mercoledì 9 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo venticinquesimo: La battaglia di Westminster


Dopo aver lasciato James, Tim e Harmony a King Cross. David prese la metropolitana e uscì a Westminster. Il tempo era piovoso come lo era sempre a Londra, ma a lui piaceva in quel modo, il clima della capitale si s'addiceva al suo modo di essere, l’amava quanto Edimburgo e la sua città d’adozione Atene.
Si alzò il bavero e uscito dalla stazione della metropolitana sentì l’aria frizzante del pomeriggio inoltrato. Passeggiò sul ponte di Westminster raggiungendo quasi l’altra riva del Tamigi. S’appoggiò alla balaustra a braccia incrociate e guardò il fiume scorrere verde e marrone sotto il ponte, poi alzò gli occhi e vide la London Eye, l'enorme ruota panoramica, a lui non piaceva, troppo moderna per l’antica città, e poi guardò giù a destra sul riva del fiume, la scala e ricordò, ricordò la battaglia di quel luogo di quindici anni prima.

La guerra era al suo quinto mese, e le sorti del conflitto erano quanto mai incerte, si combatteva casa per casa, strada per strada, metro per metro. Due importanti battaglie erano state vinte dagli auror: quella di King Cross e quella del San Mungo, ma i mangiamorte gli avevano sbaragliati nella battaglia campale del Sussex, dove erano caduti centinaia di soldati da entrambi gli schieramenti. Londra era terra di nessuno, gli auror e i mangiamorte si erano spartiti la città, ogni quartiere poteva essere conquistato, perso o difeso. La tecnologia babbana era stata cancellata, i maghi oscuri avevano lanciato una terribile onda elettromagnetica simile a una tempesta solare, che aveva fatto tornare il mondo al medioevo. Computer, cellulari, armi moderne e erano diventati che inutili pezzi di plastica e metallo. Le città erano prive d’energia elettrica, gli uomini scoprirono d’aver di nuovo paura del buio e di tutte le creature che credevano leggende. In quei giorni l’unica legge che governava la terra, era quella del più forte, chi si adattava sopraviva, e il debole era costretto a morire. In quello stato di cose alcuni beni come: l’acqua, il cibo, o la benzina si rivelavano più importanti della vita stessa. Quella situazione estrema tirò fuori il peggio o il meglio degli esseri umani. I babbani però non sapevano distinguere fra maghi buoni e cattivi, se si era fortunati si poteva trovare aiuto dà degli auror, o essere resi schiavi dai mangiamorte.
Per lo più le battaglie non erano altro che scontri urbani molto piccoli e brevi.
Harry, diventato da subito tenente della compagnia grifondoro, era sempre in prima linea, sempre molto spericolato, violento e vendicativo. Naturalmente la prima rendersi conto del cambiamento era stata Hermione, anche lei tenente della compagnia rosso oro. La ragazza ne aveva parlato con Remus che era stato nominato generale al iniziò della guerra, il mago le aveva detto che avrebbe parlato con Harry, ma in realtà non sapeva bene cosa avrebbe dovuto dire, e aveva troppe cose a cui pensare.
Hermione era preoccupata, pensò di rivolgersi ad altri come: Arthur Weasley, o Bill, o Alastor, o la professoressa Mcgranitt, ma sapeva che Harry non si sarebbe aperto con nessuno di loro, almeno non quanto avrebbe fatto con Sirius e Silente.
Ma esisteva una sola persona a cui sembrava che Harry dava un minimo d’ascolto, all’epoca a Hermione non piaceva del tutto, ai suoi occhi non era diverso da un mangiamorte, poi il suo modo di comportarsi lo rendeva indegno d’essere il nipote di Albus Silente.
Ma se c’era una cosa che la strega aveva imparato dalla guerra era che bisognava arrangiarsi con quello che si trovava, in poche parole si sarebbe rivolta a David Giles.

Il headquarters della compagnia Corvonero, di cui David era il comandante, si trovava nella St Pancras New Church sulla Euston Road, poco distante dalla King Cross Station.
St Pancras New Church, new per distinguerla dalla old, era stata costruita nei primi anni del 800, ma la sua particolarità era che ricordava un tempio greco, su un lato c’era l’ingresso della cripta che era ‘difeso’ dalle cariatidi, riproduzione di quelle del tempio dell’Eretteo sull’Acropoli d’Atene. Tutta la costruzione faceva un certo effetto, le mura erano spesse, e il campanile alto permetteva una certa visione a distanza. La chiesa si trovava in un incrocio, dall’altra parte della strada c’era una ex caserma dei pompieri, dove i Corvonero dormivano. Le strade erano stare bloccate dà dei bus a due piani rovesciati. Hermione venne fermata dalle guardie sulla Euston, che erano comandate da Zabini da poco promosso sottoufficiale.
Dopo averne provato l’identità, la giovane strega sarebbe stata scortata dal ex-serpeverde fin davanti alla chiesa.
“Come sta tuo figlio, Zabini?” domandò la strega mentre i due camminavano.
“Bene grazie, ma puoi chiamarmi Blaise. Lo avresti mai detto che un giorno avremo combattuto dalla stessa parte io, te e persino Draco?”
Hermione sorrise e rispose: “Su di te c’era d’aspettarselo, ma su Malfoy proprio no.”
“E’ incredibile cosa può fare l’amore a una persona. Draco è completamente cotto della Weasley, non fa altro che parlarne, non l’ho mai visto così felice con qualcuna. Neville come l’ha presa?”
“Cerca di non pensarci, è stata dura, Ginny è stata la sua prima ragazza. Pensa d’essere tornato ai tempi in della scuola quando era uno sfigato, e un perdente. Susan Bones gli sta vicino.”
“Bones con Neville! Perdiana mi devo rimettere in gioco. Che fai domani Hermione?”
“Mi spiace ho il turno di perlustrazione, e poi io e te non avremo futuro.” Rispose lei.
“Ehi non voglio una relazione seria, solo un’avventura, una storia di sano sesso.”
“Non sono il tipo per una storia di solo sesso, e poi ultima tua avventura ha prodotto un bambino. Perché non ci provi con Luna?”
“Luna sta da qualche mese con un misterioso amante che le fa molti regali, ultimo è stato una bottiglia d’idromele d’oro.”
“Una bottiglia d’idromele?” Mormorò Hermione sorridendo, pensando che Ron qualche giorno prima ne aveva trovata una in un covo abbandonato di mangiamorte. “Luna e Ron insieme, sarebbero una bella coppia.” Pensò. “Sembra che nonostante la guerra tutti cerchino e trovino l’amore, tutti vivono usando ogni secondo pensando di non avere un domani. Forse dovrei farlo anch’io.”
“Hermione!?” disse Zabini, riportando la strega alla realtà “Tenente siamo arrivati.”
“Ah sì ok, grazie Blasei. Ciao” Disse lei trovandosi davanti alle maestose colone dell’entrata del tempio.
“Ciao, strega.” Disse il mago prima d’andare.
A Hermione s’avvicinò una ragazza orientale che la guardava di traverso e le disse: “Se vuole seguirmi? Il capitano Giles la sta aspettando.”
“Sì, ma come fa a saperlo?” domandò lei.
La ragazza non rispose, ma le diede le spalle.
“Auror!” disse la grifondoro “Sei Cho Chang, non è vero? Non m’interresa cosa pensi di me, ma si saluta il grado non l’uomo.”
“Sì signora.” Disse la corvonero voltandosi di scatto e facendo il salutò auror.
“Molto bene, ora puoi condurmi dal tuo comandante, auror Chang.” Disse la strega non nascondendo un certo piacere nel aver trattato quella ragazza in quel modo, soprattutto dopo la storia che aveva avuto con Harry e il tradimento dell’ES.
Entrata in chiesa notò che molti auror dei corvonero dormivano sui banchi, alcuni giocavano a carte o leggevano, insomma sembrava che tutta la compagnia si fosse lasciata andare, che fossero privi di disciplina militare.
“Ma che succede qui? Questa non sembra una compagnia auror!” Disse Hermione.
“Il capitano Giles, dice che questa è casa nostra e possiamo fare quello che vogliamo, l’importante che diamo il massimo in combattimento. Sempre citando lui: ‘Questa è la sua nave pirata.’” Disse Cho sorridendo.
“Ma sarà…” disse la grifondoro alzando le spalle.
Poi sentì gridare: “No, non è possibile Malfoy hai vinto ancora, cavolo ti preferivo quando stavi con i mangiamorte almeno vincevo qualche mano.” Era la voce di Belconte, mago d’origine italiana. “Sei fortunato al gioco e pure in amore, mi fai schifo biondo.”
Draco sorrise, ma alzò lo sguardo, incrociando per un istante la sguardo con Hermione, la salutò e si rimise la mescolare le carte, dicendo ai tre compagni: “Ragazzi qualcosa bolle in pentola.”
“Come?” domandò Belconte.
“La tenente con Chang è la Granger.”
“Hermione Granger?! Quella Granger, il braccio destro di Potter?” disse l’italiano “Fa vedere.” E si alzò in piedi. “Wow non è niente male hai capito il prescelto. Malfoy tu che li conosci bene, ma lei e Potter?”
“No, ed è un peccato, quelli s’amano da quando avevano undici anni.” Rispose il biondo mescolando le carte.
Cho portò Hermione fino alla porta nel giardino dietro la chiesa, dove David, Rigel e Nicole Strahm avevano appena finito di allenarsi in un duello con le spade, mentre il mago aveva la sua Katana, la Black usava una spada coreana, mentre Nicole una sciabola francese.
“Ciao, Hermione?!” disse David sorridendo non appena la vide. “Come mai da queste parti?”
“Vorrei parlarti.”
Dal tono di voce il mago capì che doveva essere qualcosa di molto importante, ma anche personale.
“Allora io vi lascio.” Disse Rigel “Ciao Hermione. Ci vediamo dopo David.” mentre se ne andava, seguita da Nicole Strahm.
“Ciao Rigel.”
David ed Hermione restarono fuori e per un po’ rimasero in silenzio.
“Hermione perché sei qui? C'entra Harry?”
“Come? Ma come hai fatto a capirlo? Non avrai usato la legimanzia.” Rispose lei.
“Sono abbastanza bravo con la legilimanzia, non come Riddle naturalmente. Ma non ti preoccupare non riesco a leggere niente di te, sei brava con l'occlumanzia. Ma non ci volevano incantesimi per capire cosa ti passava per la testa, tenente.” Disse lui dandole le spalle, per andare a prendere un pezzo di stoffa appoggiato ad un albero e con esso lucidare la spada.
Hermione sorrise e disse: “Mi dimenticò che sei un ottimo osservatore, e non sei uno dei ragazzi di solito loro non capiscono niente.”
“Io non sottovaluterei i tuoi amici. Ma se sei venuta ci dev’essere qualcosa d’importante, è cos’è la cosa più importante per Hermione Granger? Il suo migliore amico Harry Potter. Cosa c’è?”
“Vorrei che tu parli con lui, rischia troppo e poi non è più lo stesso, è sempre di cattivo umore, non si riposa mai abbastanza, ed è troppo violento in battaglia.”
“Io non sono mio zio Albus.” Disse lui in modo freddo e poi sospirò.
“Lo so, ma credevo….” Disse la strega, molto delusa e amareggiata, si era voltata per andarsene, ma David la fermò mettendole una mano sulla spalla, e sussurrò: “Hermione fermati.”
La ragazza si voltò, aveva gli occhi rossi quasi in lacrime e disse: “Tu devi fare qualcosa. Ti prego, se continua così non so cosa potrà succedergli, a te da retta.” Iniziò a piangere e lanciò fra le braccia del mago.
Lui restò impietrito, poi la prese per la spalle e l’allontanò. Nella mente del mago al volto in lacrime di Hermione si sostituì quello di Sabrina. David alzò una mano a avrebbe voluto accarezzarle il viso, ma si trattene, indietreggiò di un paio di passi e disse: “Hermione, gli parlerò anche se non penso che cambierà molto.”
Hermione sorrise e disse: “Ti ringrazio. Ora vado. Ciao David.”
“Ciao Sab… ehm Hermione.” Voltandosi e sorridendo.
E la strega se ne andò.
“Questa poi….” Disse una voce femminile proveniente da uno degli angoli più oscuri del giardino.
“Laura da quanto tempo stavi lì?”
“Abbastanza, qualcosa in contrario, David?”
“No, niente.”
“Sei strano, capitano.” Disse la vampira avvicinandosi a lui.
I due si trovavano vicinissimi, l’uno di fronte all’altro, lei si spostò una ciocca di capelli dalla fronte.
“Ti ricorda lei. Non è vero?”
Lui non rispose.
“Direi di sì, sai potrebbe essere un’idea se tu ed Hermione…” disse la vampira con un sorriso malizioso.
“Io potrei essere suo nonno, forse anche il suo bisnonno.”
“Lo sai che noi siamo bloccati alle nostre età biologiche e psicologiche. Io avrò sempre sedici anni, tu ventiquattro. Hermione è veramente simile a Sabrina, l’amicizia tra te e Sabrina e simile a quella fra quei due ragazzi.”
“Forse, ma non finirà nel stesso modo. Io non lo permetterò. Riddle ha rovinato troppe vite, se non sarà a quel ragazzo ucciderlo sarò io.”
“Adesso si che ti riconosco. Ma quello che ho visto poco fa, non sembravi neanche tu.”
“Che vuoi dire, Ossian?”
“No, niente, ma era da molto tempo che non ti vedevo consolare qualcuno, provare sentimenti come la compassione. Quella ragazza ti ha toccato l’anima, ma non solo per quanto riguarda Harry Potter.”
“No.” Disse David scuotendo la testa. “Quei ragazzi si amano, è l’amore non è cosa da poco, non voglio che i loro sentimenti si perdano in questa miserabile guerra. L’amore è unico potere al mondo che può salvare un uomo dalle tenebre.”
“E tu e io le conosciamo bene le tenebre, Giles.” Disse la vampira guardandolo con occhi velati di oro, tipici di quando stava per combattere.
Una voce maschile gridò: “Capitano!! I mangiamorte si muovono forse ci sarà una nuova battaglia. Il comando ha mandato ordini, che dobbiamo fare?”
“Prepariamo. Dici a tutti di muoversi.” Rispose lui e poi alla non-morta “Laura finiremo il discorso un’altra volta.”
“Sì, certo. Vado a prendere le armi, ci vediamo dentro.” Disse lei
David se ne andò per primo, mentre Laura sussurrava: “Le tenebre quanto è facile perdersi in esse, dentro e fuori di noi.”

