lunedì 3 marzo 2008

Granger Girls

Capitolo undicesimo: Lezioni


Harmony non aveva dormito molto quella notte, era sia eccitata e nervosa, era a Hogwarts, ma cosa più importante c’era anche suo padre. Appena alzata aveva passato tantissimo tempo in bagno per prepararsi al meglio, provando decine di acconciature davanti allo specchio per poi decidere di lasciarli liberi come al solito, e si truccò leggermente.
Tibby al dormitorio che le disse: “Ehi stavo per andare a fare colazione senza di te. Si può sapere perché ci hai messo tanto?”
“Ehm scusa. Andiamo?”
“Non hai risposto, Granger.” Disse la strega scendendo le scale. “Non è sicuramente per Acrux. Allora per chi?” domandò lei con tono ironico.
Le ragazze arrivate nella sala comune di Griffondoro, trovarono gli orari delle lezioni. La prima era alle nove e mezza ed era difesa teorica, poi trasfigurazione, dopo pozioni e dopo il pranzo per ultima difesa pratica.
Le due ragazze andarono a fare colazione, erano fra gli ultimi studenti, ma non erano in ritardo per le lezioni. In sala grande videro Ron seduto al tavolo dei professori che aveva appena finito. Lui si alzò per avvicinancinarsi a loro.
“Buongiorno, ragazze come va?” disse
“Buon giorno, zio Ron.” Rispose Harmony
“Ciao papà, come ti senti?”
“Male, quasi non ricordo da che parte si monta la scopa.”
“Non ti preoccupare andrai benissimo.” Disse Tibby.
“Zio Ron, anche mamma sarà nervosa.”
“Chi, Harmony, tua madre? Hermione è una roccia, lei è nata per insegnare qui? Non per niente la chiamavamo “so tutto io”, non faceva altro che studiare, Era una tale noia. Poi c’è stata la storia del troll…”
Hermione era appena e entrata e stava sentendo tutto, e si avvicinò alle spalle dell’amico e gridò: “Ron…”
Il mago saltò per la paura: “Oh Merlino, Hermione, ma che combini?”
“Tu cosa combini? Che stai raccontando?”
“Niente d’importante credimi.” Disse Ron molto agitato.
“Allora non stavi raccontando della notte del troll. Perché se fosse così, dovrei dire alle ragazze che io ero chiusa nel bagno a piangere perché un zotico dai capelli rossi mi aveva chiamata ‘so tutto io’.”
“Non vorrei mettermi in mezzo.” Disse Tibby “Ma noi questa storia la conosciamo.”
“Come?!” esclamò Hermione.
Le ragazze annuirono.
“E’ aneddoto preferito di papà, Hermione” disse Tibby con un largo sorriso.
“Si, mamma lo zio Ron, lo ha raccontato anche a me e poi lo letto anche in alcune interviste che lui ha rilasciato.”
“Ronald Bilius Weasley” disse Hermione con una voce terrificante, voce che non Ron non sentiva da quando era studente.
“Oh Merlino.” E guardò le due ragazze “Ne riparleremo dopo.” Poi guardò l’amica che era nera e aggiunse: “Ora è ufficiale sono tornato a scuola…” e abbassò il capo sussurrando: “Harry dove sei? Aiuto amico.”
“Neanche il ritorno di Potter ti salverà da me Weasley, lo sai? Una sola parola: canarini…”
“Scusate, ma mi sono appena ricordato d’avere una lezione.” Disse Ron scappando.
“Ora capisco perché mamma e zia Ginny raccontano che eravate uno spasso.” Disse Tibby ridendo.
“Ron è sempre Ron.” Rispose lei sorridendo, poi guardò la figlia e disse seria: “Harmony vorrei parlarti. Scusa Tibby.”
“Ok, Hermione.” Poi al amica “Ci vediamo dopo prima d’entrare. Ricordati la classe di difesa si trova quattro piani sotto la nostra sala comune.”
“Si a dopo.” Alla madre “Dimmi tutto”
“Allora.” ed Hermione sospirò “Riguarda lui…”
“Harry Potter credo… Non ne abbiamo parlato ieri.”
“Ieri non sapevo che lui sarebbe ricomparso… Harmony non è facile per me lo capisci?”
“Gli hai parlato?”
“Si, ma… non gli ho detto nulla di te, non ci sono riuscita.”
“Mamma!! Oh mio Dio. Potrebbe saperlo da altri…”
“Lo so, ma non è facile da dire. Che gli dicco: Ciao, Harry sai hai una figlia di quattordici anni ed è una tua allieva.”
“Ecco sarebbe un idea….”
“Si, come no, cosi quello che non è riusciti a fare Voldemort e i suoi, lo faccio: io uccidere Harry Potter.”
“Potrei dirglielo io a fine lezione…”
“Così sarà Harmony, sua figlia, a ucciderlo….”
