sabato 5 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo ventesimo: conseguenze

Dopo l’attentato a Hogsmeade furono allestiti degli ospedali da campo per assistere i feriti, alcuni guaritori arrivarono dal San Mungo, altri da Edimburgo e da molte altre città della Gran Bretagna.
Tra i molti feriti gravi c’era Bruce Frank Paciock, il figlio di appena sei anni di Neville.
Dopo la visita, Beauregard, uno dei migliori guaritore della comunità magica, disse: “Le condizioni del piccolo sono gravi.”
Neville rimase in silenzio.
“Se è stato maledetto e non è una maledizione senza perdono, ci dev’essere qualcosa che potete fare?” domandò Hermione.
“Hermione, è stato colpito dall’incanto Dark Blood, è una maledizione che colpisce il sangue.”
“Quanto tempo…” sussurrò Neville.
“Forse fino al tramonto…” rispose Beauregard “Mi dispiace…”
“Dal Dark Blood c’è una cura!” disse Hermione.
“Cosa?” disse Ron “Allora che aspettate a farla?” guardando sia la strega che il guaritore.
“Non è così semplice, Ronald.” Rispose lei.
“Hermione ha ragione, Ron, per la cura si dovrebbe usare del sangue molto raro, trattarlo e poi fare una trasfusione al bambino…”
“Sangue bene, lo troveremo qualcuno lo avrà pure, manderemo gufi in tutto la Gran Bretagna se occorre.” Disse Ron e poi guardò Neville “Faremo l’impossibile perché tuo figlio non… Tu hai aiutato il mio figlio, io aiuterò il tuo. Vado subito a mandare delle lettere con i gufi più veloci, troveremo quel sangue... ma che tipo di sangue cercate?”
“Abbiamo bisogno di sangue immortale…” rispose il guaritore.
“Perfetto….” Disse Ron.
“Non lo troverai.” Sussurrò la strega.
“Cosa? E come fai a saperlo, Hermione?”
“Il sangue immortale viene da persone che non possono morire…” rispose lei.
“Allora siamo a posto, David è immortale può donare il suo sangue…”
“Per rendere il sangue immortale una pozione contro il dark Blood. Ron bisogna trattarlo, ma nel trattamento, se ne perde la metà…” disse Beauregard.
“E’ allora?” domandò Ron.
“Per Bruce ci vogliono almeno due litri per la cura, cioè dovremo togliere quattro litri di sangue a David.” rispose Hermione “Anche se non muore una simile operazione non lo farebbe più svegliare…”
“Non sarebbe un grosso problema, Hermione…” disse David appena entrato, accompagnato da Albus Piton.
“Ciao, Alex! E’ da molto che non ci si vede.” Domandò l’immortale.
“Ciao Giles. E’ vero…” rispose il guaritore.
“Dimmi quanto tempo hai bisogno per preparare tutto per la trasfusione?” domandò David.
“Giles, forse non hai capito bene, se facciamo la trasfusione vai in coma.” Rispose Beauregard.
“David….” Sussurrò Hermione.
Il mago immortale guarda sia lei che Harry, poi guardò Neville.
“La vita di un bambino, per la vita di un vecchio. Uno scambio equo…” sussurrò poi guardò il guaritore e disse: “Alex, prepara tutto io sono pronto.”
“Anch’io.” Disse Rigel appena entrata insieme a James a Kostaki.
“Se non ho capito male vi serve sangue immortale.” Continuò la Black “Io sono immortale, questo dovrebbe diminuire i rischi…”
“Si, ma non assicurò niente… ma venite dentro.” Disse Beauregard ed entrò.
James guardò Rigel, e le strinse la mano.
La strega annuì e con lo sguardo i due innamorati si dissero che si amavano, un messaggio che oltre loro capirono solo Harry, Hermione e David.
David e Rigel stavano per entrare quando Neville disse loro: “Grazie, grazie per quello che state facendo…”
 
Il guaritore Beauregard uscì dalla stanza dicendo: “La trasfusione è riuscita, il bambino è salvo…”
Tutti ebbero un sospiro di sollievo, ma Hermione domandò: “Come stanno David e Rigel?”
“Ancora non lo sappiamo, fisicamente stano bene ma fin quando non si svegliano…” rispose il guaritore.
“Voglio vederla!!! Voglio vedere Rigel.” esclamò James, che teneva vicino Tibby.
“James…” sussurrò lei.
“Mi spiace giovanotto, nessuna visita…ora se volete scusarmi” disse il guaritore andandosene.
Harry ed Hermione lo inseguirono senza farsi vedere, e superato un angolo Harry gli domandò: “So che tu e David siete amici ed è per questo che hai acconsentito a tentare una procedura così rischiosa, vogliamo sapere la verità, Alex?”
Il guaritore respirò profondamente e rispose: “Potrebbero non svegliarsi mai più… forse lì abbiamo condannati a rimanere in quello stato per sempre… Rigel ha la sua malattia e morirà entro maggio o giugno, ma David invece potrebbe rimanere addormentato per secoli… tra la vita e la morte in eterno…”
“Cazzo… Beauregard, devi fare qualcosa?” gridò Harry prendendo il guaritore per la giacca.
“Ho già fatto tutto il possibile. Non ci resta che aspettare e sperare…”
A quelle parole il mago lo lasciò andare e Beauregard disse: “Devo andare a visitare altri feriti… Scusatemi…” e se ne andò.
“Harry, neanche lui riesce a darsi pace, anche lui è preoccupato…” disse Hermione.
“Lo so, ma che possiamo fare?”
“Penso che l’unica cosa che possiamo fare è chiamare lei. Ha diritto di sapere cosa sta succedendo?” disse la strega.
“Si, va bene. Ma pensi che verrà?”
“Si, ne sono certa. Loro si amano nonostante quello che dicono…”
Harry guardò Hermione negli occhi e lei gli prese la mano, lui la strinse.
“Ehm…” lei arrossì un po’ dicendo:“Vado a mandarle un gufo…” e gli lasciò la mano.
“Si, certo…” rispose Harry.
Poco dopo un gufo arrivò a Howl, la cittadina in cui si era rifugiata Hermione per allevare e crescere Harmony, non che il luogo d’origine della famiglia paterna di David Giles.
Il rapace notturno entrò da una finestra aperta sul retrò di una tavola calda e aspettò, si sentirò dei passi leggeri che salivano la scala, che portava al seminterrato del palazzo.
Laura Ossian vide il gufo e il rapace lasciò cadere la lettera.
“Sono molti anni che non ricevevo più lettere via gufo.” Disse Laura raccogliendola  da terra e letto il mittente disse: “Oh Hermione, ma cosa…” poi al gufo: “Mi spiace piccolo amico, ma non ho biscotti gufici dovrei accontentarti di quelli babbani…”
L’animale sembrò capire e acconsentì.
La strega vampiro aprì la letta, la lesse e poi la rilesse.
“E’ uno scherzo… Non può essere… Lui non può…” disse lasciando caddere la lettera e si precipito nel locale. “Anita, io mancherò per un piano di giorni, prenditi cura di tutto.”
“Si, certo, ma c’è succede?” domandò la ragazza.
“Un mio amico sta molto male, devo andare…”
“Si, ok…” rispose la ragazza che non aveva mai visto Laura così agitata, così preoccupata, così in ansia per qualcuno.
“Grazie… grazie Anita…” disse la vampira rientrando e scendendo di nuovo le scale verso il seminterrato, dove lei teneva la bara e il sangue, non che alcuni libri e alcune vecchie foto come la foto del primo ordine della fenice e un’altra del gruppo di commando della compagnia Corvonero.
Lei guardò la foto, erano tutti intorno a un tavolo, c’erano: Draco Malfoy, Blaise Zabini, appena promossi; Luna Lovegood accanto a lei, e alla sua destra, a capo tavolo, David Giles.
La non-morta guardò l’immortale, come a cercare di imprimerselo nella mente, poi buttò in una valigia alcuni vestiti, qualche sacca di sangue, dei libri. Poi s’avvicinò alla sua bara e dalla parete prese il piccolo crocifisso, lo guardò e se lo mise al colo e lo strinse nel pugno destra.
Quel gioiello era ultimo ricordo della sua famiglia, insieme a un paio d’orecchini di sua madre.
 
