sabato 5 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo diciottesimo: Halloween, Ritorno dallo Sidhe (seconda parte)

Il gruppo rientrò nel castello e attraversò il portale dell’orologio.
“Dove andiamo adesso?” domandò Ron, non appena superato il portone.
“In sala grande, chiunque ci abbia fatto questo scherzo ci aspetta lì…” rispose Hermione.
Ron sorrise e disse: “Lo sai che in certi momenti mi ricordi Harry… Hai il suo carisma.”
La strega si limitò a sorridere.
Draco generò dei cristalli di neve con la bacchetta. Ginevra conosceva quel gesto di suo marito lo faceva sempre prima di ogni battaglia.
Lui la notò e domandò: “Cosa c’è, amore?”
La strega gli si avvicinò, baciò e poi gli disse: “Lo sai che ti amo?”
“Si… Ginevra stai attenta… niente colpi di testa… ricordati che abbiamo due ragazzi che aspettano al nostro ritorno…”
“Dai mi conosci…”
“Appunto perché ti conosco, testina rosa…”
Neville tirò fuori dalla tasca le sue sigarette, e se ne accese una con la bacchetta, e poi ne offrì una a Draco.
Hermione li guardò, li guardò tutti, erano di nuovo tutti lì, di nuovo a combattere, e pensò: “Harry dove sei? Abbiamo bisogno di te… Io ho bisogno di te…”
“Lui verrà…” disse Ron appoggiandogli una mano sulla spalla dell’amica. “Lo sai gli piacciano le entrare d’effetto…”
“E’ vero…”
La strega si girò e disse a tutti: “Esercito di Silente… cosa abbiamo noi che loro non hanno?”
“Qualcosa per cui combattere…” risposero gridando tutti.
Quella frase era diventata il moto dell’ES, era una frase che Silente aveva detto ad Harry alla fine del quinto anno, e per ognuno di loro aveva un significato diverso.
I corridoi di Hogwarts erano silenziosi, il gruppo si guardava intorno per loro sembravano essere tornati i tempi di guerra, quando camminare per le vie di Londra era un pericolo costante, una continua sfida contro la morte, con il pericolo a ogni angolo.
Avanti a tutti c’era Draco, seguito da Neville, poi Ginevra ed Hermione infine Ron.
Malfoy si guardò attorno e poi sussurrò a Paciock: “Non ti ricorda qualcosa questa atmosfera, Neville?”
“Certo…”
“Come facevi a lavorare in quel posto? Non lo capirò mai.”
“Draco, non avevo tempo per i ricordi, e poi è un ospedale non è più un campo di battaglia.”
“Neville….”
“Si?”
“Di tutti noi tu sei quello che ammiro di più, ti sei lasciato il passato alle spalle e hai scelto una nobile professione…”
Il professore sorrise e disse: “Anche tu Draco sei d’ammirare, hai saputo dare una svolta al tuo destino, hai rinnegato la tua vecchia vita…”
“Sono solo stato fortunato, Neville, d’incontrare una persona speciale… un amore speciale…”
“La smettete voi due di parlare…” esclamò Ginevra “Non vorrete che ci sentano…”
I due maghi sorrisero.
Dopo qualche minuto, mentre si avvicinavano alla sala grande, Draco si fermò, guardò da dietro un angolo e disse: “Oh cazzo!! Inferi…”
“Inferi?” disse Ron.
“Si, hai presente zombi… quelli che affrontavano durante la guerra.”
“Strano…” disse Hermione “Non c’è odore di carne morta. Fai vedere Draco…”
Hermione passò avanti e guardò insieme con Malfoy.
Poi tornarono nascosti.
“Non sono inferi…” disse Hermione agli altri “Sono draugar, guerrieri vichinghi riportati in vita, sono più svegli degli inferi, e molto più veloci.”
“Allora che facciamo?” domandò Ron.
“Che vuoi fare, Ronald? Li affrontiamo…” rispose Hermione.
L’ES uscì alla scoperto e  lanciarono degli incantesimi che colpirono cinque draugar, riducendoli in polvere. Poi come durante la guerra si separarono per combattere meglio e per evitare che due o più flussi magici potessero mischiarsi.
La battaglia volgeva a favore dell’ES, ma a un tratto Hermione venne colpita, per fortuna solo da uno scudo e in modo superficiale, ritrovandosi a terra mentre uno dei vichinghi la stava per finire con un’ascia.
Ron era lontano impegnato ad affrontare tre zombi e gridò: “Hermione!!! No!!!”
La strega si sentì finita, pensò ad Harmony ad Harry, ricordo l’enorme Troll nel bagno delle ragazze.
Il vichingo era su di lei, aveva l’ascia alzata, ma quando stava per scagliare il colpo una lama d’acciaio luccicante trapassò le carni putride e la cotta di maglia. Qualcuno aveva trafitto da parte a parte il fianco destro del vichingo.
Hermione guardò incredula. Vide la punta d’acciaio muoversi, girarsi; il draugar contorcersi, cercando di gridare, ma la sua bocca rimaneva aperta priva di qualunque suono, poi si voltò nel tentativo di guardare chi lo aveva ferito. La lama si mosse con velocità e potenza si aprì un varco attraverso il corpo dello zombi, per uscire dalla spalla sinistra. La creatura tornata dalla morte si voltò, ma dietro di lui non c’era nessuno, oltre quella lama di freddo d’acciaio che grondava di un denso liquido giallo, poi un gesto veloce, un lampo argentato e la lama tagliò la testa del draugar.
Il corpo cadde con un tonfo.
Hermione sussurrò: “Harry…”
Allora il mago si tolse il cappuccio del mantello e davanti alla strega comparve David.
“Grazie…” sussurrò lei mentre si rialzava. Lui si limitò a sorriderle, e raccolse da terra l’ascia del vichingo scagliandola contro un altro draugar colpendolo in mezzo agli occhi.
“Ricordate.... per ucciderli dovete colpire il loro cervello….” Gridò e insieme con Hermione attaccò.
La strega gridò: “Lacarnum Infamare” e un getto di fuoco scaturì dalla sua bacchetta colpendo un draugar  riducendolo in cenere al instante. “…O dargli fuoco…” disse la strega
David sorrise e sussurrò: “So tutto io..” e intanto un vichingo lo stava per colpire alle spalle, quando si sentì Draco urlare: “Attento capitano!!! Pulvis adamantium”. Il braccio dello zombi si congelo per effetto del incantesimo.
“A buon rendere, Malfoy…” esclamò Draco.
Ron riusciva a tenere a bada tre zombi, dimostrando ancora una volta d’essere un degno membro del trio.
“Hai bisogno d’aiuto, fratellone….” Disse Ginevra avvicinandosi.
“No…” gridò e puntò la bacchetta dalla quale scaturirono tre palle di fuoco colpirono i tre ex guerrieri d’Odino.
Ginevra sorrise d’ammirazione per lui e disse: “Neanche Bill o Charlie sarebbero riusciti a fare di meglio, Ron…”
Sul viso del rosso comparve un ghignò, ma subito dopo gridò: “Ginny…”
Uno zombi stava per colpirla, la strega si girò, s’abbassò e gridò: “Reducto” Il corpo del guerriero esplose, poi la strega si voltò verso il fratello, ma i due furono attaccati d’altri non-morti. “Lo sai Ron che odio essere chiamata Ginny…” disse lei evitando una mazza chiodata.
“Lo so… Ginevra… lo so… Questi sono più tosti degli inferi…”
“Nah, sono delle mezzecalzette, gli strigoi di Orlock quelli si che erano forti…”
Ron le sorrise, era fiero di lei e del suo coraggio.
Dopo aver combattuto per qualche minuto insieme David e Draco diedero man forte a Neville.
“Sembra la battaglia del San Mungo…” sussurrò il professore di botanica.
“Si…” gli rispose Draco.
Dopo qualche minuto fece la sua comparsa un enorme vichingo, era alto circa due metri e mezzo, impugnava due enormi asce da guerra, che un tempo dovevano essere finemente lavorate, ma adesso apparivano arrugginite. L’elmo era sovrastato da due grandi corna, che continuava sul viso con una maschera. La pelle della faccia era nera e grigia come la fuliggine, e aveva una scusa barba ispida.
David alzò lo sguardo dalla battaglia e guardò il guerriero, i due s’osservarono per un tempo infinito.
“Hrymer” sussurrò sorridendo il mago.
“Hrymer?” domandò Hermione.
“Era il capitano della nave che attaccò Hogwarts.”