In quel momento entrò Harry in sala grande, che pensava: “Dio, da quanto che non dormivo così bene, sarà stato rivederla o il dormire di nuovo a Hogwarts. Ora non vedo l’ora di fare una bella colazione come ai vecchi tempi. Poi vado a chiedere David se mi presta… Oh guarda c’è Hermione, sta parlando con quella Griffondoro, strano mi ricorda qualcuno, è proprio carina, forse è la figlia di qualche nostra vecchia conoscenza, per esempio di Remus.” E si avvicinò arrivando alle spalle di Hermione, madre e figlia erano talmente prese dai loro discorsi da non accorgersi di nulla fino al ultimo. Quando la strega si voltò, e se lo trovò davanti.
“Oh Harry. Che cavolo fai….” Esclamò.
Harmony arrossì non sapeva bene che dire.
“Ciao, avete già fatto colazione?” domandò Harry “Vi va se mi unisco a voi?...” e guardò Harmony sorridendo.
La ragazza abbasso lo sguardo e disse: “E’ tardi devo andare a lezione.” E corse via.
“Che strana Griffondoro.” Disse lui.
“Anch’io, devo andare.” Ed Hermione fuggì dalla sala grande, lasciando Harry impalato a non capire bene cosa era successo. Poi sentì una voce alle sue spalle che lo salutava: “Ciao Potter” si girò e vide che erano Draco e David.
“Ciao Malfoy.”
“Ti va se facciamo colazione insieme?” domandò Draco.
“Certo.” E si sedettero al tavolo dei Griffondoro.
In quel momento comparve dal nulla Dobby.
“Harry Potter Signore.” Disse l’elfo. “Lei, e David Giles signore e Draco Malfoy signore. Dovreste sedervi al tavolo dei professori.”
“Non ti preoccupare, non ci sono problemi. Portami la mia solita colazione. E per te, Malfoy?”
“Ciao, Dobby è così lavori per Potter?”
“Si, Draco Malfoy signore. Dispiace?”
“No, anzi ne sono contento. Allora portami: un caffè nero, dei toasts ben cotti, del burro salato e un succo d’arancia.”
Harry lo guardò sorpreso e disse: “Stai bene Draco?”
“Si, perché?”
“La tua colazione è babbana.”
“Oh è stata Ginevra, sai le colazioni babbane sono molto buone.”
“David Giles signore che prende?” domandò l’elfo.
“Per me, Dobby: un caffè macchiato da portare via e un succo d’arancia, c’è ancora una fetta di torta alla cioccolata di ieri sera?”
“Si, signore, la vuole?”
“Si, grazie Dobby, ma devo chiederti di fare in fretta ho lezione tra cinque minuti.”
“Si signore.”
“Dobby, tutto a posto? Deed?” domandò Harry.
“Dobby è contento e anche Deed. A Deed piace Hogwarts, piace la biblioteca e i giardini. Signore potrebbe dire a Deed di non andare in girò…”
Harry sorrise: “Deed lavora alla biblioteca, Dobby. E poi ognuno di voi adesso può andare ovunque. Adesso però ci sarebberò le colazioni.”
“Si, Harry Potter.” E elfo sparì.
“Prima mi è sembrato che parlassi con Hermione?” domandò Draco ad Harry.
“Si, era con una strana ragazza, che è scappata appena mi ha visto.”
“Ti da detto niente?”
“Chi? Hermione? Ieri sera abbiamo scambiato qualche parola.”
Arrivarono le colazioni. David beve in un sorso del succo, per poi alzarsi dicendo: “Harry. Draco.” e se ne andò portando con se via il caffè e la torta.
“Ma si porta da mangiare in classe? La preside lo distrugge…” disse Draco.
“Lo sai com’è, David? Solo Hermione beve più caffè di lui.”

Harmony arrivata nell’aula difesa teorica notò con sollievo che il professore non c’era ancora, e andò a sedersi accanto a Tibby, che le aveva tenuto il posto.
“Che è successo? Perché ci hai messo cosi tanto?” le domandò l’amica, non appena Harmony si sedette.
“Oh Niente ho incontrato mio padre…”
“Ah si e cosa gli hai detto? E lui? Sa chi sei? C’era pure Hermione?” le domandò a raffica l’amica.
“Non so cosa mi è presa, Tibby?” rispose Harmony imbarazzata “Non ho detto una parola. Sono arrossita e sono scappata. Mi sono comportata come una stupida ragazzina anzi no, peggio come una di quelle oche che starnazzano con le loro voce stridule: Professor Potter o Harry Potter o quanto sono belli i suoi occhi verdi… Dio non ero pronta a incontrarlo, quello era mio padre, la prossima volta lo sarò e gli farò vedere chi è veramente sua figlia, chi è Harmony Hermione Granger.”
“E’ una ottima idea. Hermione non gli ha ancora detto niente, giusto?”
“Giusto, forse dovrei farlo io, ma mamma non vuole.”

