mercoledì 21 gennaio 2009

Granger Girls

Capitolo ventottesimo: Hob's Lane (terza parte)


“Erbenet id astepmet (Tempesta di tenebre)” gridò Nicole e dalle sue mani si generò una luce nera che colpì un gruppo di orchi e due minotauri con una potenza tale da scavare un cratere.
Dietro di lei, Blaise Zabini le guardava le spalle e trafiggeva al ventre un pelleverde con la sua lama d’ametista.
“Oh Merlino, come mi mancava tutto questo.” Mormorò l’auror del mcsi.
La strega gli sorrise e rispose: “Azione e adrenalina, vivere o morire in un attimo. Tutto questo è meglio del sesso.” E lanciò un’avada contro un orco che aveva cercato d’attaccarla.
“A proposito di sesso, Nicole è bello rivederti in forma.” Disse il mago mentre la squadrava dall’alto in basso. “Se ti va dopo la battaglia, se restiamo vivi, potremo trovarci un posticino tranquillo e scaricare tutta questa tensione.”
“E’ una idea.” Rispose lei sorridendo maliziosa.
Poco distante sul bordo della collina, Bem trafiggeva con il suo bastone di ferro in pieno petto un troll, ma la creatura nonostante fosse ferito mortalmente cercò d’afferralo. Il custode lo evitò per un soffio e provò a riprendesi il bastone, ma l’arma era incastrata nel petto del mostro, alto quattro metri intenzionato a smembrarlo. Il troll gridava e riuscì ad afferrare Bem per il braccio destro e gli strappo l’arto dal corpo con facilità.
Il custode cadde a terra mentre la creatura era pronta a continuare a farlo a pezzi, in quei secondi il pensiero del mostro-umano andò ai due esseri che componevano la sua famiglia e che ora riposavano nelle tombe accanto a casa sua.
Bem guariva dalla maggior parte delle ferite, ma era consapevole che un grave danno celebrale lo poteva uccidere o peggio.
Il troll si lanciò su di lui come un albero abbattuto.
Bem allora riprese la sua vera forma, e con una velocità sovraumana afferrò il manico del bastone e lo rigirò in quelle carni scure.
Dopo poco il troll smise d’urlare e cadde privo di vita sul terreno fangoso.
Il custode riprese fiato, e guardò per un istante il mostro morto, poi cercò il suo braccio destro e trovato lo riattaccò a quello che restava della sua spalla.
James, Tim e Harry combattevano senza risparmiarsi, guardansi a turno le spalle, Rigel si unì a loro dopo aver sconfitto Axa Keres.

David ancora ai piedi della collina continuava a combattere, ma sia i pelleverde che i maghi oscuri non volevano affrontarlo, ne avevano terrore perché nonostante venisse colpito non cadeva, non aveva paura, non moriva. Sul campo di battaglia era più terrificante e oscuro di un demone.
Irwin Bail lo vide da lontano circondato dagli orchi che esitavano nel attaccarlo, pensando che fosse Yurtrus, la loro oscura divinità della malattia e della morte.
Il mangiamorte smontò dalla sua cavalcatura e iniziò a correre, Bael era uno di quel maghi dotati del raro potere del volucer. Correndo poteva anche superare la velocità del suono, questa sua dote innata gli aveva permesso d’entrare a far parte dell’elite dei nuovi mangiamorte: i nove.
La corsa finì a pochi metri alla sinistra di David.
I due maghi si guardarono.
“Una corsa del diavolo.” Sussurrò fra i denti Giles.
Bael sguainò la bacchetta e il mago immortale lo imitò subito dopo aver conficcato la spada di Rigel nel terreno.
David puntata la bacchetta contro i mangiamorte gridò: “Aestus mundorum”
Ma la sfera d’energia non riuscì a colpire il mago oscuro che si mosse a supervelocità verso sinistra, anzi lui sembrò quasi sparire tanto era veloce.
Mentre correva Bael lanciò un incantesimo lama non verbale che colpì David al avambraccio sinistro, l’incanto non riuscì a ferire gravemente grazie alla sua giacca, ma senza quella protezione l’arto sarebbe stato perduto.
David mugugnò qualcosa mentre guardava il mago oscuro sparire ogni secondo, come il giocare del gatto con il topo.
Bael iniziò a correre in cerchio intorno a David, ben presto il mago immortale si trovò come nel occhio di un ciclone, trafitto da tantissimi incantesimi lama.
“So che non posso ucciderti Giles, ma posso farti a pezzi.”
“Tu sei il ragazzo di Saint Elmo street, non è vero?”
Bael non rispose, ma il fatto che lo avesse riconosciuto lo riempì ancora di più d’odio.
Il corvonero puntò la bacchetta verso l’alto e gridò: “Fovea temporis.”
Il tempo era il potere di David, ma usare un’ incantesimo di tempo in un luogo mistico come Hob's Lane voleva dire come buttare un fiammifero in un barile di benzina.
L’incantesimo creò una bolla di tempo che rallentò Bael, dando la possibilità all’immortale di vederlo e lanciargli contro la sua katana. La spada non colpì il mangiamorte, ma lo fermò bruscamente facendolo cadere.
Il mago oscurò alzò lo sguardo e vide su di lui l’imponente e pagana figura di David, nello stesso modo in cui gli era apparso quando aveva undici anni.
Bael accecato dalla rabbia puntò la bacchetta e gridò: “Strui spiritus”. L’incantesimo generò un potente getto d’energia nera che cercò di colpire Giles, questo gridò: “Dovrai fare di meglio!!” e disegnò in aria con la sua bacchetta un semi cerchio d’argento che parrò la maledizione.
In quel momento nonostante il fragore della battaglia si sentì la musica di un flauto. Una melodia antica e un po’ triste.
Bael la riconobbe all’istante, l’aveva già sentita una volta da bambino, il giorno in cui i suoi genitori erano morti.
Dall’ombra di David sembrò prendere forma qualcosa, un nera figura che poi si staccò, e comparve Laura.
La vampira suonava il suo flauto, la musica sì diffuse per tutto il cimitero e poi di un tratto la sinfonia si fermò. La strega allontanò lo strumento dalle labbra sottili e sorrise. Il suo volto cambiò, si deformò, i canini si allungarono diventando simili a zanne.
Bael guardò i due di fronte a se e sentì in lui crescere inquietudine, la paura. Li aveva già visti insieme a scuola, ma non in quel modo, lei con il suo aspetto da predatore notturno e lui con i freddi occhi di un assassino.
“Sono come quel giorno...” Pensò il mangiamorte e poi gridò: “Ripiegare, Ritirata! Chi può lasci la battaglia! Ripiegare!!”
Ma quasi non fece in tempo a dare l’ordine che innumerevoli frecce di luce colpirono i pelleverde. Dal cielo arrivarono due streghe incappucciate armate di archi, che scagliavano frecce sui nemici abbattendoli come fossero a un tiro a segno.
Queste toccarono terra di fianco a David e Laura. E abbassati i cappucci Luna e Tibby si guardarono intorno. Dietro alle due streghe arrivò Ron che scagliava incantesimi di fuoco come un drago a caccia, dimostrando ancora di più quanto i grifondoro fossero abili con le fiamme.
Sul lato destro, ai piedi della collina comparvero Draco e Acrux, l’aria intorno ai due Malfoy si fece subito fredda, quasi argentea, le pupille degli occhi dei maghi diventarono blu ghiaccio.
“Pulvis adamantis” gridarono insieme e molti orchi e minotauri si trasformarono in statue di ghiaccio che poi andarono in frantumo.
Un mangiamorte a cavallo di un Each Usige caricò i due maghi dell’energie fredde, ma lui e la sua cavalcatura furono ridotte in cenere da un incantesimo di fuoco scagliato da Ginevra. La strega aveva una aura avvolta dalle fiamme del suo patronus: uno sleipnir, un cavallo di fuoco a otto zampe, la cui fiamma è potente quasi quanto quella di una fenice.
Poco distante Neville combatteva da solo contro un Minotauro.
Durante la guerra di un anno l’impacciato Neville Paciock aveva ceduto il posto a uno valoroso auror, degno dei suoi genitori e ricordato come un eroe al pari del trio.
“Ignis Crepuscoli” gridò il mago e il mostro taurino si ritrovò con un buco nello stomaco per poi cadere a terra.
Vegliati da Neville si trovavano Jason Todd, Millie Hubble e Herman Zabini che scagliavano incantesimi contro il cielo abbattendo le arpie.
“Millie! Ne hai mancata una!” disse il corvonero.
“Preoccupati dei tuoi uccellaci, che io mi preoccupò delle miei, amore.”
Herman lanciò un incantesimo di ghiaccio congelando una arpia e poi esclamò ai due corvonero: “Amore!” e continuò dicendo: “Questa poi!! Acrux sta con Maria, Tim sta con Harmony e poi voi due, ma c’è qualcuno che in questa squadra a parte me che non ha una relazione! Per il grande Druido Merlino!!”
“Ehi ci stiamo insieme solo da ieri.” Disse Millie tutta rossa in viso.
“Ora sono arrabbiato, preparatevi mangiamorte.” gridò Herman.
“Avete visto Tibby Weasley?” domandò Terry appena comparso come dal nulla.
“Cosa vuoi da, Tibby, McGinnis?” gli domandò Zabini Jr.
“La sto solo cercando. Perché da fastidio serpe?”
“Sì, stai lontano da lei.” Rispose Herman a voce alta.
“Ne riparleremo…”
“E’ come!!”
Neville aveva gli occhi al cielo e si chiedeva: “Ma eravamo pure noi così?Più presi dalle nostri sentimenti che dalla guerra che stavamo combattendo.” Poi ci pensò su un attimo e sorrise “Sì, al San Mungo io e Draco per Ginevra.”