Qualche giorno dopo, c’era stata una battaglia che aveva coinvolto parte della compagnia Grifondoro. Harry era in prima linea sempre osservato da Hermione.
Il giovane tenente incalzava i mangiamorte, ma la sua cicatrice iniziò a fargli male, quel dolore voleva dire che Voldemort, non era lontano e appunto il signore dei mangiamorte apparve a circa cento metri di distanza da lui, per poi scomparire tra la polvere e il fumo della battaglia.
“Voldemort.” gridò il mago, e lo inseguì.
“Harry no!!” gridò Hermione avendo visto tutto, seguendolo.
Il giovane tenente si ritrovò sul ponte di Westminster, tutto era avvolto in un innaturale silenzio, anche il Tamigi sottostante sembrava muto. Harry si guardò in intorno, poco dopo sentì dei passi di corsa dietro di lui, si voltò puntando la bacchetta, trovandosi di fronte Hermione.
“Harry che diavolo ti è saltato in mente? Andare da solo…”
“E’ qui Hermione, lo so. E ora che io vendichi i miei genitori, Sirius e il professor Silente.” Disse lui con tutto l’odio che aveva in corpo.
“No, è una follia potrebbe essere una trappola, torniamo Grimmauld Place, prima che sia troppo tardi. Ti prego.” Disse la giovane strega in lacrime, prendendo l’amico per il braccio destro.
“No!!” gridò Harry e strattonò con rabbia Hermione, lei cadde a terra, e lui avanzò di pochi passi gridando: “Deve finire oggi. Troppe persone sono morte o hanno sofferto per colpa di quel uomo. Oggi lo ucciderò, così anche questa assurda guerra finirà, incubo di Voldemort oggi avrà fine.”
“Harry è impossibile non abbiamo ancora trovato tutti gli Horcrux, ti prego calmati e torniamo tra i nostri.” Disse la strega ormai in lacrime.
Lui si voltò e vedere Hermione a terra in lacrime, gli riportò alla mente il giorno in cui l’aveva vista piangere per finta quando Umbridge lo voleva torturare, ma le lacrime questa volta erano vere, la sua migliore amica era davvero preoccupata per lui.
“Ti prego Harry, non facciamo lo stesso errore di quando ci siamo precipitati al ministero. Ti prego torniamo indietro.”
Lui le si avvicinò. Lei aveva il viso sporco, e singhiozzava. Il ragazzo s’inginocchio e le disse: “Hai ragione Hermione. Torniamo a casa.” E le offrì la mano per rialzarsi.
Gli occhi del giovane auror erano tornati sereni, di un verde splendente.
Hermione sorrise e disse: “Sì, Harry, andiamo.” Lei gli afferrò la mano del ragazzo, e si rialzò.
Di nuovo in piedi, lui le mise una mano sulla spalla e l’abbracciò. La ragazza sentì il calore di quella stretta, forte e gentile al tempo stesso e il suo viso le sembrò andare in fiamme.
Dopo l’abbraccio, Harry le sorrise e disse: “Torniamo a casa, Hermione.”
“Speriamo che non si accorga che sono arrossita.” Pensò la strega, poi lo guardò mentre camminavano sul ponte mano nella mano. “E’ così bello quando non si lasciando prendere dall’odio e dalla vendetta. Un giorno dovrai dirgli cosa provi Hermione, e se fosse oggi quel giorno?” e disse: “Harry posso dirti una cosa?”
“Sì, certo.”
“E’ una cosa importante. Da quanto tempo ci conosciamo? Vedi io sento che…” disse Hermione, ma un rumore dietro le loro spalle la bloccò, poi una voce sibilante disse: “Te ne vai di già Potter. Non vuoi più giocare con me?”
Quella voce per i due ragazzi fu come una scossa elettrica. Si voltarono e videro nel mezzo del ponte Voldemort che teneva fra le mani la sua bacchetta.
Lo sguardo di Harry tornò a essere tirato, i suoi occhi trasmettevano odio mentre sussurrava il nome di cui tutti i maghi avevano paura: “Voldemort.”
Il mago oscuro sorrideva con il suo viso da serpente.
Harry lasciò Hermione, le lasciò la mano, e avanzò verso il suo nemico di sempre.
La strega si lanciò di lui prendendolo per un braccio e lo pregò: “Andiamocene subito, scappiamo”
“Ti lasci comandare da una donna, Potter? Sono qui, non vuoi combattere?”
“Sì, schifoso bastardo.” Poi all’amica ancora stretta a lui sussurrò: “Vai a casa, Hermione. Corri e non voltarti indietro.”
“No, io non ti lascio, forse insieme…”
“Cazzo, vattene.” Le sussurrò “Non voglio che tu sia coinvolta nello scontro vai via, se io combatto contro di lui, avrai il tempo di scappare.”
“Non mi presenti alla signorina, Potter? Chi è la tua nuova ragazza?”
“Lei non è nessuno. Vuoi combattere o no?” disse Harry costringendo la strega a lasciarlo.
Hermione lo guardava incredula con gli occhi pieni di lacrime, sperando che fosse un incubo.
“Sono sicuro che la tua amica mi conosce di fama.” disse il mago oscuro, poi rivoltò alla giovane strega “Dopo che avrò massacrato Potter approfondiremo la conoscenza signorina.”
“Sei qui per fare per combattere o per parlare?” gridò Harry. “Expelliarmus” gridò il giovane mago puntando la bacchetta.
Voldemort sorrise e con un semplice gesto alzò uno scudo magico che bloccò l’incantesimo di disarmo, come se fosse il più semplice incanto di un allievo del primo anno. “Che pensavi, che poteva nuovamente funzionare come quella notte al cimitero. Silente avrebbe dovuto insegnarti che lo stesso incantesimo non funziona mai due volte contro un avversario. Poi è così triste vedere che il bambino sopravissuto non è migliorato per niente. Tu non sei l’uomo della profezia, tu non puoi battermi.”
“Lo vedremo. Fulgur” gridò il ragazzo e dalla bacchetta scaturirono dei fulmini argentei, che colpirono Voldemort, alzando del fumo e della polvere.
Harry pensò d’essere riuscito almeno a ferirlo, ma quando il fumo di diradò. Voldemort era lì e stringeva nella sulla lunga e ossuta mano l’energia del fumine.
“Questa mossa Potter era notevole, ma insufficiente contro di me.”
Si sentì una voce femminile gridare: “Ferrum humi.” Sulla pavimentazione del ponte aprirono tre solchi e le lame invisibili cercarono di colpire Voldemort.
Lui con un rapido movimento della mano, anche se un po’ affatica bloccò l'incantesimo e disse: “Questo si che era un incanto ben lanciato complimenti ragazzina.”
La strega si alzò e guardò il nemico, con uno sguardo fiero disse: “Se vuoi uccidere Harry dovrei prima vedertela con me, Voldemort.”
“Vattene Hermione, ti prego.” Le gridò Harry.
“Perché la festa sarà più divertente. Più siamo meglio è.” Poi alla ragazza “Mi ricordi qualcuno di tanto tempo fa e anche la madre mezzosangue babbana di Potter.”
“Sono una nata babbana. Non ho paura di te come non ce l’ha Harry, come non ce l’aveva sua madre.”
Voldemort sorrise e disse: “Pensi d’essere come Lily Potter allora morirai come lei.”
“No!!” gridò Harry “Lei non morirà! Sarai tu a morire.” E puntata la bacchetta contro il mago oscuro evocò una palla di fuoco, che prese in pieno il bersaglio.
Questa volta anche se era riuscito a parare l’incantesimo Voldemort aveva accusato il colpo.
Era la prima volta da tanto tempo, non ricordava neanche più da quanto, che lui il signore oscuro si trovava in ginocchio per aver subito l’effetto di un incantesimo.
Harry Potter, il ragazzo di appena diciassette anni, lo aveva colpito.
Allora Voldemort per la prima volta capì che non poteva che non doveva sottovalutarlo e che doveva chiudere la partita oggi, perché lasciarlo in vita era ormai un rischio troppo grande. Il prescelto migliorava ogni giorno in modo esponenziale, il suo potere era enorme e per il momento non del tutto sfruttato, cosa sarebbe successo se ne avesse preso consapevolezza.
Voldemort iniziò a ridere e disse: “Oggi Potter tu e la tua migliore amica Hermione Granger morirete per mano mia.”
“Dannazione.” Esclamò Harry.
“Pensavi davvero di potermi tenere nascosto che lei era una delle persone a cui tenevi di più. Tu dimentichi che io so tutto di te che oltre a quello che ho visto nella tua mente e nel tuo cuore, mi sono documentato so: dei tuoi amici, di chi amavi e di chi è per te molto importante. Te l’ho promesso quel giorno al ministero, ti toglierò ogni cosa. Peccato avrei voluto uccidere la signorina Granger per ultima.”
“Io non ti permetterò di fargli del male.” E gridò “Ignis Crepusculi”.
Voldemort fu colpito ancora più forte, ma questa volta non fu impreparato parò il colpo con maestria, ma quando stava per attaccare subì un incantesimo sul fianco.
Il mago oscuro si girò e vide Hermione con la bacchetta ancora puntatagli contro, lui sorrise, un sorriso malefico e oscuro.
Harry li guardò entrambi e pensò: “Lo sempre dovuto affrontare da solo, anche se sono terrorizzato dal fatto che Hermione sia qui, so che rischia la vita, ma al tempo stesso sono felice che sia al mio fianco, con lei posso fare tutto. Dio Hermione se tu solo sapessi…”
La strega e il mago lanciarono insieme degli incantesimi contro Voldemort, ma lui era in grado di tenere testa a entrambi, ciò nonostante i due ragazzi attaccarono più e più volte, e sorridevano.
“Cosa hanno da sorridere quei due?” Pensava Voldemort “E’ possibile che nonostante tutto…” Un ricordo antico, una voce si fece sentire nella mente del signore oscuro, la voce di Albus Silente: “L’amore è una magia potente e antica, Tom.” “No, vecchio, niente al mondo ha confermato il tuo principio. Ma allora perché loro sorridono?” E il mago oscuro evitò un incantesimo della strega, e ne bloccò uno di Harry. Poi posta la mano sinistra aperta contro la strega, la sollevò in aria, per poi lanciarla sotto al ponte sul argine destro del fiume.
“No!!! Hermione!!” gridò Harry, che senza preoccuparsi di Voldemort si precipitò dall’amica, ma mentre correva il mago oscuro lo ferì con un incantesimo al braccio destro.