David entrò in classe aveva finito la fetta di torta e stava bevendo il caffè, si avvicinò alla cattedra e ci appoggio sopra il bicchiere.
“Buongiorno ragazzi e ragazze. Finalmente qui a Hogwarts sì può prendere un buon caffè.” E si appoggiò sulla cattedra. “Mi chiamo David Albus Giles e sono il vostro professore di teoria di difesa. In questo corso imparerete a distinguere i vari mostri, chi sono, cosa fanno, i loro poteri e le loro caratteristiche.” E andò verso la lavanda e preso un gesso scrisse e disse: “Classificazione.” Per poi sottolineare la parola.
“Noi ci occuperemo dei mostri umani, metaumani e senzienti. Qualcuno sa farmi un esempio di uno mostro umano?” e tornò ad appoggiarsi alla cattedra.
Harmony alzò la mano.
“Si, signorina Granger?”
“Un vampiro, professore.”
“Si, perfetto dieci punti a griffondoro. E sai dirmi un mostro metaumano?”
“Un gigante.”
“Si, giusto. E che differenza c’è tra un mostro umano e un mostro metaumano, signorina Granger?”
“Le dimensioni, un mostro umano ha dimensioni umane, un mostro metaumano ha dimensioni inferiori o superiori.”
“E’ così complimenti signorina Granger. Ora qualcuno sa dirmi la definizione di mostro senziente?”
Un serpeverde alzò la mano.
“Prego lei, signorina?”
“Parkison. Un mostro senziente ha intelligenza umana, riesce a ragionare e persino a parlare.”
“Ok, sa farmi un esempio?” domandò David.
“Un centauro o un fauno.”
“Si, dieci punti a serpeverde. Noi ci occuperemo appunto di mostri umani, metaumani senzienti. In poche parole: vampiri, licantropi, zombi, fantasmi e spiriti neri, essere acquatici, gorgoni ecc. Per ognuno ne studieremo le similitudini e le differenze. Invece draghi, fenici, ippogrifi, chimere, le studierete col professor Hagrid, in cura delle creature magiche. Ma ora facciamo un passo indietro, qualcuno sa la definizione di mostro?”
“La definizione di mostro di Flash Kirby” rispose Leslie “Dice: un mostro è un essere vivente a cui sono attribuite una o più caratteristiche straordinarie, per le quali si discosta enormemente rispetto ad altri considerati nella norma, “ordinari””.
“La definizione di Flash Kirby.” disse sorridendo il professore “Il problema ragazzi, che non esiste una definizione di mostro perché molti sfuggono a qualunque definizione. Anche la classificazione di cui abbiamo parlato poco fa lascia molto a desiderare.”
“E’ lei professore come si classifica?” Domandò Leslie alzando la mano. “Lei è un immortale, e ha ucciso tante persone in guerra, non è anche lei un mostro?”
“Forse si…” rispose David “Forse è vero anch’io sono un mostro che caccia altri mostri. Sono immortale, ma non per mia scelta ne farei volentieri fatto a meno….”
“Allora è anche colpa sua se ci sono le guerre, e vi chiamano eroi quando non siete altro che dei macellai di uomini.”
“Io e il professor Potter vi insegneremo a riconoscere e a combattere i mostri, ma nessun vampiro, demone o fantasma ha mai fatto ciò che sono riusciti a fare certi uomini. Non dimenticatelo mai Lord Voldemort e i suoi mangiamorte erano degli uomini, degli uomini normali che possono essere più pericolosi dei mostri. Ma continuiamo a parlare della classificazione….”
“Professore ma non ha risposto…” disse Leslie.
David continuò spiegando i pregi e i difetti della classificazione dei mostri, facendo intervenire spesso i ragazzi. L’ora suonò, ma nessun studente si mosse.
“Ehi non dovreste andare da qualche parte, non so per esempio alla prossima lezione.” Disse sorridendo David.

Fuori dall’aula, Harmony guardò Leslie mentre se ne andava.
“Adesso che lezione abbiamo?” domandò Tibby.
“Oh mio Dio, ora abbiamo trasfigurazione.” Rispose Harmony.
Hermione aveva avuto una prima lezione fantastica col primo anno, aveva trasformato la cattedra in una foca e viceversa, questo aveva reso i ragazzini euforici e ansiosi d’imparare, spiego in cosa consisteva la trasfigurazione e poi diede loro un fiammifero da trasformare in un ago.
Finita l’ora i ragazzi s’affrettarono a uscire.
La McGranitt entrò mentre Hermione rimetteva a posto l’aula per la prossima lezione con il quarto anno con le case di Griffondoro e Tassorosso.
“Allora com’è andata la prima lezione, professoressa Granger?” le domandò la preside.
“Al iniziò è stata dura ero più emozionata di loro….”
“Anch’io lo ero alla mia prima lezione, Hermione”
“Dopo un po’ mi sono calmata e tutto è andato molto bene, i ragazzi era tutti entusiasti. Ho dato loro l’esercizio del fiammifero, ma nessuno ci è riuscito a trasfigurarlo in un ago, tranne Anisha House, una ragazzina d’origine indiana che ha reso il fiammifero d’argento e appuntito.”
