sabato 5 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo nono: Harry Potter

Il giorno della partenza. Harmony e Tibby stavano cercando uno scompartimento libero, Acrux che era prefetto le aveva lasciate per prendere posto insieme ai suoi colleghi.
Le due ragazze si sistemarono in uno scompartimento con un uomo addormentato tutto avvolto in un soprabito nero che nascondeva tutto il viso, tranne l’occhio sinistro.
Harmony e Tibby, dopo essersi sistemate, si sedettero, guardando lo strano tipo di fronte a loro. Questo sembrava che quasi neanche respirasse.
“Secondo te chi è?” domandò Tibby.
“E’ semplice è il professore David A. Giles.” Rispose Harmony.
Tibby la guardò stupita “Ma come hai fatto?”
“Semplice è scritto sulla targhetta del suo bagaglio.” E indicò il baule sopra il professore, e poi aggiunse “Sarà il nostro insegnate di teoria di difesa contro le arti oscure.” E prese il volume sulle guerre magiche, lo aprì alla lettera G e lesse ad alta voce: “David Albus Giles. Non si conosce la sua data di nascita, ne’ il suo luogo d’origine, ne’ tanto meno la scuola di magia che ha frequentato. E’ stato soprannominato: l’eroe d’Edimburgo. Famoso per aver ucciso due importanti mangiamorte: Walden MacNair e Barty Crouch Jr.” e la ragazza si fermò.
“Continua!” l’esortò Tibby.
“Non c’è scritto altro…”

Il viaggio continuò tranquillo, David Giles dormì per tutto il tempo.
Quando ormai si trovano vicini alla scuola, Tibby disse: “Dovremo cambiarci, mettere uniforme.”
“Ah ok, direi d’andare in bagno a turno?”
“Si, non c’è altra soluzione di solito ci cambiamo negli scompartimenti. Ma non vorrei che il professore Giles si svegliasse nel momento sbagliato.”
“E si sarebbe un po’ sconveniente.” Aggiunse Harmony.
“Molto sconveniente.” disse David, spaventando Tibby. L’occhio si aprì di scatto e il professore s’alzò, si tolse il cappuccio e si stiracchio, non dimostrava più di ventiquattro anni, aveva gli occhi neri e i capelli castani, sul suo collo faceva bella mostra di se una larga e profonda cicatrice che continuava anche sotto i vestiti.
“Ben svegliato” disse Harmony sorridendo.
“Grazie. Ma ora è meglio che esco. Signorine.” salutò con un ceno del capo, e se ne andò.
Le ragazze non lo rividero più per tutto il viaggio.
Arrivate alla stazione rincontrarono Acrux, che subito diede un bacio ad Harmony.
“Mi sei mancata, Granger. Questa nomina a prefetto è una vera rottura.”
“Poverino.” e la ragazzo lo bacio ancora. “Va un po’ meglio?”
“Si, molto. Allora sei preoccupata per lo smistamento?”
“No, per niente.” Ma gli aveva mentito. “Non posso dirgli che non vorrei andare a Serpeverde.” pensò.
Acrux le prese per mano e mentre camminavano le sussurrò: “Ti amo e non m’importa se non verrai nella mia casa.” E poi le sorrise.
“Acrux… io…” e anche lei sorrise per poi baciarlo.
“Ragazzi per favore, smettetela.” Esclamò Tibby “Primo siamo in pubblico, secondo mi fate sentire la mancanza di James”
“Oh poverina. Se vuoi te lo presto.” Disse scherzando Harmony indicando il ragazzo.
“Granger. Non è male, ma preferisco quelli un po’ più maturi. Che si fanno la barba tutti i giorni.”
E le due ragazze si misero a ridere.
Intanto qualcuno enorme e con un vocione diceva: “Primo anno con me. Primo anno con me.”
Harmony lo vide e sorrise: “Fatemi indovinare quello è Hagrid?”
“Si, è proprio lui. E’ una persona eccezionale.” Disse Acrux. “Mi è stato molto vicino al primo anno quando nessuno voleva avere a che fare con me perché ero un Malfoy. E tramite lui ho scoperto d’amare le creature magiche.”
“Ho sentito che è stato vicino pure a mio padre. Vorrei conoscerlo….”
“E’ meglio più tardi adesso è impegnato con i nuovi arrivati.” Disse Tibby.
E i tre ragazzi passarono accanto al mezzo gigante che vedendoli sorrise pensando: “Un nuovo trio, un nuovo branco di spostati. Dove sei Harry? Ora manchi solo tu.”