La strega sapeva cosa voleva dire quel sorriso di David, lo aveva visto altre due volte: la prima volta quando aveva combattuto contro Harry a Parigi, la seconda quando aveva affrontato Voldemort nella battaglia di Westminster. Era il sorriso di un guerriero che trovava un suo simile, un nemico potente, uno scontro di volontà, un scontro di due cuori indomiti.
David ripose la bacchetta e impugnò la katana a due mani. Il vichingo si preparava a caricare, sembra un orso o un enorme lupo.
Poi si sentirono degli zoccoli echeggiare per la scuola e dietro al enorme guerriero d’Odino comparvero dodici cavalieri neri.
“Andatevene…” gridò David “Lasciati a me… Voi andate alla sala grande…”
“David… non puoi farcela…” disse Hermione.
Il mago sorrise alla strega e disse: “Posso… Io sono immortale… Andatevene…”
“Avete sentito cosa ha detto…” disse Draco “Avanti alla sala grande…”
Senza perde altro tempo il gruppo lasciò David e si mise a correre per il corridoio, ma Ginevra si guardò indietro, si fermò, lei e Draco si guardarono. Il mago annuì e la strega corse nella direzione opposta, lanciando un Lacarnum Infamare che colpì in pieno un cavaliere.
Ginevra si fermò accanto a David.
“Mio marito, tutti i miei fratelli e mio padre hanno combattuto insieme a te Giles, è tempo che io faccia lo stesso…”
“Sarà un onore combattere con l’eroina del San Mungo…”
E il guerriero vichingo e i cavalieri caricarono.
Hermione e gli altri arrivarono davanti alla parta della sala grande, e li ci trovarono ad attenderli Korrigan il negromante con dei suoi guerrieri neri. Draco e Neville non persero tempo lanciarono i loro incantesimi più potenti il Pulvis Adamantis e il Ignis Crepusculi (Fuoco del crepuscolo).
Le due magie colpirono insieme il mago dei morti e lo consumarono, insieme con i suoi servi.
Draco guardò Neville e gli disse: “L’hai migliorato dai tempi delle guerra…”
Paciock si limitò a sorridere.
La via per la sala grande adesso era libera.
“Chi troveremo al di la di questa porta…” pensò Hermione “Qual è nemico ha potuto creare una prigione temporale ed evocare dei draugar e i cavalieri neri di Korrigan, forse è stata la figlia di Voldemort… Oh Dio, Harry dove diavolo sei…”
La porta si aprì.
“A quanto pare siamo attesi…” disse Ron.
Entrarono. I tavoli non c’erano più. Dove sedevano i professori si trovavano quattro persone, una era seduta in modo scomposto sulla sedia del preside, gli altri tre erano in piedi. Sul viso portavano delle maschere d’argento del tutto inespressive che recavano dei motivi elfici, ed erano avvolti in ampi mantelli neri.
Il loro capo parlò: “Benvenuti… Benvenuti nel vostro incubo…”
Hermione rimase turbata, quella voce, quella voce anche se resa diversa dalla maschera aveva un qualcosa di famigliare.
“Mangiamorte…” sussurrò Neville “Speravo di non doverli più incontrare…”
“E’ una donna…” sussurrò Draco e poi pensò: “Non è nessuno delle mangiamorti  che conosco, non è Pansy o Leslei, ma chi è allora?”
“Cosa volete da noi?” domandò gridando Ron.
“La vostra fine, mi sembra ovvio… vogliamo questa scuola, voglio il potere…” rispose lei.
“Un piano ambizioso…” disse Draco sorridendo.
“L’ambizione non è il fine ultimo i noi serpeverde, Draco Malfoy…” disse il mangiamorte a sinistra.
“La sua voce…” sussurrò Draco.
“Adesso basta facce di latta!!!… Volete combattere bene, noi siamo qui… ma toglietevi quelle maschere se avete il coraggio…” gridò Ron.
“Volete guardaci in faccia… bene, allora preparatevi ad affrontare le vostre peggiori paure…” disse la regina alzandosi, si scopri la testa dal cappuccio, i suoi capelli erano lunghi e neri, poi si slegò la maschera e questa cadde a terra con un rumore metallico. La regina alzò allora il capo sorridendo malignamente. Ed Hermione vide il volto di sua figlia, Harmony.
“Non può essere… Harmony… ma cosa…” disse Hermione confusa, sconvolta “E’ uno scherzo…”
“No, madre… sono io, e voglio dimostrare che posso essere migliore di te e di Harry Potter…”
Intanto anche gli altri si tolsero le maschere rivelando le loro identità ai genitori.
“Acrux…” sussurrò tra i denti Draco
“Tibby…” gridò Ron.
A destra di Harmony c’era Tim.
“Hermione?” le sussurrò Ron “Hermione?”
“Si, Ron…” rispose la strega senza smettere di guardare negli occhi la figlia.
“Cosa gli è successo ai ragazzi?”
“Non lo so, ma posso immagine che il lato oscuro di Harmony si sia in qualche modo risvegliato….”
“E poi abbia conteggiato gli altri…” disse Ron.
“Sono vittime di un incantesimo, molti anni fa avevo sentito parlare di un incantesimo molto antico capace rendere predominante il male insito in ogni essere umano. I ragazzi… i nostri figli sono stati soggiogati…”
“Allora che facciamo?”
“Che domande, Weasley?” fece Draco “Li fermiamo.”
“Hermione?!” disse Ron.
La strega abbassò lo sguardo, per poi lo rialzarlo e disse: “Draco ha ragione… preparatevi a combatterli… Ora vedremo che sanno fare i nostri cuccioli, i nostri giovani leoni…”
Tibby, Acrux e Tim scesero i pochi gradini. Acrux cercò di colpire Hermione con un incantesimo, ma questo fu intercetato da Draco.
“Sono io il tuo avversario, Acrux…” gridò Malfoy
“E sia padre….” Rispose il giovane serpeverde.
“Dev’essere il destino della nostra famiglia, che i padri e i figli combattano l’uno contro altro…” disse Draco, che ripensò a suo padre Lucius ritrovando negli occhi di Acrux la stessa oscurità e lo stesso odio.
Ron si trovò davanti sua figlia.
“Ragazzina quel trucco è un po’ troppo pesante… Mi sa che dovrò metterti in punizione.”
“Trucco e punizione saranno gli ultimi dei tuoi pensieri papà…” rispose la ragazza.
“Avrei voluto affrontare Harry Potter…” disse Tim fronteggiando Neville
“Mi spiace…” disse il mago togliendosi la giacca e rotolandosi le maniche della camicia per poi accendersi una sigaretta “Dovrai accontentarti della seconda scelta... Drake…”
Poi sotto gli occhi di Hermione tutti tranne lei e Harmony si smaterializzarono.
“Come è possibile?” sussurrò la Granger.
“Qui le regole di Hogwarts non funzionano, mammy…” rispose la giovane strega.
“Prigioni temporali, risveglio di servi non morti, smaterializzazione alla tua età mi sarei sognata di fare questo tipo d’incantesimi.”     
“Si vede che sono più brava di te…”
“Forse o forse no… Petrificus Totalus…” gridò Hermione.
Ma Harmony blocco incantesimo con il palmo della mano. “Tutto qui, mammy mi deludi.” E alzò la bacchetta dalla quale scaturì uno schiantesimo, che la madre respinse facilmente, per poi gridare:
“Harmony… non voglio combattere contro di te…”
“Allora sarà una battaglia molto breve, mammy, expelliarmus …” disse scagliandole contro l’incantesimo.
Hermione gridò: “Protego…” e il suo scudo parò il colpo, “Maledizione, si può sapere cosa ti è successo? Tu non sei mia figlia…”
“Io lo sono… Io sono la vera tua figlia… Lacarnum Inflamare”
Hermione trasfigurò l’aria intorno a se in acqua e spense il fuoco.
“Sei brava, forse più potente di lei, ma tu non sei mia figlia…”
“Invece sono lei… sono la tua piccola… Sono colei che si annida dentro di lei da quando è nata… Io sono la parte che tu non conosci e che non conosceva neanche lei…”
“Il suo lato oscurò?”