La preside sorrise e aggiunse: “Mi ricorda qualcuno.”
Hermione arrossì.
“Nella mia carriera d’insegnante solo tu sei riuscita a cambiare il fiammifero alla prima lezione, al epoca anche il professor Silente ne restò stupito, ricordo che disse: la signorina Granger diventerà una strega di prim’ordine. E aveva ragione.”
I ragazzi del quattro anno entrarono al improvviso e subito salutarono la preside, mentre lei usciva dalla porta, ma si fermò un attimo a guardare Harmony e Tibby prendere posto ai primi banchi, e poi guardò sorridendo Hermione, che iniziava a parlare: “Buon giorno ragazzi…”
La lezione consisteva nel plasmare dà della argilla delle riproduzioni in miniatura del esercito di terracotta di Xi’an e poi farle vivere e combattere tra loro, la difficoltà maggiore consisteva nel fatto che bisognava non solo creare le statue, ma anche farle muovere e controllarle.

L’ultima lezione della mattina era la lezione di pozioni. Draco entro nella classe sbattendo la porta, per andare verso la cattedra, dicendo: “Non ci saranno ridicoli sveltoli di bacchette nella mia aula. Non mi aspetto che comprendiate la bellezza insita in un calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, e che comprendiate il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane, ammaliando la mente, stregando i sensi… Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, e mettere un freno persino alla morte.”
E guardò tutti con un’espressione fredda e gli occhi di ghiaccio, per poi senza farsi vedere fare occhiolino ad Harmony e Tibby.
“Cominciamo dalle basi. Signorina Parkison…” disse Draco guardandola.
“Si, professore.”
“Sta mattina passavo vicino alla porta della classe di difesa e ho sentito cosa ha detto al professor Giles. Io non tollerò certi comportamenti, certe mancanze di rispetto verso un insegnante, e se stranamente il professore di difesa ha lasciato correre, io non sono dello stesso avviso. Dimmi le proprietà del sangue di Drago scoperte dal professor Silente?” Era una domanda a livello M.A.G.O.
La ragazza non rispose.
“Non lo sai. Dimmi dove cercheresti Orialcon?”
Lesile si limito a guardare Draco, il suo viso era inespressivo, ma i suoi occhi tradivano un odio molto grande verso il professore.
Sul viso di Malfoy comparve un ghigno e disse: “Allora un’ultima domanda. Dimmi gli ingredienti per fare l’ambrosia?”
Leslie non fiato.
“Questo le serva di lezione signorina Parkison. Non offenda più nessun insegnante di questa scuola e perché se lo ricordi, cinquanta punti in meno a Serpeverde.”
I serpeverde protestarono, ma Dracò li zittì dicendo: “Un’altra sola lamentela e i punti saranno cento.”
La lezione continuò, Draco illustrò la pozione che dovevano preparare e poi iniziò a girare per i banchi aiutando tutti e facendo complimenti ad Harmony e Tibby per l’ottimo lavoro svolto.
Finita l’ora le due ragazze andarono verso i giardini, prima d’andare a pranzo nella sala grande, parlottarono fra loro.
“Caspita, tuo zio ha esagerato con Leslie Parkison, umiliarla in quel modo.”
“Lo zio Draco ha molto rispetto per il professor Giles, Harmony. Durante la guerra, David Giles lo ha fatto entrare nella sua unità dei Corvonero quando nessun lo voleva perché ex-mangiamorte, in più gli ha salvato la vita.”

Il pranzo a Hogwarts era molto più praticò della cena e della colazione, su uno dei tavoli delle case venivano messi diversi tipi di sandwich, pizze, cucina etnica e altri piatti freddi. Gli alunni, come i professori, prendevano quello che voleva e potevano mangiare ovunque, tranne che nei dormitori e nelle sale comuni.
In questo modo l’ora del pranzo era diventato un momento particolare dove si respirava una atmosfera di tranquillità, s’intrattenevano interessanti conversazioni e relazioni, si poteva per esempio giocare a scacchi o navigare su internet con i computer sul tavolo dei Corvonero, o leggere libri.
Hermione ne rimase piacevolmente colpita dai quei cambiamenti, si vedevano studenti delle diverse case ridere e scherzare fra loro, e anche qualche professore si lasciava andare. Seduto in un tavolo c’era Hadrig che parlava ridendo con Acrux e con uno studente di tassorosso mezzogigante, il “dibattito” verteva sulle abitudini dei draghi cinesi.
“Professoressa Granger, puoi unirsi a noi?” la chiamò la McGranitt che era in compagnia di quattro studentesse, Hermione si avvicinò e domandò: “Si preside, che c’è?”
