giovedì 17 maggio 2012

Granger Girls

Capitolo secondo: A Diagon Alley

Dopo un po’ Harmony si addormentò, Hermione si voltò la guardò sorridendo e le mise addosso una coperta.
Ron senza distogliere lo sguardo dalla giuda le domandò: “Non deve essere stato facile crescerla da sola?”
“No, non lo è stato soprattutto l’inizio, ma sono contenta di come sono andate le cose dopotutto.” rispose lei rimettendosi seduta.
“Perché non ne hai parlato a nessuno? Potevamo aiutarti.”
“Forse perché temevo che lo avrebbe saputo...”
“Sarebbe stato cosi terribile. Harry aveva il diritto di sapere di Harmony, e tu potevi lo stesso andartene se non volevi stare con lui.”
“Non sarebbe stato cosi semplice, non ho avuto molta scelta Ron.”
“Invece si, potevi fidarti di lui, o fidarti di me.”
“Non potevo parlarne avrai messo in pericolo Harmony, c’erano troppi mangiamorte ancora in giro, tutti cosi desiderosi di vendicare il loro maestro. Lo sai che Voldemort e i suoi hanno sempre colpito Harry negli affetti. Immagina se qualcuno scopriva che il prescelto aveva una figlia? Dovevo pensare a lei prima di tutto.”
“Sempre molto prudente e razionale, ma secondo me c’era dell’altro non è vero?”
Hermione sospirò: “Era cambiato con la morte di Silente e con la guerra, non era più lo stesso, pensava solo alla vendetta…”
“E potevi dargli torto.”
“No… ma non volevo che mia figlia vivesse nell’odio…”
“Forse, ma tu volevi anche farlo soffrire, come ha fatto lui. Hermione dopo la tua partenza non è stato più lo stesso, è diventato: sempre più solo, più triste e oscuro; rintanato dentro Grimmauld Place. Abbiamo cercato in tutte le maniere di farlo uscire, ma niente poi poco prima che sparisse mi ha detto una cosa che non sono mai riuscito a dimenticare. Era in una stanza vuota seduto a terra in un angolo, io cercavo di farlo reagire dicendogli che doveva tornare a vivere; lui alzò lo sguardo, mi guardò con occhi freddi e tristi e rispose: Hermione è la vita.”
“E’ questo cosa dovrebbe dire?”
“Non lo so, dimmelo tu. Eri tu la persona più vicina a lui.” Disse Ron voltandosi a guardare la strega per un istante.
“Non è vero tu gli eri altrettanto vicino, eri il suo migliore amico.”
“Cerchi di cambiare discorso… Ok, io ero il suo migliore amico, ma non sono mai riuscito a capirlo fino in fondo, non come facevi tu. Voi due eravate simili, anime gemelle. Tu gli leggervi dentro, forse perché prima di incontrarvi eravate entrambi soli. Io la solitudine non la conosco, con la mia famiglia numerosa che avevo. Harry invece era orfano e tu figlia unica di genitori assenti; ed eravate tutte due dei diversi. Il bambino eroe e la perfetta studentessa. Insomma era logico che tra voi doveva nascere qualcosa.”
“Si, ma molti credevano che saremo stati io e te a finire insieme, dato che siamo al opposto.” disse scherzando Hermione.
“Cretinate, non è per niente vero che gli opposti si attraggono, quanto siamo stati insieme tu e io, due settimane?”
La strega sorrise e rispose: “Ma che saranno stati dieci giorni. Posso farti una domanda, Ron?”
“Si.”
“Perché hai smesso di fare l’auror?”
“Perché come portiere del Falmouth Falcons e secondo portiere della nazionale inglese guadagnavo di più. E poi… Dopo la guerra ero stanco dei morti e della violenza, ma adesso non faccio neanche il portiere, durante una partita ho avuto un brutto infortunio che mi ha compromesso per sempre la spalla.”
“E cosa fai?”
“Torno a Hogwarts e insegnerò volo con la scopa.”

Dopo circa quattro ore di volo arrivarono nei presi della tana.
“Sveglia Harmony” disse Hermione entusiasta e diede del colpetti alla figlia che si svegliò.
“Si, mamma che c’è?” domandò lei assonnata.
“Siamo quasi arrivati.”
“Ecco” gridò Ron.
E si vide una piccola e isolatta villetta di campagna, in stile inglese con a fianco un orto.
Hermione la guardò piena di nostalgia, mentre Ron atterrava. Lei si ricordo il giorno del matrimonio di Fleur e Bill, l’ultimo giorno felice del trio, ballò prima con Ron e poi con Harry, ma se con il primo fu divertente, tutto risate e piedi pestati, il secondo fu qualcosa di travolgente, d’emozionante. Harry la stringeva forte in modo deciso, e per lei non esistevano altro che quegli occhi verdi tanto da non rendersi conto che la musica era finta. Lui le sussurrò una sola parola: “Perdonami” per poi lasciarla al centro della pista.
Ron si voltò un secondo a guardarla, sapeva a cosa stava pensando, anche lui ricordava quel giorno, quel giorno in cui li vide ballare insieme e capì che era il terzo incomodo, che per quanto avrebbe fatto non poteva competere con Harry per il cuore di Hermione. Ma c’era una cosa di quel giorno che la strega non sapeva dopo che fu abbandonata sulla pista, che lui e Harry parlarono da soli.
E quella conversazione Ron non la dimenticherà mai.

Harry era fuori dalla tendone, non avrebbe dovuto uscire, era pericoloso un intero esercito di maghi oscuri e alleati di Voldemort lo voleva morto.
Era in piedi fiero, pronto ad affrontare qualunque pericolo, pronto alla guerra. Guadava le montagne, anche se era ancora estate già le cime dei monti erano innevate e sembrava che la su le nuvole nere minacciavano un furioso temporale.
Anche se aveva senti Ron avvicinarsi, Harry gli dava le spalle, e aspettò che l’amico gli andasse più vicino.
“La ami, Harry?” gli domandò.
Lui non rispose.
“Credo proprio di si.” Continuò il rosso sorridendo amaramente.
“E tu, Ron?” gli domandò senza voltarsi.
“E come potrei non amarla, sai sapevo che sarebbe finita cosi. Entrambi innamorati di lei.”
“Ron… il mio destino è segnato, anche se trovassi tutti gli horcrux, non potrei farcela contro Voldemort.”
“Non è vero Harry, tu hai me, hai Hermione. Ti saremo sempre vicini anche quando combatterai con Voldemort.”
Harry si volto e gli sorrise: “E la prima volta che pronunci il suo nome.”
“Voldemort è il tuo nemico non posso averne paura.”
Harry si voltò e per un istante sorrise.
“Io invece, Ron, ne ho tanta, tantissima paura, ma non di morire, di lasciarla. Ti prego stargli vicino, amala anche per me, tu la farai felice ne sono sicuro. Promettimelo, prometti di proteggerla e non dirgli niente di tutto questo. E adesso vai da lei…. Siate felici.” E tornò a guardare le montagne, il cielo lassù era diventato ancora più scuro e si sentì il fragore di un tuono.
“Grazie.” mormorò Ron mentre andava via.
Il giovane mago non rispose.
“Harry, sta arrivando una tempesta…”
“Lo so Ron la sto aspettando, l’aspetto da quando avevo un anno.”
Fu allora che Ron capì quanto era stato fortunato a conoscere e a essere il migliore amico di un uomo coraggioso come Harry Potter, un eroe, un tragico grande eroe.

L’auto atterrò e i tre scesero. Harmony si guardò intorno e pensò: “Cosi questa è una casa di maghi, a me sembra una casa di campagna come tante altre.” Ma guardando meglio e notò tante piccole cose, strani oggetti che si muovevano da soli, tutta quella stranezza le diede il buon umore. “Io già la amo questa magia.” pensò. Timidamente aveva seguito Ron ed Hermione che stavano per entrare in casa, quando sentì dal alto gridare: “Attenzione!! Largo!!”
E poi Ron gridare: “Harmony a terra!!!”
La ragazza si buttò e un ragazzo su una scopa le volò sopra.
“Miseriaccia!!! Acrux vuoi stare attento.” Gli gridò contro Ron, ma il ragazzo aveva già ripreso quota e gli gridò: “Scusami zio Ron!!”
Harmony dopo la caduta seguì affascinata il volo del ragazzo, e dopo essersi alzata entusiasta, ma tutta sporca, era corsa dalla madre chiedendo: “Cosa sta faccen…” indicando il ragazzo volante sul manico di scopa mentre questo aveva evitato una stana palla che era stata lanciata da una ragazza con i capelli rossi, che gridava: “Acrux questa volta ti stavo per colpire!!!!!!”
“Nei tuoi sogni, cugina, nei tuoi sogni, mai un Malfyo si fa ràcolpire da una Weasley.” gridò il ragazzo ridendo
“Ehi tu per metà sei Weasley” rispose la ragazza cercando di nuovo il colpire il cugino con il bolide poi notò chi c’era a terra e gridò: “Ciao papa”
“Papa?” domando sorridendo Hermione a Ron
“E si, è mia figlia Tabitha, ma si fa chiamare Tibby, è uno dei cacciatori di grifondoro.” Rispose lui con soddisfazione.
Hermione sorrise e continuo “E l’altro chi è?”
“E’ il figlio di Ginny e di Draco: Acrux è il capitano e portiere per serpeverde.”
Hermione fu sorpresa a sentire il nome serpeverde, ma Ron anticipò i suoi dubbi dicendo: “Non ti preoccupare è un bravo ragazzo anche se è un po’ scavezzacollo e presuntuoso. Serpeverde è cambiata dai nostri tempi, la professoressa McGranitt gli ha seguiti in modo particolare, eliminando sul nascere qualsiasi forma d’intolleranza, di razzismo e di magia oscura.”
Harmony intanto guardava affascinata i due ragazzi volare. La madre la guardò conosceva quello sguardo.
“Mamma ma cosa stano facendo?” le domandò la giovane strega.
“Volano su dei manici di scopa….” Iniziò a dire Hermione; ma Ron prese la parola: “Si chiama Quidditch, Harmony, è lo sport dei magi, è come vedi si fa su delle scope volanti…”
“E’… E’ fantastico.” Poi si voltò verso la madre “Mamma anch’io voglio volare come quei ragazzi, mi insegni?”
Ron non riuscì a trattenersi dal ridere, anche perché Hermione aveva fatto una faccia strana a quella richiesta.
“Harmony, ehm… io non so volare sulla scopa, non ho mai imparato.”
“Non ti piaceva il Quiditc, mamma?”
“Quidditch. Si certo, non mi perdevo una partita.”
“Si, ma ci doveva essere un certo giocatore in campo.” Rispose Ron che poi aggiunse “T’insegnerò io.”
“Davvero Zio Ron!!!” disse lei entusiasta “E quando? Quando?” domandò saltellando
“Presto, ma adesso entriamo in casa.”
“Mamma, vorrei restare a guardare se non ti dispiace?”
Hermione guardò Ron, e lui disse: “Non ti preoccupare tutto intorno alla casa sono stati riattivati i sistemi di sicurezza magici dei tempi della guerra, adesso la tana è sicura quanto Hogwarts e Grimmauld Place.”
La strega guardò la figlia e disse: “Ok rimani, ma non ti sognare di montare su una scopa?”
“Va bene” rispose Harmony un po’ contrariata.