Con la spalla sanguinante il giovane mago scese le scale e vide Hermione riversa a terra. La raggiunse, e intanto diceva: “Fa che non sia… no non deve, non deve, non posso…” Si inginocchiò e le toccò il colo sentito il battito del cuore. “Dio ti ringraziò. E’ viva.” Mormorò.
“Non per molto.” Disse il signore dei mangiamorte ridendo alle sue spalle.
“Voldemort!!” gridò Harry “Lurido bastardo.” Il giovane mago si alzò, tenendo Hermione, ancora priva di sensi, vicino a se.
Il mago oscuro sorrise con un ghigno, e come un fantasma saltò tutta la scalinata, per atterrare in fondo a essa.
Mai come in quel momento i due maghi si trovarono l’uno contro l’altro.
“Ti ucciderò Potter.” Mormorò Voldemort.
“Provaci..” ringhiò Harry.
Intanto Hermione mugugnava qualcosa e poi sussurrò: “Oh Harry.” Sembrava si stesse per svegliare.
La ferita al braccio gli faceva male, ma Harry stinse il denti.
Voldemort puntò la bacchetta imitato dal giovane mago, ma questa volta il mago oscuro fu più veloce e disarmò il ragazzo.
L’oscuro signore lo guardò in modo grave e disse: “Pensò che sia ora che tu impari un paio di lezioni, Potter, delle cose che a scuola non ti hanno insegnato. Adesso allontanati dalla mezzosangue.”
Harry non si mosse, e guardava il nemico con odio.
“Ti ho detto di muoverti!!” gridò Voldemort “Forse a te non importa di morire, ma credo che t’importi qualcosa della morte della tua mezzosangue. Adesso spostati Potter.”
Il giovane mago guardò Hermione e anche se a malincuore si spostò, scendendo un paio di gradini.
“Bravo Potter.” Sussurrò Voldemort.
“Uccidi me, ma lascia andare Hermione, lei non ti ha fatto niente.”
Sul volto pallido si disegnò un ghigno e poi il mago oscuro disse: “Già il fatto che sia una mezzosangue nata babbana è una colpa ai miei occhi; più lo vuoi capire o no, Potter che il solo fatto che lei ti stia vicino per me basta per ucciderla, sei tu a volere questo.”
“Maledetto.” Gridò Harry.
Hermione stava riprendendo i sensi, chiamando il nome di Harry.
“A quanto pare la signorina Granger sta tornando fra noi. Bene molto bene.” Poi rivoltò verso Harry puntò la bacchetta e gridò: “Petrificus Totalus”
Il ragazzo si ritrovò immobilizzato e poi con un incantesimo voltato verso Hermione.
La strega riprese i sensi sentiva la spalla farle male, ma subito cercò Harry.
“Adesso la prima lezione Potter.” Disse Voldemort e puntata la bacchetta contro la ragazza gridò: “Crucio.”
La giovane strega iniziò a tremare violentemente come se il suo corpo fosse percorso da potenti scariche elettriche, e iniziò a gridare. Dopo qualche secondo Voldemort interrupe la maledizione. Hermione ansimava e gemeva.
“La colpa di questa tortura è del tuo migliore amico, signorina Granger.” Le disse il signore oscuro e poi a Harry “Spero che lo spettacolo sia di tuo gradimento.” E con un gesto libero gli occhi del ragazzo dall’incantesimo. “Potrei ucciderla velocemente, Potter o potrei continuare fin quando non diventa come Anne e Frank Paciock. Ho sempre ritenuto quel gesto della mia fedele Bellatrix un'opera d’arte. A te la scelta, dimmelo con gli occhi cosa vuoi che faccia. Avada o Cruciatus?”
Il ragazzo non rispose, non poteva rispondere, non voleva rispondere.
Allora Voldemort continuò con la tortura. Hermione gridava, strillava. Harry chiuse gli occhi, iniziando a piangere di dolore e di rabbia.
“E no, Potter non ti perderai la lezione.” E con un gesto costrinse le palpebre ad aprirsi.
La strega si contorceva la dolore, e quando il mago oscuro le dava tregua guardava verso Harry, lo sguardo di lei non cercava aiuto, ma gli diceva di non cedere che avrebbe dovuto combattere e gli diceva addio.
La rabbia del giovane mago cresceva sempre di più.
Un’altra scarica di Cruciatus colpì Hermione, e lasciandola senza fiato. Harry capì che la prossima sarebbe stata l’ultima.
Quando Voldemort lanciò di nuovo la maledizione, la ragazza gridò, ma subito dopo le urla cessarono di colpo.
Una figura nera con indosso una giacca di pelle si mise fra Voldemort ed Hermione. La giovane strega si lasciò andare a un respiro di sollievo, sentiva tutto il corpo fargli male, aveva la spalla destra slogata, mentre sentiva le gambe doloranti, ma nonostante la sofferenza si spostò e vide la schiena del mago che l’aveva salvata. Riconoscendolo sorrise per poi svenire nuovamente.
Anche Harry lo vide, ma per le lacrime non lo riconobbe subito, per un attimo gli ricordò Silente: lo stesso portamento nobile e deciso.
Il volto del uomo era basso, e non aveva battuto ciglio nonostante la maledizione della tortura.
“Chi sei? E' come hai fatto a non subire l'effetto della Cruciatus?” gli domandò Voldemort.
“Un incantesimo facile facile, ho subito dolori molto più forti di quanto tu possa immaginare, Riddle. Conosco il dolore a livello molecolare.” Disse freddamente l’uomo, ancora con il viso nascosto..
“Questa voce? Non può essere, dovresti essere morto? Tu non puoi essere qui?” disse Il mago oscuro.
Il nuovo arrivato iniziò a ridere e alzò gli occhi, guardò il nemico in faccia e disse: “La notizia della mia morte era al quanto esagerata.”
“Giles.” sussurrò il mago oscuro.
“Riddle è dai tempi della scuola che non ci si vede. Finalmente ha mostrato la tua vera pelle, serpente, il tuo vero volto.”
I due maghi si guardarono, in silenzio per un minuto che sembrò lungo un secolo.
Voldemort fu il primo a ricominciare a parlare: “E' giusto che tu muoia per mano mia, mezzosangue, sei degno solo di morire ai miei piedi, chiedendo pietà.”
David scese un paio di gradini della scala, aveva richiamato la spada di Corvonero dalla sua ombra e teneva la bacchetta di Sabrina nella mano destra.
Si guardò intorno, vide Harry e disse: “Riddle è facile prendersela con qualcuno che è ancora un essere umano, che ha nel cuore dei sentimenti, vediamo come te la cavi contro uno come me, bastardo.”
Il signore oscuro rise.
David disse: “Sai da quanto sogno di poter vendicare Sabrina? Sai quanto mi sono sentito in colpa quando ti ho lasciato in vita quel giorno? Ogni uomo, donna o bambino che è morto per mano tua o in tuo nome è stata anche colpa mia. Ma rimedierò al errore oggi.”
“Sei un debole, Giles, come Silente, come Potter. I tuoi morti erano insetti, esseri insignificanti. Solo il potere conta, e chi è abbastanza forte per usarlo.”
“Solo il potere. Vuoi il potere? Vediamo cosa provi quando lo senti sulla tua pelle.” gridò David alzò la bacchetta e gridò: “Aestus mundorum”
Una sfera d'energia blu e oro scaturì dalla bacchetta di David e attraversando la distanza fra lui e Voldemort distruggendo parte della pavimentazione.
La sfera colpì il mago oscuro in pieno, ma aveva parato l’incantesimo con un semplice gesto della mano destra.
Sul viso di David comparve un ghigno e disse: “Allora sono abbastanza potente per te, Riddle? Chi sa cosa avrebbe detto Sabrina vedendoti così?”
“Sarebbe venuta dalla mia parte, lei cercava il potere e oscurità quanto me, Giles. Voleva uccidere suo padre, tutta la sua famiglia, per ereditare ogni loro ricchezza. Era come noi e non si faceva scrupoli.”
“Stai mettendo, come sempre, lei non era come noi.” gridò l’auror.
Harry intanto ancora pietrificato, li guardava anche se era preoccupato per Hermione a terra in semi incoscienza, ma si chiedeva chi fosse la donna di cui David e Voldemort parlavano.
“Io non mento, se ci pensi bene, io sono l'unico a non mentire mai, ho sempre detto le cose come stano. Per come la vedo io siete voi a mentire. A voi stessi, a chi vi sta vicino e al mondo intero. Potter ha mentito a molta gente e continua a farlo anche adesso, pensa che mente persino sui suoi sentimenti per la mezzosangue. Non è vero ragazzo che tu l’ami, da molto tempo. Ti ho letto dentro. Se non fossi un bugiardo e un codardo te prederesti per te, anche uccidendo Ronald Weasley. Ma che parlo a fare ci hai pensato molte volte: ah se non ci fosse Ron.”
“Stai combattendo con me, Riddle.” Disse David con voce molto bassa.
“Non mi dimentico di te, Giles. Tu hai detto che siamo simili, ed è vero siamo entrambi alla ricerca di potere. Il tuo sogno di giustizia, non è poi così diverso dal mio.”
Non rispose.
“Io voglio semplicemente fare pulizia, portare ordine nel mondo, fare in modo che diventi un posto migliore per noi maghi, noi siamo il futuro. Questa non è altro che la selezione naturale del babbano Darwin. Il più forte, il migliore sopravive.”
David applaude e poi sorridendo disse: “Non sei neanche originale nelle tue stonzatte, e noi non siamo dei mangiamorte che ci cascano in questa robaccia di propaganda.”
A sorpresa Voldemort puntò la bacchetta contro Harry, e invocò Aestus mundorum.
Giles si lanciò e per puro miracolo, riuscì a respingere l'incantesimo verso alto, trovandosi subito dopo inginocchio ansimante ai piedi del tenente di grifondoro.
“Non posso difendergli entrambi.” pensava “Che diavolo ti è saltato in mente, Harry?”
Voldemort lo guardava.
“Che stupido devo chiamare Laura. Laura, Laura mi sentì. Ti prego vieni qui a Westminster ho bisogno di aiuto.”
Il comandante di Corvonero non sapeva se l’amica vampira aveva ricevuto la sua richiesta, poteva solo sperare, che avesse funzionato.

Intanto nei presi di St Paul, dopo una scaramuccia fra i mangiamorte e i corvonero era finita con la vittoria di quest’ultimi. Laura e Rigel si erano separate dal resto della compagnia per inseguire cinque Varulf, lupi manari d’origine scandinava, e li avevano appena uccisi.
“E’ stato più difficile del previsto.” Disse la figlia di Sirius.
“I licantropi sono potenti, soprattutto se come questi, appartengono a una stirpe che può mantenere la propria razionalità sotto forma di lupo.”
“Non li ami, Ossian.”
“Non troverai molti vampiri che li amano. Sono solo degli animali, bestie feroci, naturalmente esclusi Talbot e il generale Remus.”
“Siete davvero nemici naturali.” Disse Rigel.
“Da secoli ci facciamo la guerra, combattiamo per essere i padroni della notte. Anche se due vampiri fossero di stirpe nemica, se si trovassero davanti un licantropo lo affronterebbero insieme.” Disse Laura, estraendo la sua spada dal torace del ultimo Varulf ucciso.
La vampira guardò il sangue sgorgare dalla ferita. I suoi occhi cambiarono, le sue pupille si colorarono d’oro, respirò profondamente, mentre sentiva i canini allungarsi, i sensi diventare più acuti, e la sete crescere. Il suo volto cambiò e lei lo nascose fra le mano e diede le spalle all’amica.
“Laura tutto a posto? Stai male?” domandò Rigel, poi guardò il cadavere del licantropo e capì. “Non è colpa tua, penso sia naturale per voi….”
“Rigel vattene non voglio che tu mi veda così.”
“Ho già visto il tuo aspetto quando combatti o vai a caccia.” Disse la strega mettendole una mano sulla spalla della compagna.
La vampira di allontano con ancora il viso coperto e disse: “Ti prego vattene...”
“Ma Laura…”
“E vero che mi hai visto con il mio vero volto, ma non mi hai mai visto in preda alla sete.” Disse lei scoprendosi il viso, ma restando di spalle “Adesso potrei farti del male. Potrei non controllarmi. Di solito riesco a resistere alla vista del sangue, ma quello di un licantropo ha un odore troppo intenso, è qualcosa che sveglia la sete più forte.”
La giovane Black stava per lasciare l’amica, quando Laura la chiamò: “Rigel aspetta. David, David ha bisogno di noi.”
“David? Come lo sai?”
“Mi ha chiamato.”
“Sì, ma come? Che succede?”
“Mi ha chiamato.” Disse la vampira voltandosi, il suo volto era tornato normale, ma era preoccupato “E’ al ponte di Westminster e dev’essere in guai seri. Chiama tutta la compagnia.”
“Sì, Laura.”
“Io… Io vado avanti.” Rispose.
“Allora vengo con te.” Disse Rigel, prendendo il cellulare. “E’ una fortuna che li abbiamo modificati.” Sussurrò la strega, e chiamò: “Pronto Draco. Sono Rigel. Dove ti trovi?”