Intanto a Hogwarts, nell’appartamento di Harry Potter, stava per svolgersi una piccola riunione di famiglia. Harry ed Hermione aspettavano l’arrivo di Harmony, la ragazza aveva detto loro che voleva parlare di quello che era successo.
Hermione si guardava intorno, mentre Harry era in bagno e si stava facendo la barba, una brutta abitudine che aveva preso ai tempi della guerra radersi a qualunque ora.
Agli occhi di Hermione quella stanza era tipica di Harry, ma al tempo stesso si notava che il mago era un po’ cambiato negli anni. Sulla scrivania facevano bella mostra di se dei volumi, molti con dei segna libri. Gli interessi di Harry erano diventati eclettici; al momento, era assorbito da gli Apostoli Moderni e Altre poesie di Constance Naden, Dove un tempo era Londra di Richard Jefferies, la Vera storia del Mondo di Lucian de Terre, Saggi sull’Educazione di Mark Pattison, Scienza ed Etica di Leslie Stephen, L’universo Invisibile di Peter Guthrie e una prima edizione del Signore delle mosche di William Golding. Tra i libri Hermione trovò pure una loro foto di scuola, la strega non sapeva ben dire a che anno era stata fatta e non sapeva perché c’erano solo loro due e non Ron.
Poi si sentì la voce di Harry uscire dal bagno: “E stata fatta al quarto anno, è l’unica foto in assoluto in cui siamo soli, in quel periodo io e Ron avevamo litigato per il torneo, ricordi?”
“Si, certo…” rispose la strega.
Il mago era a torso nudo con una asciugamano sulle spalle.
“Dovresti metterti qualcosa addosso prima che arrivi, Harmony…” disse Hermione.
“Ehm si… scusa un attimo…” disse lui, per poi andare nella camera da letto.
“Hai preso a leggere molti libri, Harry…” disse la strega.
“Si…” rispose Harry dalla stanza, mentre si metteva una camicia e poi continuò: “Ma passò da un argomento all’altro, e molto spesso non riesco a finirne nessuno…” tornato dall’amica disse: “Sono incostante… lo sai…”
“Non è vero…” sussurrò Hermione.
Il mago sorrise.
“Posso farti una domanda, Harry?”
“Una volta non dovevi chiedermi il permesso, ma dimmi pure…”
“E che non so se tu vuoi rispondermi…” dopo un attimo di pausa la strega domandò: “Dove sei stato in questi quindici anni?”
Harry sospirò e andò dietro a scrivania, aprì un cassetto e tirò fuori un libro di pelle rossa, e lo diede a Hermione dicendole: “In parte ho seguito questo…”
La strega aprì il volume e lesse la prima pagina scritta a mano: “Tom Marvolo Riddle. I am lord Voldemort” Ogni lettera del nome era stata cancellata.
“Ma questo è…?” domandò Hermione guardando Harry spaventata, tanto che quasi faceva cadere il volume.
“E’ il suo diario, non è un horcrux…” disse Harry sedendosi.
Hermione lo imito e rivolta al mago domandò: “Che vuole dire, Harry? Perché tu hai il diario di Voldemort? Dove l’hai trovato?”
“L’ho trovato dopo ultima battaglia, era nella sua camera… Hermione quello è il suo Mein Kampf, l’ha iniziato a scrivere dopo la morte di Sabrina Hallow poco prima di lasciare Hogwarts e il lavoro a Magie Sinistre, li ci sono i suoi dieci anni oscuri, quelli di cui nessuno, neanche Silente a mai saputo niente…”
“Harry… perché?”
“Dovevo capire… Avevo preso coscienza che dentro di me era rimasta una parte di lui… dovevo capire quanto c’era di lui in me. Silente mi aveva detto che a determinare chi siamo sono le nostre scelte… mi aveva detto che non contava quanto eravamo simili, ma quanto fossimo diversi… Dovevo capire, Hermione…”
“Capire cosa, Harry?”
“Quanto eravamo diversi o simili… Anche lui ha amato, anche lui ha avuto la possibilità di scegliere tra cosa è giusto e cosa è facile, perché allora ha scelto il male… pensavo che attraverso il suo diario e i suoi viaggi potevo capire cosa gli era successo…”
“Ma, non ci sei riuscito non è vero…” disse Hermione sorridendo ad Harry.
“No…” sussurrò Harry stupefatto, da come lei riusciva sempre a leggergli dentro.
“Harry è un mistero… e credo che lo sarà sempre, sul come il male s’insinua nel animo umana, fa parte della nostra natura… non sapremo le ragioni per cui Tom Riddle si sia trasformato in Voldemort… forse è stato destino, forse è stato il suo essere un orfano che non è mai stato amato, forse la morte dell’unica donna di cui era innamorato, o forse tutte queste cose insieme o nessuna…” disse Hermione avvicinandosi e inginocchiandosi davanti al mago per guardarlo di fronte. “Guardami, Harry…”
Il mago alzò lo sguardo.
“Tu non sei come lui… non lo sei mai stato… e non perchè tu sei migliore di lui o per le tue scelte, o perché hai detto al capello di metterti a Griffondoro. No, non sei come lui perché hai avuto degli amici, dei buoni amici come me, come Ron, delle persone che ti volevano bene… questa è la differenza tra lui e te: l’amore e non è una cosa da poco… e poi come direbbe Ron tu hai più senso del umorismo…” disse Hermione ridendo ed Harry fece lo stesso e disse: “Grazie Hermione…”
“Allora mi dici dove sei stato?” domandò Hermione mettendosi di nuovo seduta.
“Sono stato a Roma, poi in Grecia e Macedonia, Riddle era ossessionato dalla figura di Alessandro Magno…”
“Credeva nella teoria che Alessandro fosse un mago mezzosangue… cioè che sua madre Olimpiade fosse una strega…” disse Hermione.
“Si, proprio cosi… dopo la Grecia andai in Turchia, e in tutto il medio oriente, e in Egitto, poi in Iraq, Iran, Afghanistan qui aiutai le popolazioni, per la prima volta capì che la magia poteva davvero aiutare la gente, mi dedicai a insegnare inglese, a dare una mano in un ospedale o a disinnescare delle mine antiuomo. Poi andai in India e in Cina… Sono dei posti bellissimi ricchi di storia e di tradizione, di persone eccezionali, mi sono trovato a parlare con tanta gente e ho capito che ognuno di noi può fare la differenza, e che tra tutti gli uomini ci sono più cose in comuni che differenze, dobbiamo imparare a guardare oltre… Il mio viaggio iniziato sulle orme di Voldemort, si trasformò in un viaggio alla ricerca di me stesso, ma avevo un solo rimpianto che tu e Ron non eravate con me… mi mancavate terribilmente…”
“Harry… io…”
“Hermione un giorno voglio andarci con te e con Harmony…”
“Perché non ci andiamo tutti…” disse la ragazza appena entrata, ma che aveva sentito tutto “Andiamoci tutti, Harry, io, te, mammy, lo zio Ron, Luna, Tibby, Acrux, insomma tutti… siamo una famiglia…”
“Ha ragione, Harry, siamo una famiglia…” disse Hermione sorridendo.
“Si, allora con le vacanze estive faremo un bel viaggio per il mondo…” disse il mago entusiasta.
“Che bello non vedo l’ora…” disse Harmony.
“Di cosa volevi palarci, tesoro? Sembrava importante…” domandò Hermione.
“Si, mammy… Durante l’attacco mi sono scontrata con una mangiamorte, l’avevo già vista, a Howl il giorno in cui ci hanno attaccato… era quella che hai colpito con quel incantesimo.”
“Si, la ricorda…” rispose Hermione.
“Mi ha detto che era la figlia di Voldemort…” disse la ragazza.
“Così è uscita allo scoperto…” sussurrò Harry.
“Sapevate della sua esistenza, e non mi avete detto niente… è una ragazza, una ragazza della mia età, abbiamo combattuto potevamo ucciderci… Io dovevo saperlo…” gridò Harmony.
“Calmati, piccola… sapevamo di lei, ma a parte questo niente di più…” disse Harry.
“Però…” sussurrò Hermione con aria pensierosa. “La nuova profezia della Corman… ricordi Harry: Il Sangue della fenice d’oro e il sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro signore tornerà… Forse per sangue s’intende: i figli. Il sangue della fenice d’oro sei tu Harmony, mentre il sangue del basilisco è la figlia di Voldemort…”
“Vuoi dire che io e quella ragazza siamo costrette a combatterci… che nessuna di noi può sopravivere se altra vive, come Harry e Voldemort?” gridò Harmony.
Hermione non rispose.
“Mammy…”
“Harmony…” disse Harry “so come ti senti…”
“E’ una ragazza della mia età, e vuole uccidermi e io dovrei uccidere lei… Vorrei poter parlarle, farle capire che non per forza dobbiamo odiarci… o combattete…”
“Mi piacerebbe che fosse così facile, Harmony…” disse Harry.
“Tesoro, lei è stata cresciuta pensando che non ci sia altra strada che l’odio.” Disse Hermione “Che i maghi sono superiori a tutti, che devono governare il mondo, che l’unica cosa che conta sia la forza e il potere, per quella ragazza Harry, io e te siamo i nemici da uccidere…”
“Lo so, mammy, ma non riesco a non pensare che dietro quella maschera d’argento ci sia una ragazza, con i miei stessi dubbi, le mie stesse paure, forse innamorata…”
 
Nella stanza dei segreti, i mangiamorte curavano le loro ferite, e alcuni pensavano ai compagni che avevano perso.
Pansy era seduta su una sedia, e guardava il fuoco. Draco da lontana la osservava, e non si rese conto che Piton gli era venuto vicino.
“Il piano non ha funzionato alla perfezione…” sussurrò Severus.
“Non del tutto, ma l’obiettivo principale è stato raggiunto…” rispose Draco.
“Meglio così… Cosa ha la nostra signora?” domandò Piton.
“E’ una madre, i suoi figli non sono ancora rientrati… potrebbero essere morti o caduti prigionieri…”
“Ah, fammi sapere quando Leslei e Ryo tornerano, Draco…”
“Lo farò, Severus… Se non fosse incredibile dire che sei preoccupato per loro.”
Ma Piton lo lasciò chiamato da altri mangiamorte.
Draco si guardò intorno, molti erano stati i feriti, alcuni di loro rimanevano seduti per terra, i più giovani erano scossi, quelli invece con maggiore esperienza piaceva ripensare che erano tornati a combattere.
Axa Keres era in disparte, furiosa, la sua rabbia si manifestava attraverso la Gwragged Annwn.
Draco l’osservò la mangiamorte sorridendo, sapeva la ragione di quella rabbia, il cui nome era David Giles. L’attenzione di Malfoy si spostò verso l’entrata. Leslei, Ryo e parte del gruppo più giovane dei mangiamorte era tornato.
Leslei aiutava a camminare un mangiamorte ferito ad un gamba, mentre Ryo ferito alla spalla portava sulla schiena un compagno.
Pansy si alzò, ma non corse ad accogliere i suoi due figli, aspettandoli.
I ragazzi s’avvicinarono, era amareggiati e delusi, soprattutto Leslie, che non osava alzare lo sguardo per guardare la madre negli occhi.
La madre sorrise e disse: “Sono contenta che siete tornarti… Ryo vai dal professor Piton per quella ferita, potrebbe aggravarsi…”
“Sto bene, madre…” rispose il giovane.
“E’ un ordine, Ryo…”
“Sissignora…” disse il ragazzo e se ne andò.
“Leslei… hai combattuto bene…”
“Mi ha battuto nuovamente… la Granger mi ha battuto, mamma…”
  