“No…” rispose sorridendo malignamente “Io sono molto di più… Io sono Harry Potter… Io sono Tom Riddle… Io sono Lord Voldemort…”
“Voldemort è morto, e i suoi Horcrux distrutti… Tu non puoi essere lui…”
“Continui a non capire, mammy… Io sono una parte che la tua bambina ha ereditato dal tuo Harry… Vedi quando Voldemort ha cercato di ucciderlo la prima volta non gli ha lasciato solo una cicatrice, ma anche una parte di se, me… Ero io a dargli la facoltà di farlo parlare serpentese, era tramite me che lui e Voldemort erano uniti. E io sono cresciuta dentro di lui, al insaputa di tutti. Nessuno, neanche tu che lo conosci meglio di chiunque altro mi ha mai visto, nessuno ha mai visto quanto fosse oscuro l’animo del prescelto. Mi nutrivo dell’odio che provava, del desiderio di vendetta per Sirius e Silente, della gelosia per quello stupido di Ron, del amore inconfessato che provava per te… quando lo hai lasciato ho cominciato a diventare più forte, ma lui si era reso conto di me e grazie a quel maledetto David Giles riuscì a tenermi prigioniero. Ma nessuno sapeva che io mi ero trasferito anche dentro sua figlia… Dentro di lei ero sopito fin quando non ho sentito il potere della magia che tu e questa scuola le avete insegnato… poi un incantesimo mi ha dato il comando finalmente potevo agire, ma non volevo essere solo… avere degli alleati così ho risvegliato il lato oscuro dei suoi amici.”
“Allora perché tutta messa in scena?” le domandò Hermione.
“Perché… Perché volevo mettermi alla prova? Vedere se ero in grado di sconfiggere te e Harry Potter… Peccato che lui non sia qui…” disse e puntata la bacchetta contro la madre scagliandogli contro un incantesimo non verbale.
Hermione venne colpita in piena dall’incantesimo, si alzò del fumo.
“Mi aspettavo di meglio da una come te, Hermione Granger… Pensavo fossi seconda solo ad Harry Potter, a quanto pare mi sbagliavo…” disse Harmony mentre stava per uscire dalla stanza.
Il fumo si diradò e si senti una risata, Hermione stava ridendo.
“Tutto qui… non sei un gran che si vede proprio che non sei mia figlia, lei mi avrebbe distrutto. Sono stata io ad addestrarla per prima e poi Harry, sono stata io a insegnarli le lame della terra… Quello non era neanche un decimo della potenza che la mia ragazza sa sprigionare quando vuole…” Intanto pensava: “Sto mentendo, ma devo fargli perdere la calma se voglio batterlo. Il Ferrum humi era potente, per fortuna sembrava trattenuto forse Harmony ha cercato di proteggermi…”
“Sei potente, meglio cosi sarà più divertente batterti… Stupeficium” e Harmony lancio uno schiantesimo.
“Scutum” gridò Hermione e rispose: “Expelliarmus”
“Scutum” gridò Harmony “Credi di potermi disarmare… Dovrai fare molto di più se vuoi sconfiggermi, il problema è che fosse dovrai uccidermi, e non credo che tu lo faresti mai, mentre io posso fare questo… Crucio…”
La maledizione senza perdono colpì Hermione che cadde a terra contorcendosi dal dolore.
“Crucio… Crucio… Lo ricordi non è vero… ricordi questo dolore, ricordi la maledizione della tortura di Voldemort durante la battaglia di Westmister… Crucio… Ma questa volta nessuno ti salverà…”
Il dolore si faceva sempre più forte.
 
David e Ginevra erano quasi allo stremo, ma nonostante gli sforzi molti cavalieri neri erano sopravissuti alla battaglia, alcuni poi non avevano subito nessun danno.
“Devo trovare il modo di salvare Ginevra…” pensò David. “Non so ancora per quanto potrò ancora rimanere cosciente. Laura… amore mio, addio...”
Il mago si lanciò contro i guerrieri, ma quando i non-morti erano ormai su di lui, furono colpiti da un fulmine argenteo, seguito dal boato di un tuono fece sentire la sua voce.
David sorrise e sussurrò: “Potter… finalmente…”
Dietro i corpi senza vita dei guerrieri si stagliava la figura di Harry, con ancora indossò il mantello dell’invisibilità del padre con il cappuccio abbassato, la bacchetta ancora piena d’energia, che sprigionava una luce dorata.
David cadde a terra, e Harry corse da lui.
“Ehi amico, non ti ho mai visto così messo male… come è possibile che un gruppo di zombi ti metta in crisi…” poi vide Ginevra avvicinarsi “Tutto bene?”
“Si, ora che ci sei tu, Harry…” rispose la strega sorridendo.
David cercò d’alzarsi, ma non si reggeva in piedi.
“Ma che ti succede?” gli domandò Harry.
“E’ questo incantesimo dannazione…” gridò David.
“La prigione temporale?” disse Harry “E’ vero tu sei un mago del tempo, trai il tuo potere dallo scorrere del tempo…” a Ginevra “Prenditi cura di lui… Io vado ad aiutare gli altri…”
“Harry, stai attento…”
“Come sempre Ginny, come sempre… Qualcosa per cui combattere…”
E il mago si mise a correre, verso la sala grande.
Ginevra aiuto David a rialzarsi.
“Non ti sei arrabbiata perché ti ha chiamato Ginny?” domandò David alla strega.
“Ha ragione Hermione con lui non ci si può arrabiare…”
 
“Crucio…” gridò Harmony con un ghigno satanico sul volto “Adesso basta giocare…” e fermò la maledizione “Adesso è tempo di morire, madre…”
Hermione ansimava a terra priva di forza, cercò di rialzarsi.
“No, stai ferma farò in un attimo…” disse la giovane strega, dalla sua bacchetta si scaturì un incantesimo non verbale.
Con la sola forza della disperazione Hermione riuscì a spostarsi, ma non in tempo fu colpita dal incantesimo di striscio e cadde svenuta. In quel momento Harry entrò nella stanza e vide Hermione a terra priva di sensi e Harmony con la bacchetta puntata.
“No!!!!!” gridò il mago, precipitandosi vicino l’amata; lui puntò la bacchetta contro la figlia.
“Ciao… Harry…” disse sorridendo Harmony e sparì.
Harry guardò preoccupato Hermione svenuta e come quel giorno al ufficio misteri prego: “Fa che non sia morta… fa che non sia morta…” e le toccò il colo alla ricerca di un battito. Quando sentì il cuore battere si sentì sollevato, ma al tempo stesso la sua rabbia crebbe, proprio come quel lontano giorno, ma a differenza d’allora adesso non era un ragazzino di soli quindici anni, ma un uomo e un mago molto potente. “Non so cosa sia successo ad Harmony, non so chi l’hai posseduta… ma nessuno può ferire la mia Hermione…” pensò stingendo la bacchetta nel pugno.
Poi guardò il volto della strega, per quanto avesse lei combattuto appariva sereno, per lui quel volto rimaneva bellissimo. Le tolse una ciocca di capelli dal viso, ripensò a quel giorno dopo l’appuntamento con Cho. “Ma non  ti trovo brutta.” Sorrise e gli accarezzò il viso, e le diede un bacio a fior di labbra.
Quel sapore, il sapore della sua bocca non era cambiato.
Hermione si sveglio e visto il mago chino su di lei sussurrò: “Harry… Harry… Harmony...”
“Lo so… So tutto, Hermione… La salverò io. Ora tu riposati, salverò nostra figlia non temere…”
Lei sorrise e disse: “Lo so… Lo so che la salverai, Harry…”
“Hermione…”
La strega chiuse gli occhi, candendo nuovamente priva di sensi.
Harry s’alzò, si tolse il mantello, e mentre copriva Hermione sussurrava: “Papà ti prego difendila tu mentre non ci sarò.”
Il mago raggiunse il bagno delle ragazze e vi entrò.
“Apriti” disse Harry in serpentese, e comparve l’ingresso per la camera dei segreti. Il mago raggiunse la camera che non era cambiata. Harmony era appoggiata alla enorme volto di pietra da cui anni fa usciva il basilisco, la ragazza alzò lo sguardo e sorridendo disse: “Bentornato… Harry…”
Il mago non rispose.
“E’ qui che hai sconfitto mio fratello… Maestoso e imponente come luogo, tutti dicono che la leggenda di Voldemort sia iniziata qui quando ha aperto questa camera liberando il mostro che Salazar Serpeverde aveva lasciato… In realtà tutto iniziò nella stamberga strillante quando Tom Riddle seppe della morte di Sabrina Hallow, fu allora che Lord Voldemort nacque. Un preciso momento, un istante nella storia, una scelta invece di un’altra… Il tuo amico David la conosce bene la storia, lui c’era…”
“David mi ha raccontato tutto d’allora… Rivoglio mia figlia, adesso…” disse Harry in modo deciso.
