venerdì 19 marzo 2010

Granger Girls

Capitolo trentunesimo: Le Banshee


Al interno della chiesa, molte persone terrorizzati si lasciarono cadere a terra, mentre altri a stento riuscirono a sedersi nei banchi, i più non parlavano, mentre altri pregavano, altri ancora farfugliavano cose senza senso, e i bambini piangevano.
Persino Harry, Hermione e Sandor erano turbati.
“Banshee, non c’è dubbio.” mormorò la strega parlando per prima.
“Sì…” rispose Potter respirando profondamente e annuiva.
“Spostiamoci da qui.” intervenne il pastore. “Meglio andare in sacrestia da questa parte.”
I due maghi erano d’accordo e insieme con ex mangiamorte attraversarono l’intera navata, mentre camminavano alcuni si avvicinarono a cercare conforto dal religioso, volevano delle risposte.
Sandor cercava di rassicurarli come meglio poteva con poche parole, ma per lo più li ascoltava. alcuni cercavano di spiegarsi in modo razionale l’improvviso dilagare di quella follia omicida con una epidemia di rabbia o con acqua contaminata.
Harry ascoltandoli allora si ricordò di un discorso avuto con Silente tanti anni prima.
“Vedi è una fortuna che i babbani siano di questi tempi ormai tanto razionali da non vederci o da non volerci vedere.” Gli diceva preside sorridendo. “Oggi una famiglia di maghi potrebbe allevare senza problemi un drago in un giardino a Notting Hill e tutti lo scambierebbero per un cane troppo cresciuto. In questo mondo fatto ormai di macchine prodigiose e di scienza, gli uomini davanti a certi eventi inspiegabili trovano sempre una risposta razionale e il più delle volte completamente sbagliata e un po’ assurda. Ma non è stato sempre, verso la magia o l’inspiegabile l’uomo del medioevo era più aperto, più prudente e… ahime più pericoloso per noi maghi.” E dopo una breve pausa concluse dicendo; “Harry, noi esseri umani maghi o babbani siamo molto interessanti. L’umanità da sempre è fascinante nelle sue infinite contraddizioni. Non lo trovi anche tu?” e da dietro gli occhiali a mezza luna l’anziano mago sorrise.
“Harry, Harry...” lo chiamò Hermione più volte.
“Sì?” rispose lui tornando al presente.
“A che pensavi? Stavi sorridendo?” mormorò la strega.
“A una vecchia chiacchierata con Silente… ehm sui babbani.”
Arrivati alla destra dell’altare centrale, attraverso una porticina azzurro chiaro entrarono nella sacrestia che era arredata con un’antica e pesante scrivania in scuro legno di quercia, con una grande sedia intagliata e con un piccolo armadio, sulla sinistra poi c’era una grande finestra con una vetrata colorata che ritraeva la scena di San Giorgio che uccideva il drago.
“Erano delle banshee, Hermione ha ragione, ora il problema è che...” Disse subito il pastore mettendosi a sedere dietro la scrivania.
“E che le banshee si cibano d’emozioni come la paura, l’odio, e il rimorso, di ogni debolezza umana.” continuò Harry.
“Le hai già affrontate?” domandò Sandor.
“Dopo la guerra a Hyde Park, ne abbiamo stanate una circa una decina, ma non erano potenti come queste.” rispose Potter. “Le Banshee sono spiriti di donne morte in modo violento e sono mosse dal rancore. Dovremo trovare un sistema per chiamare aiuto…”
“Non ho un gufo, e qui i telefoni non funzionano.” Rispose Sandor.
“Perché non sono riuscite a entrare qui?” domandò Harry. “La terra consacrata può fermarle?”
“Che io sappia no.” Rispose Hermione.
“Questa chiesa è costruita su un antico altare in pietra dedicato a Cailleach Bheur…”
“Cailleach Bheur, la strega divina, la signora delle tempeste e padrona dell’inverno, il suo potere è benefico.” Disse Hermione. “Oggi è la sua festa, per questo la chiesa ha difese simili a quelle di Hogwarts, per il momento almeno.”
“Per il momento?”
“Sì, Harry, la festa durerà fino alla mezzanotte di domani, poi...”
“…poi sarà la fine.” Concluse Harry.
“Sandor…” sussurrò Tobia che entrò nella stanza. “Cosa sta succedendo?”
“Niente di buono amico mio, niente di buono.”
“Quelli uomini sembravano posseduti.” Disse il prete cattolico.
Nessuno rispose.
“Voi sapete che succede? Ditemelo!!” domandò Tobia avvicinandosi a Harry.
“Io e te siamo amici vero? Nonostante tutto.” Gli disse Sandor.
“Sì, ma…”
“Lì fuori c’è un male tra i più antichi. E’ Pauline.”
“Pauline Wax? Ma è morta un anno fa…” disse il Babbano
“Chi è Pauline Wax? E’ una delle banshee?” domandò Harry.
“Sì.” Rispose il pastore annuendo piano.
“Banshee? Ma le banshee sono solo storie, miti.” esclamò Tobia.
“I miti possono uccidere.” Disse Potter con un espressione grave sul volto.
“Ma voi chi siete?” domandò il prete guardando quelli che credeva essere solo due adolescenti.
Harry non rispose.
“Chi era Pauline Wax, Sandor? Da viva…” domandò Hermione.
“E’ una storia molto triste.” Disse ex-mangiamorte massaggiandosi i lati della fronte e cercando le parole. “Pauline era una brava ragazza, un po’ anticonformista forse, ma piena di vita. Venne qui da Londra circa tre o quattro anni fa, per vivere con sua zia, la sorella della madre, dopo che i suoi erano morti, al epoca aveva undici o dodici anni. Era sola e spaventata, la nuova arrivata in posto dove tutti si conoscono, trasferita da una grande città in un villaggio ai piedi delle montagne. Dopo un iniziò non facile riuscì ad ambientarsi grazie a Mary Theron. Mary era l’opposto di Pauline: timida, dolce, benamata da tutti. Le due ragazze iniziarono a stare sempre insieme, e quando i genitori di Mary erano via per lavoro, lei dormiva dall’amica. Gli anni passavano ed entrambe diventarono molto ricercate dai ragazzi. Mary sempre un po’ timida e Pauline più aggressiva. Ma tutto cambiò un giorno…” e si fermò. “Un giorno d’estate un gruppo di ragazzi le viderò al lago …”
“Si, amavano?” Mormorò Hermione.
Sandor annuì.
“E cosa è successo dopo?” domandò la strega.
“La gente iniziò a sparlare. Pauline da ragazza più forte teneva testa a tutti, non importava se il mondo sapesse, anzi sembrava voler sfidare il pregiudizio, combattere tutto e tutti in nome dei sentimenti che provava per Mary. Mary invece soffriva, la sua famiglia non l’accettò mai e la costrinsero a una scelta: lasciare Pauline. E per far finire i pettegolezzi iniziò a frequentare un ragazzo più grande, a farsi vedere con lui...”
“Aveva capito il suo peccato e tornò nella grazie di nostro signore. Oggi tutto sembra lecito anche la depravazione dell’omosessualità…” disse Tobia tonfio.
Harry guardò quel prete e dovette controllarsi dal dargli un pugno in faccia.
Sandor triste e amareggiato e continuò: “Ricordo che un giorno incontrai Pauline, e nonostante non fosse una credente, cercai di parlarle, senza giudicarla, ma mi disse una frase che mi lasciò senza parole: ‘Come faccio ha dimenticarla, quando il nostro amore mi ha fatto volare oltre le nuvole, una volta che si prova l’amore non può tornare indietro…’ se ne andò via e allora avrei dovuto capire.” il pastore sospirò “E alcuni giorni dopo durante questa festa, Pauline si suicidò lanciandosi dalla terrazza della scuola...”
“Oh no!! Povera ragazza, e Mary?” esclamò Hermione turbata.
“Da allora non è più uscita da casa sua, credo che incolpi se stessa.”
“E i suoi genitori?” domandò la strega.
“A quelli l’abbandonarono lasciandola ancora più sola.” Rispose il pastore poi al prete “A volte noi sbagliamo, Tobia, ci preoccupiamo tanto del numero delle persone che compongono le nostre comunità, da non vedere le sofferenze di singole, anzi lo consideriamo una perdita di tempo. Avremo dovuto aiutare quelle ragazze e invece le abbiamo perse; abbiamo fallito e quando accade noi perdiamo un anima.”
Tobia non riuscì a sostenere lo sguardo dell’amico, rimanendo in silenzio di fronte al peso delle responsabilità. Responsabilità di cui invece Sandor si faceva carico.
“Sei sicuro che la banshee fosse Pauline?” domandò Harry.
“Sì…” rispose ex-mangiamorte.
D’un tratto si sentì picchettare al vetro della finestra, fuori a testa in giù c’era un uomo sui vent’anni che sorridendo disse: “Mi fatte entrare per favore?”
“E questo da dove arriva?” esclamò Harry quasi ridendo.
Tutti erano sorpresi.
“Mi fatte entrare o devo restare qui a congelare e poi ci sono quei posseduti da Banshee che mi guardano con aria famelica.” proseguì lo sconosciuto.
Hermione e Harry si guardarono e quasi non riuscivano a trattenersi dal ridere.
“Ci sarà da fidarsi?” domandò Potter.
“Mi sentite io parlo e questi qua fuori non lo fanno.” Rispose lui “Poi posso aiutarvi contro le Banshee.”
“Direi che va bene.” Disse la strega e aprì la finestra.
Quello strano tipo dopo aver sussurrò: “Grazie.” Fecce un salto prodigioso ed entrò. “Non vi è piaciuto la mia performance, siete un pubblico difficile. Mi chiamo Taddeus Goodfellon, piacere e sono…”
“Sei un changelin.” Intervenne la strega.
“Molto bene, la tua fama è meritata, Hermione Granger.” Rispose lui sorridendo.
Harry non rispose, ma rapido portò la destra al interno della giacca.
“Quella non ti servirà…” disse Taddeus sorridendo al mago.
“Un changelin, un rapito dalle fate.” mormorò Potter.
Dopo quelle parole nella sacrestia cadde un silenzio innaturale, interrotto poi da Tobia che disse: “Fate, Banshee state scherzando non è possibile, certe cose non esistono...”
“Noi esistiamo da molto tempo, siamo fate, spiriti, ombre, vampiri, licantropi e… maghi.” rispose il nuovo arrivato al religioso “Viviamo tra voi, possiamo essere: i vostri amici, i vicini di casa o parenti che pensate di conoscere, mariti o mogli, figli.”
“Perché sei qui? Cosa c’entra il regno delle fate con questa storia?” domandò Harry incurante degli sguardi del prete.
“Niente, non faccio più parte del regno eterno da molto tempo sono scappato; ero qui semplicemente per suonare con il mio gruppo.” E fisso Harry “Posso aiutarvi, credo che abbiate bisogno di ogni aiuto possibile.”
“Sì, grazie.” Mormorò il mago.
“Forse ho un piano.” disse Hermione.

Una mezz’ora dopo uscivano tutti della sacrestia, prima i tre maghi Harry, Hermione e Sandor che s’allontanarono subito, poi Taddeus stranamente allegro e per ultimo Tobia, il prete cattolico era rimasto molto stupito da quello che aveva appena sentito e che fino a ieri giudicava che fossero solo delle superstizioni.
“Stai bene, prete?” domandò Taddeus.
“Sì, ma come ci si riesce ad abituarsi a tutto questo?” gli domandò.
“Non è che noi abbiamo molta scelta, questo è il nostro mondo. Il Bardo scriveva: Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.” Rispose e dopo essersi messo le mani in tasca dei pantaloni sorridendo se ne andò lasciando il prete.
I maghi tornarono portando: provviste, coperte, sacchi a pelo e altri beni di conforto per tutti. Vennero accolti con gioia e nessuno dei babbani si domandò dove avevano preso quelle cose.
Poi mentre le coperte e cibo venivano distribuite, Harry ed Hermione si allontanarono per cambiarsi d’abito togliendosi i vestiti della festa con qualcosa di più comodo per combattere, andarono vicino alla sacrestia in una piccola saletta angusta con le pareti dipinte di un grigio acqua molto chiaro e che ricordava uno stanzino per le scope di Hogwarts.
“So a cosa stai pensando, Potter?” domandò la strega da dentro lo stanzino mentre si cambiava.
“Come fai a saperlo?”
“Non dimenticare che ti conosco da tanto tempo, e poi l’ho penso anch’io…” rispose lei.
“Allora vediamo se hai ragione, miss so tutto io?”
“Stai pensando d’andare via e lasciare questo posto e di tornare a Hogwarts, magari smaterializzadoci da qualche parte fuori di qui. Giusto?”
“Sì, l’idea era questa, ma…”
“Ma non sarebbe da Harry Potter.” Disse Hermione uscendo, indossava una felpa scusa e un paio di jeans. “Allora come sto?”
“Come se avessi quindici anni.” Rispose il mago in modo scherzoso.
“E’ incredibile che i pantaloni a vita bassa siano tornati di moda, Harmony gli adora…”
“Hermione.” Mormorò Harry. “Tu potresti andare.”
“E’ lasciarti qui da solo a diverti? Te l’ho scordi, non ti liberi di me, poi avrete bisogno di me per far funzionare il piano. Non posso farti fare l’eroe, perché ti faresti ammazzare e non voglio perderti di nuovo.” E detto questo la strega gli si avvicinò e gli appoggiò il capo sulla spalla destra.
“E che mi preoccupo per te.” Mormorò Harry “E per quella ragazza che abbiamo lasciato a scuola, se le cose vanno male, Harmony potrebbe restare… sola.”
“Andrà tutto bene, ne abbiamo passate di peggio. Ora andiamo a mangiare qualcosa ho un po’ di fame.”
“Non sto scherzando. Nostra figlia ha bisogno di te, ti ha avuto accanto per tutti questi anni, mentre io sono entrato nella sua vita da solo pochi mesi, anche se non riesco a pensare di vivere senza di lei.” Disse Harry e abbassò lo sguardo “Fino a poco tempo fa non pensavo di poter amare di nuovo, poi sei rientrata nella mia vita, l’amore per te si è risvegliato ed è stato fortissimo, ma è stato ancora più forte scoprire che avevamo una figlia, essere il padre di Harmony è stato bellissimo, per questo non posso farla soffrire…”
“Oh Harry…” disse per poi d’improvviso si lanciò su di lui e lo baciò. “So cosa vuoi dire, ma su una cosa ti sbagli, Harmony soffierebbe anche per te, quella ragazza ti vuole bene anche se ti conosce da soli pochi mesi. Io e lei crediamo tu sei il migliore papà del mondo e anche il più sexy…”
Il mago sorrise e disse: “Non avevi fame? Andiamo… signorina Granger.”
“Sì, signor Potter.” Rispose Hermione “Hai fatto l’incantesimo di crescita ai vestiti come ti ho detto. così che quando l’effetto del desiderio finirà i nostri abiti cambiarono insieme con noi.”
“Certo che l’ho fatto.” Rispose Harry e sorrise “Ora si che sembriamo tornati ragazzi con te che controlli se faccio i compiti. Andiamo a cena?”