Ron ed Hermione entrarono in casa, tutto era rimasto come la strega lo ricordava, anche se quella non era più la tana originale; quella era stata distrutta durante la guerra, e poi fu ricostruita identica in ogni minimo particolare.
Appena varcata la soglia Ron disse: “Mamma, siamo a casa!!!”
E Molly Weasley uscì dalla cucina, poi vista Hermione le corse incontro gridando e abbracciandola disse: “Oh piccola mia, quanto tempo? Quanto tempo?”
“Signora Weasley.” Disse Hermione commovendosi.
“Mi si è mancata cosi tanto, tesoro, ma niente più signora Weasley, sei grande ormai, chiamami Molly.” E la lasciò andare.
Molly Weasley era molto invecchiata, anche se i suoi occhi restavano dolci, nella guerra aveva perso cosi tanto: suo marito e Charlie erano morti, e Bill e Fleur avevano divorziato qualche anno dopo. Ma per fortuna c’erano anche stati dei momenti felici: la carriera e le vittorie di Ron, con lui la nazionale inglese aveva vinto la coppa del mondo sconfiggendo la Germania e il suo matrimonio con Luna e la nascita di Tibby; Ginny era diventa Auror e si era sposata con Draco e aveva avuto due figli, i Tiri Vispi Weasley erano diventati una catena con negozi in tutto il mondo, Fred si era sposato e da poco aveva avuto una coppia di gemelli, mentre George da anni conviveva con il suo compagno.
“Ma avanti, Hermione accomodati, ho preparato il the.”
“Grazie, Molly.”
Le due streghe si sedettero intorno al tavolino del salotto, mentre Ron rimase in piedi e si appoggiò al muro. Tre tazze, una teiera, una lattiera e dei dolci tutto sopra a un vassoio volarono lentamente dalla cucina per atterrare sopra il tavolino.
“Latte giusto e niente zucchero, mia cara?” domandò Molly
“Si giusto, ancora lo ricorda.” Rispose lei
“Certo.” Disse sorridendo poi si rivolse a Ron “E tu limone con tre zollette.”
“Si, mamma”
La strega fece tutto con un colpo di bacchetta.
Hermione prese la tazza e mescolo, per poi bere; quel sapore quel aroma di the tutto particolare che i Weasley si tramandavano da generazioni, gli riporto alla mente ultima volta che lo aveva bevuto in quello stesso posto, insieme con Molly, Ginny e Luna. Era stato qualche giorno dopo il matrimonio di Bill e Fleur. Ron le aveva dichiarato i suoi sentimenti, e adesso erano una coppia, Ginny era ancora in crisi per la fine della sua storia con Harry e Luna sembrava più strana del solito, al epoca nessuno sapeva che era già innamorata di Ron.
Durante quel the, Molly le aveva detto: “Per favore, Hermione, non illudere Ron, non farlo soffrire inutilmente.”
La storia fra loro fini dopo neanche una settimana, ma non ci furono ne’ liti ne’ grida, Hermione capì che era impossibile sostituire Harry nel suo cuore e Ron capì che lei non lo amava.
“Hermione cara?” domandò Molly dopo aver bevuto il the e aver rimesso la tazza sul piattino, e poi sul tavolino.
“Si?”
“Perché sei scappata tanti anni fa?”
La strega mora guardò Ron stupefatta. Lui si limito ad alzare le spalle e a fare un mezzo sorriso. Molly non sapeva niente di Harmony.
“Ehm… Molly, avevo una ragione molto importante, un grosso problema da risolvere.”
“Posso capire, ma non dovevi proprio andare via senza dirci niente.”

Intanto fuori Harmony continuava a guardare incuriosita i due ragazzi volanti. Poi notò in un angolo appoggiata alla parete un manico di scopa, si avvicinò, sul legno c’era incisa la scritta: Ninbus 2001. La ragazza solevò la mano per toccarla, ma la scopa si mosse e Harmony l’afferrò sentendo come una scossa elettrica, l’emozione crebbe, sentiva in lei l’adrenalina e aveva la consapevolezza che la scopa desiderava tornare a volare. Respirò profondamente si guardò intorno e poi tornò a guardare quel manico e sussurrò: “Ok piccola, facciamo.” Ci montò sopra si diede uno slancio in avanti e parti, stava volando. In brevissimo tempo riuscì a capire come funzionava, bastava spostare il manico e il peso in base alla direzione. Ma adesso voleva andare più veloce, sempre di più, salire di più.
Mio Dio è più eccitante della moto di Jess.” pensò “E’ fantastico. Non mi sono mai sentita cosi viva.
Guardò di fronte a se e vide i due ragazzi e accelerò ancora.
Tibby e Acrux si erano fermati e stavano parlando.
“Rientriamo, Acrux?” domandò la rossa.
“Si ok. Ehi hai notato che c’era una strana ragazza che ci guar….” Ma non riuscì a finire la frase che qualcosa di velocissimo era passato fra loro. I due si girarono e videro alla loro destra Harmony ferma a mezz’aria sulla scopa sorridente.
“Ma che cavolo combini?” gridò Tibby seguita da Acrux: “Si può sapere chi sei? E che ci fai sulla scopa di zio Charlie.”
Harmony si limitò a dire: “Gara?”
Acrux notò gli splendidi occhi verdi della ragazza e la luce che avevano, e rispose: “Perché no!!!”
E i due partirono insieme. Erano testa a testa. Notarono su una collina un grande abete.
“Fino a li e ritorno.” Gridò Acrux “Chi torna prima alla tana vince, ok ragazza del mistero?”
“Tutto chiaro, biondo.” Rispose lei e abbassò la testa e accelerò ancora, ma Acrux le era dietro e di nuovo furono alla pari, ma al passaggio del albero il serpeverde passò in vantaggio, ma subito dopo erano di nuovo testa a testa, poi per un attimo la strega lo superò.
Passarono di fronte a Tibby che gridava: “Forza, Acrux, fagli vedere chi sei.” poi notando la grinta della ragazza pensò: “Certo che se la cava benissimo quella, deve essere per forza un cercatore.” E cambiata idea iniziò a gridare: “Ragazza fagli mangiare la tua polvere.”
“Sei tosta!!!” le gridò lui, notando che era davvero carina con gli occhi smeraldo, i capelli lunghi e nerissimi, e un bel fisico.
“Anche tu” Rispose lei.
E atterrarono insieme.
“A quanto pare siamo pari.” disse Acrux.
Harmony annui sorridendo.
“Sei molto brava. Io sono Acrux Malfoy, piacere.” E il ragazzo tese la mano che Harmony strinse, intanto si era avvicinata Tibby e le domando: “Ciao, sai che sei una vera campionessa?”
“Grazie” rispose lei scendendo dalla scopa.
“Come ti chiami?” le domando la strega.
“Harmony Granger.”
“Granger?!!” disse sorpresa Tibby “Sei parente di Hermione Granger?”
“Si, è mia madre”