“Sono al San Mungo. Cosa c’è?” disse Draco, sdraiato a letto con Ginny, nella stanza della ragazza.
La strega sussurrò: “Che succede?” Vedendo il viso del suo ragazzo irrigidirsi.
“Sì, sì, ho capito Rigel chiamerò tutti non temere. Dì però a Laura di non fare follie. Lo so che non è mai successo, ma David sa badare a se stesso. Sto arrivando con gli altri. State attente mi raccomando.”
“Draco?” disse la strega dai capelli rossi, mettendosi seduta. “Cosa sta succedendo?”
Il mago si alzò e gridò: “Dove diavolo sono i miei vestiti, porco Merlino?”
“Sulla sedia. Draco che c’è?” domandò Ginny alzandosi nuda dal letto.
Malfoy intanto che si vestiva, rispose: “David… Il capitano Giles è in pericolo. Dev’essere successo qualcosa di grave. Lui di solito non ha mai bisogna di aiuto.”
Ginny lesse negli occhi del proprio ragazzo la paura, e s’allontanò da lui per vestirsi.
“Ginevra che fai?”
“Che domande vengo con te. E anche merito di quel uomo se sei cambiato, non posso restare senza far nulla, mentre tu rischi la vita per salvarlo, e non voglio lasciarti solo, non voglio perderti….”
Il mago sorrise e disse: “Oh Ginevra. Adesso andiamo.” Sospirò. “C’è solo un uomo che può aver spinto David ha chiamare aiuto.”
Ginny guardò negli occhi Draco mentre si rimetteva il reggiseno e disse: “Vuoi dire che potrebbe essere lui?”
“Sì, sicuramente è lui, è il oscuro signore.” Draco disse quel titolo con tutto odio di cui era capace, e poi pensò: “E se c’è Voldemort ci sarà anche…”
In quel momento la porta sì aprì e n’entrò Ron, che vide sua sorella e ex-suo nemico rivestirsi.
“Che cazzo? Maniaco, cosa hai fatto a mia sorella?” disse il grifondoro lanciandosi a strozzare Draco.
“Ron!!” gridò Ginny “No, lascialo. Non abbiamo fatto niente di male!!”
“Lenticchia ti prego calmati…” disse il biondo cercando di non farsi ammazzare. “Ti capisco, ma non c’è tempo… Il mio capo è in pericolo…”
“Tu sei in pericolo, razza di bastardo. Lo sapevo che non eri cambiato. Come hai potuto violentare mia sorella?”
“Io non ho violentato nessuno…” rispose Draco con la voce strozzata, cercando di liberarsi dalle mani di grifondoro.
La strega afferrò il braccio del fratello e gridò: “Fermo Ron, lo ammazzi così. Lui non ha fatto niente.”
“Ginny stai zitta, sicuramente avrà usato la maledizione Imperius per averti in suo potere, per costringerti a… Ma io lo uccido questo stronzo!!”
“No, Ron, lui mi ha costretto a fare niente.” Gridò lei, iniziando a piangere.
Il rosso preso dalla lotta, spinse via di malo modo la sorella, che cadde a terra in lacrime.
“Ginevra.” Gridò Draco e si libero dalle mani del grifondoro, per poi scansarlo lontano e si mise in ginocchio vicino alla strega ancora a terra. “Ginevra, ti sei fatta male?” domandò.
“No, sto bene?” e poi guardò verso il fratello al centro della stanza. “Razza di stupido!!” Gridò “Cosa volevi fare? Io non sono più una ragazzina, Ron!! Se voglio fare l’amore con l’uomo che amo sono libera di farlo.”
“Tu fare l’amore… ehm con lui, con Draco Malfoy.”
“Sì, Ron. Io amo Draco Malfoy. E lui ama me.”
“Ma Ginny…” cercò di dire il giovane mago.
“Basta con Ginny, io sono Ginevra, non Ginny.” rialzandosi “Lui mi chiama Ginevra, e mi tratta d'adulta e d’auror cosa che tu e tutti gli altri non avete mai fatto. E adesso basta parlare, esci ci dobbiamo vestire e andare a salvare il capitano Giles.”
“Ginn… Ginevra, ma…”
“Ron esci.” Disse la strega indicando al fratello la porta.
“E lui?” domandò il mago guardando Draco rimasto inginocchio.
“Draco, mi ha visto nuda, è il mio amante. Ora esci.”
Ron uscì moggio moggio dalla stanza.
Malfoy si rialzò, guardò sorridendo e con soddisfazione la propria ragazza e disse: “Credo di non aver mai visto niente del genere.”
“Era da un sacco di tempo che volevo dirglielo. Ma cos’è che ti fa ridere tanto?”
“No, niente solo: Io amo Draco Malfoy.”
“Oh cavolo avrei voluto dirtelo in un altro modo, ma è la verità”
“Lo so, e anch’io ti amo. Adesso muoviamoci.” Disse il mago continuando a ridere.
“Continuerai a ridere per molto.”
“Sì, che faccia che aveva tuo fratello. Troppo forte.”
“Siete due stupidi, ma che devo aspettarmi siete dei maschi.”
E finito di vestirsi il più in fretta possibile uscirono, Draco aveva già chiamato la compagnia avvertendo Luna.
Ron era appoggiato al muro opposto alla porta con le braccia conserte.
“Cosa è successo a David?”
“Non lo sappiamo, sappiamo solo che è in pericolo e che si trova a Westminster.” Rispose Draco.
“Miseriaccia!!” esclamò Ron.
“Appunto hai capito tutto, len… Ron.” Disse l’auror di Corvonero. “Non sarebbe male se chiamasi anche quelli di Grifondoro.”
“Sì, certo. Ma c’è dell’altro: Harry ed Hermione sono spariti, non riusciamo a trovarli da nessuna parte.”
“Harry, Hermione…” mormorò Ginevra e poi aggiunse: “Muoviamoci, abbiamo perso troppo tempo.” lasciando i due ragazzi da soli.
“Malfoy, io…” disse Ron con un espressione molto tirata.
“Lo so, che sei preoccupato per lei, ma sa badare a se stessa, e una donna forte e coraggiosa e io, io non gli permetterò che le succeda niente di male te l’ho prometto, Weasley. Io amo tua sorella, più di ogni altra cosa, mi ha salvato la vita e l’anima. Sono felice con lei per la prima volta in tutta la mia vita.”
Ron capì che il ragazzo che aveva davanti non era più il Draco Malfoy che conosceva, sapeva quanto certe donne potevano cambiare il cuore e la vita di un uomo. Luna lo aveva fatto con lui.
Allora il rosso porse la mano al ex-nemico, e i due si strinsero la mano.
“Che state aspettando voi due? Venite?” gridò Ginevra che aveva sentito tutto.
“Sì certo, Ginevra.” Disse Draco
“Sì arriviamo Ginn… Ginevra.”
E i due maghi corsero verso la strega.

Laura preoccupata aveva lasciato Rigel, preferendo usare il tetti per raggiungere più velocemente Westminster. David Giles era il suo migliore amico, uno dei pochi esseri non vampiri a far parte della sua non-vita. Ma non poteva lasciarsi andare ai sentimenti, non ora.
“Lui è immortale più di me, non può essere ucciso se non dalla stessa cosa che lo ha reso quello che è.” pensava “Allora perché sono così in ansia; forse perché è la seconda volta da quando lo conosco che mi chiede aiuto in quel modo, forse perché nonostante sappiamo cosa proviamo l’uno per altra non ce lo siamo mai detto.” E fece un salto di otto metri tra il tetto di un palazzo e un altro. “L’ho ritrovato dopo tanti anni per perderlo di nuovo, no non lo perderò. Aspettami David sto arrivando.”