Dopo aver cenato, tutti si prepararono per la notte, gli adulti non parlavano, mentre per i bambini sembrava un gioco.
Mentre Harry ed Hermione si guardavano intorno cercando un buon posto per i loro sacchi a pelo presi in prestito. E una piccola palla bianca rotolò fino ai piedi del mago, che la guardò divertito e poi sentì la voce di un bambino: “Ehi, mi ridai la palla per favore.”
Il piccolo poteva avere più o meno sei anni, aveva i capelli nerissimi, e due occhi castani scuri.
Harry gli sorrise e gli disse: “Vuoi questa palla?”
“Sì, lanciala.” Gli disse il bambino con un po’ d’entusiasmo.
“E dimmi come ti chiami.” Domandò il mago.
“La mamma non vuole che parli con gli sconosciuti.”
“Giusto, io mi chiamo Harry Potter.” Disse e sorrise.
“Harry Potter, è un nome buffo, ma non ti parlo lo stesso
non ti conosco e non mi lanci la palla.”
“Ok eccola, ma lo sai fare questo.” Disse il mago e cominciò a palleggiare con la piccola palla, prima con i piedi e poi con la testa più volte.
Hermione lo guardava divertita.
“Wow, sei bravo, quasi come il mio papà.” rispose il piccolo che lo guardava con occhi sognati e ammirati. “Mi chiamo James, ma puoi chiamarmi...”
“Jim vieni qui, dove ti sei nascosto?”
“Sono qui mamma, sono con Harry.” Rispose il bambino.
“Sai anch’io mi chiamo James, ma di secondo nome, e anche mio padre si chiamava James.” Disse Potter per poi passare la palla a Jim
Una donna raggiunse il figlio e disse: “Non devi allontanarti.”
“Lo so, ma ero con Harry, lui è bravo con il pallone. Quando arriva papà, lo deve vedere...”
“Sì, Jim, ma papà è fuori.” disse la madre, ma si vedeva che era nervosa.
Harry guardò la babbana, senza dir nulla.
“E’ un tenente dell’esercito, doveva tornare per la festa…”
“Sono sicuro che sta bene.” Disse Harry con tono carismatico e dolce.
“Sì...” mormorò la donna, rassicurata dalle parole di quello strano quindicenne.
“Jim ti va di vedere qualche magia, io sono pure un bravo mago.” Disse al bambino sorridendo e prese la bacchetta “Chiama i tuoi amici e ci divertiamo un po’ con un paio di trucchi.”
“Harry!!” intervenne Hermione alle sue spalle, il tono era quello inquisitore, che lui conosceva bene. “Prima giochi a palla in una chiesa! E adesso pure i trucchi.”
“Dai Hermione solo per divertimento.” Disse lui.
Jim intanto aveva chiamato tutti i bambini, che adesso erano vicino a Harry ad aspettare lo spettacolo promesso.
“Volete un po’ di magia? Bene venite con me.” Disse e iniziò un gioco di luci colorare con l’incantesimo Lumus.
I piccoli spettatori iniziarono a divertirsi, ed applaudire e anche alcuni genitori si avvicinarono.
Potter continuò a fare incantesimi, come il Levitation Charm facendo volare per scherzo il basco di un anziano.
“Bel trucco ragazzo.” Disse lo scozzese ridendo. “Ora puoi ridare il capello a un vecchio Highlander.”
“Certo signore, non sia mai che possa mancare di rispetto a un vecchio soldato.” Disse Harry sorridendo e rimettendo in testa all’uomo il suo capello.
Tutti iniziarono ad applaudire e lui continuò.
“Ma come fa, papà?” domandò una bambina di circa quattro anni in braccio al padre, vicino a Hermione.
“E’ magia e trucchi, Amy.” rispose il genitore.
Poi d’un tratto si vide una fiammata sopra Harry, e molti si spaventarono.
“Anch’io ci so fare, Harry Potter.” Disse una voce maschile e da dietro un angolo comparve un uomo vestito come uno zingaro dai colori vivaci.
“Richard Eoin.” Mormorò il mago sorridendo.
“Capitano Potter.” Disse ex auror. “Avevo saputo del tuo ritorno.”
“Un bel applauso per Mister Eoin, un vero mangiafuoco.” Disse Harry.
Il piromago creò con le mani un cerchio di fuoco e poi uno splendido drago.
“Adesso signori e signore, bambini e bambine, voglio presentarvi una persona speciale, colei che un trucco di magia mi ha rubato il cuore. Ecco Hermione Granger.” Disse Harry “Avanti Hermione fai qualcosa anche tu.”
“Non se ne parla.” Rispose lei ridendo.
“Avanti bambini, incitate la nostra Hermione. Dovete che sapere che è più brava di me e che è una strega.”
“Una strega!!” disse Amy un po’ impaurita e si strinse al padre.
“No, non temere, Hermione è una strega buona.” Disse Harry.
“Davvero?” domandò la bambina.
“Sì.” Rispose Granger. “Ma non lo sarò tanto con il mio ehm… ragazzo dopo questo.” E avanzò tra la gente. “Sai avresti un futuro per intrattenere il pubblico, magari come attore in reality show.” Disse sorridendo al mago “Eccomi, Harry, che facciamo?”
“Un bel applauso alla strega che mi ha rubato il cuore.”
E tutti applaudirono.
“Stupido.” Mormorò Hermione sorridendo.
“Ci vuole un gran finale. Hai capito?”
“Credo di sì.” Rispose lei ed estratta la bacchetta, la puntò verso l’alto insieme con il suo mago e gridarono: “Expecto patronum”
Dalle bacchette emersero della nebbia argentata che prese le forme di un cervo e di un’aquila. Ramoso fece un piccolo inchino prima all’aquila e poi al pubblico, e iniziò a galoppare in aria per tutta la chiesa, mentre il rapace volava sempre più in alto.
Tutti restarono senza fiato di fronte ai Patronus.
“E con questo il nostro spettacolo è finito. Grazie a tutti.” Disse Potter.
Il pubblico applaudì per poi allontanarsi.
Hermione guardò Harry con un sorridendo.
“Allora è stato divertente?” domandò il mago.
“Molto.” Rispose e gli diede un bacio sulla guancia.
“Ehm capitano.” Disse Richard un po’ imbarazzato.
“Sì, ora parliamo.” Disse lui.
“Io vado a preparare i sacchi a pelo a dopo.” Disse Hermione.
“Allora come va? Che hai fatto dopo la guerra?” disse Harry spostandosi insieme con ex-auror di un paio di passi.
“Sono di queste parti, ho una casa in un villaggio vicino, ma non dovresti tu a dirmi qualcosa? Per esempio perché tu e la tenente Granger siete così giovani.”
“Un incantesimo andato a male.”
“Ma sono contento che l’hai ritrovata capitano?”
“Non sono più il tuo capitano, non sono più un auror.” Disse Harry sorridendo. “Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto.”
“Puoi spigarmi che succede?”
“Sì, ma allontaniamoci.” Propose Potter.
Dopo aver trovato un posto appartato dietro una colonna, Harry gli raccontò ogni cosa compreso il piano.
“E’ rischioso!” esclamo ex-auror.
“Non c’è altro da fare.” Disse Harry.
“Combatterò con voi.” Rispose sorridendo. “Sarà bello combattere ancora con te come tanti anni fa.”
“Grazie, sei più che benvenuto.”
Il Richard sorrise abbassando lo sguardo e disse: “Lo sa non dico di valere cento auror, ma la mia figura la faccio ancora.”
“Oltre a noi e a Hermione ci saranno altri due un chanling e un ex mangiamorte uno dei dragoni.”
A sentire quella ultima parola l’uomo impallidì e disse: “Un dragone.”
“So cosa provi, ma…” disse Harry.
“No, non lo sai, sono stati i dragoni ad aver ucciso mio fratello minore. Loro erano i peggiori di tutti.”
“Domani notte le banshee e i loro posseduti entreranno qui dentro, la gente qui avranno bisogno di noi, di te come di lui.”
“Va bene, ma finita questa storia lo denuncerò al ministero. New Azkaban è il posto per gente come quella. E se cercherai…”
“Farai come credi.” Disse Harry con voce priva d’emozione.
“Monterò il primo turno di guardia.” Disse il piromago tornato del umore di sempre.
“Ok, io ti darò il cambio fra due ore. Notte amico.”
“Notte capitano.”
E Potter tornò da Hermione.
La strega era seduta sul suo sacco a pelo aperto e leggeva un libro.
Il mago le si sdraiò accanto sul suo sacco, la guardò e le domandò: “Possibile che trovi un libro da leggere in ogni situazione? Cos’è?”
“Il Leviatano di Hobbes, me l’ha prestato Sandor.” Rispose.
“Una lettura leggera.” Disse Harry.
“Proprio così.” Disse lei chiudendo il libro e poi aggiunse: “Con Eoin le cose dovrebbero andare meglio. Ehi tutto ok?”
Il mago mugugno qualcosa e poi disse: “Dovrò dire a Sandor di guardarsi le spalle.” E con un’espressione preoccupata aggiunse: “Ma almeno saremo in quattro domani notte.”
Hermione cambiò discorso sorridendo gli domandò: “Ti sei divertito a giocare come un bambino, signor Potter?”
“Sì.” Rispose e annuì.
“Hai fatto star bene tutti grandi e bambini. Ci sai fare con i piccoli.”
“Forse perchè non lo sono mai stato.” rispose mettendosi seduto. “Non dormiremo comodi stasera, il marmo è duro e freddo.”
“Non è la prima volta.” mormorò Hermione.
Harry sorrise.
“Ricordi la notte in cui Sirius entrò a Hogwarts costringendoci a dormire tutti in sala grande.” mormorò Hermione
“Sì, ma io ricordo solo che abbiamo dormito vicini...” sussurrò lui.
“Faceva freddo e tu ehm… eri così caldo, ma credo mi sarei accoccolata anche con un troll...” disse la strega un po' imbarazzata.
“E ricordi anche questo...” disse Harry strofinando insieme le mani per poi toccarle il viso. Hermione che chiuse gli occhi e sorrise lasciandosi andare a quel tepore così dolce.
“Non te l’ho chiesto allora. Ma dove l’hai imparato?”
“Da mio padre è una cosa che mi ha raccontato Remus. Era un gesto che faceva a mia madre quando lei sentiva freddo. A tredici anni vedendoti tremare mi sembrò la cosa più naturale del mondo.”
“Era un po’ audace da fare a una ragazza, audace e intimo, ma soprattutto dolce. Ron ci guardava male.”
Harry sorrise nuovamente.
“Ehm...” sentì dire il mago dietro di se, subito seguito da due colpi di tosse. Poi voltandosi vide Sandor che mormorò: “Posso ricordarvi che siamo in una chiesa.” Mentre soghignava.
“Non facevamo niente di male.” disse Harry.
“Sarà, ma sembravate degli adolescenti in amore.” disse sotto voce ex mangiamorte divertito “Scusate pessima battuta.” Poi si guardò intorno e disse “Facevo un giro per vedere se qualcuno aveva bisogno. Grazie per avermi aiutato con cibo e coperte.”
“Nessun problema, era solo qualche incantesimo di richiamo e qualche trasfigurazione molto semplice.” Intervenne Hermione.
“Dovrebbero bastare fino a domani notte.” Disse Sandor. “Buona notte.” E il pastore continuò il suo giro.