“Forse dovremo avvertire Sirius delle condizioni di Rigel?” disse Remus.
“Credo che tuo padre abbia ragione, James…” disse Tonks, mettendo una mano sulla spalla del figlio.
“Si, avvertite suo padre, ma non morirà, lei è immortale…” disse James con Tibby accanto.
“James potrebbe anche…” disse Remus.
“Lo so, papà ma io non sono pronto a perder…” rispose James, ma un suono come di un campanello si senti provenire dalla stanza chiusa.
Un infermiera arrivò entrò, poco dopo ne uscì e disse: “Signori, la signorina Black si è svegliata e chiede di vedervi tutti…”
L’infermiera aprì la porta e tutti videro Rigel sorridente sdraiata nel letto.
“Ciao…” sussurrò lei.
“Razza di deficiente ci hai fatto prendere un colpo.” Disse James.
Lei gli sorrise e disse: “Scusami…” poi disse al infermiera “Potrei avere qualcosa da mangiare, ho una fame che mangerei un drago intero.”
“Si, certo, ma prima dovrebbe aspettare che il guaritore la visiti.” Rispose l’infermiera prima di chiudere la porta della stanza dietro di se.
“Lo sai che sei incorreggibile, cucc… ehm capo…” disse James.
Rigel si limitò a sorridere e poi domandò: “Dov’è David?”
“E’ in un’altra stanza non si è ancora svegliato…” le rispose Remus.
Visto che James si era tolto un grosso peso dal cuore pensò bene che era il momento di togliersene un altro e disse: “Tibby dovremo parlare…”
La ragazza stava parlando con Rigel e Tonks, ma rispose con entusiasmo.
Rigel guardò James e subito capì quello che il mago voleva fare, poi guardò Tibby, e le dispiace per la ragazza.
“James è stato il suo primo amore.” Pensò Rigel “So quanto possa essere orribile sentirsi tradite dal tuo primo amore…Harry.”
Tibby e James uscirono dalla stanza iniziarono a passeggiare sul sentiero che portava alla scuola.
“James penso che sia arrivato il momento di dire a mio padre di te…” disse Tibby.
Il mago non rispose.
“Dopo quello che è successo oggi, non può ignorare che non sono più una bambina. Voglio andare al ballo del ceppo con te, come mio cavaliere…” La ragazza era entusiasta, un entusiasmo che a James era sempre piaciuto.
“Cosa c’è? Ti vedo cosi pensieroso? Rigel è ormai fuori pericolo, stai tranquillo.” E la giovane strega gli diede un timido bacio sulle labbra.
“Tibby, devo dirti una cosa… e non è per niente facile…”
“Dimmi…” sussurrò la ragazza che non lo aveva mai visto così serio e che sentì che qualcosa non andava.
“Allora… Tibby…” il mago sospirò “Sono innamorato di un’altra ragazza…”
La ragazza ricevete il colpo in pieno stomaco, in quelle semplici parole il suo mondo andò in pezzi, calde lacrime riempirono i suoi occhi.
“E’ Rigel!! Non è vero? Allora io cosa sono stata per te? Un sistema per non essere più solo? Un passatempo?”
“Mi spiace Tibby…” disse il mago avanzando di un paio di passi, e dandole la schiena.
“Ma almeno dimmi…” gridò lei costringendola a voltarsi “…Mi hai amato? Mi hai mai amato, James?”
Il mago non rispose.
“Ti prego, James, non lasciarmi…” e la strega si lancio tra le sue braccia e lo bacio, lui senti il sapore salato delle lacrime, poi la giovane strega gli sussurrò a un orecchio: “Io ti amo, ti amo più di lei… E posso darti le stesse cose che ti dà Rigel… Amami James… voglio che tu mi ami…” e gli prese la mano e se la mise sul seno “Io posso amarti più di lei… James, facciamolo adesso.”
“No, Tibby…” rispose allontanandosi da lei “So che ti ho fatto del male, ma… perdonami se puoi…”
“Perdonarti… io non voglio perdonarti… Io ti amo…” disse la strega disperata “Lascia che io ti ami…”
James se ne andò lasciando la giovane strega sola, lei cadde inginocchio con le mani sul volto e pianse, pianse tutto il suo amore, il suo primo amore andato in frantumi.
 
Nella mezzanotte David si svegliò, si guardò attorno, e vide seduta accanto a lui Hermione addormentata, la strega aveva un vecchio e grosso libro sulle ginocchia.
Il mago sorrise, si alzò facendo bene attenzione di non fare rumore, prese il volume e lo appoggiò sul comodino, poi presa una coperta dal suo letto e la mise sulle spalle all’amica, ma questa si svegliò e vedendoselo davanti disse: “Ben svegliato…”
“Grazie, per quanto ho dormito?”
“Per quasi un giorno intero. Come stai?” domando lei, svegliandosi del tutto.
“Mi sento bene… Mi hai vegliato?”
“Si, ma non da sola, lo abbiamo fatto a turno… Harry è stato qui più di tutti, ho dovuto costringerlo per andare a riposare. Sai come è fatto? Non è tipo da stare fermo, ha aiutato i feriti e le squadre d’intervento a rimuovere le macerie…”
“Lui è sempre stato speciale…E’ un leader nato, ma è un leader che non ha paura di lavorare, di sporcarsi le mani.” Disse David mettendosi seduto sul bordo del letto.
“David, sono venuti tutti ad aiutare, persino di centauri, era bello vedere lavorare tutte quelle creature così diverse insieme…”
“Harmony come sta?”
“Non lo so, anche lei era con i suoi amici, ma abbiamo litigato.” disse la strega abbassando lo sguardo. “Si tiene tutto dentro…”
“In questo ti assomiglia…” disse David sorridendo e poi domandò: “Che stupido! Bruce!! il bambino come sta?”
“Bene, grazie a te…”
Il mago sorrise soddisfatto.
“Ehm David, io e Harry abbiamo fatto un errore…” disse Hermione, un po’ imbarazzata.
“Un'altra volta… Io però non lo chiamerei un errore, se l’avete fatto, siete adulti ormai, io aggiungerei anche finalmente…”
“Ehi, ma cosa hai capito?” domandò la strega allarmata e imbarazzata.
“Hermione non gridare siamo in un ospedale ed è notte fonda…” disse David scherzando.
La strega si mise a ridere, sapeva che quando David scherzava in quel modo era di buon umore, cosa che non succedeva molto spesso. Da sempre Hermione sapeva vedere nel cuore delle persone, a volte meglio che nel suo. Dal loro primo incontro la strega aveva capito che David, non aveva una buona opinione di se, si vedeva sempre come un assassino, non tanto diverso dai maghi oscuri a cui dava la caccia, ma se poteva salvare una vita era sempre ben disposto, per lui era una specie di redenzione, e questo lo metteva di buon umore.
“David…” tornò seria “Non sapevamo se ti saresti svegliato e così abbiamo chiamato…”
“Chi?!” disse l’immortale “Chi avete chiamato?” Lui conosceva la risposta e la temeva.
“Laura…” sussurrò Hermione.
“Laura… la mia Laura…” disse David arrabbiandosi “Non dovevate farlo… cazzo…”
“Scusaci, ma…”
“Laura…” sussurrò lui scuotendo la testa.
“Doveva saperlo… se fosse successo a Harry o a Ron o a un altro amico, io avrei voluto saperlo… Sta venendo qui…”
“Non sono pronto a rivederla…” sussurrò l’immortale.
“Però hai incitato Harry a rivedere me…”
“Non è la stessa cosa… Io non posso…”
“Cosa è successo fra voi di così grave? Da non volere più saperne l’uno dell’altra…”
“Non voglio parlarne, Hermione, per favore finiamola qui…”
“No, anche lei non me l’ha mai detto in quattordici anni, ma sono sicura che non sia passato giorno in cui non abbia pensato a te, come io ad Harry…”
“Hermione, per favore…” disse dolcemente lui.
“Come vuoi… ma lei arriverà domani con il treno del nove…”
“Domani!!” esclamò lui, lasciandosi andare sul letto.
Hermione sorrise e disse: “Ti lascio solo a pensare, gli altri saranno contenti di sapere che ti sei svegliato. A domani…” e alzata la strega si diresse verso la porta.
“Hermione?” la chiamo David.
Lei si voltò.
“Grazie…” disse lui.
Lei sorrise e uscì dalla stanza.
 
Laura Ossian era sul Hogwarts Espress, ormai mancava poco all’arrivò, lei aveva guardato il paesaggio per tutto il viaggio notturno. Trovava sempre la Scozia bellissima, la vera terra delle leggende e della magia. Ma non riusciva a smettere di pensare a David, alle sue condizioni Hermione era stata così sintetica nella lettera, poi al binario 9 ¾ aveva comprato la gazzetta del profeta e aveva letto dell’attentato. Si chiedeva se David fosse stato ferito nella battaglia, sapeva che era immortale, ma sapeva anche che esistevano dei modi per ucciderlo. Ripensò pure a perché si erano lasciati, e forse anche al fatto che erano impreparati a rivedersi.
Il treno entrò in stazione e lei si preparò a scendere, indossò gli occhiali dalle lenti anneriti, che avrebbero protetta i suoi occhi dai raggi del sole, come la sua stirpe poteva girare di giorno, anche se questo la rendeva più debole. Il treno si fermò e lei scese, nessuno l’aspettava alla stazione.
Imboccò il sentiero che l’avrebbe portata alla scuola. A metà strada vide conficcata nella terra una spada, l’elaborata elsa dorata luccicava alla luce del sole.
La vampira sorrise e mormorò: “Toledo Salamanca… opera del maestro Julian del Rey, 1475…” e pensò: “Solo lui può essere stato, sta bene…”
La prese, la estrasse dal terreno, ne sentì il peso, il bilanciamento perfetto, ed eseguì un perfetto fendente, sentì il rumore secco e deciso della lama che tagliava l’aria. Era da più di un decennio che non usava una spada, anzi che non usava quella spada, la cui lama si era spezzata durante la guerra.
Un dritto tondo, poi una parata, e un fendente che s’infranse su un’altra lama, la lama di una katana.
David era comparso dal nulla, davanti alla vampira. I due non dissero una parola, si guardarono negli occhi, sorridendo, e iniziarono un duello.
Laura Ossian e David Giles, prima d’essere una strega e un mago erano due guerrieri, e un duello per loro valeva più di cento parole, poteva far riaffiorare ricordi, i ricordi della loro storia.
 
“David!! Non dovevamo incontrarci in biblioteca?” disse Sabrina entrando nella sala comune dei Corvonero in compagnia di Laura appena arrivata a scuola.
“Ehm si, Sabrina, ma… scusami” disse lui, e guardò Laura.
“Avrai trovato di meglio da fare.” Disse sorridendo Sabrina “Ah lei è una mia nuova amica si chiama Laura Ossian…”
“Piacere, David Giles...” disse David.
“Laura Ossian.”
Si strinsero la mano.
“Che mano fredda…” disse il giovane mago.
 
