono tutta la loro gioia per la vittoria, alcuni di loro erano stati feriti, ma per fortuna nessuno era morto.
Solo David, Harry ed Hermione rimanevano in silenzio. Il tenente di Grifondoro si appoggiò alla balaustra e guardò il fiume scorrere placido. Per il Tamigi la battaglia appena passata non era importante, forse non lo interessava ne aveva viste troppe combattute sulle sue coste o sopra di esso.
Hermione osservava Harry, sapeva che voleva restare solo, l’attenzione della strega allora si spostò verso l’altro uomo che aveva combattuto la prima parte di quella battaglia: David Giles. La giovane strega in quel momento capì, capì che se Harry non avrebbe smesso di provare tutto quel odio e sarebbe diventato come David o come Voldemort e per la prima volta si rese conto, che nella battaglia che si combatteva nel cuore del uomo che amava non c’era posto per lei.
David guardò il cadavere del giovane mangiamorte trafitto dalla sua spada, prima di estrarre l’arma gli tolse la maschera, il ragazzo non aveva più di diciotto anni. Draco si avvicinò alle spalle del suo capitano e sussurrò: “Tiger…”
“Lo conoscevi Malfoy?”
“Era un mio amico, un mio ex amico. Si chiamava Tiger, vorrei poter dire che non fosse un cattivo ragazzo, ma non è vero. Era un bullo, ma non un assassino…”
“Capisco.” Sussurrò David, e estrasse la lama dal corpo del giovane. “Avrai quattro giorni di licenza Malfoy, seppellisci tuo padre e se vuoi il tuo amico.”
“Signore, io vorrei restare…”
“No, Draco è un ordine.” Disse David girandosi verso il giovane mago “Scusami, è meglio che passi un po’ di tempo con Ginevra, forse non ne avremo più molto dopo oggi.” E l’auror fece sparire la spada nella sua ombra, e se andò.
La battaglia del ponte di WestMinster, non fu una battaglia dall’alto valore strategico, ma fu importante per il suo valore simbolico, da quel giorno la guerra diventò ancora più violenta e dura, dopo una settimana i mangiamorte conquistarono Hyde Park in quello scontro persero la vita molti babbani tra cui i genitori di Hermione.

“E’ molto che aspetti?” domandò una voce femminile alle spalle di David.
“No, abbastanza per ricordarmi la battaglia di questo luogo.” Rispose il mago voltandosi e trovandosi di fronte Rigel Black.
La strega si avvicinò appoggiandosi alla balaustra del ponte di fianco all’amico. “E' tutto come allora. Non sembra vero che siano passati già quasi quindici anni.”
“Gli anni passano per tutti tranne che per noi, noi fortunati, maledetti immortali.” Disse lui a voce bassa.
“Vero, ma io risolvo il problema entrò l’estate, mi restano sei o sette mesi.” Disse Rigel voltandosi e appoggiandosi con le spalle alla balaustra di pietra.
“Non ti permetterò di lasciarci, Rigel. Io, Harry, tuo padre e James faremo di tutto, è una promessa non tu non morirai.” Disse lui voltandosi.
Rigel sorrise, e gli diede un fugace bacio sulle labbra. Lasciando il mago stupefatto e sussurrò: “Perché?”
“Volevo ricordare com’era baciarti?”
“Andiamo a prenderci un caffè.”
Dopo poco si trovarono in un tavolo del manga caffè, alle pareti c’erano immagini di ragazzi su nuvole d’oro, o ragazzine con gli enormi occhi sognati, televisori con immagine animate assurde.
“La prossima volta il locale lo scelgo io.” Disse Rigel dopo aver bevuto un sorso di caffè.
“Qui non saremo disturbati e poi nessun mangiamorte verrebbe qui.” disse David sorridendo.
“Nessuna persona seria verrebbe qui.” Disse la strega.
“Dimmi cosa hai scoperto.” Disse il mago continuando a ridere mentre sorseggiava il suo caffè.
“Mi hai chiesto di scoprire cosa potrebbe fare con gli horcux rubati a Hogsmeade, nonostante non ho capito perché non hai fatto tu le ricerche sugli horcrux a Hogwarts visto che avevi a disposizione tutta la biblioteca di una antica scuola di magia.”
“Perché sarebbe stato inutile, quando più di quindici anni fa si sono cercate informazioni sugli horcrux non si è trovato nulla, se ho chiesto a te è perché so che tu puoi cercare in posti dove i canali ufficiali non arrivano, per esempio Touchwood o dalla nostra amica in Russia. Allora cosa hai scoperto?”
“Allora non è stato facile, l’argomento è tabù, e persino i negromanti non ne parlano. E’ folle dividere l’anima in diversi pezzi e metterli dentro a degli oggetti, solo per essere immortali, poi al costo di vite innocenti. Voldemort era pazzo.”
“No, tutto poteva essere tranne che pazzo, era freddo, preparatore, un mago potente, un lurido bastardo, un figlio di puttana, ma non pazzo.”
“Sembra quasi che tu proprio tu lo rispetti!!”
David sorride con ghigno: “Hai mai letto ‘il mio oscuro cammino’ Rigel?”
“Non leggo simili schifezze, non è altro che un montagna di bugie, in più l’autobiografia era esagerata tutta quella storia d’essere il mago del destino, il Merlino del nuovo millennio.”
“E’ vero nel suo libro quel verme ha detto un infinita di cose non vere, di idee folli e deliranti, ma dimmi una cosa: credi che le sue idee fossero campate in aria e senza fondamento?”
“Non capisco cosa vuoi dire, David?” domandò Rigel bevendo il caffè.
“La purezza della razza, come la presunzione che i maghi siano superiori ai babbani, la guerra santa contro questi ultimi, e l’odio millenario fra noi e i comuni esseri umani, non sono novità; c’erano prima di Voldemort, ci sono adesso e ci saranno anche dopo di noi.”
“Allora tu dici che le due guerre magiche ci sarebbero state lo stesso con o senza Tom Riddle?”
“Non lo so, quello che so, Rigel è che lui ha usato dei sentimenti e dell’ideologie preesistenti. Se uno parla di cose come lo sterminio dei nati babbani o di purezza della razza o di supremazia dei maghi, è solo un esaltato estremista e dovrebbe essere isolato, messo a non nuocere. Invece da subito Riddle, poi in seguito Lord Voldemort, ha avuto un seguito, degli adepti, è tutto iniziò in un pub, prima erano dieci, poi venti, quaranta, settanta, cento. E il ministero lo ha sottovalutato, il ministero li ha sempre sottovalutati o ha chiuso un occhio.”
“Tu stai dicendo che al interno del ministero della magia ci sono persone che erano pronte a sostenere Voldemort…”
“Sì, altrimenti perché le indagini sul attentato di Hogsmeade sarebbero ferme? Rigel dentro il ministero, come dentro gli auror, ci sono dei simpatizzanti dei mangiamorte o forse dei mangiamorte stessi. Non ti dimentichiamo che tra le loro file c’erano persone rispettabili, amici dei ministri o nei posti chiave, pensa a gente come Lucius Malfoy, Dolores Umbridge, che spero possa marcire a New Azscaban per sempre, lei era un membro dei Wizengamot, non che consigliera del ministro Caramell; Barty Crouch Jr, figlio del capo del Dipartimento di “Applicazione delle Leggi magiche”, Claudia Cat, la ricordi vero?”
“Sì, era nel gabinetto di guerra responsabile degli approvvigionamenti e armi.” Rispose Rigel respirando profondamente e stringendo il pugno sinistro appoggiato vicino alla tazza. “A mandato morire così tanti bravi ragazzi. Insomma Voldemort ha trovato il terreno adatto per far germogliare i suoi semi dell’odio.”
David annuì e rispose: “Proprio così. Ma a pensarci bene credo che a ogni mago gli sia passato almeno una volta nella testa di applicare soluzioni facili, risolvere tutto con un batter di bacchetta. Guardali Rigel.” Disse David voltandosi verso i clienti del locale e verso la gente fuori. “I babbani non sanno niente di noi per ora; nonostante il conflitto, e stato facile fargli credere che la guerra contro i mangiamorte fosse una guerra tra occidente e oriente, ma un giorno dovremo affrontare la cosa. Guardali, guarda la loro società, i loro problemi, non tanto diversi da nostri, ma noi maghi ci crediamo superiori. Una superiorità basata sul potere e su una nostra presunta moralità, o sull'idea che noi siamo la loro evoluzione, così da pensare che dovremo comandarli, così da mettere il mondo in pace sotto la nostra illuminata giuda.”
“Sono tutte cretinate, cose da mangiamorte, e non credo che David Giles creda in queste soluzioni facili.”
“Non ci credo, ma molti, Rigel ci credono anche senza essere mangiamorte.” Disse David alzandosi e disse: “Prendiamo altri due caffè?”
“Sì, certo, e un’altra fetta di torta, la astroboy per me.”
“Arriva subito.” Disse sorridendo il mago e andò verso il bancone.
Rigel guardò l’ora e David tornò portando con se due fette di torta e due caffè.
“Dovremo tornare a parlare delle indagini.” Disse la strega, dopo aver aiutato il mago prendendo le sue consumazioni, verso lo zucchero, la cannella e un po’ di latte, e aspetto che David si sedette di nuovo di fronte a se. “Ma prima vorrei chiederti se tu e Harry o Silente avete mai parlato del rapporto tra maghi e babbani?”
“Certo, tutti e tre più o meno la pensiamo allo stesso modo.” Rispose.
“Più o meno, allora qual è il nostro ruolo con i babbani?”
“Io penso che dovremo aiutarli senza farci vedere. Il tutto si sintetizza in una frase che mio zio mi disse una volta quando ero ragazzo, gli avevo domanda quando noi maghi dobbiamo intervenire con i babbani, lui mi rispose: ‘Noi dobbiamo prenderli al volo quando cadano.’”
“Avrei voluto conoscerlo, Albus Silente, visto l’apporto che ha avuto nelle vite di coloro che hanno conosciuto , ma da quello che ho sentire dire tu non gli somigli molto.”
“Mio zio aveva una incondizionata fiducia negli altri che io non ho, ed è stata quella fiducia mal risposta a portarlo alla fine. Ma resta sempre uno dei migliori uomini che abbia mai incontrato, ma adesso basta parlare del passato, dimmi cosa ai scoperto sugli horcrux?”
“La nostra amica ha fatto un ipotesi folle, ma è pur sempre un ipotesi.” Disse scettica Rigel.
“Continua.”
“Gli horcrux sono energia vitale. L’energia non può essere distrutta, ma cambia forma. La sua idea sia bassa sul modo in cui si fanno gli zombi, cioè sul fatto che i cadaveri hanno in se una quantità anche se minima d’energia. Ora sappiamo che con abbastanza energia un Horcrux può diventare reale, se i mangiamorte riescono a far convergere l’energia minima di ogni horcrux, in uno solo e poi riescono a dargli abbastanza potere, come è successo quando Ginevra era posseduta dal diario. Potrebbero riuscire a far tornare in vita Voldemort.”
David rimasse freddo sussurrando solo due parole: “Maledetto bastardo.” Poi prese un altro sorso di caffè, respirò profondamente e disse: “Quanto è fattibile questa teoria? E’ realizzabile?”
“In linea teorica sì, ma ci vorrebbe una fonte di potere enorme, in più avrebbero bisogno anche di una parte del corpo.”
Il mago non disse niente e guardò Rigel.
“Possiamo essere sicuri che il corpo di Voldemort resterà nascosto, solo pochi di noi sanno dove è sepolto, e in più c’è la pergamena che protegge il segreto.” Disse la strega.
“Già c’è la pergamena.” Disse David bevendo un altro sorso di caffè. “Ma con il suo ritorno, tutte le persone che conosco quel luogo saranno qui a Londra. A proposito quando arriva il suo aereo?”
“Tra un’ora e mezza. Meglio che andiamo, tu sai perché è tornata?” domandò David, alzandosi, seguito da Rigel.
“Ne so quanto te, era dalla fine della guerra che non si faceva più sentire, ma sai come ragionano i maghi americani e il loro stupido atteggiamento isolazionista, aggiungi che lei è strana di per se.”
Il mago sorrise e disse: “E’ strana per i nostri canoni.”
“David puoi dire quello che vuoi, ma una che dice le cose al contrario come incantesimi è strana.”
“Andiamo a prenderla a Heatrow.”