Mentre i mangiamorte si ritirarono Harry volse lo sguardo a sinistra su un’altra collina e vide che sulla cima c’era una figura a cavallo di un ipogrifo e sussurrò sorridendo: “Hermione…”.
La strega aveva uno sguardo fiero e forte, teneva nel pugno destro l’asta di una bandiera che veniva smossa dal vento, che recava due lettere d’oro in campo bianco: E e S; sopra c’era la scritta esercito di Silente e sotto le parole: Amore e amicizia.
Harry aveva visto più volte Hermione prima di uno scontro, era potente quanto lui se non di più, e poteva essere terrificante averla come avversaria, ma rimaneva sempre la sua Hermione, la migliore amica e la ragazza o la donna che amava, ma in battaglia prendeva un altro aspetto. Come disse David dopo un scontro Hermione era come Athena, dea della sapienza e della guerra, e Harry era innamorato di entrambe: la dolce e bellissima strega so-tutto-io e la potente e veloce valchiria sul campo di battaglia.
“Mamma Harry ti sta guardando.” Disse Harmony a piedi a destra della creatura alata.
Hermione sorrise e rispose: “Io e lui sappiamo sempre trovarci in battaglia. Hai trovato Tim?”
“Sì, stava combattendo poco distante da Harry.” Rispose la figlia. “Se non ci riescono gli orchi a uccidere Drake lo faccio io per avermi lasciata dormire mentre lui rischiava la vita.”
“Tale madre, tale figlia.” Disse Hermione e guardò il campo di battaglia.
“Mamma i mangiamorte sembrano ritirarsi?” disse la giovane strega.
“Non farti ingannare si stanno solo riorganizzando dopo il nostro arrivo.” Rispose e poi guardò la ragazza e le disse: “Harmony stai attenta non è come a scuola, qui non si sbaglia, qui non si può riprovare se l’incantesimo non riesce.”
“Lo so, mamma, ed è anche eccitante per questo. Credo sia una questione di cervello e fegato.”
“Più tempo passa più mi ricordi tuo padre, ma promettimi di stare attenta niente colpi di testa, ragazzina.”
“Ok, ma anche tu stai in guardia.”
La madre sorrise e aggiunse: “Vieni ti do un passaggio a Fierobecco non dispiacerà.” E la strega tese la mano alla figlia.
Harmony la prese e salì sull’ipogrifo dietro Hermione.
“Tieniti forte!!” gridò la strega “Sì vola!!”
La creatura magica spiccò un saltò e volo nel cielo di Hob's Lane, poco dopo atterrò accanto ad Harry.
Le due streghe scesero dall’ipogrifo e Harry ed Hermione si guardarono seri e poi il mago sorrise alla dolce strega.
Mentre Harmony raggiungeva Tim che stava seduto sull’erba a riposare.
Dopo qualche minuto tutti si schierano su un unico rango. Harry era al centro, Hermione alla sua sinistra, Ron a destra. Alla destra di Hermione si schierarono Harmony, Tim e gli altri Young Phenix. Vicino a Ron si trovava Luna con l’arco magico stretto in pugno, di lato alla strega bionda presero posto David, Laura e Rigel con tutti gli altri marauders più Zabini e Bem.
David ridiede la spada a Rigel e poi s’avvicinò al giovane Terry Mcginnis e gli consegnò l’anello verde del padre.
Il ragazzo guardò il gioiello e cercò di dire: “L’anello? Ma allora…”
“Non ora Terry. Usalo con coraggio come tuo padre.” Rispose Giles che poi aggiunse “Lunga vita al cavaliere verde.”
Dietro il rango dei maghi su ordine di Kostaki si schierarono gli zombi di Hob's Lane.
Dall’altra parte a meno di cento metri si trovavano i mangiamorte. Pansy e Leslei erano in prima linea in sella ai loro Each Usige, mentre Ryo e Will preferivano combattere a piedi trovandosi di fronte a Tim e Acrux. Sharazade, accanto a Ryo, fronteggiava Tibby.
Bael e Axa anche essi a piedi pregustavano di poter attaccare David.
La tensione era palpabile tra i due piccoli eserciti schierati. Gli orchi dei maghi oscuri a stento trattenevano la rabbia dopo aver visto i loro compagni massacrati, gli elfi zombi mantenevano un contegno quasi religioso nonostante fossero dei nonmorti.
A un tratto a uno degli zombi più putrefatto cadde la mandibola inferiore colpendo la spalla di Ron prima di finire a terra.
Il mago si voltò e visto lo zombi e disse: “Ma non c’era di meglio? Questi morti viventi fanno proprio schifo, cadono a pezzi già da soli.”
“Sono zombi Weasley devono fare schifo! E’ per contratto sindacale anche nei film di Romero i morti viventi fanno schifo.” Disse Zabini ridendo.
Tutti iniziarono a ridere.
“Mi mancava il tuo umorismo da serpe, Zabini!” Rispose Ron “Non puoi vedere se ti riprendono tra i mangiamorte così li uccidi con queste battute. A proposito mi devi dei soldi dal ultimo poker.”
“Metti in conto.” Rispose Blaise.
Un innaturale silenzio scese su tutta Hob's Lane, la quiete prima della tempesta.
Era come se i due schieramenti aspettassero un segno per la carica.
D’un tratto un lampo illuminò il campo di battaglia, e subito seguito da un tuono che fece sentire tutta la sua voce.
Harry si guardò intorno e vide i volti degli amici, compagni, vecchi e nuovi; due di loro l’avevano sostenuto fin da quando aveva undici anni. C’era il suo migliore amico Ron, Hermione la donna che amava da sempre che gli aveva dato una nuova ragione per vivere e morire, un sogno di nome Harmony.
Harry Potter guardò quei volti e sorrise; quei volti potevano appartenere a vecchi amici o ai loro giovani figli, ma la luce in quegli occhi era la stessa: coraggio, determinazione e forza.
“Alla vittoria!! Carica!!” Harry gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
“Carica!! Feccia volete forse vivere per sempre!! E questo l’unico modo giusto per vivere e morire!!” gridò Bael.
E la corsa iniziò, una corsa a perdi fiato, senza risparmio alcuno, senza esitazioni, senza paura.
Gli incantesimi e le maledizioni dai colori splendenti fendevano la piaggia, tagliavano l’aria, e facevano tremare la terra.
Harry alzò da bacchetta e sotto l’infuriare della tempesta gridò: “Fulgura Iovis” l’incanto deviò un fulmine che colpì l’esercito oscuro.
Ron puntata la bacchetta lanciò un getto di fuoco che mandò in cenere quattro orchi.
Hermione trasfigurò la pioggia in un turbine che colpì i minotauri con inaudita potenza.
Luna lanciò una freccia di luce che si moltiplicò in centinaia di dardi colpendo i pelleverde.
Ginevra e Draco, gettarono sui nemici fuoco e ghiaccio.
Neville evocò il artigli della terra e aprì voragine nel terreno.
Rigel vedendo lo stupore sui volti di alcuni YP disse loro sorridendo: “Non siete sorpresi! Noi siamo esercito di Silente.” E la strega uccise un orco con un avada e poi urlo.

Zabini fu uno dei primi ad affrontare fisicamente il nemico, tagliò un orco in due come fosse un filo d’erba, ma subito dopo vide strisciare qualcosa verso di lui: una Lamia, un essere metà donna metà serpente, completamente coperta di scaglie verdi, lunga almeno cinque metri.
“Ma la tua specie non doveva essere estinta?” domandò Blaise.
Per tutta risposta il mostro lo scagliò con un colpo di coda a una decina di metri vicino a dove si trovava Harry.
“Zabini?” esclamò Potter.
“Potter.” Rispose l’auror.
“Cosa ti ha portato qui?” domandò Harry.
“Lei!” gridò e indicò la lamia che strisciava veloce sul campo di battaglia. “Se ne usciamo vivi ricordami di mandare un gufo a Scafandro per dirgli che le lamie non sono estinte.”
Ma la regina dei serpenti non era l’unico mostro gigante agli ordini dei mangiamorte, questi si erano ritirati proprio per far entrare in campo queste creature.
Dalle schiere dei maghi oscuri avanzò un Horo Skr, un mostro per metà uomo e metà scorpione.
“Fleed guarda.” Gridò Acrux indicando le due creature “Una Lamia e un Horo Skr, sono magnifici.”
“Ecco abbiamo perso Malfoy, è impazzito.” Disse Herman a Jason.
“Merlino!!” esclamò Hermione poco distante, accanto a Ron, Draco e Neville “Il trattato di Saint Paul impediva l’uso di creature come quelle.”
Ron scosse la testa e disse sorridendo: “Credo che loro lo sappiano! Non vedo l’ora di far presente al ministero che i Mangiamorte non rispettano le regole.”
La strega sorrise all’amico e gli disse: “Sei sempre lo stesso, Ronald.”
“Anche tu. Qualche idea?”
“Sì, certo” rispose la strega
“Non ne avevo dubbi.” Disse Ron.
“Draco, usa il pulvis adamantis contro la Lamia.” Ordinò Hermione.
Sul volto del biondo comparve un ghigno e rispose: “Ma certo i rettili odiano il freddo, ma è troppo grande non posso congelarla.”
“Basta che la blocchi, che rallenti i suoi movimenti.” Disse la strega.
“Sei un genio, Granger.” Rispose Malfoy.
“David!” gridò Hermione.
“Ho già capito!!” rispose il mago immortale.
La strega sorrise.
“Vado con loro, tenente.” Disse Ron a Hermione.
Draco fu il primo tra i tre maghi a raggiungere la creatura, e lanciò l’incantesimo scaturì dalla bacchetta come un turbine impetuoso di cristalli di neve, la lamia venne colpita al viso e arretrò, ma questo durò solo un istante, perché la regina dei serpenti di spostò velocemente a destra.
Malfoy continuò a scagliare l’incanto sul mostro.
“Dannazione!!” mormorò fra denti il mago, mentre la creatura continuava a spostarsi.
Finalmente arrivarono gli aiuti, davanti all’enorme serpente comparve David che la trafisse al ventre squamoso. Dalla ferita aperta sgorgava sangue verde che schizzava sul mago.
La lamia iniziò a contorcersi e a urlare di dolore.
“Stai ferma, dannata vipera troppo cresciuta!!” gridò David mentre spingeva sempre più a fondo la katana nel corpo della Lamia.
La regina dei serpenti cercava di liberarsi, ma un istante dopo si ritrovò con il braccio destro tagliato di netto.
Era stato Ron che stringeva in mano una splendida spada dall’elsa in oro con la lama di Gren ancora sporca di sangue.
David con tutta la sua forza spinse verso il basso la spada ferendo il ventre del mostro e gridando: “Crepa lurida cagnia!!”
Per poi estrarre l’arma per ritrovarsi accanto a Ron.
“Conosco quella… spada.” Disse ansimando il corvonero. “Era un mio regalo a tuo nonno.”
“Me la data poco prima di…” disse Ron.
“Uther è morto?” domandò sorpreso Giles.
“Sì, da un anno ormai, David. Era fiero di tutti noi, era fiero di me.”
L’immortale sorrise e disse: “Uccidiamo quel mostro.”
I due maghi insieme colpirono la lamia, senza darle tregua, Draco le lanciò contro un altro Pulvis Adamantis.
Ma niente sembrava in grado di uccidere la Lamia, che nonostante le ferite continuava ad avanzare inarrestabile, i mangiamorte intanto rimaneva in disparte, godendosi lo spettacolo.
Poi un’ombra si lanciò sul mostro, arrampicandosi su di essa con una velocità inumana.
Laura si aggrappò alle spalle della creatura e affondò i suoi canini in quel colo squamoso.
La Lamia si contorceva cercando di liberarsi, sangue verde schizzava dappertutto. La vampira con un potente gesto conficcò le unghie della mano destra, simili ad artigli nel petto della creatura.
Pochi secondi e la regina dei serpenti cadde nel fango, morta.
Dietro l’enorme serpente sudicia di sangue verde, c’era Laura con lo sguardo basso e un sorriso malvagio sul volto.
L’urlo di entusiasmo contagiò i maghi guidati da Harry Potter.
Harmony e Maria corsero verso Laura, ma furono fermate dalla voce di Hermione: “Non avvicinatevi!!.”
“Mamma?” esclamò la ragazza voltandosi.
“E’ assettata di sangue, Harmony.” Disse loro avvicinandosi alle due giovani streghe.
David s’avvicinò alla sua amata non-morta e le sussurrò: “Laura? ”
“Sto bene, riesco da tempo a dominare la sete rossa. Mi hai forse scambiato per un infante, per una vampira fresca di tomba? Il sangue di Lamia fa proprio schifo, David.”
Il mago immortale sorrise e disse: “Beah, Merlino puzzi peggio di un licantropo.”
Laura tornò con la sua maschera umana e sorrise al suo amato immortale, per poi passare di fronte a Hermione, e le due si scambiarono un sguardo glaciale.