A Westminster, Voldemort con la trasfigurazione invocò dal Tamigi, un potente drago d’acqua, e lo scagliò contro il nemico, ma David non si lasciò impressionare da quel incantesimo di trasfigurazione, e con un semplice movimento della bacchetta creò un vento molto forte che frantumò il drago.
Allora il signore dei mangiamorte lanciò un incantesimo di fuoco contro Hermione ancora svenuta, ma David diede vita alla statua di Boadicea che si trova dall’altra parte del ponte, il carro della regina celtica trainato da due cavalli saltò proteggendo la giovane strega dalla incantesimo che si spense una superficie di metallo della statua. La statua della donna che aveva difeso le isole britanniche dai romani, scagliò la sua lancia contro Voldemort, ma lui la ridusse in polvere ancora prima che l’arma lo colpisse.
Ma dopo qualche secondo un gridò: “Will o’ the wisp” e un fuoco fatuo fu scagliato contro il signore dei mangiamorte che fu colpito al braccio destro.
“Riddle!!” gridò sorridente dalla sommità e tenendo ancora la bacchetta puntata contro il mago oscuro.
“Mi cercavi, capitano?” disse a David “Organizzi una festa della nostra classe e non m'inviti?”
Sì sentì un rombo, e una moto comparve alle spalle del oscuro signore, la motociclista cercò di colpirlo con la ruota anteriore, ma lui afferrò la moto dalla gomma e l'alzò a mezz’aria.
“Credevo che tutti i mezzi babbani fossero stati resi inutilizzabili.” disse.
Rigel saltò, si lanciò lontano e dopo essere atterrata, prese la bacchetta e puntata contro la moto gridò: “Bombarda!!”
L'incantesimo fece saltare in aria la moto nera, ma Voldemort emerse dalle fiamme come se niente fosse; poi rivolto alla nuova arrivata disse: “Sei potente ragazza, posso sapere il tuo nome prima di ucciderti.”
Tolta il casco e liberando i lunghi capelli neri, la strega rispose: “Io sono Rigel Black, l'erede del cassato dei Black. E sono qui per vendicare mio padre.”
“Sei una Black, molto bene. Dovresti combattere con me allora, tutta la tua famiglia a combattuto con me per decenni.”
“Non tutti.” rispose Rigel.
Voldemort avanzò con la velocità di un serpente, afferrò il colo della strega con la mano sinistra e l'alzò in aria, tenendola di fronte a se.
“Sei una stupida ragazzina, pensi che la tua rabbia possa farmi qualcosa. Più mi odiate più io divento forte.”
“Riddle!!” gridò David attaccandolo con la spada e cercando di tagliargli il braccio.
Ma Voldemort lo evitò lasciando andare la strega.
“Sono io il tuo avversario, tendi a dimenticarlo.” disse il capitano di Corvonero.
“Noi!!” lo corresse Laura, scesa in riva al fiume e aveva tirato fuori i canini e scoprendo il suo aspetto felino.
Il signore oscuro si trovò circondato da David, Rigel e Laura.
Se davanti a David, il mago oscuro aveva mostrato delle incertezze Laura lo terrorizzava di una paura antica, una paura di un Tom Riddle ancora adolescente.
Il signore dei magiamorte adesso era costretto a difendersi. Gli incantesimi dei tre auror lo mettevano in difficoltà, ed era la prima volta da quella notte al ministero, in cui aveva affrontato Albus Silente.
E sul volto pallido comparve un ghigno, da quanto tempo non affrontava avversari così degni. “E’ un peccato doverli uccidere.” Pensava “Che grandi mangiamorte sarebbero stati. Con uomini e donne come: Giles, Ossian, questa Black, e pure Potter e la sua mezzosangue si può costruire un impero. Uomini di coraggio di questo avrei bisogno non i servi paurosi e rispettosi. Il coraggio è una merce così rara oggi, che spreco.”
Fu allora che il mago oscuro alzo la bacchetta verso il cielo e grido: “Morsmordre.” Un lampo dorato scaturì dalla punta della bacchetta, per alzarsi verso il cielo, e comparve il marchio nero.
I mangiamorte di tutta la città lo videro sentirono il tatuaggio sul braccio destro bruciare come un ferro rovente, quello era il segnale che il loro signore li stava chiamando a se.
“Dannazione.” Sussurrò David.
I tre auror si ritirarono dal duello, da li a poco le forze oscure si sarebbero riversate su di loro.
“David?” sussurrò la vampira guardando verso la scala verso Harry ed Hermione.
“Lo so, Laura. Riesci a portarli via.”
“Sì, ma tu e Rigel cosa farete?”
La strega sorrise, senza distogliere lo sguardo da Voldemort, e disse: “Venderemo cara la pelle.”
“Loro sono più importanti. Lui può ucciderlo, e poi ci sono le promesse che ho fatto.” Disse David.
“Quali promesse?” pensò Harry, ancora pietrificato.
“Io vado, David, buona fortuna.” Disse la vampira, e stava per prendere Harry con un braccio.
“Non così in fretta, vampira.” Disse una voce stridula dietro Voldemort, e dalle spalle del suo maestro comparve Fenrir Greyback.
“Cane. Lurido bastardo.” Disse tra i denti Laura.
Il licantropo sorrise, di un sorriso malvagio, per poi leccarsi le labbra. Era a torso nudo, con indosso solo un semplice paio di pantaloni di panno nero, e a piedi scalzi. I suo capelli erano gridi e lunghi.
Non era la prima volta che Greyback, Laura e David s’incontravano era già successo a Bastogne durante la seconda guerra mondiale. Al epoca il lupo manaro era un fedele Totenmaske di Grindelwald, non che un guerriero della svastica, finita la guerra si trasferì in unione sovietica, e dopo qualche tempo incontrò Voldemort.
Fenrir avanzò con movenze simili a un lupo, ma non si capiva chi fosse la sua preda se: Harry, Hermione, o persino Laura.
La vampira si mise fra lui e il prescelto, pronta a combattere. I due predatori notturni si studiavano, e seguivano ogni mossa dell’avversario.
Si sentirò dei passi sul pavimento lastricato, passi di scarpe con i tacchi, dietro Voldemort.
“Maestro avete chiamato?” Disse una suadente voce femminile, poi rotta da una risata folle.
“Oh mia Bella, sei giunta al richiamo del tuo signore.” Disse il mago oscuro.
Bellatrix Lestrange prese posto a sinistra del suo messia. La strega ancora affascinate nonostante la follia e la prigionia ad Azkaban, guardò gli avversari, e disse: “Sono questi gli esseri che la infastidiscono mio maestro.”
“Sì, Bella.”
“Li uccideremo, senza pietà.” Disse la mangiamorte ridendo. “mmm, Harry Potter, Hermione Granger, due auror e una vampira…”
“Lei è mia, Bellatrix.” Ringhiò Fenrir “La succhiasangue sarà mia, la torturerò e la stuprerò fino a renderla una mia serva.”
“Vieni cuccioletto vediamo che sai fare?” Disse Laura. “Se non ricordo male, a Bastogne, tu e quel grossa porco di Orlock siete scappati con la coda fra le gambe, e nel tuo caso non in senso figurato.”
“Cagna, vacca di una sanguisuga.”
La sguardo di Bellatrix si fermò su Rigel, le due streghe si guardarono allungo.
“Tu hai qualcosa di famigliare. Dove ti ho già visto?” domandò la mangiamorte.
Rigel sorrise e rispose: “Forse ti ricordo qualcuno?”
“E’ la figlia di tuo cugino, Bella. La figlia di Sirius Black.” Disse Voldemort.
“E’ impossibile Sirius è morto, io l’ho ucciso al ufficio misteri, l’ho visto cadere nel velo, e nessuno torna da dietro il velo.”
“Io sono qui, e vengo dall’altra parte del velo, cugina.”
Bellatrix la guardò con odio, e disse: “Tu non sei una Black…”
“Io sono ultima dei Black, io sono Rigel Black.” Disse la strega scandendo ogni parola.
“Mio signore…” disse la strega oscura.
“Sì, mia Bella puoi farne quello che vuoi.”
“Grazie, maestro.”
“Signore oscuro siamo giunti alla sua chiamata.” Disse Edgar Nott, in compagnia di Raul Avery. Dopo poco arrivò pure Antonin Dolohov, famoso per essere il vice comandante in capo dei mangiamorte, era temuto e rispettato dagli altri, molto potente. Al contrario dei suo compagni, Dolohov indossava un’antica uniforme scarlatta.
Arrivarono altri servi del oscuro signore, il meglio della prima e della seconda generazione dei mangiamorte. C’erano almeno venticinque maghi oscuri, ma tra loro in seconda fila si trovava Lucius Malfoy, aveva lo sguardo basso, ma si guardava intorno come a cercare qualcuno.
La tensione era pappabile, da lì a qualche secondo Voldemort avrebbe dato l’ordine d’attaccare.
La preoccupazione di David era tutta per Harry ed Hermione, lui e Laura avevano visto anche scontri peggiori, ma il pensiero che i due ragazzi sarebbe morti era orribile per il mago immortale, aveva promesso a due persone che avrebbe difeso Harry a costo della sua stessa vita, e lui non aveva mancato alla parola data.
Voldemort alzò una mano, e un sorriso comparve sul suo volto.
David, Laura e Rigel arretrarono fino ad avvicinarsi a Harry ed Hermione.
La giovane strega mugugnò qualcosa e disse: “Harry.” Si stava svegliando.
“David è stato un onore combattere al tuo fianco. Mi auguro di ritrovarci nel Valhalla, o nell’Ade o al inferno, ovunque vadano i tipi come noi.” Disse Rigel.
“Sì, Black, ma offri tu da bere in qualunque posto andremo.” Disse il mago sorridendo.
“Se devo andarmene, voglio portare con me Bellatrix.” Disse la strega. “E il maggior numero di questi bastardi.”
“Sono d’accordo, Rigel.” Disse Laura, e poi guardando l’amico sussurrò: “David… Io…”
“Lo so, Laura anch’io. Adesso andiamo portiamo a casa la vittoria.” Questo era il gridò dei cavalieri medievali durante un torneo.
I tre caricarono al gridò: “Per Corvonero.”
Uno dei mangiamorte affascinato disse: “Quale indomito coraggio.”
Quando ormai la battaglia stava per iniziare, delle frecce magiche colpirono e uccisero alcuni mangiamorte.
E’ una voce dall’alto del ponte si sentì: “Siamo qui capitano.” Era Luna in piedi sul parapetto che teneva in mano il suo arco magico puntandolo contro Voldemort.
Alcuni maghi oscuri puntarono le bacchette contro la cornovero, ma vennero colpiti dà dei dardi di fuoco tipici dei maghi di grifondoro; con la strega c’erano anche Neville e Ron.
Hermione si svegliò ed esclamò: “Harry”
“Sta bene.” Le rispose Ginevra in piedi su di lei e le sussurrò “Se lo ami alzati.”
Hermione sorrise all’amica, pressa la bacchetta con la sinistra, si rimise in piedi. Le due grifondoro si trorono l’una accanto all’altra.
Ron si avvicinò e con semplice movimento della bacchetta liberò Harry dal Petrificus Totalus. Il giovane mago tornato a muoversi corse in cima alle scale tra i suoi amici.
“Hermione?” domandò subito “Mi dispiace.”
“Non c’è tempo per le scuse.” Disse Ginevra arrabbiata e stringendo a se l’amica.
“Ginny.” Mormorò Harry.
Hermione si voltò verso l’amico e gli sussurrò: “Sto bene, Harry.”
“Amico, tutto bene?” gli domandò Ron, guardando la ferita sul braccio.
“Sì, è solo un graffio.” Rispose, senza distogliere lo sguardo da Hermione. “Ron… ehm grazie.”
“Di niente, per fortuna siete sani e salvi.”
“Sì, per fortuna…” Sussurrò Harry, poi guardò David dinanzi a lui e pensò: “Cosa sarebbe successo se non ci fosse stato lui? Oh Dio, Hermione…”
“Harry?!” disse Ron.
“Ehm sì...”
“Te l’ho dico ora e non voglio più parlarne, se lei fosse… Io ti avrei ucciso.” Il giovane mago disse quelle parole in un sussurrò freddo e inespressivo.
Harry non aveva mai visto il suo migliore amico tanto serio e deciso, e sapeva che avrebbe mantenuto quel proposito.
Zabini, Belconte, Strahm, Scott, McGinnis e altri dei corvonore presso posto ai lati del trio e di Ginevra. Seguiti da dei grifondoro, tra questi c’erano i fratelli Weasley: Bill con accanto Freu, Charlie con indosso le vestigia dei cavalieri drago, Fred e George.
Dalle file dei mangiamorte, Lucius Malfoy vista Ginevra in cima alla scala, si lanciò contro di lei gridando: “Maledetta strega!! E’ colpa tua se mio figlio mi ha tradito.” E poi con bacchetta puntata gridò: “Lacarnum Inflamare”
La fiammata era sul punto per colpire sia Ginevra che Hermione, quando al nulla comparve una figura avvolta in un soprabito nero, che si frappose tra le due streghe e il getto di fuoco. Il mago inginocchio fermava l’ incantesimo di fuoco usando l’avambraccio destro unito al Pulvis Adamantis. Gli occhi del mago erano freddi come il ghiaccio, ma nel profondo serbavano un profondo odio.
Lucius fermò incantesimo e guardò il suo avversario.
Il giovane mago s’alzò, il suo braccio destro era ustionato. Guardò il mangiamorte e sussurrò una parola: “Padre.”
“Draco.” Disse Lucius.
Ginevra guardò il suo ragazzo, preoccupata per lui, per quello che provava e per la sua ferita.
“Padre!” gridò Draco alzando il volto “Non farai del male alla donna che amo. Mi hai raccontato solo menzogne, la mia vita è stata solo una grande menzogna. Mi hai fatto odiare e io pensavo che fosse giusto. Che fosse giusto combattere per il tuo signore. Credevo che l’ambizione fosse tutto nella vita, ma ho visto i frutti dell’odio e dell’ambizione, ho viste le vittime…”
“Draco, non oserai.” Disse Lucius puntandogli contro la bacchetta.
“Allora prova a fermarmi, mangiamorte.” Disse con un ghigno il giovane mago, e con un gesto della mano lancio dei cristalli di neve nel Tamigi. L’acqua del fiume si congelò e Draco saltò sopra la superficie ghiacciata.
“E sia che siano gli incantesimi del gelo a decidere la mia sorte e quella di mio figlio.” Disse Lucius raggiungendolo sul fiume fiume.
Non appena padre e figlio si trovarono l’uno di fronte all’altro, Lucius disse: “Figlio, tu l’hai voluto e colpa tua e del tuo tradimento, morirai perché io possa ridare onore al mio casato.”
“Tante belle parole, padre, ma adesso combatti.” Rispose e puntata la bacchetta gridò: “Pulvis Adamantis.”
Un vento freddo di gelo e di cristalli di neve colpirono Lucius, ma per lui sembrava una leggera brezza: “Io ti ho insegnato questo incantesimo. Sei una delusione Draco, sei sempre stato una delusione.”
Ma il giovane Malfoy non dava retta alle parole del genitore.
“Fermati Draco non puoi battermi.” Disse Lucius sorridendo, ma subito dopo smise di sorridere e pensò: “Incantesimo sta aumentando d’intensità, la temperatura a cui Draco lo sta portando. Non è mai stato così potente, cosa gli dà tutta questa forza?”
Lucius alzò la bacchetta e gridò: “Pulvis Adatamentis.” I due incantesimi si scontrarono.
“Va bene figlio giochiamoci il tutto per tutto.” Disse Lucius, e pensò: “E’ incredibile, nonostante stia cercando di uccidermi, non sono mai stato così fiero di lui e del livello a cui è arrivato. E’ un grande mago mio figlio, un grande mago.”
Draco alzò lo sguardo e vide suo padre sorridere e pensò: “Cosa c’è padre? Perché sorridi? Che tu sia contento di me, fiero di me per la prima volta.”
Mentre la battaglia tra padre e figlio si svolgeva sul Tamigi, la battaglia fra i mangiamorte e gli auror era appena iniziata. Per fortuna della compagnia corvonero, anche il resto dei grifondoro erano arrivati, e insieme con loro anche molti membri dell’ordine della fenice.
Bellatrix si era lanciata a combattere contro Rigel, ma la giovane strega si dimostrò molto potente e agile a contrastare gli incantesimi della mangiamorte. In aiuto della giovane Black arrivò Tonks.
“Tu sei la figlia di Sirius? Sei Rigel?” domandò l’auror trovandosi vicino alla giovane strega.
“Sì, e tu sei Tonks. Mio padre mi ha parlato di te, dice che sei stravagante, ma in gamba.” Rispose Rigel evitando un incantesimo, rispondendo con un altro.
“Stravagante? Sirius trova sempre il modo migliore di dire le cose. Mia madre sarà contenta di sapere che è vivo. Perché a fine battaglia non vieni a casa mia per cena vorrebbe conoscerti?”
“Accetto l’invito. Ehi non dovresti stare più attenta nel tuo stato.” Disse Rigel alludendo al fatto che Tonks fosse incinta.
“Non preoccuparti, questo malandrino è forte come suo padre.” Rispose l’Auror guardando verso Remus impegnato con Laura a combattere Fernir.
David e Dolohov si guardavano.
“Tu sei Giles di Corvonero?” domandò il mangiamorte.
Il mago annuì.
“Dicono che tu sia la migliore lama di tutta Europa, la migliore fra i maghi. Voglio metterti alla prova.” Disse il mangiamorte sguainò la sua spada di Gren e attaccò l’auror senza alcun preavviso, ma non era possibile sorprendere David.
Voldemort avanzava circondato dai suoi, sul viso pallido era stampato un ghigno mentre gli occhi rossi e serpentini guardavano insistentemente Hermione.
Il mago oscuro avanzò veloce e silenzioso come un rettile, ma trovò sulla sua strada quattro potenti auror: Harry nonostante la ferita al braccio, Alastor Moody, Alan McGinnis il green knight di Corvonero, e Kingsley Shacklebolt.
Sul Tamigi intanto Draco sembrava avere la meglio su suo padre ormai inginocchio, ma intervenne Edgar Nott, che lanciatosi sulla lastra di ghiaccio iniziò a lanciare sul ragazzo dei dardi di fuoco.
Lucius gridò all’amico: “No!!! Io devo uccidere questo traditore, io solo devo lavare l’onta sul onore della mia famiglia.”
“No, Malfoy, tuo figlio a ucciso il mio ragazzo, la vendetta è anche mia.” Gridò Nott e continuò a riversare su Draco dardi di fuoco.
Il giovane mago si proteggeva con uno scudo di cristalli di ghiaccio, ma questo perdeva sempre di più potere, in più anche Lucius aveva ricominciato a lanciare incantesimi.
“Draco!!!” gridò Ginevra, che però non poteva correre dall’amato impegnata in un combattimento insieme con Hermione contro le sorelle Greengrass, e in quel momento venne ferita al viso.