“Mamma, mamma.” Gridò Harmony entrando.
Molly guardò la ragazza che era appena entrata con sua nipote e poi Hermione.
“Che succede piccola?”
“Oh mamma ho volato, è stato fantastico, bellissimo, super.”
“Cosa?” disse la strega alzandosi “Ma ti aveva detto di non farlo!!”
“Ma Mamma, sono andata benissimo. Non è vero Tibby?”
“Si era bravissima signora Granger…”
“Signora Granger?” sussurrò Hermione.
“Papà dovevi vederla ha volato alla pari con Acrux.”
Ron spalancò gli occhi: “E' davvero cosi brava?”
“Si, zio Ron” rispose Acrux entrando “Siamo arrivati pari, ma la prossima volta sarò io a vincere Granger”
“Quando vuoi, Malfoy.” Rispose Harmony con tono di sfida. I due si guardavano con occhi di fuoco, ma poi scoppiarono a ridere.
“Tutto questo mi ricorda qualcosa?” sussurrò Ron.
Hermione intanto notò che Molly guardava stupita Harmony, e si affretto a fare le presentazioni: “Molly questa è mia figlia Harmony.” Poi alla ragazza: “Harmony lei è la madre di Ron.”
“Buon giorno signora Weasley. Sono contenta di conoscerla.”
“Ehm… si!” la strega non sapeva bene cosa dire mentre guardava gli occhi verdi della ragazza “Anch’io sono contenta, tesoro, benvenuta in casa mia.”
“Grazie” rispose la ragazza sorridendo.
“Harmony!!! Perché non vieni nella mia stanza cosi possiamo parlare in pace.”
“Posso mamma?”
“Si certo, ma basta con i voli per oggi.”
“Ok, ma voglio continuare a volare, è troppo bello.”
“Va bene, vedremo.”
“E vai!!!” poi alla sua nuova amica mentre andavano verso le scale “Tibby, devo scegliermi un manico di scopa, tu quali dici?”
“Per questo dovresti parlare con Acrux.”
“Ah si” e si voltò verso il giovane mago per poi sorridere, lui la guardò negli occhi.
“Acrux, Acrux” lo chiamò Ron.
“Ah si zio, cosa c’è?”
“No niente, niente. Ma stai attento con le Granger sono pericolose, ragazzo” disse Ron ironico
“Che?!” domandò Hermione
Ron si limito a ridere.
“E’ pericolosa, meglio mi piacciono pericolose.” sussurrò Malfyo mentre usciva.
“La tua Harmony, Hermione, deve essere una brava ragazza?” Disse Molly.
“Si, lo è.” rispose
“Ha gli occhi verdi e sa volare su una scopa, mi ricorda qualcuno.”
“Ehm” fece Hermione arrossendo.
Nei tre mesi successi Hermione insegnò ad Harmony tutte le materie dei primi tre anni di Hogwarts, tranne divinazione. La ragazza imparava in fretta, eccelleva soprattutto in trasfigurazione, in aritmanzia e rune antiche, ma fu in difesa contro le arti oscure che diventò bravissima, riuscendo a battere Tibby e persino Acrux, che era al sesto anno.
Poi a metà agosto arrivarono, tramite gufo, le lettere da Hogwarts, una con la lista per i libri del quarto anno di Tibby e l’iscrizione e lista per Harmony.
Le due ragazze erano diventate molto amiche, anche perché ognuna era affascinata dal mondo dell’altra.
“Siete pronte per andare a Diagon Alley ragazze?” domandò entusiasta Hermione.
“Certo” gridarono in coro le due ragazze.
“Perfetto, ma dobbiamo solo aspettare Ginny, adesso.”
“Hermione?!”
“Si Tibby?!”
“Alla zia non piace quel sopranome…”
Intanto le due ragazze parlottavano fra loro.
“Mi auguro di vedere James a Diagon Alley.” disse Tibby arrossendo un po’.
“Cosi finalmente potrò conoscerlo anch’io questo affascinante mago di diciotto anni che risponde al nome di James Sirus Lupin.”
“Ehi giù le mani ragazza, James Lupin è mio. A proposito ieri, Acrux mi ha chiesto di te e ha aggiunto che si troverà alla Gelateria Fortebraccio verso le quattro.”
“Ah davvero!!!” disse Harmony felice per poi correggersi subito “Non che la cosa m’interresi più di tanto naturalmente.”
“Certo naturalmente” rispose Tibby con un mezzo sorriso.
In quel momento si sentì bussare alla porta ed Hermione andò verso l’ingresso dicendo: “Finalmente è arrivata.” e aperta la porta si trovò di fronte Ginevra, la sua migliore amica di un tempo, le due rimasero a guardarsi negli occhi. I loro rapporti si erano deteriorati ancora prima nel iniziò della guerra.
“Hermione,” disse la strega freddamente.
“Ginevra.” rispose lei.
“Mi fai entrare nella casa dei miei genitori?”
“Si, certo” e si fece da parte.
Ginevra entrò e fu subito salutata da Tibby: “Ciao zia!!” e le si avvicino in compagnia di Harmony.
“Ciao Tibby.” le disse contenta poi guardò l’altra ragazza: “Tu devi essere, Harmony?”
“Si, sono io.”
“Draco e Acrux mi hanno parlato bene di te.”
Hermione si avvicinò e le domandò: “Come sta il piccolo Arthur, Ginevra?”
“Bene, Hermione, grazie.”
La tensione fra le due streghe si tagliava con una lama.
Usarono la Metropolvere per arrivare a Paiolo Magico e da li a Diagon Alley.
Harmony non poteva credere ai suoi occhi la strada era viva e piena di stranezze; e anche Hermione rimase sorpresa per alcuni cambiamenti: a fianco alla Gelateria Fortebraccio per esempio ora si trovava un Apple store, con in vetrina una scritta: “Harry Potter usava un mac-book”
“Mac-book?” domandò curiosa Tibby.
“Sono dei computer.” rispose Harmony.
“Computer!!!!!” gridò entusiasta la strega “Ne ho sentito parlare a scuola dai metà babbani. Voglio vederli? Vieni con me, Harmony? Cosi mi mostri come si usano?”
“Va bene.” Rispose “Mamma voi che fatte?”
Hermione guardò Ginevra e rispose: “Noi ci prediamo un gelato da Fortebraccio, vi aspettiamo lì. Per te va bene, Ginevra?”
“Si, Hermione.” e annuì.
Le due ragazze corsero elettrizzate dentro apple store, mentre le due streghe si sedettero in uno dei tavolini fuori, e poco dopo arrivò una elfa domestica.
“Buon giorno signore, sapete cosa ordinare?”
“Buon giorno. Si per me un gelato caldo.” rispose Ginevra.
“Ciao Victoria.” Disse Hermione leggendo il nome sul cartellino “Per me una coppa di gelato al pistacchio.”
L’elfa le sorrise, segnò l’ordinazione e salutò per poi tornare dentro al locale.
“Sempre gentile con gli elfi domestici e sempre a prendere quel assurdo gusto di gelato” disse Ginevra e aggiunse “Resti sempre un idealista e un po’ anticonformista, Hermione.”
“Che ci vuoi fare è difficile cambiare….” rispose sorridendo.
“Si, ma un po’ sei cambiata, non immaginavo che potessi smettere di praticare la magia, ne tanto meno che fossi diventata madre.”
“Sembra che siano rimasti tutti un po’ sorpresi.”
“Sai t’immaginavo con Harry, che lui fosse scomparso per cercarti per poi ritrovarti, e avere il vostro lieto fine.” Disse Ginevra “Sarebbe stato bello!”
Hermione abbasso lo sguardo: “Non lo so, non so cosa avrei fatto se un giorno Harry fosse comparso sulla soglia di casa mia, ero… sono cosi arrabbiata con lui.”
“Lo avresti perdonato!”
“Non ne sono cosi sicura, Ginevra.”
“Io si” disse la rossa sorridendo “citando Ron: tu sei sempre stata di parte nei suoi confronti, gli perdonavi tutto e se litigavate era sempre per motivi estremamente importanti.”
Victoria arrivò con i due gelati, le due streghe ringraziarono e l’elfa scomparve con un crack, Ginevra prese la cioccolata calda e la versò sul gelato di nocciola e intanto continuava dicendo: “Voi due avevate un rapporto molto particolare, cosa non facile da gestire.”
“Cosa vuoi dire?”
“Hermione, ma è possibile che dopo tanti anni non ci sei ancora arrivata.” rispose Ginevra ridendo “La storia dei migliori amici, o del rapporto fratello sorella, poteva andare bene fino ai tredici o quattordici anni, ma poi…”
Hermione arrossì.
“Voi non vi ti rendevate conto di quanto il vostro strano rapporto era fastidioso per i vostri partner.”
“Strano?” domandò Hermione sempre arrossendo.
“Tra Harry e Cho, al quinto anno, è finita perché lei era gelosa di te. Krum è andato a chiedere spiegazioni ad Harry sulla vostra presunta storia, a lui non a Ron.”
“Se dobbiamo rivangare il passato allora parliamo dei tuoi spasimanti, Ginevra, di Dean Thomas, di Michael Corner o di Neville” disse Hermione sorridendo.
La rossa fece una faccia strana e poi si mise a ridere: “Lo sai che Draco su Dean mi prende ancora in giro, mi dice che può capire che fossi innamorata di Harry, un po’ meno di Neville, ma Dean proprio no.”
“Non ha torto.”
“Sono d’accordo, ma tu non glielo dire. Draco non capisce che Dean era un mezzo per raggiungere Harry.”
“Ottima tattica.”
“Grazie, ma non è servita un gran che.” E tornò seria “Non hai idea di cosa vuoi dire confrontarsi con te. Hermione, io ti odiavo.”
“Forse anch’io ti ho odiato. Per questo dopo il funerale di Silente e il matrimonio di Fleur e Bill abbiamo smesso di parlarci.”
“Dovresti dire che io ho smesso di parlarti. Ero cosi arrabbiata e delusa di Harry e di te. Poi è scoppiata la guerra e quasi tutti noi siamo diventati auror. Tu, Ron e Harry in prima linea sotto gli ordini di Billy ed io e Neville a difendere il San Mungo, incarico che odiavo, avrei voluto combattere, ma quel desiderio scomparve subito arrivati i primi feriti. Mi davo da fare per aiutare i guaritori.”
“Per fortuna è finita. Ginevra, adesso però ci dobbiamo concentrare sulla nuova generazione per Hogwarts” e vide che le due ragazze uscire dal negozio che parlottavano felici fra loro e si avvicinarono “Guardale sembrano noi alla loro età.”
“Già.”
“Sembra che lasciandole sole a parlare abbiano appianato le loro divergenze” disse Tibby a bassa voce “Ottimo piano Granger.”
“Grazie, Weasley”
Ginevra fece segno alle ragazze di unirsi a loro e fece portare da un elfo domestico altre due sedie, poi Victoria prese le ordinazioni di Harmony e di Tibby, una torta alla cioccolata con gelato di vaniglia e un gelato alla zucca.
Finiti i gelati andarono alla libreria “Il Ghirigoro” per acquistare i libri, Hermione diede una occhiata alla lista e disse a Ginevra: “E’ incredibile molti dei libri sono gli stessi del nostro quarto anno.... anche se sono state aggiunte delle materie, guarda.” E le fece vedere la lista “Filosofia e storia babbana di Miller; e la Repubblica di Platone, ma questo lo dovremo comprare in una libreria normale.”
“No, c’è la Leviathan che vende solo testi babbani” rispose Ginevra.
“E’ li che mamma ha comprato il libro Sisterhood of the Traveling Pants.” Intervenne Tibby “Per poi darmi il nome di Tabitha, il suo personaggio preferito.”
Hermione guardò Ginevra e disse sorridendo: “Luna non è cambiata.”
“Per niente.”
“Ma dai hai il nome della più forte delle quattro. Anche se io preferisco Lena e Bridget” disse Harmony.
“Hai letto i libri della Brashares?”
“Si, sono tra i miei preferiti, Tibby?” (4 amiche e un paio di Jeans, la mia serie di libri preferita by Dalastor)
“Ti adoro sempre di più Harmony Granger” e abbracciò l’amica ridendo “Hai visto il film?”
“Si, era carino, ma Kostas lo immaginavo differente.”
Intanto Hermione e Ginevra parlavano dei libri:
“Cos’è questo: Dizionario dei mostri di Massimo Izzi?” domandò Hermione
“Certo che per essere la nuova professoressa di trasfigurazione, non sai molto dei cambiamenti di Hogwarts. Hanno diviso la materia di Difesa contro le arti oscure in due: teoria e pratica, con due insegnanti differenti, la teoria o riconoscere le creature oscure la insegna David Giles.”
Hermione sorrise e disse: “David…”
“E’ bello che sia tornato.”
“E la pratica chi la fa?” domandò Hermione
“Sembra che la preside non l’abbia ancora trovato insegnante adatto. Aveva pensato a Tonks, ma non credo voglia lasciare l'accademia auror.”
Comprati i libri o meglio dopo che le Granger Girls avevano saccheggiato sia la Ghirigoro che la Leviathan, e andarono da Madame Mcclan per le uniformi. La strega non era cambiata per niente, ma si stupì non poco quando Hermione le disse che Harmony aveva bisogno della cravatta nera, cioè quella che s’indossava prima dello smistamento. Dopo poco le due ragazze si provano nel retrò a provare le uniformi davanti allo specchio.
“Sei preoccupata per qualcosa, Harmony?” domandò Tibby visto che l'amica aveva lo sguardo un po’ cupo.
“Pensavo allo smistamento, tu sei a Griffondoro…” e guardò la cravatta rosso oro di Tibby “Ma io potrei finire ovunque, e non voglio perdere la mia unica amica.”
“Grazie” disse sorridendo Tibby “Ma non mi perderai, anche se dovessi andare a serpeverde noi due resteremo amiche, guarda le nostre mamme erano in case differenti, ma sono lo stesso diventate grandi amiche. Certo che se vieni messa in un’altra casa saremo rivali per la coppa di Quidditch.”
“E chi ti dice che sarò selezionata per far parte di una squadra?”
“Ma che stai scherzando, tu hai un talento naturale per il volo con la scopa, ce l’hai nel sangue, tu sarai un grande cercatore; per questo mi augurò che sarai smistata a Grifondoro abbiamo bisogno di un cercatore in squadra.”
“Si, ma io non ho neanche una scopa personale.”
Tibby cambiò discorso: “Certo che conosco qualcuno che sarebbe molto contento se tu venissi smistata a serpeverde.”
“Oh mio Dio, che ora sono?” domandò agitata Harmony.
“Non ti preoccuparti ci vogliono ancora due ore al tuo appuntamento.”
E le due streghe si misero a ridere.
Dopo aver acquistato le uniformi passarono a prendere il resto del corredo scolastico: il calderone, le provette, il telescopio e la bilancia.
“Ora manca solo la bacchetta” disse Hermione “Non ci resta che andare da Olivander.”
“Finalmente non vedo l’ora d’avere una mia bacchetta.” Esclamò contenta la ragazza.
“Harmony, ma noi dobbiamo ancora comprare delle cose e non vorrei che tu arrivassi in ritardo al tuo appuntamento galante.”
La ragazza arrossi e rimase a bocca aperta e guardò Tibby che però scosse la testa per fargli capire che non era stata lei a fare la spia.
Hermione e Ginny intanto ridevano.
“Sei sorpresa che lo sapevo?”
“Ehm si mammy, ma come hai fatto?”
“Allora prima di tutto anch’io sono stata una ragazza, ma anche prefetto e auror… in secondo luogo, Ginevra….” e fece finire l’amica
“Stamattina Acrux ne parlava di nascosto con Draco.”
“Quello stupido.” esclamò Tibby.
“E tu Tibby non ti devi vedere con James?” domandò Ginevra.
Adesso fu Tibby ad avere la faccia in fiamme e disse: “Zietta, non lo dirai a papà.”
“Non ti preoccupare non gli dirò niente, ho una idea precisa su come Ron la pensi su certi argomenti. Però brava la nostra Tibby ha incastrato proprio un bel ragazzo e di ben tre anni più grande.”
“Zia!!!” gridò lei.
“Allora Harmony dopo che hai comprato la bacchetta ci rivediamo alla gelateria di Fortebraccio. Va bene? E poi io e Ginny vi lasciamo ai vostri ragazzi.”
“Acrux non è il mio ragazzo, mamma, è un amico solo un amico.”
“Appunto è quello che temevo… Dicevo lo stesso alla tua età. Siamo intessi?”
“Va bene.” rispose Harmony annuendo.
“E che non ti venga in mente d’andare a Knockturn Alley, è pericoloso. Non sto scherzando, signorina.”
“Si, allora vado.”
E si diresse verso la fine di Diagon Alley e li si trovò davanti al negozio di Olivander, l’insegna diceva: “Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.”
Aperta la porta si sentì una campanella suonare. Harmony entrò, ma il posto sembrava deserto; la ragazza si guardò intorno le sembrava d’essere entrata in un luogo misterioso e sacro dove non si poteva che parlare ma solo sussurrare, c’erano tantissime scatole tutte ordinate, ma una cosa attirò la sua attenzione, in un angolo sul bancone illuminata da una luce c’era una teca con dentro un cuscino di velluto rosso con decori oro, su questo c’era una bacchetta spezzata in due parti, sulla teca c’era una fotografia e una scritta: “La bacchetta di Harry James Potter.” La foto ritraeva una ragazzo con gli occhi verdi e una cicatrice a forma di fulmine sulla fronte, Harmony lo guardando e sussurrò: “Papà”
Non era la prima volta che vedeva delle foto o dei disegni di suo padre, ma quella lo colpì in modo particolare, e che era una foto babbana non magica. Lo sguardo di Harry tradiva incertezza, era nervoso, impaurito, ma al tempo stesso nei suoi occhi verdi si poteva leggere coraggio ed eroismo.
“Buon pomeriggio.” disse una voce sommessa che fece sobbalzare la ragazza riportandola alla realtà. L’uomo era comparso dal retro bottega senza fare alcun rumore.
“Salve, dovrei acquistare una bacchetta?”
Olivander guardò la ragazza un secondo, poi sorrise e disse: “Ah si, si, si, ero sicuro che avrei conosciuto presto anche lei. Signorina Granger. Ha il stessi occhi di suo padre.” e guardò verso la teca “Sembra ieri che è venuto a comprare quella bacchetta. Undici pollici agrifoglio piuma di fenice…. Ma veniamo a lei. Sa io mi ricordo di ogni bacchetta che ho venduto.”
E si avvicinò ad Harmony, che solo allora notò che Olivander non solo con chiudeva mai gli occhi ma questi avevano le pupille color argento.
“Allora signorina qual è il braccio con cui usa la bacchetta?” e tirò fuori dalla tasca un metro a nastro con le tacche d’argento.
“Il destro, signore.” rispose lei.
“Lo alzi, per favore.”
E il fabbricante di bacchette prese tutte le misurazioni del caso e intanto diceva: “Come ben sa ogni bacchetta ha nel suo nucleo, una potente sostanza magica, crini di unicorno, piume della fenice o di ipogrifo, o tendini del cuore di Drago. Non esistono due bacchette uguali.” Poi aggiunse: “Può bastare” e dopo aver preso una scatola e averla aperta, passò alla ragazza una bacchetta dicendo: “Provi questa. Acero e tendini di cuore di drago. Sette pollici. Bella flessibile.”
Harmony l’agitò, ma non successe nulla.
Olivander gliela strappò di mano, le passò un'altra e disse: “Questa faggio e piume di fenice. Nove pollici. Molto flessibile.”
Ma neanche questa funzionò, si andò avanti cosi per altre diciotto bacchette.
Nonostante tutte quelle prove Olivander si era entusiasmato: “Una cliente difficile mmmm.” Poi guardò verso la teca “Mi domando se.” e andato dietro il bancone presa una chiave da un cassetto, aprì la teca prendendo il pezzo inferiore e lo diede ad Harmony, questa non appena la prese in mano sentì un calore improvviso su per le dita, l’alzo sopra la testa e la bacchetta sprigiono della luce dorata con scintille rosse.
Olivander sorrise ed esclamò: “A quanto pare questa bacchetta anche se spezzetta dal più grande mago oscuro mai esistito non ha intenzione di rimanere inoperosa, bene. Dato che è la bacchetta a scegliere il suo proprietario la ricostruirò. Mi dispiace signorina Granger, ma dovrà ripassare fra una settimana per la sua bacchetta.”
Harmoni non ne fu per niente seccata anzi l’idea che avrebbe avuto la bacchetta di suo padre le piaceva. “Va bene signor Olivander. Ma posso chiederle perché ha lei la bacchetta spezzata di mio padre?”
“E’ stato lui a darmela, prima di sparire, signorina. Capita che una bacchetta si rompa, e di solito se ne compra una nuova, ma lui non la voluta…”
“Ah, grazie tornerò fra una settimana. Buona pomeriggio.” e uscì.
Harmony percorse tutta la strada ripensando a cosa era successo.
Avrò la sua bacchetta, un legame con lui. E’ straordinario!!!” pensava “E’ stata con quella bacchetta che lui ha combattuto Voldemort. Mamma mi ha detto che anche la sua bacchetta a dentro una penna della stessa fenice, mi sembra si chiamasse Fanny e che appartenesse ad Albus Silente. Ma cosa penserà mamma del fatto che io avrò proprio quella bacchetta...
Da quando aveva scoperto chi era suo padre, aveva desiderato conoscerlo. Aveva letto molto su di lui e sulle sue impresse, ma trattavano l’eroe Harry Potter, non l’uomo e ne tanto meno il padre. Ron le aveva raccontato alcune cose di quando erano ragazzi: di quanto fosse bravo come cercatore e a volare con la scopa, ma un disastro nel ballo e timido con le ragazze, di come era un amico fedele, o di com’era un leader nato, della sua rabbia di fronte alle ingiustizie. Ascoltando quelle storie aveva trovato in se molti punti in comune con lui, anche se fondamentalmente rimaneva una Granger. Sua madre invece non le aveva detto quasi niente, limitandosi a spiegare con due parole la loro strana relazione d’amicizia, per lei era difficile parlarne sia per l’odio che per amore che ancora provava.
“Ma chi è in realtà mio padre?” si domandò “Chi è in realtà Harry Potter?”
Harmony poco dopo arrivò alla gelateria, ma con sua grande sorpresa invece di trovare sua madre e le altre, ci trovò Acrux che le sorrideva appoggiato a un muro.
“E’ tu che ci fai qui a quest’ora?” gli domandò la strega avvicinandosi.
“Che domande? Aspettavo te.” rispose lui prendendola per i fianchi per poi abbracciarla. I loro visi erano vicinissimi, si guadavano negli occhi, e per un attimo tutto il vociare di Diagon Ally sparì.
Oh mio Dio, sta per baciarmi.” pensò Harmony “Sto per ricevere il mio primo bacio.
Ma al ultimo secondo Acrux distolse lo sguardo per poi allontanare gentilmente la ragazza.
“Acrux…” sussurrò lei.
“Harmony, io… io non posso, tu ti meriti di meglio di un bastardo come me.”
“Perché questo non lo fai giudicare a me, biondo?” E preso per la camicia lo tirò a se baciandolo.
Finito il bacio, lei lo guardò rossa in viso e con una luce maliziosa e birichina negli occhi. Lui sorrise e disse: “Aveva ragione lo zio Ron: voi Granger siete pericolose.”
“Cosa!? Pericolose?! Non sai neanche quanto, Malfoy.” Disse lei ridendo.
Poi lui tornò serio: “Hamony, c’è una cosa di cui dobbiamo parlare.”
“Si, dimmi?”
“Ma intanto andiamo ci aspettano tutti ai tiri vispi Weasley.”
“Ma il negozio degli zii di Tibby è chiuso oggi?”
“Si, perché oggi c’è una festa privata, tanti auguri Granger, tanti auguri di buon compleanno.”
“Ehi ma per il mio compleanno è tra una settimana.”
“Si, ma il 29 agosto molti saranno già a Hogwarts, cosi tua madre ha pensato di farti una sorpresa in anticipo e potrai anche conoscere tutti gli altri.”
“Tutti gli altri?”
“Si, vecchi amici e alleati dei tuoi, ma anche qualche studente di Hogwarts.”
“E’ fantastico!!!” esultò la ragazza “Che stai aspettando? Andiamo.”
Mentre camminavano Acrux pensava guardando Harmony felice: “E’ bellissima, dolce, affascinante e anche matura per la sua età. Credo di essermi innamorato per la prima volta in vita mia.” E ripensò alla conversazione avuta quella mattina nella sua stanza con suo padre.
“Ciao Acrux” disse Draco entrando mentre lui si preparava.
“Ciao papà, cosa c’è?”
“No, niente.” E sedete sul letto “E da un po’ che non parliamo.”
Il ragazzo mugugnò qualcosa e annuì, per poi sorridere.
“E da un po’ di giorni che sei particolarmente allegro, come mai?”
“Niente di particolare. Ma perché me lo domandi?”
“Cosi. E’ strano, ma la tua felicità coincide con l’arriva nella casa dei nonni di una certa fanciulla con i capelli neri.”
Il ragazzo si voltò guardando suo padre che rideva.
“E cosi evidente?”
“Si, abbastanza.” poi l’uomo diventò serio “Acrux, tengo molto all’amicizia di Hermione, in gioventù non mi sono comportato bene con lei, ma per fortuna quei tempi sono finiti. Ora non voglio che Harmony soffra, è una brava ragazza, è il suo essere figlia di due eroi potrebbe portargli parecchi problemi a Hogwarts, non voglio che abbia un pure un cuore spezzato per colpa di mio figlio.”
“Papà ci tengo molto ad Harmony”
“Si, ma so che hai un’altra ragazza a Hogwarts. Dimmi la verità non è che per te Harmony è solo un avventura o che so io una scommessa.”
“Ehi mi conosci sai che non faccio di queste cose” e respirò profondamente “Credo di amarla, papà. Credo di essermene innamorato.”
“Credi?”
“Non lo so” rispose lui “E’ strano, ogni volta che c’è lei mi sento strano, è come volare su un manico di scopa a tutta velocità, poi ho lo stomaco in subbuglio e sento il cuore perdere un battito ogni qual volta che vedo i suoi occhi, che sento il suo profumo. Quando so che la devo incontrare sono stranamente allegro e conto i secondi. Non so se riesco a spiegarmi.”
Il genitore sorrise: “Ti sei spiegato bene, ragazzo, e credo proprio che tu sia del tutto cotto. Conosco bene le sensazioni che provi, le ho provate anch’io per tua madre e devo confessare di provarle ancora oggi, mi innamorò di nuovo di lei ogni giorno”
“Oh guarda il grande Draco Malfoy, il principe dei serpeverde, il mangiamorte rinnegato che diventa sentimentale a parlare della mia mamma.”
“Ehi ragazzo, non sei ancora abbastanza maturo per poter sfottere in questo modo il tuo vecchio.”
“E quando lo sarò vecchio mio?”
“Più o meno la prossima settimana.”
Padre e figlio si misero a ridere poi Draco continuò serio: “Mi raccomando di stare attento, non solo con Harmony, di recente gli attacchi dei nuovi mangiamorte sono diventati più frequenti, anche se il ministero cerca di insabbiare tutto. Guardarti le spalle”
La voce di Harmony riportò Acrux alla realtà.
“A cosa stavi pensando?”
“Niente d’importante. Ecco siamo arrivati.” Disse il giovane mago.
Harmony guardò il negozio e lo trovò già strano per essere un negozio di maghi. Si trovava ad angolo fra due strade, le mura erano dipinte di viola e c’erano ampie vetrine con scherzi e i più strani aggeggi mai visti. Sopra l’insegna “Tiri visti Weasley” c’era un enorme puppazzone in legno con un capello a cilindro sulla testa.
“Rappresenta i miei zii Fred e George.” Disse Acrux notanto che Harmony lo guardava incuriosita. “Quando il negozio è aperto muove gli occhi e si toglie il capello e sotto c’è un coniglio bianco.”
“Forte.” Mormorò Harmony.
“Sai non ricordo d’averlo mai visto chiuso. I miei zii si divertono veramente tanto con il loro lavoro ed è stato tuo padre a dar loro i soldi per aprirlo, mi sembra con il premo del torneo tre maghi.”
La giovane strega sorrise e notò che vicino alla porta c’era una piccola tarda in bronzo: “Questo emporio è dedicato alla memoria di nostro padre e di nostro fratello Charlie. Perchè sapevano ridere e scherzare come pochi.
Acrux stava per entrare nel negozio, aveva già la mano sulla maniglia in ottone quando Hamony lo fermo prendendolo per un braccio per un braccio, gli mormorò: “Aspetta….”
“Cosa c’è?”
La strega era nervosa e rispose: “Ho un po’ di paura.”
“Perché?” le domandò lui mettendogli una mano sulla spalla.
Lei abbassò lo sguardo e sussurrò: “Non conosco quella gente la dentro, ma loro sanno chi sono, forse si aspettano un’altra persona. Forse aspettano Harry Potter o la figlia del prescelto, ma io sono solo Harmony. Acrux, fino a tre mesi fa non sapevo niente di tutto questo, non sapevo d’essere una strega, ne d’essere la figlia di due eroi.” E si scostò da lui dandogli le spalle. “Non voglio deludere nessuno.”
“Tu non potresti maio deluderai nessuno, piccola, ma poi che cosa te ne frega? Si te stessa, è la cosa più importante.” Disse il giovane serpe verde sorridendo. “Le persone che sono venute a festeggiarti e a conoscerti sono fantastiche, loro hanno conosciuto veramente tuo padre e l’hanno amato per com’era, hanno saputo vedere oltre una stupida cicatrice e oltre la sua leggenda. Harmony guardami…”
La ragazza si voltò.
“Sono tutte persone eccezionali dargli la possibilità di conoscerti e di amarti come…. Ehm andiamo”
“Come?”
“Come che?”
“Avanti Malfoy, finisce la frase se hai coraggio” disse lei ridendo e mentre lo metteva alle strette.
“Non so di cosa tu stia parlando?” domandò lui un po’ agitato.
“Ah no” rispose lei mentre gli veniva vicino “Io invece credo di si?”
Il serpeverde si trovò ben presto con le spalle sulla porta del negozio.
“Mi sembra, biondo, che tu sia in una brutta posizione.”
Acrux sorrise “A me non sembra.” veloce le prese il volto fra le mani.
“Che vuoi fare?” domandò lei arrossendo.
“Oh Merlino, ma non ti stanchi mai di parlare, Granger.” E senza aspettare la risposta la bacio, lei lo spinse contro la porta, questa si apri, e i due ragazzi caddero uno sul altro dentro il negozio pieno di gente.
Alzato il viso Harmony vide per prima la madre diventare di tutti i colori, ed esclamò: “Ciao mamma. Conosci Acrux, vero?”
“Buon pomeriggio, signora Granger.” disse il biondo con tutta la sua faccia tosta.
Draco che stava con Blaise Zabini disse sorridendo: “Quello è mio figlio.” E Ginny lo guardò male.
Intanto George disse ad alta voce al fratello: “Non ci sono dubbi è la figlia di Harry.”
Finito il comico incidente la festa ebbe inizio. Il negozio di scherzi di Fred e George agli occhi della giovane strega somigliava al tè del cappellaio matto o alla fabbrica di Willy Walka. Era un posto completamente fuori testa, che rifletteva la personalità dei due Weasley più divertenti.
Il negozio aveva un’ampia sala e due scale che salivano a forma di otto nei soppalchi, il tutto era colorato da colori sgargianti e oggetti magici molto bizzarri. C’erano quadri e pupazzi a mola parlanti, teste imbalsamate che ridevano di chiunque e in angolo una vecchia cabina della polizia degli anni 60, ma invece d’essere blu era rossa. Dietro il bancone sul muro era appesa una enorme foto con tutto l’ES ai tempi della scuola con Harry al centro ed Hermione al suo fianco.
Hermione la guardò, guardò se stessa e poi tutti gli altri. Ron le si avvicinò e le disse: “Allora sembrava ancora un gioco, non è vero?”
“Già.” Mormorò lei. “Mio dio, ma i miei capelli erano assurdi.”
“Tu parli dei tuoi capelli guarda, la mia faccia sembravo un deficiente.”
“Se lo dici tu, finalmente ci sei arrivato; l’epoca lo pensavo” disse Hermione e guardò Harmony tra Tibby e Acrux e altri ragazzi, rideva e scherzava.
“Non preoccuparti…” le disse Ron.
“E’ un mondo nuovo per lei, ho paura che non ne conosca tutti i rischi o che si senta esclusa.”
“Anche per te era tutto nuovo, ma te la sei cavata più che bene, meglio di tanti che ci sono nati in una famiglia magica. Harmony è una ragazza forte come sua madre, non avrà problemi e poi a un certo punto devono affrontare la vita…”
“Ah da quando Ronald Weasley è così saggio?” Domandò Hermione divertita.
“Ehi sono cresciuto, maturato ho una famiglia adesso.”
“Ron quel videogioco babbano che cercavi è arrivato.” Gli gridò Fred dall’altra parte del negozio.
Hermione appoggiò il pugno destro alla bocca per mascherare che stava ridendo.
“Fred!!” gli disse Ron.
“Fratello, lo metto in conto o lo paghi adesso!!” intervenne George con accanto Luc che rideva pure lui.
Ron lasciò Hermione e andò a rimproverare i suoi fratelli.
“Certe cose non cambiano mai.” Le disse Ginny avvicinandosi a Hermione.
“Soprattutto quando si tratta di Ron.” Disse la Granger, poi le due streghe andarono verso il buffet per bere qualcosa e andando a sbattere quasi contro un coso rosa tutto tulle e nastrini con la scritta: “Filtri d’amore.”
“Oh Merlino. Ti ricordi?” disse Ginny.
“Ragazzine roba da ragazzine streghe.” Disse l’altra strega.