L’Horo Skr si trovava sul lato destro dello schieramento dei maghi, ed era molto veloce, riuscì a fuggire agli attacchi di Bem, di Albus Piton e di James, attraversando il campo di battaglia si trovò davanti una coraggiosa Tibby Weasley.
La giovane strega, per niente impaurita dal enorme scorpione che avanzava verso di lei, tesse il suo arco magico, trattene il fiato, il tempo le parve fermarsi, tutto intorno le si tinse di bianco, e scoccò il dardo. La freccia di luce come un lampo dorato attraversò la distanza fra la ragazza e il suo bersaglio, colpendo quest’ultimo al ventre della figura umana, ma la ferità non fermò la carica dell’enorme mostro. Tibby allora senza paura scocca un’altra freccia, ma ferì il mostro solo superficialmente.
Allora si sentì una voce maschile alle spalle della giovane strega di grifondoro, una giovane voce che pronuncia una antica formula runica: “Nell’alba più splendente, nella notte più profonda, nessuno sfuggirà alla mia ronda. Chi nel male si perde, tema il mio potere, il potere del cavaliere verde.”
Un fascio di luce smeraldo scaturì dall’anello che Terry McGinnis portava al medio della mano destra.
La magia del cavaliere verde estremo difensore del sogno di Camelot e di tutta la Bretagna aveva trovato un nuovo giovane detentore.
L’armatura d’energia solida lo rivesti completamente, un’aurea di impalpabile mangia verde lo circondava. Puntato l’anello contro l’Horo Sky e pensò a un raggio di luce e l’anello fece il resto, il raggio colpì il mostro in pieno, imprigionandolo in una bolla verde. L’anello obbediva alla volontà del suo detentore, ogni suo pensiero si materializzava, ogni pensiero poteva diventare un’arma.
Tibby lo guardò incredula.
Il giovane mago avanzò di un paio di passi verso di lei e le disse: “Tutto bene?” E il pesante elmo si dissolse.
“Grazie, il potere di quell’anello è straordinario.” Disse la ragazza guardando l’Horo Sky chiuso nella bolla.
“Straordinario? Mio padre è straordinario come cavaliere verde.” E si fermò un istante “Cosa ne facciamo di questo crostaceo troppo cresciuto?”
Tibby rise e rispose: “Che ne dici se lo friggiamo con una noce di burro?” ma la strega vide da lontano un mangiamorte puntare la bacchetta contro Terry, allora la strega come un lampo scoccò una freccia che uccise il nemico.
Adesso era il giovane cavaliere verde a essere stupefatto.
“Ehm grazie, mi hai appena salvato la vita Weasley.” Disse. “Sei tu a essere straordinaria, anzi fantastica e sei molto carina quando sorridi.”
Lei arrossì e solo allora notò i bellissimi e tristi occhi viola di Terry rimanendone affascinata.
“Ehm… resta il problema del mostro?” domandò lei.
“Sì, ora me ne libero.” E il mostro scomparve da dentro la bolla.
“Dov’è finito?”
“Di preciso non lo so, è l’estremo potere del cavaliere verde, può far scomparire cose e persone, ma nessuna sa di preciso dove; alcuni dicono nel limbo, altri al inferno o nel nulla, altri ancora in un posto vuoto chiamato zona fantasma.”
“Fa un po’ paura.” Disse la ragazza.
Terry fece scomparire l’armatura, si avvicinò ancora alla giovane strega e le sussurrò: “E io ti faccio paura?”
“Un pochino sì.” Mormorò lei.
“Per l’anello?”
“No, per come sei. Chi sei Terry McGinnis?”
“Chiunque tu voglia che io sia. Vorrei fare una cosa? Una prova, Tibby. Stai ferma, ti prego.”
La ragazza capì che lui voleva le sue labbra, ma scopri che anche lei lo desiderava.
Terry portò una mano dietro la nuca di Tibby e piano la tirò a se.
Lei si lasciò andare, chiudendo gli occhi.
Lui la baciò prima piano, poi giocherellò con il suo labbro inferiore, la strega si sentì strana, era un bacio dolce e passionale, ma le ricordò i baci che si era scambiata con Ryo Parkinson in quella squallida stanza, allora riaprì gli occhi e allontanò Terry con una strattone, quasi terrorizzata e ansimante.
“Tibby? Che c’è?” le domandò il tassorosso.
“Tu… Io…” disse e poi scosse la testa e guardandolo confusa.
“Perché? Forse per Zabini?” le domandò lui.
“Non è questo.” mormorò la ragazza e scappò via in lacrime.

Dopo la sconfitta dei due mostri i mangiamorte e i loro servi attaccarono nuovamente, ma l’impeto delle loro cariche si scontrarono con gli incantesimi dei maghi e contro la carne putrida degli zombi di Kostaki.
Ma durante una di quelle cariche Hermione stava per essere attaccata alle spalle da un enorme e grigio troll di palude.
“Hermione!! Il troll!!”gridò Harry che però si trovava a combattere contro tre mangiamorte.
“Mamma!!” gridò Harmony attirata dall’urla del mago.
La strega ebbe appena il tempo di voltarsi e si trova davanti la sagoma di quel gigante di tre metri, pronto con a ucciderla con una enorme ascia.
E lei sembrava terrorizzata incapace di qualunque cosa, riuscendo solo a pensare: “Un troll, un troll come la notte di Halloween al primo anno, quando Harry e Ron…”
Il mostro stava per colpirla con la sua enorme arma.
“Harry abbi cura di Harmony.” Pensò Hermione e chiuse gli occhi.
Allora si sentì una voce maschile pronunciare un incantesimo: “Wingardium Leviosa” e una antica lapide si staccò dal terreno, colpendo più volte il troll in testa.
Hermione riaprì gli occhi e vista la scena e mormorò: “Harry…”
Ma non era stato lui, dietro al Troll si ergeva Tim Drake con ancora la bacchetta che seguiva in aria il movimento della lapide, poi con un rapido gesto della mano lanciò via il pezzo di marmo e gridò contro il mostro: “Fulgur”. Un potente fulmine argenteo colpì la creatura magica che cadde a terra morto ai piedi del ragazzo che mormorò sorridendo: “Allora è proprio vero che più sono grossi, più fanno rumore quando cadono.”
Ma fu attaccato a sua volta da due mangiamorte, riuscì a colpirne uno e stava per stendere pure l’altro quando delle lame della terra colpirono il mago oscuro in pieno.
Il griffondoro si voltò e con lo sguardo ringraziò Hermione, in quel momento i due si trovarono allora schiena contro schiena ad affrontare degli orchi.
“Sa signor Drake, lei è la seconda persona che mi ha salvato da un Troll.” Disse la strega mentre lanciava incantesimi.
“Ne sono contento, professoressa.” Rispose lui. “La storia di Harry che la salva dal Troll nel bagno delle ragazze è ormai leggenda.”
“Strano che non sono leggenda tutte le volte che io ho salvato il prescelto. Grazie Tim… e non solo per il Troll, grazie per Harmony. Mi sono sbagliata su di te, avevo dei dubbi su te e mia figlia.”
“Dei dubbi?”
“Sì, mi sembravi troppo simile ad Harry, non che sia un difetto, ma lui mi ha fatto molto soffrire, ma non è il momento di parlare di queste cose.”
“Io non farò mai soffrire Harmony, professoressa Granger, se succederà potrà farmi inseguire anche da tutta la scuola, ma io non andrò da nessuna parte.”
“Allora sarà una caccia molto breve.” disse la strega sorrise.
Harry sorrise vedendo Hermione e Tim combattere insieme, e Ron s’avvicinò a lui dicendogli: “Secondo me, i tipi grossi subiscono il suo fascino.”
“Eh?” esclamò Harry.
“Sì, il Troll del primo anno, Grop… Krum.” Disse il rosso sorridendo.
Harry si mise a ridere.
“A quanto pare la nostra so-tutto-io trova sempre qualcuno che la salva.”
“Quando non è lei a salvare te…” disse Harry guardando l’amico.
“Già…” mormorò Ron e colpì con uno schiantesimo un goblin, e poi voltandosi colpendo un altro pelle verde che stava per attaccare Harry su un fianco.
Il mago guardò prima il rosso, poi il Goblin e disse: “Mi guardi sempre le spalle? Come quando eravamo ragazzi…”
“Qualcuno doveva pur farlo, vecchio mio.”
“Ron grazie, grazie di tutto e… Attento!!” gridò il mago colpendo con un fulmine un orco alle spalle dell’amico.
“Grazie, e siamo pari. Ehi ti va di fare a gara a chi ne ammazza di più come facevamo durante la guerra?” disse Ron.
“Sì, perché no…” rispose Harry.