Una moto nera, una Kawasaki Ninja ZX-10R, sfrecciava nonostante la tempesta vicino a Hogwarts. L’uomo che la guidava era vestito di nero con un casco dello stesso colore, dalla visiera si vedevano solo due occhi color smeraldo e una cicatrice sulla fronte a forma di fulmine. La piaggia, il freddo e il vento non gli davano alcun fastidio, ma la sua mente vagava nei ricordi, ricordi tutti legati a una sola persona. Il loro primo incontro sul treno, poi la notte di halloween, il troll e la nascita del trio, e gli anni di scuola con lei sempre al suo fianco.
“Quando è cambiato tutto, Harry?” si domandò “Quando lei è diventata la cosa più importante per te? Quando hai passato il limite dell’amicizia? Quando ti sei accorto d’amarla? Al ballo del ceppo con quel suo splendido vestito blu? O quella notte al ufficio misteri, quando credevi d’averla persa? O quando è morto il professor Silente? O dopo che avete fatto l’amore in quel sottoscala? Ma forse, stupido, l’hai sempre amata senza rendertene conto, l’ami ancora.”

Arrivato nei pressi della stamberga strillante, fermò la moto e sceso si tolse il casco. La pioggia era finita per il momento. E mentre il mago camminava verso la casa diroccata si lasciò andare ai ricordi, riportando alla mente il giorno in cui Hermione gli aveva detto d’amarlo.
Si stavano rivestendo e lei lo chiamo: “Harry…”
Questo lo fece sobbalzare, non parlavano ne’ prima ne’ dopo averlo fatto.
“Si” rispose lui guardandola negli occhi.
“Credo d’amarti.”
“Cosa?” domandò.
“Ti amo, Harry.”
Quelle parole gli riempirono il cuore di una felicità immensa e per un attimo un solo attimo di paradiso pensò di rispondere: “Anch’io ti amo, Hermione, ti ho sempre amata.” Per poi stringerla a se, baciarla, baciare la sua Hermione, la donna che amava. Ma…
Il ragazzo sospirò “Hermione io…. Non so che dire.” e poi aggiunse “Perdonami Hermione, ma io non ti amo, tu per me sei solo una cara amica…” e vide la delusione e le lacrime in quegli splendidi occhi nocciola, e si odiò per quello che aveva fatto.
E poi litigarono come non avevano mai fatto prima, e lei se ne andò piangendo. Mentre lui per scaricarsi colpì il muro con un pugno.
Ma qualcuno aveva visto Hermione sconvolta e in lacrime lasciare la stanza, e la inseguì.
“Hermione che succede? Che hai?” le domandò Ron quando la raggiunse e la prese per un braccio.
“Niente Ron, lasciami, lasciami andare.”
“Dimmi cosa c’è? Ti prego, non posso vederti così?”
“Lasciami in pace.” Gridò la ragazza spingendolo via per poi fuggire.
Ron la guardò andare e sentì in se crescere una rabbia mai avuta prima, ed entrò nella stanza trovando Harry con lo sguardo basso, scuro in volto e ancora mezzo svestito. Il rosso ci mise pochi secondi a capire cosa era successo guardando l’amico e poi il letto disfatto.
“Cazzo Harry!!” Gridò “Ma cosa hai fatto ad Hermione?”
“Secondo te, Ron?” disse lui in tono sprezzante e menefreghista e poi aggiunse: “Me la sono scopata. E da tempo che va avanti questa storia, appena abbiamo un attimo libero ci diamo dentro. Due amici che si divertono. Dopo tutto me lo merito sono il prescelto e se poi muoio almeno mi sono tolto questo sfizio….”
A sentire quelle parole Ron non capì più nulla e gridò: “Harry. Ma che cazzo dicci? Ti rendi conto che stai parlando di Hermione?”
Lui sorrise e rispose: “E allora? Dovresti fartela anche tu non è niente male. Ah ho capito sei geloso perché io me la sono fatta per primo. Non ti preoccupare credo che lo farà anche con te, ha un certo avvenire come putt….”