“Laura, ma tu…” disse David sorprendendo Laura a bere del sangue da una bottiglia.
“David, io… io…”
“Sei, una vampira, non è vero?”
“Si…” rispose abbassando lo sguardo.
Il ragazzo s’avvicinò e l’aiuto ad alzarsi. Lei aveva le labbra sporche di sangue.
“Sei una vampira… è allora… sei sempre una mia amica, non mi importa se vivi da centinai di anni e se bevi sangue…”
“Vivo da 150 anni, David… e il mio viso vero è questo” disse lei mostrandogli il suo aspetto ferino.
David non ebbe paura e disse: “Il tuo viso può essere quello di un demone, ma non è niente a confronto del demone che è dentro di me, da quando avevo nove anni…”
 
“E’ così hai deciso partire per la guerra…” gli domandò Laura.
“Si, devo fare quello che mi sento di fare…” rispose David.
“E Sabrina…?”
“Starle vicino per favore…”
“Lo farò…” disse la vampira “Tu torna vivo…”
 
“Mi sono divertita, Tenente Giles, è stato bello…” disse Laura davanti a un hangar di Biggin Hill.
“Anch’io mi sono divertito… Grazie…” disse David.
“Dovere, fa parte dei compiti della WAAF, tenere alto l’umore di voi piloti… Siamo o non siamo delle Blonde Job…” disse ridendo Laura.
David la guardò serio. Lo sguardo del ragazzo non lasciava dubbi su cosa pensava.
Laura sapeva, sentiva, cosa stava provando il giovane mago.
“Io vado… Ciao David… Possiamo rifarlo…” disse lei e stava per andare via.
Lui la prese per una mano e la tirò a se, abbracciandola.
Lei avrebbe potuto facilmente liberarsi dalla stretta, ma una parte di se non voleva.
“Che vuoi fare, David?”
“Pensavo di baciarti, Laura… Almeno per iniziare… Qualcosa in contrario? Lo so che potresti rompermi tutte due le braccia e anche il colo…”
“David…” sussurrò lei “Zitto e baciami…”
Si baciano e poi fecero l’amore semi vestiti nel hangar, appoggiati a un tavolo di lavoro.
 
“David… David…” disse Laura bussando nella camera del Paiolo Magico “Fammi entrare!!!”
“Entra…” disse lui da dentro.
La vampira aprì la porta che cigolo, e si trovò davanti David sul letto, distrutto dovevano essere giorni che non si alzava, e che non mangiava.
“Laura… lei è, lei è…” sussurrò il mago.
“Lo so, Lo so…” rispose lei avvicinandosi “Fatti forza, lei non vorrebbe vederti così…”
“Non ci riesco…” disse lui.
“Allora fammi posto, Giles, ci riusciremo insieme…” disse lei entrando nel letto. I due si coprirono completamente e nel buio si guardarono, e iniziarono a piangere, fino ad addormentarsi abbracciati.
 
“E’ finita per oggi…” disse Laura seduta a terra appoggiata alla parete della tettoia di una fermata di bus durante un temporale.
“Si, è finita per noi, Laura, ma tra qualche ora ricominceranno gli scontri…” disse David seduto a suo fianco.
La vampira annuì.
Luna appena arrivata si sedette al fianco dell’amica e disse: “Si può sapere come fatte a non morire di freddo…”
I due sorrisero.
“Domanda stupida… Signore ci sono nuovi ordini?”
“Dì loro che hanno combattuto bene e hanno una mezza giornata di licenza straordinaria, aggiungi che si devono divertire, è un ordine.” Rispose David poi aggiunse “Luna salutami Ron, ok?”
“Sissignore…” rispose felice la corvonero e se andò per dare la bella notizia agli altri.
“Se non hai bisogno di me… anch’io andrei a divertitimi…” disse Laura alzandosi.
“Mi chiedevo cosa farai adesso?” domandò David.
“Vorrei farmi un bagno caldo, ma poi non so, non ho progetti, tu invece?”
“Neanche io… e se usciamo insieme…”
“Cos’è mi stai chiedendo un appuntamento?”
“Una specie Laura… allora cosa mi rispondi…”
“mmm ti rispondo di si…”
David s’alzò, erano l’uno di fronte all’altra, si guardarono negli occhi.
“Ti amo…” sussurrò David.
“Anch’io… anch’io ti amo per quanto sia folle…”
e si baciarono.
 
A un certo punto tutte eseguirono delle imbroccate, ferendosi superficialmente al colo con la lama della spada, le ferite non erano gravi per due come loro.
Si guardarono, si sorrisero, poi ritirato le spade, s’abbracciarono.
“Sono contenta di vedere che stai bene? Sapevo che non potevi morire.” Disse Laura “Se mai la morte avrà ragione di noi, dovrà essere…”
“…sul campo di battaglia, lo so…” disse David.
E i due si separarono.
“Ti trovò in splendida forma Ossian, sei sempre una fra le migliori lame d’Europa…”
“Anche tu…” disse lei, e si allontanò guardando dentro la foresta proibita, sospirò e continuò: “Ho saputo dell’attacco a Hogsmeade, sono tornati in grande stile?”
“Si, siamo in una nuova guerra, ma è diversa dalle precedenti…” rispose David.
“Sono ancora in pochi per la guerra aperta, ma il loro numero cresce, sai cosa sta succedendo non è vero?” domandò lei voltandosi.
David annui e rispose: “Sì preparano… Stanno tirando le fila delle loro alleanze… Andiamo Laura.” E si diressero verso la scuola.
Avevano preferito non parlare di loro stessi, dei loro sentimenti, di quello che provavano, forse in cuor loro speravano di poter ricominciare, d’essere amici, e forse d’amarsi nuovamente.
 
David si allontanò un attimo. Mentre Laura si guardava intorno, la scuola non sembrava cambiata. Molti suoi ricordi le riaffiorarono alla mente, primo fra tutti il giorno in cui lei e accompagnata da Albus Silente, allora professore di trasfigurazione aveva varcato per la prima volta la porta di Hogwarts.
Pensando a quel mago Laura ne aveva due ricordi distinti, l’anziano professore e preside e il ragazzo di appena diciotto anni arrivato a Londra.
La vampira sorrise al ricordo del primo incontro con quel giovane mago, ma i suoi ricordi furono interrotti da una voce femminile che la chiamò: “Laura, Laura Ossian…”
La non-morta si voltò e vide Minerva McGranitt, venire verso di lei.
“Minerva…” disse Laura “Ne è passato di tempo…”
“Si, proprio così… Come mai sei tornata?” domandò la strega.
“E’ una storia lunga… qui non è cambiato niente…” rispose Laura e guardò la preside, non era invecchiata dal tempo del secondo ordine della fenice, ma lei la ricordava allieva del primo anno di grifondoro e poi potente Strega esperta di trasfigurazione con la quale aveva combattuto un branco di vampiri nel Sussex.
“Per creature immortali come me e come David, gli anni passano attraverso i visi e l’età dei nostri amici o delle persone che amiamo…” pensò.
“Laura posso farti una domanda?” disse la preside.
“Si, certo…”
“Vorresti insegnare qui?”
“Cosa?!”
“Il professore Rüf si è ritirato, vuole andare in pensione, ci crederesti?”
“No, va in pensione? I fantasmi vanno in pensione? Ma non devono rimanere nelle nei posti che infestano?”
“Non chiedermelo, mi manca un insegnate di storia della magia. E hai nostri tempi tu eri la migliore nella materia, credo anche perché hai vissuto davvero alcuni eventi. Ho bisogno di qualcuno che spieghi come siamo arrivati a certe cose, non solo come una lezione di nomi e date, ma che faccia capire il perché. Ti prego d’accettare.”
“Io non ho terminato gli studi qui, non sono diplomata…”
“Neanche Hagrid o David lo sono… non è un problema…”
“Sono una vampira, lo sai, cosa direbbero i genitori?”
“Se ci può essere un licantropo preside dell’accademia Auror… Non credo che sarai il più strano insegnate che questa scuola abbia avuto. Poi i tempi sono cambiati, nessuno avrebbe da ridire se un vampiro insegnasse… e poi tu sei una eroina delle due guerre magiche.”
“In due secoli, Minerva, non sono mai stata per molto tempo nella stesso posto. E ho esercitato molte professioni nel corso degli anni. Sono stata una puttana, un soldato, una cantante, una geografa, una criminale, una schiava, un’auror. Qualsiasi cosa mi sembrasse la migliore. Non ho mai insegnato, ma tornare qui fra queste mura mi piacerebbe, mi sono sentita a casa qui come in nessun altro luogo.”
“Allora accetti?”
“Si, Minerva, sarò la nuova insegnate di storia della magia…”
“Cosa, farai insegnerai qui?” domando David appena tornato.
“Si, saremo colleghi, Giles. Minerva mi a chiesto se potevo e io voglio farlo…”
“Ok Ossian… Alla benvenuta professoressa Ossian…”
“Grazie professor Giles.”
“Ti va di rincontrare un vecchio amico?” le domandò David.
“Chi?” domandò la vampira.
“Una sorpresa… Allora vieni come a Hogsmeade? Un tempo ti fidavi di me, Ossian?”
“Io mi fido di te, Giles… e per questa fiducia che ho sempre nutrito per te ad avermi fatto soffrire…” poi a alla preside “Ci rivediamo questa sera a cena.”
“Si, così ti presenterò agli studenti.”
 