Dopo che Sandor finì di dar conforto al suo gregge, senza farsi vedere scese nella cripta della chiesa. Questa era chiusa da un pesante cancello in ferro, il pastore l’aprì e ed entrò, l’antica tomba era umida e oscura, costruita da pesanti pietre grigie, con un soffitto a volta. Era più antica e più grande della chiesa stessa, infatti si estendeva anche sotto la piazza, era stata ricavata da una grotta naturale, dove i druidi celtici celebravano i loro misteriosi culti.
Sandor estrasse dalla tasca la sua bacchetta e mormorò: “Lumus.” E pensò: “Erano quindici anni che non usavo più la magia e oggi è già la seconda volta.”
Scendendo sempre più in profondità, vedeva le pietre quadrate fondersi con le stalattiti e con le radice degli alberi.
Raggiunto il fondo si trovò davanti la tomba di un frate eremita sormontata da una grande croce in pietra e su una parete c’era una piccola nicchia per false reliquie.
L’ex-mangiamorte girò intorno al sarcofago e sparì dentro un muro alla sua destra, trovandosi in una piccola stanza illuminata da un braciere di fuoco magico.
Lì si trovava la sua antica armatura, disposta come un silente guerriero, seduto in attesa di un nuovo squillo di tromba che preannunciava un’altra battaglia.
“Ti ho lasciato qui, amica mia, perché non me la sentivo di distruggerti.” Pensò Sandor guardando quella corazza. “Sei parte di me, mi ricordavi cos’ero e cosa non voglio più essere. Non mi sarei mai sognato d’indossarti nuovamente, ma ho bisognoso del tuo potere per difendere la mia gente. Forse tutta la mia vita come mangiamorte prima e pastore ora è servita a prepararmi a questo momento.” Respirò profondamente per poi inginocchiarsi e mettersi a pregare, dopo qualche minuto, sentì dietro di se qualcuno che lo osservava.
“Ti serve qualcosa, Taddeus?” gli domandò Sandor con voce tranquilla.
“Niente scusa il disturbo, così tu eri un dragone d’acciaio tra i mangiamorte, dicono che eravate dei duri.”
“Non abbastanza purtroppo, visto che fine ha fatto la mia unità.”
“Pregavi per noi?”
“Sì, per noi, per la gente sopra e per quello che faremo domani.”
“Anch'io ero un credente, prima d'essere rapito dalle fate, ma tutti lo dovevamo essere nel 1300. Ero cattolico.”
“Nessuno è perfetto.” disse il pastore anglicano alzandosi e sorridendo. “Sicuro che non vuoi fare quattro chiacchiere. Dopo tanti anni che faccio il pastore capisco se qualcuno vuole parlare. Ma se vuoi una confessione in piena regola chiamo Tobia.”
Taddeus sorrise e s’avvicino al pastore, guardando la corazza e disse: “Così questa è la tua armatura di quando eri un dragone d’acciaio, è imponente,”
“Io direi che è la mia reliquia.” Mormorò Sandor. “Non è solo acciaio, ha un sottile strato di gren e di sangue di drago, e ha una resistenza al magico pari a cinque.”
“E’ il massimo è sette, praticamente sono alcune maledizioni possono penetrarla. Com’era averla addosso? Come ti sentivi?”
“Come mi sentivo? Non lo ricordo bene.” Rispose il pastore “Ci avevamo detto che eravamo potenti, forti invincibili e che niente ci avrebbe fermato. Il signore oscuro ci aveva salutato come le sue armi viventi, noi per lui dovevamo marciare e conquistare il mondo. Eravamo stati forgiarti e addestrati per sconfiggere i griffondoro, ma....”
“Posso farti una domanda? Cosa ti ha portato a Dio?” domandò Taddeus guardando ex-mangiamorte. “Eri un guerriero, un mago, mi sembra strana questa scelta.”
“L’ho trovato proprio sul campo di battaglia, e mi ha salvato la vita. Tu sei ateo adesso non è vero, Taddeus?”
“Sì, un ateo praticante, anche questo l’hai capito dopo anni di professione?”
“Molti dei cosiddetti atei sono solo curiosi su Dio e su di noi, ehm… credenti.” Disse Sandor.
“So che Dio esiste, ma non credo in lui, non ho fiducia in lui. Anni fa incontrai un angelo, forse dovrei dire un’angela, era una donna, una ex angelo custode, era caduta costretta all’esilio. Lei aveva conosciuto Dio e mi disse delle cose molto ciniche. Che Dio vorrebbe morire lasciarsi andare all’oblio, riposare nell’abbraccio del nulla questo quando l’umanità fosse pronta a stare in piedi da sola. Invece è costretto a continuare ad esistere perché noi lo preghiamo, gli chiediamo cose…”
“Forse è vero.” Disse il pastore. “Forse è vero che alla fine dovremo andare avanti e dimostragli d’essere cresciuti.”

L'indomani Harry ed Hermione si svegliarono di buon ora.
“Buon giorno, ci aspetta un giornata dura.” disse la strega mettendosi seduta sul sacco a pelo e stiracchiandosi.
Potter annuì e disse: “Buon giorno.” e le diede un leggero bacio sulla guancia.
“Harry?” mormorò lei.
“Sì, lo so è un buon modo per iniziare la giornata.”
“Lo è, ma...” cercò di dire Hermione.
“Ci guardano tutti?” mormorò il mago.
La strega scosse il capo e disse: “Non è questo…”
“Allora siamo in una chiesa?”
Di nuovo lei fece segno di no.
“Allora che c’è?” domandò l’Harry adolescente.
Hermione gli si avvicinò e gli sussurrò: “I denti, l’alito...” e sorrise. “Lavati di denti prima di baciarmi, il tuo alito non è una brezza di primavera.”
Harry sorrise anche lui e disse: “Ehi… neanche il tuo…” e le lancio contro un cuscino colpendola in faccia. Hermione glielo restituì tirandoglielo sulla testa.
“Granger sei nei guai ora.” Disse lui e iniziò a ridere.
“Che paura!!”
“Ma come fanno quei due ragazzi a essere così allegri dopo quello che abbiamo passato?” disse una delle donne del villaggio ad altre.
“Non sono di qui e secondo me sono strani.” disse un'altra intenta a sistemare il figlio di pochi anni.
“Per me non sono strano, solo innamorati.” disse la più giovane del gruppo.
“Non c'è dubbio che lo siano, ma si comportano come se fossero una coppia da tanti anni.” disse la prima donna che fu ascoltata da Tobia mentre passava.
“Qualcuno chiede dei nostri amici.” disse il prete a Sandor sull'altare. “Fanno domande, e io non so bene che dire. Come possiamo fidarci di una coppia di ragazzini? Affidargli le nostre vite?”
“Non sono dei ragazzini.” Rispose il pastore guardando Harry e Hermione che ridevano e scherzavano “Loro sono fra i migliori maghi della storia.”
Dopo colazione Harry salì le scale del campanile e arrivando fino in cima.
“Tutto bene?” domandò a Taddeus che gli dava le spalle guardando la piazza.
Lui si voltò di tre quarti, sorrise al mago con un ghigno e rispose: “Ah è fantastico.”
“Ti ho portato la colazione. Spero che caffè, toast e burro, e qualche arringa vadano bene?” e gli diede un termos e un cestino.
“Sì, grazie.” Esclamò il changelin e si versò una tazza di caffè.
Harry intanto si sporgeva e guardava la piazza.
Taddeus dopo aver bevuto una seconda tazza di caffè disse: “E’ buono e forte, ci voleva qualcosa di caldo.”
“Ma che succede?” domandò Potter, mentre vide che uno dei posseduti dalla magia delle banshee che aveva appena distrutto un auto colpendola con un paio di mattoni.
“Niente si divertono.” Rispose Taddeus senza scomporsi. “Molti distruggono qualunque cosa hanno a tiro. E’ da prima dell’alba che li osservo, sembra di vedere un documentario dal titolo: la vita segreta degli zombi.” E finì di mangiare il suo secondo toast.
I posseduti sembravano un branco di cani randagi.
“Quanti sono? Li hai contati?” domandò Harry.
“Ne ho contati circa cinquanta, almeno quelli che ho visto, ma credo che siano di più” rispose Taddeus. “Sei preoccupato, Potter?”
“Sono tanti.” Mormorò.
“Sono troppi, e se non riusciamo a colpire le banshee è finita, e voi sarete i primi a morire.”
“Grazie per l’ottimismo, Goodfellon.” Rispose il mago scherzando e poi domandò: “Potresti andare via? Perché…”
“Andarmene? Non è nel mio stile e poi io sono immortale, sopravvivo, sopravvivo a tutto. No, Harry non vi lasciò. Ho combattuto guerre non mie, neanche questa lo è, ma voglio salvare quella gente.” Rispose e si versò un’altra tazza di caffè, poi la strinse fra le mani per sentirne il calore e annusarne l’aroma, e berne un sorso.
“Quando sei nato di preciso?” domandò Harry.
“Quattro secoli fa non molto lontano da qui, ero il figlio di un povero contadino, poi mentre portavo il gregge al pascolo fui rapito e tornai nel nostro mondo ottanta anni dopo e come tutti i changelin non ero invecchiato di un giorno, e avevo certe capacità, una bella fregatura.” Rispose e poi sorrise bevendo ancora un altro sorso di caffè.
“Ti lasciò alla visione del nostro personale vent’otto giorni dopo.” Disse Potter sorridendo.
“Nah preferisco i classici di Romero, tipo l’alba dei morti viventi.” Rispose il changelin ridendo.
Harry scese le scale del campanile, giù sulla porta lo aspettava Richard che aveva un aria un po’ corrucciata e con indifferenza mista a disprezzo disse: “Capitano, ex-dragone ora prete ti cercava dice che ha ritrovato la sua vecchia scopa.”
“Speriamo si riesca a riparare.” Disse il mago.
“Già…” rispose il piromago e se ne andò.
Harry rimasto solo uscì dalla porticina ritrovandosi nella sacrestia, lì trovò Sandor. Il viso del pastore era tirato.
“Hai trovato il tuo vecchio manico di scopa?” domandò Potter in modo cordiale.
“Sì, vieni.” Rispose lo scozzese e fecce strada in un salottino, lì su un tavolo c’era quello che restava di una scopa volante. Harry la prese in mano e disse: “Una nimbus. La mia prima scopa era un nimbus 2000, ma questa è messa abbastanza male, più che un manico di scopa sembra un bastone.” E sorrise.
Sandor s’era seduto, mentre Harry continuava ad esaminava quel artefatto magico.
“Perché Richard Eoin mi odia tanto?” mormorò il pastore.
Harry solevo lo sguardo e disse: “Sei un stato mangiamorte per alcuni basterebbe. Ognuno di noi ha perso qualcuno in guerra Sandor, per Richard è stato suo fratello era un tassorosso svolgeva mansioni logistiche come trasporto di vettovaglie e di feriti, o comunicazioni. Accadde durante una delle prime missioni dei dragoni d’acciaio un attacco a un convoglio di viveri e profughi diretto al San Mungo, nessuno venne risparmiato neanche donne e bambini. Ci fu fatto sapere che doveva essere un avvertimento per incutere timore e paura, una presentazione della nuova unità speciale.”
“E da quel giorno noi siamo diventati la vostra priorità.” Disse Sandor.
“Non solo perché i dragoni erano pericolosi, ma per vendetta.” Disse Harry tornando a occuparsi della nimbus.
“E ci avete mandato contro il vostro peggio.”
Potter non rispose.
“Il giorno del primo attacco dei dragoni io non c’ero, aveva la febbre…” disse il pastore “Forse credevo che bastava pentirmi di cosa avevo fatto e tutto…”
“Non credo sia così semplice.” Intervenne Harry. “Forse che bisogna prima o poi fare i conti i nostri sbagli. Richard non deve solo perdonare te, ma soprattutto se stesso.” E cominciò a riparare la nimbus.
“Chi ti ha insegnato a costruire una scopa, Harry?” domandò Sandor.
“L’ho imparai in Italia, li ci sono ancora degli artigiani che le costruiscono alla vecchia maniera.” Rispose e prese uno delle setole con la sinistra e mormorando un incantesimo mentre passava sopra la bacchetta. La setola per un attimo si illuminò di una luce purpurea e il mago la mise da parte alla sua destra, prendendone un’altra. “Non andrà come una fireblot, ma volerà almeno per un centinaio di metri.” Disse e sul suo viso comparve un sorriso.