Presa la metropolitana, Rigel e David arrivarono a Heatrow.
“Su quale volo arriverà?” domandò il mago.
“Sul volo da Boston.”
“Non viveva a San Fransisco?”
“Io sapevo che viveva a Las Vegas dove faceva degli spettacoli d’illusionismo.” E poi aggiunse la strega “Usare la magia facendola credere un trucco che viene considerata magia, mah…”
David sorrise.
Le porte automatiche si aprirono e ne uscirono molti i passeggeri, dopo qualche minuto, ecco spuntare finalmente la persona attesa. Era una bella ragazza con lunghi capelli neri e gli occhi blu scuro quasi viola, ma quello che proprio non passava inosservato era il suo abbigliamento, indossava un vestito da sera da uomo bianco con tanto di guanti, capello a cilindro con una fascia rossa, e calze a rete con scarpe con i tacchi.
“Per la serie non attiriamo l’attenzione.” Mormorò Rigel sorridendo.
“Nicole Strahm.” mormorò David.
La strega non appena li vide si avvicinò, e disse: “David Giles, Rigel Black.”
“Nicole.” dissero loro sorridendo e si abbracciarono.
Mentre uscivano dall’aeroporto, i tre parlarono del viaggio, ma furono principalmente le due streghe ha monopolizzare la conversazione.
Perchè nonostante Rigel criticasse molto la maga statunitense era impossibile portarle rancore, per il semplice fatto che lei era una persona fantastica e molto simpatica.
Nicole Strahm era l’ultima erede di una famiglia di maghi, suo padre John Strahm, era stato un grande amico di Albus Silente, la particolarità della loro stirpe stava nel fatto che bastava dir loro una cosa al contrario e quella s’avverava.
Con la metropolitana arrivarono tutti al pub Arcadia, il locale preferito di David. Era l’unico posto magico di Londra a detta del mago, dove si poteva ascoltare della buona musica Jazz e Blues. Non appena entrati David si lasciò andare ascoltando uno dei suoi pezzi preferiti: Nameless Lonely Blues.
Il mago salutò con ceno del capo la cantante di colore e poi il proprietario del locale, un omone pelato dall’aria poco rassicurante.
Seduti a un tavolo, il mago prese un altro caffè, questa volta una miscela magica di cui andava pazzo, Rigel della burrobirra e Nicole Strahm un tè elfico.
“Negli Stati Uniti non lo sanno fare come qui da voi.” Disse la strega dopo aver assaggiato il tè.
Il mago alzò lo sguardo dalla sua tazza e disse alla sua ospite: “Perché sei qui? Perché ci hai voluto incontrare, dopo tanto tempo?”
“Subito al punto senza troppi giri di parole.” Mormorò la strega, e poi continuò: “Io so tutto.”
Rigel e David non risposero.
“So che il giorno dell’attentato a Hogsmeade, sono stati rubati gli Horcrux di Voldemort, anche se la stampa e la comunità magica sono stati tenuti allo scuro di tutto.”
“Nicole sono il primo a dire che la gente doveva essere informata, ma il panico e la paura… Insomma al fine sarebbe successo un pandemonio.” Disse David con voce fredda.
“Non è mai una buona idea non informare l'opinione pubblica di certi pericoli, già una volta il vostro ministero ha fatto un errore del genere quando lui è tornato, e potrebbe tornare ancora.”
“E’ una eventualità.” Disse la Black.
“Più di una eventualità, noi sappiamo cosa si nasconde nei meandri della magica oscura, sappiamo quanto sia molto più sviluppata della cosiddetta magia bianca che s’insegna nelle scuole.”
“Nicole di tutto questo potevamo parlarne a distanza, mi puoi dire cosa c’è sotto?”
“Noi siamo tra i pochi a sapere dov’è sepolto Voldemort, ci siamo noi tre, Malfoy, Allan, Laura Ossian, e naturalmente Bem che fa la guardia. Sappiamo anche che l'Anello di Marvolo Gaunt, è in quella tomba, cioè quello rubato dai nuovi mangiamorte è un falso, ma non è l’unico horcrux falso.”
David e Rigel guardarono Nicole, e il mago disse: “Spiegati meglio.”
“Il medaglione di Salazar Serpeverde che è stato rubato era il falso creato da Regulus Black.”
Rigel ne rimase scossa mentre David rimaneva impassibile con i gomiti sul tavolo e le mani intrecciate davanti alla volto, gli occhi però tradivano inquietudine e domandò: “Dov’è il vero medaglione?”
“E’ qui.” La strega sciolse il Papillon e aprì alcuni bottoni della sua candida camicia, per poi tirare fuori la reliquia attraverso le due piccole catene con cui l’aveva appesa al colo..
“Tu devi essere pazza?” disse Rigel. “Perché l’hai portato qui? E cosa più importante perché hai consegnato un falso, dopo che l’hai distrutto?”
La strega stava per rispondere, ma David l’anticipò: “Ordini da Salem, giusto Nicole?”
Lei annuì.
Salem la cittadina del Massachusetts, famosa per il processo alle streghe, era anche la sede del mistero della magia degli stati del nord est. C’erano tre ministeri della magia negli Stati Uniti, il primo è più antico era a Salem, il secondo a Sud a New Orleans, il terzo a ovest a San Fransisco.
“L’avresti dovuto consegnare a Nelson?” Disse il mago.
“Non l’ho fatto, David.”
Kent V. Nelson era da sempre il ministero della magia di Salem, non che ex-amante di Nicole.
“Perchè non glielo hai dato?” domandò il mago.
“Non mi chiedi perché glielo dovevo consegnare?”
“No, so già la risposta. Un Horcrux anche se distrutto è una cosa rara, Kent è uno studioso e un guerriero.”
“Giusto.”rispose l’americana.
“Anch’io volevo saperne di più degli Horcrux.” Disse David “Ma possono diventare una cosa molto pericolosa, si potrebbe creare un esercito immortale immune persino alle maledizione senza perdono.”
“Ecco perché non potevo consegnarli il medaglione. Dentro il ministero di Salem ci sono mangiamorte a tutti i livelli.”
“E’ così hai scelto di tenerlo per te.” Disse il mago che respirò profondamente e la guardò con occhi freddi e diretti come lame “In questi quindici anni hai capito come funzionava?”
Rigel guardò David e poi Nicole. Quando la strega americana abbassò gli occhi, la maurauder capì tutto.
“Era impossibile che pensare che tu non potessi rendertene conto.” Disse Nicole.
“Per quanto il tempo scorra più lentamente per noi maghi, e per alcuni è proprio fermo.” Disse calmo David, e guardò per un istante Rigel alla sua sinistra. “Tu non sei invecchiata di un giorno Nicole. Ne è valsa la pena, perdere un pezzo della anima e uccidere qualcuno per diventare immortale?”
“Non ho avuto scelta David, stavo per morire.”
“Ci sono cose ben peggiori della morte.” Sussurrò il mago, e poi disse: “Allora perché hai portato qui il medaglione?”
“Voglio lasciarlo, dovette essere voi a custodirlo. Io non posso più tenerlo.”
“Ti stanno dietro, non è vero?” Domandò Rigel, senza emozioni.
David guardò la Black e sorrise.
“Sì, hanno capito che il medaglione rubato è un falso, e sapendo che sono stata io a distruggerlo, hanno fatto due più due. Per seminarli ho dovuto fare il giro del mondo.”
“Non potevi distruggerlo, invece di riportarlo qui?” disse Rigel.
“E’ fatto in gren puro, neanche buttandolo nel cratere di un vulcano verrebbe distrutto.” Rispose David, poi rivolgendosi alla strega d’oltre oceano disse: “Ok lo prendiamo noi.”
“Io penso di no.” Disse un uomo avvolto in un mantello che un istante prima si trovava al bancone del pub. Lo sconosciuto estrasse la bacchetta e la puntò contro i tre seduti al tavolo.
Ma loro non lo guardarono neanche, erano infastiditi come se fosse qualcuno che si era intromesso in cose che non lo riguardavano.
Il mago si innervosì, mentre allo sconosciuto si univano altri tre mangiamorte.
“Vogliamo il medaglione potete darcelo con le buone o con le cattive, a voi la scelta.” Gridò il mangiamorte.
David sì voltò e gli disse: “Calmati Graoully, non ti daremo il medaglione, ma ti daremo una scelta puoi andartene adesso e non ti succederà niente o puoi restare e passerai la vita a New Azscaban a te la scelta.”
“Il medaglione e noi non vi uccideremo.” Disse il mago oscuro, intimorito dal fatto che lo avevano riconosciuto e dalla loro sicurezza.
David sorrise e disse: “Tu non puoi ucciderci, nessuno di voi può farlo, anche perché siete circondati.”
A quelle parole alcuni i clienti del locale si alzarono e si tolsero i mantelli, puntando le bacchette contro i tre maghi oscuri.
I mangiamorte si guardarono intorno circondati dai maurauders al gran completo.
“Complimenti Giles, mi avevano detto che lei era il migliore stratega e guerriero delle guerre magiche.” Disse James Lupin e poi ai mangiamorte “Consegnate le bacchette senza fare resistenza.” Avvicinandosi a loro insieme con Albus Piton.
Joris Graoully la consegnò per ultimo, tenendo però il bastone da passeggio e disse: “Giles mi domando cosa ne sarà di noi uomini come noi quando non ci saranno più guerre da combattere.”
Il mago non rispose.
Sul volto del mago oscuro comparve un ghigno, e con uno scatto felino estrasse dal bastone una lama cercando di trafiggere Rigel.
David però fu più veloce e richiamata a se la spada, tagliò di netto la mano destra del mago oscuro, che cadde a terra stringendo ancora l’arma. Il mangiamorte cadde inginocchio tenendosi stretto il braccio.
L’uomo alzò lo sguardo pallido, sorrise a David, poi venne preso dai maurauders, e mentre stava per essere portato via disse: “Non è finita! Lo sai Giles? Oggi non sarà solo il mio sangue a scorrere. Oggi noi ritroveremo il nostro oscuro signore.” E si mise a ridere.

Granger Girls

Capitolo ventiquattresimo: Tim Drake

La mattina dopo Harmony ricevete un messaggio da Priss che le chiedeva di incontrarsi al chiosco.
La cantante guardava il castello con nostalgia le torri del castello, mentre le altre Knight Sabers preparavano gli strumenti per andare via,
Quando poi vide la giovane strega, la salutò dicendo: “Buongiorno Harmony.”
“Buon giorno” rispose la griffondoro sbadigliando.
“Scusa se ti ho svegliato così presto, ma sai stiamo partendo e volevo dirti una cosa importante prima d’andare.”
“Riguarda Tim non è vero?”
“Ehm sì, è un bravo ragazzo, ma gli sono capite tante cose brutte. Nonostante tutto questo riesce a non lasciarsi andare, e tu hai un’influenza positiva su di lui. Non l’ho mai visto così felice, neanche con Stefany, cosi felice e innamorato.”
Harmony arrossì, e Priss sorrise.
“Adesso devo chiederti un enorme favore.” Disse la cantante sospirando “Cosa sai della nostra famiglia?”
“Non so niente, Tim non me ne ha mai parlato. Non sapevo neanche che avesse una sorella.”
Priss mugugnò qualcosa e disse: “Lo capisco per lui non è facile. La nostra non era una famiglia semplice, nostra madre era una strega… ehm era una mangiamorte.”
Harmony ne rimase molto stupita.
“Non sappiamo neanche se sia ancora viva, ma a nessuno di noi due importata. Nostro padre era stato un pastore protestante, non sapeva che la donna che aveva sposato fosse una strega. Quando scoppio la guerra lei sparì per unirsi ai suoi compagni, al epoca io avevo sette anni e Tim quattro. La vita con mio padre non era facile, era un fanatico religioso che odiava tutto quello che era fuori dalla dottrina e dal suo modo di vedere le cose. Io e Tim eravamo costretti a odiare nostra madre e quello che siamo, cioè dei maghi. Questa scuola ci salvò entrambi. Qui ho scoperto che non c’era niente di male a essere una strega e neanche a essere gay, ma sono dovuta scappare di casa e mi pentirò sempre di non aver portato subito Tim con me.” Disse la strega con la voce roca.
“Priss, Tim ti vuole bene.” disse Harmony.
“Lo so, e questo lo rendere un ragazzo fantastico. Però lui odia profondamente nostro padre, sono anni che non s’incontrato, che non si parlano. Harmony, mio padre sta morendo di cancro e Tim non vuole vederlo, ho provato a convincerlo, ma credo davvero che dentro di lui ci sia un dolore e una rabbia troppo forte, al tempo stesso penso che potrebbe un giorno pentirsi di non averlo incontrato prima della fine. Ti prego di cercare di convincerlo, forse tu ci riusciraì…”
“Ci proverò, Priss, ma se lo conosco sarà una vera impresa.”
“Sono convinta che se c’è qualcuno che può riuscirci sei tu, ma non so come prenderà la notizia che ti ho detto tutto, scusami.”
“Hai fatto bene.” Disse la giovane strega. “Dov’è adesso tuo padre?”
“E’ ricoverato all’Acton Hospital di Londra. Se non ci andrà so che un giorno potrebbe pentirsene, e so che anche mio padre vuole rivederlo.” La ragazza abbassò lo sguardo e subito dopo guardò le altre componenti del suo gruppo, erano tutte pronte a partire. “Ora devo proprio andare, Harmony. Sono felice d’averti conosciuta e che mio fratello abbia una ragazza come te. Ciao, spero di rivederti al più presto.”
“Anch’io, e salutami Sylia. Ciao.”
E Priss volò via, insieme con le altre.
Harmony percorreva il corridoio ripensando al passato di Tim. “Ha un padre, una famiglia.” Pensava “Che stupida è naturale che ne avesse una tutti ce l’hanno, forse quello che mi viene difficile da credere è che lui abbia come padre un ministro di Dio e sua madre una mangiamorte. Mi domandò adesso se devo insistere con lui, forse è meglio che prima ne parli con Mammy e forse pure con Harry.”

“Buon giorno.” disse Leslei sbadigliando e stiracchiandosi, incurante dell'essere nuda. “Ho fame!! Perchè non andiamo a fare colazione?”
“Sì, ma prima vorrei parlare.” Propose serio il griffondoro. “Non fraintendere sono stato felice sta notte, ma voglio capire perché? Tu hai ehm...”
“Sì, ho quattordici anni, ma non è un problema.”
“Non sarò io a farti la predica, ma perchè? Perchè bruciare così velocemente le tappe? Io non voglio perderti.”
“Devi abituarti allora.” Disse la serpeverde senza guardarlo.
“A cosa?”
“A essere un mangiamorte, a prendere ciò che hai oggi perchè domani potresti essere morto. Devi vivere ogni secondo come se fosse l'ultimo. Io volevo fare l'amore con te, punto e basta. Non mi sembrava che ieri ti dispiacesse?”
“Tu non sei così, non del tutto almeno, e non sei esperta, stanotte è stata al massimo la tua seconda volta, non è vero?”
“Sì, ma non è importante.”
“Lo è per me. Hai paura di morire per questo vivi al massimo, ma non basta vuoi anche dimostrare qualcosa a tua madre non è vero?”
La ragazza si lanciò su di lui baciandolo e poi a mormorò: “Ssss Silenzio. Stringimi e basta.”
Lui l’abbracciò.
“Mi sento strana a stare con lui.” Pensò la giovane serpeverde tenendo la testa appoggiata sul petto del giovane.