E i due s’incamminò dalla scuola e fino al villaggio; per la strada parlarono dei vecchi tempi, delle passate avventure che avevano condiviso sempre fianco a fianco a guardarsi le spalle a vicenda, dei compagni e degli amici persi in battaglia, dei momenti diverti, ma non accanarono mai alla loro storia.
Arrivati a Hogsmeade, Laura disse: “Questo posto è molto cambiato negli anni, ricordi era molto più piccolo quando eravamo studenti noi?”
“Si, quasi quasi non valeva la pena di venirci, ma era sempre un modo per allontanarsi dalla scuola per qualche ora, per avere un po’ di libertà.” rispose David.
“Io ne avevo quanto ne volevo, lo sai che non dormivo a scuola tutto il tempo, avevo un mini appartamento qui, in realtà lo dovrei avere ancora…”
“Si, lo ricordo era molto bello… e tutti te l’ho invidiavano, ma tu non eri come gli altri studenti… al epoca eri più vecchia di alcuni professori…” disse David ridendo.
“Non di tutti…” disse Laura ridendo pure lei.
“Di mio zio Silente si. Che ne dici se dopo andiamo al tuo vecchio appartamento… A proposito dove abiterai ora che sei una professoressa?”
“Non lo so, ma penso che sia meglio qui a Hogsmeade. Lo sai che ho le mie abitudini della mia specie…”
Raggiunta la piazza dove si trovava la statua di Silente, ad aspettarli c’era una loro vecchia conoscenza.
“Blaise Zabini…” gridò Laura.
L’auror sorrise e i due si abbracciarono. Blaise aveva fatto parte della compagnia corvonero, dopo la guerra era diventato capo del MCSI per indagini magiche.
“E’ bello rivederti vampira… sei sempre bellissima.” Disse Blaise “Merlino fa un certo effetto vedere che per te e per David gli anni non passano, non siete invecchiati di un giorno…”
“Passano anche per noi, Blaise, forse non esternamente, ma anche noi sentiamo il peso del tempo…” disse Laura.
David e Zabini si salutarono e si strinsero la mano, poi David gli domandò: “Allora cosa hai scoperto?”
“Vinite come me che velo mostro.” Rispose l’auror e poi fece strada agli amici fino a un angolo “L’incantesimo a teca di giada è stato lanciato da qui e chi lo ha lanciato doveva essere alto più o meno quanto te David…”
“Un incantesimo a teca di giada? Ma è uno dei livelli più alti della trasfigurazione.” Disse Laura “Quanta gente lo saprà lanciare?”
“Molto pochi, Laura…” disse Zabini.
Mentre David osservava l’angolo e domandò: “Avete trovato qualcosa?”
“No, niente…” rispose Blaise. “Ma una cosa è certa, non è stato un errore chiunque abbia lanciato quel incantesimo sapeva quello che faceva e ha colpito il suo bersaglio, quel mago ti ha salvato la vita…”
“Adesso bisogna capire chi era e perché lo ha fatto?” domandò David.
“Quanti conosciamo che siano in grado di lanciare un simile incanto?” domandò Laura.
“Io ne conoscevo uno…” rispose David “Sull’altra indagine?”
“David lo sai che non dovresti saperne niente di quella… ma tanto lo sapresti lo stesso, su quella siamo a un punto morto…” rispose Zabini un po’ corrucciato.
“Ma di che state parlando?” domandò Laura.
“Il ministero voleva tenere la cosa nascosta, ma hanno rubato gli Horcrux dal Magic War Musium.” Rispose l’auror.
“Ma, non erano stati distrutti…” domandò la vampira.
“Si, ma… solo gli Horcrux, gli oggetti che li contenevano sono più o meno integri.” Rispose Zabini che continuò: “E’ questa era la prima volta che tutti e sette sarebbero stati esposti al pubblico, invece di stare nel ufficio misteri…”
“Gli Horcrux…” sussurrò Laura e ripenso “Il Diario di Tom Riddle, l'Anello di Marvolo Gaunt,  il Medaglione di Serpeverde, lo specchio di tassorosso, la bacchetta di Corvonero,  l pettine di Sabrina Hallow, che ho distrutto io stessa e il serpente Nagini.”
“Cosa possono farsene i mangiamorte?” domandò Laura.
“Niente di buono, Niente di buono” rispose David e continuò dicendo: “Il loro obiettivo non era l’attentato, quello era un diversivo, loro volevano gli Horcrux…”
 
Qualche giorno dopo ci furono i funerali delle vittime di Hogsmeade, il funerale di Susan fu celebrato a Londra con tutti gli onori, e fu sepolta a fianco ai suoi zii, anche loro morti per mano dei mangiamorte.
Per Robin fu deciso durante una riunione dei professori che il funerale sarebbe stato celebrato nella scuola e, che la ragazza avrebbe avuto con onori militari, sarebbe stata sepolta come un’auror.
Harry in compagnia di Hermione e Luna andarono nei dormitori di griffondoro. Il mago in quello maschile dell’ultimo anno, le streghe in quello femminile del quarto anno, ognuno di loro indossava l’alta uniforme auror con i colori della loro compagnia, e ognuno portava una scatola bianca.
Entrato nel dormitorio Harry trovò Tim in piedi a guardare fuori dalla finestra, gli s’avvicinò e disse: “Mi è sempre piaciuto questo paesaggio, da qui il mondo mi è sempre sembrato un bel posto.”
“Pensa che ci sia qualcosa dopo la morte, professore?” domandò Tim senza voltarsi.
“Credo di si, o forse lo spero tanto… Penso che ci sia un luogo dove le persone buone siano felici… ma non è importante sapere dove vanno i nostri cari dopo la morte, perché vivo sempre in noi, nei nostri ricordi, nei nostri cuori…”
“Professore, e colpa mia se fossi rimasto al mio posto, se non avessi cercato di prendere Namtor, forse…” disse Tim girandosi verso Harry.
“No, non è colpa tua, è colpa di quella mangiamorte, lei ha lanciato l’incantesimo…”
“Quella maledizione doveva essere per me, io sarei dovuto morire, non Robin… lei era molto migliore di me… lei era fantastica…”
“Lo so, voglio parlarti di un mio amico…” disse Harry sedendosi su di un letto, appoggiando la scatola dietro di lui e disse sorridendo: “Questo era di Ron è strano vederlo in ordine.”
“E’ di Martin Callahan…” disse Tim sedendosi anche lui.
“Quello in cui ti sei seduto tu, invece era il mio letto…”
“Davvero?!” disse il ragazzo “E’ il mio…”
Harry sorrise e disse: “Allora questo mio amico si chiamava Cedric Diggory, era un bravo ragazzo, un ottimo mago, coraggioso e altruista…. E’ morto per mano di Peter Minus su ordine di Voldemort. Questo lo sanno veramente in pochi, ma al mio terzo anno ho conosciuto il mio padrino Sirius Black pensavo fosse stato lui a tradire i miei genitori a rivelare dove si trovavano, poi ho scoperto che invece era stato Minus, e che per tredici anni si era nascosto prendendo le sembianze di Crosta, il topo di Ron.” sospirò “Giorno in cui Minus fu scoperto, Remus e Sirius volevano ucciderlo, io gli salvai la vita, senza sapere che l’anno dopo lui avrebbe ucciso Cedric, e aiutato Voldemort ad riavere un corpo, così da far iniziare un’altra guerra. Per anni mi sono sentito in colpa, se avessi lasciato compiere la vendetta, se Minus fosse morto… ma in realtà è stato lui a scegliere, come è stato Tom Riddle a scegliere di diventare Voldemort, come è stato quel mangiamorte a scegliere di lanciare quella maledizione che ha colpito Robin. Capisci Tim?”
“Si, credo di si, professore.”
“Ma c’è dell’altro anche Robin ha fatto una scelta quella di salvare la vita al suo migliore amico, della persona che amava… ed è la più bella scelta che l’amore può farci fare sacrificare la nostra vita per un amico… pensò sia la magia più grande che esista…” disse Harry sorridendo.
“Grazie…”
“Tim… ecco il motivo della mia visita.” Disse e spinse la scatola sul letto verso il ragazzo e poi l’aprì, dentro c’era un’alta uniforme auror con i colori dei grifondoro.
“E’ stato deciso che Robin abbia dei funerali auror, questa è la mia vecchia uniforme di quando avevo la tua età, penso che dovrebbe andarti bene…”
Tim guardo l’uniforme, poi Harry e disse: “Oh professore non so se posso… Io…”
“Devi farlo per Robin… in sua memoria…”
“Si, signore sarà un onore indossarla… Grazie…”
“Ti aspetto di sotto. Così ci andremo insieme…” e detto questo Harry, uscì.
Tim tirò fuori la giacca dalla scatola e tenendola per le spalle la guardò fiero.
Harmony e Tibby erano sedute sui loro letti l’una di fronte all’altra, avevano gli sguardi bassi, da molto tempo non parlavano, ma non se la sentivano di rimanere sole. La Granger poi si sentiva uno straccio, si sentiva in colpa, e se da una parte avrebbe voluto stare vicino a Tim dall’altra, aveva paura di verdello di incontrarlo. Tibby si giudicava un’egoista perché continuava a pensare a James, invece che alla povera Robin.
Luna e Hermione entrarono nel dormitorio, Luna chiamò Tibby e insieme andarono nel dormitorio del quinto anno.
Hermione si avvicinò alla figlia e le domandò: “Ciao piccola. Come va?” e si sedette sul letto di tibby.
La giovane strega rispose sussurrando: “Sono stata meglio, mammy…” La ragazza si sforzava di non piangere di rimanere, fredda, di fare la forte; un altro aspetto che aveva preso da Harry.
“Lo so che è dura…”
“Mammy, come avete fatto tu, Harry, zio Ron durante la guerra a vedere amici, famigliari, compagni… lasciarvi…”
“Ti potrei dire che ci si abitua, che diventa meno dura col tempo, in realtà non è così perdere qualcuno a cui si vuole bene e come perdere se stessi, un pezzo di se stessi, e quando lo si perde in una cosa assurda come una guerra… è ancora peggio.”
“Allora perché gli uomini continuano a uccidersi? Perché continuano a farsi la guerra?” domandò Harmony. “Non potremo vivere tutti in pace…”
“Sarebbe bello piccola mia, ma… ma immagina un mondo in balia di uno, certo, mille tiranni come Voldemort che cercano di piegare al loro volere l’umanità, immagina di vivere senza libertà, senza giustizia, senza dignità… Forse è poca cosa, ma la tua amica Robin si è sacrificata per un bene più grande… Harmony niente a questo mondo che ha valore ti viene regalato, niente si ottiene senza sacrificio, e la libertà non è un dono del cielo bisogna sempre combattere per averla, per esserne degni…”
La ragazza non aveva mia visto sua madre così combattiva, così forte e determinata, ed era anche la prima volta che la vedeva indossare l’alta uniforme auror. Mai come in quel momento capì che voleva essere come lei.
“Ho capito, mammy…” sussurrò la ragazza.
“Ne sono felice, Harmony. Ti ho portato una cosa, è un regalo.” Disse Hermione avvicinandole la scatola bianca.
Harmony l’aprì, alzando il coperchio e vide piegata la divisa auror, e si voltò verso la madre.
“Era la mia alta uniforme quando avevo diciassette anni.” Disse Hermione “E’ stato deciso che Robin abbia un funerale Auror, ed è giusto che voi che eravate suoi compagni la salutiate al meglio…”
“Mammy, io… non so forse non ne sono degna…”
“No, ne sei più che degna… indossala… ti aspetto giù…” e la strega s’alzò, ma prima d’andare aggiunse: “Raccogliti i capelli in un chignon, scusa ma è il regolamento.”
“Certo agli ordini, signora…”
 