“Sandor, dov’e Harry?” gli domandò Hermione mentre lui usciva dalla stanza.
“Di là sta riparando la scopa.”
“Harry con un manico di scopa allora ci vorranno ore.” disse la strega sorridendo. “Da anni ho imparato che per lui scope e quidicth vanno prima di ogni altra cosa. La sua fireboth è sempre stata la peggior rivale per me e Ginevra Weasley.”
“Hermione, posso farti una domanda?”
“Sì.” Rispose lei.
“Durante la guerra girava voce che tu sei sparita dopo la battaglia di west minister. Era vero?”
“Sì, i miei genitori erano morti e ho scoperto d’essere incinta di mia figlia.”
Sandor la guardò stupefatto disse: “Una figlia? E' di Harry?”
“Si chiama Harmony ed è fantastica.”
“Sono molto contento per voi. E quanti anni ha?” domandò il pastore.
“Quattordici e credo che sia la più strana strega adolescente che sia mai andata a Hogwarts. Vuoi vederla?” gli domandò Hermione.
“Sì, certo.” Rispose.
La strega tirò dalla tasca un porta documenti e dopo averlo aperto lo mostrò a Sandor dicendo: “Eccola.”
La foto ritraeva le due Granger Girls che sorridevano abbracciate.
“Occhi verdi e capelli neri come suo padre.” Disse Sandor.
“E’ già…” disse Hermione mentre guarda il viso della sua piccola piena di soddisfazione.
“Dev’essere stato difficile crescerla da sola?”
“A volte, soprattutto al iniziò. Ero solo una ragazza, ma non potevo arrendermi dovevo farlo per lei aveva solo me, ma essere madre mi ha ripagato di ogni cosa. Siamo più amiche che madre e figlia.”
“Si vede che è una brava ragazza.”
“Per la maggior parte del tempo.” Rispose la strega. “Se sapesse che porto la sua foto con me, credo che mi vorrebbe morta.”
“E’ più che altro una cosa da padri.” Disse Sandor sorridendo.
“Vero forse Harry ne vorrebbe una.”
“Lui come l’ha presa la notizia d’essere padre?”
“Bene, anche se non dimenticherò mai la sua faccia quando glielo detto.” E sorrise “Harry è un ottimo padre più di quanto possa immaginare, anche se a volte la vizia un pochino la nostra piccola.”
“Lo fanno tutti i padri.” Disse Sandor poi il tono dell’uomo cambiò d’improvviso “Hermione. Hermione ho letto sul profeta che i mangiamorte ti hanno trovato a Howl. Ti sei chiesta come hanno fatto?”
“Sì, e non capisco come l’abbiano saputo…”
“In questi anni mi sono tenuto informato sui movimenti dei nuovi mangiamorte per sapere da che parte soffiasse il vento, non volevo che qualcuno bussasse alla mia porta.”
“Cosa sai di loro?” domandò la strega “Sai qualcosa della figlia di Voldemort?”
“Sua figlia? Pensavo fosse una leggenda metropolitana. Anche se per molto tempo si parlò che pochi mesi prima della fine della guerra ci fosse qualcuno di importante per Voldemort alla Torre, ma nessuno poteva esserne certo, sola quelli più vicini a lui.”
“Io l'ho vista, Sandor, ho combatutto contro di lei e contro sua madre. Troverei la cosa anche ironica se non ci fosse in mezzo mia figlia. Harry e Voldemort hanno entrambi una figlia.” disse Hermione. “Quella povera ragazza è ossessionata da Harmony.” E abbassò lo sguardo. “Ci sarà un’altra guerra e ho paura per la mia bambina e per i suoi amici, sono tutti così giovani.”
“So cosa vuoi dire, noi maghi ci uccidiamo fra noi, i babbani fanno lo stesso…” disse Sandor frustrato e poi continuò “Alcuni mesi fa prima alla fine dell'estate scorsa, giro voce che se si voleva trovare Harry Potter o informazioni su di lui, bisognava andare a Howl. Chi sapeva che tu eri lì?”
“Solo altre due persone, ma non posso essere stati loro, li conosco sono fidati.”
“Sicura?”
“Certo, Sandor. Anche se è impossibile qualcuno poteva capire dove mi ero rifugiata, ma doveva conoscere chi mi ha aiutato e la sua storia.”
“C’è un nome che ricorre spesso tra i maghi oscuri o chi gli sta loro vicino, una specie d'informatore: un certo Parsifal...”
“Parsifal? Mia figlia ha incontrato un ragazzo sui vent’anni di nome Pasifal alcuni mesi fa. Questo Parsifal deve avere un ruolo in tutto questo.”

Il giorno passò e arrivò la notte.
Quando arrivò il momento Harry e gli altri senza dire una parola andarono verso il portone.
“Pastore dove andate?” domandò un uomo a Sandor.
“Fuori, Alec.” Rispose ex mangiamorte.
“Allora è sicuro, possiamo uscire?” domandò il babbano.
“No, non lo è.” Mormorò Sandor. “Devi fidarti di me Alec, dopo che siamo usciti richiudi il portone e qualunque cosa succede non aprire.”
“Va bene… Buona Fortuna, signore.”
Il pastore sorrise, diede una pacca sulla spalla di Alec.
In silenzio tre uomini del villaggio aprirono l’enorme portone in legno e metallo, e Sandor, Hermione, Harry, Taddeus e Richard uscirono e poi il portone venne chiuso dietro le loro spalle.
Il gruppo si guardò intorno.
Silenzio, solo silenzio per tutta la piazza, un silenzio innaturale rotto dal vento fischiava tra le strade del villaggio.
“Hermione sei sicura di farcela?” domandò Harry.
“Credo di sì, se non vado contro un muro con questo trabiccolo. Lo sai ho volato solo al primo anno.” rispose la strega “Mi preoccupa di più convincere Mary sempre che sia ancora viva e non sia posseduta.”
“Ho visto la luce nella sua stanza poco fa.” intervenne Sandor mentre annullava incantesimo che aveva rendeva invisibile la sua armatura e indossando l'ermo integrale.
“Hermione?” mormorò Harry, la guardò, ammirava il suo coraggio e il suo temperamento anche nelle avversità.
“Sì.” rispose lei sussurrando. “Harry, devo andarci io.”
“Volevo solo dirti di stare attenta e buona fortuna.” disse lui e poi le diede un bacio sulle labbra.
Dopo il bacio Hermione sorrise un po' imbarazza e sussurrò: “Wow, su.” E la scopa levitò nella sua mano. “Almeno obbedisce subito.” Dopo essersi messa a cavalcioni sulla Nimus che si solevo in aria.
Hermione allora mormorò: “Ciao, prescelto.” e guardò negli occhi il suo amore.
“Ciao, so tutto io.”
“Aspettami, tornerò presto. Coraggio e fortuna in battaglia. Combattiamo per qualcosa…”
Harry sorrise, e le afferrò la mano stringendola forte forte e parlarono con gli sguardi.
La strega volò un po’ più in alto di qualche metro, senza smettere di distogliere gli occhi dal suo mago tornato ragazzo.
Le mani si separarono, un ultimo sguardo e un ultimo sorriso, ed Hermione volò via nella salita accanto alla chiesa.
“Signori.” Disse Harry “Tocca a noi. Loro ci stano osservando.”
“E fiutando come fanno gli animali affamati. Uccidendoli gli faremo un favore.” rispose Taddeus togliendosi la camicia nonostante il freddo e sulla sua pelle pallida c’erano dei bellissimi tatuaggi: due grandi ali di libellula sulla schiena e delle lame stilizzate sugli avambracci.
“Le armi delle fate.” Mormorò Harry guardando.
“Come li conosci, Potter?”
“Un giorno in India mi ritrovai nel bel mezzo di una delle vostre battaglie e vidi usarli.”
Nella piazza s’iniziarono a sentire dei rumori: gemiti, grugniti e latrati.
“Odio questi così, che siano inferi, zombi o posseduti.” Disse Richard guardandoli. “Puzzano e poi devi proprio farli a pezzi per levarteli di torno. Mi ricordo che una volta ho tagliato in due un infero e lui continuò a inseguirmi camminando sulle mani….”
“Bisogna colpirli alla testa, distruggendo quello che resta del loro cervello.” Lo interruppe Taddeus.
“Servo degli elfi. So fare il mio lavoro.” Disse il piromago scontroso.
Changelin sorrise indifferente al commento dell’ex auror e sussurrò qualcosa in una lingua sconosciuta, i due tatuaggi sulla schiena si trasformarono in quattro possenti ali trasparenti lunghe e strette e anche le pupille cambiarono diventarono occhi compositi come quelli degli insetti.
Richiard chiuse i pugni e questi presserò fuoco, Sandor strinse nelle sue mani intorno al manico dell’ascia in green, mentre Harry estrasse la bacchetta dalla tasca interna della giacca e la puntò verso un vicolo buio della piazza e gridò: “Reducto”
L’incantesimo fece saltare in un colpo solo sia le mura che la pavimentazione della strada, sollevando una nuvola di polvere, si sentirono dei grugniti e tre sagome scure emersero dall’oscurità.
I tre posseduti avanzarono, due di loro barcollando vistosamente, mentre un terzo il più grosso camminava quasi normalmente. Nello stesso istante da ogni angolo, strada o casa venivano fuori gli altri, uomini e donne schiavi del potere della Banshee avanzavano lenti verso la chiesa, verso Harry e gli altri.
“La festa ha iniziò.” Mormorò Potter.

A Hogwarts intanto.
“Arrivo.” Disse Harmony dalla stanza da letto dell’appartamento di sua madre.
“Fai con calma, non c’è fretta.” Rispose Tim che si trovava nel soggiorno. “Le stanze dei professori sono molto belle.”
“Cosa hai detto?” domandò la strega mentre si pettinava i capelli.
“Che tua madre ha un posto, tenuto molto bene.” Rispose lui girovagando con un libro in mano per poi lasciarsi andare su una poltrona.
“E’ vero mia madre e però un po’ maniacale con la pulizia. Io credo d’aver preso da Harry, sono un pochino disordinata come lui.” disse la giovane strega ridendo e finendo di sistemarsi i capelli corvini e facendo delle smorfie infantili alla specchio, sentì ridere il ragazzo e pensò sorridendo: “Il mio Tim è così forte e dolce, quando l’ho conosciuto era triste, ora è felice e anch’io sono felice.” Guardò intensamente la sua immagine riflessa e sussurrò: “Non voglio perderlo, non posso, io lo amo. Ho deciso sarà stanotte, lo faremo stanotte.” E respirò profondamente e ripensando alle parole delle ragazze della sera prima. “Sei pronta Harmony? Sei pronta a fare quel passo? Ma è normale avere paura?” Si alzò e disse: “Tim eccomi, arrivo.” e fece un passo indietro per guardarsi per intero e approvato il risultato e uscì dalla camera da letto, per poi arrivare nel soggiorno e sussurrò: “Sono pronta. Andiamo?”
Tim alzò lo sguardo dal libro e rimase stupefatto.
Harmony indossava un bellissimo abito nero brillante che metteva in risalto i capelli e i suoi occhi verdi.
Il ragazzo s’alzo e disse: “Sei bellissima stasera da togliere il fiato.”
La strega si avvicinò un po’ rossa sulle guance e con gli occhi basi, sussurrò: “Ehm… Grazie.” E appoggiò il capo sulla spalla di lui e gli mormorò: “Mi ami Tim?”
“Se ti amo? Il mio cuore batte solo per te.”
“Stingimi forte, forte, ti prego…” mormorò lei.
Lui sorrise e l’abbracciò, ma sentì la ragazza tremare.
Allora l’allontanò da se e la guardò tenendola per le spalle.
Harmony aveva abbassato il capo.
“Cosa c’è?” le mormorò lui dolcemente.
“Niente.” Rispose lei e alzò il viso e invitò il ragazzo con lo sguardo a baciarla.
Tim la baciò e per Harmony quello sembrò il bacio più bello mai avuto.
“Dimmi che c’è? Sei strana stasera.” le domandò lui.
“Niente voglio so che sia un perfetto anniversario. Non mi dirai dove andremo vero?”
“Neanche per sogno, signorina Granger. Altrimenti che sorpresa sarebbe.”
Lasciato l’appartamento di Hermione percorsero i corridoi e le scale e uscirono dalla portone principale della scuola.
Harmany rabbrividì scuotendo le mani sulle braccia ed esclamò: “brrrr che freddo.”
“Sei sempre la solita.” le disse Tim sorridendo e si tolse i guanti. “Tieni questi.” Dandoli alla ragazza.
“Ma tu?” domandò lei.
“Indossali, Granger.”
“Agli ordini.” disse sorridendo e indossandoli, poi si guardò le mani e aggiunse “Sono grandi. Hai le mani grandi, e sono molto caldi. Mi piace.” e si toccò le guance.
Tim sorrise e disse: “Vieni qui, piccola.” e la strinse a se, mettendole una mano sopra la spalla.
Harmony sentì un brivido e lo guardò arrossendo.
“Hai ancora freddo?” le domandò lui.
“Con te mai, non ho mai freddo, se mi stai vicino, Drake.” rispose la giovane strega e appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo e poi disse: “In marcia!!”
“Ma non possiamo camminare abbracciati.” disse il ragazzo ridendo.
“E perchè no? Che c'è di male. Ti prego, e poi non hai detto che avresti eseguito ogni mio desiderio sta sera.”
“Ok, agli ordini.” Rispose e s'incamminarono verso Hogsmeade, mentre iniziava a nevicare piano piano.
(Il seguito della storia di Harmony e Tim nel prossimo capitolo di Granger Girls: Giovani Amori by Dalastor)