Harry si svegliò e istintivamente si mise gli occhiali che erano appoggiati sul comodino.
Subito guardò dall'altra parte del letto, come per paura di non trovare accanto a se Hermione addormentata, come se tutto quello che era successo ieri notte fosse stato un sogno.
Lei però non c'era.
Harry si guardò a intorno e vide di non trovarsi nella sua stanza, ma in quella di Hermione, e si girò nuovamente dall'altra parte, solo allora notò una busta sul cuscino, mentre prendeva la busta sentì il profumo dei capelli di Hermione.
Non era stato un sogno, e la scoperta lo fece sorridere ricordando la notte appena passata a stringere fra le braccia il suo amore.
Aperto il biglietto e lesse: “Sono andata a prendere qualcosa per fare colazione a letto. Ti amo Hermione” ma in fondo al biglietto c'era un PS: “Ho preso la tua camicia.”
Il mago sorrise nuovamente e rilesse più volte il biglietto, quel ti amo lo metteva di buon umore. Prese il libro della madre dal comodino, iniziò a sfogliarlo, trovandoci una scritta a pastello rosso: “La principessa di questa storia è una stupiddina non si salva da sola aspettta il principe” sotto c'era la firma: Harmony Granger. Dalla calligrafia e dagli errori sua figlia doveva avere circa sei o sette anni.
Intanto Hermione tornava dalla cucina dietro di lei c’era in aria a volteggiare un vassoio d’argento con sopra la colazione: due tazze di caffè, una brocca con il latte, del toast ben cotto, succo d’arancia e del burro salato di cui lei andava pazza. (Pure io by Dalastor).
La strega non riusciva a non pensare alla notte trascorsa con Harry, lui era stato molto dolce e passionale. Sorrise un po’ maliziosa, guardando il braccialetto che aveva al polso. I ciondoli erano molto belli e graziosi. “Forse è più un regalo per una ragazza adolescente che per una donna adulta, ma Harry non è mai stato bravo a scegliere i regali giusti, anche se i suoi regali non sono mai stati banali. Ok torniamo da lui adesso si sarà svegliato quel dormiglione.” Pensò e sorrise “Quante volte lo avrò svegliato alla Tana o Grimmauld Place o in sala comune, per quanto era anche molto bello vederlo dormire, proprio come sta mattina nel mio letto.” Ma un’idea prese forma nella sua mente “E se lui non ci fosse? Se fosse andato via come faceva dopo aver passato la notte insieme. Se fosse andato via senza dirmi nulla come l’allora? Quante volte l'ho visto lasciarmi sola; mentre facevo finta di dormire.”
Hermione alzò il passò sempre con il vassoio a seguirla, raggiunto il suo appartamento aprì la porta e disse ad alta voce: “Harry!! Harry ci sei? Dove sei?” e stava per correre per tutte le stanze. Quando lo sentì chiamarla: “Hermione, Hermione che c’è?” e lui era sul punto d’alzarsi dal letto, preoccupato temendo un attacco o chi sa che altro.
La strega entrò e gli butto le braccia al colo, per poi cadere entrambi sul letto.
“Hermione?! Cosa c’è? Che cosa è successo?” le domandò accarezzandole i capelli.
“Niente.” Sussurrò la strega tenendo nascosto lo sguardo, cosi che Harry non vedesse i suoi occhi pieni di lacrime “Temevo di non trovarti più.”
“E’ perché? Dove sai dovuto andare?” disse lui sorridendo, alzandole il viso e guardandola negli occhi “Te l’ho detto: io non vado da nessuna parte, non più. Non ti libererai facilmente di me, non questa volta, non andrò via e non permetterò che tu te ne vada. Tu e Harmony siete parte della mia vita adesso e non vi lascerò andare via. Ti amo Hermione e ti amerò per sempre.”
La strega vide negli occhi dell’uomo che amava quella stessa luce che aveva visto altre volte negli anni, nei molti anni quella luce non era cambiata, la luce di un anima coraggiosa e carismatica.
“Ho fame.” Disse Harry sorridente.
Hermione con un gesto della bacchetta fece fluttuare il vassoio della colazione dentro la camera da letto, questo poi atterò delicatamente sul letto vicino a Harry.
Lui lo guardò e disse: “Tutto perfetto, Deed fa sempre colazioni perfette. Caffè?”
“Sì, grazie. Deed ti è molto affezionata. Mi ha aiutato subito sapendo che la colazione era per te.”
Harry annuì dopo aver bevuto un sorso di caffè e disse: “Lei e Tobby mi hanno seguito ovunque, mi sono stati sempre accanto.”
“Pagandoli mi auguro!?”
“Pagarli?”
Lei lo guardò subito male.
“Hermione non vorrai ricominciare con il C.R.E.PA.. Sta nella natura degli elfi domestici servire.”
“Harry!!!” gridò la strega “Che discorsi sono questi!”
Il mago cercò di rimanere serio, ma poi scoppiò a ridere dicendo: “Ti ho fregato.” E imburrato un toast gli diede un morso. “Ho sempre dato loro uno stipendio, anche se dicevano che vedere il mondo era già una forma di pagamento.”
“Scemo.” Disse Hermione sorridendo e beve il caffè “Un po’ però sono gelosa di Deed.”
“Perché?”
“Lei ha viaggiato con te.”
“Rimedieremo. Sai lei ti conosce, le ho parlato tanto di te e nei momenti di sconforto quando mi sentivo solo o quando il frammento di Voldemort si faceva più forte dentro di me, Deed mi parlava di te, sapeva che il tuo ricordo mi dava la forza di rialzarmi.”
Parlarono molto mentre facevano colazioni, finito tutto Hermione con un colpo di bacchetta mandò il vassoio sul tavolo del soggiorno e poi rivolta a Harry disse: “Dovremo alzarci lo sai?” e lei stava per farlo, quando lui la prese per una mano.
“Perché mai, rimaniamo ancora un po’, magari per tutto il giorno o per due giorni.”
“Ah si? A fare cosa?”
Il mago sorrise in modo malizioso.
“Harry!!” esclamò Hermione.
Lui la tirò a se, e lei gli cadde addosso. Erano vicini, molto vicini.
“Sai mi piace che tu porti una mia camicia ti da un aria così sexy.” Sussurrò apprendo i bottoni, lei era rossa in viso “Ma mi piacerai di più quando te l’avrò tolta.”
Hermione sorrise, mentre lui apriva altri due bottoni.
“Harry?”
“Sì.” Sussurrò lui.
“Ti spiace se parliamo?”
Il mago la guardò con un po’ deluso e disse: “Un po’ mi spiace, ma dimmi.”
“Harmony.”
“Harmony?”
“Dovremo dirle qualcosa. Dirle cosa sta succedendo fra noi.”
“Dopo il ballo di ieri notte, dopo che siamo spariti per tutto il tempo della festa, credo che abbia capito da sola.”
“Harry! Dobbiamo essere noi a parlarle.”

Harmony entrò negli appartamenti e subito si diresse della stanza da letto della madre, era una loro tradizione quella di aprire insieme i regali la mattina di Natale.
Aperta la porta la ragazza vide i suoi due genitori sdraiati nel letto.
Tutti e tre rimasero congelati, incapaci di muoversi o di parlare. Harmony rimase impalata e sussurrò un semplice: “Scusatemi.” Richiudendo la porta dietro di se e scappando via.
Hermione si precipitò fuori dal letto gridando: “Harmony aspetta.” Poi rivolgendosi a Harry “Avanti dobbiamo pur dirgli qualcosa.”
“Sì.” Disse Harry alzandosi “Ma dovremo vestirci prima a meno che non vuoi che tutta la scuola sappia, o che ci vedano nudi per i corridoi.”
“Miseriaccia.” Esclamò Hermione prendendo i vestiti. “La ragazza sarà rimasta sconvolta.”
Harry scoppio a ridere e disse: “Di quale figlia stai parlando. Sospetto che niente possà sconvolgere Harmony.”
“Harry vuoi muoverti.” Disse Hermione mentre guardava sul pavimento alla ricerca di qualcosa “Hai visto il mio reggiseno?”
“Sì, pende dall’armadio.” Rispose Harry.
“Come Merlino ha fatto ad arrivare là sopra?”
“Ehi non chiederlo a me, tu l’ha lanciato.”
Hermione prese la bacchetta e la puntò contro l’indumento intimo dicendo: “Accio reggiseno.” E questo volò nella mano sua.
“Calmati un po’ Hermione, metti giù la bacchetta prima di fare danni.”
“Calmarmi. Tu dici di calmarmi.”
Harry le s’avvicinò e dopo averle accarezzato il viso, la baciò.
“Harmony non è stupida, l’hai cresciuta bene, anzi benissimo. Lei immagina cosa c’è fra noi, e tempo fa mi ha anche detto che voleva rivederci insieme.”
“Non me l’ha mai detto.” Sussurrò la strega.
“Forse non voleva farti sentire in colpa.”
“Adesso che facciamo?”
“Dobbiamo solo parlare con lei, solo questo Hermione. Abbiamo una figlia fantastica, diamole fiducia.”

Harmony stava tornando alla sua sala comune pensando a cosa aveva appena visto incontrò Tibby, con addosso ancora il vestito del ballo. La rossa vide l’amica un po’ strana e le domandò: “Cosa è successo?” dandole una pacca sulle spalle.
“Credo... Credo d'aver beccato i miei genitori che stavano per fare sesso.” Sussurrò Harmony.
“Ah, a me succedeva molto spesso.”
“Zio Ron e Luna...”
“Continuamente, non facevano altro che pomiciare, un vero incubo.”
“Non dovrebbero essere più discreti. Sono dei genitori, e sono degli adulti.” disse Harmony.
“Non so che dirti, ragazza. Benvenuta nel club.” Disse l’amica ridendo.
“Tibby che fine hai fatto poi ieri sera?”
“Io?”
“Devo immaginare che la tua sia stata una buona serata?” disse Harmony con un sorriso malizioso.
“Ehm sì, abbiamo parlato per tutta la notte, io e… Herman. E’ stato molto dolce. A un tratto mi sono addormentata tenendo la mia testa sul suo petto. Lui non si è mosso per non svegliarmi, ed è rimasto in quel modo fino a poco fa.”
“Mi sa che il ragazzo è proprio cotto, l'hai stregato, piccola.” disse sorridendo Harmony e subito dopo le due streghe si diedero il cinque.
“Ma c'è un problema Harmony.” disse un po’ triste Tibby.
“Più di beccare i tuoi a...” rispose l'amica, ma visto che l’amica era seria “Che c’è? Forse perchè non sei più?”
“No, ma che dici.” Esclamò Tibby “E che non so se lo amo.”
“Non è che sei innamorata di Parkinson?”
“La scena dei tuoi che si danno da fare ti ha procurato uno shock?” domandò Tibby schezando.
“Parla Weasley!!”
“Herman è dolce, ma non so cosa provo, secondo te è normale?”
“Non lo so. Un attimo, mio padre e mia madre sono stati amici per anni senza rendersi conto di cosa provavano. Io sono stata vicino a Tim senza accorgermi d'amarlo.”
“Che vuoi dire?”
“L’amore forse non è un sentimento stravolgente che ti trasforma e ti sconvolge, o meglio non è solo questo, è anche stare bene insieme, vivere una bella storia senza troppi giochetti e congetture.”
“Ora due sono le cose o tu non hai quattordici anni perchè hai vissuto troppo con tua madre, e dubito che Hermione sia mai stata davvero adolescente, da quello che dice mio padre.”
“O?” disse Harmony.
“O sei uscita da uno di quei vecchissimi telefilm anni 90 tipo Dawson's Creek e O.C.”

Maria Fleed era in attesa con un pacco davanti alla porta di Serpeverde, che il suo nuovo ragazzo uscisse. Il ballo di ieri era stato bellissimo una favola, Acrux si era dimostrato un abile ballerino e un cavaliere attento a ogni suo desiderio, avevano ballato tantissimo soprattutto al inizio con il balli da sala, che trovavano entrambi più coinvolgenti e romantici dei frenetici balli con le musiche delle KS. Mentre danzavano alla ragazza le sembrava che tutta la sala fosse deserta, che fosse solo per loro.
Dopo le canzoni d’apertura Acrux le aveva chiesto di uscire un po’, e la ragazza fu contenta di rispondere di sì.
Fuori le disse: “Maria sono stato benissimo fin’ora…”
“Ma…” disse lei con aria triste.
“Come ma?”
“C’è sempre un ma, Acrux.” Disse la ragazza tristemente.
“Non c’è nessun ma, solo una domanda. Lo so che è presto, lo so che può sembrare assurdo, vorresti tentare una storia con me?”
“Come scusa, mi stai chiedendo quello che penso?”
“Ehm sì, vuoi diventare la mia ragazza? Puoi amare un cretino come me?”
“Oh Merlino, ma sei sicuro di volere proprio me.”
“Direi di sì, ma forse è tutto troppo alla svelta, ma io sono sempre stato un tipo un po’ istinto. Ma se non mi ami, non fa niente abbiamo passato una bella serata, ma devi sapere che io non molo facilmente una mia preda, non che tu sei una preda. Ehm... sono un po’ confuso forse la burrobirra.”
“Lo sai che sei adorabile così confuso, Acrux Malfoy?”
“Io mi trovò un po’ stupido, ma ok, allora?”
“mmm ci dovrei pensare su, puoi farmi un favore…”
“Di lasciarti stare tranquilla certo.” Disse il serpeverde un po’ demoralizzato.
“No, dovresti fare un respiro profondo.”
“Come? Perché?”
La ragazza lo guardò con un sorriso malizioso e poi lo baciò prendendogli il viso fra le mani, poi a fior di labbra gli disse “Ok sarò la tua ragazza.”
Lui la strinse a se, baciandola con più passione.

“Ciao, sono contento che tu sia qui.” disse Acrux, riportandola al presente.
Lei gli sorrise.
Il giovane serpeverde era in compagnia di Herman, ma non si fece problemi a dare un fugace bacio alla sua nuova ragazza.
“Allo come mai da queste parti, Fleed?” domandò Acrux.
“Sono qui per darti il tuo regalo.”
“Ehm, ci si vede dopo alla Tana, amico.” Disse Herman stringendogli la mano all’amico e aggiungendo: “Ora vado a far visita a tua cugina Tibby e spero d’essere fortunato come te. Auguri Fleed.”
“Ciao, Herman.” rispose Acrux continuando a tenere Maria davanti a se.
“Grazie Zabini e auguri anche a te.” Rispose la ragazza, e diede al giovane mago uno strano pacco lungo e stretto avvolto in un panno nero e chiuso da un pezzo di stofa bianca.
Il giovane mago lo prese sentendo che era pesate, poi sorrise e disse entusiasta: “Non può essere. Non mi dire che mi hai regalato… Oh Merlino.”
Maria sorrideva felice vedendolo così contento e lo incitava: “Avanti che aspetti aprila.”
“Non può essere. Sei matto, non puoi.” Disse il ragazzo emozionato sciolse il nodo e fece cadere a terra la stoffa, così tra le mani si ritrovò una spada.
“Mamma mia!! E’ bellissima. Ed è mia?”
“E di chi altro?”
Lui la guardò, l’arma era ancora nel suo foderò, il manico era d’argento con incastonati degli smeraldi di un verde molto scuro.
“Ma è, è simile alla…” cercò di dire Acrux.
“Sì, è uguale alla spada della tua famiglia, quella che brandiva tuo nonno. Perché non la sguaini?”
Il serpeverde estrasse la lama dal foderò, questa brillava di una luce argentea, era fatta in Gren.
Acrux la guardò, osservando il suo riflesso sulla lama. Maria si avvicinò mettendosi al suo fianco e gli disse: “Mio fratello mi ha scritto dicendomi che è la copia esatta di quella che apparteneva alla tua famiglia, la lama è una lega purissima di Gren pura quasi quanto quelle di griffondoro e corvonero, è stata ripiegata cinquecento volte, ed è attiva verso gli incantesimi del gelo.”
“Acrux!!” si sentì la voce di Draco.
“Oh ciao papà. Hai visto cosa mi ha regalato Maria.” Disse il giovane mago.
Draco si avvicinò e guadò l’arma nelle mani del figlio.
La spada dei Malfoy era andata perduta in una delle prime battaglie della guerra magica, la battaglia di King Cross. Impugnata da Lucius, la lama fu ridotta in polvere da David con la spada di Corvonero.
“Posso vederla?” domandò Draco.
“Certo papà.” Rispose il figlio dandogli la spada.
Guardò l’arma e sussurrò: “Splendida. Del tutto uguale all’originale.” E fecce un affondò, la lama risuonò tagliando l’aria.
“Un bilanciamento perfetto.” Mormorò tra se, poi rivolgendosi a Maria “La tua famiglia si dimostra sempre la migliore nella costruzione delle lame in Gren.”
“Grazie professore.” Disse la ragazza arrossendo.
“Acrux, è un regalo importante abbine cura, sono sicuro che un giorno quest’arma potrà anche salvarti la vita, non che darti vittorie e glorie in battaglia.” Disse Draco sorridendo e restituendo la spada al figlio.