La cappella della scuola era piena, non c’erano solo gli studenti, ma anche tutti i membri dell’ordine della Fenice, e diversi Auror. Sulla bara c’era sia la bandiera Auror, che il simbolo della scuola.
A destra sedevano i professori e la preside, l’ordine e gli auror, a sinistra gli Young Phenix in prima fila poi gli studenti e i cadetti dell’accademia.
“Ci risiamo…” sussurrò Ron ad Harry.
“Si…” rispose lui.
“Quando finirà davvero Harry? Quando la smetteremo di seppellire giovani vite?” Continuò il rosso.
“Non lo so, Ron… non lo so…” rispose senza distogliere lo sguardo dalla cerimonia che stava per iniziare.
Hermione accanto a Ron rimaneva in silenziò, guardò Harmony e la madre di Robin piangere e sperava in cuor suo di non dover mai seppellire sua figlia.
La ragazza aveva uno sguardo fiero e marziale, bellissima nella divisa, come lo era anche Tibby con la divisa di Luna.
Dopo la predica del pastore, come tradizione i capi delle quattro case erano invitati a dire due parole. Hermione preferì lasciare questa incombenza ad Harry, il mago guardò la cassa, guardò l’immagine di Cristo, sospirò e iniziò: “Non so quante volte durante la guerra ho sepolto amici e compagni… e speravo di non doverlo più fare, speravo che la guerra fosse finita con la morte di Voldemort, ma in realtà sta continuando perché li fuori ci sono ancora uomini e donne disposti a morire e a uccidere in nome di quel uomo. La vita di Robin Lefler si è spenta per mano di Voldemort anche se indirettamente, il suo odio l’uccisa, l’odio che ancora lui riesce a istigare nei suoi. Io ho visto i mangiamorte durante la guerra, e ho visto quelli di qualche giorno fa a Hogsmeade, alcuni di loro erano solo dei ragazzi, come Robin, come mia figlia. Siamo alla vigilia di una nuova guerra, e non abbiamo altra scelta che combattere nuovamente.” Guardò verso la famiglia di Robin “Signori Lefler, mi auguro che vostra figlia vegli su tutti noi con gli altri eroi, che hanno combattuto, e vi prometto che coloro ve l’hanno portata via pagheranno per i loro crimini…”
Finito il Harry s’avvicinò ai Lefler, strinse la mano al padre, mentre la madre lo abbracciò e lo ringrazio, ma Ricard, il fratello maggiore di Robin, lo guardò freddamente e non gli strinse la mano. Harry non disse una parola e si spostò per tornare accanto ai suoi migliori amici.
Il discorso di David non fu da meno di quello di Harry, quando il capo di Corvonero finì ritornò al suo posto accanto a Laura.
 
Dopo la cerimonia e la sepoltura, nella sala grande ci fu un piccolo rinfresco. Ricard Lefler, sempre accanto ai suoi genitori seguiva con lo sguardo Tim, e non era unico anche Harmony, che in quel momento si trovava vicino alla madre, guardava il ragazzo preoccupata. Nello stesso momento Acrux osservava la sua ragazza, in compagnia di Herman Zabini, di Jason Tood e di Maria Fleed, dal giorno dell’attentato il gruppo dei Joung Phonix era diventato inseparabile.
Tim in disparte appoggiato a un muro, era a disaggio; nonostante le parole che Harry gli aveva detto, si sentiva in colpa e gli sembrava che ogni persona in quella sala lo giudicasse. Il ragazzo non potendone più di tutta quella pressione decise che era meglio andarsene, rimanere un po’ da solo, magari prendendo una boccata d’aria. Quando si staccò dal muro incrociò lo sguardo con Harmony, lei gli sorrise, ma lui la guardò freddamente.
Ricard Lefler lo seguì, e nel corridoio lo chiamò: “Tim cosa fai scappi sporco mezzosangue…”
Il ragazzo non disse niente continuando a camminare.
“Ehi parlo con te, bastardo… Sei un vigliacco… Il degno figlio di una mangiamorte…” continuò Ricard. “Mia sorella è morta per colpa tua ne sarai felice…”
Tim continuava a camminare, come se quelle parole non lo toccassero.
“Sei un vigliacco, un codardo… puoi anche avere un’uniforme auror, ma resti sempre un bastardo…” Ricard pensava di poter provocare una qualche reazione, ma atteggiamento di Tim gli dava sui nervi.
Lo insegui, e preso per una spalla lo costrinse a voltarsi e gli gridò: “Guardami in faccia quando ti parlo…”
Il giovane mago non disse una parola.
“Tu… Tu… e colpa tua, tu dovevi morire non lei. Perché tu vivi mentre lei è morta? Perchè mia sorella è morta? Di qualcosa….”
Tim rimaneva muto e con lo sguardo basso.
“Maledetto…” gridò Ricard e lo colpì con un pugno allo stomaco e uno al volto. “Sporco mezzosangue… bastardo…” e lo colpì nuovamente.
Tim stava contro un muro e non reagiva ai pugni di Ricard, a un certo punto i colpì si fermarono, e il giovane mago capì che era intervenuto qualcuno. Alzato lo sguardo vide Harmony che aveva fermato uno dei pugni di Ricard.
“Si, può sapere che sta succedendo qui?” domandò la strega “Tim stai bene?”
Ma il mago non rispose.
“Questi non sono fatti che ti riguardano ragazzina… torna a giocare con le bambole…” disse Ricard.
“Ah… Io non gioco con le bambole, mi piacciono giochi diciamo un po’ più virili…” rispose la ragazza puntatogli la bacchetta alla gola.
“Pensi d’essere forte, perché sei la figlia di Harry Potter…”
“No, penso d’essere forte perché sono la figlia di Hermione Granger…” disse sorridendo la giovane strega. “Ora vattene…”
“No, tu non mi farai del male, non ne hai abbastanza fegato…” disse Ricard.
“Forse hai ragione o forse no, vuoi mettermi alla prova… ma ti avverto qualche giorno fa ho affrontato la figlia di Voldemot. Pensi che tu possa farmi paura…?”
“Forse…” rispose lui e gli afferrò la mano stringendola con forza.
“Ehi che succede?” disse Tibby “Harmony… Tim…” La giovane strega gridò così forte, che dalla sala grande arrivarono: Harry, Hermione, Ron, Ginevra, ma anche Acrux e tutti gli altri Joung Phenix.
“Lascia andare subito mia figlia…” gridò Hermione, che stava per aggredire Ricard, ma fu stranamente trattenuta da Harry. La strega si voltò verso il mago e lui le sussurrò: “Lascia stare..”
Ad Harmony cadde di mano la bacchetta, mentre sentiva il dolore provocato dalla stretta di Ricard, lui non faceva altro che ridere, ma smise non appena si guardò attorno circondato dagli altri Joung Phenix.
“Lascia andare, la mia ragazza…” disse Acrux puntandogli contro la bacchetta.
“Lefler, ti conviene smetterla, nessuno può impunemente fare del male a dei nostri compagni, soprattutto se sono i nostri capi…” disse Herman.
“Zabini ha ragione…” disse Tibby “Se ti metti contro uno di noi, ci avrai tutti contro…”
“Avanti Lefler, chi vuoi affrontare per primo…” disse Miley Hubble facendosi avanti.
“Ci spiace per tua sorella, era una brava ragazza…” disse Maria Fleed vicina alla sua compagna di casa Miley.
Ricard pensò bene di ritirarsi, tornando in sala grande. Acrux aiuto Tim a rialzarsi dicendogli: “Forza fratello, tirati su… Potevi metterlo al tappeto perché non l’hai fatto?…”
Tim non rispose, ma guardò Acrux negli occhi.
“Ah ho capito pensavi di meritarti quei pugni…” disse il serpeverde.
“Grazie… Acrux…”
I due ragazzi si diedero il cinque.
Tibby aiuto Harmony e le domandò: “Tutto bene?”
“Si, grazie…”
“Ehi avete visto come lo abbiamo fatto andare via con la coda fra le gambe, siamo una forza…” disse Maria.
“Si, siamo come l’ES…” disse Miley
“Meglio…” aggiunse Herman.
“Ehi, nessuno è meglio dell’ES!!” disse Ron.
“Oh certo professore…” si corresse Herman.
E tutti iniziarono a ridere.
Harry sorridendo guardò Harmony che rideva e pensò: “E’ diventata molto forte, ed è circondata d’amici leali…” poi guardò Tim e Acrux “Loro sono disposti a morire per lei, mi auguro che non lo siano anche a uccidersi a vicenda…” poi tornò su Harmony “Spero che tutta questa pressione non sia troppa, forse è meglio che io ed Hermione gli parliamo. Io non avevo scelta nel affrontare Voldemort, ma Harmony…”
Tim e Harmony si guardarono, lui non gli rivolse parola, e se ne andò.
 
Tim rimase davanti alla tomba di Robin per molto tempo, poi alzò lo sguardo al cielo, guardo le nuvole, rosse per il tramonto, il sole che moriva nel lago. Il giovane mago s’inginocchio, presa la bacchetta e invocò una lama, si taglio il palmo della mano destra, per poi stringere il pugno fino a sentire il dolore, fino a far cadere alcune gocce di sangue sulla terra smossa.
“Lo giuro sul mio sangue… Robin…” sussurrò “Sul mio sangue, giuro che sarai vendicata… non avrò pace fin quando non troverò chi ti ha ucciso…” poi abbassò il pugno.
Guardò di nuovo il cielo e penso: “Conner… Stefany… prendetevi cura di Robin… ed aspettatemi…”
Tim si diresse verso l’uscita del cimitero, lì appoggiata su uno dei suoi pilastri del cancello c’era ad aspettarlo Harmony, con indosso ancora la divisa auror.
La strega lo chiamò: “Tim…”
Il mago si fermò un attimo, ma poi continuò a camminare superando la ragazza senza dire una parola.
“Tim… ti prego… fermati…” disse lei, mettendogli una mano sulla spalla.
“Harmony… dovresti lasciarmi stare… chi mi sta vicino fa una brutta fine…” rispose lui e si voltò, i suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, tanto che la ragazza ne rimase colpita “Tutti coloro a cui voglio bene muoiono… vai dal tuo ragazzo, torna d’Acrux, lui ti ama… e tu ami lui non è vero?”
“Tim…” disse abbassando lo sguardo “Perdonami è colpa mia… se lei è…”
“Troverò Namtor e quello stronza che ha ucciso Robin, gli darò la caccia e li ucciderò…”
E se ne andò, lasciando la strega sola e in lacrime.
 