“Oh mamma, ma cosa mi è saltato in mente di salire su questo coso.” Pensava Hermione mentre la nimbus sembrava volare senza controllo. “Ora calma, Granger, puoi farcela. Ricorda le lezioni di volo del primo anno o quelle di Harry alla tana. Si giuda con l’istinto, per questo da bambina non ci riuscivi.”
Riuscì a bilanciare il manico di scopa, prendendolo con entrambe le mani, volava basa a circa due metri da terra e a volte anche meno.
“Ci sto prendendo la mano. Si ecco.” Pensò riuscendo persino a fare delle manovre e ad aumentare la velocità, sentiva il vento sul viso e fra i capelli “Ora capisco perché piace tanto ad Harmony e Harry, da una sensazione di libertà. Sembra di stare sulle montagne russe.”
Poi cercando andare ancora più veloce si piegò troppo velocemente sulla destra, e la scopa fece una manovra a vite ed Hermione si ritrovò a testa in giù per un istante e gridando forte.
Tornata normale, iniziò a ridere senza quasi riuscire a fermarsi, completamente annebbiata dalla scarica di adrenalina. “Wow…” disse “Wow, mamma che forza. Mi auguro d’essere sulla strada giusta per la casa di… A destra.”
Allora si piegò di trenta gradi, girando per uno stretto vicolo che conduceva in una via ben più larga e si trovò a pochi metri da un posseduto molto alto e robusto, dai i vestiti logori e sporchi, famelico e animalesco.
“Oh guarda un ragazzaccio.” Mormorò senza neanche fermarsi gli puntò contro la bacchetta e disse: “Fulgur”
Colpito il posseduto sbalzò al indietro con il petto trapassando dalla saetta.
La strega allora passò oltre, pensando: “Un fulmine?! E’ tutta colpa di Harry, adesso volo su una scopa, e uso il suo incantesimo più potente.” E sorrise e affrontò una salita piuttosto ripida che portava nella parte più antica del villaggio, in un viale ornato da giovani alberi a destra e di case in pietra grezza, mentre a sinistra il viale s’affacciava su una profonda valle.
Hermione si fermò a mezz’aria a osservarla, la valle era buia tranne per qualche rara luce. Luci di case lontane forse delle fattorie e i lampioni delle strade di montagna.
“Se non fermiamo le Banshee qui, non voglio neanche immaginare cosa potrebbe succedere al mondo.” Pensava “Tutte quelle persone ignare.” E abbassò lo sguardo. “Queste maledizioni succedono perché oramai nessuno sa il valore di certi gesti. La maggior parte dei babbani, e anche alcuni maghi non conoscono quante conseguenze o oscurità ci sono in certe azioni. Ma è meglio non pensarci ora.” Ricominciando a volare e traversò lentamente il largo e lungo viale. Era quasi a metà quando la nimbius iniziò un po’ a vibrare e a perdere velocità.
Hermione cercò di tenerla in quota senza però riuscirci in nessun modo. “Stai su…” disse.
La strega si ritrovò così a piedi nel mezzo di quel viale, con la nimbus nella sinistra e la bacchetta stretta nella destra.
“Harry mi aveva detto che c’era il rischio che poteva fermarsi, ma speravamo che mi avrebbe portato un po’ più vicino alla casa di Mary.” Pensò lei, ormai rassegnata sul da farsi.
S’incamminò, bacchetta in pugno, dopo qualche metro sentì dei passi strascicati nelle foglie secche, e allora lì vide uscire dalle case o dai vicoli decine di posseduti che le sbarravano la strada.
“Ferrum humi” gridò Hermione e incantesimo aprì tre squarci nella strada per poi colpire e far a pezzi quattro o cinque posseduti.
Incuranti della sorte dei compagni gli altri avanzavano verso la strega. Lei lancio altre lame della terra, ma i posseduti aumentavano.
“Sto perdendo tempo.” Pensò Hermione lanciando un altro incantesimo.
Poi sentì qualcosa un tonfo, come un passo enorme che avanzava, e da dietro le file dei posseduti vide un Troll di montagna con in mano un clava, la sua pelle era nera e putrefatta, la carne del viso lasciava intravede muscoli ormai marci e le ossa del teschio.
“Ecco un troll zombi ci mancava proprio.” Pensò Hermione che puntata la bacchetta gli lancio contro un incutessimo di fuoco. Il Troll preso in pieno petto accusò il colpo, ma rimanendo in piedi e continuando ad avanzare seguito dai posseduti.
La strega si guardò indietro un istante e mormorò: “Non posso tornare indietro, altrimenti porto questo bestione nella piazza. Devo abbatterlo, ma come?”
D’un tratto si sentì un ululato, un ululato agghiacciante di un grosso lupo. I posseduti sembrarono scossi quasi terrorizzati, come se in loro si risvegliasse una paura antica. Poi il rumore di terra smossa da qualcosa di grosso, e con un balzo giù da sotto il viale comparve l’enorme Cu shide, lo spirito tutelare del viallaggio.
“Fear.” Gridò Hermione.
La creatura magica con un altro salto si frappose tra la strega e il troll-zombi e gli altri i posseduti.
Il mastino ringhiò cupo ai nemici, e guardali in modo feroce con il suo unico occhio rosso cremesi, pronto ad attaccare.
La strega si mise al suo fianco accarezzandogli la pelliccia nera del e gli mormorò: “Grazie.”
Fear abbaiò forte per poi saltare sul troll, che cadde su alcuni posseduti. Il mastino infernale fiero con le quattro zampe sul corpo di quel enorme zombi, lo morse al collo come un lupo che abbatte una preda già a terra e gli strappa via la pelle e la carne putrida per poi sputarla lontano e ringhiò agli altri per tenerli a distanza e azzannò la testa del troll stringendola tra le forti mascelle.
I servi delle banshee si fecero indietro di un paio di passi, ma tre di loro furono colpiti da un turbine di fuoco lanciato da Hermione.
Fear saltò sui restanti faccendone strage con le zanne e gli artigli, la strega capì allora che doveva correre, e senza alcun timore andò via facendosi strada a forza d’incantesimi.

Nella piazza intanto infuriava la battaglia, Harry e gli altri riuscivano a tenere lontani dalla chiesa i posseduti.
Potter invocava fulmini e altri incantesimi, Taddeus combatteva con le sue due lame fatate una per ogni mano e volando attraversò la piazza, Richard li bruciava come fossero di carta, senza però rendersi conto che uno dei servi delle banshee gli stava per balzare alle spalle, ma in quel momento una pesante ascia s’abbatte contro il posseduto colpendolo al petto per poi essere abbattuto a terra. Sandor allora messo un piede sul quel corpo privò di vita libero la sua ascia dalle costole che andarono in pezzi come fossero di ceramica e poi con violenza scaricò con tutto il peso dell’arma sulla testa di un altro.
“Per essere un pescatore di uomini sai uccidere che è una bellezza, dragone d’acciaio!” esclamò Richard.
“Ti ho salvato la vita.” Mormorò il pastore anglicano.
“Non ti aspettare che ti ringrazi per me resti sempre solo della feccia, anche se fingi d’essere un cambiato. Un serpente può anche cambiare pelle, ma resta pur sempre un serpente.” Rispose l’ex-auror e lanciò una fiammata attraverso le mani.
Sandor non rispose limitandosi a voltarsi per poi attaccare altri nemici.
Il piromago combatteva ora con rabbia sempre più crescente, senza limitarsi. Si lanciò tra dei posseduti riducendone in cenere un paio e poi strinse tra le mani il viso di uno di loro e gli diede fuoco tutto si sciolse come fosse plastica e poi le ossa del teschio andarono in frantumi come porcellana.
Il corpo decapitato cadde a terra e Richard lo guardò e sorrise, poi sentì una voce femminile: “Molto bene un'opera interessante.”
Il mago di fuoco guardò verso l'alto e la vide: era una delle banshee, aleggiava in aria ad alcuni metri d’altezza, tra la nebbia che formava anche la sua impalpabile veste, era bellissima, leggiadra, falsamente innocente e sembrava anche ardere in delle fiamme.
“Finalmente siete uscite allo scoperto. Ci chiedevo quanti ne dovevamo uccidere prima che vi degnaste di comparire?” disse il mago allargando le braccia e accendendo i pugni.
La Banshee sorrise, un sorriso tra lo scherno e la malvagità e disse: “Siete dei maghi…. Tu sei un mago. Io ero una strega. Tu usi il fuoco, sono stata uccisa con fuoco, lì” e lo spirito indico il centro della piazza. “Mi hanno prima fatto perdere i sensi strangolandomi, ma io sentivo tutto, poi mi hanno buttato dentro un barile di pece, la pece mi bruciava gli occhi ed era così densa mentre mi entrava in bocca e nel naso...”
Solo allora Richard si resse conto che la banshee non parlava direttamente la sua mente, la sentiva solo lui e ogni parola gli faceva male come se gli scavasse un solco dentro, si toccò la fronte per poi prendersi la testa fra le mani. “No, basta, basta!!!” gridò e iniziò a vedere delle immagini, vedeva la gente mentre era legato a un palo.
“Ero su una catasta di legna, e io gridai, gridai forte. Uno degli uomini mi colpì con pugno allo stomaco e vomitai, poi mi pulì gli occhi e mormorò che dovevo vedere come bruciavo. Gridai a tutti che avevo salvato quei bambini caduti nel lago ghiacciato. Ero una strega, ma non ero cattiva, non ero cattiva. Il prete mi si avvicinò pregava in latino, ma non per me. Tutti erano eccitati, sangue e fuoco volevano, mentre gli uomini mi guardavano lussuriosi. Tutti gridavano, m’insultavano e fra tutti vidi lui.” e indico Taddeus “Lui era diverso aveva pietà nei suoi occhi. Poi tra la folla trovai i tre bambini e gridai di dire che li avevo salvati.”
Il piromago cadde inginocchio piangendo lacrime di sangue, mentre le parole ora venivano urlate nella sua mente.
“L'uomo che mi aveva legato e che la sera prima che mi aveva vinto ai dadi, mi disse ridendo che lo sapevano che li avevo salvati e che quei bambini mi avevo denunciato, lui rideva, rideva, e poi allontanatosi diede fuoco. Io odio il fuoco. Brucia, bruciai. Sono morta e le mie ceneri furono buttate nel lago. Sono morta, ma il odio mi ha fatto continuare a esistere.” Disse lo spirito ridendo. “Perché combattere per gente come quella dentro la chiesa? Sono dei babbani, loro ci odiano sempre, non ci capiranno mai. Perché combattere con uno degli uomini che ha ucciso tuo fratello? Uccidilo, uccidilo quello merita.”
“Ha ragione, fratello.” Disse una voce maschile, una voce famigliare.
“Erik tu… tu sei morto.” Disse Richard. “Sei morto da quindici anni…”
“Sì, sono morto e tu non mi hai vendicato.” Rispose comparendogli davanti. “Alzati adesso. Avevi promesso di uccidere tutti i dragoni, ma c’è ne ancora uno ed è proprio dietro di te. Vuoi che sopraviva dopo che hanno dilaniato le mie carne solo per gioco. Uccidilo con il fuoco. Il fuoco è l’unico nostro credo.”
Richard s’alzo, le sue mani presero fuoco e si voltò verso Sandor.
La banshee e Erik alle sue spalle dicevano: “Uccidilo, uccidilo.”

“E’ una fortuna che ho le energie e l’aspetto di un’adolescente.” pensò Hermione riprendendo fiato dopo la corsa alla fine del viale. “Harry…” mormorò guardando verso la piazza e sorrise.”Perché tra è sempre così?” e ricominciò a camminare girato un angolo si trovò davanti a una scala scoscesa pavimentata in pietra.
“Sono arrivata.” Pensò “La casa di Mary si trova alla fine di questa scala.”
Dopo poco raggiunse il posto stava per suonare quando sentì un rumore e subito dopo fu colpita da qualcosa e cadde a terra, ultima cosa che vide fu un posseduto quasi chino su di lei, poi sentì il rumore sordo di un bastone che colpiva e poi più nulla.
“Mmmm…” mugugnò Hermione mentre si svegliava, le orecchie le ronzavano, la testa le faceva male e vedeva un po’ appannato, si guardò intorno chiedendosi dove si trovava. Era sdraiata sul divano in un salone.
Istintivamente si toccò la fronte scoprendo che le era stata fasciata ed esclamò: “Ahi!! Ma che è successo?...” poi sentì dei passi dietro di lei e una voce dirle: “Resta ferma.”
Si voltò anche se dolorante e vide una ragazza mora di circa diciotto anni, piuttosto pallida, molto carina, ma non appariscente.
“Devi stare giù, hai preso una bella botta in testa.” Disse la ragazza sorridendo e poi aggiunse: “Non so cosa gli è preso al signore Mc Feed, non era più lui. Che succede la fuori stanotte?”
“Non lo sai?” domandò la strega.
La ragazza scosse la testa e si spostò, sedendosi nella poltrona alla sinistra del divano e disse: “Prendi queste? Ti faranno passare il mal di testa.” e diede a Hermione due aspirine e un bicchiere d’acqua.
“Ehm grazie.” Rispose la strega che mandò giù le pillole. “Sei Mary Maclan, non è vero?”
“Sì, ma come lo sai?”
“Mi chiamo Hermione Granger. Lo so che non mi crederai, ma molti del tuo villaggio sono stati posseduti, sono diventati come degli zombi.”
“Mi prendi in giro, non è possibile. Non esco da un po’, ma questa sembra la storia da stupido film horror.”
“E’ la verità e dietro a tutto questo c’è Pauline…” Disse Hermione guardando la mora.
La ragazza da prima spalancò gli occhi e poi disse: “Se è uno scherzo, smettila non mi piace….”
“Non scherzo.” Rispose la strega e si fermò un istante. “La sua ira ha trasformato Pauline in una banshee e ha dato forza ad altri due spiriti irrequieti.”
“Queste sono solo stupidaggini!!” esclamò Mary “Lei è morta, morta per colpa mia.” Per poi abbassare lo sguardo.
“Guarda.” Mormorò Hermione e presa la bacchetta la puntò verso il tavolo. “Accio libro.” E il volume volò nella sua mano. “Io sono una strega, adesso mi credi.”
“Oh Dio, come hai fatto? Ma allora era vero, era tutto vero... Io non le volevo credere quel giorno, pensavo che voleva prendersi gioco di me. Pauline mi disse che sua madre era una strega, ma che lei non aveva nessun potere.”
“Era una magono!!” esclamò Hermione.
“Sì, uso questa parola, ma se quello che mi hai detto è vero: che è una banshee, allora perché non è venuta qui, io sono la responsabile della sua…”
“Per amore. Un parte di lei ti ama ancora e vuole proteggi, ma neanche se ne rende conto,non può farti del male. L’odio è solo verso tutti gli altri, quello ha trasformato la sua anima in una banshee. Mary devi aiutarmi a fermarla devi parlarle, riuscendo a fermare tutto il suo rancore.”
La ragazza scosse la testa e si alzò dando le spalle a Hermione.
“Posso immaginare cosa hai provato.” le disse la strega.
“No, non puoi…”
“Perché non sono gay? So cosa vuol dire amare qualcuno oltre ogni cosa, anche se sembra la cosa più sbagliata del mondo, soffrire per lui e continuare ad amarlo lo stesso.” Disse Hermione.
“Ho avuto paura, sono scappata da lei… Era troppo duro per me esserlo, mentre per Pauline era tutto perfetto, lei lo sapeva lo aveva sempre saputo… Ci hanno scoperto e tutto è diventato impossibile, mi sembrava che tutti ci giudicassero. La lasciai e iniziai a farmi vedere con tanti ragazzi diversi. Ma Pauline non voleva capire mi amava nonostante tutto. Poi arrivò quel giorno, la vidi un attimo alla fermata dell’autobus mentre tornavo da scuola, mi sorrise sembrava serena, felice, se solo…”
“Vieni con me, dirle cosa provavi, dirle che l’ami. Solo il tuo amore può far sparire tutto il suo odio.”
“No, non posso affrontarla, non posso uscire da questa casa e dal giorno in cui è morta che sono rimasta qui dentro.”
“La vita è stata ingiusta con te e Pauline, ma puoi permettere che lo stesso odio che vi ha separato abbia la meglio? So che può essere difficile, ma Mary le persone di questo villaggio hanno bisogno di te.”
“Io... io non posso...”
“Devi perdonarti. Perdonerti per l'amore che ancora provi o per la sua morte...” disse Hermione, poi nella stanza si sentì un clap e la strega non c'era più era sparita.