Dopo qualche ora Harry andò nella sala comune di Grifondoro, e trovata Harmony le domandò: “Ti va di fare una passeggiata in riva al lago?”
La ragazza sorrise e annuendo rispose: “Ottima idea.”
Arrivati in riva al lago nero iniziarono a camminare sul sentiero.
“Ehm, allora.” Iniziò a dire Harry in modo imbarazzato “A proposito di quello che hai visto questa mattina.”
Harmony sorrise e disse: “Sì, continua devo sapere qualche cosa?”
“Sì, amo tua madre e ho intenzioni molto serie.”
“Quanto serie?”
“Molto serie.” Rispose Harry.
“No, perché non ci piace essere deluse.”
Il mago sorrise e disse: “Ok lo terrò a mente. Tu e lei siete simili lo sai?”
“Sì e ne vado piuttosto fiera. Ah Harry, avrei qualche domanda da farti.”
“Dimmi?”
“Come nascono i bambini?” domandò ridendo la giovane strega.
“Somiglierai pure a tua madre, ma il senso del umorismo l’hai preso da me.”
“E io che pensavo d’averlo preso dallo zio Ron.”
“Sì come no.” Disse Harry stringendola a se, dandogli un bacio fra i capelli neri, mentre la figlia rideva.
Continuarono a passeggiare ridendo e scherzando, poi a un tratto Harry prese dalla tasca un pacchettino molto piccolo, lo ingrandì con la bacchetta e lo diede alla ragazza dicendo: “Questo è il mio regalo di natale per te, spero che ti piaccia.”
“Mi hai fatto un regalo, che bello.” Disse la ragazza saltando dalla gioia.
“Devo rifarmi dei tanti Natali e compleanni persi.”
Harmony aprì il regalo strappando la carta regalo e scoprendo una scatola bianca dentro c’era una maglietta a strisce rosse e nera, la strega la prese per le spalle e la guardò e disse: “Non può essere. Questa è?” e la giro guardando il retro e leggendo il nome Potter “Questa è la maglia che hai indossato durante il torneo tre maghi.”
“Proprio così.”
“E la vuoi regalare a me?”
“Certo, credo che ti poterà fortuna.”
La ragazza si tolse la giacca pesate e la indossò sopra la felpa, le stava un po’ grande.
“Cavolo è troppo larga, ma Hermione saprà adattarla.”
“No.” Disse Harmony guardandosela addosso “La lascerò così, ti spiace se la metto per la prima partita di quidicth.”
“Ne sarò onorato. Adesso rimettiti la giacca prima che ti prenda un raffredore.”
Tolta la maglia del torneo, la ragazza si rimise la giacca, e disse: “Tornando a stamattina.”
“Sì?”
“Non è che tu e mammy mi fareste un fratellino?”
“Ah, razza di furbastra.” Rispose Harry ridendo abbracciandola.
“Harry ora dovrei andare, ho appuntamento con il tuo allievo preferito.”
“Ok, vai pure fai gli auguri da parte mia a Tim.”
La ragazza corse via, lasciando Harry in riva al lago, poco dopo sentì dei passi avvicinarsi dalla foresta proibita, era David riemerso dalla boscaglia.
“Hai fatto visita ai centauri?” domandò Harry.
“Sì, Florenzio ti saluta, gli è nato un altro puledro con la moglie più giovane.”
“Ma quante mogli ha? Ne aveva tre ai tempi della guerra. Ricordi Gea, David?”
David abbassò lo sguardo e rispose: “Come potrei dimenticarla, si è sacrifica per salvare trentacinque bambini maghi e centauri. Grazie a quel gesto i centauri lasciarono la loro neutralità scendendo in battaglia al nostro fianco, senza di loro questa scuola non esisterebbe più.”
“Già, ma non dimenticherò mai le lacrime di Florenzio, mentre stringeva Gea ferita e intossicata da quella pozione.”
I due maghi respirarono profondamente, ricordandovano molto bene quei momenti, come Gea forse sotto shock, continuava a chiedere se era riuscita a salvare i piccoli, e poi la disperazione di Florenzio che non voleva separassi dal corpo dell’amata, tanto da dover far intervenire Hadrig, poi David si era preoccupato di svolgere i rito funebre secondo le tradizioni dei centauri.
“Florenzio mi ha chiesto se possiamo ammettere Chirone qui a scuola?” domandò David.
Harry annuì e guardò la scuola.
“Non è giusto, David.” Disse “Quanti non maghi hanno dato la vita per difendere questa scuola e non hanno uno straccio di riconoscimento. Per quanto possiamo dire siamo rimasti una società chiusa dove i mangiamorte trovano terreno fertile. Dannazione!!” poi guardò l’immortale e continuò: “Cambierà mai veramente qualcosa? Cambieremo mai tutto questo?”
David accennò un sorriso e rispose: “Forse no, ma in realtà Harry, a me basta raddrizzare il mondo per evitare che cada. Cambiare le cose è un lavoro da politici e penso che ne' io ne' te siamo fatti per fare quel genere di cose.”
“ Cambiando argomento. Che fai oggi a pranzo David?” domandò Harry, mentre tornavano alla scuola.
“Niente, starò qui a fare la guardia. Laura sta dormendo il suo sonno mensile.” Rispose camminando a fianco all’amico.
“Perché non vieni con noi alla Tana? Ci saranno tutti.”
“Lo sai che la signora Weasley, non mi vuole a casa sua e non posso dargli torto.” Anche se David era andato a chiedere consiglio su cosa fare quando si scoprì della figlia di Voldemort.
“Penso che dovresti smetterla di darti la colpa di tutto, Charlie era abbastanza grande da sapere quello che faceva. E’morto combattendo per quello in cui credeva.”

Tibby si trovava sola nella stanza delle necessità, aveva chiesto il permesso a Harry per allenarsi prima di partire per la tana dove si sarebbe svolto il pranzo di natale. La ragazza si esercitava con il tiro con l’arco, cercando di colpire un bersaglio a circa venti metri.
La giovane strega era così concentrata da non s’accorsi che qualcuno era entrato e la stava osservando. Tibby scagliò la freccia centrando il bersaglio, subito dopo sentì un sibilo e un’altra freccia colpì quella della ragazza aprendola in due.
Tibby quasi non credeva ai suoi occhi, si voltò vedendo sua madre sorridente abbassare il suo arco d’argento.
“Mamma hai fatto un centro magnifico.” Esclamò la figlia.
“Grazie Tibby.” Disse Luna avvicinandosi “Non sapevo che tu avessi imparato a usare un arco magico? Perché non me lo hai detto?”
“Non sono ancora molto brava, non brava come te.”
“Io invece credo che tu lo sia, io alla tua età non avrei saputo neanche da che parte cominciare.”
“E’ merito di Hermione mi ha aiutato quest’estate alla tana.” Rispose la figlia. “Perché da queste parti mamma?”
“No, niente ti ho portato il tuo regalo di natale.”
“Ah e cos’è?” domandò la ragazza al settimo cielo.
“Ecco.” Rispose Luna tirando fuori dalla tasca un anello.
“Oh Merlino!! E’ quello che penso?”
“Credo di sì, è un anello per arco d’argento. E’ molto più potente di un normale arco magico, e si evoca più velocemente. Vuoi provare?”
“Sì, certo.” Rispose Tibby indossando l’anello.
Le sue streghe evocarono i loro archi, che scaturirono sotto forma di una nuova di luce dorata dalla pietra dell’anello, l’arma comparve nelle loro mani e dopo essersi guardate sorridendo, puntarono l’arco contro il bersagli scagliando le frecce, entrambe fecero centro perfetto.
“Ottimo lancio, Tibby.”
“Grazie mamma.”