Severus Piton era rimasto nelle retrovie con le riserve. Era rimasto deluso della maggior parte dei nuovi mangiamorte, a parte Leslei, Ryo e Will e naturalmente Axa, Irwin Bael e Pansy.
“Anche se siamo riusciti a recuperare i due Horcrux, se la battaglia continua così la perderemo, e con troppe perdite non potremo continuare la guerra e i nostri alleati e servi metteranno in dubbio il nostro potere.” Pensò Severus sul suo Each Usige. “Devo intervenire. Dannazione! Volevo rimanere nel ombra fino alla battaglia finale per affrontare e uccidere Potter io stesso.” E smontò dalla sella. “Almeno cercherò di ucciderlo oggi, insieme con la sua sporca mezzosangue.”
E s’incamminò verso il centro della battaglia.
“Signore dove va? Ci hanno detto di rimanere qui per difendere gli horcrux.” Gli gridò un giovane mangiamorte.
Piton si voltò di tre quarti e gli rispose: “Ragazzo io nella mia vita ho preso ordini da solo due uomini ed entrambi erano fra i migliori maghi della storia, e poi mi sono nascosto abbastanza per questa vita.”
Il mago oscuro si muoveva incurante dei rumori della battaglia, incurante degli urli e dei lamenti, il suo passo era lento ma deciso. I primi a vedere Piton sul campo di battaglia furono due elfi bianchi, che gli scagliarono contro due frecce, ma queste si fermarono a mezz’aria a neanche un metro da lui per poi tornare indietro per trafiggere gli arcieri.
Sul volto di Piton dietro la maschera d’argento comparve un ghigno, venne attaccato da cinque zombi, e senza troppa fatica ne ridusse in cenere due, mentre due vennero congelati, il quinto lo sottrasse al potere di Kostaki e lo mandò avanti a combattere.
Il primo a notare Piton fu proprio suo figlio Albus.
Padre e figlio non s’incontravano da molti anni ormai. La madre di Albus, Domini, aveva portato via Albus quando aveva appena nove o dieci anni. Per il giovane mago i pochi ricordi legati al padre erano piuttosto spiacevoli.
Quando si ritrovarono l’uno di fronte all’altro nessuno dei due sapeva contro chi avrebbero combattuto.
Fu Severus ad attaccare per primo con un incantesimo non verbale, che Albus riuscì a intuire e a parere con maestria, per poi rispondere con un incantesimo del gelo.
Piton si difese con uno scudo di fuoco e poi disse: “Non sei dalla parte sbagliata per essere un serpeverde, ragazzo?”
“Io non ero un serpeverde, ma un tassorosso, mangiamorte.”
“Allora come mai sai padroneggiare gli incantesimi del gelo come un serpeverde?” domandò Piton.
“Una eredità di mio padre credo…” rispose Albus con disprezzo.
“Tuo padre era un serpeverde? Chi era?”
“Era uno schifoso traditore, un lurido assassino e mangiamorte. Uno come te.” Rispose Albus “L’unica cosa buona che mi insegno fu questa.” E gridò puntando la bacchetta “Sectumsempra.”
Ma il mangiamorte respinse l’incantesimo con una semplice mossa della bacchetta, e poi gridò: “Tu come conosci questo incantesimo? Chi te l’ha insegnato, forse Potter? Lui ha avuto il coraggio d’insegnarlo ad altri. Io ho creato questo incantesimo e nessuno può colpirmi con qualcosa che mi appartiene…”
“Ma allora tu sei mio…” cercò di dire Albus.
“Questo è un vero: Sectumsempra” gridò Piton e l’incantesimo oscuro colpì Il marauder in pieno, le carne del giovane mago si lacerarono come tagliate da invisibili lame.
Albus Piton cadde al indietro con le braccia larghe, il sangue sgorgava dalle ferite.
Lupin fu il primo vedere l’amico ferito e si precipitò da lui.
Piton intanto cercava un nuovo avversario.
James non appena vide le ferite del suo migliore amico capì che non c’era più niente da fare, ma nonostante questo lo aiuto tenendogli la testa.
“Jim…” disse Albus.
“Al stai calmo.”
“Devo dirti una cosa…”
“Sì, che c’è, Al? Ma non ti sforzare. Andrà tutto bene.”
“Ho sempre amato Rig…Rigel… ma ero sicuro che avre….bbe… scelto te.” Rispose Albus mentre un rivolto di sangue gli usciva da un lato della bocca.
“Albus!!” gridò James.
“Il mangia…morte.” Disse e sputò del sangue “Il mangiamorte che mi ha colpito è mio padre…. E’ Severus Piton, ti prego far…”
“Lo so, Al, non temere.”
“Jim ringrazia i tuoi gen…” il giovane mago non riuscì a terminare la frase.
James Lupin guardò il viso dell’amico e gli chiuse gli occhi, riaffiorano tutti i ricordi legati alla loro amicizia.
A Hogwarts, Albus non era ben visto, fin dal suo arrivo, era sempre solo per essere il figlio dell’assassino di Silente. Gli studenti lo schernirono e gli facevano degli stupidi scherzi. James non era tra il gruppo di quelli che lo tormentavano, ma lo ignoravano. La situazione di Lupin non era poi diversa da una parte era il figlio del preside della accademia auror, non che eroe della guerra magica, dall’altra era il figlio di un licantropo e di una mutaforma. Un giorno passando per un corridoio aveva assistito a uno degli scherzi di cui era stato vittima Albus, il ragazzo era stato appeso al soffitto. James lo tirò giù senza dire una parola, al epoca entrambi avevano tredici anni. Nel volto di Albus si leggeva tutto il suo odio e tutta la sua disperazione.
“Stai bene?” sussurrò Lupin.
Il tassorosso non rispose.
“Vuoi che ti porto in infermeria? Vuoi chiamare un professore o la preside?”
Albus scosse il capo.
“Vuoi aiuto per tornare alla tua casa?”
“No, ci riesco. Ma io non ho una casa qui…” mormorò il ragazzo.
“Mi spiace, Piton…” disse James cercando di mascherare il disprezzo per quel nome.
Albus si alzò e quando furono l’un di fronte all’altro, disse: “Non ho scelto io d’essere il figlio di Severus Piton, non più di quanto tu hai scelto i tuoi genitori.”
“Hai detto che riesci a tornare a Tassorosso da solo, allora vattene.” Disse James trattenendo la rabbia.
Albus si voltò e prima d’andare mormorò: “Io odio quel uomo, odio me stesso per essere suo figlio e odio questa scuola.”
James abbassò lo sguardo, mentre Albus s’incamminava per il corridoio.
“Aspetta, ti accompagno, Pit… Albus.” Disse James.
“Non ho bisogno di una scorta.” Gli disse Piton quando erano l’uno di fianco all’altro.
“Non ho detto questo, ma mio padre mi dice sempre che: perché il male trionfi basta che gli uomini giusti non facciano nulla.”
“Tuo padre stava per mordere il mio quando avevano più o meno la nostra età.” Disse Albus ridendo.
“Il mio vecchio dice che sarebbe stato il primo licantropo dal pelo unto della storia.”
I due iniziarono a ridere.
Da lì nacque una grande amicizia, che continuò per tutti gli anni della scuola e oltre. James aiuto l’amico a diventare un cacciatore per i tassorosso, mentre Albus lo aiuto in pozioni.
James Lupin si alzò e guardò Severus Piton di fronte a lui. Il volto del mago erano segnato dalle lacrime, ma i suoi occhi erano colmi di rabbia.
“Perché? Perché hai ucciso il mio migliore amico?” gridò “Perché hai ucciso mio fratello? Lurido bastardo.” E i capelli di James diventarono nerissimi, mentre il suo occhi destro cambiò diventò giallo ocra e per la prima volta in tutta la sua vita ululò alla luna e sul suo volto comparvero dei pelli grigi.
Piton indietreggiò di un passo e sembrò esitare.
“Io sono James Sirius Lupin. Sono il figlio di Remus Lupin e di Ninfodora Tonks. Ricordi il giorno in cui ti sei ritrovato davanti mio padre trasformato in licantropo. Ricordi il giorno in cui hai quasi ucciso mia madre incinta. Ricordi il giorno in cui hai ucciso Albus Silente!! Ma Severus Piton non morirai per queste cose, morirai per aver ucciso il mio miglior amico. Hai ucciso tuo figlio, stronzo di un mangiamorte!! Lui si chiamava Albus Piton ed era il migliore fra gli uomini!! E tu sei un uomo morto!!”
James si mosse in avanti con una velocità impossibile per un essere umano, e colpì Piton con un pugno allo stomaco e poi con un manrovescio al volto. L’urto fu tanto potente da far andare in pezzi parte della maschera d’argento del mangiamorte e da farlo cadere a terra.
“Rialzati, verme!!” gli gridò James “Non ho ancora finito con te. Sei indegno di morire come un mago, ti farò a pezzi, voglio smembrati come un lupo fa con la sua preda. Hai ucciso un membro del mio branco. Non avrò pietà adesso alzati.”
Piton si alzò, ma con gesto secco puntò la bacchetta e grido: “Stupeficium”
Lo schiantesimo colpì in piano James e lo fece volare al indietro a metri di distanza, senza però arrecargli danni.
“Tutto qui? Solo uno schiantesimo.” Disse rialzandosi Lupin “Dovrai fare molto di più per sconfiggermi, ho la pelle dura incantesimi come questo mi fanno il solletico.”
“James!!” gridò Rigel, che non aveva mai visto il suo ragazzo in quello stato.
“Rigel!!”
“Che cosa è successo?” domandò la strega a pochi metri da lui.
“Ha ucciso… Ha ucciso Albus. Lui è Severus Piton e ha ucciso Albus.” Disse James.
“Non è possibile.” Disse la Black e solo allora vide il corpo dell’amico.
La strega s’avvicinò al fianco di James e gli disse: “Lasciamene un pezzo!!”
I due puntarono le bacchette contro Piton e lanciarono due incantesimi, ma il mago oscuro riuscì a bloccare entrambi gli incanti con minimo sforzo.
Attaccò lanciando su Rigel un Ignis Crepusculi facendola svenire e su James un Dark Marionette, che bloccò il marauder.
“Così quello era mio figlio?” disse il mangiamorte “Poco male era un debole.”
“Tu sei un debole e un vigliacco, Mocciosus.” Gli gridò James con aria sprezzante, legato dai fili invisibili dell’incantesimo oscuro.
“Non chiamarmi in quel modo, ragazzo.” Disse freddo Piton, per poi muovere la bacchetta e spezzare un dito a James.
“Sai, Lupin, mi dispiace che tu non sia un vero licantropo, mi sarebbe piaciuto fare un tappeto con la tua pelle. Alza lo sguardo quando ti parlo.” Disse per poi costringerlo a guardarlo in faccia.
“La vuoi tirarla ancora per le lunghe, Piton? Quanto tempo ti ci vuole per uccidermi, come hai fatto con tuo figlio?”
“Come vuoi, James Lupin.” Rispose e puntata la bacchetta disse: “Avada Kedavra.”
Quando ormai il giovane mago penso d’essere spacciato, vide che il fulmine verde innalzarsi verso il cielo.
“Salve professor Piton. Si ricorda di me?” disse Harry con un sorriso malvagio sul volto, aveva alzato la mano del mago oscuro così che l’avada non colpisse James.
“Potter!! Harry Potter!!” mormorò Severus trovandoselo di fronte a pochi centimetri.
“Sì, sono io. Credevo che non ti avrei più rivisto, traditore.” disse il prescelto mentre stringeva sempre più forte la mano di Piton.
Il mangiamorte riuscì a liberarsi.
E i due allora si trovarono faccia a faccia.
“Sei cresciuto Potter, ora più che mai somigli a quel inutile pallone gonfiato di tuo padre.”
“Mentre tu, Severus sei diventato un vecchio. Per Domini e Albus ti avevamo dato la possibilità di rifarti una vita. Pensavo che mai avresti potuto scendere più in basso dopo aver ucciso l’uomo che ti aveva difeso e ti aveva dato un’altra possibilità, ma oggi hai persino ucciso tuo figlio…”
“Tu non sai tutta la verità su Albus Silente, Potter.” Disse Piton, mentre si liberava della maschera d’argento oramai in pezzi, lasciandola cadere a terra.
“Non dire il suo nome, non sei degno neanche il pronunciare il suo nome.” Gridò Harry, fece un saltò al indietro e lanciò un incantesimi di fulmine non verbale.
“Niente male Potter, ma non si ancora in grado di battermi.” Disse Piton mentre alzava uno scudo magico.
Sulle prime lo scudo sembrò fermare il fulmine, ma Harry gli diede sempre più potenza mandando in frantumi la difesa di Piton come fosse un foglio di carta e colpendo il mangiamorte alla spalla destra.
“Ma che diavolo! Pensavo d’aver capito quanto fosse potente quel fulmine, invece mi ha sorpreso, un potere simile l’ho visto usare solo da altri tre maghi.” Pensò Piton “E’ livello di Silente, forse più forte.”
Harry lo guardava con una strana luce negli occhi, la stessa luce di James Potter quando affrontava i mangiamorte.
Piton si rialzò e passò la bacchetta nella mano sinistra.
Harry rimaneva fermò a guardarlo aspettando la sua prossima mossa.
Il mangiamorte non lo fece aspettare e gli scagliò contro un dardo di fuoco che Potter deviò facilmente.
Severus sorrise avrebbe voluto applaudire e pensò: “Silente ne sarebbe stato fiero a vederlo oggi.”
“Felpato, Lunastorta!!” Gridò Harry.
“Sono qui, Ramoso.” Disse Rigel e s’avvicinò alla destra di Harry.
“Anche io.” Disse James alle spalle del suo padrino, mettendosi a sinistra.
Ora in quel momento schierati davanti a Piton si trovavano i figli dei marauders originali, per il mago oscuro era come rivedere il suo peggior ricordo.
“Tutti insieme.” Disse Harry e puntarono la bacchetta contro il mangiamorte.
“Hydra Suavitas.” gridò una voce femminile e un fulmine di grande potenza colpì il terreno vicino ai tre maghi.
Harry, Rigel e James non subirono danni, ma si trovarono di fronte a una nuova avversaria a cavallo di un Each Usige.
Pansy era intervenuta per difendere Piton e ora si stagliava tra il suo antico maestro e gli eredi dei marauders.
“Harry Potter, non ucciderai Severus Piton!” gridò la strega.
“La sua voce?” mormorò Rigel.
Rigel e Harry notarono i segni del commando.
“Sei tu il capo dei nuovi mangiamorte, non è vero?” domandò Potter.
“Sì, io sono la prescelta del signore oscuro per continuare il suo sogno e sono la madre di sua figlia.” rispose fiera Pansy.
“Un sogno!! Tu lo chiami sogno. Il tuo signore era un pazzo ambizioso, il unico desiderio era sfuggire alla morte.” Gli gridò Harry con tutta l’odio che aveva nel cuore. “Guardati intorno, ecco cosa resta del tuo sogno: un cimitero, solo morti, vite infrante e lacrime solo lacrime. Questi sono i frutti dei semi dell’odio.”
“Sei sempre stato un debole, Potter.” Disse Piton.
“L’oscuro signore voleva il bene di tutti i maghi di sangue puro, rendere il mondo un paradiso per la nostra razza, ripulendolo agli esseri indegni, questa sarà la nostra ultima guerra.” Disse Pansy.
“Su questo non c’è dubbio, questa sarà la tua ultima guerra perché ti uccideremo!!” Gridò Rigel.
“Parole grosse per un ibrido.” Rispose Pansy.
“Questo ibrido ti farà rimpiangere di essere nata!!”
“Alecto e Amycus.” Gridò la strega ridendo dietro la maschera.
Dal nulla comparvero due mangiamorte: uno alto e magro ma piegato da una gobba, l’altro basso e tozzo.
“La nostra signora ci hai chiamato?” domandò Amycus alla destra di Pansy.
“Sì, uccidete l’ibrida figlia del traditore Sirius Black e il figlio di Remus Lupin.” Ordinò loro la regina dei mangiamorte.
“E di Potter che facciamo?” domandò Alecto aiutando Piton a rialzarsi.
“Lui lasciatelo a noi, a me e a Severus. Ho altri pieni per lui.”
“Avanti avete sentito la vostra padrona? Avanti mangiasterco fatte vedere quanto siete uomini?” Disse James Lupin puntando la bacchetta e guardando con la coda dell’occhio la sua Rigel “Sei pronta, mia Felpato?”
“Sì, messer Lunastorta.” Disse sorridendo la strega.
I due scattarono ai lati di Harry. Rigel attaccò Alecto con la sua katana, ma lui parò il fendente con l’avambraccio destro, protetto da una corazza in Gren, per poi allontanarsi, allora tirò fuori da sotto il mantello due strani tubi di metallo e unirli insieme e da una delle due estremità vennero fuori tre lame. E rivolse il tridente contro Rigel.
La strega si mise in posta a ferro mezzana, una posizione atta a parare i colpi alle gambe con la punta della spada verso il basso.
Il mangiamorte scrutò Rigel dal basso verso l’alto, e voglioso si leccò le labbra e disse: “Sei un bel bocconcino, prima di ucciderti potrei farti cose molto piacevoli…”
Lei non si lasciò deconcentrare da quelle parole, conosceva di fama i fratelli Carrow durante la guerra si erano macchiati di crimini orribili, Alecto aveva stuprato diverse donne e persino delle bambine, Amycus era un sadico che si divertiva a torturare la gente, ma entrambi erano riusciti a fuggire dalla Gran Bretagna.
James attaccò Amycus, ma il mangiamorte nonostante la deformità della gobba riusciva a evitare persino i colpi dati quasi alla velocità di un lupo.
Intanto il mago oscuro rideva, e la sua risata somigliava a quella rantolo di una iena. “Hi, hi, hi… Tu sei il figlio di Lupin… Hi, hi… Lui ci ha inseguito per giorni, ma noi eravamo più bravi. Ricordo che una notte… hi, hi… gli ho lasciato una mia opera d’arte in una fattoria del Kent, una famiglia di babbani…”
“Pazzo maniaco.” Mormorò James cercando nuovamente di colpirlo.
Il mangiamorte tiro fuori una frusta che sulla ‘corda’ aveva lame in gren e sulla punta due piccoli rampini capaci ci strappare la pelle e la carne.
“Lei è la mia amica più fedele hi, hi hi… con lei ho torturato e ucciso sia maghi che babbani.” Disse Amycus e fece schioccare frusta “Sai la punta hi, hi, hi… può raggiungere due volte la velocità del suono.” E mosse la sua arma.
E James si ritrovò ferito con un taglio sul braccio sinistro.
“Niente di meglio hi, hi, hi… di una frusta per far capire chi comanda a un mezzo animale come te.” Disse il mangiamorte, colpendo il marauder al petto.
Piton e Pansy si avvicinavano a Harry. La strega era smontata dal Each Usige e sembrava pronta a combattere.
“Arrenditi Potter.” Disse Pansy “Sarai nostro prigioniero, dipende da te in che condizioni.”
“Se pensi che obbedirò a tuoi ordini, allora non mi conosci.” Disse il mago con un sorriso spavaldo.
“E’ ancora molto affascinante e carismatico proprio com’era a diciassette anni, quando mi innamorai di lui…” pensò Pansy.
“Potter non puoi fare niente contro di noi insieme.” Disse Piton. “Sei solo.”
Harry rispose sorridendo: “Io non so mai solo, è sempre stata questa la differenza fra me e il vostro padrone, ho sempre avuto degli amici pronti ad aiutarmi, e fra loro una persona molto speciale.”
Un fulmine argenteo colpì il terreno a una decina di centimetri da Pansy, la strega oscura alzò lo sguardo e vide su una cripta fatiscente Hermione che le puntava contro la bacchetta.
“Se non sbaglio io e te, abbiamo un conto in sospeso.” Le gridò la mora.
“Granger?” Mormorò fra i denti la mangiamorte.
Hermione con un incantesimo scese dal monumento funebre e s’avvicinò ad Harry.
“Mangiamorte!! Hai attaccato me e mia figlia, e adesso ti vedo cercare di far del male all’uomo che amo.” Disse decisa la strega “Dopo stanotte non farai più del male a nessuno della mia famiglia.”
“Lasciala a me.” Sussurrò Harry a Hermione.
“Non se ne parla lei è mia. E’ una questione personale tra due streghe, tra due madri.” Rispose la strega guardando la nemica di fronte a se.
Pansy invocò un Hydra Suavitas, ma Hermione lo parò con uno scudo non verbale.
“Tu sei una donna, sei una madre.” Le disse Hermione “Ferrum humi” e le lame cercarono di colpire la strega oscura, ma Pansy le bloccò.
“Come hai potuto trasformare tua figlia in un mostro come Voldemort?” le domandò Hermione con rabbia. “E’ una ragazzina dovrebbe solo studiare, uscire, innamorarsi e divertirsi; tu gli hai negato tutto questo, dandole solo una guerra da combattere.”
Harry non l’aveva mai vista così fuori di se, e poi guardò entrambe le streghe, il loro potere che s’espandeva.
“Sectumsempra” gridò Piton cercando di colpire il prescelto, ma Harry si voltò e dissolse l’incantesimo con la sola mano sinistra.
“Credevi davvero che non avessi imparato a disperdere le tue invenzioni, Severus? L’ho imparato subito dopo il nostro ultimo incontro.” E gli gridò: “Avanti scagliami contro tutto quello che conosci.” E avanzò verso di lui. “Io non sono un povero vecchio stanco e malato.”
Piton guardò quegli occhi verdi avvolti dalle fiamme dell’odio e del potere e solo allora capì, capì che il ragazzo che aveva battuto l’oscuro signore aveva affrontano nemici potenti in tutto il mondo e che aveva imparato nuove e vecchie forme di magie.
“Severus.” Piton sentì una voce nella sua mente.
“Pansy?”
“Vai via. So che vuoi affrontare Potter, ma tu ci servi vivo, resta vivo per mia figlia, lei ha ancora molto da imparare.”
Piton sussurrò alcune parole e si smaterializzò.
“Dannazione.” disse fra i denti Harry “E’ scappato ma un giorno Severus Piton la pagherai per i tuoi crimini lo giuro sulla memoria di Silente.”
Intanto il duello fra Rigel e Alecto e i fratelli Carrow erano in pieno svolgimento.
I due maghi oscuri preferivano combattere fisicamente invece che usare incantesimi, James sembrava un po’ in difficoltà contro Amycus, evitava la frusta appena in tempo, ma non riusciva ad avvicinarsi al nemico.
“Sai Lupin, hi, hi,hi..?” disse il mangiamorte dando una scoccata “Durante la guerra, staccavo le teste degli auror, ma prima li privavo degli occhi.”
“Si vede che non hai mai affrontato un grifondoro.” Rispose il marauder e guardò Rigel “O una corvonero.”
“Non preoccuparti della tua gattina ci prenderemo noi cura di lei, hi, hi, hi. Non avrà freddo, noi da bravi fratelli ci dividiamo sempre tutto, anche se è un po’ troppo grande per Alecto hi, hi, hi, Lui le preferisce in fiore.”
A quelle parole James avrebbe voluto farlo a pezzi, ma capì che il mangiamorte cercava di distrarlo, di usare i suoi sentimenti contro di lui. Anche se di carattere somigliava a suo padre Remus, cioè era calmo e riflessivao, in lui c’era lo spirito selvaggio di un lupo. Ma James seppe calmarsi ascoltando in se la voce di Rigel, La voce del ricordo del loro primo incontra alcuni anni fa.
Era appena diventato Auror e inseguiva un mangiamorte per le vie babbane di Londra, era inesperto, fresco d’accademia e molto presuntuoso. Il mago oscuro invece si era dimostrato molto bravo a portarlo dove voleva, cosi James si ritrovò in una casa fatiscente e circondato da ben quattro avversari. Quando ormai pensava d’essere finito due ombre s’avventarono contro i maghi oscuri, pochi secondi e tutto finì. I mangiamorte erano feriti gravemente e uno di loro era morto.
Vicino a una finestra illuminata da un lampione due figure nella penombra guardava l’auror con volti inespressivi. Erano Rigel e Kostaki.
James gridò loro di fermarsi voleva arrestarli, ma i due sorrisero; provocando nel giovane mago uno scatto d’ira, allora puntò contro di loro la bacchetta, riuscì a lanciare un Petrificus Totalus, ma un istante dopo si ritrovò a terra, senza capire come, in piedi davanti a lui c’era quella splendida ragazza con capelli neri e ricchi, la pelle ambrata e gli occhi castani; ed era riuscita a privarlo della bacchetta.
“Non sei niente male, ragazzo.” Gli disse “Anzi mi piaci, sei il terzo uomo che riesce a lanciarmi contro un incantesimo. Se per caso t’andasse di fare di più del normale piccolo auror cercami. Ah un consiglio gratuito non lasciarti mai prendere dai sentimenti o dalla rabbia potrebbero essere la tua rovina.” E lasciò cadere la bacchetta per poi andare verso la finestra, ma prima di sparire con il vampiro nelle tenebre di Londra la strega si voltò e sorrise nuovamente all’auror.
Lasciati i ricordi James gridò: “Rigel come a Carfax!”
“Ma certo” rispose la Black con un ghigno sul viso ed evitò il tridente di Alecto, poi con un rapido movimento della bacchetta e disse: “Bulla nebula” E dalla punta della bacchetta scaturirono migliaia di bolle che poi si trasformarono in una nebbia fitta.
“Sporca mezzosangue pensi davvero che questo ridicolo incantesimo possa fermarci.” gridò Alecto.
Il mangiamorte vide con la coda dell’occhio una sagoma nella foschia e lanciò una maledizione, ma un attimo prima d’essere colpita l’ombra sparì.
“Non mi hai preso, mangiasperco.” Lo derise la voce di Rigel.
“Per oscuro signore dove sei strega?” urlò il mago oscuro.
“Sono qui.” disse la strega a destra del mago.
“O qui.” e la voce sembrava venire a pochi passi davanti ad Alecto.
“No, sono qui. Non riesci a trovarmi?” e la voce di Rigel sembrava arrivare da più lontano da dietro le spalle del nemico
Anche Amycus si era perso nella nebbia, si guardava intorno cercando un punto di riferimento e gridava: “Fratello, fratello dove sei? Ti prego dimmi dove sei.” Il mago sembrava pazzo, si muoveva a scatti ed era terrorizzato
“Sembra che il grande Amycus, terrore della guerra di un anno abbia paura della nebbia.” Disse James quasi ridendo.
“Dove sei Lupin? Fatti vedere?”
“Hai ragione a temere la nebbia, per i vichinghi era la paura più grande. La nebbia è ignoto. Nella nebbia le ombre anche quelle del passato possono tornare.”
Il mangiamorte non capiva da che parte arrivava la voce di James. Poi vide un ombra e senza aspettare, preso dal terrore la colpì con la frusta. L’arma si attorcigliò intorno al collo della vittima e si sentì un suono secco e qualcosa attraversò la nebbia.
Amycus sentì un forte dolore al petto e tiro con forza la frusta. Poi un crack e un tonfo come di un peso che cadeva a terra.
La nebbia allora si dissolse nell’aria e il mangiamorte vide poco lontano ai suoi piedi la testa del fratello recisa di netto, aveva gli occhi aperti e vitrei, spalancati per il terrore.
Poi davanti a lui comparvero James e Rigel.
“Cosa avete fatto a mio fratello? Come lo avete ucciso?”
“Noi non abbiamo fatto niente tu l’hai uccisso.” Disse Rigel con voce fredda.
“Ma presto anche tu lo raggiungerai al inferno, lurido maniaco. Esiste una leggenda in Cina di una lancia che superava ogni difesa e di uno scudo insuperabile, e su come andarono entrambi in pezzi...” Disse James.
“Come? Cosa dite? Io ho ucciso l’unica persona davvero importa…” cercò di dire il mago oscuro.
“Sei già morto.” Mormorò la strega.
Solo allora il mangiamorte guardò il suo petto perforato da tre ferite profonde e poi vide il tridente del fratello a terra.
“Io non posso mor…” sussurrò e poi cadde a terra senza vita.
Rigel e James si diederò il cinque.
“Ho avuto paura per te.” Mormorò lui.
“Non devi lo sai.”
Il mago annuì e le sorrise.
“Andiamo, non possiamo fermarci.” Disse la strega.
“Lo porteremo a casa e lo vendicheremo, Rigel.” Disse con voce ferma James guardando il corpo di Albus.
“Puoi giurarci.” Mormorò lei e guardò il duello fra Hermione e Pansy, prima di tornare a combattere contro nuovi nemici insieme con il suo ragazzo.
“Sei rimasta sola, mangiamorte.” Disse Hermione parando un incantesimo.
“Non è una novità per me.” rispose Pansy sorridendo da dietro la maschera d’argento.
Le due streghe gridarono insieme: “Fulgur”.
I due fulmini si infransero quando entrarono in collisione.
Erano entrambe allo stesso livello e iniziarono a studiarsi, poi fu Pansy a prende l’iniziativa e gridò: “Ensis Obsidiani”.
L’aria intorno alla mangiamorte si fece nera, come se tutta la luce fosse stata risucchiata intorno a quella nera bacchetta.
E si materializzò una brillante lama nera che cercò di colpire Hermione, la strega allora si concentrò e invocò una fiamma di calore enorme che distrusse la lama d’ossidiana riducendola in cenere.
Ma l’incantesimo di fuoco aveva stancato Hermione che era ansimante, a capo chino e disse: “Sei una strega d’Ossidiana?”
Pansy rispose: “Sì, per tua sfortuna.”
Si raccontava che le streghe d’ossidiana fossero tra le più antiche e rare esistenti, ma il loro potere era tra i più oscuri, tanto che molti credevano che portassero cattiva sorte e che fossero figlie della morte, per questo erano perseguitate anche l’interno delle comunità magiche, questo in parte derivava dal fatto che Morgana l’eterna nemica di Merlino era una strega d’ossidiana. Pansy aveva ereditato questo potere dalla madre.
La regina dei mangiamorte pensava d’avere in mano lo scontro, ma qualcosa in lontananza attirò la sua attenzione.
“Maledizione.” Disse fra i denti la strega oscura. Un piccolo gruppo di zombi aveva circondato Leslei e la ragazza era in difficoltà.
Allora la mangiamorte abbandonò lo scontro e volò con un incantesimo e cercando di raggiungere la figlia, iniziò a uccidere gli zombi, lanciava maledizioni e gridava: “Non ti preoccupare piccola sto arrivando! La mamma ti salverà.”
Ma i non-morti erano troppi e le streghe erano circondate, arrivata vicino alla figlia; Pansy le ordinò: “Scappa, non preoccuparti per me. Tu sei più importante…” Ma uno zombi le diede un morso sulla spalla sinistra.
Quando ormai madre e figlia si sentivano perdute, si sentì una voce femminile gridare: “Ferrum humi.” E diversi non-morti furono fatti a pezzi dà dalle lame della terra.
Pansy non riusciva a credere a sui occhi: Hermione, la sua nemica aveva appena salvato lei e Leslei da morte certa.
Così le tre streghe insieme abbatterono gli zombi rimasti. E finito lo scontro Leslei se ne andò troppo orgogliosa per dire qualcosa.
“Quella ragazza non ha un carattere facile vero?” domandò Hermione vedendola andare via e continuò: “Ti deve dare dei seri problemi?”
“Qualcuno.” mormorò in risposta Pansy da dietro la maschera d’argento
“Per quella ferità ti consiglio di farci un impacco di mandragola di cimitero, a meno che non vuoi diventare una zombie entrò domani notte.” le consigliò Hermione.
“Perchè? Perchè mi hai aiutato?” le domandò Pansy.
“Perchè sei una madre e stavi combattendo per salvare tua figlia al rischio della tua vita. E io… io avrei fatto lo stesso per salvare la mia Harmony. In questo, ma solo in questo siamo simili, lottiamo per le nostre ragazze.”
“Io non avrei mai fatto, non avrei salvato ne te ne tua figlia.”
“Lo so, e forse un giorno mi pentirò della mia scelta. Ora riprenditi, voglio che tu sia in forma per il nostro proprio scontro, strega d’ossidiana. Credo che tu sei per me quello che Voldemort era per Harry.”
“Sei una pazza Granger...” disse fra i denti la maga oscura, potandosi una mano sulla spalla ferita che recava il segno del morso, la ferita sanguinava e bruciava come l’acido.
Arrivò Bael di corsa e disse a Pansy preoccupato: “Mia Signora Tutto bene?” e subito dopo guardò Hermione.
“Sto bene…” cercò di dire la strega, ma cadde e presa al volo da Bael.
“Mangiamorte.” Disse la professoresa “Porta a casa la tua signora, se non vuoi vederla morire.”
“Hermione Granger, la nostra sfida… la nostra, non è finita, io ti ucciderò, mezzosangue.” Disse Pansy.
“Ti aspetto regina dei mangiamorte, sarò sempre pronta.”
Bael guardò Hermione e abbassò il capo in segno di saluto per poi dire: “Grazie, Granger.” Per poi correre via con in braccio la sua regina.
“E’ così anche fra i mangiamorte può esistere l’amore, un amore impossibile.” Pensò Hermione.