Intanto le paure e le insicurezze di Harmony erano sparite. La giovane strega capì che Acrux aveva ragione quelle persone erano venute a festeggiare e conoscere lei, Harmony Granger, non solo la figlia di Harry Potter. In alto tra le strane decorazioni faceva bella mostra di se un enorme striscione azzurro con scritto: “Benvenuta e Buon Compleanno Harmony!!!”
Tutti le sorridevano e non erano sorrisi di circostanza. Era strano, ma tra quella gente per la maggior parte sconosciuta e strana la giovane strega si sentiva a casa, in famiglia; era una bella sensazione.
Hermione le si era avvicina e le disse a voce bassa: “Devi dire qualcosa a mamma?”
“Ehm, direi di no.”
“No, perchè, non girarti, ma il ragazzo con cui sei caduta prima di sta guardando.”
Acrux non riusciva proprio a staccare gli occhi da lei.
Harmony si voltò leggermente lo vide e arrossì.
Intanto Tibby s’avvicino e le due s’allontanarono iniziando a parlottare fra loro.
“Allora che è successo?” le domandò la ragazza.
“Ci siamo baciati due volte.”
“Come? Mio cugino ti ha baciato.”
“Si e no.”
“Forza racconta.”
“Allora la prima volta lo baciato io…”
“Tu?”
“E si, non sì dava una mossa.”
“Sei fantastica”
“Ma poco fa, mi ha baciato lui, in modo molto più passionale”
“Harmony!” la chiamò avvicinandosi Hermione “Scusami, ma ci sono un po’ di persone che ti vogliono conoscere e salutare ti dispiace.”
“Ah no di certo.”
Le tre streghe si avvicinarono a un gruppo di tre strane persone, tutti sorrisero alla ragazza.
“Allora, Hamony, la professoressa McGranitt già la conosci, è la preside di Hogwarts.”
“Professoressa, allora non è vero che insegnava a Oxford?” disse la ragazza scherzando.
“Harmony!!!” esclamò Hermione.
La McGranitt si era messa a ridere “Lasci stare professoressa Granger. La ragazza dimostra d’avere carattere e coraggio, molto bene.”
“Professoressa?” domandò un uomo con dei piccoli baffi, ma dal aria simpatica.
“Si, professore Lupin, da quest’anno insegnerò trasfigurazione.” Rispose Hermione.
Remus guardò la preside e sorrise: “Ottima scelta, Minerva, davvero ottima.” Poi di nuovo a Hermione “Bene allora adesso la smetterai di chiamarmi professor Lupin, ora che siamo colleghi.”
“Non ci riuscirò mai, professore.”
“Non cambi mai.” Disse sorridendo il mago.
“Professore, lei è Harmony mia figlia.”
“Piacere professore.” E gli tesse la mano.
Lupin sorrise, stringendogli la mano e disse: “Io non sarò un tuo professore, puoi chiamarmi Remus.”
“Ok Remus.”
“Mi piace…. Anche se è presto cosa hai intenzione di fare dopo la scuola?”
“Non ho dubbi, Remus, farò l’auror.”
“Molto bene allora ti aspetteremo all’accademia.”
“Sarai degna dei tuoi genitori?” disse un uomo anziano con il viso solcato da cicatrici e che aveva un occhio molto strano, si aspettava che la ragazza abbassasse lo sguardo, invece lei rimase a fissarlo in un certo senso con aria di sfida.
Alastor si mise a ridere: “Non c’è dubbio che hai il coraggio dei Potter, ragazzina.”
Hermione ne fu un po’ contrariata non gli piaceva che qualcuno notasse che sua figlia fosse simile ad Harry ne che lei volesse intraprendere la professione di cacciatore di maghi oscuri.
Le presentazioni continuarono mai noiose, Harmony trovò Fred e George molto divertenti. Poi dal nulla spuntò una piccola testina rossa di appena sei anni, che subito si nascoste dietro le gambe di Fred.
“Papà?” disse la piccola tirandogli i pantaloni.
“Cosa c’è Lizzy?” domandò Fred scherzando.
La bambina guardava le due streghe molto intimidita: “Papà perché non glielo chiedi tu per favore?”
“Ma Lizzy, Hermione è un’amica, non devi avere paura di lei.”
“Papà, per favore…”
“E’ tua figlia, Fred!?”
“E' già, una delle due.” Poi alla bimba “Avanti fatti vedere.” Ma la bambina non ne voleva sapere.
Hermione si abbassò, sorrise alla piccola e gli disse: “Esci fuori cosa vorresti chiedermi?”
“Ehm, signora Granger puoi…”
“Si!”
“…firmare la mia figurine delle cioccorane?”
La strega spalancò gli occhi quando vide in mano alla piccola una figurina che la ritraeva ai tempi del suo quarto anno di scuola.
“Mamma hai delle figurine” esclamò Harmony e poi aggiunse “Sei carina!”
“Ma… Ma….” e presa la figurina di Lizzy l’autografo e dopo avergliela ridata il volto della piccola s’illuminò “Grazie. Lo sa signora Granger….”
“Chiamami Hermione.”
“Ehm si, Hermione che io di secondo nome mi chiamo come te: Hermione.”
La strega guardò Fred.
“Non è colpa mia è stata Emily, e poi il tuo e quello di Harry sono diventati nomi molto diffusi dopo la guerra.”
“Ah”
“Harmony!!” chiamò Lizzy che ormai aveva preso coraggio: “Mi firmi anche tu la figurina quando esce.”
“Ci sono anche le miei figurine?”
“No!!” rispose Lizzy “Ma quando sarai più grande avrai le figurine.”
“Ok, Lizzy, ma non è che hai qualche doppione della mia mamma da darmi?”
“Certo ne ho quindici, e anche di Zia Ginny e di Zia Luna. Se vuoi posso mostrarti la mia collezione”
“Sarebbe bello.”
“Ho anche il tuo papà.”
Fu solo allora che Harmony si ricordò della bacchetta e si domandò se doveva dire a sua madre quello che era successo da Olivander, cioè che lei avrebbe avuto la bacchetta di suo padre, fin da piccola raccontava tutto a sua madre, avevano sempre avuto un rapporto molto onesto, almeno cosi credeva.
No, non gli dirò nulla almeno per ora.” pensò “La bacchetta è una cosa mia, solo mia, ed è anche l’unico legame che ho con...
Dopo incontro con i gemelli madre e figlia si separarono. Harmony tornò a parlottare con Tibby, che era in compagnia di due studentesse. Mentre Hermione andò verso il bancone per trovare qualcosa da bere, meglio ancora se era del caffè.
“Ciao Hermione. Scusa il ritardo e scusami anche con Harmony.”
Erano passati tanti anni, ma quella voce non era cambiata e non poteva che appartenere a Luna Lovegood.
“Ciao Luna.” disse trovandosi di fronte a una donna incinta “Oh mio Dio, Ron non me lo aveva detto?”
“Tipico di Ronald, avere la testa fra le nuove.”
“Di quanti mesi sei?”
“Sette.”
“Non sono gemelli vero?”
“No, per fortuna, ma non lo dire a Ron, credo che voglia fare una squadra di Quidditch.”
“Uomini, non sono altro che dei bambini troppo cresciuti.” Disse sarcastica Hermione.
“E’ vero” disse Tonks mentre si univa a loro “Ma è questo il loro faschino, forse svegliano in noi istinto materno. Ciao Hermione, ciao Luna.”
“Ciao Tonks.” risposero insieme le due streghe.
Erano di nuovo tutte e tre insieme, Hermione guardò le due amiche se non fosse stato per loro non sapeva cosa avrebbe fatto quando.