Verso mezzogiorno tutti si trovarono alla tana, c’era tutto l’ordine, l’ES, i Marauders di Rigel, e alcuni membri Young Phenix.
Remus, parlava con Tonks, e con il figlio James, Rigel discuteva ridendo con Alastor. Draco era coinvolto in una discussione sul Quiddicth tra Blaise e Ron. Kingsley Shacklebolt rideva a una battuta di Fred, e George. I ragazzi più giovani erano fuori a sorvegliare i bambini più piccoli.
Harry, Hermione entrarono salutando molta gente, erano arrivati insieme proprio per fare capire che erano una coppia, e la cosa piaceva a tutti.
Dopo l’entrata dei suoi migliori amici, Ron andò in cucina a chiamare sua madre indaffarata a preparare il pranzo aiutata da Ginevra, Luna, Emily.
“Mamma sono arrivati.” Disse Ron “Mi hai detto di chiamarti.”
“Sì, certo.” Disse Molly asciugandosi le mani nelle grembiule.
L’anziana strega uscì dalla porta della cucina, superando il figlio minore, per arrivare poi al soggiorno.
Ron raramente aveva visto sua madre tanto seria.
Molly entrò nella stanza e non appena fu vista, il brusio allegro si zittì. La strega e Harry si guardarono, e lui era al fianco di Hermione, e si vedeva che era un po’ impacciato.
Se c’era stata una persona che aveva sofferto maggiormente per loro sparizione era stata Molly, per lei era come se aveva perso altri due figli, in particolar modo la fuga di Harry, l’aveva turbata.
Molly s’avvicinò, osservò il ragazzo vedendo come fosse diventato un uomo e nel vederlo accanto a Hermione, l’anziana strega divenne molto felice.
“Signora Weasley.” Sussurrò lui.
“Harry.” Disse con voce strozzata la donna “Harry ben tornato a casa, ben tornato alla Tana.” E l’abbracciò.
La strega pianse coinvolgendo anche alcuni ospiti.
“Harry, io adesso tornò in cucina altrimenti niente pranzo, ma c’è un maglione per te e uno per Hermione e anche per Harmony.”
“Grazie, ne sono molto felice. Posso darle una mano?” disse lui con gli occhi rossi per la comozione.
“Si vede che tu non sei uno dei miei ragazzi.” Disse Molly sorridendo.
“Ehi mamma ti abbiamo sentito.” Esclamò Ron dietro la strega, in compagnia di Fred e George.
Molly tornò in cucina lasciando Harry in compagnia degli altri, l’anziana strega in cucina iniziò a piangere.
“Molly, tutto bene?” le domandò sussurrando Luna avvicinandosi.
“Sì, ora sì, ragazza mia. Oggi è tornato un membro della nostra famiglia. Quanto vorrei che Arthur e Charlie fossero qui. Scusami Luna vado un po’ fuori.”
Di là intanto faceva il suo ingresso David, il mago era un po’ confuso e imbarazzato.
“Fred hai visto? E’ arrivato pure David.” Disse George
“Dove?” domandò il gemello
“Eccolo là, non lo vedi?”
“Oh Merlino, ma da quanto che non veniva più qui?” domandò Fred.
“Dal funerale di nostro padre.” Rispose George
“No, ti sbagli è venuto solo in chiesa, è dalla morte di Charlie che non viene qui.” disse Fred.
“Fred ciao.” Disse Luc, il mago appena arrivato. Luc era il compagno di George.
“Ciao Luc.” Disse Fred, continuando a guardare David.
“Buon Natale, Luc.” Continuò Fred.
“Si può sapere chi guardate con tanto interresse? Devo essere geloso George.”
“Non essere ridicolo stiamo guardando David Giles.”
“Allora forse un po’ geloso devo esserlo, per quanto Giles è un uomo molto affascinate, ma decisamente etero.”
I tre iniziarono a ridere.
“Mi spiegate perché tanto interesse nei confronti di Giles?” domandò Luc.
“Vedi era dalla guerra che non veniva più qui.” rispose George.
“Incredibile c’è David?” Disse Ron arrivando con Bill.
“Sì, ne stavamo giusto parlando.”
“Mamma lo sa?” domandò Ron.
“No, ma lo saprà presto.” Disse Fred.
“Ragazzi prima o poi dovremo dirgli la verità, la verità sulla morte di Charlie e sul fatto che David ha rischiato molto per recuperare il suo corpo.”
“Cosa?!” disse ad alta voce Molly dietro di loro. “Cosa ha fatto Giles?”
“Mamma!” esclamarono tutti insieme i fratelli.
Per quanto tutti i fratelli Weasley, compreso Luc, fossero stati degli Auror, Molly riusciva sempre a prenderli di sorpresa, come fossero ancora dei bambini.
“Adesso ragazzi raccontatemi tutta la verità e non ci credo che voi mi abbiate mentito per così tanto tempo. Come è morto veramente vostro fratello e cosa ha fatto David Giles?”
“Vedi, mamma…” Disse Bill.
“Niente vedi mamma, Bill. Ditemi come stano le cose. Ronald parla tu, sono sicura che tu ne sai più degli altri.”
“Allora mamma, è stato David ha chiederci di mantenere il segreto.” Disse Ron sospirando e guadando la madre “Dei mangiamorte avevano rapito dei babbani per usarli come scudi umani, tra loro c’erano anche donne e bambine, ma il ministero non considerava l’obiettivo strategicamente importante, e non fu dato a David la possibilità di intervenire. Io, Bill, e Charlie lo abbiamo visto uscire dal ministero molto arrabbiato faceva quasi paura. Ci siamo avvicinati per primi, ma nel sentire cosa avevano fatto tutti noi abbiamo sentito crescere la rabbia.”
“Charlie cosa ha fatto?” domandò Molly.
“Lo conoscevi mamma, non era il tipo che poteva permettere che delle persone innocenti potessero soffrire. Tu e papà ci avete cresciuti in un certo modo. Dopo lo sfogo David se ne andò, ma lui lo raggiunse, i due parlarono per un po’.”
“Questo lo sapevo.” Disse freddamente Molly “Mi avete detto che fu David a convincere Charlie a partecipare a quella operazione.”
“Mamma.” Disse Bill “Non fu lui, è stato Charlie a insistere per fare qualcosa. All'inizio tutto andò per il meglio erano riusciti a far scappare molti babbani, ma quando ormai ne restavano pochi, i mangiamorte arrivarono in massa. Giles ordinò la ritirata, ma Charlie voleva salvarli tutti, e tornò indietro. Si trovò sotto il fuoco nemico… e fu colpito da una maledizione. Mamma i mangiamorte non avevano alcun rispetto per i corpi dei nemici uccisi, ne facevano dei trofei o li trasformavano in inferi. David non avrebbe mai lasciato che…”
Delle lacrime solcarono il viso di Molly e disse: “Perché non mi avete mai detto la verità? Ho dato la colpa della morte di uno dei miei figli a un uomo innocente. Perché?”
“Lui si sentiva in colpa, e poi l’operazione non era ufficiale, Charlie non avrebbe avuto un funerale auror nonostante fosse un eroe, e gli altri sarebbero stati portati davanti a una corte marziale.” Disse Ron “David preferì si prendersi la responsabilità.”
“Perché non me l’ho avete detto?”
“Noi avremo voluto, ma tu eri distrutta mamma.” Sussurrò Fred.
“Avete lasciato che io per tutti questi anni diedi la colpa a un innocente.” Disse Molly gridando, tanto che tutta la sala si voltò.
“Lui pensava che dando la colpa a qualcuno avresti potuto andare avanti.” Sussurrò Ron.
Molly si avvicinò a David. Il mago aveva gli occhi bassi, era rigido come un pezzo di legno.
La strega sempre con le lacrime agli occhi, in silenzio lo abbracciò.
“Mi perdoni signora Weasley.” Sussurrò il mago. “Non sono riuscito…”
“Lo so, so tutto. Tu devi perdonare me. Buon natale David, grazie di tutto e benvenuto in casa mia.”
Hermione era vicino a David e giurò d’aver visto un piccola lacrima farsi strada attraverso il viso del freddo mago immortale.
Il pranzo fu un vero successo, nonostante ci fu un po’ di maretta quando gli uomini iniziarono a parlare di politica e di Quidditch.
David, Harry ed Hermione erano gli eroi per i bambini, soprattutto il mago immortale. Harmony intanto teneva fra le braccia il piccolo Harry, il fratellino di Tibby.
“Non mi sembra vero d’essere tornato qui.” disse Harry a Hermione. “Ti va di fare quattro passi fuori?”
“Sì.” Rispose lei.
I due uscirono, e superato il cortile e si trovarono nella più tipica campagna inglese e iniziando a percorre la strada verso destra, e raggiunsero una panca di legno.
“La ricordi, Hermione?”
“Come potrei dimenticarla. Noi ci sedevamo qui, mentre Ron stava a terra vicino a te, passavamo notti intere a parlare e a guardare le stelle.”
“Era molto bello, ridevamo e scherzavamo molto. Era il tempo in cui tu non eri ancora una ragazza.”
“Ehi sono sempre stata una ragazza. Solo che voi non ve ne rendevate conto.” Disse lei con uno dei soliti sguardi hermionesci, che lo faceva impazzire fin da bambino.
“Quello che volevo dire…”
“Sì, avanti signor Potter continui.”
“Volevo dire che non eri ancora così bella.” Disse lui, ma dallo sguardo della strega capì d’aver scelto male le parole.
“Vuoi dire Harry James Potter che da bambina non ero bella?”
“No, assolutamente no. Quello che volevo dire era che non era ancora il tempo in cui io e Ron eravamo innamorati di te. A un certo punto iniziai a sentire che Ron era di troppo fra noi o io ero quello di troppo.”
“Ora non sei più di troppo, non sei mai stato di troppo.” Gli sussurrò Hermione “E ora non c’è nessuno fra noi.”
Harry le diede un bacio molto passionale e poi le disse: “Hai idea di quanto io desiderasi baciarti qui?”
“Bene hai realizzato il sogno.” Disse lei sorridendo, guadandolo negli occhi.
Rimasero in silenzio per un po’, e poi Hermione disse: “E’ incredibile che questo posto sia rimasto sempre lo stesso.”
“E’ la capacità della natura e degli esseri umani di riprendersi da ogni cosa anche dalla guerra.” Disse il mago.
“Che vuoi dire Harry?” domandò la strega.
“Ah sì tu non c’eri, la tana è quasi stata distrutta. Fu attaccata da un gruppo di Troll dopo poco la tua partenza. A guerra finita è stata ricostruita con l’aiuto di tutti, a quanto pare mancavamo solo io, te e David.”
“Sono contenta di non averla vista in quello stato.”
“Sai Hermione fu in quel momento che mi accorsi di quanto io fossi cambiato. Dopo l’attacco quando siamo venuti qui. Io disse a Molly e agli altri Weasley che gli avremo vendicati, mentre Ron disse che l’avrebbero ricostruita più bella di prima.”
“Harry.”
“Sono felice d’essere tornato qui con te e con Harmony. A proposito ecco nostra figlia che sta arrivando.”
“Posso parlarvi?” domandò Harmony avvicinandosi. “Posso anche passare più tardi.”
“No, Harmony.” Disse dolcemente Harry “Vado via io, così potete parlare dei vostri discorsi madre figlia o donna a donna da sole.” E il mago s’alzò.
“No, Harry, vorrei che tu restasi.” Disse la giovane strega sedendosi, e sospirò.
Harry si appoggio allo steccato, e insieme a Hermione notò che qualcosa non andava nella figlia.
“Cosa c’è, tesoro?” domandò la strega.
“Mammy, riguarda Tim.” Disse lei sospirando “Cosa sapete della sua famiglia?”
“Non molto, so solo che Priss delle Knight Sabers è sua sorella. Harmony cosa c’è che ti preoccupa?” domandò il mago.
“Suo padre sta morendo.” sussurrò la ragazza “E lui non vuole vederlo.”
“Harmony…” esclamò Hermione stupefatta.
“Perché non vuole vedere il padre?” domandò Harry in modo inespressivo e freddo.
“Tra lui e Tim le cose non sono tranquille, suo padre lo ha trattato molto male in passato solo perché era un mago.”
A sentire quelle parole Harry s’irrigidì, Harmony non lo notò al contrario Hermione, che lo capì subito, anche se il suo volto non aveva cambiato espressione, lei vide dei lampi di rabbia e di odio attraversare quei occhi verdi.
Hermione sapeva che stava pensando alla sua infanzia con i Dursley.
“Spiegati meglio?.” Domandò Harry.
“Suo padre è un pastore protestante.”
I due genitori si guardarono e scese una strana atmosfera, l’aria si tagliava con un coltello.
Harry respiro profondamente e sussurrò: “E’ una brutta storia…”
“Mi dite che c’è?” domandò alzando la voce la giovane strega.
“Se abbiamo ragione centra con uno capitoli più brutti della guerra.” Disse Hermione “Come sai tra noi maghi e le religioni ufficiali non ha mai corso buon sangue. Hanno sempre considerato la magia una minaccia. Durante la guerra ingannati dai mangiamorte molti hanno creduto che fossimo noi le forze del male, ci hanno attaccato in tutti i modi. Quando si sono resi conto dell’errore i mangiamorte li hanno sterminati.”
“Stupidi ignorante e arroganti…” sussurrò Harry.
“Non ne sapevo niente.” Disse Harmony.
“La cosa non è scritta sui libri di storia, piccola. Sicuramente il padre di Tim è uno di quelli con idee molto chiuse.”
“Se ho capito il tipo, mi chiedo come abbia fatto ad avere come figlio come Tim.” Disse Harry.
“Harmony chi è la madre di Tim?” domandò Hermione.
“Mammy da quello che mi detto Priss, è una mangiamorte.”
“Cosa?” esclamò Harry “Chi è?”
“Calmati.” Disse con voce ferma e calma Hermione.
Harmony non aveva mai visto Harry così agitato.
“A parte la madre. Io non so cosa devo fare, Priss mi ha chiesto di cercare di convincerlo ad andare dal padre. Ma non so se è giusto che io mi intrometta e non so neanche cosa dovrei dire o fare per convincerlo.”
“Io penso, Harmony che Tim dovrebbe andarci.” Rispose Harry “E che nessuna a parte te può convincerlo, anche perché nessuno può convincere qualcuno come voi Granger. Quel ragazzo debba avere la possibilità di poter parlare, di potersi riavvicinare a suo padre prima che fosse troppo tardi. Ancora oggi io mi chiedo che tipo d’uomo fosse mio padre, e darei tutto per poterci parlare anche solo per un attimo.”
Hermione guardò Harry con dolcezza e disse: “Io sono convinta che tuo padre ovunque sia è fiero di te, come lo sono io.”
“Grazie, Hermione, anch’io la penso, come io sono fiero della nostra Harmony.”
Quelle parole riempirono di felicità il cuore della ragazza, ma anche la fecero arrossire, che guardò i genitori, e le sembrò che emanassero un’energia calda, forte e dolce.
“Ho deciso voglio parlare con Tim. Grazie di tutto.”
“E di cosa? E’ il nostro lavoro darti dei consigli e volerti bene.” disse Hermione.
“Io sono stata fortunata ad aver voi, e a poter incontrare te, Harry. Ho deciso che parlerò con Tim, penso che sia giusto, soprattutto per lui.”
“Sì” disse Harry annuendo “Il tuo ragazzo ha una ferita al cuore, una ferita di odio che può trasformarlo.”
“Ho capito, Harry, grazie. Ora vado.”
Il mago sorrise.
“Ciao mammy.” E andò via tornando alla tana.
“Ma guarda e tu dicevi di non sapere da che parte iniziare a fare il padre.” Disse Hermione.
“Ho solo detto quello che mi sembrava più giusto, ho cercato di pensare a cosa avrebbero detto Silente, il signor Weasley, e Sirius.” Disse Harry verso Hermione.
Lei l’abbracciò e poi gli disse: “Sei stato straordinario. Ma è anche bello vedere che il vecchio Harry esiste ancora dentro di te, lo stesso Harry che non resiste davanti alle ingiustizie e alle sofferenze degli altri.”
“Se quel ragazzo è esistito, è perchè ha incontrato una certa strega, che cercava di cambiare il mondo e che ha creduto in lui, prima di se stesso.” Sorride “Ehi anche in te c'è la ragazzina del C.R.E.P.A., la dolce so tutto io, mi piace quando gli dai la libera uscita, mi ricordo perché ti amavo.”
“Potter ti stai trattenendo non è vero...” disse Hermione “Avanti vai a ruota libera sul padre di Tim.”
“Dio lo prenderei a sberle, altro che malato terminale, lo prenderei a pugni fino a fargli sputare tutti i denti. Tim è un bravo ragazzo.”
“Che ti somiglia molto, dai signor Potter ammettilo ti piace.”
Harry sorride e disse: “E' fastidioso che a volte che tu riesci a leggermi così bene. Mentre io non riesco sempre a vederti dentro, Hermione.”
La strega gli sorrise e disse: “Tu mi conosci meglio di chiunque altro, Harry. Diciamo al 80%, ma una ragazza deve sempre avere dei segreti, fa parte del gioco.”

Il giorno dopo Harmony incontrò Tim, i ragazzi sarebbero andati come programmato a Hogsmeade per un appuntamento romantico, ma anche per alcuni acquisti. Harmony voleva vedere i nuovi di libri, mentre Tim voleva comprare del nuovo lucido per manici di scope, e aveva bisogno di qualche nuova maglietta. Il ragazzo odiava comprare abbigliamento, ma Harmony avrebbe reso la cosa divertente. I due camminavano per il sentiero che portava al villaggio, il giovane mago teneva una mano sulla spalla della ragazza.
“Tim posso chiederti una cosa?” domandò piano la giovane strega.
“Sì, certo.” Rispose lui, notando che qualcosa turbava la ragazza.
“Ma non ti arrabbiare.”
“Ok, ma dimmi Harmony cosa c’è?”
“Tim, so di tuo padre.” Disse lei fermandosi.
Il ragazzo si arresto, la sua espressione diventò indecifrabile, respirò profondamente e disse: “Priss! Te ne ha parlato lei, giusto?”
“Ehm sì.”
“Maledizione pure questo... Harmony io…”
“Tim, perché non vai ha trovarlo è tuo padre.”
“Dannazione.” Esclamò lui.
“Avresti voluto che io non lo sapessi?
“No, non è questo. E’ una parte della mia vita che non mi piace. Io vorrei dimenticarlo come se non esistesse.”
“Tim è tuo padre e sta morendo.”
“Lo so.” Rispose sussurrando lui e abbassando lo sguardo. “Lui non è mio padre, Harmony, è l’uomo che ha semplicemente messo incinta mia madre, è come se si trovasse da quelle parti quel giorno.”
“Io potrei dire lo stesso di Harry?” disse la ragazza facendo alzare il viso al proprio ragazzo.
“Il professor Potter ti vuole bene, ti vuole bene come è giusto che sia. Io per mio padre sono sempre è solo stato uno scarto umano, un mostro, un essere indegno. Porco diavolo vorrei sapere quando è successo che quel bastardo ha smesso di amarci.”
Harmony aveva visto Tim così in colera solo per la morte di Robin, ma sembrava che la rabbia questa volta fosse ancora più profonda e covata nel tempo.
“Harmony non voglio parlare mai più di lui, per favore.”
“Tim forse dovresti andare a trovarlo.”
Lui non rispose.
“Ho solo paura per te, forse un giorno potresti pentirti della tua scelta.”
“Basta, Harmony non voglio più parlarne, e non voglio litigare per questo?” gridò lui.
“No, invece io voglio parlarne. Voglio che mi parli di cosa provi, e del tuo passato. Io ti amo e voglio conoscerti, lo capisci?” gli gridò la giovane strega in faccia.
I due rimasero in silenzio per qualche minuto, guardandosi in cagnesco. Poi Tim si mise a ridere e disse: “Mio Dio fra me e te non so chi ha gridato più forte? Direi che come prima litigata fra noi è andata bene.”
Anche lei iniziò a ridere.
“Sapevo che avremo litigato, ma per qualche sciocchezza, non per mio… non per lui.” Disse Tim.
“Niente ti farà cambiare idea, non è vero?”
Il mago non rispose alla domanda, ma disse: “Ti va ancora andare a Hogsmeade?”
“Non mi lasci altra scelta allora. Tim Drake ti sfido a duello!”
“Cosa? Ma cosa ti salta in mente?”
“Un duello Tim. Se vinco io, tu andrai a far visita a tuo padre.”
“Tu sei completamente pazza.”
“Non mi dire che non ti è mai passato per la testa. Che non ti sei chiesto chi è il migliore fra noi?” domandò la ragazza i suoi occhi non lasciavano dubbi, era decisa a combattere.
L’idea di certo a Tim non dispiaceva del tutto, se c’era una cosa che l’aveva fatto innamorare di lei erano il suo spirito, il suo coraggio e la sua forza.
“Allora cosa mi risponde, signor Drake?”
Il ragazzo sorrise e poi disse: “Ok accetto la sfida, se vinci tu andrò da mio padre, ma con te al mio fianco. E se invece vinco io?”
“Dimmi cosa vuoi?”
“Mmm, voglio che tu passi una giornata con me.”
“Ok nessun problema, non vedo però cosa ci sia di tanto particolare.”
Tim sorrise in modo strano.
Lei capì tutto in un lampo, e disse: “Vuoi che io marini le lezioni?”
“Sì, se vinco io, una mattina andremo con le scope a fare un pic-nic nella radura della foresta proibita.”
“In quale radura?” domandò Harmony.
“Devo risponderti…”
“No.” Disse Harmony sorridendo ed si emozionò allo stesso tempo, aveva capito che si trattava della stessa radura dove erano finiti insieme durante il provino per diventare cercatore di griffondoro. La stessa radura dove si erano baciati per la prima volta.
“Ma non possiamo andarci un sabato o una domenica?” domandò Harmony.
“Non sarebbe la stessa cosa. Vuoi mettere l’emozione di farlo di nascosto?” Disse il giovane mago.
Ad Harmony l’idea di fare quell’avventura piaceva molto e disse: “Ok allora abbiamo un accordo Drake, se vinci tu il picnic, se vinco io Londra e tuo padre.”
“Perfetto Granger.”
I due si strinsero la mano, e poi iniziarono a ridere.
“Un’ultima cosa. Se vinci tu, niente giganti nella foresta a cui dobbiamo insegnare l’inglese.”
“Cosa?”
“No, niente una questione della mia famiglia.”
Si avviarono verso il villaggio dei maghi.