La battaglia volgeva al termine ormai.
Harmony si era allontanata per combattere un gruppo di orchi e Leslei aveva vista, inseguita e chiamata: “Harmony Granger!!”
La giovane strega si voltò e si vide la figlia di Voldemort di fronte.
“Di nuovo tu! Quante volte dovrò scontrarmi con te?” le domandò Harmony puntandole contro la bacchetta.
“Almeno fin quando una di noi non ucciderà altra.” Disse Leslei puntando anche lei la bacchetta e gridò “Dark Marionette”
Harmony si ritrovò intrappolata dai fili invisibili del incantesimo oscuro.
Dietro la maschera d’argento Leslei sorrise e avvicinandosi all’avversaria e le disse: “Sei nelle mie mani finalmente. Ora una mia sola parola e ti spezzerò il colo.”
Da lontano Hermione impegnata in uno scontro magico contro un mangiamorte vide la figlia alla mercé della figlia di Voldemort e gridò: “Harry!! Harmony è in pericolo.”
Il mago guardò la ragazza, ma continuò a combattere contro un enorme troll, per abbatterlo con un incantesimo non verbale un attimo dopo.
“Harry!!” gridò nuovamente Hermione, mentre colpiva con un schiantesimo l’avversario.
Potter intanto si era precipitato dalla strega mora, seguito subito dopo da Ron.
“Harmony! Dobbiamo salvarla.” Gridò Hermione.
“No, non occorre.” Rispose Harry guardando la figlia.
“Ma quella è la figlia di Voldemort?” gridò la strega.
“Lo so, ma Harmony non corre nessun pericolo.” Rispose lui sorridendo e tornò a combattere e contando i nemici abbattuti per la sfida contro Ron.
Hermione anche se a malincuore guardò verso la figlia, e strinse nel pugno la bacchetta, stava allora per correre in aiuto della ragazza. Quando vide una freccia di luce passare sopra la testa di Harmony.
I fili invisibili del Dark marionette erano stati tagliati, liberando la ragazza.
Leslei si voltò verso il punto da cui era partita la freccia e vide Tibby che le puntava contro l’arco magico.
La giovane strega dai capelli rossi sorrideva e disse: “Non ci siamo ancora presentati come si deve, anche se io ti conosco. Io sono Tibby Luna Weasley. E tu hai una freccia magica puntata contro la tua testolina folle di mangiamorte.” E tese ancora di più l’arco “Ti senti fortunata oggi, figlia del fantasma dell’opera?”
“Tibby…” mormorò sorridendo Harmony.
“Weasley traditrice del tuo sangue. Sei una sangue puro dovresti stare dalla mia parte.”
“Non saprei ragazza mia, tu mi sei poco simpatica. Il nero e l’argento sono colori che non donano, il tatuaggio poi, se mi padre scopre che mi sono fatta un tatuaggio credo che mi ucciderà. Ma la cosa che mi da più fastidio è che hai cercato di uccidere la mia migliore amica. Questo proprio mi manda in bestia. Ma risolviamo subito il problema.” Disse Tibby e scoccò la freccia, ma questa nonostante il potere si fermò a mezz’aria proprio davanti alla maschera d’argento di Leslei per poi dissolversi in una manciata di polvere.
“Tutto qui?” Disse Leslei “La tua freccia non è abbastanza potente per colpirmi Weasley.” E puntata la bacchetta le lanciò contro dei dardi di fuoco.
Tibby si vedeva ormai perduta, quando dal nulla comparve uno scudo d’energia verde giada a proteggerla.
“Perché non vediamo se il potere del cavaliere verde è abbastanza forte per la figlia di Voldemort?” disse Terry spavaldo mentre richiamava lo scudo.
“Certo che lo sai usare bene quel gingillo.” Disse Herman Zabini di fianco al nuovo cavaliere, per poi puntare la bacchetta anche lui contro Leslei.