Harmony tornò al dormitorio e ci trovò Tibby seduta sul letto, gli occhi rossi di lacrime. La Granger le si sedette accanto e disse: “Tutto bene?”
Tibby non rispose.
“Vorrei poter fare qualcosa per Tim, ma… Harry dice che solo il tempo potrà guarirlo…”
L’amica annuiva, ma si vedeva che lo faceva in modo automatico.
“Tibby che c’è? Sei sconvolta per Robin, dimmi qualcosa, ti prego?”
“Sono una stronza, Harmony.... Robin è morta, una nostra amica, una ragazza dolce e simpatica non c’è più ed io… io non riesco che ha pensare che il mio ragazzo mi ha lasciato, che forse non mi ha mai amato…”
L’amica sospirò e abbassò lo sguardo.
“Harmony, non dici niente, perché non dici niente?” Domando Tibby e subito dopo gridò: “Tu lo sapevi!! Tu sapevi di Rigel e di James, sapevi di loro e non mi hai detto niente. Perché?”
“Tibby… io… io Avrei voluto dirtelo, ma… ma…”
“Cosa Harmony? E’ mancata l’occasione? Forse non avevi tempo tra mio cugino Acrux e Tim Drake…”
Harmony non rispose.
“Allora, Harmony perché non mi hai avvertito?”
“Io… non …”
“Non cosa, tu sei la mia migliore amica e le amiche si difendendo a vicenda, si guardano le spalle a vicenda…. Tu dovevi dirmi cosa stava facendo Rigel, era tuo dovere…”
“E cosa avresti fatto, Tibby…” gridò Harmony “Loro si amano…”
“Qualcosa avrei fatto, mi sarei inventata qualcosa…”
“Tibby, James non ti amava… e poi…”
“E poi cosa?”
“Niente…” disse Harmony scuotendo la testa.
“Avanti finisci la frase. E poi…”
“Niente… ho detto.”
“Tu sei dalla sua parte, dalla parte di quella puttana di Rigel per questo non mi hai detto niente. Sarai contenta adesso che la tua amica ha il mio ragazzo…”
“Tibby, tu non sai che stai dicendo… Non te l’ho detto perché non sapevo come farlo, in più James mi aveva detto che ti avrebbe parlato, e anche perché Rigel non si meritava che io facessi la spia...”
“Ma sono io la tua migliore amica, non lei…” disse Tibby in lacrime.
“Si, ma lei mi ha salvato la vita quella notte alla King Cross e sta mo…” ma si fermò, non voleva dire a Tibby che Rigel aveva soli pochi mesi di vita.
“La verità è che tu e Rigel siete fatti della stessa pasta, non siete altro che delle troie… Dopo tutto tu stai con due piedi e in due staffe… Sei innamorata di Tim, ma stai con Acrux… ma anche tua madre era così, sempre tra mio padre e Harry o tra lui e zia Ginevra…”
“Adesso basta, Tibby, non puoi insultare mia madre… Questa è una questione tra noi e solo tra noi…” gridò arrabbiata Harmony.
“Non sia mai che si parli male di quella santa di tua madre, la perfetta Hermione Granger, è una vita che sento dire che la Granger era la strega migliore, la ragazza migliore, l’auror migliore… Lei così preoccupata per Harry, ma se in realtà gli aveva messo gli occhi addosso a undici anni… e non faceva avvicinare nessuna al suo prezioso migliore amico, neanche avesse marcato il territorio. Ma stranamente la perfetta Hermione è rimasta incinta a diciassette anni, ma nonostante questo è rimasta perfetta…”
“Hai finito?” domandò Harmony freddamente.
“Si…”
“Bene allora vattene prima che perda quel minimo di autocontrollo che mi resta…”
“Si, me ne vado, perché mi fai schifo solo a guardarti…” disse Tibby andandosene.
 
Tibby passò attraverso un passaggio segreto e raggiunse Hogsmeade. La giovane strega passeggiava senza metà per le strade innevate della città volendo solo dimenticare, dimenticare James, Rigel, Harmony.
Poi si ritrovò davanti all’Asylum, il pub più malfamato di Hogsmeade, è senza pensarci ci entro, il locale era oscuro, pieno di fumo, si sentiva della malinconica musica blues. La griffondoro si avvicinò al banco e ordinò: “Della burr… no idromele… per favore…”
Ma nonostante fosse proibito per legge vendere liquori dagli adolescenti, il barista lo guardò per un attimo e poi le diede il liquore senza problemi.
“Grazie…” gli sussurrò Tibby e ne beve un sorso, sentendo il fuoco scorrere in bocca, ma dopo provò una bella tentazione di calore invaderle il peto, poi si voltò a guardare il resto del locale. Nel pub c’era di tutto, ogni tipo di creatura, ogni tipo di spazzatura umano e non possibile.
La musica eseguita da uno strano complesso, ora era più sensuale, densa e calda, sembrava che ti entrava dentro come una dolce droga. Tibby si lasciò trasportare, mentre il centro della sala si riempiva di coppie. A un tratto un vampiro le si avvicinò e le domandò: “Vuoi ballare?”
Tibby non fece in tempo a rispondere che anche qualcun altro le si era avvicinato e disse: “Lei sta con me…”
La strega riconobbe subito quella voce, e si voltò vedendo Ryo Parkison,  e dietro di lui a pochi metri di distanza c’erano seduti alcuni suoi amici tutti serpeverde.
Il vampiro guardò Ryo irrigidendosi, era nervoso, ma sorrise prima al mago e poi alla strega, mugugnò qualcosa e se ne andò.
“Tu devi essere spazza, Weasley…” disse Ryo “Ma sai c’era quello?”
“Era un vampiro è allora…” rispose Tibby “Io faccio quello che voglio…”
“Era un procacciatore, o come li chiamò loro un tale scout li usano per trovare giovani ragazzine come te, per l’harem di  qualche vecchia sanguisuga pedofilo o per qualche loro bordello. Torna a scuola questo non è posto per te…”
“Se per questo neanche per te, serpeverde…” rispose Tibby.
“Tu non sai niente di me.”
Tibby non rispose.
Ryo era nervoso e sconvolto, lo scontro di qualche giorno prima era stato il suo battessimo del fuoco, fino a quel momento aveva partecipato a diverse operazioni e aveva anche ucciso, ma una cosa era eliminare gente indifesa come maghi normali e babbani, un’altra era avere a che fare con gente preparata quanto lui, se non di più. Dall’attacco a Hogsmeade aveva capito che poteva anche morire.
“Ti va di ballare?” fu la domanda di Tibby che lo riportò alla realtà.
“Io e te?” rispose lui.
“No, io e il vampiro di prima. Si io e te…”
“Perché dovrei farlo?”
“Perché sono una bella ragazza e perché te l’ho chiedo.” Rispose lei e avanzò di un paio di passi, poi si voltò verso di lui e disse: “Vieni…” e gli tese la mano.
Il serpeverde la prese e con la strega andò verso il centro della sala, e si misero a ballare molto stretti.
“Sei strana, Weasley…” disse Ryo.
“Voglio solo divertirmi un po’, non pensare lasciami andare… Sai cosa voglio dire?”
“Si, abbastanza bene…” disse a bassa voce il ragazzo. Ryo aveva subito la sua prima vera sconfitta, aveva permesso che il baluardo fosse distrutto e che Leslei fosse stata sconfitta nuovamente dalla Granger. Lui si era rifugiato all’Asylum proprio per non vedere la frustrazione della strega.
Guardò Tibby negli occhi, occhi tristi molto tristi, e la strinse a se.
La strega sulle prime ne rimase molto sorpresa, poi si lasciò andare. Era strano stare fra le braccia di un serpeverde che lei aveva sempre odiato, ma al tempo stesso sentì che poteva capirla, che anche lui soffriva per amore.
E senza neanche accorgersene gli sussurrò al orecchio: “Vorresti fare l’amore con me?”
“Cosa?” disse lui “Ma sei pazza….” Per poi allontanarla, e tenendola per le spalle.
“Ti prego… ma se non vuoi fa lo stesso…” disse lei, per poi chiudere gli occhi e abbassare il capo.
“Non è questo… è che tu sei vergine, non è vero?”
“Ehm si…” rispose lei arrossendo. “Ma che importa lo voglio fare… ti prego facciamo…”
“Perché con me?”
“Perché non tu? Non importa voglio solo farlo… Avanti Parkinson hai fama d’essere un playboy, e io non sono male, non è strano che ti debba pregare…”
“Weasley se lo facciamo, e dico se, lo facciamo tu non verrai a domani a tormentarmi con sensi di colpa o cose sentimentali… solo sesso, due adolescenti che fanno sesso…” disse Ryo.
“Niente senti di colpa o altre cose, solo divertimento… solo sesso...”
Di nuovo il ragazzo guardò la ragazza, e pensò: “Tibby Weasley è una bella ragazzina, ma allora perché esito? Perché si creo tanti problemi? Una ragazza mi chiede di fare sesso solo per divertirci, e io esito non è da me… non sarà che non voglio approfittare di lei, che sembra così provata, o dopo il funerale, o dopo la battaglia a Hogsmeade, ma forse è solo perché Weasley adesso assomiglia a…”
“Ryo… ho capito!” disse la ragazza “Troverò qualcun altro...” e stava per andare via.
Ma lui la prese per un braccio, per poi stringerla a se e le sussurrò: “Vieni con me…” e insieme i due ragazzi andarono di sopra, e per poi entrare in una delle camere, questa era squallida, scura e sudicia, tutta in legno sembrava marcio.
“Mi spiace…” sussurrò Ryo.
“Cosa?!” esclamò Tibby voltandosi verso il serpeverde.
“Per la camera… lo so non è una reggia.”
“Non fa niente, lo sai che è la prima volta che ti sento dire: mi spiace…”
“Anche noi serpeverdi sappiamo dire scusa…”
“Si, mio cugino lo sa fare, ma non credevo che tu lo sapessi fare… Parkinson… io…”
“Se vuoi lasciamo pendere?”
“No, va bene, ma vorrei che tu non mi baciarsi…” rispose.
“Ok, ma sarà difficile…” sussurrò lui avvicinandosi.
“Tu provaci…” disse lei abbassando lo sguardo.
Lui sorrise e le mise una mano dietro la nuca, per poi baciarla, un bacio dolce al iniziò e passionale e profondo dopo e poi i due ragazzi arrivarono sul letto.
 
Dopo circa un ora Ryo si svegliò, era nudo in quel letto e accanto addormenta su un fianco c’era Tibby. Lui sorrise e le accarezzò la schiena e pensò: “Lei è così dolce, così bella, cosi innocente,non mai l’ho fatto con una ragazza così, mi sento strano.”
La sentì mugugnare qualcosa mentre dormiva, stava piangendo e disse: “James, perché…”
Ryo si sdraiò guardando il soffitto con le mani intrecciate dietro la testa.
“Che stupido…” sussurrò “Chi ti ha fatto del male, se tu mi amassi chi sa forse…” e pensò: “…cambierei vita. Ma chi prendo in giro, io sono nato e sono cresciuto per essere un mangiamorte, io sono venuto al mondo per essere gli suo degno erede, sono nato per proteggere,lei  ma nessuno aveva previsto che m’innamorasi… Ma non importa sono un mangiamorte è questo è il mio destino.”
Dopo poco, quando Tibby iniziò a muoversi e sembrava che stese per svegliarsi, Ryo s’alzò, si rivestì stando ben attento a non fare rumore e prima di uscire guardò nuovamente la strega ancora addormentata e sorrise dolcemente.
Aprì la porta che cigolò rumorosamente, e uscì per scendere sotto.
Tibby aprì gli occhi, le girava un po’ la testa, era confusa, poi in un lampo ricordò, ricordò tutto. L’aveva voluto lei, sapeva cosa faceva, adesso era diversa in quella camera si sentì diversa, adulta, sporca e stupida, l’aveva voluto lei, allora perché iniziò a piangere mettendo la testa sulle ginocchia.
 