Richard ormai completamente rapito dalle parole della Banshee e dalla visione di suo fratelli generò una sfera di fuoco e la scagliò contro Sandor.
Questi si voltò appena in tempo e la fiammata colpì il pettorale della corazza per spegnersi subito dopo, ma l’ex mangiamorte si ritrovò buttato a terra.
Il piromago era in piedi davanti a lui tutto con le mani infuocate e il viso corrotto dalla rabbia.
“Tu!! tu hai ucciso! Hai ucciso mio fratello.” gridò e generò un’altra sfera di fuoco.
“Eoin sei posseduto! Svegliati, non lasciarti dominare.” Gridò Sandor ancora a terra.
“L’hai ucciso, era solo un ragazzo. Ora la pagherai, brucerai.” Gli disse e stava per scagliare l’incantesimo.
Sandor riusciva a sentire il calore di quelle fiamme nonostante l’armatura.
“Anche se il gren mi protegge dal fuoco, sarò scisso dal calore” Pensò e gli gridò “Richard ascoltami: non voglio ucciderti devi riprenditi.”
“L’hai ucciso, lurido porco, e ora muori!!” gridò e stava per scagliare l’incantesimo.
Quando fu colpito da un fulmine verde e cadde morto a terra.
“Una maledizione senza perdono.” Pensò Sandor che guardò alla sua destra.
Harry era lì con la bacchetta ancora puntata e mormorò: “Dannate Banshee.” e s’avvicinò al ex mangiamorte e gli disse “Tutto a posto, Sandor?”
“Sì, grazie a te…”
“Durante la guerra mi salvò la vita.” Disse lui e guardò il corpo di Richard.
Il pastore rialzatosi gli disse: “Mi dispiace.”
“Dov'è finito Taddeus?” domandò Harry guardandosi attorno.
“E dove sono i posseduti?” domandò Sandor.
“Sono spariti.” rispose Potter “Tutto questo non mi piac...” e urlò e cadere in ginocchio.
“Harry che succede?”
“No, stammi lontano... è lei.” Rispose mentre sì sentiva rigido come una tavola incapace di muoversi e con i muscoli e le ossa che gli facevano male.
Dal nulla come uno spettro sorse la banshee e iniziò a parlare alla mente di Harry.
“Tu sei il più potente fra tutti.”
“Harry!! Lascialo andare subito.” gridò Sandor intenzionato ad affrontarla.
“No, non preoccuparti per me.” mormorò Potter sorridendo nonostante il dolore. “So cosa fare...”
“Tu non sai niente.” disse la banshee “Vediamo le tue paure, il tuo passato.”
Harry rivide la sua vita, come in un film mandato avanti velocemente, rivendo ogni perdita, ogni disperazione, ogni sconfitta, poi alcune immagini spaventose come Hermione e Harmony sanguinanti ai piedi di Voldemort e in lontananza Hogwarts bruciare.
“Hai paura? Hai Paura? E cedi, avanti cedi alla paura.”
“No, e non puoi obbligarmi.” mormorò Harry.
“Oh si che posso.” disse la banshee che continuò torturandolo con il dolore e con visioni terrificanti.
“Ma com'è possibile non c'è un varco. Ma chi sei tu?”
“Io sono dolore, tristezza e rabbia.” Le gridò Harry in serpentese e iniziò a ridere.
Lo spirito allora lasciò la presa su di lui, sconvolta lo guardò rialzarsi e gli disse: “Come ci sei riuscito? Solo chi ha in se una oscurità potente potrebbe resistere alla nostra possessione.”
Harry smise di ridere e senza voltarsi le rispose: “Dentro di me c'è un frammento del mago oscuro più potente al mondo, e io riesco a tenerlo a bada fin da bambino, cosa vuoi che siano a confronto i vostri trucchi, e poi… e poi ho visto le crudeltà del mondo e non sono mai ceduto, ho perso tantissimo e non mi sono mai arreso. Oh la tua possessione era niente ho sofferto di più contro i giochetti di Voldemort.” E si girò gridando: “Will o'hara.” e dalla bacchetta scaturì un fuoco fatuo che colpì la banshe e sembrò darle fuoco per pochi secondi, ma le fiamme bluastre si spensero velocemente.
“Cazzo!!” esclamò Harry “Avrebbe dovuto funzionare.”
Lo spirito sorrise e disse: “Ora sei tu a sottovalutarci Harry Potter. Il fuoco del Will o'Hara può ucciderci, ma dev'essere abbastanza forte e solo una strega può lanciarlo.”
“Questo è vero!!” gridò Taddeus alle spalle della banshee e le volò contro. “Ma ti ha portato nel mondo fisico.” e la taglio in due usando le sue lame, la banshee urlò e poi scomparve dissolvendosi come nebbia al mattino.
“Una l’abbiamo eliminata, ne restano due.” Disse Taddeus planando fino a terra.
“Già.” Disse Harry “Grazie.”
Il changelin sorrise e disse: “Ora il loro potere sarà diminuito, ma ci sono ancora i posseduti. Andiamo a trovarli prima che ci attacc…” ma non finì la frase che comparve un’altra banshee.
Era diversa dalla prima, il suo corpo era grigio e verde come il fondale di una palude, le sue vesti erano bagnate, tutto il suo corpo sembrava essere circondato d’acqua, le braccia e le gambe nudi erano marce e putridi come del legno in un acquitrino stagnante, i suoi lineamenti era scavati e indefiniti, i capelli nerissimi e simili ad alghe ricadevano sul viso nascondendo sugli occhi.
“Numero due.” Mormorò Taddeus.
Lo spirito guardò dinanzi e sorrise di un sorriso diabolico e disse: “No, vi prego… No non voglio.” Poi la sua voce cambiò diventò maschile “Sì che ti piace, non siete per l’amore libero. Vogliamo pace e amore, pace e amore e la tua…”
Poi volò tra Harry e Taddeus allungando il suo corpo, ma non erano loro le sue prede entro come acqua nell’armatura di Sandor.
“Stammi lontana, non puoi...” gridò ex-mangiamorte terrorizzato con il volto spettale dell’a banshee dentro l’emo.
“Tu sarai mio. Perché la tua fede non è abbastanza forte, prete. Noi banshee entriamo nel cuore degli uomini attraverso i loro dubbi, le paure e gli incubi, i loro desideri più oscuri e inconfessati. Tu hai tutte queste cose e sono molto dolci, ma i più dolci e saporiti sono i tuoi sensi di colpa di quando eri un mago oscuro.”
“Ho chiesto perdono a Dio per il male fatto.” disse Sandor respirando a fatica e sentendo l’armatura diventare sempre più pesante.
“Perdono!? Perdono a Dio? Il perdono come il dolore non basta mai…” disse la banshee ridendo.
“Argg...” gridò il pastore mentre il suo corpo si contorceva nell’agonia.
“Non riesci a parlare, allora prega e chiedi ancora perdono, ma prima un po' d'inferno.”
Il dolore smise di colpo, e lui aprì gli occhi ritrovandosi nel suo passato.
Aveva l'armatura ed era tra altri come lui, e rivide i volti dei suoi compagni, i dragoni d'acciaio.
“...Voi dovete essere sterminio e guerra, carestia, pestilenza e morte per i nostri nemici. Siete degli dei di metallo. Marcerete e conquisterete, forgeremo il mondo a nostra immagine, miei Dragoni.” Era di Voldemort che parlava su un palco alla cerimonia per la nascita dei Dragoni.
“Non può essere...” mormorò Sandor che si trovava in quarta fila.
“Non ti distrare il maestro sta parlando a noi.” disse sotto voce il tenente Chair Salée vice-comandante della compagnia.
Dal palco Voldemort con i suoi occhi rossi da serpente guardò Sandor facendolo rabbrividire e con la voce della banshee disse: “...E questo è solo l'iniziò...” e iniziò a ridere.
Sandor rivide le prime battaglie, le conquiste, gli auror morti o in ritirata, le case distrutte, le resistenze spezzate. La loro marcia che non conosceva sosta, erano alla testa delle forze oscure di Voldemort.
Poi tutto si fermò e Sandor sentì una voce sempre del passato.
“Cosa leggi?” gli domandò il tenente Chair Salée seduti ai lati di una piazza.
“Niente signore. E' solo un libro...”
“Solo un libro eh? Fammi vedere.” Disse il tenente.
Il mangiamorte glielo diede e l'ufficciale lo apri a caso. “Mmmm non dovresti leggere queste cose, fanno male al tuo spirito di sanguepuro e di servo dell'oscuro signore, ragazzo. Non hai bisogno di queste storie babbane.”
“Ma signore...”
“Quando il mondo sarà nostro, queste vecchie superstizioni di un falegname ebreo saranno dimenticate.” Disse il tenente dei dragoni mentre s’alzava e si guardò intorno. “Odio queste città babbane, non le capisco come fanno a viverci…”
Sandor guardò tenente e vide aprirsi sulla tempia una profonda ferita sanguunante, mentre una lama in green lo aveva trapassato da parte a parte. “Scappa rag...” disse prima di cadere a terra morto a pochi centimetri da lui.
Sandor tremò e pianse, quasi vomito, era ferito e cadde.
Allora lo vide, ero oscuro, un oscuro demone con occhi neri e freddi, nella mano sinistra teneva una katana e avanzava verso di lui come uno spettro.
Un auror dei corvonero, vestiva babbano con un giumbotto di pelle e jeans, sul braccio portava i colori della sua compagnia. Sandor lo riconobbe anche se non l'aveva mai visto, ma aveva sentito parlare di lui, il capitano delle ombre di morte. Era chiamato in molti modi, ma tutti ne avevano paura come fosse la morte incarnata.
Il dragone cercò di scappare, ma non riusciva ad alzarsi, striscò tra i corpi dei compagni morti, tra le loro membra, sangue ovunque e le lamiere contorte delle armature. Ma quell’uomo avanzava, non c'era traccia d'umanità sul suo viso, non c'era pietà nei suoi occhi, solo la fredda determinazione d'uccidere di un dio della guerra.
Mentre strisciava e guardava terrorizzato quel capitano Auror vide qualcosa luccicare per strada, gli apparteneva l'aveva persa durante la battaglia.
L'afferrò stretta. Afferrò quella croce placcata d'oro con tutta la forza che aveva. Pregò nella sua mente terrorizzato e pronto alla morte, chiuse gli occhi, pensando alla sua famiglia e a Dio.
Non accade nulla, riaprì gli occhi e vide la schiena del capitano auror che si allontanava senza neanche guardarlo.
“David abbiamo finito.” disse una vampira mentre buttava il corpo ormai privo di sangue di un dragone.
“Capitano facciamo come al solito?” domandò un auror che fumava una sigaretta babbana appoggiato a un muro.
“Sì, certo Blaise.” Rispose il loro capo “Come sempre risparmiate i feriti per il San Mungo, uccidete i moribondi e lasciate alcuni testimoni perche raccontino.”
“Sei fortunato ragazzo.” gli disse un auror robusto dagli occhi troppo verdi per essere naturali e che portava uno strano anello all’indice della mano destra. “Sopraviverai un'altro giorno e potrai combattere ancora, ma oggi sei stato fortunato. Il capitano difficilmente risparmia qualcuno di voi. Addio mangiasperco.”
Com'erano apparsi i corvonero sparirono. Sandor si ritrovò in quella stretta via, della sua compagnia di seicento dragoni solo una decina erano sopravissuti. Quando fu ritrovato alcune ore dopo dai guaritori del San Mungo, stringeva ancora quella croce.
“Questo è vivo!!” gridò uno dei guaritori e richiamando gli altri.
“Sperò che il viaggio ti sia piaciuto.” disse il medimago con la voce della banshee. “Non fu il tuo Dio a salvarti, ma solo la sorpresa di quel capitano auror a vedere un mangiamorte che stringeva una croce. Niente fede, niente intervento divino.”
“Forse sì, o forse Dio parlò al cuore di quel uomo quel giorno, come al mio. Dopo la convalescenza iniziai a dare uno mano ai guaritori e poi non tornai più a combattere ne aveva abbastanza della guerra e dell'odio come adesso.” disse Sandor sorridendo e la banshee gridò di un urlo terrificante. Il pastore l'aveva battuta e lei lo lasciò andare, ma lo sforzo fu talmente forte da lasciare il mago privo di forza e cadde a terra sotto il peso della sua stessa armatura.
“Voi siete morti, voi e quei patetici esseri umani dentro quella ridicola baracca che chiamate chiesa.” Gridò la Banshee con voce stridula e terrificante “Tra pochi minuti entreremo e nessuno resterà vivo, non ci fermeremo, tutti pagheranno per quello che ci è successo, tutta l’umanità pagherà.” Lo spirito sorrise con un ghigno, mentre sembrava danzare nella fredda aria della notte.
“Ricordo la mia ultima estate, ero venuta qui con un gruppo di amici, volevamo vivere in pace sulle rive del lago. Io e due amiche siamo venute qui in paese per acquistare qualcosa e fu allora ci videro e siamo diventate delle prede. Erano cinque o sei tutti vestiti bene, i figli delle migliori famiglie di qui, non erano come noi, noi che volevamo pace e amore per il mondo intero. Quella notte arrivarono al nostro campo pestarono a morte i ragazzi mentre a noi ragazze riservarono una sorte ben peggiore. La mattina dopo gridai che li avrei denunciati, allora mi annegarono nel lago.” E gridò forte verso la chiesa “Lo ricordi Tobia Madson, lo ricordi, tu ne eri il capo di quei maiali!!”
Le urla dello spirito erano tanto forti da rompere tutti i vetri della chiesa. “Ricordi anche se adesso sei un prete, Tobia? Ricordi?”
Le mani della banshee si staccarono dalle sue braccia e volarono entrando nel luogo di culto. La gente dentro urla e scappava, cercando di nascondersi dove potevano, tra loro Tobia, ma quelle mani spettrali lo trovarono e dopo averlo preso per le braccia, lo spinsero fuori per poi buttandolo a terra.
“Incantesimo della dea sta sparendo ben presto entreremo…” disse lo spirito ridendo.
Il prete intanto si copriva il viso, spaventato come un bambino.
“Guardami!!” gridò la banshee. “Guardami, Tobia Madson.”
Costretto dalla mani il sacerdote alzò la testa.
“Mi vedi? Mi vide?” gli urlò. “Mi riconosci?”
“Sì, ti vedo. Oh Dio onnipotente proteggi il tuo servo dal maligno.”
“Ora pagherai per quello che mi hai fatto.”
“Io non sono più…” cercò di dire il prete, ma il terrore lo bloccò rendendolo incapace di muoversi o di parlare, vide davanti ai suoi occhi: la bocca della banshee spalancarsi in modo innaturale e il suo viso allungarsi come una grottesca maschera da teatro, il suo fiato sapeva d’acqua putrida e di piante marce, e i denti diventarono aguzzi come cocci di vetro su un muro.
Le alghe di cui era coperta presero vita e legarono il corpo del prete, mentre le mani spettrali lo tenevano per i polsi.
Harry e Sandor guardavano la scena impotenti, non potevano muoversi, mentre Taddeus era sparito nel nulla.
“Pauline ha mantenuto la promessa che mi sarei vendicata di te.” Disse lo spirito con una voce tanto profonda da sembra giungere dal fondo del inferno. “Dici che sei cambiato, mi domandò se sei diventato più buono…” e iniziò a ridere, poi avvicinò la testa dal braccio del uomo, affondo i denti nella carne.
Tobia gridò e si dimenò, mentre la banshee affondavano sempre di più, tanto da strappargli una parte del braccio fino all’osso.
Lo spirito con il viso ancora deformato sorrise con un ghigno terrificante e inumano, con la bocca sporca di sangue, sputa il suo ‘pasto’ a terra e disse: “Ho avuto la mia libra di carne….”