“Vorremo avere la sua opinione su una trasfigurazione posta da Mary.” E indicò una ragazza di serpeverde. Questa arrossì, ma spiego la questione in maniera perfetta. Hermione entrò facilmente nella stimolante conversazione, mentre a pochi metri di distanza nello steso tavolo David, Draco e altri cinque studenti parlavano delle differenze fra l’empirismo inglese e il razionalismo francese.
Dopo qualche minuto la strega vide entrare Harry in compagnia di Ron, i due stavano ridendo e scherzando, tanto che a Hermione sembrò d’essere tornata indietro nel tempo.
“Scusatemi un attimo” e si alzò per andare da Harry rimasto solo perché l’amico era andato a prendere qualcosa.
“Harry” gli disse “Vorrei parlarti quando hai un minuto libero, è una cosa molto importante ti va bene alle sette alla quercia in riva al lago?”
“Va bene Hermione…”
In quel momento entrò Neville, che era appena arrivato a scuola, e si avvicinò e li salutò: “Ciao Harry, ciao Hermione.”
“Neville!!” e si strinsero la mano, poi Harry continuò: “Sono contento di rivederti ho saputo del tuo matrimonio con Susan e del piccolo Bruce.”
“Grazie, Harry anch’io sono stato felice nel sapere del tuo ritorno, lo letto sulla gazzetta del profeta.”
Harry scosse il capo sbuffando.
“Dobbiamo organizzare una riunione fra noi, ci sono delle inquietanti novità.” Disse serio Neville “La professoressa Cooman ha fatto ieri un’autentica profezia che sembra riguardare Voldemort…”
Hermione e Harry guadarono sorpresi il guaritore.
“Ne sei sicuro, Neville?” domandò Harry.
Ma lo sguardo serio dell’amico non lasciva dubbi.
“Organizziamola per quest’sera nella stanza delle necessità, l’orario lo comunicheremo attraverso il galeone falso del ES. Sei d’accordo, Hermione?”
“Si, perfettamente d’accordo.”

“Hermione deve parlarmi di qualcosa d’importante…” Pensava Harry tornado alla stanza delle necessità dal pranzo in sala grande. “…e c’è anche una nuova profezia della Cooman. Bisogna organizzare un incontro, che strano sembrano essere tornati i tempi dell’esercito di Silente.” Si mise la mano in tasca e sentì il galeone falso, ormai lo teneva lì da tempo come porta fortuna.
“Che strano tornare a usarlo…” pensò sorridendo mentre girava un angolo, ma andò a sbattere contro un tassorosso, che gli fece cadere i libri e rompere gli occhiali.
“Oh mi scusi signore, io non volevo. Mi scusi, mi scusi.” Diceva il ragazzino.
“Non fa niente, non ti preocupare. Tu tutto a posto?” disse Harry mentre raccoglieva gli occhiali da terra e gli guardava. “Dov’è Hermione quando mi serve un oculus reparo?” pensò sorridendo e se li rimesse, la lente destra era scheggiata.
E sorridendo riprese a camminare verso la stanza delle necessità, avrebbe lasciato la lente rotta, voleva vedere cosa avrebbe fatto Hermione non appena lo vedeva.
Arrivato sulla porta della stanza delle necessità, stava per entrare quando vide una Griffondoro arrivare di corsa, la riconobbe subito era la ragazza con cui parlava Hermione a colazione.
“Calma.” le gridò “Non sei in ritardo, non sono ancora entrato.”
Harmony aveva il fiatone ed era rossa in faccia.
“Grazie…. professore.” Non sapeva che altro dire e non guardava Harry negli occhi.
Il mago pensò che la ragazza era intimidita da lui e le disse: “Prego, anch’io arrivavo spesso in ritardo. Ma adesso entriamo.”
“Professor Potter aspetti.”
“Si, che c’è signorina…?”
“Ha gli occhiali rotti.” La ragazza prese la bacchetta e gliela punto davanti agli occhi dicendo: “Oculus reparo” e la lente tornò normale.
Harry guardò la ragazza era cosi strano, le ricordava cosi tanto Hermione, aveva lo stesso suo sguardo, il suo tono di voce e la stessa luce negli occhi quando faceva un incantesimo.
“Professore… Signore… mi scusi.” Gli disse Harmony.
“Ehm si…” le rispose lui smettendo di fissarla.
La strega gli sorrise prima di sparire dietro la porta, anche quel sorriso gli ricordò Hermione.
Entrò nella stanza dicendo: “Buon pomeriggio ragazzi sedetevi, grazie.” Raggiunta la cattedra guardò la classe, ritrovando la ragazza con i capelli neri e gli occhi verdi, seduta accanto a una rossa che somigliava molto a Luna. “No, adesso mi preoccupo se tutti gli studenti mi sembrano assomigliare ai miei amici.” Pensò.
S’avvicino alla lavagna e disse ad alta voce: “Mi chiamo Harry James Potter.” E scrisse il suo nome.
“Professore noi sappiamo chi è lei.” Disse un griffondoro.