Un mese dopo la scoperta d’essere incinta a Hermione iniziarono le nausee mattutine, al epoca dormiva in stanza con Luna a Grimmauld Place, doveva alzarsi e stare molto attenta a non farsi scoprire, ma Luna poteva essere strana, ma non stupida.
Uscita dal bagno Hermione trovò l’amica bionda appoggiata a una parete con le braccia conserte.
“Luna” disse sorpresa.
“Tutto bene? Stai bene?” domandò lei alzando lo sguardo.
“Nessun problema.” Rispose spaventata “Non sto molto bene.”
“Sai, Hermione, mia cugina di recente ha avuto un bambino?”
“Ah, sono contenta per lei, anche se non la conosco” rispose sudando freddo.
“Aveva le nausee tutte le mattina…”
“Scusami adesso vado a vestirmi.” e le passò accanto.
“Di quanti mesi sei?” sussurrò la bionda.
Le due ragazze si guardarono. Hermione si sentì cedere sulle gambe, Luna sapeva. Respirò profondamente e rispose: “Sono appena entrata nel quarto mese.”
“Di chi è? Di Ron o di Harry?” disse in modo freddo la corvonero.
Hermione abbassò lo sguardo e rispose: “Di Harry.”
Luna si lasciò andare a un sospirò di sollievo, la storia tra lei e Ron era appena iniziata e nonostante la guerra cercavo d’essere felici.
“Lui lo sa?”
Hermione scosse la testa e aggiunse: “Non lo immagina neanche.”
“Che intenzioni hai?”
“Non lo so, ho pensato a tutto, ma in realtà non so che fare.”
“Hermione non potrai tenerlo nascosto ancora per molto, inizia a diventare evidente. Lui dovrebbe saperlo, ne ha il diritto.”
“No!!!” alzò la voce Hermione, ma si pentì subito “L’unica cosa di cui sono sicura è che non voglio dirglielo, lui…” e si tocco la pancia “Lui è solo mio…”
Per un attimo calò il silenzio tra loro.
“Sei stata da un medico?”
“No.”
“Dovresti.”
“Si, ma dove?”
“Al San Mungo c’è un consultorio….”
“Luna, mio mal grado io sono diventata famosa, se mi vedono entrare nel consultorio.”
“Si può trovare un sistema, la polisucco per esempio.”
“Può nuocergli.”
“Ma potresti accompagnare qualcuno per esempio un’amica, mi metto un cuscino e divento io incinta.”
“Si, così a Ron prende un accidenti.”
In seguito le due ragazze chiesero aiuto pure a Tonks e a David Giles.
Il padre di Giles era originario di Howl, e lì ci aveva una casa la diede a Hermione.
E’ cosi Hermione Granger una notte uscì da Grimmauld Place, dal mondo magico, ma soprattutto dalla vita di Harry Potter, l’uomo che amava.
Arrivò il momento della torta, o meglio delle torte, erano due: una al cioccolato di buon compleanno, l’altro alla melassa di benvenuto.
Harmony spense in un soffio tutte le candeline e tutti applaudirono, a parte i gemelli che si misero a esultare, poi Molly taglio le torte, dando le prime due fette alla festeggiata, che assaggio per prima quella alla melassa, la sua preferita; era una normale torta alla melassa, ma sapeva di casa. La streghetta si guardò intorno, la maggior parte di quelle persone le aveva appena conosciute, alcune da tre mesi altre qualche ora prima, ma si sentiva a casa.
Dopo aver mangiato la torta Harmony stava per aprire i regali quando fecero il loro ingresso due ragazzi e una ragazza. Lei aveva la carnagione scusa olivastra e una giacca di pelle nera. Quello dietro di lei aveva la barba di qualche giorno, indossava uno spolverino alla Matrix anch’esso di pelle nera e aveva la mano destra fasciata e si guardava intorno alla ricerca di qualcuno, il terzo era pallido e con i capelli neri tutti tirati al indietro e indossava un impermeabile montgomery di taglio piuttosto classico poco adatto alla sua età. Quei tre guardarono nella direzione di Harmony per qualche minuto. E la giovane strega si sentì un po’ a disaggio a sentire quegli sguardi su di lei, soprattutto della ragazza che sembra guardarla in modo indecifrabile, mentre il ragazzo gli sorrise per un attimo e diede un colpetto alla sua amica come per dire di smetterla, lei gli diede retta, mal volentieri e intercettò lo sguardo di Hermione, le due si fissarono per un po’ per poi sorridersi, senza però rivolgersi ne un cenno di saluto o una parola.
Il gruppo si divise la ragazza e il ragazzo vestiti di pelle andarono a parlare con Remus, Tonks e Malocchio, mentre il terzo andò da Fred e poi insieme alla porta del negozio dalla quale dopo alcuni secondi ne entrò un altro ragazzo più grande degli altri con i capelli castani, e un soprabito blu di taglio militare.
La ragazza e Tonks intanto ridevano insieme, e il ragazzo finalmente trovò chi stava cercando cioè Tibby Weasley, si guardarono sorridendo e lui con il labiale le disse: “Ti amo.” Lei rispose “Anch’io” avrebbe tanto voluto poter correre da lui e baciarlo anche davanti a tutti, ma Ron era tollerante fino a un certo punto.
Tibby si avvicinò ad Harmony e le sussurrò: “Hai visto è venuto, il mio James!!!”
“E’ veramente carino e affascinante. Ma chi sono i suoi amici?”
“Ecco quelli sono Maurauders. La ragazza si chiama Rigel Black è molto simpatica ed è la figlia di Sirius Black…”
“Il padrino di mio padre?”
“Si, l’altro è Albus Piton, non mi è molto simpatico, a mio padre non piace e ancora meno a zio Draco, una volta sono quasi venuti alle bacchette. Ultimo entrato è Kostaki, lui è un vampiro.”
“Come Laura!!”
Il parlottare delle due streghe venne fermato dall’arrivo di Hermione: “Allora li vogliamo aprire questi regali?”
“Si, mamma. Vieni anche tu Tibby.”
Tutti i regali erano messi sul tavolo, Harmony non riusciva a credere ai suoi occhi erano tantissimi.
“Avanti, piccola che aspetti ad aprirli?” l’esortò Hermione.
“Non so da qual è iniziare, mamma?”
“Inizia da quello.” Disse Tibby indicando un pacco molto grande e dalla forma particolare “E da parte mia e della mia famiglia.”
Harmony lo guardò: “Non è possibile. Oh mio Dio.” E lo scartò subito “Ma questa è un manico di scopo, Oh Merlino, mi avete regalato una scopa.” E abbracciò Tibby.
“Non potevamo lasciarti senza?”
Ron e Luna si erano avvicinati sorridenti.
“Sono contenta che ti piaccia, Harmony.” disse Luna.
“Certo grazie tantissimo.”
“E’ una Spitfire, l’evoluzione della Firebolt, raggiunge la velocità di 260 km/h.” le spiego Ron.
Harmony accarezzò il manico in Tek, non vedeva l’ora di provarla e cercò con lo sguardo di Acrux.
E si arrivò al ultimo regalo quello di sua madre. Non appena Harmony aprì la scatola ne balzo fuori qualcosa di nero, che spavento molto sia la ragazza che quasi tutti i presenti.
Questa si rivelo essere una gattina nera dal pelo corto con al colo un ciondolo d’oro a forma di Ankh. Il felino, al centro della stanza, si guardò intorno osservando tutti, per poi guardare attentamente Harmony, miagolare e avvicinarsi lentamente. La ragazza la prese in braccio e si rivolse alla madre: “Mi piace un sacco, ma come si chiama?”
“Bastet, si chiama Bastet.”
Ron si avvicinò a Hermione: “Quella gatta mi ricorda qualcuno?”
“Ah si” rispose la strega sorridendo.
“Anche lei è in parte kneazle, come Grattastinchi?”
Hermione annuì e poi aggiunse: “Cos’è una strega senza un gatto?”
“E che fine ha fatto il tuo gatto, strega? Non sarà morto quel dannato sacco di pelli?”
“No, lo sai che i kneazle hanno vite molto lunghe.”