Poco lontano Jason era stato ferito al occhio destro e disse: “Millie, sei qui?”
“Sono qui con te, non avere paura non ti lascio solo.” Disse la strega fra le lacrime.
“Lo so. Millie, ti ho mai detto che ti amo?”
La corvonero singhiozzò, mentre perdeva un battito del suo cuore e rispose: “No, non me lai mai detto da quando stiamo insieme.”
“Ti amo e voglio portati ancora a Hogsmeade. Però non andremo da Madama Piediburro… quel posto non mi piace.”
“Andremo dove vuoi tu Jason, ma non lasciarmi.”
“Sento dei rumori di battaglia, che sta succedendo stiamo vincendo?” domandò Jason.
“Non lo so, e ora non ha importanza.”
“Invece ne ha, dimmi cosa succede.”
Hubble si guardò intorno e vide la figlia di Voldemort che affrontava Harmony, Tibby, Herman e Terry, disse: “I nostri amici stano combattendo.”
“E tu perché sei ancora qui? Corri veloce, corri Millie. Corri!!.”
“Jason tu lo sapevi? Sai che sono una volucer?”
“Sì, e lo trovo meraviglioso, ma adesso non perdere tempo, Harmony ha bisogno di te.”
“Ma tu cosa farai?”
“Ti aspetterò.”
Millie aiutò Jason ad appoggiarsi a una lapide e poi gli disse: “Tornerò presto.”
Il ragazzo sorrise.
La giovane strega iniziò a correre, nonostante la pioggia e il terreno fangoso, la sua velocità aumentava a ogni passo, così Millie Hubble divento una saetta e in poco più di un decimo di secondo arrivò da suoi amici e cercò di travolgere Leslei.
Ma la mangiamorte si spostò appena in tempo.
La volucer allora si fermò e si voltò verso la figlia del signore oscuro.
I suoi vestiti erano a brandelli, guardò Harmony disse: “Sono qui.”
“E’ non sei la sola, Hubble.” Disse Tim appena arrivato. “Nessuno può far del male alla mia ragazza. Nessuno!!” e puntò la bacchetta contro Leslei.
Alle spalle del grifondoro si videro dei cristalli di neve e comparve il nuovo principe dei serpeverde e disse: “Io sono Acrux Malfoy, ma per te strega oscura sarò una tempesta di neve.”
Insieme con Acrux c’era Maria Fleed.
Leslei si trovava adesso ad affrontare Young Phenix presero posto tutti intorno ad Harmony.
Tim era alla destra della sua ragazza, Tibby a sinistra con l’arco teso e una freccia di luce pronta ad essere scoccata. Di lato alla giovane Weasley: Herman bacchetta in pugno e Terry pronto con l’anello verde.
A destra e un po’ dietro a Tim c’era: Acrux, avvoltò in un’aura d’energia gelida, accanto a lui c’era Maria che aveva invocato un turbine di vento e Millie pronta a scattare.
“Allora pensi davvero di poterci battere tutti?” disse Tibby.
“Per arrivare ad Harmony dovrai superare ognuno di noi.” Disse Maria.
Leslei puntò la bacchetta e gridò: “Non ho paura di nessuno. Io sono la figlia dell’oscura della magia. Avanti sono pronta.” Ed era sul punto d’attaccare quando dal nulla arrivarono due giovani mangiamorte: Will e Ryo.
“La cosa si fa interessante.” disse Herman.
“Sì, ma sono solo in tre.” disse Terry.
“E’ allora? Loro non si farebbero problemi ad attaccarci in superiorità numerica.” Disse Herman.
“Noi non siamo come loro.” disse Tibby ai due ragazzi.
Poi da dietro Ryo comparve una ombra, era Sharazade e aveva il braccio destro fasciato al colo. La ragazza si fermò accanto a Ryo e lui le sussurrò: “Ti avevo detto di rimanere nelle retroguardie. Sei ferita.”
“Ti preoccupi per me? Sei carino.” disse lei sorridendo da dietro la maschera.
“No…” rispose e si voltò “E invece sì, non voglio ti succeda niente di male.”
“Oggi e la secondo volta che sei dolce con me, ti stai per caso rammollendo?”
“Spiritosa.”
Leslei guardò gli Young Phoenix, poi guardò Will, Ryo e Sharazade, e pensò: “Sono molti più di noi, se combattiamo probabilmente ci uccideranno. Io sono pronta a morire, ma non posso permettere che anche...” si rivolse a Will e gli disse: “Andiamo via.”
“Come?” disse Ryo “Ma…”
“Ho detto che andremo via.” Disse la giovane strega oscura, poi rivolta ad Harmony disse: “La prossima volta che c’incontreremo Granger io ti ucciderò. La prossima volta vi uccideremo tutti.”
Will si avvicinò a Leslei e dopo averla stretta a se, i due si smaterializzarono, insieme a Ryo e Sharazade. Quella fu una delle ultime azioni della battaglia, dopo poco buona parte dei mangiamorte fuggirono e i pelleverde senza giuda venerano facilmente battuti.