Harry gli sorrise e continuò: “Sono il vostro nuovo professore di difesa pratica. Direi d’iniziare subito.”
Si sentiva fuori posto. “Cosa gli è passato per la testa alla McGranitt quando mi ha chiesto di diventare insegnante?” pensò “E cosa mi ha convinto a tornare qui?” poi sentì in se una voce femminile che non sentiva da anni, la voce di Hermione: “Che domande? Sei tornato per me, sei tornato per proteggermi, sei tornato perché sei innamorato di me.”
“Hermione riesce sempre a convincermi a fare anche cose che non voglio fare, è sempre stato cosi fin da quando eravamo dei ragazzini. Ed eccomi tornato qui di nuovo, questa volta a insegnare ufficialmente come professore, è veramente strano che il posto sia pure lo stesso del ES.”
“Allora.” disse “Dato che non ci conosciamo e che sono tre mesi che non fate incantesimi di difesa direi di cominciare con un po’ di ripasso. Per esempio l’incantesimo di disarmo: Expelliarmus.” Disse Harry portandosi davanti alla cattedra. Era ancora strano impartire delle lezioni. “Sono sicuro che Hermione se la caverebbe meglio di me in questo ruolo.” E di nuovo sentì la voce di Hermione dentro la testa: “Non è vero lo sai.” Si preoccupò “Che stia diventando schizofrenico a sentire sempre la sua voce” “No, scemo” gli disse la voce, poi ricordo quella notte al quinto anno quando i suoi due migliori amici gli proposero l’idea del ES e una frase di Hermione: “Harry, ma non vedi? E’ per questo che abbiamo bisogno di te… dobbiamo sapere c-che cosa vuol dire davvero affrontarlo… affrontare Voldemort.”
Intanto aveva spiegato l’incantesimo e domandò: “Adesso avrei bisogno di un volontario per una dimostrazione pratica, qualcuno vuole venire?”
Ma nessuno disse nulla o si mosse, nessuno voleva passare per cretino davanti al nuovo professore.
Harry sorrise e disse: “Avanti, non c’è niente di cui avere paura. Forza un po’ di coraggio e di saggezza.” Voleva con quella frase stuzzicare il coraggio dei Griffondoro e la conoscenza dei Corvonero.
Harmony si alzò dal suo posto e disse: “Vengo io professor Potter.”
“Ok signorina….?”
Ma Harmony non rispose e mentre camminava verso di lui, pensava: “Che strano, l’emozione d’incontralo è scomparsa. Adesso gli voglio far vedere quello che so fare, quello che sa fare sua figlia.”
Arrivata davanti a lui, lo guardò negli occhi.
Di nuovo Harry non riuscì a non pensare quanto quello sguardo somigliava a Hermione e anche che quelli occhi verdi erano stranamente famigliari, per un attimo la sua mente sovrappose il viso di sua madre, Lily, a quello della ragazza che aveva davanti. Quelli occhi verdi erano gli occhi di sua madre, ma com’era possibile?
“Bene, signorina cominciamo?”
“Si, professore.”
“Ma ci vuole un po’ più di spazio.” E disse alla stanza “Ho bisogno di una stanza più grande per allenarci.”
La stanza delle necessità obbedì prontamente: la cattedra si mosse al indietro per venire inghiottita dalla parete e poi questo si spostò di qualche metro al indietro.
Harry e Harmony s’allontanarono di qualche passo, poi il professore domandò: “Pronta?” ed estrasse la sua bacchetta.
Harmony pensò estraendo la sua: “Quella è proprio la bacchetta di Voldemort…” l’aveva vista in una delle illustrazioni delle cronache poi rispose: “Si, signore...”
Harry presa posizione grido: “Expelliarmus”
L’incantesimo scaturito dalla bacchetta di Harry colpì quella di Harmony, la ragazza cercò di tenerla stretta, ma una forza incredibile gliela strappò di mano per poi lanciarla lontano. Harmony abbassò lo sguardo era così delusa di se stessa. Voleva fare bella figura invece… Sapeva che però l'expelliarmus era l’incantesimo preferito da Harry Potter e che nessuno al mondo lo eseguiva meglio di lui.
Harry disse: “Accio bacchetta.” Richiamando a se la bacchetta di Harmony che gli volò nella mano sinistra.
“Che strano.” Pensò “Questa bacchetta è molto strana mi ricorda, la mia vecchia bacchetta.”
“Signore, vorrei riaverla.”
“Si, certo.” E gliela lanciò, e Harmony la prese al volo.
“Grazie, signorina….” Poi alla classe “Un incantesimo di disarmo abbinato a uno di richiamo, può essere un buon sistema per mettere in difficoltà un avversario, naturalmente se si tratta di un mago.”
Harmony era ancora in piedi.
Harry la guardò, come se si aspettasse una reazione e le domandò: “Signorina… Cosa c’è?”