“Ma forse e lei a non rivuole te…” disse la giovane strega sorridendo, alzandosi e camminando verso di lui. “Cosa sai di lei, Harry?… Di cosa prova? Di cosa vuole?… Forse lei non è come te o come sua madre, forse lei è come lui, come Voldemort, come Bellatrix.”
“No…” rispose Harry freddamente.
“E tu cosa ne sai la conosci da solo due mesi. Cosa sai di lei e di cosa c’è nel suo cuore. Ho visto la tua paura mentre guardavi la tua piccola bambina quasi uccidere la Parkison… Io so a cosa hai pensato, cosa hai ricordato, la notte al cimitero quando è morto Cedric Diggory. Ma non sai cosa provava Harmony mentre combatteva, mentre vinceva, era felice, si sentiva libera, poteva dare libero sfogo a tutto il potere che aveva dentro. Ma adesso basta parlare…” e gridò: “Expelliarmus.”
“Expelliarmus” gridò Harry.
Le due energie magiche entrarono in collisione.
“Proprio come al cimitero non è vero, Harry… Come è sempre stato fra lui e te…”
Ma Harry non rispose, ma pensò: “Perché un incantesimo di disarmò, invece di una maledizione senza perdono?”
La magia di Harmony sembrava avere la meglio.
“Non puoi vincere…”
“Io posso vincere invece, posso perché tu non sei Voldemort, ne sei solo un piccolo frammento… e posso perché tu non puoi dare il meglio di te, perché Harmony ti sta combattendo con tutta se stessa, perché tu come lui non conosci l’amore e l’amicizia… Tu non hai qualcosa per cui combattere e amici che ti stano vicini…” poi Harry sussurrò “Amici…”
Nel corridoio Ginevra e David erano stanchi e feriti. La strega aveva gli occhi chiusi, ma senti la voce di Harry chiamarla: “Ginevra…”. Aprì gli occhi ed esclamò: “Harry…”
“Allora l’hai sentito anche tu?” domandò David.
Lei annuì.
I due si alzarono e guardarono dinanzi a loro.
“Harry vuole potere…” disse Ginevra.
“Allora che stiamo aspettando… Diamoglielo…”
Insieme puntarono le bacchette e da esse scaturirono dei raggi d’energia, nero dalla bacchetta di David, viola da quella Ginevra.
Neville si stava per riposarsi dopo lo scontro con Tim, il ragazzo era svenuto. Il mago guardò il grifondoro sorridendo e pensò: “Merlino… non credo d’aver mai affrontato un avversario così potente e così giovane…Combatte come...” E in quel momento sentì la voce di Harry dirgli: “Neville…”
Il mago s’alzò e puntata la bacchetta disse: “Si, Harry ho capito…” Dalla bacchetta scaturì un raggio di fuoco.
“Sto bene, papà è solo un graffio…” diceva Acrux mentre seduto a terra, con suo padre preoccupato per una ferita all’avambraccio destro.
“Acrux non fare storie… fammi solo dare un occhiata…” diceva Draco mentre inginocchiato controllava le condizioni del figlio. Dopo essersi sincerato che fosse solo una ferita superficiale, sorrise e disse: “Hai combattuto bene, Acrux…” e si sedette di lato al figlio. “Tornati alla realtà andremo insieme a berci un idromele a Hogsmeade, naturalmente di nascosto da tua madre…”
“Naturalmente…” rispose il ragazzo che poi si guardò l’arto ferito e domandò: “Pensi che mi resterà la cicatrice, papà?”
“Mah.. può darsi, perché?”
“Sarebbe forte… le ragazze vanno matte per le cicatrici…”
“Non lo so dovresti chiederlo ad Harry…” disse Draco quasi ridendo.
“Non prendermi in giro papà…”
“Non lo farei mai… non prenderei mai in giro chi mi ha messo in vera difficoltà in un duello mag… Ahai” si lamento il mago. “Domani sarò tutto un dolore…” Poi Senti la voce di Harry, e il mago s’alzò, puntò la bacchetta.
“Papà che succede?” domandò Acrux.
“Harry ha bisogno di una mano…”
“Ma io non ho sentito niente”
“Ma lo sentito io…” rispose Malfoy ridendo, dalla sua bacchetta scaturì un raggio bianco quasi argenteo e circondato da cristalli di neve.
Ron stava portando Tibby in braccio svenuta e pensava: “Sei diventata più pesante bambina mia…” poi le guardò il viso: “E sei anche una ragazza molto carina, se solo evitasi gli abiti neri ed eccentrici e i capelli di colori strani… ma mi ricordi tua madre al tua età…” e sorrise “So che un giorno t’innamorerai e lui sarà il ragazzo più fortunato della terra… perché sei una Weasley, perché sei forte, intelligente e simpatica, ma mi auguro che questo accada anche più tardi possibili perché voglio ancora pensare che tu sia  la mia bambina…”
“Amico mio… ho bisogno di te… per salvare mia figlia…”
“Harry sei tu…” sussurrò fermandosi Ron. “Sono qui amico…” Mise Tibby dolcemente a terra appoggiandola a un muro. Puntò la bacchetta e da essa scaturì un raggio rosso scuro.
Hermione si svegliò e si trovò coperta dal mantello, aveva sentito la voce di Harry in sogno.
“Harry…” sussurrò lei.
“Amore mio…mia strega…”
“Ho capito…” sussurrò la strega sorridendo, si mise faticosamente in ginocchio e puntò la bacchetta. “Con tutto il mio amore, Harry… Per te e per Harmony…” pensò. La bacchetta scaturì un raggio giallo oro.
Tutti gli incanti raggiunsero la camera dei segreti concentrandosi nella bacchetta di Harry.
“Amici… amore… Grazie” sussurrò il mago.
Il potere del prescelto si intensifico, moltiplicato per sei.
“Ma che diavolo sta succedendo?” disse Harmony, mentre il suo potere perdeva terreno. Alzò il occhi e vide sopra Harry un aura di diversi colori, e vide che ogni colore prendeva la forma del viso di un amico del mago, ma tra tutte quella più in alto e più grande era il viso di Hermione.
Sul viso di Harry si dipinse un sorriso, e sussurrò: “Qualcosa per cui combattere… Amore e amicizia…”
“Non posso perdere… non voglio…” gridò Harmony “Io sono più forte…”
“No… tu non sei più forte perché sei solo… Tu sei debole perché non conosci amore e amicizia…”
L’energia magica di Harry ebbe un ulteriore incremento, l’incanto del mago colpì la ragazza in pieno facendola sbalzare al in dietro di alcuni metri, la strega cadde nella piccola pozza d’acqua davanti al enorme viso di pietra.
Il corpo della strega iniziò ad avere delle convulsioni. Sembrava che Harmony stesse per avere la meglio sulla possessione, la ragazza girò lo sguardo verso il genitore, adesso il viso di lei era più dolce e gli occhi avevano riacquistato la luce di sempre, e disse: “Harry… aiutami… ti prego…. È ancora troppo forte….”
“Harmony…” gridò il mago e corse dalla figlia. Si mise inginocchio, le prese la mano: “Sono qui bambina… Sono qui…”
“Papà… Papà… aiutami…”
“Sono qui… ma un momento tu…”
La ragazza aveva di nascosto riprese la bacchetta e puntata disse: “Dark Marionette….”
Harry fu spinto al indietro, messo in ginocchio il mago si senti preso dalle braccia da dei fili invisibili.
Harmony si alzò, si avvicinò a lui e gli disse: “Sei uno sciocco Harry Potter… Amore e amicizia non servono a vincere, in questo modo solo la forza conta… Io ti toglierò ogni cosa prima di ucciderti… vedrai morire i tuoi amici qui dinnanzi a te, vedrai il corpo della tua amata torturata fino a chiedere pietà e tutto questa sarà fatta da tua figlia…”
 
Uno dei muri della stanza necessità si aprì, rivelando un altro luogo immenso, enorme. Quel posto aveva perso il suo nome originale, nessuno lo ricordava più e pochi lo avevano visto dalla fondazione della scuola. Quel luogo era la grotta di Merlino, la stanza delle cose dimenticate, al centro c’era un arco in pietra simile agli archi di Stoneage sulle due pietre laterali c’erano dei nomi scritti in rune maghi che lo avevano edificato: “Merlino, Gilgamesh, Imoteph, Morgana, Prosperò, Vainamoinen, Ermete Trimegisto” e sulla pietra in alto sempre in rune c’era scritto il nome di un luogo: Sidhe, il regno delle fate. L’interno dell’arco s’illuminò di una luce dorata e un attimo dopo un enorme creatura nera balzò fuori, e si guardò intorno si mise a correre, passò a traverso, il passaggio per la stanza delle necessità, uscita da essa, si trovò al settimo piano, e di nuovo corse verso la stanza dei segreti.