In un altro punto del cimitero, Nicole era stata avvicinata dai dei mangiamorte, tra questi c’era pure Gleran Furfur, uno dei nove. La strega americana lo riconobbe subito e gli disse disperata: “Ridarmelo, ridarmi l’orologio di mio padre. Ho fatto quello che volevate, adesso lo rivoglio, è mio…”
Gleran la guardò con tutto il disprezzo che era capace e le disse: “Non sei altro che un parasita, ma è vero ci hai servito bene, ora vogliamo l’Horcrux del nostro signore.”
“Sì, certo eccolo.” Disse Nicole tirò fuori il medaglione di Serpeverde e lo diede al mago oscuro “Ora ridarmi il mio horcrux ti prego, ne ho bisogno, non voglio che possa essere distrutto.”
Gleran prese il ciondolo e prese da una tasca un orologio d’argento, lo guardò e guardò la strega, per poi buttare a terra l’orologio e se ne andò circondato da suoi.
Nicole si lanciò a terra cercando l’orologio, trovato cercò di prenderlo, ma non appena gli mise la mano sopra una lama in gren le trapassò il palmo e distruggendo anche l’Horcrux.
“No!!!” gridò in lacrime la strega e alzando il volto.
David la guardava con odio e le disse: “Tu come hai potuto?” ed estrasse la spada dalla mano della strega.
“Lo avevano preso, cerca di capire dovevo riaverlo, se non gli avessi dato quello che volevano lo avrebbero distrutto.”
“E’ questo valeva la vita di un amico, di sua moglie e d’aver lasciato due orfani? Dimmelo Nicole, il tuo Horcrux voleva tanto?”
“Io non volevo, ma senza sarei morta.” Disse la strega si buttò ai piedi di David.
Il mago immortale la scansò via, per poi allontanarsi di un paio di passi e le disse: “Sei una traditrice Nicole, ti sei dimenticata la prima regola della compagnia corvonero: i compagni, gli amici vengono prima di tutto.”
David chiamò Rigel e Blaise e disse loro: “Portate questa feccia a New Azscaban.”
“Ma sarebbe come condannarla a morte e un ex-auror la uccideranno.” Disse la Black.
“Avete sentito cosa ho detto portela in prigione. Le accuse sono arti oscure, creazioni di manufatti oscuri, omicidio e tradimento.”
Nicole fu trascinata via urlando e maledicendo David. Lui si voltò per non guardare, ricordando i bei momenti passati insieme, si trovava vicino a una lapide e la colpì con un pugno ferendosi la mano.
Laura gli si avvicinò e gli prese la mano sanguinante per fasciarla con una benda e sussurrò: “Non è colpa tua…”
“Vorrei crederti.” Mormorò il mago.
La vampira gli accarezzò il volto e poi lo baciò, un fuggente bacio e a fior di labbra gli disse: “Credimi…”

Intanto Hermione si era avvicinata ad Harry e Ron, il suo sguardo non lasciava presagire niente di buono. Il rosso lo capì e disse: “Luna è leggermente ferita vado a vedere come sta. Harry?”
“Sì?! Amico.”
“Buona fortuna ne avrai bisogno.” disse il professore di volo mentre andava via.
Herrmione ormai vicina guardava Harry negli occhi e gli disse: “Cosa ti è saltato in mente stupido? Cosa vie saltato in mente a te e a David?”
“Pensavamo di poter risolvere le cose da soli? Non volevamo mettervi più in pericolo ne’ te ne’ Harmony.” Disse Harry.
“Non volevi metterci in pericolo, ma hai rischiato la vita, tutti voi l’avete rischiata. Hai anche portato in battaglia il ragazzo di tua figlia. Hai sbagliato tutto, sei stato stupido e avventato, e non sei più un ragazzo.”
“Ma, Hermione…”
“Niente, ma Hermione. Tu dice che non volevi metterci in pericolo, ma perdere te… Io non voglio più perderti. Ho bisogno di te, Harry. Voglio guardati le spalle come facevamo in guerra, come abbiamo sempre fatto.” E poi si voltò e vide Harmony abbracciata dolcemente al suo amore “Lei ha bisogno di Tim, come io ho bisogno di te. Harmony ti ha trovato come padre e non vuole perderti… Hai capito, stupido?”
“Sì, amore… e perdonami.” Rispose lui la strinse a se per poi baciarla.
Intanto passava David seguito da Laura, la vampira gli diceva: “Tu devi essere tutto scemo, come ti è saltato in mente di venire qui con pochi uomini e soprattutto di non dirmi nulla. La prossima volta ti lascio crepare.”
David rideva e lo stesso faceva Laura.
Poi da lontano si sentiva gridare Harmony: “Come non hai bisogno d’aiuto se non ti regi in piedi, Drake fatti aiutare.”
“Sto bene, Harmony. Sto bene è solo un graffio.”
“Io li uccido: Harry e il professor Giles se ti portano un’altra volta in queste missioni così pericolose…” disse la giovane strega e lo guardò e gli diede una bacio “…Senza di me. Lo sai che eri così sexy mentre combattevi.”
Tim sorrise.
“Ma sono lo stesso arrabbiata con te.” Disse lei facendo l’offesa.
Il giovane mago sorrise e s’allontanò di un paio di passi per poi cadere in avanti, ma Harmony lo soccorse subito e gli disse: “Lo vedi che non ti reggi.”
“Grazie, streghetta.”
“Non m’incanti, Drake.”
Harry s’avvicinò con Hermione stretta a se e disse al ragazzo della figlia: “Come va? Tutto a posto Tim?”
“Sì, signore, sono solo dei grafi.”
“Bravo, ragazzo.” Poi guardando la figlia disse sempre al ragazzo: “Per esperienza ti dicco che affrontare mangiamorte e pelleverdi è più facile.”
“Le credo signore.”