“Professor Potter… voglio la rivincita.” Disse Harmony alzando lo sguardo, i suoi occhi brillavano di una luce strana, sembrava che ci fosse un fuoco dentro, un fuoco verde smeraldo. “Voglio combattere contro di lei ad armi pari. Niente stupide dimostrazioni, un vero duello magico.”
La classe mugugnò e poi tutti guardarono il professore.
Tibby pensò: “Oh Merlino è pazza, è pazza come Ungaro Spinato.”
Harry sorrise guardò quella strana ragazza negli occhi. Conosceva quello sguardo, lo aveva già visto molte volte sul viso di Hermione, soprattutto in quella stessa stanza durante gli allenamenti dell’ES.
Come professore non doveva accettare, ma qualcosa si accese in lui, anche perché oltre che ad Hermione quella ragazza le ricordava lui alla sua età, quando aveva affrontato il torneo tre maghi. Non poteva dirgli di no, era come dire di no a Hermione.
“Ok Griffondoro accetto la sfida.” E si tolse la giacca e si arrotolo le maniche della camicia.
Harmony fece lo stesso e disse: “Ci andrò piano con lei.”
“Qualcuno di voi Corvonero ha mai fatto da arbitro in un duello?” domandò Harry.
“Io, Professore” e si alzò un ragazzo alto e robusto.
“Come ti chiami?” domandò senza distogliere lo sguardo da Harmony.
“William Gray”
“Bene William. Fai il tuo dovere.” Poi alla ragazza “Chi disarma prima avversario vince, va bene ragazza del mistero?”
“Perfetto.”
“Cominciate.” Gridò William.
Harmony lanciò expelliarmus non verbale.
Harry innalzando uno scudo, anch’esso non verbale.
“Notevole, veramente notevole. Come ha fatto a lanciare un incantesimo non verbale?” Pensò lui “Lo scontro si fa interessante. Iniziò a divertirmi” e sorrise.
“E’ sorpreso!” pensò lei sorridendo “Ma ancora non ha visto niente.”
Harry lanciò un expelliarmus, ma Harmony alzò uno scudo respingendolo.
“Ma quello era il Valiant.” Pensò “Come fa questa ragazza a conoscerlo? E’ uno degli incantesimi creati da Hermione.”
Harmony gridò: “Ho bisogno di un potente soffio di vento e di un po’ di nebbia per vincere.”
La stanza le obbedì, il vento distrasse Harry e subito dopo la nebbia nascoste la giovane strega che lanciò subito un expelliarmus, che disarmò il professore facendogli cadere la bacchetta a terra.
Lui stava per raccoglierla quando, sentì dire: “Accio bacchetta.”
La nebbia sparì e al suo posto comparve Harmony che teneva una bacchetta per ogni mano .
Harry s’rialzò e ridendo disse: “Ottimo lavoro, signorina… venti punti a Griffondoro.”
I Griffondoro applaudirono.
“Grazie, professor Potter.”
“Lei ha grandi capacità in difesa contro le arti oscure e ha sfruttare al meglio la magia della stanza delle necessità. Chi le ha insegnato a combattere?”
“Mia madre, professore.” Rispose Harmony mentre tornava al suo posto.
“E chi è la conosco?”
La ragazza non rispose.
“Posso sapere almeno il nome di chi mi ha battuto?”
“Si, certo, mi chiamo Harmony Granger, professor Potter.”
“Granger!!!” esclamò sorpreso Harry.
E l’ora suonò.

Harry uscì dalla stanza molto agitato, dopo che gli studenti erano usciti.
“Harmony è sua figlia non ci sono dubbi.” Pensava mentre scendeva per raggiunge l’aula di trasfigurazione. “Perché non mi ha detto niente di sua figlia? Hermione ha una figlia, una figlia.”
Arrivato davanti alla porta della classe di trasfigurazione l’aprì senza pensarci, gli studenti non erano ancora usciti. “Hermione.” Le grido “Io e te dobbiamo parlare!!”
Tutti guardarono Harry un po’ sorpresi, mentre il mago si avvicinava alla professoressa Granger.
“Perché? Perché non mi ha detto niente di lei?”
“Harry…” sussurrò lei poi disse alla classe: “Potete andare ragazzi.”
Gli studenti del terzo anno svuotarono l’aula in pochi istanti.
“Come osi entrare nella mia aula come un pazzo mentre io sto facendo lezione?”
“Me ne frego della tua lezione. Perché non mi hai detto d’avere una figlia?”
La strega non sapeva cosa dire.
“Allora Hermione?”
“Non era una cosa semplice da dire.”
“Non era semplice!! Ma scommetto che gli altri lo sanno. Come hai potuto tenermi nascosto questa cosa?”
“Io non volevo, cercavo il momento migliore.”
“Cazzo, Hermione, una figlia. Tu hai una figlia.” Poi si fermò un attimo “E’ per lei che sei fuggita da tutti, che sei fuggita da me?”
La strega annui.
“Chi è il padre?” domandò freddamente Harry.