“Da chi cominciare?” domandò Harmony giocherellando con la bacchetta con un sorriso freddo sul voltò “Che nel dici di Ginevra Weasley, anche se non l’ami più gli sei molto affezionato e pur sempre la sorellina del tuo migliore amico e poi doveva morire qui…”
Harry alzò lo sguardo, cercò di liberarsi dai fili senza riuscirci e disse: “Non provare a fare del male a Ginevra o a qualcun’altro dei miei amici e tenne pentirai…”
“Che farai? Grande eroe ucciderai tua figlia… Perché quello il solo modo per fermarmi.”
A un tratta si senti ringhiare e ululare, al ingresso della camera si trovava un enorme cane nero con il pelo ispido e arruffato, gli occhi rossi come due pezzi di brace. Il segugio aveva puntato Harmony e si lanciò contro lei, a nulla valsero il incantesimi che la ragazza gli scagliava contro la creatura. Esso buttò a terra la strega, colpendola con zampate.
Harry non riusciva a credere ai suoi occhi, quel cane, quel cane nero, senza accorgersene era libero dal Dark Marionette e con tutto il fiato che aveva in corpo grido: “Felpato, Tartufo… Sirius…”
Al ultimo nome il cane nero si fermò senza però voltasi verso il mago.
Harry si rialzò, ma non credeva ancora ai suoi occhi: quello che aveva di fronte era davvero il suo padrino, era Sirius Black.
 
Intanto nella mente di Harmony si stava svolgendo una vera battaglia, in un susseguirsi di immagini, e di flashback; Harmony rivide l’attacco dei mangiamorte a Howl, i dissenatori alla metropolitana di King Cross, la paura negli occhi di Harry e di Acrux nel club dei duellanti, gli sguardi di chi nella scuola la credeva un mostro, rivide la sua solitudine.
“Tu sei debole, ragazzina…” gli diceva il frammento oscuro dentro di se “Tu non puoi vincere contro di me… Io sono quello che tu vuoi essere Harmony Hermione Granger…”
Altre immagini, altri ricordi: sua madre che sorrideva, il suo primo incontro con Harry, poi la loro passeggiata fino alla capanna di Hagrid, le lezioni per essere cercatore, i suoi genitori che si divertono a ridere insieme, il suo bacio primo bacio con Acrux a Diagon Alley e la loro gara alla Tana, l’allegria contagiosa di Tibby e della sua famiglia, il bacio di Tim alla radura e il loro provino, tutti gli amici e i compagni dei suoi genitori, la sua felicità sul volare su una scopa; ma soprattutto Harry ed Hermione.
“Tu sei debole… tu che sei un frammento di un uomo pazzo, di un uomo solo, che non ha mai conosciuto la dolcezza di un affetto sincero, la forza di un vero amore e la lealtà di una amicizia sincera… E mi dispiace per lui…”
A quelle parole il frammento si dissolse come neve al sole.
La ragazze svenne esausta per lo sforzo.

“Sirius… sei tu?” domandò Harry.
L’animagus tornò umano, e si voltò sorridendo. “Harry… Harry Potter…” e allargò le braccia.
Harry corse ad abbracciarlo, quanto lo aveva pianto quando lo credeva morto e quanto era stato felice nel sapere da Rigel che era vivo.
“Sirius… Sirius…”
Figlioccio e padrino si lasciarono, e Black appoggio le mani sulle spalle di Harry e disse guardandolo in volto: “Oh Merlino, Harry… ma quanto tempo è passato?... Somigli molto di più a James adesso… Harry…. Non credevo ti avrei mai rivisto…”
“Neanche io, Sirius….” Poi guardò e vide la figlia svenuta.
“Oh Dio… Harmony…” e lasciato Sirius si precipitò dalla ragazza.
“Harry, ma chi è questa ragazza? E perché ti stava attaccando qui nella stanza dei segreti?” domandò Sirius dietro di lui.
Si voltò e rispose: “Lei è…” ma non finì la frase. Un gruppo di draugar entrati nella camera li attaccò i due maghi gli affrontarono spalla a spalla.
“Ben colpo, Harry…” disse Sirius dopo aver visto un incantessimo “Proprio come quella notte al ufficio misteri…”
“Già, Sirius…” rispose sorridendo Harry.
Poi a un tratto i due maghi sentirò: “Lacarnum Inflamare” e un getto di fuoco colpì un vichingo.
Harry e Sirius si voltarono e videro Harmony inginocchio con la bacchetta ancora puntata che con una mano si teneva parte del vestito nero a brandelli, il suo volto aveva un’espressione molto seria.
“Caspita… Non so chi sia questa ragazzina, ma mi ricorda tua madre, e la tua amica Hermione.”
Harry sorrise.
Poi dal ingresso un altro incantesimo: “Ferrum humi” e si aprirono tre solchi che squarciarono il pavimento e travolsero facendo a pezzi tre vichinghi. Nella camera dei segreti aveva fatto il suo ingresso Hermione Granger.
“Hermione?!...” domandò Sirius.
La strega si limitò ad annuire e poi a sorridere.
“La migliore strega della sua generazione…” disse Sirius.
“Ignis Crepusculi”
“Pulvis adamantis”
“Avalon’s blade”
“Monstrum”
“Lacarnum Inflamare”
Neville, Draco, David, Ginevra e Ron, insieme con Tim e Acrux erano appena entrati dietro Hermione.
“Merlino… Drake, stiamo per combattere con l’ES?” esclamò Acrux.
“Non distrarti Malfoy… è guarda c’è chi ci ha preceduti.” Rispose Tim e guardò Harmony.
Ma il giovane Malfoy non riuscì a lanciare un solo incantesimo che la battaglia era già finita, al contrario Tim aveva abbutto due draugar e Harmony ben quattro.
“Bel lavoro ragazzi.” Disse Harry congratulandosi con i due studenti e sua figlia.
Per Sirius era una sorpresa vedere tutti quelli che un tempo erano dei ragazzini adesso essere diventati dei maghi esperti e potenti, ma si limitò a sorridere, salutandoli, Hermione a vederlo si commosse un po’, vedere Harry cosi felice per aver ritrovato una persona cara, le dava molta gioia.
Harmony le si avvicinò e le disse: “Mammy… perdonami, ti ho fatto del male… ti ho ferito…”
“Non fa niente piccola… anche se eri sotto un influsso oscuro, ti sei dimostrata molto forte, sei riuscita a mettere in difficoltà sia me che Harry…”
“Mammy. Lui è….” E indicò Sirus “…è il padrino di Harry, Sirius Black... il padre di Rigel…”
“Si, piccola, è lui…”
Sirius continuava a guardare incuriosito Harmony, si avvicinò a Harry e gli domandò: “Allora vuoi dirmi chi è quella ragazzina che sta vicino a Hermione?…”
“Ehm… Sirius… lei è mia figlia… mia e di Hermione… ha quattordici anni e si chiama Harmony…”
Lui lo guardò stupefatto e poi disse: “Devi raccontarmi molte cose…”
“Sirius, non vedo l’ora di poter di nuovo parlare con te, adesso che abbiamo tutto il tempo…”
“Si, ma vorrei conoscerla, vorrei conoscere tua figlia, Harry…”
“Certo, vedrai Sirius è fantastica…”
“Se è figlia tua e di Hermione lo sé di sicuro…” rispose lui sorridendo.
Tutti andarono nella sala grande dove incantesimo della prigione temporale fu sciolto.
Intanto nella Hogwarts normale la McGranitt aveva dato il via alle ricerche dei professori scomparsi usando tutti i mezzi possibili magici e non, sguinzagliando per ogni angolo della scuola fantasmi, studenti, elfi e quadri, mandando Bael a Hogsmeade, Hadrig nella foresta proibita, dove il mezzogigante veniva aiutato dai centauri di Re Fiorenzo.
Appena saputo che sia Ron che Tibby non si trovavano, Luna si precipitò al castello da Hogsmeade, nonostante la gravidanza, e si mise anche lei a coordinare le ricerche, ma la preside le aveva detto di non muoversi dalla sala grande e di non preoccuparsi.