In un altro posto, molto lontano da Diagon Alley, un uomo rientrò in casa sua, ad aspettarlo alla entrata c’era un elfo domestico, che preso il mantello bagnato di pioggia, lo salutò: “Com’è andata Harry Potter signore?”
“Come al solito, Dobby, come al solito. Deed ha preparato la cena? Ho una fame che mangerei un drago.”
“Si, Harry Potter signore. Ma c’è un ospite che l’aspetta nel salone.” disse l’elfo preoccupato.

venerdì 11 maggio 2012

Granger girls

Introduzione  

Anni fa inizia a scrivere una fanfic auror dove immaginavo che Harry ed Hermione avevano avuto una figlia, la storia s'ispirava al telefilm Gilmore Girls (Una mamma per amica). 
Secondo i miei progetti iniziali la ff sarebbe stata di pochi, capitoli massimo sei, ma la narrazione e i personaggi mi hanno preso la mano. Granger Girls è diventato qualcosa di più lungo e per me più bello. Scrivere una fanfic non è come scrivere un romanzo, i romanzi prima si scrivano del tutto e poi si si rielaborano anche cento volte prima che qualcuno diverso dello scrittore li legga; mentre spesso una ff si scrive e si posta capitolo per capitolo, senza programmazione così se ti vengono delle idee nuove o migliori in corso d’opera, spesso vengono ostacolate dai capitoli precedenti. Grangers Girls nasceva per essere un opera piccola, le storie di una madre e di una figlia, ma intorno a questo nucleo, è cresciuta una saga corale fatta di personaggi diversi: quelli della Rowling oramai adulti (ma non vecchi) e i tanti originali creati da me. 
Tempo fa (troppo) ebbi diverse crisi: personali, artistiche, ideologiche, tutto mi portò a lasciare molte cose che per me erano importanti, e in questo modo non solo ho smettere di scrivere, ma anche in un certo senso d’essere me stesso. Adesso mi è tornata la voglio di ricominciare a sognare e scrivere. Cosi ho deciso di riprendere questa saga, di correggerla sia a livello ortografico che tecnico che nelle sue imperfezioni. Per questo nasce questa riedizione dove i primi capitoli saranno più lunghi, raggruppandoli insieme (come il primo che riprende i tre della precedente versione). Per concludere un consiglio: per i nuovi lettori lascerò la versione precedente in rispetto dei ai commenti ai preferiti ecc; vi consigliò però di leggere solo la riedizione, a un certo punto le storie diventeranno le stesse. Per chi mi faceva l’onore di seguirmi prima, al più presto continuerò a postare nuovi capitoli sia qui nella riedizione che per classica. 
Buona lettura 

Il vostro umile servitore e cantastorie 

Dalastor

Granger girls

Capitolo primo: Harmony 

“Howl” lesse su un cartello la professoressa Minerva McGranitt e continuò pensando: “E così è questo il posto dove si è rifugiata la più brillante studentessa che Hogwarts abbia mai avuto.” E si guardò intorno. “Sembra un posto piccolo, ma tranquillo, chissà perché la signorina Granger è fuggita in modo così strano quasi alla fine della guerra. Ma adesso questo non importa devo ritrovarla, abbiamo bisogno di lei.” E vide un caffè, nella insegna c'era scritto: Laura’s. “Chiederò qui informazioni.” Ed entrò.
“Buongiorno” disse la strega non appena dentro, accompagnata dal rumore del campanello sopra la porta.
“Buongiorno” salutò una ragazza da dietro il bancone “Cosa desidera?”
“Oh sì, del succo di zucca, per favore”
“Come mi scusi? Del succo di cosa?” domandò la babbana un po' stupita.
Che stupida qui non mi trovo a Hogwarts” pensò e correggendo l’ordinazione “Un caffè grazie.”
“Ah ok. Grande, medio o piccolo?
“Medio.”
“Da bere qui o da portare via?”
“Da portare via. Ah forse mi può aiutare?”
“Se posso certamente” rispose la ragazza mentre versava il caffè in un bicchiere di carta.
“Vorrei un’informazione: sto cercando una persona che vive qui. Si chiama Hermione Granger.”  
“Ma certo Hermione. La conosciamo tutti, è una delle insegnanti della scuola. Viene spesso qui a prendersi il caffè. Secondo la proprietaria ha una forma di dipendenza. ”
Un'insegnante?! E' nel suo stile.” pensò la professoressa sorridendo e domandò: “Sa dirmi dove abita?”
“E' facilissimo, una volta uscita di qui, basta che vada in fondo alla piazza e alla chiesa giri a sinistra. Andando sempre dritto, si troverà davanti a una casa isolata con un portico. Hermione abita lì.” disse e le diede il caffè.
“Grazie. Lei è stata molto gentile.” E dopo aver pagato si spostò per mettere zucchero, latte e cannella. (Io il caffè a Londra lo prendo così by Dalastor).
“Arrivederci.” Disse la strega prima di varcare la porta.
“Torni presto.” Rispose la ragazza sorridendo.
In quel momento un’altra ragazza uscì dal retrobottega e guardò la figura della McGranitt attraversare la strada dalle vetrate del caffè, poi si voltò verso la cameriera e le domandò: “Anita cosa voleva quella donna? Cosa le hai detto?”
“Niente ha preso un caffè e mi ha chiesto dove poteva trovare Hermione.”
“Maledizione!! Maledizione!!” gridò “Dammi il tuo cellulare, subito!!”
“Ma le tue regole…”
“Al diavolo le mie regole dammi quel dannato cellulare.”
“Sì, certo.” disse la babbana e le passò il telefonino. Laura lo prese in malo modo.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” domandò la cameriera.
“Sì, porco diavolo, hai sbagliato.” rispose la padrona del locale componendo un numero.
“Pronto Hermione? Sono Laura, c’è un problema. Ti hanno trovata, qui al caffè è venuta la McGranitt, mi dispiace.”

Dopo aver seguito le indicazioni ricevute al  locale, la strega si trovò davanti a una casa col portico; lo attraversò e stava per bussare quando qualcuno le arrivò alle spalle dicendo: “Salve”.
La professoressa McGranitt si voltò spaventata ed esclamò: “Oh, piccola mi hai fatto paura.”
“Mi dispiace. Sta cercando qualcuno?” disse una ragazza con i capelli neri, gli occhi verdi e una divisa da scuola privata.
“Scusa cosa hai detto?” domandò la donna; era rimasta stupefatta osservando quella ragazzina.
“Sta cercando qualcuno, signora?”
“Sì, sto cercando la padrona di casa, Hermione Granger.”
“Ah allora sta cercando mia madre.”
La strega sbarrò gli occhi. “Tua madre?”
“Ehm sì, signora. Io sono sua figlia. Harmony Hermione Granger. Lei chi è, mi scusi?”
“Oh che stupida non mi sono presentata, mi chiamo Minerva McGranitt. E sono un’ex-professoressa di tua madre.”
“Allora lei viene da Oxford.” disse Harmony entusiasta.
“Oxford?!”. La strega non sapeva cosa dire “Sì certo. Ehm sai dirmi quando rientra tua madre?”
“Dovrebbe essere qui a momenti. Oxford che bello, vorrei tanto andarci pure io. Ma che stupida che sono, aspetti professoressa che la faccio entrare in casa.” E si precipitò ad aprire la porta “Prego si accomodi.”
“Grazie” rispose l'ospite sorridendo ed entrò per poi guardasi intorno.
La casa non era molto grande, ma simpatica e piena di cose strane. La strega però notò che non c’erano oggetti magici; molti libri, ma nessuno di magia; poi la sua attenzione si spostò su una foto sulla mensola del camino: s’avvicinò e la guardò meglio.
La professoressa la prese in mano; mostrava il famoso trio a Hogwarts all’inizio del loro sesto anno, ma era stata modificata: non era più una foto magica, e le tuniche erano diventati vestiti babbani; ma la cosa più evidente era un’altra: Harry Potter era stato cancellato, Hermione rimaneva sola con Ron Weasley. La strega conosceva bene quella foto poiché era stata pubblicata, insieme a tante altre, sulla gazzetta del profeta dopo la sconfitta di Voldemort.
“Quella è stata scattata il giorno del diploma alla scuola di mamma.” Disse Harmony avvicinandosi alle spalle della strega.
“Ah sì, conosco il ragazzo vicino a lei è Ronald Weasley.” disse e lo indicò.
La ragazza sorrise: “Conosce lo zio Ron? Era il suo migliore amico ai tempi della scuola, dice che la faceva sempre arrabbiare.”
“E’ vero, ma non ti ha mai parlato di nessun altro?” domandò la strega.
“Certo di zia Ginny che è la sorella di zio Ron e zia Luna che è la sua fidanzata.”
“Conosco anche loro, ma tu li hai mai incontrati?”
“No.”
“Ah.” esclamò la strega e intanto pensava. “Perché non gli ha mai parlato di lui?
“Professoressa?”
“Sì? Dimmi?”
“Per caso lei ha anche conosciuto mio padre James Potter?”
La strega sbarrò gli occhi a quella domanda e rimettendo a posto la fotografia rispose: “Ehm, no mi dispiace, credo che si siano incontrati dopo la scuola.”
“Ah” sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo.
“Cosa gli è successo?”
“Lui è….”
“Lui è morto in un incidente d’auto.” rispose in modo freddo Hermione, appena entrata dalla porta d’ingresso.
Le due streghe si guardarono. Hermione era scura e si limitò a sussurrare: “Professoressa McGranitt.”
“Sono contenta di rivederla signorina Granger.” Rispose la professoressa.
Hermione chiese: “Le va una tazza di tè?”
“Sì, perché no.”
E la padrona di casa fece strada in cucina, ma poi si rivolse alla figlia: “Harmony, vai da Nancy per favore. Io e la professoressa dobbiamo parlare di cose importanti.”
“Ma mamma!!”
“Vai ti ho detto.”
La ragazza era stupita, sua madre non si era mai comportata in quel modo, era sempre stata la sua migliore amica; ciò nonostante la figlia uscì.
Ed Hermione raggiunse la sua ospite, che intanto si era seduta al tavolo. Hermione la guardò male e mise un bollitore pieno d’acqua sul fuoco.
“Un tempo avresti usato la magia, per fare il tè.” disse l'insegnante sorridendo.
Lei  non si voltò neanche e rispose: “Le cose cambiano, professoressa, e io non sono più la signorina Granger, non sono più una sua studentessa, ma soprattutto non sono più una strega.”
“Questo non è vero, per quanto tu possa fare o dire tu resterai sempre una strega.”
La mora si voltò, e guardò il viso sorridente dell'anziana strega. Erano passati quasi quindici anni dall'ultima volta che aveva visto quel sorriso, che appariva quando rispondeva esattamente a una domanda, o quando Grifondoro vinceva una partita, o quando lei e Harry passeggiavano insieme scherzando nei corridoi della scuola, ma Hermione scacciò l'ultimo pensiero dalla mente.
“Cosa vuole da me, professoressa? Perché è venuta a cercami?”
“Ho bisogno te. Hogwarts ha bisogno di te.”
Hermione non rispose.
La strega sospirò e continuò: “La scuola è in crisi non ci sono ricambi per gli insegnanti e molti ragazzi vanno a studiare all'estero, se continua così dovremo chiudere dopo mille anni di storia.”
“La cosa non mi interessa.” le rispose fredda la padrona di casa, versando il tè e allungandole la tazza, per poi prendere posto al tavolo.
“Un tempo Hogwarts era la tua casa, tua di Ron e di Ha….”
“Non dica quel nome!” esclamò Hermione quasi alzandosi dalla sedia.
“Harmony è sua figlia non è vero?”
“Sì.” Sussurrò e si sedette.
“Mah, quando è successo? E' per questo che sei scappata? Ma capisco se non ne vuoi parlare.”
“No, infatti , professoressa. E ora vada via e non torni mai più.”
“Come vuoi, ma c’è un’altra cosa che devi sapere, ti ho rintracciata grazie alle informazioni trovate dagli auror in un covo di Mangiamorte. Loro sanno dove ti trovi, stai attenta.”
“Ok, non si preoccupi. Grazie.”
“Addio signorina Granger.” disse la strega e alzatasi si diresse verso la porta.
“Addio.” Sussurrò Hermione non appena sentì la porta richiudersi dietro la sua mentore.