Draco era ormai allo stremo, ma Ron intervenne affrondo Nott, con incantesimi di fuoco degni dello stesso Godric.
“Weasley…” sussurrò ex-mangiamorte rialzandosi.
“Muovi il culo Malfoy, non posso farcela da solo.” Disse sorridendo il ragazzo.
Ron e Draco iniziarono a combattere insieme, fianco a fianco, e ognuno lanciava incantesimi della propria casa.
“Perché? Perché mi stai aiutando?” domandò Draco, mentre scagliava un Pulvis Adamantis contro il padre.
“Perché mia sorella ci tiene a te e non voglio che soffra.” Rispose Ron “Ma adesso basta parlare sconfiggiamo questi due vecchi.”
I due ragazzi intensificarono gli incantesimi e i mangiamorte si trovarono in seria difficoltà.
Gli scontri si facevano sempre più violenti. Sul ponte Laura era riuscita a bloccare Greyback che aveva acquisito la forma di licantropo, la vampira con agilità e forza propri dei non-morti gli aveva piegato le braccia al indietro girandole come se fossero le lancette di un enorme orologio.
David e Dolohov si erano feriti a vicenda, l’auror aveva avuto una lieve ferita al braccio destro, vicina a una sua vecchia cicatrice, il mangiamorte aveva subito un taglio diagonale sul torace.
Il corvonero eseguì un rovescio tondo molto veloce, che il mago oscuro parò con difficoltà.
“E’ la prima volta che mi devo difendere, eccezionale.” Disse Dolohov quando le due spade entrarono in contato.
Bellatrix intanto aveva ferito Tonks alla schiena, ma la strega fu subito difesa da Rigel che deviò una maledizione con la sua bacchetta, in aiuto della moglie era accorso Remus che aveva lasciato il duello contro il licantropo a Laura.
“Tutto bene, Ninfondora?” domandò il mago preoccupato sia per la moglie che per il bambino.
Sul viso della strega comparve un sorriso dolorante e rispose: “Sto bene, Remus, anzi stiamo bene. Grazie a Rigel. Ah non chiamarmi Ninfodora.”
Il mago sorrise e poi disse a Rigel, che dava loro le spalle ed era rivolta contro Ballatrix: “Grazie, sei davvero la degna figlia di Sirius.”
La strega sorrise a quelle parole e disse: “Ti ringrazio Remus. Ora porta via tua moglie, me la vedrò io con questa tro…”
Remus prese Tonks in braccio e la portò lontana dalla battaglia.
“Credi davvero di potermi battere?” le domandò la mangiamorte ridendo.
“Oh ne sono sicura.”
“Bellatrix!!” gridò Neville, e corse alla destra di Rigel e le disse: “Posso combattere con te, Black?” puntando la bacchetta contro la nemica.
“Sei Paciock? Mio padre mi ha parlato dei tuoi genitori e di cosa questa donna gli ha fatto.”
Neville annuì.
“Il piccolo Paciock, è diventato un mago forte come suo padre.” Disse Bellatrix. “Vorrà dire che presto ragazzo raggiungerai i tuoi genitori al San Mungo, non avrei dovuto dividere una bella famiglia felice.”
“Non l’hai fatto, Bellatrix.” Disse un mago con una corporatura possente i capelli neri e due baffi soliti.
“Non è possibile… Tu non puoi essere qui?” esclamò la strega oscura guardando il nuovo arrivato.
“Siamo tornati per riprendere la nostra sfida.” rispose una strega dai lungi capelli castani alla destra del mago.
“Papà, mamma.” Disse Neville.
Frank e Anne Paciock, erano stati guariti da Draco durante la battaglia del San Mungo, e avevano presso i gradi maggiore per i grifondoro.
Bellatrix adesso non sapeva dà che nemico doveva difendersi per primo, visto che aveva contro tutta la famiglia Paciock, e in più Rigel.
“Le senti, strega maledetta?” Disse Anne “Senti il sangue e le lacrime che le tue vittime uccise in nome del pazzo che servi, chiedono vendetta.”
“Non ho paura ne’ dei morti, ne’ dei vivi.” Rispose lei “Io sono Bellatrix !! Io sono la serva più devota del oscuro signore, e lui mi ha promesso la vita eterna. Attaccatemi nessuno di voi può uccidermi. Lunga vita a Lord Voldemort.”
Ron aveva battuto Nott lanciandogli contro un potente incantesimo di fuoco, e il corpo del mangiamorte cadde nel Tamigi privo di vita.
Poi il giovane mago vide che la sua amata Luna in difficoltà costretta a difendersi da tre avversari.
“Malfoy posso lasciati? La Luna sta combattendo da sola.”
“Nessun problema Weasley, vai…” rispose mente scagliava un nuovo incantesimo sul padre.
Ron corse sulla terra ferma, risalì le scale e colpì alle spalle con un schiantesimo uno degli avversari della sua ragazza.
Luna gli sorrise. I due si ritrovarono così schiena contro schiena a fronteggiare i due mangiamorte rimasti.
“Ti danno noia questi due, amore?” disse sarcastico Ron, mentre lanciava un dardo di fuoco.
“Sì, gli ho detto che sono impegnata con un ragazzo, ma non vogliono sentire ragioni.” Disse la strega scagliando una freccia.
“Ah sì, e lo conosco questo ragazzo?”
“Stupido, è il mio re.” Disse la ragazza e iniziò a canticchiare: Perché Weasley è il nostro re, e ferendo mortalmente con una freccia il mangiamorte contro cui combatteva.
“Ti adorò quando canti questa canzoncina e quando fai la cattiva ragazza.” Sussurrò Ron, mentre disarmava e schiantava il suo avversario.
Sul fiume Lucius era allo spremo delle forze, il figlio era più veloce a lanciare gli incantesimi; ormai il mago oscuro non poteva far altro che difendersi. Il giovane Malfoy congelò prima il braccio destro, il mangiamorte allora cadde inginocchio e Draco allora lo imprigionò quasi del tutto in un blocco di ghiaccio.
“Hai vinto.” Disse Lucius guardando il figlio. “Sei cresciuto ragazzo…”
“Non grazie a te.” Rispose Draco avvicinandosi.
“Non eri mai riuscito a battermi in tanti anni, ne sono compiaciuto.”
“Sei un figlio di puttana.”
“Modera il linguaggio sono sempre tuo padre.” Disse Lucius con tono severo.
“Non voglio parlare con te, mi sono liberato del tuo fantasma, del tuo odio.”
“Io volevo solo il meglio per te, Draco.”
“In un mondo di odio razziale e di padroni e schiavi, questo per te sarebbe stato il meglio?”
“Non capisci, non hai mai capito senza il signore oscuro alla giuda del mondo saremo noi gli schiavi.”
“Voi siete solo dei carnefici.” disse Draco guardando il resto della battaglia “Io vedo che Voldemort porta con se solo morte e distruzione. Non si crea nulla sulla morte, la morte resta solo morte.”
“E adesso cosa vuoi fare, ragazzo?”
“Compiere il mio dovere d’auror, padre.”
“Come vuoi, sempre meglio morire per mano tua che per un volgare mezzosangue o un babbano.”
“Ti seppellirò a casa.” Disse a bassa voce il giovane mago e puntata la bacchetta davanti alla testa di Lucius disse: “Avada Kedavra.” Il fulmine smeraldo colpì il mangiamorte uccidendolo sul colpo.
Il ragazzo se ne andò, correndo e gridando: “Voldemort!!” cercandolo di colpire il signore oscuro con un incantesimo del gelo.
“Draco.” gridò Harry, impegnato a difendersi da un incantesimo del mago oscuro.
“E’ colpa tua!” gridò Malfoy con gli occhi colmi di lacrime “E’ sempre stata colpa tua! Dannato assassino, mi hai costretto a uccidere mio padre. Ti ucciderò Riddle, ti ucciderò.”
Voldemort iniziò a ridere, riuscendo a parare ogni Pulvis Adamantis, che il giovane mago gli scagliava. “Non sei abbastanza potente per uccidermi giovane Malfoy.” E gli scagliò contro un incantesimo del gelo che Draco evitò per un soffio, buttandosi a terra.
Harry lo raggiunse coperto da Alan e dal potere del suo anello.
“Tutto bene, Malfoy?” domandò il tenente di grifondoro.
“No, Potter.” Rispose Draco ancora a terra “Non fin quando quello stronzo resterà vivo.”
Harry sorrise e rispose: “Allora aiutami, serpeverde.”
“Puoi contarci.”
I due si rialzarono, in quel momento Voldemort affrontava ben cinque maghi, alcuni dei suoi si ressero conto delle difficoltà del loro maestro e allora andarono per dargli man forte.
Anche Dolohov avrebbe voluto essere alla destra del suo signore, ma era ancora impegnato nello scontro con David, che non gli dava nessuna tregua. Il mangiamorte era stato ferito a una coscia e al braccio sinistro.
Tre maghi oscuri si lanciarono in difesa del loro signore: Augustus Rookwood che iniziò a combattere contro Kingsley Shacklebolt, il boia Walden Macnair che forte della scusa ascia in gren iniziò un duello contro Alan McGinnis, il cavaliere verde, e il traditore Harley Yaxley cercò d’avere la meglio contro Alastor Moody, ma fu subito abbattuto al potente auror tornato in carica per la guerra, ma prima di morire Yaxley riuscì a ferirlo, e a mali cuore Malocchio dovete abbandonare il campo.
Ad affrontare Voldemort rimasero solo Harry e Draco, ma il serpeverde venne ferito alla braccio sinistro per poi cadere a terra.
L’oscuro signore puntò la bacchetta contro Harry e disse: “Dove sono i tuoi amici, adesso Potter?”
“Al solito posto, al suo fianco.” Disse Hermione vicino a Ginny, e sopragiunsero pure Ron e Luna. La corvonero puntò l’arco contro l’oscuro signore, e il rosso aveva in mano un lama rossa d’energia.
“Papà?” Disse Neville impegnato con i genitori e Rigel contro Bellatrix.
“Vai pure ragazzo.” Gli gridò il padre. “Stai attento, ricordati che dopo dobbiamo andare a berci del idromele insieme e che devi presentarci la tua nuova ragazza.”
“Sì, contaci papà.” Disse il grifondoro correndo verso i suoi amici.
Ginny era preoccupata per la ferita di Draco, ma si rincuorò a vederlo in piedi sostenuto da Harry.
Ora Voldemort era circondato dai membri più potenti dell’ES, più Malfoy.
I giovani maghi nonostante le ferite alzarono le bacchette contro di lui, lui arretrò di alcuni passi senza neanche rendersene conto.
“Cosa sto facendo?” pensava “Ho affrontato maghi di tutte le parti del mondo, ho combattuto e ho vinto contro ogni creatura: draghi, mummie, troll, ragni giganti. Ho sfidato Dracula nel suo castello. Perché tremò di fronte a sette ragazzini feriti, appena usciti da scuola.”
“Potter.” Disse Draco “Non sei solo, non questa volta.” E gli sorrise.
Harry si guardò intorno i suoi amici erano con lui, pensò: “Ecco la differenza a cui alludeva il professor Silente, la differenza fra me e lui. Io ho degli amici, persone che mi vogliono bene, che stano vicino a me per scelta.” Poi disse a tutti: “Amici miei, aiutatemi.”
“Sì, Harry.” disse Hermione.
“Certo Harry.” disse Ron.
“Sono qui, Harry.” disse Luna.
“Sì…” disse Neville.
“Harry…” sussurrò Ginevra.
“Potter, insieme” Disse Draco.
I poteri dei sei ragazzi entrarono nel prescelto. Harry sentiva le loro vite scorrere in lui, vide i loro momenti belli e quelli brutti, sentì le loro voci, i loro sogni e i loro desideri.
“Mamma, papà sono una strega guardate.” E vide il ricordo di Hermione “Ci sono cose più importanti amore e amicizia, Harry.” “Papà devi lasciami tornare a scuola, Harry ha bisogno di me.”
“Finalmente andrò a Hogwarts, diventerò un portiere di grifondoro.” E vide Ron mentre preparava le valige. “Hai veramente la cicatrice?” “Nonostante io sia geloso di lui, voglio combattere al suo fianco Bill, perché è giusto farlo.”
“Mamma non lasciami, non morire ti prego.” E vide la sofferenza di Luna “Sai papà ho fatto amicizia con Harry Potter e i suoi amici, tra loro c’è un tipo molto divertente si chiama Ron, mi piace molto quel ragazzo.”
“Harry è così coraggioso, mamma, io credo d’amarlo.” E vide Ginevra piccola alla Tana “Io amavo Harry come un ragazzina ama una rock star. Ho scoperto l’amore con te Draco.”
“Nonna, combattere accanto a Harry Potter è importante. Tu mi hai detto che papà diceva che suo padre era un grande amico e un grande mago. Io li voglio vendicare, voglio che siano fieri di me.” E vide il coraggio di Neville “Sai mamma, credo d’essermi innamorato di Ginevra Weasley, è una ragazza fantastica.”
“Voglio combattere con te, papà, sarai fiero di me come mangiamorte. Tu sei il mio eroe.” E vide Draco e suo padre “E io che credevo di combattere per una guerra giusta, e dalla parte giusta, Weasley.” “Ti amo, Ginevra.”
Quei ricordi erano fortissimi, caldi, intessi, e magici. L’amore era davvero la magia più potente di tutte.
Harry non riuscì più a trattenere tutte quelle emozioni e iniziò a piangere, puntò la bacchetta e gridò: “Fulgur”
Il fulmine che scaturì dalla bacchetta era d’oro.
La saetta colpì il signore oscuro che si ritrovò scagliato a metri di distanza, mai nella sua lunga vita aveva subito gli effetti di un incantesimo così potente, e non aveva mai visto che la magia di sei maghi convergere in uno solo. Il fulmine di Harry avrebbe ucciso chiunque, e se non fosse stato per gli horcrux Voldemort sarebbe sicuramente morto.
Il vedere il signore dei mangiamorte a terra infiammo gli animi, da una parte di un entusiasmo che divampava come fiamma, dall’altra lasciò i maghi oscuri consumati con l’animo ridotto in cenere.
Harry e gli altri dopo l’incantesimo s’accasciarono a terra, alcuni mangiamorte allora ne approfittarono, ma David liberatosi dal duello con Dolohov, ordinò ai suoi Corvonero difendere i membri del E.S. Lui, Rigel Black, Blaise Zabini, Alan McGinnis, Nicole Strahm, Francesco Belconte si schierarono a difesa dei giovani maghi.
Ormai la battaglia volgeva alla fine, i mangiamorte perdevano sempre più terreno, e molti già aveva iniziato la ritirata, tra questi Fenrir Greyback fu uno dei primi a fuggire, era stato ferito da Laura.
“Mio signore…” disse un giovane mangiamorte ferito a Voldemort rialzatosi. “Signore dobbiamo andare…”
“Potter…” mormorò “Giles…” guardandoli, e poi aggiunse: “Hai ragione mio fedele e giovane amico. Ritiriamoci.”
“Si, signore…”
Voldemort e il giovane mago, si fecero strada tra le file dei maghi oscuri.
Ma David seguiva i loro movimenti, e si avvicinò gridando: “Riddle, Riddle, maledetto.” Poi sotto voce “No, non ti lascio scappare, non questa volta.” E il mago immortale avanzò con spada nella sinistra e bacchetta nella destra.
Tre mangiamorte cercarono di fermarlo.
“Levatevi dalla mia strada, insetti.” Gridò loro. Ne’ uccise due con la spada, a uno tagliandogli prima la mano e poi la testa, all’altro trapassandolo da parte a parte, il terzo lo colpì con un’avada kedavra, in pieno stomaco.
David continuò per altri pochi passi trovandosi davanti un altro mago oscuro, quello indossava un ampio soprabito marrone scuro, l’auror riconobbe subito il volto di quel uomo: era Barty Crouch Jr, che tre anni prima insieme con Peter Minus aveva fatto tornare a pieni poteri Voldemort.
Crouch cercò di lanciare un incantesimo, forse una maledizione, ma il capitano di Corvonero fu molto più veloce e lo colpì con un avada kedavra, uccidendolo al istante.
Oramai si trovava a pochi metri dal suo nemico e allora gridò: “Voldemort!!”
Il mago oscuro si voltò di tre quarti, David gli scagliò contro la sua spada.
“Mio signore stia attento.” Urlò un giovane mangiamorte, e gli fece scudo con il corpo facendosi trafiggere dall’arma in pieno petto. Il ragazzo con il volto coperto dalla maschera d’argento si accasciò a terra inginocchio tossì e morì cadendo sulla schiena, mentre il signore oscuro incurante scomparve insieme ai suoi seguaci.
Gli auror gridarono tutta la loro gioia per la vittoria, alcuni di loro erano stati feriti, ma per fortuna nessuno era morto.
Solo David, Harry ed Hermione rimanevano in silenzio. Il tenente di Grifondoro si appoggiò alla balaustra e guardò il fiume scorrere placido. Per il Tamigi la battaglia appena passata non era importante, forse non lo interessava ne aveva viste troppe combattute sulle sue coste o sopra di esso.
Hermione osservava Harry, sapeva che voleva restare solo, l’attenzione della strega allora si spostò verso l’altro uomo che aveva combattuto la prima parte di quella battaglia: David Giles. La giovane strega in quel momento capì, capì che se Harry non avrebbe smesso di provare tutto quel odio e sarebbe diventato come David o come Voldemort e per la prima volta si rese conto, che nella battaglia che si combatteva nel cuore del uomo che amava non c’era posto per lei.
David guardò il cadavere del giovane mangiamorte trafitto dalla sua spada, prima di estrarre l’arma gli tolse la maschera, il ragazzo non aveva più di diciotto anni. Draco si avvicinò alle spalle del suo capitano e sussurrò: “Tiger…”
“Lo conoscevi Malfoy?”
“Era un mio amico, un mio ex amico. Si chiamava Tiger, vorrei poter dire che non fosse un cattivo ragazzo, ma non è vero. Era un bullo, ma non un assassino…”
“Capisco.” Sussurrò David, e estrasse la lama dal corpo del giovane. “Avrai quattro giorni di licenza Malfoy, seppellisci tuo padre e se vuoi il tuo amico.”
“Signore, io vorrei restare…”
“No, Draco è un ordine.” Disse David girandosi verso il giovane mago “Scusami, è meglio che passi un po’ di tempo con Ginevra, forse non ne avremo più molto dopo oggi.” E l’auror fece sparire la spada nella sua ombra, e se andò.
La battaglia del ponte di WestMinster, non fu una battaglia dall’alto valore strategico, ma fu importante per il suo valore simbolico, da quel giorno la guerra diventò ancora più violenta e dura, dopo una settimana i mangiamorte conquistarono Hyde Park in quello scontro persero la vita molti babbani tra cui i genitori di Hermione.