Visto che le ore passavano la preside iniziava a considerare la possibilità di chiamare gli auror e l’Ordine della Fenice, temendo che Harry e gli altri fossero stati rapiti dai mangiamorte.
Quando ormai l’anziana strega stava per dare l’ordine di mandare i gufi, i membri dell’ES, Sirius e i ragazzi comparvero davanti ai suoi occhi.
“Ma che...Per tutti i maghi della Scozia…” disse la Mcgranitt.
“Ron… Tibby… oh Merlino cosa è successo?…” esclamò Luna, vedendo la figlia tra le braccia del marito, e correndo da lui.
“Non ti preoccupare...” disse Ron sorridendo “Sta solo dormendo… La nostra piccola Luna ha combattuto come una leonessa… dobbiamo esserne fieri… E’ come te…”
“Si, Ron… ma ha preso la tenacia e la forza dai Weasley…”
Luna e Ron si allontanarono, per portare la figlia a letto.
“Harry si può sapere dov’eravate…” disse la Mcgranitt poi notò chi era tornato e quasi non ci credeva “Sirius… Sirius Black… non può essere…”
Sirius si guardò intorno e sorrise la sala grande, non era cambiata molto, sentì subito d’essere tornato a casa.
“Minerva… è bello rivederti…”
Appena gli studenti videro Sirius iniziarono a mugugnare tra loro.
“Sirius che ne dici di ritirarci?” propose Harry.
“Si, mi sembra una buona idea…” rispose il mago.
“Preside, Sirius può prendere una delle camere degli ospiti?” domandò Potter.
“Si, certo…” rispose lei.
Prima d’andare con il padrino Harry si voltò verso Hermione e cercò di dirle qualcosa, ma la strega lo guardò in modo gelido per poi allontanarsi con Harmony, che stava parlando con Robin dell’avventura appena trascorsa. Le due Granger Girle andarono in infermeria per farsi curare le ferite.
Sirius notò subito la reazione di Hermione, come il dispiacere di Harry. Anche prima dopo la battaglia aveva visto che i due non si parlavano, anche se ognuno era preoccupato delle condizioni dell’altro.
Senza farsi notare da Ginevra che era ancora preoccupata per Acrux, Draco trovò con lo sguardo Pansy, facendoli capire che dovevano parlare.
David e Neville invitarono i Malfoy e Tim e a bere qualcosa insieme al bar della scuola.
Accompagnato Sirius in una delle stanze degli ospiti, il padrino si lasciò andare sulla sedia della scrivania ed Harry si sedete su una poltrona.
“Harry… qualcosa non va?” domandò Sirius.
“No niente…”
“Non è vero… hai la stessa espressione di quando tuo padre litigava con Lily... Perché non mi racconti tutto?”
“Si, ma c’è così tanto da dire… da dove cominciò?”
“Potresti iniziare da tua figlia… per esempio… o da dove vuoi tu?”
“Harmony è mia figlia Sirius, mia e di Hermione…”
“Ahh lo sapevo… sapevo che tu ed hermione prima o poi vi sareste messi insieme, era solo questione di tempo ogni volta che vi vedevo insieme mi ricordavate i tuoi genitori”
“Veramente non stiamo insieme… ho scoperto… ho saputo di Harmony solo due mesi fa… E’ successo tutto durante la guerra…”
“La guerra contro Voldemort?” domandò Sirius.
“Si…” rispose Harry annuendo “Sirius… io, lei…”
“Ho capito, Harry... ma tu l’ami non è vero?”
Harry sospirò e disse: “Io l’ho sempre amata, ma con lei a volte è come tornare ragazzi, gli stessi dubbi, le stesse incertezze…”
“Sono sicuro che lei tornerà da te…” disse Sirius “Sono sicuro che anche lei ti ama con tutto il suo cuore… e poi avete una figlia adesso…”
Harry sorrise, le parole del padrino lo rincuorarono.
“Harry sei diventato un uomo forte e coraggio, James sarebbe fiero di te… Io sono fiero di te…”
“Sirius…”
I due parlarono per ore, Harry gli spiego cosa era successo negli ultimi anni di scuola, la morte di Silente, la guerra, gli amici e i nemici che erano caduti, la storia con Hermione, le vittorie e le sconfitte. Il coraggio di Rigel che lo aveva seguito in ogni missione, sempre a guardarsi le spalle a vicenda, e che lei aveva sconfitto Bellatrix.”
Sirius ascoltò tutto senza quasi mai fermare il racconto, ma sentito della figlia sussurrò: “La mia piccola guerriera… ha saputo farsi valere…”
“Sempre, Sirius… sempre. Non cedeva mai… non ha mai concesso niente ai nostri nemici… dovevi vederla era una tigre… Era degna di te…”
Lui sorrise di soddisfazione.
Parlarono ancora un po’, Harry gli descrisse il eventi finali della guerra, il suo auto esilio, e poi gli ultimi avvenimenti l’attaccò a Howl dei mangiamorte, il ritorno di Hermione, Harmony, e la figlia di Voldemort.
“Quel uomo continua a tormentarci dalla tomba e anche attraverso la sua progenie…” gridò Sirius, sbattendo il pugno contro la scrivania.
Finito il racconto di Harry, Sirius spiego la verità dietro il velo del ufficio misteri. Poi Harry lasciò il padrino e andò nel suo studio  da dove mandò gufi uno a Remus alla accademia Auror e uno a Rigel a Londra per avvertirli del incredibile ritorno.
Non passò molto tempo che Harry ricevete la risposa che consisteva in tre semplici parole: “Vengo subito. Remus”
Harry sorrise a leggere il breve messaggio, sapeva che Lupin si sarebbe precipitato lì. E così fu, dopo poco ci fu una fiammata verde e una nuova di polvere dal camino  e ne uscì Remus Lupin che subito disse: “Ciao, Harry. E’ vero che lui è tornato?”
“Si…” rispose il mago, mentre si alzava dalla sedia e accoglieva il licantropo “Secondo te, ti mentirei su una cosa del genere…”
“Ma allora dove diavolo è stato per 17 anni?” domandò Remus.
Quando anni fa arrivò Rigel si scoprì che Sirius non era morto dopo la caduta del velo, come tutti credevano, ma sua figlia non aveva mai detto a nessuno dove si trovava e perché non poteva tornare. Il motivo era semplice il velo era una porta verso un luogo segreto, che doveva rimanere nascosto, altrimenti sarebbe diventato un territorio di conquista.
Harry iniziò a raccontare la storia come gliela aveva spiegata Sirius: “Quando ormai Camelot era condannata, Merlino ha creato con altri maghi un ingresso per lo Sidhe, il mondo delle fate, per salvare le creature magiche e i maghi… Il grande mago aveva capito che il mondo dei druidi avrebbe fatto la fine del paganesimo con l’avvento del cristianesimo. E diede ordine ai suoi quattro allievi di costruire questa scuola, così da poter educare generazioni e generazioni di maghi, al tempo stesso costruì le due porte del Sidhe, Oberon che serve come entrata che si trova al ministero, Titania come uscita che si qui sotto la scuola nella sua grotta o anche conosciuta come la stanza delle cose dimenticate. Ma in qualche modo Titania si ruppe e le creature dello sidhe e chi cadeva nel velo rimaneva prigioniero in quel mondo.”
“E’ incredibile. Lo Sidhe che tutti credevano una leggenda, un racconto per bambini si trova dietro al velo nel ufficio misteri…” disse Remus mentre camminava con Harry affianco. “Ma è ancora più incredibile che in mille anni si sia persa la verità sul velo; e dato che nessuno che ci cadeva dentro faceva ritorno tutti hanno iniziato a credere che portasse alla morte. Si potrebbe scrivere un articolo per un giornale di magia, forse Hermione potrebbe essere interessata.”
“Remus, credo sia meglio tenere la storia dello Sidhe e di Sirius segreta, gli esseri viventi che vivono non dovrebbero diventare dei cavie da laboratorio.” Disse Harry seriamente.
“Hai ragione, Harry…”
E i due maghi uscirono arrivando davanti alla porta della stanza e Harry bussò, e una voce conosciuta disse: “Avanti…”
Harry aprì la porta ed entrò con Remus, il quale si ritrovò davanti il suo vecchio amico.
“Sirius…” sussurrò il mago.