Di ritorno da Hogsmeade Harmony andò a raccontare tutto a sua madre che si trovava al caffè della scuola, che dopo aver ascoltato tutto disse: “Fammi capire. Per convincere Tim ad andare dal padre, lo hai sfidato a un duello di magia.”
“Sì, se vinco io.”
“E se vince lui?” domandò la strega.
“E’ meglio che tu non lo sappia fidati.”
“Ah.” Disse Hermione bevendo il suo caffè.
“Mammy tu e Harry non avete mai combattuto l’uno contro l’altro?”
“In allenamento, ma in modo serio una volta.”
“Solo una volta? E chi a vinto?” domandò curiosa la ragazza.
“Lui. Harmony, Harry da ragazzo non era un mago preparatissimo, ma la sua determinazioni e il suo carattere lo rendevano molto potente, è sempre stato il cuore l’arma più potente di Harry Potter.”
“Ah sì, anche se è sempre stato tuo.” Disse la figlia ridendo.
“Ehm…”
“Allora di cosa parlate voi due?” domandò Harry una volta avvicinatosi al tavolo.
“Di niente.” Rispose la professoressa.
“Del tuo cuore.” Rispose Harmony.
“Del mio cuore?” disse lui guardando prima la figlia e poi Hermione.
Le due streghe lo guardarono e poi iniziarono a ridere.
Il mago era un po’ confuso e disse loro: “Ora so cosa prova Luke nella serie Gilmore Girls.” E aggiunse “Fammi posto streghetta.” Ma prima di sedersi Harry diede un leggero bacio a Hermione e poi s’accomodò di fianco alla figlia.
“Siete carini lo sapete?” disse Harmony “Un po’ disgustosi, adolescenziali, ma carini.”
“Sentì chi parla ‘miss ho sfidato il mio nuovo ragazzo’.”
“Non ho capito bene.” Disse incredulo Harry.
“Ha sfidato Tim a un duello di magia, per farlo andare a far visita al padre.”
“Sarà divertente.” Disse Harry entusiasta.

Il duello ci fu qualche giorno dopo in riva al lago nero. Lì si era radunata un bel po’ di gente. Harmony aveva scelto Tibby come sua seconda e con lei aspettava l’arrivo di Tim e del suo misterioso secondo. Quando il ragazzo arrivò, le due giovani streghe non riuscivano a credere ai loro occhi. Di fianco al griffondoro c’era Acrux.
“Tu lo sapevi?” domandò Tibby all’orecchio dell’amica.
“No.” Disse Harmony “Hai capito Tim cerca di mettermi in soggezione usando Acrux.”
“E per me ci riesce pure.” Disse la rossa all’amica.
“Ehi.”
“Scusa, io pensavo che dopo la rottura fra voi, loro due si odiassero.”
“A quanto pare no.” Disse la ragazza sorridendo.
“Perché stai sorridendo, Harmony?”
“Tim è molto sexy oggi, mi piace l’idea di combattere contro di lui.”
“Voi siete matti.”
Tra il pubblico Ron disse a Harry: “Ecco come avremo dovuto trattare Hermione quando eravamo ragazzi.”
“Ciao Ron.” Disse Hermione arrivando alle spalle del rosso, e facendogli paura.
“Cavolo Hermione, ma hai ancora un giratempo?” Esclamò il professore di volo.
“No, Weasley, non ho capito come avresti voluto trattarmi da ragazza.”
“Ehm… Harry aiuto.” Sussurrò Ron.
“Sono mai intervenuto fra voi? No. Vedetevela da soli come sempre.”
“Harry, tu sei sempre intervenuto e hai sempre presso le sue difese.” Disse la strega.
“Non ricordo.”
“Lo ricordo io, signor Potter.” Disse Hermione.
“Merlino quanto mi mancavano i vostri battibecchi.” Disse Luna che era arrivata con Ginevra e Draco. Il professore di pozioni aveva in mano un'enorme busta di popcorn al burro e disse: “Ci siamo persi qualcosa?”
“Non hanno ancora iniziato.” rispose Harry.
“Da professore di difesa chi pensi che vincerà?” domandò Draco.
“Ma, forse dovrei dire Tim, non solo perché è più grande, ma anche perché è il primo del suo corso, naturalmente a pari merito con Will Pevensie e il tuo Ryo Parkinson.”
“Ryo è potente, ma non è sempre controllato.” Disse Draco.
“Mi ricorda te quando eri ragazzo, Maffermet.”
“Come Drake è simile a te, Sanpotter.”
I due professori si misero a ridere.
“Mi auguro di vedere un bello scontro, bisogna ammettere che la nuova generazione di maghi non è brava come la nostra.” Disse Ron, tenendo le braccia conserte.
“Io non sono d’accordo fratellone .” Rispose Ginevra “Ho notato che ci sono dei veri talenti nelle classi di quest’anno.”
“Stanno iniziando.” Disse Neville.
I due ragazzi si trovarono l’uno di fronte all’altro.
“Avanti, Harmony sono qui, con che incantesimo inizierai?” pensò Tim “Forse con l’expelliarmus tipico del professor Potter o con le Ferrum humi di tua madre.”
“Pulvis Adamantis” gridò la giovane strega, e dalla sua bacchetta scaturirono dei cristalli di ghiaccio che stavano per colpire Tim.
Lui evitò l’incanto del gelo, per poi lanciare il Lacarnum inflamare in modo non verbale, che annullò il Pulvis Adamantis.
“Caspita un Lacarnum inflamare e un Pulvis Adamantis come primi incantesimi.” Disse Ron “I ragazzi non si scambiano complimenti.”
“Dove avrà imparato l’incanto del gelo Harmony?” domandò Draco.
“Forse glielo ha insegnato Acrux.” Rispose Hermione.
“Potrebbe essere, ma è una magia molto difficile. Harmony non l’ha eseguito alla perfezione, ma è stata notevole.”
“Ha una capacità di apprendimento incredibile e riesce a eseguire qualunque incantesimo anche se lo ha visto una sola volta.” Disse Harry.
Tim Drake si rialzò con un ghigno sul volto, pensava di conoscere tutti i trucchi della sua ragazza, invece l’aveva stupito, ma adesso toccava a lui far vedere cosa sapeva fare e puntando la bacchetta evocò una tromba d’aria.
Harmony non evitò l’incanto, rimanendo ferma e senza timore o esitazione lo bloccò lanciando un scudo non verbale.
Abbassò lo scudo e guardò Tim con un sorriso beffardo, gridò: “Petrificus Totalus.”
Tim con un rapido movimento della bacchetta creò un'onda d’energia tale da estingue l’incantesimo pietrificante.
“Ah ecco come si ferma quell’incantesimo.” Disse Neville ridendo e guardando Hermione.
La strega sorrise imbarazzata e disse: “Eravamo ragazzi Neville.”
“Scommetto che è stato il primo incantesimo che le hai insegnato?” disse l’amico
“No, il primo è stato Oculus Reparo.” Rispose lei guardando Harry.
Lui le sorrise.
Tim lanciò uno schiantesimo, Harmony fu colpita, e lanciata nell’acqua del lago.
Harry dovete trattenere Hermione perché non intervenisse, ma il più preoccupato era lo stesso Tim, che corse a sincerarsi delle condizioni della ragazza.
Questa sì alzò, e puntata la bacchetta lanciò uno schiantesimo molto potente contro il giovane mago, lui rispose con un expelliamus.
Lo schiantesimo non colpì Tim, mentre la bacchetta di Harmony volò nel lago.
Il duello era finito con la vittoria del ragazzo. Lui s’avvicinò all'avversaria entrando nel lago e disse: “Ho vinto, signorina Granger.”
Lei aveva gli occhi basi e sembrava molto avvilita.
“Dai Harmony, hai combattuto bene, lanciando alcuni incantesimi molto difficili.” Disse Tim avvicinandosi ancora di più. “Cosa c’è? Perché non dice niente.”
La ragazza sorrise e con un lampo afferrò la bacchetta di Tim, cercando di strappagliela di mano.
Il ragazzo fu colto di soppressa, ma teneva saldamente la bacchetta.
Harmony sussurrò: “Acciò Bacchetta.” E dal fiume emerse la sua bacchetta che le volò in mano, mentre lasciava andare quella del ragazzo.
Tutti gli spettatori rimasero impressionati, non avevano mai visto qualcosa del genere. Harry sorrideva, gli brillavano gli occhi, avrebbe voluto applaudire la figlia, ma aveva paura di distrarla.
Tim era caduto rovinosamente in acqua, ora entrambi erano bagnati fradici, uscirono dal lago.
Si guardavano, si studiavano, tenendo puntate le bacchette l’uno contro l’altra. Tim non riuscì a non notare quanto fosse carina e sexy Harmony bagnata in quel modo, la camicia le si attaccava addosso diventato semi trasparente, i capelli neri bagnati sulla fronte erano molto carini. Le ricordava il giorno del loro primo incontro, quando la vide nello spogliatoio femminile di Quidditch. Sorrise e le sussurrò: “Lo sai che sei bellissima.”
Il ragazzo puntò la bacchetta e gridò: “Ignis Crepuscoli” e sei lame di fuoco scaturirono dalla bacchetta.
Harmony allora gridò: “Draco aquae” e le acque del lago di fianco a lei si alzarono prendendo le sembianze di una enorme testa di drago, che inghiottirono le lame di fuoco.
Le lame di fuoco erano un diversivo, Tim aveva richiamato una lama d’energia e si lanciò contro l’avversaria, che si difese con il drago, il ragazzo saltò, tagliandogli la testa, e questo tornò a essere acqua che ricadde nel fiume. Il giovane mago l’attaccò la strega, lei puntò la bacchetta, e il tempo si fermò.
Lui non l’aveva colpita, lei invece lo aveva fatto, anche se di striscio, con uno schiantesimo.
Il ragazzo le cadde sopra. Harmony aveva temuto d’averlo ferito e che avesse perso i sensi, ma lo sentì mugugnare.
“Tim. Tutto bene?” sussurrò lei.
“Sì. Hai vinto Harmony, è stato un bel duello mi sono divertito a combattere con te, ma promettimi che non lo faremo mai più.”
Lei sorrise.
Lui aveva la testa su una spalla di lei, il volto del mago era nascosto.
“Te l’ho prometto.”
“Non voglio farti del male. Adesso manterrò la mia promessa. Ma tu verrai con me?”
“Lo sai che lo farò.”
Il ragazzo sorrise.
“Tim?”
“Sì, Harmony?”
“Puoi non alzarti voglio restare così per un po’.” Disse lei.
Lui alzò il capo e incrociò lo sguardo di lei e domandò sussurrando: “Per quanto?”
“Va bene per sempre?”
“Non male come idea.”

Harmony e Tim partirono qualche giorno più tardi con Hogwarts Express. Il giovane mago era particolarmente silenzioso, si limitava a guardare fuori dal finestrino. Harmony lo guardava seduta di fronte a lui.
“Cosa c’è?” domandò il ragazzo, da prima senza distogliere lo sguardo dal finestrino, poi voltandosi e sorridendo alla ragazza “Allora?”
“Niente. Sei preoccupato di rivedere tuo padre?”
“Sono più preoccupato nel non sapere come reagirò a trovarmi di fronte a lui.” Disse Tim con voce quasi inespressiva.
“Perché non mi parli di lui?”
“Non ho buoni ricordi, Harmony. Che dire è un pastore protestante, puritano da far schifo. Scusami non riesco proprio a trovarci qualcosa di buono.”
“Mi dispiace.” Disse la ragazza abbassando gli occhi.
“Mi piace questo treno.” Disse Tim dopo qualche secondo di silenzio.
La ragazza rialzò gli occhi e immediatamente sorrise.
“Ricorderò sempre la prima volta che ci sono salito, era tutto così strano colorato. Mia sorella Priss mi aveva portato fino al mio posto in uno scompartimento vuoto. Lei non poteva restare con me, perché era un prefetto. Io ero il bambino più timido e insicuro del mondo, in cuor mio speravo di poter cambiare nel mondo dei maghi.”
“Non riesco a immaginarti timido e insicuro.”
“E invece lo ero.” Disse lui sorridendo malinconico “Me ne stavo seduto al mio posto, quando sentì qualcuno gridare e poi un gran baccano fuori nel corridoio. Aperta la porta mi affaccia e vedi che cercano dei ragazzini della mia età che davano fastidio ha una nostra coetanea, l’avevano circondata e la chiamavano mezzosangue e insulti del genere. Io non sapevo delle porcherie razziali fra i maghi, sulle prime pensai di farmi gli affari miei.”
“Non ci credo. Il Tim Drake che conosco non l’avrebbe mai fatto.”
Negli occhi ragazzo del ragazzo comparve una luce disse: “Mentre rientravo guardai la ragazzina, era in lacrime, e quei prepotenti ridevano. Qualcosa scatto in me, quelle lacrime, l’odio di quei ragazzini. Quante volte avevo pianto per colpa di mio padre, quanto odio c’era in quel uomo. Ero stato così felice di sapere di non essere un mostro, ma mentre vidi quella bambina piange ho capito tutto, quelli che la tormentavano erano mostri. Io odiavo i mostri. Mi avvicinai, erano in cinque, erano grossi, ma non me ne importava. Non avevo bene chiaro in mente cosa fare. Lasciatela stare disse. Loro si voltarono, mi chiamarono lurido mezzosangue, mi minacciarono, e mi dissero d’andarmene. Io rimasi fermo, quando ormai pensavo che mi avrebbero pestato sentì una voce dall’altra parte del corridoio. Era un ragazzo un po’ più alto di me, dietro di lui c’erano due ragazzine una bionde e altra castana. I bulli si guardarono e dopo essersi messi a ridere ci pestarono per bene, ma mentre ce le davano, molti bambini uscirono dagli scompartimenti. In pochi minuti si trovarono circondati, qualcuno aveva chiamato i prefetti e tra loro c’era pure Priss. Quando arrivarono trovarono me e l’altro bambino con gli occhi pesti, i nasi contusi e le labbra sanguinanti, ma punirono solo quei bulli. Tutto il vagone applaudì, alcuni ci chiamavano i nuovi Harry Potter e Ron Weasley, io non sapevo neanche ci fossero, pensai che era grandi eroi. Alla fine ero fiero di me con la faccia dolorante, ma fiero di me, e avevo trovato degli amici. Mia sorella mi guardava con un misto di soddisfazione e paura; fu lei a portarci nello scompartimento e a guarire le nostre ferite e fu lì che scoprì i nomi di quei bambini…”
“Lui si chiamava Conner Kent, giusto?”
“Sì, un autentico griffondoro in quanto coraggio, un vero amico.” Disse Tim fieramente.
“E le ragazze?”
“La bambina che stava subendo le angherie si chiamava Helena Kyle, oggi capo scuola di tassorosso e ottima cercatrice, mentre quelle in compagnia di Conner erano Stefany e Robin, Robin era un’amica d’infanzia di Conner.”
“Avrei tanto voluto conoscere Conner e Stefany.” Disse Harmony.
“Forse ti saresti innamorata di lui, era un vero playboy prima di mettersi con Robin.”
“Io non credo, avrei notato te.”
Tim sorrise, era contento di quelle parole. I due si guardarono negli occhi, fregandosene del mondo intero.
Ma la porta scorrevole dello scompartimento si aprì di scatto.
“Scusatemi.” Disse David, rimanendo fermò. “Scusate il disturbo.”
“Professor Giles?” dissero insieme i due ragazzi.
“Non vorrei essere inopportuno, ma di recente mi diceva il controllore che da queste parti ci sono stati avvistamenti di glaistigs. Sarei più tranquillo se potessi starvi vicino.”
I due gli sorrisero, e lui prese posto davanti alla porta, e poi disse: “Mi spiace…” mormorò ancora una volta.
“Non fa niente professore.” Disse Tim sorridendo.
“Professore come mai va a Londra? Se non sono indiscreta.” Domandò Harmony.
“Una riunione. Devo incontrare degli amici di vecchia data, per discutere di una cosa molto importante.”
Qualche ora più tardi il treno arrivò alla King Cross Station. Harmony, Tim e David uscirono dal binario nove e 3/4. Il professore guardò il binario nove e disse ai ragazzi: “Sapete perché il Hogwarts Express parte proprio da qui? E’ una cosa che sanno in pochi anche fra i maghi, secondo la tradizione sepolta sotto questo binari è sepolta la regina celtica Boadicea, che ha combattuto per indipendenza contro i romani.”
Alla uscita della stazione ad aspettare Harmony e Tim c’era James Lupin.
“Professor Giles, ci rivedremo?” domandò Harmony..
“Sì, certo a Diagon Alley, ho preso una stanza al paiolo magico. Ci vediamo stasera.” Poi a Tim “Buona fortuna.” E gli strinse la mano.
Il ragazzo sussurrò: “Grazie, professore.”
“James.” Disse David sorridendo .
“David.” Rispose il Maurauder.