Il giorno dopo. Hermione era seduta a un tavolo del Laura’s, guardava fuori, aspettando la figlia.
Laura le si avvicinò e disse: “Posso sedermi?”
La strega sorrise ed annuì.
La padrona del locale si sedete fronte a lei e domandò: “Allora?”
“Allora che?”
“Non ti aspettavi proprio la visita ieri?”
“No, pensavo di essermi lasciata alle spalle tutto di quel mondo.” rispose e sorrise per poi prendere un sorso di caffè.
Laura sorrise amaramente e disse: “Alla fine certe cose ti raggiungono sempre nonostante tutto.”
“Già. Ma non mi pento della mia decisione. Era la migliore sia per me, ma soprattutto per Harmony. La guerra lo aveva cambiato.” E sospirò “Non mi amava, Laura, io ero la sua migliore amica non una ragazza d’amare. Ho scoperto d’essere incinta poco tempo prima della battaglia finale contro Voldemort. Dirglielo, in quel momento, era fuori discussione e dopo la vittoria costringerlo a stare con me solo per il suo senso di responsabilità era peggio, anche se lo amavo. Me ne andai, ogni cosa in quel mondo mi ricordava lui, e dopo sette mesi è nata Harmony. Il resto lo conosci.”
“Sì, e come sai anch’io sono scappata da tutto, e soprattutto da lui. Ma nessuna di noi può fuggire da quello che siamo, Hermione. Tu e io abbiamo fatto una scelta, ma non hai dato la stessa possibilità a Harmony. Lei è una strega e ha diritto di saperlo, di sapere di suo padre, di sapere che è vivo.”
La strega non rispose.
“Poi credo che tu lo ami ancora!” Sussurrò la padrona del locale prima d’alzarsi e andarsene nel retro bottega.
Lo so Laura, lo so.” pensò “Sì, lo amo ancora. Come si fa a non amare Harry Potter? Ma lo amo e lo odio allo stesso tempo.

Si lasciò andare ai ricordi. I Mangiamorte avevano attaccato la zona di Hyde Park e tra le tante vittime c’erano stati anche i genitori di Hermione. La battaglia era stata violenta e del tutto imprevista. Mentre l’ordine e le truppe auror si organizzavano, mentre una giovane strega si era nascosta in un sottoscala di Grimmauld Place, per poter piangere senza essere vista. Harry e Ron, come al primo anno di scuola, andarono alla sua ricerca. Una parte di lei desiderava essere trovata e così fu. Quando alzò gli occhi rossi di lacrime per vedere chi era il suo eroe, vide Harry  e ne fu contenta:  lui era l’unico che l’aveva sempre capita e che lei amava in silenzio da anni.
“Hermione, Hermione, ti prego esci di lì ” la chiamò più volte.
“No, Harry, lasciami in pace, voglio restare sola! Loro non c'entravano. Ora sono sola!” gridò.
Harry abbassò lo sguardo e poi entrò in quel nascondiglio basso e sporco, per sederle vicino. Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Lui le strinse la mano e le sussurrò: “Tu non sei sola, hai me.”
Hermione continuava a piangere, si voltò verso l’amico e disperata gridò: “Ah sì, ho te!! E per quanto tempo? Anche tu te ne andrai, moriremo tutti, Harry! Tutti!! Quel bastardo e i suoi ci uccideranno.”
“Io non lo permetterò, io ti difenderò, io ti… Hermione ti prego usciamo di qui” disse rendendosi conto per la prima volta che non sapeva cosa fare, non sapeva come consolarla.
Lei gli aveva appoggiato la testa sulla spalla. Mentre lui aveva sentito un fremito lungo la schiena.
“Perdonami Harry” sussurrò lei “Non voglio più combattere…”
“Hermione, io…”
Il giovane mago sentiva il calore del corpo della ragazza, l’odore dei suoi capelli. Le mise una mano sulla spalla e la strinse a se.
Lei sbarrò gli occhi incredula, poi sollevò lo sguardo, si guardarono per un tempo infinito. Lui la strinse ancora di più.
Gli occhi della strega erano vuoti e spenti.
Harry le si avvicinò baciandola sulle guance assaggiando il sapore salato delle sue lacrime, lei invece non sentì nulla.
Di nuovo calò il silenzio fra loro, ma dopo qualche minuto fu Hermione a prendere l’iniziativa, e lo baciò sulle labbra con passione. Dopo il bacio, i due si guardarono negli occhi.
“Hermione?!” le domandò lui incredulo.
“Harry, ti prego non dire niente, non pensare. Ti prego per una volta non pensiamo.”disse mentre si toglieva la giacca dell’uniforme auror e si apriva la camicetta.
“Non possiamo farlo, cerca di ragionare.” rispose confuso e imbarazzato.
“E' tutta la vita che ragiono e adesso sono stanca. Non voglio sentire più niente, stordiscimi, Harry. Ti prego annulliamo tutto almeno per qualche secondo.”
Si tolse la camicetta e si slacciò il reggiseno.
Lui le guardò i seni con il viso un po’ rosso d’imbarazzo e di lacrime, sussurrò: “Hermione, non è giusto…”
Lei gli prese la mano destra e se la mise sul seno.
Il seno era caldo e morbido e lui poteva sentire il battito del cuore dell'amica.
“Harry questa è unica cosa giusta da fare in un momento come questo.” Sussurrò la strega che poi slacciò i bottoni della gonna e si sdraiò, guardando il suo migliore amico.
Gli occhi di lei erano rossi e pieni di dolore chiedevano aiuto, chiedevano amore, pietà, e di non essere più sola.
Il giovane mago si mise su di lei e iniziò a baciarla sulle labbra e sul collo; a toccarle il seno, i fianchi e rialzatosi iniziò a spogliarsi.
Era la prima volta per entrambi. Quando finirono, Hermione era sdraiata sul pavimento freddo e sporco, con lo sguardo perso. Si vergognava, ma non d’essere nuda, ma di quello che aveva appena fatto, si sentiva sporca dentro, si sentiva una puttana da due soldi. Mentre Harry si rivestiva la guardava con dolcezza e le accarezzava con il dorso della mano il braccio. Hermione rabbrividì a quel contatto, non voleva essere toccata. Lui non disse nulla uscì dal nascondiglio e ne se ne andò.
Quello fu solo l’inizio. I due iniziarono a farlo sempre più spesso, solo per non sentire più niente, solo perché quando facevano sesso, per quei pochi istanti la guerra finiva, il dolore finiva.
Qualche mese prima dello scontro finale alla Torre di Londra contro le ultime forze di Voldemort, mentre i due ragazzi si rivestivano nella stanza di lui Hermione lo chiamò: “Harry…”
Di solito non dicevano nulla ne’ prima ne’ dopo, lo facevano e basta.
“Sì?” rispose lui mentre si rimetteva la camicia.
“Io credo d’amarti.”
“Cosa?” domandò alzando lo sguardo.
Lei aveva indosso solo le mutandine ed era in piedi davanti a lui. “Ti amo, Harry.”
Il ragazzo sospirò “Hermione io…. Non so che dire.”
Per un attimo alla giovane strega le sembrò di leggere in quegli occhi verdi il suo stesso sentimento, ma poi quegli stessi occhi divennero freddi e lui rispose: “Perdonami Hermione, ma io non ti amo, tu per me sei solo una cara amica.”
Per lei fu come ricevere una maledizione senza perdono e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ok va bene, non importa, devo solo convincermi che io ti servo solo per farmi fottere.”
“Ehi! Sei stata tu a iniziare questa storia. Hermione ci siamo solo usati a vicenda. Per stordirci a vicenda. Niente sentimenti. Niente coinvolgimenti.”
“Ok Harry, come vuoi, allora da oggi in poi mi paghi dato che sono la tua puttana! Anzi… perché solo la tua? Potrei andare anche con Ron! Anche lui è un mio amico e poi con Draco, con David, potrei farmi tutti gli auror.”
“Fai come credi, a me non importa.” Rispose Harry freddamente.
Lei lo guardò con odio e dopo essersi rivestita uscì.

“Mammy, mammy.”
Harmony l’aveva chiamata più volte, ma lei era talmente presa dai ricordi da non essersene accorta.
“Ehi sì, Harmony, dimmi cosa c’è?” esclamò la strega soprapensiero.
“Cosa c’è mamma? A cosa stavi pensando? E’ raro che tu abbia la testa fra le nuvole.”
“Scusami.” Sussurrò.
“Allora a cosa pensavi?”
“Niente di importante, ma dimmi come è andata a scuola?”
“Vuoi cambiare argomento? Ok è andata bene, hanno riportato i compiti di trigonometria ho preso A.”
Hermione sorrise e disse: “Molto bene.” Poi voltandosi “Scusa Anita puoi portare un caffè anche per Harmony per favore?”
“Certo” rispose la ragazza da dietro il bancone.
“Mammy?”
“Si”
“Chi era la donna che è venuta ieri? Era davvero una professoressa di Oxford?” domandò curiosa la ragazza.
Hermione si fece seria e rispose: “Sì, certo, chi altro vuoi che sia?”
“E perché è venuta a cercarti fino a casa?”
“Hamony mi dispiace, ma non voglio parlarne.”
La ragazza stava per protestare, quando vide passare dalle vetrate della tavola calda un suo amico, e lo chiamò e poi si precipitò fuori ad abbracciarlo.
Laura si avvicinò nuovamente a Hermione e disse: “Ho sentito la vostra discussione.”
“E’ molto curiosa.” disse la strega sorridendo e sorseggiando il caffè “Questo lato del suo carattere l’ha preso dal padre…”
Laura guardò i due ragazzi parlare felici e ridere. Si vedeva che Jess era ipnotizzato dagli occhi verdi dell'amica.
“Sì, ma da te ha preso il vizio d’avere solo ragazzi come amici.”
Hermione sorrise guardandoli.
“Tra qualche mese.” continuò Laura “Si renderanno conto che l’amicizia non gli basterà più.”
“Lo so. Il primo amore, così bello, nuovo, travolgente e semplice. Lo ricordi Laura?”
“No, è passato troppo tempo. Ma credo che tu lo ricordi bene, non è vero? Almeno Harmony ha aspettato di avere quattordici anni per innamorarsi, tu ne avevi undici.” disse ridendo.
Hermione mise il broncio, ma poi iniziò a ridere pure lei.