“Remus?!” rispose Black “Sei invecchiato, Lunastorta…”
“Mentre tu sei rimasto lo stesso, Felpato… lo stesso pazzo…”
“Sai com’è la follia interiore…”
I due sorrisero, si abbracciarono, dandosi sonore pacche sulle spalle.
“Ci vuole un brindisi…” disse Sirius dopo aver lasciato Remus che si sedette su una delle poltrone, mentre altra fu occupata da Harry. Il prigioniero di Azkaban prese una bottiglia di idromele di madame Rosmerta, e dopo averla aperta ne riempì tre bicchieri e li offrì ai suoi ospiti.
“A cosa brindiamo?” domandò Remus.
“Direi alle donne che amiamo o che abbiamo amato...” e guardò Harry “…e ai nostri figli…”
“Ai nostri figli…” dissero tutti e tre in coro.
Bevuto un sorso di liquore, Remus domandò: “E’ adesso Sirius che vuoi fare?”
“Ancora non lo so… non ci ho pensato… mi sembra ieri che sono finito in quel velo e invece sono passati 17 anni… forse ho voglia di vedere il mondo.”
“Allora povero mondo, non credo si pronto a rivederti, Felpato…”
“Divertente, Lunastorta…”
E si misero a ridere.
Fuori dalla stanza due giovani era appena arrivati, erano Rigel e James.
La strega stava per bussare alla porta, ma si fermò e si voltò verso il suo accompagnatore dicendo: “No... James... non posso...”
“E' solo emozione, Rigel... è tanto tempo che non vi vedete, sparirà non appena vi abbraccerete”
“Non è questo... non voglio che mi veda così...” rispose lei e gli mostrò la protesi del braccio. “Andiamo via James...”
“Rigel... tuo padre e dietro quella porta... E sarà fiero di te... sarà felice di rivederti protesi o non protesi... perchè ti vuole bene...”
“E' che ne sai... non lo conosci?”
“No, ma io sono fiero di te... e poi sono due i Sirius che ti amano...”
Rigel ci pensa un po’ su, poi ride e disse: “Lo sai che sei uno stupido...”
“Si, solo quando ci sei tu nelle vicinanze...” rispose e la tirò a se baciandola.
I due non sapevano che Harmony li aveva visti mentre si baciavano.
La ragazza scappò, e si rifugiò alla quercia, si sedette sulla panchina e pensò: “Forse non l’ho visto, forse mi sono sbagliata… Ma che dici Harmony, si stavano baciando…che devo fare, glielo dovrei dire a Tibby. La cosa la distruggerà e poi posso fare una cosa del genere a Rigel, lei mi ha salvato la vita. Dio come odio James... che codardo, fa il doppio gioco... ma forse... forse io non sono così diversa da lui... No... io amo Acrux, Tim è solo un amico...” Ricordò il bacio fra Rigel e James “Lei sembrava felice, Harry e mammy mi hanno detto che Rigel non sorrideva spesso... James poi la guardava in un modo tanto dolce, sembrava il modo in cui Harry guarda Mammy... Ma Tibby... io sono la sua migliore amica...”
Mentre era soprapensiero sentì arrivare qualcosa in volo, e atterrale vicino. Era Fierobecco che voleva giocare con lei, la ragazza lo coccolò e lo accarezzò. Mentre sentiva Hagrid chiamarlo e avvicinarsi.
“Fierobecco non dovresti scappare… Oh ciao Harmony…” disse il mezzogigante.
“Professore Hagrid…”
“Nah, non chiamarmi professore sei la figlia di Harry, chiami Hadrig solo Hagrid, quando non c’è lezione.” Poi guardò l’ippogriffo “E’ incredibile come si sia affezionato velocemente a te, solo con i tuoi genitori ha fatto lo stesso…”
“Acrux mi ha detto che è molto affezionato anche a lui.”
“Si, e si sono capiti quasi subito, avevano una cosa in comune: erano soli…”
“Si, lo so… Hadrig posso farti una domanda?”
“Si, certo… dimmi pure.”
“Secondo te, è sempre giusto dire la verità?”
“Mah, non saprei pensò che dipende molto dalla verità che si deve dire e quanto potrebbe far soffrire quella verità… Forse dovresti parlarne con tuo padre, lui sa meglio di chiunque altro cosa sarebbe giusto fare… Ora vado, Harmony, devo dare da mangiare a questo birbante. Ciao piccola…”
“Ciao Hagrid…”
E mentre il mezzogingante andava via, la streghetta pensò: “Cosa farebbe Harry al mio posto… Forse parlerebbe con James… Ecco cosa farò parlerò con James…”
 
Dopo l’incontro con James e Rigel, Sirius uscì dalla scuola per andare al cimitero, portando con se dei fiori.
“Merlino…” pensò entrando “Da quanto tempo che non vengo più qui…”
Dopo poco si ritrovò davanti alle tombe di James e di Lily, lì c’erano già dei fiori portati poco prima da Harry. Mentre Black metteva i fiori sentì qualcuno alle sue spalle e disse senza voltarsi: “David Giles, con che coraggio vieni sulle loro tombe…”
Sirius s’alzò, si voltò: “E’ colpa tua se sono morti quanto lo è stata di Peter e di Voldemort…”
David non rispondeva.
“Harry lo sa cosa hai fatto quella notte?”
“Si…” rispose David “Glielo detto subito dopo che ci siamo conosciuti…”
“Ti ha perdonato?” domandò Sirius.
“Lui si… Io no…” rispose guardando negli occhi il mago.
“Giles…”
“Black, ho fatto molti errori nella mia vita, ma quello per cui non trovò pace e la morte dei Potter. Se quella notte fossi rimasto al mio posto, ma…” e sospirò “Ricordi i nostri segnatori?”
“Si, certo indicavano se qualcuno di noi era in pericolo o sotto attacco… Quella notte molti di noi fummo coinvolti in diverse azioni…”
David annuì e disse: “Anche se quel aggeggio continuava a suonare, io rimanevo al mio posto, ma poi segnalò il nome di qualcuno che non potevo ignorare…”
“Laura…” sussurrò Sirius stupefatto “Laura era in pericolo, te ne sei andato per salvare lei…”
Giles si voltò e stava per andarsene, quando Black disse: “Anch’io lo avrei fatto per Laura…”
“Lo so…”
 
Harmony tornò alla sala comune e li incontrò sua madre.
“Non dovresti preparati per il ballo?” le domandò Hermione.
“Non è presto?”
“Forse hai ragione.”
“Mammy posso parlarti?” domandò Harmony.
“Si, certo.”
“Ma non qui meglio in un posto più tranquillo, nel tuo appartamento per esempio.”
“Ok viene.”
Le Granger girls lasciarono la sala per andare nelle stanze di Hermione, entrati la madre si sedette alla scrivania e Harmony sul letto.
“Allora di cosa vuoi parlarmi? Trucchi? Vestiti? Incantesimi? Soldi? Ragazzi…” domandò Hermione quasi scherzando.
“Ultimo argomento… Ragazzi…” disse seria la grifondoro
“Ragazzi? Acrux?”
“Harry…” rispose.
“Harry?”
“Cosa succede tra voi da un po’ di tempo?”
“Niente abbiamo litigato, noi litigavamo spesso anche da ragazzi.” Rispose evasiva Hermione.
“Non è vero… Zio Ron me lo ha detto, che da ragazzi voi non litigavate quasi, e se succedeva erano sempre per motivazioni molto serie. Allora perché non ci parli?”
“Harmony è complicato, tra noi è sempre stato complicato, e poi non ne voglio parlare con mia figlia…” Disse Hermione quasi innervosita.
“Pensavo d’essere tua amica, ma quando argomento è Harry torno a essere tua figlia.”
“Tu sei mia figlia e io devo…” gridò Hermione.
“Devi cosa?” gridò Harmony.
“Devo difenderti…”
“Difendermi? Difendermi da chi da Harry? Harry non mi farebbe mai del male e tu lo sai. E poi non sono più una bambina…”
“Allora perché da un po’ di tempo non facciamo altro che litigare per lui? E se ci sei tanto affezionata, perché lo chiami per nome invece che papà?” gridò Hermione.
Harmony non seppe rispondere.
“Scusa, piccola… non dovevo dirlo…”
“Io non ci riesco, e non so perché.”
“Ho paura, Harmony, paura che sparisca di nuovo, paura che possa di nuovo farmi male, o che peggio possa farlo a te…”
 
Draco sbatté Pansy contro un muro nell’appartamento di lei e le gridò: “Tu devi essere completamente pazza. Mio figlio oggi ha rischiato di morire, per colpa tua ho dovuto difendermi da lui. Si può sapere cosa cercavi di dimostrare stregando la figlia di Potter?” scuotendola forte per le spalle.