“E’ molto che aspetti?” domandò una voce femminile alle spalle di David.
“No, abbastanza per ricordarmi la battaglia di questo luogo.” Rispose il mago voltandosi e trovandosi di fronte Rigel Black.
La strega si avvicinò appoggiandosi alla balaustra del ponte di fianco all’amico. “E' tutto come allora. Non sembra vero che siano passati già quasi quindici anni.”
“Gli anni passano per tutti tranne che per noi, noi fortunati, maledetti immortali.” Disse lui a voce bassa.
“Vero, ma io risolvo il problema entrò l’estate, mi restano sei o sette mesi.” Disse Rigel voltandosi e appoggiandosi con le spalle alla balaustra di pietra.
“Non ti permetterò di lasciarci, Rigel. Io, Harry, tuo padre e James faremo di tutto, è una promessa non tu non morirai.” Disse lui voltandosi.
Rigel sorrise, e gli diede un fugace bacio sulle labbra. Lasciando il mago stupefatto e sussurrò: “Perché?”
“Volevo ricordare com’era baciarti?”
“Andiamo a prenderci un caffè.”
Dopo poco si trovarono in un tavolo del manga caffè, alle pareti c’erano immagini di ragazzi su nuvole d’oro, o ragazzine con gli enormi occhi sognati, televisori con immagine animate assurde.
“La prossima volta il locale lo scelgo io.” Disse Rigel dopo aver bevuto un sorso di caffè.
“Qui non saremo disturbati e poi nessun mangiamorte verrebbe qui.” disse David sorridendo.
“Nessuna persona seria verrebbe qui.” Disse la strega.
“Dimmi cosa hai scoperto.” Disse il mago continuando a ridere mentre sorseggiava il suo caffè.
“Mi hai chiesto di scoprire cosa potrebbe fare con gli horcux rubati a Hogsmeade, nonostante non ho capito perché non hai fatto tu le ricerche sugli horcrux a Hogwarts visto che avevi a disposizione tutta la biblioteca di una antica scuola di magia.”
“Perché sarebbe stato inutile, quando più di quindici anni fa si sono cercate informazioni sugli horcrux non si è trovato nulla, se ho chiesto a te è perché so che tu puoi cercare in posti dove i canali ufficiali non arrivano, per esempio Touchwood o dalla nostra amica in Russia. Allora cosa hai scoperto?”
“Allora non è stato facile, l’argomento è tabù, e persino i negromanti non ne parlano. E’ folle dividere l’anima in diversi pezzi e metterli dentro a degli oggetti, solo per essere immortali, poi al costo di vite innocenti. Voldemort era pazzo.”
“No, tutto poteva essere tranne che pazzo, era freddo, preparatore, un mago potente, un lurido bastardo, un figlio di puttana, ma non pazzo.”
“Sembra quasi che tu proprio tu lo rispetti!!”
David sorride con ghigno: “Hai mai letto ‘il mio oscuro cammino’ Rigel?”
“Non leggo simili schifezze, non è altro che un montagna di bugie, in più l’autobiografia era esagerata tutta quella storia d’essere il mago del destino, il Merlino del nuovo millennio.”
“E’ vero nel suo libro quel verme ha detto un infinita di cose non vere, di idee folli e deliranti, ma dimmi una cosa: credi che le sue idee fossero campate in aria e senza fondamento?”
“Non capisco cosa vuoi dire, David?” domandò Rigel bevendo il caffè.
“La purezza della razza, come la presunzione che i maghi siano superiori ai babbani, la guerra santa contro questi ultimi, e l’odio millenario fra noi e i comuni esseri umani, non sono novità; c’erano prima di Voldemort, ci sono adesso e ci saranno anche dopo di noi.”
“Allora tu dici che le due guerre magiche ci sarebbero state lo stesso con o senza Tom Riddle?”
“Non lo so, quello che so, Rigel è che lui ha usato dei sentimenti e dell’ideologie preesistenti. Se uno parla di cose come lo sterminio dei nati babbani o di purezza della razza o di supremazia dei maghi, è solo un esaltato estremista e dovrebbe essere isolato, messo a non nuocere. Invece da subito Riddle, poi in seguito Lord Voldemort, ha avuto un seguito, degli adepti, è tutto iniziò in un pub, prima erano dieci, poi venti, quaranta, settanta, cento. E il ministero lo ha sottovalutato, il ministero li ha sempre sottovalutati o ha chiuso un occhio.”
“Tu stai dicendo che al interno del ministero della magia ci sono persone che erano pronte a sostenere Voldemort…”
“Sì, altrimenti perché le indagini sul attentato di Hogsmeade sarebbero ferme? Rigel dentro il ministero, come dentro gli auror, ci sono dei simpatizzanti dei mangiamorte o forse dei mangiamorte stessi. Non ti dimentichiamo che tra le loro file c’erano persone rispettabili, amici dei ministri o nei posti chiave, pensa a gente come Lucius Malfoy, Dolores Umbridge, che spero possa marcire a New Azscaban per sempre, lei era un membro dei Wizengamot, non che consigliera del ministro Caramell; Barty Crouch Jr, figlio del capo del Dipartimento di “Applicazione delle Leggi magiche”, Claudia Cat, la ricordi vero?”
“Sì, era nel gabinetto di guerra responsabile degli approvvigionamenti e armi.” Rispose Rigel respirando profondamente e stringendo il pugno sinistro appoggiato vicino alla tazza. “A mandato morire così tanti bravi ragazzi. Insomma Voldemort ha trovato il terreno adatto per far germogliare i suoi semi dell’odio.”
David annuì e rispose: “Proprio così. Ma a pensarci bene credo che a ogni mago gli sia passato almeno una volta nella testa di applicare soluzioni facili, risolvere tutto con un batter di bacchetta. Guardali Rigel.” Disse David voltandosi verso i clienti del locale e verso la gente fuori. “I babbani non sanno niente di noi per ora; nonostante il conflitto, e stato facile fargli credere che la guerra contro i mangiamorte fosse una guerra tra occidente e oriente, ma un giorno dovremo affrontare la cosa. Guardali, guarda la loro società, i loro problemi, non tanto diversi da nostri, ma noi maghi ci crediamo superiori. Una superiorità basata sul potere e su una nostra presunta moralità, o sull'idea che noi siamo la loro evoluzione, così da pensare che dovremo comandarli, così da mettere il mondo in pace sotto la nostra illuminata giuda.”
“Sono tutte cretinate, cose da mangiamorte, e non credo che David Giles creda in queste soluzioni facili.”
“Non ci credo, ma molti, Rigel ci credono anche senza essere mangiamorte.” Disse David alzandosi e disse: “Prendiamo altri due caffè?”
“Sì, certo, e un’altra fetta di torta, la astroboy per me.”
“Arriva subito.” Disse sorridendo il mago e andò verso il bancone.
Rigel guardò l’ora e David tornò portando con se due fette di torta e due caffè.
“Dovremo tornare a parlare delle indagini.” Disse la strega, dopo aver aiutato il mago prendendo le sue consumazioni, verso lo zucchero, la cannella e un po’ di latte, e aspetto che David si sedette di nuovo di fronte a se. “Ma prima vorrei chiederti se tu e Harry o Silente avete mai parlato del rapporto tra maghi e babbani?”
“Certo, tutti e tre più o meno la pensiamo allo stesso modo.” Rispose.
“Più o meno, allora qual è il nostro ruolo con i babbani?”
“Io penso che dovremo aiutarli senza farci vedere. Il tutto si sintetizza in una frase che mio zio mi disse una volta quando ero ragazzo, gli avevo domanda quando noi maghi dobbiamo intervenire con i babbani, lui mi rispose: ‘Noi dobbiamo prenderli al volo quando cadano.’”
“Avrei voluto conoscerlo, Albus Silente, visto l’apporto che ha avuto nelle vite di coloro che hanno conosciuto , ma da quello che ho sentire dire tu non gli somigli molto.”
“Mio zio aveva una incondizionata fiducia negli altri che io non ho, ed è stata quella fiducia mal risposta a portarlo alla fine. Ma resta sempre uno dei migliori uomini che abbia mai incontrato, ma adesso basta parlare del passato, dimmi cosa ai scoperto sugli horcrux?”
“La nostra amica ha fatto un ipotesi folle, ma è pur sempre un ipotesi.” Disse scettica Rigel.
“Continua.”
“Gli horcrux sono energia vitale. L’energia non può essere distrutta, ma cambia forma. La sua idea sia bassa sul modo in cui si fanno gli zombi, cioè sul fatto che i cadaveri hanno in se una quantità anche se minima d’energia. Ora sappiamo che con abbastanza energia un Horcrux può diventare reale, se i mangiamorte riescono a far convergere l’energia minima di ogni horcrux, in uno solo e poi riescono a dargli abbastanza potere, come è successo quando Ginevra era posseduta dal diario. Potrebbero riuscire a far tornare in vita Voldemort.”
David rimasse freddo sussurrando solo due parole: “Maledetto bastardo.” Poi prese un altro sorso di caffè, respirò profondamente e disse: “Quanto è fattibile questa teoria? E’ realizzabile?”
“In linea teorica sì, ma ci vorrebbe una fonte di potere enorme, in più avrebbero bisogno anche di una parte del corpo.”
Il mago non disse niente e guardò Rigel.
“Possiamo essere sicuri che il corpo di Voldemort resterà nascosto, solo pochi di noi sanno dove è sepolto, e in più c’è la pergamena che protegge il segreto.” Disse la strega.
“Già c’è la pergamena.” Disse David bevendo un altro sorso di caffè. “Ma con il suo ritorno, tutte le persone che conosco quel luogo saranno qui a Londra. A proposito quando arriva il suo aereo?”
“Tra un’ora e mezza. Meglio che andiamo, tu sai perché è tornata?” domandò David, alzandosi, seguito da Rigel.
“Ne so quanto te, era dalla fine della guerra che non si faceva più sentire, ma sai come ragionano i maghi americani e il loro stupido atteggiamento isolazionista, aggiungi che lei è strana di per se.”
Il mago sorrise e disse: “E’ strana per i nostri canoni.”
“David puoi dire quello che vuoi, ma una che dice le cose al contrario come incantesimi è strana.”
“Andiamo a prenderla a Heatrow.”