Ma non finì la frase perché Ron lo capì al mascella con un destro facendolo cadere sul bordo del letto e poi a terra, Harry si riprese e si toccò il labbro sanguinante.
Ron era in piedi sopra di lui, nero, i suoi occhi erano colmi di rabbia e gridò: “Come puoi aver fatto questo proprio a Hermione? Come puoi dire queste cose, Harry? Cosa ti è successo, per diventare così?”
“Ho solo preso coscienza di…” sussurrò il giovane mago.
“Di cosa? Di cosa?” gridò l’amico.
Harry si rialzò e colpì l’amico a sua volta prima in faccia e poi allo stomaco. Ron gli restituì i pugni. La lotta continuo per mezz’ora circa, dopo di che i due ragazzi si trovarono stremati seduti sul pavimento con le schiene appoggiate al bordo del letto.
Ron si massaggiava il viso dolorante e diceva: “Lo sai che hai un destro niente male?”
“Anche tu.” Rispose Harry senza guardare l’amico e massaggiandosi lo stomaco.
“Per una volta ti ho capito meglio di Hermione, Harry…”
Il ragazzo non rispose.
“Se hai detto quelle cose a me e a lei c’è una ragione ben precisa, tu non vuoi metterci in pericolo. Pensi che se noi siamo davvero arrabbiati con te non ti seguiremo contro Voldemort. Forse ci sei riuscito con Hermione, perché lei adesso non riesce a pensare in maniera lucida visto….” e si fermò per poi sussurrare: “…che lei è innamorata di te.” A Ron faceva ancora male il sapere che non aveva avuto neanche una possibilità con la donna che amava.
“Ma Harry,” continuò “non ti libererai di me tanto facilmente. Ti seguirò fino alla fine, fino al inferno.”
E fu così, Ron seguì Harry come il più fedele degli amici, fino al giorno dello scontro finale. Ron rimase fuori nel cortile del castello, in cui si era rifugiato Voldemort, ad affrontare alcuni mangiamorte, mentre Harry e Rigel cercavano stanza per stanza il signore oscuro.

Dietro la casa stregata più infestata della Gran Bretagna, si trovava un posto accessibile solo a pochissime persone, questo era: il cimitero di Hogwarts, lì riposavano gli uomini e le donne che erano stati importanti per una delle scuole di magia e stregoneria più antiche al mondo. Il cimitero ero visibile solo a chi aveva una persona amata tra i defunti, ed Harry Potter ne aveva tante. In quel luogo riposavano i suoi genitori, Cedric Diggory, Arthur e Charlie Weasley, e naturalmente il più grande preside che Hogwarts aveva mai avuto nella sua millenaria storia: Albus Silente. Harry per prima cosa avrebbe visitato le tombe dei genitori e poi quella del suo mentore, ma mentre passeggiava tra le lapidi, notò un mazzo di fresche rosse bianche deposte su una tomba la cui lapide era di pallido marmo. Si fermò e ne lesse le iscrizioni: “Sabrina Hallow nata il 25 maggio 1924 morta il 19 gennaio 1942. L’unico raggio di luce nella vita del uomo più oscuro.” Harry sapeva chi aveva deposto quelle rosse, sapeva chi era Sabrina Hallow e sapeva chi era l’uomo più oscuro.
Continuò arrivando al centro del cimitero dove si trovava il monumento funebre dedicato a Silente, la statua di una grande fenice simile a Fanny con le ali aperte mentre spiccava il volo. Harry, come anche molti membri del ordine tra cui Hermione, lo consideravano una esagerazione, il preside ne avrebbe sicuramente fatto a meno. Appoggiato al piedistallo della statua c’era David Giles, aveva la testa bassa, ma sicuramente non stava pregando.
Harry sorrise, sapeva che lo avrebbe trovato lì, non perdeva occasione di tornare sulla tomba di suo zio ogni volta che si trovava nei paraggi e di lasciare delle rosse bianche per un amore del passato.