Hermione ricomparve dietro un angolo della piazza vicino alla chiesa. Sciolse le bende che portava sulla fronte lasciandole andare al vento, guardo le stelle e la luna.
“Forse è stata tutta una follia credere che un singolo atto di fede potesse salvarci.” Pensò “Ma per quasi tutta la nostra storia: mia e di Harry, è stata la fede la salvarci, non religiosa, ma in qualcosa di più importate per cui combattere che ambizione e odio.”
Uscì alla scoperto e gridò: “Will o'hara” e dalla bacchetta della strega scaturì un fuoco fauto che colpì la Banshee in pieno.
Lo spirito gridò poi sembrò che le stesse acque di cui era composto il suo corpo la sciolsero per poi cadde a terra e di lei rimase sulla una pozzanghera.
Harry guardò Hermione incredulo senza rendersene conto era di nuovo in piedi e corse ad abbracciarla forte, la baciò lasciandola senza fiato.
“Dio, temevo che d’averti perduto.” Disse il mago
La strega sorrise e poi disse: “Abbiamo poco tempo tra qualche minuto l’incantesimo che protegge la chiesa finirà.”
“Lo so, resta solo ultima… Pauline.”
“Harry, io…” mormorò Hermione.
In quel momento si sentì un urlo terrificante e si alzò un forte vento, e al centro della piazza dal nulla comparve l’ultima banshee.
Galleggiava nell’aria ad alcuni metri d’altezza. Era diversa dall’altre, il suo corpo era oscuro, lucido e liscio come una statua d’ossidiana o granito nero, vestiva un sudario trasparente di veli neri.
Aprì gli occhi e si guardò intorno incredula e incuriosita.
“Pauline.” La chiamò Sandor mormorando.
Lei si voltò verso il pastore e disse: “Odio questo mondo… Quel nome, Pauline è morta. Il suo corpo giaceva lì…”
“Pauline so cosa hai provato.” Disse Hermione.
“Qui è tutto così duro, affilato, freddo.” Mormorò lo spirito “Io mi ricordo tanto tempo fa d’aver trovato un sogno, un posticino tranquillo e caldo, dov’essere felice, si chiamava Mary, ma sono stata mandata via, non ricordo perché, forse ero cattiva, ma non mi sembra d’aver fatto niente di male. Poi trovai le tenebre dentro di me, calde tenebre buie, era dolce perdersi in essere.” Si fermò per un istante e poi gridò: “Sono tornata dalle tenebre per portarvele in dono, io sono il messia dell’odio e della paura, sono affamata di vendetta e voglio essere saziata, banchetterò con le vostre anime.” E Pauline scatenò i suoi poteri, e una aurea argentea e nera si alzò dietro di lei, potente e oscura, il vento iniziò a soffiare sempre più forte e sempre più freddo.
Taddeus era ricomparso accanto dietro il mago.
“Scusa Potter, ma dovevo ricaricarmi, devo tornare nel regno delle fate se consumo troppa energia.” Disse il changelin “Mi sono perso qualcosa?”
“Solo l’arrivo dell’ultima Banshee.” Gli rispose lui sorridendo.
Sandor lasciato Tobia sui gradini della chiesa prese posto accanto a Hermione.
Richiamati dalla loro padrona i posseduti rimasti uscirono dai loro nascondigli, iniziando tutti a gridare e a contorcersi, mentre ogni parte del loro corpo si muoveva in modo innaturale, e le loro ossa si rompevano, e si ammassandosi l’uno sull’altro e si fusero insieme in una creatura da incubo alta più sei metri, da dove fuoriuscivano braccia, gambe, volti.
“Oh mio Dio” disse il pastore. “Ma che cosa ha fatto?”
Quel essere in continua mutazione, aprì una larga bocca piena di bava e poi un paio di enormi occhi gialli, la sua testa era abnorme e sembrava quella di un deforme bambino.
I posseduti urlava di dolore, mentre lentamente quel mostro arrancava su delle gambe troppo piccole, poi saltò e raggiunse la sua padrona.
Lei lo accarezzò come fosse un cucciolo.
“E’ disgustoso.” Esclamò Taddeus e continuò: “Sandor io e te affronteremo quel coso. Potter e Granger la banshee.”
“Va bene.” rispose il pastore poi disse a Harry “Fatte attenzioni. Se questa è la fine, è stato un onore combattere con voi, grazie di tutto…” e insieme con il changelin raggiunse la creatura.
Harry ed Hermione si trovavano da soli ad affrontare la Banshee e senza pensarci lanciarono due incantesimi: la strega il Will o’hara e il mago un fulmine.
Ma lo spirito prima spense il fuoco fauto con una mano come fosse una fiammella, poi assorbi il fulmine per poi rilanciarlo contro Hermione.
Ma la strega evocò un scudo mago che bloccò la saetta anche se con difficoltà.
“Tutto ok?” le domandò Harry preoccupato.
“Sì…” disse ansimando Hermione provata.
“Quel fuocherello azzurro non ha effetto su di me, io non sono come le altre.” Mormorò Pauline sorridendo con un ghigno diabolico, e scagliò dalle mani dei raggi che colpirono Harry lanciandolo sui gradini della chiesa.
Pauline avanzò di qualche passo verso di lui, mentre dolorante cercava di rialzarsi, ma Hermione si frappose tra lo spirito e Harry, decisa a non farla passare.
“Vi do una opportunità di salvezza, maghi. Voi non siete di qui andate via.” disse la banshee con una voce quasi umana “Questa non è la vostra guerra. Vale la pena soffrire per gente che neanche conoscete? Loro non vi ringrazieranno, e vi odierebbero persino sapendo che cosa siete.”
“Si vede che non ci conosci, Pauline.” Le rispose Hermione sorridendo.
“Sai che novità, è dall’età di undici anni che combattiamo una guerra che non abbiamo voluto o scelto. Mi spiace, ma noi restiamo qui.” Disse Harry riuscito finalmente a rialzarsi e puntando la bacchetta.
“Si chiamavano Dunsinan e Liz languivano nel lago prima del mio arrivo, i miei sentimenti gli hanno dato forza. Siamo tornate, ma io sono diversa, ricordo tutto, ricordo il dolore e l’odio, un odio tanto forte da resistere persino alla morte.”
“Il suo corpo è in parte fisico.” Pensò il mago guardandola “E’ come un golem, ha creato un involucro di pietra per contenere il suo spirito, per questo il Will o’hara non ha funzionato, le fiamme non l’ hanno mai raggiunta e così può restare in eterno nel nostro mondo. Devo rompere il guscio solo così avremo una possibilità.” E gridò alla Banshee puntando la bacchetta: “Fulgur”.
Fulmine sembrava destinato a colpire Pauline, ma d’un tratto deviò per poi colpire un muro.
“Non è possibile.” Mormorò Harry che solo allora notò che Hermione deviato intenzionalmente l’incantesimo del mago. “Hermione perché l’hai fatto?” e la chiamò più forte: “Hermione!!”
La strega si voltò, i suoi occhi erano come immersi nel sangue, la sua pelle si era fatta più chiara quasi bianca mentre alcune vene del viso erano diventate nere.
“Mio Dio, Hermione cosa ti ha fatto.” Gridò Harry.
“E’ mia lei adesso.” Gridò Pauline ridendo.
“Mai!!” le rispose lui con rabbia e cercò di scagliare un nuovo fulmine contro lo spirito ancora più potente del precedente, ma Hermione lo deviò nuovamente.
“Tu, maledetto come hai potuto permettere che succedesse, come?” gridò la strega con una voce carica di rabbia e poi gli scagliò contro l’incantesimo delle lame della terra.
Harry riusci solo perr un soffio a evitare l’incantesimo e le disse: “Hermione svegliati, devi svegliarti, non è reale, qualunque cosa sia non è reale.”
“Lei è morta per colpa tua, la mia Harmony è morta per colpa tua.” Gridò la strega “Mia figlia è morta per colpa tua, tu distruggi tutto ciò che tocchi, tutte le persone vicino a te muoiono! Sei un cancro, Harry. Hai ucciso nostra figlia, come i tuoi genitori, come i miei, ma mia figlia non doveva morire, no non doveva…”
“Non farti possedere, tu sei più forte.” Le gridò Potter. “Io ti amo Hermione, e tutto falso, sai che non permetterò mai che venga fatto del male ad Harmony.”
A quelle parole gli occhi della strega sembrarono tornare normali e sussurrò: “Harry, Harry? Harmony è viva…” E poi un urlo di dolore prendendosi la testa fra le mani “No, no, no!! Basta vattene non è vero, non è vero…”
“Invece si.” Le diceva nella mente la Banshee “E’ vero, è la tua paura più grande. Tu sai che non potrà proteggerla, i mangiamorte sono tanti, sono troppi, la figlia di Voldermort è potente quanto il padre. Uccideranno la tua Harmony davanti a tuoi occhi e tu non potrai far nulla.” E intanto gli mostrava immagini terrificanti di maghi oscuri e dissenatori che come uccelli stranivano e facevano scempio del corpo di sua figlia ancora viva che chiedeva aiuto alla madre mentre subiva ogni sorte di violenza.
“No, Harmony, no piccola, ora mamma ti proteggerà, lascate subito mia figlia luridi bastardi.” Gridò Hermione, ma qualcosa sembrò trattenerla una forza invisibile, nel ombra poi vide emergere Harry che guardava la scena senza far nulla, il suo sguardo era triste e diceva: “Era mia figlia ed è morta, è morta mentre dovevo proteggere Hogwarts, ma che importa la scuola è salva.”
“Che fai lì a guardare Harry aiuta Harmony, ti prego aiuta Harmony. Io non posso, non ci riesco.” Gridò Hermione.
Lui si voltò e disse con un sorriso appena accennato: “E’ morta ormai, torniamo a scuola lì ci saranno nuove avventure: trovare la pietra filosofale, uccidere il basilisco, vincere il torneo tre maghi. Vieni Hermione…”
“Harry!! Harmony non è morta, non lo vedi salvala.” Gridò lei.
“Oh è vero hai ragione.” Rispose lui che lentamente si girò verso la figlia e i suoi aguzzini, e puntata la bacchetta gridò: “Avada Kenavra.” Il fulmine verde colpi Harmony, uccidendola con il volto rivoltò verso la madre e gli occhi spalancati e vitrei.
Hermione gridò tutto il suo dolore e poi disse: “Non è vero, è un illusione non è vero!!”
La banshee mormorava frasi con voce suadente alle sue orecchie: “Non capisci, ti farà soffrire ancora, non importa cosa farai, lui ti ha sempre fatto soffrire. Devi ucciderlo. E' colpa sua se i tuoi genitori sono morti, poteva proteggerli, ma non l'ha fatto, poteva non coinvolgerti nella sua lotta, poteva non combattere Voldemort e loro sarebbero vivi. Uccidilo altrimenti come hai visto anche la tua dolce Harmony farà una brutta fine. Harry distrugge tutto quello che tocca.”
Gli occhi di Hermione tornarono rossi di sangue, la possessione di Pauline era ancora più forte delle altre, la strega con voce inespressiva disse: “No, Harmony, no, non deve morire...” e alzò la bacchetta puntandola contro il vero Harry. “Avada Kenavra” gridò.
Harry non si lasciò sorprendere e riuscì a evitare la maledizione buttandosi a destra, si rialzò velocemente e puntò la bacchetta contro Hermione e gridò: “Fulgur”
Il fulmine colpì la terra a circa un metro di distanza dai piedi della strega.
Lei senza esitare un solo istante gli lanciò contro una sfera di fuoco.