Presa la metropolitana, Rigel e David arrivarono a Heatrow.
“Su quale volo arriverà?” domandò il mago.
“Sul volo da Boston.”
“Non viveva a San Fransisco?”
“Io sapevo che viveva a Las Vegas dove faceva degli spettacoli d’illusionismo.” E poi aggiunse la strega “Usare la magia facendola credere un trucco che viene considerata magia, mah…”
David sorrise.
Le porte automatiche si aprirono e ne uscirono molti i passeggeri, dopo qualche minuto, ecco spuntare finalmente la persona attesa. Era una bella ragazza con lunghi capelli neri e gli occhi blu scuro quasi viola, ma quello che proprio non passava inosservato era il suo abbigliamento, indossava un vestito da sera da uomo bianco con tanto di guanti, capello a cilindro con una fascia rossa, e calze a rete con scarpe con i tacchi.
“Per la serie non attiriamo l’attenzione.” Mormorò Rigel sorridendo.
“Nicole Strahm.” mormorò David.
La strega non appena li vide si avvicinò, e disse: “David Giles, Rigel Black.”
“Nicole.” dissero loro sorridendo e si abbracciarono.
Mentre uscivano dall’aeroporto, i tre parlarono del viaggio, ma furono principalmente le due streghe ha monopolizzare la conversazione.
Perchè nonostante Rigel criticasse molto la maga statunitense era impossibile portarle rancore, per il semplice fatto che lei era una persona fantastica e molto simpatica.
Nicole Strahm era l’ultima erede di una famiglia di maghi, suo padre John Strahm, era stato un grande amico di Albus Silente, la particolarità della loro stirpe stava nel fatto che bastava dir loro una cosa al contrario e quella s’avverava.
Con la metropolitana arrivarono tutti al pub Arcadia, il locale preferito di David. Era l’unico posto magico di Londra a detta del mago, dove si poteva ascoltare della buona musica Jazz e Blues. Non appena entrati David si lasciò andare ascoltando uno dei suoi pezzi preferiti: Nameless Lonely Blues.
Il mago salutò con ceno del capo la cantante di colore e poi il proprietario del locale, un omone pelato dall’aria poco rassicurante.
Seduti a un tavolo, il mago prese un altro caffè, questa volta una miscela magica di cui andava pazzo, Rigel della burrobirra e Nicole Strahm un tè elfico.
“Negli Stati Uniti non lo sanno fare come qui da voi.” Disse la strega dopo aver assaggiato il tè.
Il mago alzò lo sguardo dalla sua tazza e disse alla sua ospite: “Perché sei qui? Perché ci hai voluto incontrare, dopo tanto tempo?”
“Subito al punto senza troppi giri di parole.” Mormorò la strega, e poi continuò: “Io so tutto.”
Rigel e David non risposero.
“So che il giorno dell’attentato a Hogsmeade, sono stati rubati gli Horcrux di Voldemort, anche se la stampa e la comunità magica sono stati tenuti allo scuro di tutto.”
“Nicole sono il primo a dire che la gente doveva essere informata, ma il panico e la paura… Insomma al fine sarebbe successo un pandemonio.” Disse David con voce fredda.
“Non è mai una buona idea non informare l'opinione pubblica di certi pericoli, già una volta il vostro ministero ha fatto un errore del genere quando lui è tornato, e potrebbe tornare ancora.”
“E’ una eventualità.” Disse la Black.
“Più di una eventualità, noi sappiamo cosa si nasconde nei meandri della magica oscura, sappiamo quanto sia molto più sviluppata della cosiddetta magia bianca che s’insegna nelle scuole.”
“Nicole di tutto questo potevamo parlarne a distanza, mi puoi dire cosa c’è sotto?”
“Noi siamo tra i pochi a sapere dov’è sepolto Voldemort, ci siamo noi tre, Malfoy, Allan, Laura Ossian, e naturalmente Bem che fa la guardia. Sappiamo anche che l'Anello di Marvolo Gaunt, è in quella tomba, cioè quello rubato dai nuovi mangiamorte è un falso, ma non è l’unico horcrux falso.”
David e Rigel guardarono Nicole, e il mago disse: “Spiegati meglio.”
“Il medaglione di Salazar Serpeverde che è stato rubato era il falso creato da Regulus Black.”
Rigel ne rimase scossa mentre David rimaneva impassibile con i gomiti sul tavolo e le mani intrecciate davanti alla volto, gli occhi però tradivano inquietudine e domandò: “Dov’è il vero medaglione?”
“E’ qui.” La strega sciolse il Papillon e aprì alcuni bottoni della sua candida camicia, per poi tirare fuori la reliquia attraverso le due piccole catene con cui l’aveva appesa al colo..
“Tu devi essere pazza?” disse Rigel. “Perché l’hai portato qui? E cosa più importante perché hai consegnato un falso, dopo che l’hai distrutto?”
La strega stava per rispondere, ma David l’anticipò: “Ordini da Salem, giusto Nicole?”
Lei annuì.
Salem la cittadina del Massachusetts, famosa per il processo alle streghe, era anche la sede del mistero della magia degli stati del nord est. C’erano tre ministeri della magia negli Stati Uniti, il primo è più antico era a Salem, il secondo a Sud a New Orleans, il terzo a ovest a San Fransisco.
“L’avresti dovuto consegnare a Nelson?” Disse il mago.
“Non l’ho fatto, David.”
Kent V. Nelson era da sempre il ministero della magia di Salem, non che ex-amante di Nicole.
“Perchè non glielo hai dato?” domandò il mago.
“Non mi chiedi perché glielo dovevo consegnare?”
“No, so già la risposta. Un Horcrux anche se distrutto è una cosa rara, Kent è uno studioso e un guerriero.”
“Giusto.”rispose l’americana.
“Anch’io volevo saperne di più degli Horcrux.” Disse David “Ma possono diventare una cosa molto pericolosa, si potrebbe creare un esercito immortale immune persino alle maledizione senza perdono.”
“Ecco perché non potevo consegnarli il medaglione. Dentro il ministero di Salem ci sono mangiamorte a tutti i livelli.”
“E’ così hai scelto di tenerlo per te.” Disse il mago che respirò profondamente e la guardò con occhi freddi e diretti come lame “In questi quindici anni hai capito come funzionava?”
Rigel guardò David e poi Nicole. Quando la strega americana abbassò gli occhi, la maurauder capì tutto.
“Era impossibile che pensare che tu non potessi rendertene conto.” Disse Nicole.
“Per quanto il tempo scorra più lentamente per noi maghi, e per alcuni è proprio fermo.” Disse calmo David, e guardò per un istante Rigel alla sua sinistra. “Tu non sei invecchiata di un giorno Nicole. Ne è valsa la pena, perdere un pezzo della anima e uccidere qualcuno per diventare immortale?”
“Non ho avuto scelta David, stavo per morire.”
“Ci sono cose ben peggiori della morte.” Sussurrò il mago, e poi disse: “Allora perché hai portato qui il medaglione?”
“Voglio lasciarlo, dovette essere voi a custodirlo. Io non posso più tenerlo.”
“Ti stanno dietro, non è vero?” Domandò Rigel, senza emozioni.
David guardò la Black e sorrise.
“Sì, hanno capito che il medaglione rubato è un falso, e sapendo che sono stata io a distruggerlo, hanno fatto due più due. Per seminarli ho dovuto fare il giro del mondo.”
“Non potevi distruggerlo, invece di riportarlo qui?” disse Rigel.
“E’ fatto in gren puro, neanche buttandolo nel cratere di un vulcano verrebbe distrutto.” Rispose David, poi rivolgendosi alla strega d’oltre oceano disse: “Ok lo prendiamo noi.”
“Io penso di no.” Disse un uomo avvolto in un mantello che un istante prima si trovava al bancone del pub. Lo sconosciuto estrasse la bacchetta e la puntò contro i tre seduti al tavolo.
Ma loro non lo guardarono neanche, erano infastiditi come se fosse qualcuno che si era intromesso in cose che non lo riguardavano.
Il mago si innervosì, mentre allo sconosciuto si univano altri tre mangiamorte.
“Vogliamo il medaglione potete darcelo con le buone o con le cattive, a voi la scelta.” Gridò il mangiamorte.
David sì voltò e gli disse: “Calmati Graoully, non ti daremo il medaglione, ma ti daremo una scelta puoi andartene adesso e non ti succederà niente o puoi restare e passerai la vita a New Azscaban a te la scelta.”
“Il medaglione e noi non vi uccideremo.” Disse il mago oscuro, intimorito dal fatto che lo avevano riconosciuto e dalla loro sicurezza.
David sorrise e disse: “Tu non puoi ucciderci, nessuno di voi può farlo, anche perché siete circondati.”
A quelle parole alcuni i clienti del locale si alzarono e si tolsero i mantelli, puntando le bacchette contro i tre maghi oscuri.
I mangiamorte si guardarono intorno circondati dai maurauders al gran completo.
“Complimenti Giles, mi avevano detto che lei era il migliore stratega e guerriero delle guerre magiche.” Disse James Lupin e poi ai mangiamorte “Consegnate le bacchette senza fare resistenza.” Avvicinandosi a loro insieme con Albus Piton.
Joris Graoully la consegnò per ultimo, tenendo però il bastone da passeggio e disse: “Giles mi domando cosa ne sarà di noi uomini come noi quando non ci saranno più guerre da combattere.”
Il mago non rispose.
Sul volto del mago oscuro comparve un ghigno, e con uno scatto felino estrasse dal bastone una lama cercando di trafiggere Rigel.
David però fu più veloce e richiamata a se la spada, tagliò di netto la mano destra del mago oscuro, che cadde a terra stringendo ancora l’arma. Il mangiamorte cadde inginocchio tenendosi stretto il braccio.
L’uomo alzò lo sguardo pallido, sorrise a David, poi venne preso dai maurauders, e mentre stava per essere portato via disse: “Non è finita! Lo sai Giles? Oggi non sarà solo il mio sangue a scorrere. Oggi noi ritroveremo il nostro oscuro signore.” E si mise a ridere.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

come da mail che mi hai invitato , prendo atto di questa importante novità ! mi chiedevo infatti ove fossi finito e cosa fosse successo , spero di vedere presto un nuovo emozionante capitolo di questa ff il più presto possibile ! saluti egregio!

magiasuplo ha detto...

Carissimo Dalastor,
prima di tutto complimenti per il tuo bellissimo sito...
E' davvero fatto bene!

E, seconda cosa, sono contenta soprattutto perchè finalmente da qui potremo continuare a seguire te e le tue meravigliose FanFiction!

Scrivi con tanta passione e sentimento, come solo pochi sanno fare!
E Granger Girls è una storia meravigliosa!

Sono onorata di averti conosciuto come scrittore, e come amico!
A presto!
Magia

Anonimo ha detto...

Accidenti che bella fict :) Bravo Dalastor

Anonimo ha detto...

ma di ke state parlando??

Anonimo ha detto...

wow,bravisimo!!!!6 fantastico, un genio nello scrivere, scrivi cn passione, sentimento, con quello che scrivi riesci a trasmettere emozioni.i miei complimenti.

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