David vide Terry da solo a guardare la luna piena, gli si avvicinò e aspettò di fianco al ragazzo, aspetto che fosse lui a parlare per primo.
“Così è morto?” sussurrò Terry.
“Sì, in parte è stata anche colpa mia.”
“Mio padre mi parlava spesso di lei, diceva che era l’uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto, diceva che era un eroe.” Disse il giovane tassorosso mentre delle lacrime gli scendevano sul viso.
“Sa professore Giles non so se ricorda il nostro primo incontro? Lei era venuto a casa mia. Io avevo quattro o cinque anni, mentre lei era esattamente come ora. Mi avete portato un regalo non ricordo cos’era, dei fiori per mia madre, la mia vera madre, e due bottiglie di idromele a mio padre, una l’avete bevuta dopo cena, l’altra lui l’ha conservata come una reliquia. Di quella sera io ricordo solo lei, un mago meno alto di mio padre, gentile che sorrideva, che giocava a scacchi, ma che mi faceva paura. Lei fa paura, fa paura quasi a tutti che essi siano buoni o cattivi.”
“Adesso anche tu farai paura con quel anello.” Disse David senza guardarlo “E’ una delle più potenti arma mai create qualcosa che sconfina nel divino, puoi creare qualunque cosa la tua mente immagini. Da ora in poi potrai essere un demone o un dio. Dipenderà da te…” e lui se ne andò.
“Io non posso avere tutto questo potere a soli diciassette anni.”
“Tuo padre ha avuto l’anello alla tua età. Buona fortuna cavaliere verde.” Disse David senza girarsi.

Leslei, Will, Ryo e Sharazade comparirono nel bel mezzo di un bosco.
“Dove ci troviamo?” domandò Ryo guardandosi intorno.
“Siamo nella foresta proibita.” Rispose freddamente Leslei dando le spalle al fratello.
“Nella foresta proibita?” domandò sorpresa Sharazade “Ma come ci siamo arrivati? Nessuno può smaterializzarsi dal cimitero dei draghi.”
Leslei se ne andò, camminando in fretta verso la scuola.
“Lei ci è riuscita.” Disse Will guardando la ragazza che amava.
Ryo guardò Will e sussurrò: “E’ proprio la figlia del signor oscuro. Ma non capisco cosa ha? Non lo mai vista fuggire da una battaglia.”
Will la inseguì la raggiunse e poco dopo arrivarono Ryo e Sharazade.
“Leslei, cosa c’è?” le domandò il fratello.
Ma lei non rispose continuando a camminare in modo quasi isterico era come se cercasse di fuggire da qualcosa.
Will la guardava e poi disse a Ryo: “Parkison lascia stare se vorrà sarà lei a dirci cosa prova.”
Arrivarono al castello e tramite un passaggio segreto raggiunsero gli appartamenti di Pansy. Lì Leslei quasi si strappò di dosso il mantello e dopo essersi tolta la maschera d’argento la scagliò lontano con rabbia e disse fra i denti: “Dannazione.” E poi gridò “Dannazione.”
“Leslei?” disse Ryo.
“Cosa c’è, fratello?” domandò la giovane strega voltandosi verso di lui e guardandolo con occhi colmi di rabbia, occhi rossi simili a quelli di Voldemort.
Ryo ne ebbe paura, mai l’aveva vista in quel modo, sapeva che dentro quella che poteva sembrare una fragile ragazza di quattordici anni c’era: odio, rabbia e oscurità mai espressi.
Leslei si avvicinò al mobile dei liquori e prese una bottiglia di idromele e se ne versò un bicchiere per poi berlo tutto di un fiato.
“Mia signora…” mormorò il fratello.
“Voglio bere, Ryo, lasciami in pace, vai al inferno.” Disse versandosi dell’altro idromele.
Sharazade le si avvicinò, le prese il polso e domandò: “Leslei basta. Cosa ti è successo?”.
“Non sono cose che ti riguardano, perché non te ne vai così puoi a farti sbattere da mio falso fratello mentre sogna di farsi me.”
Sharazade respirò profondamente e disse: “Me ne vado, perché se resto potrei ucciderti mia signora.” E le lasciò andare la mano, per poi dirigersi verso la porta.
“Squaldrina di una sangue sporco.” Disse fra i denti e buttò giù un altro bicchiere e poi disse a Ryo: “Andatevene tutti, voglio restare sola.”
Il serpeverde la guardò, abbassò gli occhi e disse: “Come vuoi, Leslei.” E anche lui abbandonò la stanza.
Leslei si voltò verso Will, appoggiato al retrò di una poltrona e gli domandò: “Perché sei ancora qui? Io sono la figlia del signore oscuro, dovresti obbedirmi.” Gli occhi della ragazza erano colmi di lacrime, lacrime di odio e tristezza.
“E’ vero sei la figlia di Voldemort, ma io non ti lascio, io ti amo e amo te Leslei, solo te.” Disse il grifondoro sorridendo.
“Non dovresti amarmi, nessuno dovrebbe amarmi, dovrei essere temuta e rispettata, non amata. Io non dovrei amare. Io esisto per mio padre, per il sogno di mio padre.”
“Io ti amo, contro ogni cosa, contro ogni logica.” Disse il ragazzo “E credo che tu mi ami. Allora vuoi dirmi perché sei così arrabbiata da ubriacarti.”
“Non mi sto ubriacando o forse sì.” Disse la strega lasciando il bicchiere sul mobile.
“Ok, non ti stai ubriacando, ma allora cosa c’è?”
“Mio padre.” Mormorò lei “Lui mandava la gente a morire, e loro morivano per lui, morivano invocando il suo nome...”
“Sì, loro credevano in lui.”
“Questa notte tu, Ryo e Sharazade, sareste morti per me. Vi sareste sacrificati per me se io lo avessi chiesto?”
“Sì, senza esitare.”
“Ma io non merito tanto.” Disse la strega.
Lui le si avvicinò e le disse: “Sì lo meriti, tu sei il sogno di molti.”
“Non lo… Ognuno dei mangiamorte sarebbe morto per me, e di loro non m’importava nulla, neanche di mia madre, sono come pedoni degli scacchi esistono per proteggere il loro re o la regina. Ma voi per me, per me siete importanti, troppo importanti per perdevi. Ryo è mio fratello anche se non abbiamo lo stesso sangue, è la mia guardia del corpo, il mio migliore amico, lui mi ama chi sa da quanto. Sharazade è la cosa più simile a un’amica che ho mai avuto e poi ci sei tu, tu di cui sono innamorata…”
Il ragazzo sorrise, la strinse a se forte forte e le sussurrò: “Lo so, so tutto.”
“Will voglio fare l’amore con te. Ti prego, non voglio dormire da sola questa notte.”
Lui le prese il viso fra le mani e la baciò con una passione fortissima, poi la prese fra le braccia e la porto verso la stanza da letto.
Lei lo guardava come se fosse il suo eroe, uomo di fronte al quale solo Leslei esisteva, per lei era così dolce perdersi nei suoi scuri occhi nocciola e attraversò loro nella sua anima antica.
Il resto della notte furono solo baci, passione, voci strozzate, pelle che tremava ai brividi di piacere. Leslei quella notte non si sentì sola, anzi era protetta.
La ragazza s’addormento sul petto del ragazzo, mentre lui le accarezzava i capelli.
Passarono alcune ore e la ragazza si sveglio dolcemente e sorrise.
“Ben svegliata, piccola. Lo sai che russi?”
“Io non russo.”
“Invece sì.” Disse lui ridendo.
“Mi hai guardato dormire?”
“Sì, non avevo niente di meglio da fare.”
“Spiritoso.” Disse lei alzandosi a sedere senza vergogna d’essere a seno nudo.
Lui la guardò e le disse: “Sei bellissima così. Dopo ehm… l’amore.”
“Grazie… Sono un po’ piccole.” disse le toccandosi i seni.
“Per me sono perfette e adorabili.”
“Sei molto dolce. Mia madre non è tornata?”
“Sì e venuta ci ha visto e se ne andata, era ferita.”
“Non me ne frega niente.” Rispose la ragazza.
“Ti va di parlare un po’?”
“Io pensavo che avremo potuto ehm…” disse lei arrossendo.
Lui sorrise e disse: “Dopo ok?”
“Ok, di che vuoi parlare?”
“Per esempio di quello che provi. Non c’è niente di male se non vuoi che le persone a te care muoiono, è umano.”
“Umano?” disse lei girandosi dall’altra parte e dando le spalle. “Umano? Vuoi dire debole. Io non sono debole, non posso permettermelo.”
Lui le accarezzò con le dita la schiena e lei sentì un brivido.
Poi le si avvicinò da sotto le coperte, la strinse e le sussurrò a un orecchio: “Sei la migliore persona che io abbiamo mai incontrato.”
Lei si girò, lo guardò negli occhi e gli disse: “Will posso chiederti una cosa?”
“Sì, dimmi.”
“Perché hai quel tatuaggio?”
Lui si mise seduto, le mostrò la spalla destra dove c’era il tatuaggio di un bellissimo leone e disse: “Questo?” e si fermò un attimo “E’ un ricordo, il ricordo del luogo da cui provengo, lui, il leone è… qualcosa di molto importante ed io sono il figlio di un re e di una regina.”
“Allora sei un principe?” disse lei tutta eccitata.
“Sì, sono un principe…” disse il ragazzo ridendo.
“Sei il mio principe.” Disse la giovane strega sorridendo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Allor allor allor quanti eventi da leggere in una sola volta! Dalastor i miei complimenti, il tuo stile è migliorato moltissimo e le idee messe in questo capitolo sono fantastiche, la battaglia è stata fantastica: epica, sentimentale,gotica,fantasy. Tu sei uno scrittore di tutte queste cose assieme,e hai uno stile che dire fantastico è dire poco ^^. Sono felice di partecipare alla lettura di questo "romanzo epico" che è granger girls, spero davvero di leggere presto la prossima avventura di tutti questi eroi. Complimenti ancora te li meriti tutti!! XD XD

magiasuplo ha detto...

Carissimo Dalastor,scusa se arrivo in ritardo (sigh... sono imperdonabile...), ma finalmente sono riuscita a leggere questo tuo nuovo, avvincente, intenso e LUNGHISSIMO aggiornamento! Ancora una volta devo farti i complimenti! WOW, sei riuscito a scrivere l'ennesimo fantastico capitolo ! Con questa terza parte, credo tu abbia concluso una delle battaglie più lunghe ed intense che siano mai state raccontate! E, come ti ho detto più volte, la tua capacità narrativa e descrittiva è davvero unica! Sei bravissimo, e devo ASSOLUTAMENTE farti i complimenti per come sei migliorato sotto tantissimi aspetti, non per ultimo quello degli errori. Stai crescendo, maturando, e ad ogni capitolo riesci ad emozionare sempre di più! Ed io ti ammiro per la tua volontà di non arrenderti, neppure di fronte alle difficoltà! Il capitolo è avvincente, e la parte in cui descrivi Piton che uccide il proprio figlio, nonchè la disperazione di James... è intensa e commovente! Sei bravissimo, lo ripeto, e la mia ammirazione per te, cresce sempre di più! Molto bella e dolce anche la parte finale, quella tra la figlia di Voldemort e Will... A momenti mi sciolgo!! Secondo me, dovresti approfondire di più questo lato dolce, nella storia. Nel senso che trovo tu sia bravissimo nella descrizione dell'amore, dei sentimenti, della passione... e quindi dovresti inserire più spesso momenti romantici!! Mi renderesti moooooolto felice! E credo non solo me! Ok.... ti aspetto con ansia al prossimo capitolo, ok? magari riusciamo a 'trovarci' una di queste sere! Ancora tantissimi complimenti, a presto... Magia!

Anonimo ha detto...

sei grande!!!!!!!!!!!!!quando inizio leegere mi imergo completamente nella storia sento i rumori della battaglia e provo le stesse emozioni dei personaggi! questo perchè il tuo stile è fantastico !

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