James li avrebbe accompagnati nella stazione della metropolita, anche se era improbabile un attacco di dissennatori in pieno giorno e in un posto tanto frequentato da babbani, ma Hermione aveva preferito non correre rischi e aveva chiesto l’intervento dei Maurauders.
Dopo aver fatto un salto al Diagon Alley per posare le valige, i ragazzi lasciarono il quartiere dei maghi per andare arrivare al Acton Hospital in cui era ricoverato il padre di Tim. Arrivato nella capitale il ragazzo non aveva detto che poche parole, e per di più monosillabi. Guardandolo Harmony iniziò a temere che forse non era stata una buona idea quel incontro. Entrati all’ospedale e chiesero il numero della stanza, salirono sull’ascensore.
“Tim?” sussurrò Harmony.
“mmm sì.”
“Forse avremo dovuto portare qualcosa? Per esempio un mazzo di fiori.”
“No.” Rispose il ragazzo con una voce priva emozioni.
Harmony abbassò lo sguardo e domandò: “Ti sembrò carina con questo vestito?”
Tim si voltò, le sorrise e rispose: “Tu sei sempre carina. Grazie se cerchi di rendere la situazione migliore.”
La strega sorrise e disse: “E’ il dovere della tua ragazza. Scherzi a parte, pensi che piacerò a tuo padre.”
“Per non piacergli dovresti chiamarti Tim o Priss.”
L’ascensore si fermò e le porte s’aprirono.
“Siamo arrivati.” disse il ragazzo.
Subito trovarono la stanza e Tim aprì la porta trovandosi davanti al letto con il genitore sdraiato. I due si guardarono, senza dire una parola.
“Tim.” Sussurrò Reginald Drake.
Il ragazzo fece un passo avanti, ed entrò seguito da Harmony. L’atmosfera era così tesa da poter essere tagliata con una lama.
Il pastore dopo aver guardato il figlio, spostò gli occhi su Harmony.
Visto che Tim non parlava, la giovane strega si presentò da sola: “Salve signore.” Sussurrò avvicinandosi. “Ehm, piacere mi chiamò Harmony, Harmony Granger.”
“mmm” mormorò Reginald “Molto piacere, signorina.” Il tono della sua voce era freddo e scostante, come se di fronte a lui ci fosse una cosa che disapprovava o addirittura che gli faceva schifo, allora il pastore tornò a guardare il figlio.
“Forse è meglio che io vi lasci soli. Avrete molto di cui parlare.” Disse la giovane strega e passò di fianco a Tim.
Lui sussurrò: “Harmony.”
Lei aprì la porta e uscì.
“E' la tua nuova ragazza, figliuolo?”
Il giovane mago non risponde
“Scommetto che è una di quelle. Una di quelle vacche di Satana.”
“Offendi un'altra volta la mia ragazza è ti farò sputare tutti i denti, facendoti recitare le preghiere del tuo Dio, in lingue che neanche conosci.”
Il pastore tossì molto forte, sputando del sangue scuro quasi nero, mentre cercava di prendere la maschera d'ossigeno.
Fosse stato un'altra persona Tim lo avrebbe aiutato, ma rimase fermo lasciando il genitore a gemere e ad arrancare.
Alla fine dovette entrare l'infermiera per aiutare l'uomo.
Dopo aver messo la maschera al malato, si giro verso Tim con l'intenzione di rimproverarlo, ma la donna non disse una parola guardando gli occhi del giovane che aveva di fronte.
Uscì subito a testa basa.
“La misericordia non fa proprio parte di te, ragazzo.” disse in modo affannoso il pastore, per poi respirare profondamente.
“La riserbo per chi la merita, papà.” e si fermò “Cosa vuoi perchè mi hai fatto venire qui tramite Priss? Se ti aspetti che io ti perdoni, puoi morire annegato nel tuo sangue.”
“Non eri così un tempo." sussurrò il padre. “Quella scuola ti ha cambiato, io ti avrei salvato da quello che sei, avrei salvato te anche se non sono riuscito a farlo con la degenerata di tua sorella.”
Tim abbozzò un sorriso triste e disse: “Sei sempre lo stesso bastardo, sei il satana che tanto odi, ma dietro la croce.”
“Non ti permettere di dire queste cose.”
“Non mi fai più paura, non mi fanno più paura le tue fiamme infernali o i tuoi falsi diavoli.” e il ragazzo iniziò a gridare “Perchè mi hai fatto venire qui? Mi chiedo come abbia fatto Priss a starti vicino?”
“Sto morendo, ragazzo.”
“Lo so, cosa vuoi?”
“Ho paura, ho paura che non ci sarà salvezza ne’ per me ne’ per te.”
Tim non rispose.
“Lascia quel posto, dimentica quelle cose, vivi da buon cristiano sei ancora in tempo.”
Tim si mise a ridere e disse: “Non l'hai mai capito, non lo capirai mai...”
“Cosa? Puoi scegliere puoi scegliere di non essere un mago. Io lo so. Chiedi perdono al Signore, umilmente.”
“Io sono un mago, è quello che sono, non posso scegliere d'essere altro. Io sono quello che sono, ed è gente come me che vi ha salvato il culo quindici anni fa.”
“Non è vero, è stato il signore a salvarci, solo lui.”
“Ah sì, se non fosse stato per persone come Harry Potter adesso saresti morto o schiavo e il tuo Dio se ne sarebbe allegramente fregato. Ma dopo tutto se non sbaglio la tua chiesa si era alleata con Voldemort. Non ti sei neanche accorto che stavi aiutando i compagni della mamma.”
“Io... Io...”
“Quanta gente avete ucciso, quanti roghi, prima di rendervi conto che quelli che avevate accanto erano maghi come quelli che uccidevate.”
“Tim io morirò!”
“Papà, non ti dispiacere se non me frega niente. Mi hai fatto sentire sempre un mostro, un essere indegno.” respirò profondamente “Sono stato al tuo inferno, adesso mi auguro che tu ci vada presto, e sono sicuro che ci troverai tanti amici.”
Harmony rientrò in quel momento e guardando Tim non riuscì a non notare che era molto arrabbiato.
Ma il vedere il viso della ragazza lo rincuorò, Harmony era il suo raggio di sole, la sua speranza, il lato bello del mondo. E allora giovane mago sussurrò: “Andiamocene.” e uscì, sperava che la ragazza lo avesse seguito, invece era rimasta indietro nella stanza.
“Harmony.” disse il vecchio “Ti chiami così? Non è vero?”
“Sì, signore.”
“Mio figlio non è più solo vero?”
La ragazza rispose: “No.”
Il pastore sorrise e disse: “Ora vai raggiungilo”
“Buon giorno signore. Pregherò per lei.” disse sorridendo prima di uscire.
“Grazie.” disse il pastore sorridendo e poi pensò: “Almeno lui non è solo.”