“Harry...”
“Ti ho chiesto chi è il padre, cazzo.”
“E perchè vuoi saperlo? Perchè dovrei dirtelo? Che cosa t'interessa?”
“Tu dimmelo! Devo saperlo, se non me lo dici tu, l'ho chiederò ad Harmony.”
“Lasciala fuori da tutto questo” gli gridò Hermione.
“Allora dimmi quel nome...”
Non rispose e abbasso lo sguardo.
“Non mi lasci altra scelta.” Si volta e fece per andarsene.
“Harry dove vuoi andare?” gridò lei con le lacrime agli occhi.
“Vado da tua figlia, lei lo saprà” le gridò.
“Ti prego no, lasciala in pace…” cercando di prenderlo per una spalla.
“No…” e si scrollò la sua mano di dosso, raggiungendo velocemente la porta.
Hermione cercò di corrergli dietro, ma inciampo in un banco cadendo. Harry sentì la caduta si voltò e gridò: “Hermione…” la soccorse gridando: “Mio Dio, Hermione.”
Lei alzò li viso e lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e di odio. Lui l’aveva vista piangere in quel modo solo altre due volte nel ufficio della Umbridge e poi quel giorno quando l’aveva respinta.
“Perdonami…” le sussurrò.
“Vai all’inferno….” Gli disse lei.
Lui la prese in braccio e la porta verso la cattedra.
Lei sentì il suo odore, in quelli anni non era cambiato, era sempre dolce e sapeva di uomo. Senza accorgersene appoggio la testa sul suo braccio, si sentiva protetta, la stretta di lui era calda e forte, ma non opprimente. Solo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato quel tocco gentile, di quanto gli fosse mancato lui. Quelle sensazioni erano un sogno, un sogno di un ricordo lontano. Harry la mise sulla sedia, per poi abbassarsi e guardala.
La strega aveva ancora gli occhi rossi e il viso bagnato dalle lacrime, lui gli accarezza il volto dolcemente, e poi le disse: “Perdonami, sono stato uno stupido….”
Lei lo guardò negli occhi stupefatta.
“….scusami non dovevo chiedertelo.” continuò il mango e stava per andare, quando lei lo chiamo: “Harry.”
Lui si voltò.
L’amica sorrideva e piangeva: “Davvero non l’hai capito, Harry? Harmony ha i capelli neri e gli occhi verdi… Signor Potter lei non ha spirito d’osservazione.”
“Hermione… Io non capisco.” Poi un lampo gli attraversò la mente “Oh mio Dio, lei, tu… io… io… io sono… oh merlino…. Miseriaccia…. Harmony è… lei è mia figlia… nostra figlia…. Io ho una figlia di dodici anni.”
“Quattordici anni, Harry…” ed Hermione sorrise.
“Quattordici… si certo quattordici. Ma com’è successo?”
“Com’è successo? Vuoi che ti faccia un disegnino?”
“Voglio dire… è fantastico, una figlia. Ho una figlia… io… Lei lo sa?”
“Si, sa che tu sei suo padre…”
“Quella matta lo sapeva e mi ha sfidato…”
“Cosa ha fatto?”
“Mi ha sfidato a un duello di magia e mi ha battuto davanti a tutti.”
“Veramente?” disse Hermione ridendo.
“E tutta sua madre, un pezzo staccato da un altro blocco.”
I due si misero a ridere insieme, non lo facevano più da molto tempo.
Harry però tornò serio e disse: “Perché non mi hai detto nulla? Perchè non mi hai detto che eri incinta?”
Hermione sospirò: “Harry… avevamo solo diciassette anni, e poi eravamo in guerra, tu eri cambiato…. Volevi solo la vendetta, vendicare Sirus e Silente per te era diventa un’ossessione, c’era solo odio nel cuore cuore…”
“Non è vero, Hermione, io non potevo di….”
“…tu non mi amavi Harry. Quando ho saputo di Harmony, non sapevo bene che fare, ma sapevo che dovevo difenderla, proteggerla. Sapevo d’amarla perché era mia e tua… era nostra Harry. Ma sentivo ho sentito di doverla portare lontano dalla guerra, dai tuoi nemici e dal tuo odio.”
“Sarei cambiato, per te, per lei… Tu non mi hai dato la possibilità di cambiare… io ti a… io vi avrei protette.” Harry sospirò “Ma posso capire perché l’hai portata via, perché sei fuggita.” E pensava “Se solo sapessi quanto la tua lontananza mi abbia ferito, se solo sapessi quanto ti amo Hermione.”
“Hermione, io voglio conoscerla, voglio far parte della sua vita. Ti prego.”
“Non dipende da me, ma da Harmony. Lei al momento è confusa… la sua vita è cambiata, anche se sta reagendo molto bene. Per ora cerca di starle vicino, cerca di conoscerla perché anche lei vuole conoscerti.”
Hermione continuò raccontandogli la vita di Harmony.

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