“Lasciami subito…” gli urlò la strega.
Lui non obbedì e le gridò: “Voglio delle rispose, Pansy?”
La strega lo guardò languida e lo baciò, in modo passionale e forte, poi gli sussurrò: “Mi piace quando fai il duro… Hai detto di volere delle rispose, ma non è che vuoi anche molto di più.” E la strega iniziò ad aprirsi la camicetta.
“Pansy, non ora.” Disse in modo freddo il mago “Voglio sapere cosa volevi fare? Perché non mi hai detto niente? E Perché hai coinvolto mio figlio?”
“Non sono stata io a coinvolgere Acrux in questo, ma è stata Harmony Granger, non è colpa mia se quella ragazza è innamorata di lui. Per quanto riguarda il motivo del risveglio del lato oscuro della Granger, è presto detto, poteva essere un arma contro Potter e poi lei poteva essere molto più potente di Leslei. Quella ragazzina aveva in se una parte del signore oscuro, avremo potuto usarla per i nostri scopi, ma stranamente ha deciso di creare quella assurda trappola temporale per distruggere i membri dell’ES.”
“E se ci fosse riuscita, se quei ragazzi ci avessero uccisi cosa avresti fatto?”
“Che domande mi sarei alleata con loro per conquistare prima questa scuola, poi il ministero e il mondo.”
“E Leslei, tua figlia che ruolo avrebbe avuto in tutto questo?”
“Leslei? Leslei sarebbe sta sacrificabile perché voleva dire che Harmony Granger sarebbe stata ancora più degna di lei d’essere l’erede del signore oscuro. Dopo tutto se il piano riesce Leslei potrebbe diventare superflua.”
“Sei pronta persino a sacrificare tua figlia per raggiungere i tuoi scopi, Pansy.” Disse Draco abbassando il capo e lasciandola andare.
“Il fine giustifica i mezzi e poi non c’è spazio per niet’altro che il nostro fine, tutti noi come mangiamorte abbia giurato di sacrificare tutto per la gloria del signore oscuro, io sono pronta a uccidere mia figlia per vincere, e ho educato Leslie a fare lo stesso con me. E tu Draco cosa sei disposto a sacrificare per la nostra causa?”
“Lo sai che sono disposto a tutto…”
“Anche a uccidere i tuoi figli e tua moglie.”
“Anche…”
“Io voglio una cosa da te, Draco Malfoy, voglio un figlio, un figlio maschio…”
 
Sala comune di griffondoro a pochi minuti dal iniziò del ballo di Halloween. Sirius, Harry, Ron, James e Tim aspettavano che le loro dame scendessero le scale.
Black si guardava intorno con un po’ di nostalgia, la sala comune per lui non era cambiata poi tanto. Si spostò verso il divano, e sorridendo lo toccò.
“Sirius, cosa c’è?” gli domandò Harry avvicinandosi.
“Eh Harry quanti ricordi. Sai è stato qui che tuo padre si dichiarò a tua madre. Non ho mai visto James così spaventato come allora. Lily non era proprio una ragazza semplice, gli metteva soggezione, credo che avesse capito tutto ancora prima che lui aprisse bocca…”
Harry sorrise.
“Sai quella notte che tu ed Hermione, mi avete salvato il mio primo pensiero è stato che James e Lily fossero venuti ad aiutarmi… Tu assomigli tantissimo a James, come anche Hermione, caratterialmente è uguale a quella secchiona di tua madre…”
In quel momento le streghe fecero la loro comparsa, erano tutte bellissime, la prima a scendere le scale fu Rigel, aveva uno splendido vestito azzurrò mare.
James non riuscì a controllarsi e gli scappò un: “Wow”
La ragazza guardò James per un attimo, per poi avvicinarsi a suo padre.
“Sei bellissima…” sussurrò l’ultimo dei Black alla figlia. “James è fortunato…”
James sarebbe stato l’accompagnatore di Rigel alla festa, dato che la relazione fra lui e Tibby doveva rimanere segreta a Ron.
Dopo Rigel scesero Harmony, Tibby e Robin.
Tim non faceva altro che guardare Harmony, e sussurrò: “E’ bellissima…”
La ragazza si avvicinò ad Harry e a Sirius. Il suo vestito era viola.
“Harmony, lui è il mio padrino: Sirius Black.” Disse Harry “Sirius lei è Harmony, mia figlia….”
La ragazza e il mago si piacquero subito.
Tibby senza farsi vedere da Ron toccò la mano di James e lui le sorrise.
Intanto Robin s’avvicinò a Tim, e gli sussurrò: “Avresti dovuto invitarla, stupido…”
Tim abbassò un po’ lo sguardo, sorrise e non rispose.
Harry e Sirius stavano ancora parlando fra loro quando dalle scale comparve Hermione. Era bellissima, il suo vestito era nero, e a Harry ricordò quello blu che lei indossava a 14 anni al ballo del ceppo.
I loro sguardi s’incrociarono per un istante, ma fu solo un attimo. La strega scherzò con Rigel,  James, Ron, Tibby e Harmony.
“Ron, dov’è Ginevra? Non si perderà il ballo.” Domandò Hermione.
“No, ma questo è il primo anno in cui Arthur fa dolcetto o scherzetto…”
“Mio padre…” intervene Acrux “Ci tiene molto ad Halloween. Lui accompagnerà Arthur, mentre mia madre distribuirà i dolci agli altri bambini.”
“In cosa si è travestito tuo fratello?” domandò Harmony.
“Mah da principe Valiant un eroe babbano dei fumetti, una mania che condivide con nostro padre…”
“E’ una cosa molto carina…”
“Mia madre mica tanto si lamenta sempre dello spazio che occupano.”
Poco dopo tutti si trovarono in sala grande, e iniziò la festa.
Acrux aveva subito invitato Harmony a ballare, seguito da Tim che invitò Robin. Tra i grandi Draco ballo con Ginevra, Hermione con David e poi con Ron.
Poi David invitò a ballare Pansy. Sirius ballo prima con Rigel, per poi lasciarla a Harry ed in fine a James.
Dopo un paio di balli con Harmony, Acrux la lasciò per ballare con Tibby.
La giovane strega guardò James e Rigel ballare, pensò che poteva essere un buon modo per parlare con il malandrino, ma non poteva invitarlo lei a ballare.
Allora vide che Tim aveva finito di danzare con Robin, gli si avvicinò a gli disse: “Tim ho da chiederti un’enorme favore…”
“Dimmi?”
“Potresti invitare Rigel Black a ballare?”
Tim sorrise e rispose: “Si, nessun problema…” e con passo deciso attraversò parte della sala per chiedere a James di cederle la dama.
Lupin guardò Drake, i due si conoscevano, ma non tantissimo anche se avevano fatto parte della stessa squadra di Quidditch.
James sorrise e disse: “Prego…”
Il giovane griffondoro iniziò a ballare con Rigel.
James stava per andare vicino al padre, a Sirius e ad Harry, ma Harmony lo fermò e gli domandò: “Balli, James?”
Lui ne fu molto meravigliato di quella richiesta, sopratutto perché veniva da una ragazza così giovane e rispose di si.
Poco dopo Harmony e James stavano ballando, mentre Tim ballava con Rigel. Il malandrino era un ballerino perfetto, ma di tanto in tanto guardava la Black.
“L’ami James? Oggi ti ho visto… ehm baciare Rigel?” disse Harmony.
“Lo immaginavo, ti abbiamo sentito e poi l’ho capito quando mi hai invitato a ballare.” Rispose lui.
“Non hai paura che possa dirlo a Tibby?” domandò la ragazza
“No, altrimenti lo avresti già fatto, Harmony… e poi ho solo paura di perderla…” e il mago guardò l’amata.
“Di perdere Rigel?”
“Sta morendo le restano si e no fino alla prossima estate…”
“Oh mio Dio… ma come è possibile…”
Intanto Rigel domandava a Tim: “Tu ami Harmony, non è vero, Drake?”
“Non lo so è complicato…”
“E’ vero, ragazzo l’amore è complicato… ma è bello anche per questo.”

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Stupendo il ballo!!!
Anche se in realta è bella tutta la storia, avvincente commuovente....
Io quando la leggo rido e piango contemporaneamente!!
Ti faccio i miei complimenti!!

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