Di nuovo Harry riuscì a salvarsi grazie alla sua agilità, per poi nascondersi dietro a una panchina di pietra.
“Non posso continuare così.” Pensava poi sorrise e sentì un dolore nella spalla sinistra, la toccò, per poi guardarsi la mano era sporca di sangue e mormorò: “Dannazione.” Allora udì dei passi. “Sta arrivando.” Pensò. “Devo inventarmi qualcosa mmm. Improvvisiamo.” Saltò da dietro la panchina e corse verso di lei.
Hermione gli lanciò contro un incantesimo non verbale che non lo colpì per puro miracolo, allora la strega provò a lanciarne un altro, ma lui l’era ormai addosso e la baciò.
In quel momento nella mente della strega si susseguirono tutti i ricordi della sua vita con i Harry, i momenti belli e brutti, tutte le lacrime versate, i sorrisi e le risate; gli abbracci d’amici, i baci passionali d’innamorati, le intime carezze d’amanti, le battaglie come auror, e il ritrovarsi insieme come genitori e amarsi ancora.
Il bacio finì e a fior di labbra Harry mormorò: “Hermione.”
“Io… io.” Disse la strega. “Ti amo.”
Il mago sorrise.
“Non volevo.” Disse lei e l’abbracciò appoggiando la testa sulla sua spalla destra.
“Lo so.” Le mormorò.
I due maghi si lasciarono ed Hermione notò la ferità di Harry e domandò: “Sei ferito? Sono stata io?”
“E’ solo un graffio.” Rispose lui “Abbiamo altro di cui occuparci.” E respirò profondamente guardando davanti a lui.
Lei si voltò ed entrambi video Pauline fluttuare a una decina di metri da loro e tornare nel suo corpo simulacro.
“Hermione?” sussurrò Harry.
“Sì?”
“Un ricordo felice. Il più intenso ricordo felice.” Disse e la guardò negli occhi.
La strega sorrise, un sorriso splendido che le illuminò il viso.
Insieme i due maghi alzarono la bacchetta e gridarono: “Expecto patronum” e due creature presero forma dalla luce argentea, un splendido e scalpitante cervo e una fiera e forte aquila.
Per evocarli Harry aveva pensato al suo primo incontro con Harmony fuori dalla camera delle necessità, mentre Hermione aveva ripensato a quando l’abbracciò appena nata.
I due Patronus colpirono la Banshee più volte attraversandola, poi ci fu un immensa onda di luce e più nulla.
Harry ed Hermione dopo i patronus erano allo stremo delle forze, le gambe gli cedettero e caddero seduti a terra e guardarono cosa restava del corpo di Pauline, solo un mucchio polvere e cenere.
“Ho bisogno di un bagno.” Disse la strega. “Voglio stare nella vasca almeno una settimana.”
“Sono d’accordo, ma cerchiamo una vasca molto grande per starci in due.” Aggiunse Harry. “Credo che abbiamo bisogno di una vacanza per riprenderci da questa che doveva essere una vacanza.”
“Sono d’accordo.” Rispose la strega.
“Andiamo a vedere come stanno, Sandor e Tad…” cercò di dire Potter, ma sotto i loro occhi la Banshe emerse dalla terra come un fantasma, il suo corpo era etereo e nero, avvolto in uno oscuro sudario di veli.
“Pauline.” Mormorò Harry.
“Abbiamo distrutto solo il guscio…” Disse Hermione.
“Pensavate davvero che i vostri animaletti di luce potevano fermarmi.” Disse lo spirito ridendo. “Ora basta il gioco è finito, vi ucciderò e dopo aver distrutto andrò a Hogwarts per vostra figlia.”
“Stai lontana da Harmony.” Gridò Hermione e che poi gli scaglio contro un fulmine, ma Pauline lo fermò proteggendosi con il solo palmo della mano e lo stesso fecce con una palla di fuoco lanciatale da Harry.
D’un tratto la pavimentazione della piazza si ruppe e spuntarono delle radici, simili al tranello del diavolo che legarono i due maghi, impedendo loro ogni movimento.
La Banshe soddisfatta del suo operato, s’avvicino loro e con voce sinistra e stridula disse: “Ora la notte di tenebra senza stelle: la morte.”
In quel momento il desiderio esaurì il suo potere e Harry ed Hermione tornarono adulti.
La Banshee lì superò con non curanza e andò verso la chiesa.
“Pauline Wax!!” gli gridò Harry cercando di liberarsi. “Fermati! Non puoi uccidere tutti quegli innocenti, ci sono donne e bambini.”
“La morte e la disperazione non fanno eccezioni, neanche si è donne o bambini. Perché dovrei farle io?”
“Loro non c’entrano.” Intervenne Hermione.
Lo spirito non rispose, salì i pochi gradini e arrivata al portone questo le si aprì davanti da solo.
Le persone gridarono dal terrore mentre cercavano di scappare, la Banshee era ormai visibile anche ai babbani stava per entrare, quando qualcosa la fermò.
Si sentì una voce femminile attraversò la piazza: “Pauline!! Sei tu? Sei davvero tu?”
La Banshee mormorò qualcosa e si voltò
In fondo alla piazza c’era Mary.
“E’ colpa mia? Io ti ho fatto questo, Pauline?” le domandò la ragazza quasi in lacrime.
Lei non rispose e la guardò. Il suono di quella voce era un sogno, le sembrava un ricordo lontano avvolto nella nebbia.
“Perdonami. Non avevo capito quanto mi amavi. Perdonami se non ti ho raggiunto allora, ma ora so cosa fare. Ti amo per sempre…” Disse Mary che chiuse gli occhi e prese un coltello che teneva dietro la schiena.
“No!! Non farlo!!” Gridò Harry.
“No, Mary!! Fermati, non puoi…” urlò Hermione.
La ragazza sorrise e chiuse gli occhi, appoggiò la fredda lama sul colo e tirò via in un taglio, la carne si lacerò e il sangue sgorgò come un fiume in piena. Il capo le ricadde indietro e il suo corpo piombò a terra come fosse senza peso.
La banshee ricordò e urlò tutto il suo dolore. La radici che legavano Harry ed Hermione si seccarono in un istante e il mago si precipitò da Mary. La ragazza aveva gli occhi spalancati e colmi di sangue. Harry cercò di fermare l’emorragia premendo sulla ferita con entrambe le mani, gridò: “Hermione!! Corri trova una delle nostre bacchette, cazzo!! Sandor!! Dove sei? Dove sei dannazione. Oh Dio, non morire non puoi morire per Dio!! Non morire!!.”
Ma il sangue continuava a uscire come se avesse una volontà propria.
“Hermione vieni qui!! Presto.” Gridò lui.
La strega gli corse vicino.
Mary afferrò un braccio di Harry e lo guardò, e nonostante il sangue, gli occhi della ragazza erano sereni e in pace, poi mormorò una frase: “Gra…zie, ma è così che…” si lasciò andare, un sospirò e morì.
Harry la guardò pietrificato, poi guardò Hermione incapace di parlare.
Poi in un impeto di rabbia e gridò: “Dio, no!!! Cazzo, cazzo!!” e si alzò.
“Harry?” mormorò la strega.
“Porco diavolo, fottuta miseria.” Gridò il mago e si allontanò “Non doveva andare così, no, non doveva andare così per niente.”
“E’ morta?” domandò una voce dietro di loro.
Increduli i due maghi si voltarono e videro Pauline, il suo volto era cambiato sembrava umano.
“Era Mary, la mia ragazza.” disse la Banshee, s’avvicinò e si chinò su di lei.
“E’ morta?” chiese e cercò di toccarle il viso, ma le sue mani lo passavano attraverso.
“E’ morta? Non c’è più…”
“Sì, Pauline.” Le rispose Hermione accanto a lei.
“Dov’è ora, la mia Mary? Io l’amavo…” disse la banshee e dai suoi occhi venerò giù delle lacrime.
“Anche lei t’amava.” Mormorò la strega.
“Ti amo, tu sei la mia ragazza.”
“Sì, sono la tua ragazza.” Disse una voce.
Hermione e Pauline alzarono gli occhi e videro Mary sorridente avvolta in un’aurea di luce, vestita con un velo bianco.
“Ti sto aspettando, Pauline, amore mio.” Disse lo spirito offrendole di prendere la sua mano.
“Una Learn, una banshee bianca, lo spirito della vita.” Disse Hermione stupefatta.
“Io non posso, Mary…”
“Sì che puoi vieni da me....” le disse dolcemente.
E dopo un attimo d’esitazione Pauline afferrò la mano di Mary. La Banshee venne sollevata in aria e la sua pelle nera si frantumò e cadde, e ne scaturì una tenue luce bianca.
“Mary…” mormorò Pauline che era diventa anche lei una Learn.
“Pauline… ti amo, baciami.”
I due spiriti abbracciati e si baciarono poi ci fu una esplosione di luce e scomparvero nel buio della notte.
“Ma cosa è successo?” domandò Harry di nuovo vicino a Hermione. “L’ho visto ma non riesco a crederci.”
“Un miracolo.” Rispose lei sorridendo. “Un miracolo dell’amore.”
“Dove pensi che siano adesso?”
“Credo in un posto dove saranno felice per sempre.”
“Io lo chiamerei paradiso, Hermione.” Disse Sandor in compagnia di Taddeus mentre Fear li seguiva poco distante..
L’ex mangiamorte aveva l’armatura semi distrutta, mentre il rapito delle fate era ferito a una spalla e aveva qualche graffio sul fianco sinistro.
“E’ finita.” Disse il pastore ai due maghi, dando la mano a Harry. “Grazie di tutto.”
In quel momento le persone iniziarono a uscire dalla chiesa.
“Ora è meglio che io ed Hermione andiamo.” Mormorò Potter “Tra poco arriverà la polizia e sicuramente la stampa.”
“Anch’io dovrò andare via.” Disse Sandor.
“Se non hai bisogno di un posto. Rigel Black, la figlia di Sirius Black sta cercando gente esperta per il suo gruppo e credo che tu e Taddeus potreste farle comodo.”
“Ci penserò. Per ora addio, Harry Potter.” Rispose Sandor.
“Addio Dragone.” Rispose il mago.
“Addio.” Disse la strega abbracciandolo.
“Se avete bisogno di me, soprattutto per un certo affare sapete come trovarmi.” Disse lui dopo l’abbraccio.
E dopo aver salutato pure Taddeus e Fear, i due maghi se ne andarono verso la baita, e già in lontananza si sentivano le sirene della polizia avvicinarsi.
Sandor s’andò a sedere vicino a Tobia mentre riceveva le cure per la sua ferita alla spalla.
“Me ne andrò tra qualche minuto.” Disse il pastore sedendogli a fianco e senza guardare l’amico gli domandò: “Tobia come hai potuto?”
“Ero giovane...” Rispose il prete cattolico.
“Ora mi auguro che ora ti prenderai le tue responsabilità.”
“Io… Sandor.”
Ma l’ex-mangiamorte era già sparito, come svanito nel nulla.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Continua se vuoi...Xk le storie ke hai inventato sono incredibilmente stupende..Qnd fallo x i tuoi lettori...Continua..=) vbb io dv ancora finirlo di leggere xò ti ho avvertito..(cmq mi manka poko..xD) Inventa e scrivi...CiAo cIaO..
PS:Miraccomando al più presto un altro capitolo..nn lo far finire csì..=) ciao..

Anonimo ha detto...

Sono sex io..Più o meno quanto ci vorrà x leggere Giovani Amori? Cioè il prossimo capitolo di Granger Girls?? Se puoi rispondere altrimenti nn farà nulla...Mi piace molto come hai inventato qst storie..Sono Fantastike..=P Cmq attento agli errori grammaticali!!! ke rendono un po' difficile la lettura..Cmq sono cose ke si possono aggiustare..xò tu cerca di rileggere il testo con più calma..Vbb Ciaoo..

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