Tim inseguito da Harmony uscì dall’ospedale, il ragazzo quasi correva, e la giovane strega quasi non riusciva a stargli dietro, aveva capito che qualcosa l’aveva turbato, l’amareggiato, ma non sapeva cosa doveva fare di preciso per aiutarlo.
Lo raggiunse e gli prese la mano. Facendolo voltare istintivamente a quel contatto.
Lei domandò: “Vuoi andare da qualche parte?”
Tim sembrava in un altro mondo, gli occhi assenti, i lineamenti duri, i muscoli tesi. Harmony avrebbe voluto che le parlasse di quello che provava, ma la rabbia verso il padre sembrava una cosa che doveva essere solo sua.
“Perchè non andiamo a cena in un bel posticino? Magari a Piccadilly? Ti va?” disse Harmony
Lui inspirò profondamente e sussurrò: “Dio come lo odio. Non ci conosciamo, ma lo odio.”
“Tim...” sussurrò la giovane strega.
Harmony avrebbe dato tutto per far tornare il sorriso al suo ragazzo.
“Harmony cosa hai detto? Parlavi di una cena? Possiamo andare dove vuoi?”
“E io avrò il mio ragazzo o quello che odia suo padre?”
“Scusami.” sussurrò lui.
“Non mi piaci in questo modo.”
“Ok, ho capito. Lui mi fa questo effetto.” poi abbassò lo sguardo “E' sempre stato così.”
“Tim.” disse lei e poi s'avvicinò al orecchio di lui e gli sussurrò “Vuoi fare l'amore con me?”
“Che? Cosa hai detto? Stai scherzando?” disse lui stupefatto.
“Sì, sto scherzando, ma almeno non hai pensato più a tuo padre.” disse Harmony sorridendo.
Il giovane mago la guardò e anche lui iniziò a sorridere e poi disse: “Sei fantastica, sei un angelo, il mio angelo capriccioso.”
Harmony lo superò di un paio di passi, ridendo, era felice.
E guardandola anche Tim si sentì felice e pensò: “Forse dopo tutto un Dio esiste, se mi ha fatto incontrare e innamorare di una ragazza così dolce. Ecco dove sbagli papà e dove sbagliano le persone come te, voi vedete solo il peggio dell'umanità, solo il peccato. Io voglio vivere, vivere per sempre accanto a lei per proteggerla, per amarla.” Poi disse: “Vieni con me.” E le prese la mano “Hai detto che vuoi andare a cena, conosco il posto giusto e voglio farti conoscere del persone.”
Presero la metropolitana e scesero a Charing Cross, per raggiungere il quartiere di Soho dopo aver fatto un tratto a piedi girarono per un violetto, e trovandosi davanti a un ristorante il cui nome era: Terence Fisher.
Harmony lo guardò lo trovava molto carino, intimo.
Tim sorridendo si guardò intorno e mormorò: “Non è cambiato niente.” E poi alla giovane strega disse: “Avanti entriamo.” E la prese per mano ed entrarono.
“Tim perché si chiama così?”
“Il proprietario è un grande appassionato di film horror inglesi, e allora lo ha chiamato come il suo regista più amato.” Rispose Tim.
La Porta fece suonare un campanello, il locale era mezzo pieno. Una cameriera si era subito presentata davanti a loro per portarli a un tavolo, ma Tim rimase immobile, non dava retta alla ragazza. Sembrava aspettasse qualcuno. A un tratto si sentì un grido di gioia: “Oh Mio Dio, Tim.” Si trattava di una signora piuttosto robusta, appena uscita dalla cucina. Subito rientrò in cucina e disse: “John viene c’è Tim.” La donna aveva le lacrime agli occhi.
Il marito disse: “Non è possibile. E’ tornato. Tim!!”
I due uscirono e raggiunse il ragazzo al ingresso. Erano felici come se un figlio o un nipote lontano era tornato dopo molto tempo.
“Tim, finalmente.” Diceva la signora.
“Martha.” Disse il ragazzo.
“Sono contento di rivederti Drake.” Disse l’uomo.
“John. Sono tornato.”
Martha l’abbracciò, mentre John gli dava pacche sulle spalle.
“Ce ne occupiamo noi, Helene. Lui è un cliente speciale.” Disse John entusiasta.
“Sì signor Mahoney.” Rispose la cameriera.
“Allora cosa ti porta qui?” domandò l’uomo.
“Naturalmente la tua cucina e poi voglio farvi conoscere una persona.” Disse Tim che si voltò di tre quarti “Harmony.” Poi a “Martha, John, lei è Harmony, ma mia ragazza.”
“Piacere Harmony Granger.” Disse la giovane strega, sorridendo e facendo un passo .
“Oh... allora bisogna festeggiare.” Disse Martha guardando la ragazza. “Vieni c’è il tuo solito tavolo.”
Il marito sussurrò alla moglie: “Sei contenta che sia tornato?” mentre faceva strada.
“Certo.” Rispose lei.
“Hai visto quanto è carina la sua ragazza?”
“John stai zitto, non far fare brutta figura a Tim.”
I due ragazzi avevano sentito tutto.
Arrivati al tavolo, Harmony e Tim presero posto, e la strega prese il menu.
Ma Tim disse: “Qui il menu è inutile tanto Martha ti porta quello che vuole lei. Non è vero?”
La signora sorrise e disse: “Cosa volete da bere?”
“Per me una birra…” rispose Tim.
Harmony lo guardò stupefatta.
“Non bevi birra con una signora, Drake. Champagne ecco cosa ci vuole. Va bene anche per te cara?”
“Ehm sì, signora.”
“Chiamami Martha.” Poi disse al marito “Allora cosa portiamo a Tim e ad Harmony.”
“Che ne dici di quelle tartine all’aglio?”
“No, niente aglio dagli una possibilità.” Rispose ridendo Martha. “Pasta ci vuole della pasta, ok?”
“Lo sai che mi fido Martha.”
“Sì lo so, Tim. Torno subito con degli antipasti.” Disse lei e marito e moglie lasciarono soli i ragazzi.
“Sono molto simpatici. Vieni spesso qui?” domandò Harmony.
Tim si guardò intorno e sorridendo rispose: “Da sempre. Sono stati loro molto spesso a darmi da mangiare, e a comprarmi dei vestiti, ho fatto anche da cameriere qui, e passavo le mie vacanze.”
“E’ un posto splendido.”
“Sai ho imparato anche a cucinare qualche cosa.”
“Allora parlavi seriamente quando dicevi che avresti cucinato tu per il picnic?” domandò Harmony.
“Certo che ero serio.” Rispose e si mise a ridere.
“Tim, davvero ti avrebbero portato una birra?” domandò Harmony.
“Sì, loro sono di origini italiane, laggiù non c’è il limite d’età sugli alcolici, e qui Martha e John fanno come vogliono. Sai è qui che io e Conner ci siamo sbronzati per la prima volta, una lezione di John, molto efficace.”
“Come li hai conosciuti? Come sei arrivato qui?”
“Avevo nove anni, mio padre mi aveva punito per una magia accidentate, avevo fatto saltare le luci della chiesa. Le sue punizioni consistevano in frustate e pasti saltati. Sono fuggito, non so come arrivai qui, non riuscivo a reggermi in piedi, sono stati loro ad aiutarmi. In un certo senso mi hanno adottato.”
Tim era triste mentre raccontava. Harmony lo capì subito e pensò che avrebbe dovuto dire qualcosa per distrarlo: “E’ così sai cucinare, e cosa?”
“Ehm qualche cosa: la pasta, la carne, sono bravo con il sugo.”
“E’ così suoni la chitarra come una rockstar, sai cucinare, sei un ottimo portiere a quidditch, vuoi diventare auror. Cos’altro non so di Tim Drake?”
“Credo che non ci sia altro.”
“Sei un uomo molto affascinante lo sai?”
“Ehm Grazie.”
Martha arrivò portando loro degli antipasti e domandò loro: “Tutto bene?”
“Meravigliosamente.” Sussurrò il giovane mago senza distogliere lo sguardo dalla sua ragazza.
La donna sorrise e tornò in cucina dal marito, aveva le lacrime agli occhi.
E lui le disse: “Che c’è, Martha?”
“E’ tornato, e ha voluto farci conosce la sua ragazza. E’ fantastico, John.”
“Sono contento per Tim, si merita un po’ di felicità quel ragazzo.”
“Pensi che sia… ehm come lui?”
“Forse sì, ma non importa.”
“Hai ragione.”
Dopo aver finito la cena, Martha tornò dai ragazzi.
Harmony disse: “Era tutto buonissimo, Martha.”
“Sono contenta che sia stato tutto di tuo gradimento.”
Tim mise una mano dentro la giacca.
“Che stai facendo ragazzo?” disse la padrona del locale.
“Io vorrei….”
“Lo sai che tu qui, non paghi.”
“Martha ormai non sono più un bambino. Devi lasciami…”
“Tim Drake, tu non pagherai questa cena.”
“Mi costringi ad andare a parlare con il tuo socio.”
“Fai come vuoi lo trovi in cucina, ma non credo che ti farà pagare neanche lui. Poi ha un nuovo computer che lo sta facendo impazzire.” Disse lei ridendo.
“Ho capito tutto.” Disse Tim ridendo “Ti vuoi liberare di me.” E si alzò.
“Ho sempre detto che tu sei più sveglio dei tuoi coetanei.” Disse Martha sorridendo.
Tim andò in cucina, lasciando Harmony. Martha si sedete al posto del ragazzo di fronte a lei.
“Questo posto è bellissimo, è magico.” Disse Harmony.
“Grazie. Lui è un ragazzo speciale.”
“Molto e io ne sono molto innamorata.”
La donna sorrise e poi seria disse: “Tu sei come lui?”
“Sì, sono come lui. Tim non vi ha mai parlato di… di dove va a scuola?”
“No, Harmony, ma qualcosa abbiamo immaginiamo.”
“Ehm siamo dei maghi, ma forse sarebbe stato meglio se fosse stato lui a dirvelo.”
Martha si voltò un attimo verso la porta della cucina, per poi tornare a guardare Harmony e disse: “No, lui non ce lo avrebbe mai detto. Non perché non si fida di noi, ma perché ha paura che noi la potremo trattare in modo diverso, un po’ come lo trattava suo padre, odiandolo.”
“Lui è così dolce, mi spiace che soffra.”
“Ha trovato te, non l’ho mai visto così felice si vede lontano un miglio che ti ama.”
“Ehm…” disse Harmony arrossendo e abbassando lo sguardo per un attimo poi domandò: “Come avete capito che non era un norm…”
“E’ successo circa due anni fa aveva quindici anni, abbiamo visto quel bastoncino sotto la sua giacca.”
“La bacchetta.”
“Ah si chiama così. Ne avevamo viste altre quindici anni fa.”
“Come?”
“E’ successo quindici anni fa, quando tutta Londra aveva subito quelli attacchi e mancava ogni cosa.”
“Noi la chiamiamo guerra magica.”
“Ah. Un giorno entrarono un gruppo di strane persone indossavano tutti dei mantelli neri e portavano sul volto delle maschere di metallo.”
L’espressione di Harmony cambiò diventato tesa e sussurrò: “Mangiamorte.”
“Mangiamorte?” domandò Martha.
“Sono dei maghi oscuri, sono cattivi.”
“Sì, avevano degli occhi freddi dove non c’era l’altro che odio. Se la presserò con John, lo colpirono e ci distrussero il locale; quando pensavo che ci avrebbero uccisi. Entrarono sette ragazzi, quattro maschi e tre femmine. Colpirono i cattivi con lampi scaturiti dalle bacchette e tutto finì in pochi secondi alcuni scapparono mentre altri sono stati feriti o uccisi. Quei ragazzi erano splendidi, soprattutto il loro capo, aiuto John ad alzarsi. Lo ricorderò sempre era molto carismatico dava ordini e sorrideva ai suoi amici, soprattutto a una delle ragazze. Lui aveva i capelli neri spettinati, degli occhiali rotondi, una cicatrice a forma di fulmine sulla fronte…”
A sentire quella descrizione Harmony sorrise.
“…e degli splendidi occhi verdi. Proprio come i tuoi, io credo tu sia sua figlia non è vero?”
“Sì, Martha. Lui si chiama Harry Potter.”
“John sarà felice di sapere il nome di chi ci ha salvato la vita. Avrei voluto ringraziarlo.”
“Vi prometto che un giorno lo porterò qui.”
“Grazie, Harmony.”
“Avete parlato voi due?” domandò Tim tornato dalla cucina.
“Sì, Tim.” Rispose Martha. “Sono contenta che tu abbia trovato una brava ragazza come Harmony.”
La giovane strega arrossì.
“Tim.” Continuò la donna “Avresti dovuto dirci che tu sei un mago?”
Il ragazzo guardò Harmony, ma sapeva che non era stata lei, poi a Martha: “Voi lo sapevate da tempo vero?”
“Sì, non sapevamo che le persone speciali come te si chiamavano maghi.”
“Io l’avrei detto, ma…”
“Abbiamo capito, ma ti avremo continuato ad amarti lo stesso.”
“Grazie Martha.” Poi a Harmony “Sei pronta?”
“Sì.” Rispose la ragazza alzandosi e mettendosi la giacca.
“Ho già salutato John. Ciao Martha, la prossima volta pagherò il conto.”
“Sì come no. Vieni qui fatti abbracciare.”
La donna strinse a se il ragazzo, e lei gli sussurrò: “Non farci aspettare troppo tempo per vernici a trovare.”
“Tornerò presto, grazie di tutto.”
Lasciata Martha mise una mano sulla spalla di Harmony e uscirono dal locale, e andarono un po’ in giro per Londra.

Insieme tornarono alla sede dei Maurauders, mentre raggiungevano le stanze degli ospiti, Harmony sulla scala domandò: “Va tutto bene, Tim?”
“Sì, ci vediamo domani.” Rispose lui dandogli un leggero bacio della buona notte sulle labbra.
La ragazza lo guardò arrossendo un po’ e mormorò: “Buona notte, Tim.”
“Buona notte.” Rispose lui, per vedere Harmony poi entrare nella stanza.
Lui andò nella sua si spogliò, e dopo essersi messo i pantaloni del pigiama, si distese sul letto, mettendo le mani dietro la nuca guardando il soffitto.
Non aveva niente sonno, la stanza era maledettamente silenziosa, e lui si sentiva solo. Il pensiero di suo padre lo tormentava, non tanto per come si era comportato, ma per averlo fatto tornare a essere quel bambino che aveva paura, che odiava se stesso, che si sentiva inutile e fallito. Avrebbe dato di tutto per non pensare, invece i pensieri e i ricordi scorrevano nella sua mente come un fiume in piena. Più volte pensò d’andare da Harmony, ma voleva dire avergli mentito, e poi c’era l’orgoglio, l’ammettere d’essere stato di nuovo battuto da suo padre. Alla fine di scatto si mise seduto sul letto e poi s’alzò. Uscito, guardò la porta della stanza di Harmony.
“Chissà se sta già dormendo?” si domandò, ma passò oltre. Era un fascio di nervi e pensò: “Forse un po’ d’allenamento fisico, mi distenderà.” E scese giù fino in palestra.
I Maurauders avevano nei sotterranei della loro sede una palestra super accessoriata, a Rigel, a James, ma soprattutto al vampiro Kostaki piaceva tenersi in forma, mentre Albus Piton non ci metteva mai piedi, ma lui era il topo di biblioteca del gruppo.
C’erano vari attrezzi, Tim li passò in rassegna tutti, sollevare pesi li sembrava inutile e privo di senso nella realtà succedeva raramente di dover tirare su pesi bilanciati con aste, e poi non gli avrebbe dato soddisfazione. Si guardò intorno e vide quello che cercava vicino a una parete: un sacco di sabbia. S’avvicinò lo toccò, era di pelle marrone, e sembrava molto vecchio, ma ancora resistente. Prese un paio di guantoni e iniziò a colpire il sacco, più che altro con il pugno destro lasciando il sinistro in difesa, e colpendo con quello solo di tanto in tanto.
Non erano pugni dati bene, servivano solo per sfogarsi, ogni pugno era più forte del precedente, più rabbioso del precedente. Tim ci metteva tutta la forza che aveva, tutto l’odio e la rabbia che aveva, ricordando tutti i momenti duri che suo padre gli aveva fatto provare, ma quello sfogo non lo faceva sentire meglio. Il sudore iniziò a bagnargli la fronte, e delle lacrime iniziarono a scorre rendendogli la vista offuscata.
Tim non lo sapeva, ma qualcuno di nascosto lo aveva osservato, e aveva visto con quanta foga e dolore colpiva il sacco di sabbia; quel qualcuno conosceva bene quella rabbia quel rancore quella sensazione di solitudine, s’avvicino senza farsi sentire.
Dopo l’ennesimo pugno il ragazzo si rese conto che il sacco non si muoveva più e allora ci guardò dietro, e ne rimase molto sorpreso. Harry teneva fermo il sacco.
“Professor Potter?” disse il giovane mago “Ma cosa sta facendo?”
“Tim colpisci con tutta la forza che hai, con tutto il dolore che hai, colpisci mettendoci tutto te stesso.” Disse il mago sorridendogli.
“Sì, professore.”
“Avanti, ragazzo. Fammi vedere cosa sai fare?”
Tim colpì, sempre più forte, mentre Harry lo incitava a fare sempre meglio.
I colpi diventarono sempre più precisi e più potenti. Le lacrime si trasformarono in un sorriso.
I due ridevano.
Harry reggeva sempre più a fatica il sacco, sotto i colpi del giovane, ricordando quando al posto di Tim c’era lui e Sirius gli insegnava a tirare di Boxe.
Dopo un po’ Harry disse: “Può bastare per oggi. Ottimo lavoro.” E i due si allontanarono.
“Grazie, professore. Ma lei che cosa fa qui?”
“Sono un amico di Rigel, e sono il padrino di James Lupin….” rispose e si misero seduti su una panca.
“Professore?” disse Tim sorridendo con uno sguardo indagatore, mentre si toglieva i guantoni.
“Era preoccupato…”
“Non avrei mai ehm fatto del… ehm…” provò a dire il ragazzo imbarazzato.
Harry sorrise e disse: “Lo so Tim, non avevo dubbi. Io mi fido di te e di Harmony, anche se so cosa vuol dire avere diciassette anni.”
Il giovane mago arrossì leggermente.
“Ero preoccupato per te.” Disse Harry, e si alzò dando le spalle al ragazzo. “Tu mi ricordi molto me stesso alla tua età. A diciassette anni avevo una rabbia dentro e a farne le spese fui io stesso e i miei amici, soprattutto Hermione. Questa rabbia mi accompagno per molto tempo fino a quando non rincontrai Hermione e non seppi di Harmony.”
“Professore, io…”
“Tim, io non ho mai conosciuto mio padre, da quello che mi hanno detto era una brava persona anche se da ragazzo era un po’ una testa calda, con una certa propensione a cacciarsi nei guai, si dice che io l’abbia ereditato questa sua qualità.” E disse sorridendo “Mi piace ancora cacciarmi nei guai, ma non lo dire alla professoressa Granger.” Disse mettendosi a ridere.
“Ok, professore Potter.”
“Non siamo a scuola Tim, chiamami Harry.”
“Ehm sì, Harry.”
“A volte mi chiedo com’era veramente James Potter, mio padre, ma non potrò avere mai una risposta. Avrei litigato con lui, mi avrebbe insegnato le cose della vita: come baciare una ragazza, mi avrebbe prestato l’auto.”
“Profes… Harry, mio padre non è gran che.” Disse vergognandosi Tim.
Harry s’inginocchio di fronte al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla e poi disse: “Non possiamo scegliere i nostri genitori, ma tu padre, una cosa buona l’ha fatta.” E si fermò un attimo “Ha fatto nascere una persona eccezionale, che sarà un uomo e un mago eccezionale.”
“Grazie, Harry.”
Il professore sorrise e poi disse: “Sai io avrei sempre voluto avere un maschio, non crede voglio molto bene ad Harmony, sono fiero di lei, ma un figlio è un’altra cosa, insegnarli certe cose, parlare di certe cose. Tim quello che sto cercando di dirti e che se hai bisogno di una mano o se vuoi parlare, o semplicemente qualcuno che ti ascolti, io sono qui.”
Il ragazzo non riusciva a credere alle sue orecchie, le lacrime iniziarono a segnarli il viso, si lanciò ad abbracciare Harry senza nessun preavviso.
Il mago lo accolse e iniziò ad accarezzargli il capo dicendo: “Su calma, va tutto bene, tutto bene.”
“Io l’odio quel bastardo, l’odio così tanto.” Disse singhiozzando Tim, sulla spalla di Harry.
“Lo so, lo so. Bravo sfogati, forza.”