David Giles era figlio di Ecate sorella di Albus Silente, ma zio e nipote non erano in buoni rapporti, avevano visioni del mondo molto differenti, anche se si rispettavano tantissimo. David aveva ormai da anni un forte senso di colpa, perché l’ultima volta che si erano incontrati, l’estate prima della morte del grande mago, avevano litigato in modo molto duro.
“Ciao Giles.” gli sussurro Harry.
“Ciao Potter.” Disse lui e i due si strinsero la mano e David aggiunse: “Bentornato a casa.”
Harry sorrise “Vorrei poterti dire lo stesso, ma so che tu non consideri Hogwarts come casa tua.”
“Lo sai che io non ho un posto che posso chiamare casa. Hai informato la preside che accettavi il posto d’insegnate di difesa?”
“Si, certo le ho mandato un gufo. Scusami un attimo.” E Harry si allontanò per mettere dei fiori sulle tombe dei suoi genitori, ma di fronte alle lapidi vide che qualcuno lo aveva preceduto.
“E’ stata Hermione, è venuta cerca un ora fa…” disse Giles che lo aveva seguito rimanendo però distante un paio di passi.
Harry sorrise ripensando alla prima volta che era stato in quel posto, era venuto solo con Hermione e anche quella volta la strega aveva lasciato dei fiori sulle tombe dei Potter.
Allora Harry le aveva detto: “Hermione, hai presente il ricordo di Piton legato ai miei genitori?”
“Si, Harry.”
“Mia madre da giovane mi ricordava te…” sussurrò il giovane mago.
La ragazza si commosse, se solo Harry avesse saputo che effetto facevano quelle sue frase, quei suoi complimenti, sul cuore della sua migliore amica, e se solo Hermione avesse avuto maggior consapevolezza dei suoi sentimenti.

“Potter?!”
“Si!?” esclamò sentendosi chiamare da David.
“Che fai sognavi a occhi aperti. Avevi una faccia da interdetto.”
Harry sorrise.
Poi David gli disse: “Andiamo? Ci stanno aspettando.”
Harry guardò verso la scuola, il cielo era nuvoloso il castello era nascosta tra la foschia se ne vedeva solo la sagoma, ma per Harry Potter era bellissimo. “Sarà fantastico rientrare fra le sue mura, ma non più come studente ma come professore. Sto tornando a casa e ci sarà anche lei…L’iniziò di una nuova vita, un’altra possibilità forse.” Pensò.
In quel momento anche Hermione guardava Hogwarts, ma dal lato opposto e da molto più vicino nei presi della casa di Hagrid, facendo una passeggiata e pensava: “Dio, non pensavo proprio di tornare qui, soprattutto come insegnante. Tra qualche ora sarà ufficiale diventerò la nuova professoressa di trasfigurazione. Hogwarts è ancora bellissima, affascinante e maestosa come la prima volta che ho varcato la sua soglia. Quello fu l’iniziò di una nuova vita per me, ma anche questo è un nuovo iniziò…una nuova vita per me ed Harmony. E chi sa forse anche per..”
Harmony non faceva altro che guardare da per tutto, ogni cosa per lei era nuova e magica, mentre passava per il grande portone pensò: “Hogwarts! Questa è Hogwarts, la mia nuova casa, il mio nuovo mondo, il posto a cui sono destinata. Un nuovo iniziò, una nuova vita con mamma, con una nuova amica,” e guardò Tibby “con il mio primo vero amore, un ragazzo fantastico” e si strinse al braccio di Acrux e lui le sorrise “e spero di incontrare anche lui… mio padre.”

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