Qualche giorno più tardi Tim uscì di notte dalla scuola da uno dei tanti passaggi segreti, avrebbe cercato come aveva promesso la mangiamorte che aveva ucciso Robin e Robert Namtor, non importa quanto tempo ci voleva, non importa se lo avessero espulso dalla scuola o se si fosse trovato a Azkaban, avrebbe vendicato i suoi amici a qualunque costo. Mentre camminava verso Hogsmeade sentì qualcosa muoversi nella boscaglia, si voltò e vide un thestral. Il giovane mago gli andò vicino e lo accarezzò.
“Perché sei così lontano dalla scuola?” gli disse “Cercavi me?”
Fece un verso, che Tim interpretò come un si.
“Perché? Cosa vuoi da me?...” il mago guardò in silenzio la strana creatura magica, e continuò: “…Forse ho capito il thestral che è morto con…” sospirò “…con lei, era qualcuno a cui tu tenevi… Vuoi anche tu vendicarti? Vuoi venire con me?”
Il thestral annuì.
Tim sorrise, non avrebbe affrontato i mangiamorte da solo.
“Non conosco il tuo nome, se non ricordo male nessuno vi da dei nomi.” E accarezzò la creatura sul colo “E’ stupido che non abbiate nomi, solo perché molti hanno paura di voi. Aspetta che ne di se ti chiamo Gray, mi sembra un bel nome.”
La creatura approvò.
“Ok, Gray andiamo…” disse Tim.
Gray s’abbassò e il mago gli salì in groppa.
“Prima destinazione Notturn Alley a Londra.” Disse il giovane.
Il thestral aprì le ali e spiccò il volo.
Dopo un paio d’oro i due arrivarono a Londra, e più precisamente a Notturn Alley, Tim attraversò la strada buia incurante di chiunque, alzò lo sguardo solo quando vide la sede dei Maurauders, le cui finestre erano illuminate, segno che la squadra era in sede.
Tim passò l’oltre e dopo poco trovò quello che cercava: Magie Sinistre.
Nonostante l’ora tarda il negozio era aperto e il giovane mago ci entrò.
Mister Sinistre alzò lo sguardo da un libro e visto il ragazzo domandò: “Cosa posso fare per lei signor Drake?”
“Voglio delle informazioni…” rispose Tim avvicinandosi al banco, davanti al vecchio negromante.
“Ho saputo della sua sfortunata amica, mi dispiace…” disse il proprietario del negozio.
“Sto cercando una mangiamorte.” Tagliò secco il giovane mago.
“Io, non tratto più con quella gente… I nuovi mangiamorte sono un po’ troppo moderni per i miei gusti…”
“Voglio sapere dove si trovano? Avranno dei posti, dei rifuggi...”
“Ragazzo, io ci tengo alla vita, e ci dovresti tenere anche tu, soprattutto dopo quello che è successo ai tuoi amici…”
Tim s’arrabbiò e preso un pugnale da una mensola, ferì Sinistri alla mano destra, e quando questo gridò gli chiuse la bocca, e gli domandò: “Adesso mi dici cosa voglio sapere…”
Quando lo lasciò andare il mago gridò: “Figlio di una vacca mezzosangue… non ti dirò niente…”
“Ah no…” rispose il ragazzo e rigirò il pugnale della mago del vecchio mago, questo di nuovo cercò di gridare e il ragazzo verso nella bocca del mago il contenuto di una provetta.
“Sai cos’è?” domandò dopo il griffondoro.
Il mago annuì e aggiunse: “Veritaserum…”
“Si, adesso dimmi cosa voglio sapere. Dove si trovano i mangiamorte? Sto cercando fra loro una donna…”
“Conosco solo tre posti…” disse il mago cercando di trattenersi “C’è un granaio nel Kent a pochi chilometri da Charing, poi La mano del mago, un pub a Cardiff, e poi a Baskerville Hall nel Sussex. Ragazzo, non andarci ci uccideranno…”
“Grazie…” disse Tim e uscì della negozio.
Tornato nella Londra babbana, andò verso Green Park dove aveva lasciato, Gray, e con lui volò verso il granaio nel Kent. Dopo pochi minuti ci arrivò, il granaio sembrava abbandonato, Tim ci entrò volando con il thestral, lanciando schiantesimi, dentro i mangiamorte colti si sorpresa non riuscirono a far nulla e cadevano come mosche sotto gli incantesimi del giovane mago.
Tim atterrò e scese da Gray, guardando il suo lavoro, poi iniziò ad osservare meglio i suoi nemici ancora addormentati, nessuno di loro era una donna e nessuno era grande abbastanza per essere Robert Namtor.
Il giovane mago risalì su Gray, per volare verso Hogwarts, ma prima avrebbe mandato un gufo anonimo alla sezione Auror per avvertire del covo dei mangiamorte.
 
Qualche notte dopo Tim rientrò al castello aveva affrontato i mangiamorte alla mano del mago, ma questa volta era stato colpito alla mano destra e gli faceva molto male, nonostante avesse cercato di guarire le ferite, queste non si rimarginavano.
“Forse dovrei andare in infermeria a cercare qualche rimedio.” Pensava il Grifondoro mentre passava per i corridoi attento a non farsi scoprire da Bael “Queste ferite sicuramente attireranno l’attenzione… sarebbe stato troppo bello pensare che potevo agire senza avere un pezzo da pagare, forse dovrei lasciare Hogwarts…”
Rientrato nella sala comune si rese conto di non essere solo, sedute al divano davanti al camino c’era Harmony e Tibby.
“Che ci fatte qui?” domandò Tim sopreso.
“Aspettavamo te… Oh Dio che hai al mano? Sta sanguinando…” disse Harmony preoccupata.
“Non è niente, solo un graffio…” sussurrò Tim.
“A me non sembra solo un graffio, fa vedere…” disse Harmony avvicinandosi e prendendogli la mano.
Il ragazzo sentì un brivido a quel tocco gentile, e fece un sorriso che però si trasformò in una smorfia di dolore.
“Tim come ti sei ferito?” domandò la strega con voce decisa.
“Non è niente e poi non ti deve interessare…” rispose sgarbatamente lui.
La ragazza sospirò e dopo averlo guardato, si voltò verso Tibby e disse: “Puoi andare al mio armadio e prendere una delle pozioni di mia madre, quella gialla senape.”
“Si, certo…” rispose Tibby e salì al dormitorio.
“Cosa ha, Tibby?” domandò Tim.
“Non lo so, è strana da un po’ di tempo, sono preoccupata, ma non vuole parlarmene e io non voglio insistere…” rispose la giovane strega “Ci sediamo…”
Tim annuì e i due si sedettero al tavolo grande.
Harmony guardava e teneva ancora la mano al ragazzo, non osando di alzare lo sguardo.
“Credo, Harmony…” disse Tim “Che quando Tibby ti vorrà parlare lo farà da sola… ognuno di noi abbiamo i nostri segreti…”
“Si, è vero…” disse lei e guardò il ragazzo negli occhi “ma certi segreti posso essere molto pericolosi… Tim se vorrai parlare con me…”
Il ragazzo le accarezzò il braccio e disse: “Lo so, Harmony, lo so…”
Tibby tornò e portò la pozione e la passò all’amica.
Harmony con un incantesimo richiamò una ciotola e poi versò dentro la pozione, e l’avvicinò a Tim dicendo “Mettici dentro la mano, è una soluzione di tentacoli di Purvincoli, dovrebbe curare la ferite…”
“E’ una cosa un po’ schifosa, e poi era meglio se non mi dicevi cos’era.” Disse Tim.
“Non ha torto, Harmony…” disse Tibby.
“Smettila di fare il bambino, Tim Drake e mettici dentro la mano…” rispose la giovane strega.
“Ok…” disse quasi ridendo il ragazzo e ci immerse la mano provando una meravigliosa sensazione di sollievo.
Harmony sorrise e disse: “Visto, testardo che non sei altro…”
“A volte ricordi la professoressa Granger…” disse lui.
“Ci credo sono sua figlia…”
Tibby si sentiva quasi esclusa, non c’era bisogno di una chiaroveggente per notare quanto quei due fossero affiatati, parlavano con un linguaggio tutto loro fatto di sguardi e sorrisi. La rossa n’era un po’ gelosa, avrebbe dato tutto per avere un simile rapporto con un ragazzo.
“Vado a letto…” disse alzandosi “Harmony quando torni non fare troppo rumore potresti svegliare tutto il dormitorio.” Poi al mago “Ciao, Tim ci vediamo domani…” e se n’andò.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ryo è veramente un mago stupendo quanto complicato!!!
Ki l'avrebbe sospettato ke anche lui avesse un cuore!!
E ke fosse innamorato di Tibby....avrei capito di Harmony ma di Tibby non l'avrei proprio sospettato!!
Io spero tanto nelle coppie Tibby-Ryo (naturalmente se prima abbandona le vesti da mangiamorte, ma sono sicuro ke lo farà)
e Harmony-Tim (se lui la finisce con questa fissazione di vendicare tutti) ma mi va bene anche la coppia Harmony-Arcrux...(xk lui è veramente affascinante quandi la difende chiamandola la sua ragazza!!!)
E vorrei anche ke la principessa oscura (la figlia di Lord Voldemort) diventasse buona e rinnegasse il suo destino...
In realtà mi ha sorpreso vedere Draco come un doppiogiochista...xk era molto bello vederlo dalla parte dei buoni x una volta...
Ma la cosa + bella di questo capitolo è stata la rivelazione di Ryo stupendi i suoi pensieri dopo aver fatto sesso con Tibby...anche se a quanto pare lui non lo considerava soltanto sesso, solo divertimento...

Anonimo ha detto...

ma qualcumo che si metta con una persona per volta no ?
sei bravissimo continua così

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