Hermione e Harmony tornavano a casa.
“Sei particolarmente felice oggi?” domandò Hermione guardando la figlia sprizzare gioia da tutti i pori.
“Lo sono mamma. Che ne dici se più tardi noleggiamo un film?”
“Tipo?”
“Willy Wonka e la fabbrica di cioccolata o i Pirati dei Carabi.”
“Ah siamo in fase amore per Johnny Depp…”
“Mamma!!” esclamò e la superò di un paio di passi per poi voltarsi. “Non credi che Jess assomigli un po’ a Jhonny Deep?”
“Non l'ho notato, ma se lo dici tu piccola.”
Arrivate a casa trovarono ad aspettarle quattro strani individui vestiti con degli ampi mantelli neri.
“E chi sono questi?” domandò Harmony.
“Che succe…” stava per domandare Hermione, ma non appena li vide gridò: “Oh mio Dio! Mangiamorte! Harmony corri subito da Laura!”
“Mammy?! Ma che?!!”
“Vai!! Corri!!”
La ragazza non se lo fece ripete due volte e se ne andò di corsa lungo il sentiero appena percorso.
Uno dei Mangiamorte fece un cenno a un altro perchè inseguisse la ragazza, Hermione cercò di sbarrargli la strada, ma il mago oscuro fu più veloce di lei e la saltò letteralmente.
“Maledizione.” Sussurrò la strega.
“Hermione Granger, mezzosangue, tenente della compagnia Griffondoro, il braccio destro di Harry Potter.” Gridò quella che sembrava essere il leader del gruppo.
“Cosa vuoi, Mangiamorte?” gridò la mora.
“La tua vita e per sapere dov’è Harry Potter.”
“Non so dove sia, se vuoi uccidermi avanti sono pronta, ma lascia in pace mia figlia non c’entra con tutto questo.”
“Non ti preoccupare morirai, ma sarebbe brutto separarvi.”
“Lurida stronza.” gridò Hermione.
La Mangiamorte alzò la bacchetta e disse: “Avada Keda…”
Una voce maschile dal margine del bosco gridò: “Expelliarmus” e un raggio rosso colpì la bacchetta della strega oscura.
Hermione guardò alla sua destra, aveva riconosciuto quella voce. Un sorriso comparve sul suo volto, non appena vide un uomo dai capelli rossi con ancora la bacchetta puntata contro i maghi oscuri, gridò: “Ron.”
Lui sorrise e disse: “Ciao, ‘so-tutto-io’ è da un po’ che non ci si vede. Lo sai che sei sempre più bella?”
“Ehi lo dico a tua moglie, lenticchia.” Disse un’altra voce e dal nulla comparve un biondo con indosso l’uniforme Auror.
“Zitto, Malfoy.” Lo rimproverò Ron.
Draco sorrise, ma poi tornò serio guardando i Mangiamorte e disse: “Era da un po’ che non vedevo feccia simile. Siete dei vigliacchi ad attaccare in tre una strega disarmata.”

Intanto Harmony inseguita aveva raggiunto il locale.
Laura era dietro il bancone.
La ragazza entrò sconvolta e gridò: “Laura aiutami!! Mi stanno inseguendo… Mamma  è in pericolo!!”
“Chi ti sta inseguendo? Calmati adesso e spiegami tutto.”
“Siamo tornare a casa, abbiamo incontrato dei tipi strani vestiti di nero e avevano delle strane maschere di metallo, mamma li ha chiamati in un modo strano…”
“Mangiamorte?”
“Sì, proprio così, ma chi sono? Cosa vogliono da noi?”
La porta del locale si aprì ed entrò l'inseguitore della ragazza, questo si guardò intorno e poi disse: “Pensavi davvero ragazzina che avresti potuto salvarti da me in un posto come questo?”
“Harmony.” sussurrò Laura “Stai dietro di me.”
La ragazza non se lo fece ripete due volte rifugiandosi alle spalle della padrona del locale.
“Babbana, tu non sai con chi hai a che fare, togliti dalla mia strada e forse avrai salva la vita.”
“Scordatelo Mangiamorte.”
“Come vuoi. Avada Kedavra!!” gridò il mago e dalla sua bacchetta scaturì un fulmine verde che colpì Laura in pieno, facendola cadere.
Harmony gridava e piangeva, mentre l'uomo le si avvicinava urlando: “Smettila stupida, voglio sapere dove si trova Harry Potter, altrimenti farai la fine della tua amica babbana.”
“Io non so chi sia questo Harry Potter, ti prego lasciami in pace.”
“Tu stai mentendo, ma ho un bel paio di trucchi per farti parlare.” Gridò il mago prendendola per un braccio, ma in quel momento si rese conto che il cadavere della ragazza appena uccisa era scomparso.
“Dov’è il corpo della tua amica?” gridò il mago oscuro minacciando la ragazza con la bacchetta e guardandosi intorno impaurito. “Chi era quella? Avanti dimmi chi era? Non era una semplice babbana?”
“Ora l’hai capito, idiota!” disse una voce femminile.
“Dove sei? Esci fuori o l’ammazzo” gridava l’uomo e strinse forte Harmony.
“Certo che non fanno più i Mangiamorte di una volta.” rispose Laura uscendo allo scoperto da dietro il retro bottega.
“Tu non sei una babbana. Cosa sei?”
Laura si mise a ridere e poi rispose: “Io sono una strega, duecento anni fa, lo ero.”
“Come ti sei salvata dall’anatema che uccide?”
“Merlino!! Ma quanto parli? Fai rimpiangere quel cane rognoso di Greyback che non ha detto una una parola durante il nostro duello nella metropolitana.” Poi sussurrò ad Harmony “Stai calma, piccola, andrà tutto bene” E le sorrise.
“Lascia andare la ragazza, e ti farò uscire di qui sulle tue gambe.”
Il Mangiamorte sudava freddo e con un filo di voce disse: “Lo scontro nella metropolitana? Greyback? I loro corpi sono stati trovati…. Tu sei? Non può essere, tu sei la vampira Laura Ossian delle ombre della morte.”
Harmony guardò Laura sorridere, ma in un secondo il viso dell'amica cambiò, le sue pupille diventarono d'oro con riflessi rosso sangue, i canini uscirono dalle gengive diventando simili a delle zanne, e le unghie delle mani s'allungarono.
“Sono anni che non uccido più nessun mago.” disse la vampira “Anni che non provo più sangue magico, pensare che un tempo non vivevo che per uccidere gente come voi.”
Il Mangiamorte lasciò andare la ragazza e cercando di fuggire, ma la vampira gli si lanciò contro come un predatore notturno.
Lui cercò di difendersi.
Ma Laura trovò la via per il suo collo per poi conficcargli le zanne nella giugulare.
Dopo pochi secondi il mago oscuro smise di dimenarsi, e il suo corpo cadde ai piedi della non-morta privo di vita.
Lei alzò lo sguardo, il suo viso era tornato normale, ma aveva la bocca ancora imbrattata di sangue.
Harmony la guardò stupefatta: “Laura, ma tu sei una vampira? I vampiri esistono? Vuoi spiegarmi cosa succede? E chi sono queste persone che vogliono uccidere me e mia madre? E chi è questo Harry Potter?”
“Sono una vampira.” rispose, preso un tovagliolo si pulì il viso. “Per il resto devi domandare a Hermione. Ora vieni andiamo da lei.”
La ragazza annuì e le due insieme uscirono dal locale.

“Oh guarda chi abbiamo qui, altri due eroi della guerra magica, il traditore Draco Malfoy e il miglior amico di Potter, Ronald Weasley.” disse la leader dei Mangiamorte.
“Hermione!” gridò Ron “Prendi questa.” le lanciò una bacchetta, che la strega prese al volo.
“Grazie, Ron”
Lui sorrise e aggiunse: “Ti ricordi come si usa?”
“Stupeficium” gridò Hermione colpendo con l’incantesimo il Mangiamorte più basso alla destra del capo. Facendolo sbattere una delle pareti in legno della casa, per poi cadere riverso al suolo.
Il rosso sorrise nuovamente e aggiunse: “Direi di sì. Proprio come ai vecchi tempi, ‘so-tutto-io’.”
Sul viso della strega comparve un sorriso simile a un ghigno, i suoi occhi avevano una luce tutta particolare e senza smettere di guardare i suoi nemici rispose: “Ron, lo sai che odio quell'assurdo soprannome.”
La leader dei Mangiamorte guardò il suo compagno rialzarsi dolorante e poi i suoi nemici, per un attimo sembrò valutare le forze in campo; poi sentì qualcuno avvicinarsi e vide Laura seguita da Harmony.
“Maledizione” sussurrò e disse: “Andiamocene”  Si smaterializzarono. Mentre Draco, Ron e Hermione cercarono di colpire gli altri con degli incantesimi, ma senza riuscirci.
Harmony chiamò: “Mamma!!” mentre correva verso di lei.
La strega era felice che sua figlia non fosse stata ferita, poi notò Laura seguire la ragazza.
Ma qualcos’altro attirò l’attenzione di Hermione, che puntò la bacchetta contro la figlia e gridò: “Stupeficium”
La ragazza gridò, quando sembrò che l’incantesimo o meglio gli incantesimi la stavano per colpire Anche Draco aveva lanciato un incantesimo non verbale, ma invece di colpire Harmony le due magie colpirono qualcosa dietro le sue spalle, qualcosa che non si vedeva, qualcuno protetto da un mantello dell'invisibilità.

Uno dei tre mangiamorte non si era smaterializzato, ma aveva usato un mantello dell'invisibilità e stava per attaccare la ragazza. Fortunatamente però, gli incantesimi di Hermione e Draco lo avevano colpito in pieno. Laura lo aveva trovato e aveva sollevato il mantello, ma l'aveva richiuso subito dopo: non era un bello spettacolo quel corpo fatto a pezzi.
Harmony era caduta a terra, per lo spavento e la sorpresa.
Hermione l’aveva aiutata a rialzarsi chiedendole: “Stai bene, tesoro mio?”
“Sto bene, mammy, ma cosa è successo? Chi erano quelli? E tu cosa hai fatto poco fa?”
“Harmony, scusami, ma te ne parlerò più tardi. Ho molte cose da dirti.” Rispose Hermione con un sorriso triste sul volto.
Intanto Ron, Draco e Laura si avvicinarono, i due maghi erano sorpresi nel vedere Harmony, la McGranitt li aveva informati della sua esistenza, ma una cosa era sapere che Hermione Granger aveva una figlia, un'altra era vederla e soprattutto notare che questa aveva gli occhi verdi e i capelli neri corvini.
“Come sta?” sussurrò Ron a Hermione che rispose: “Sta bene, grazie.”
Il mago sorrise sia a lei che alla ragazza, e poi abbracciò l’amica dicendo: “Sono contento di rivederti.”
Anche lei sorrise lo strinse forte e rispose: “Anch’io Ron, anch’io.”
Poi si separarono, lui aveva gli occhi lucidi.
“Ma sono molto arrabbiato con te, come ti sei permessa di andartene senza dirci niente e per tutti questi anni?” Poi guardò Harmony e le domandò: “Così questa è la piccola Granger?”
La strega annuì e aggiunse: “Tesoro questo è….”
“Lo zio Ron.” Rispose la ragazza con entusiasmo.
Il mago spalancò gli occhi, poi si mise a ridere e disse: “Sì, sono lo zio Ron. Piacere Harmony” e le diede la mano e Harmony la prese con gioia e poi lo abbracciò.
Se Ron aveva rallegrato la ragazza, Draco invece l’aveva resa inquieta e al tempo stesso affascinata, il biondo auror vestito di nero l’aveva guardata con attenzione e le aveva sorriso per un secondo, per poi rivolgersi ad Hermione: “A quanto pare non ci studiavi solo con…” ma lo sguardo della strega lo fulminò per un istante. Subito dopo i due si strinsero la mano.
“Noto Malfoy che non sei cambiato.” Disse l'ex-Grifondoro.
“Un po’ sì. Grazie alla tua migliore amica…”
“Oh non mi dire che...?”
“E sì, Ginevra Weasley è mia moglie e abbiamo anche due figli.”
Hermione sorpresa si voltò verso Ron.
“Non mi chiedere niente.” Disse il rosso “Non so come sia potuto accadere che una Weasley facesse coppia con un Malfoy. Alla Tana io e il resto dei miei fratelli cerchiamo ancora una spiegazione.”
“Divertente.” Aggiunse Draco “Ah Granger come hai notato il mangiamorte sotto il mantello?”
“Semplice. L’erba si piegava sotto i suoi passi.”
“Molto furba, ma non c’è da sorprendersi. Eri una fra i migliori Auror della compagnia Grifondoro durante la guerra.”
“Che complimento da un ex-mangiamorte. E tu come hai fatto?”
“Una foglia gli era rimasta attaccata addosso.” Rispose Draco mentre guardava Laura e le sorrise.

Circa due ore dopo, Ron andò al Laura’s per prende da mangiare.
Entrato nel locale si guardò intorno e sorrise. Non si sarebbe mai abituato a una tavola calda babbana, ma almeno quello della vampira non era un impersonale McDonald's. Laura era al bancone e aveva appena servito un caffè quando lui le si avvicinò.
“Che ti servo, straniero?” domandò lei scherzando.
Lui sottovoce rispose: “Non è che hai dell'idromele molto forte?”
Lei sorrise e prese una bottiglia di latte da sotto il bancone e poi due bicchieri: “Dalla riserva personale di madama Rosmerta.”
Il mago sorrise e lei versò il liquore nei bicchieri per poi passarne uno a Ron. Lui ne beve un sorso, sentendo il fuoco passargli per la gola fino allo stomaco e tossì un po’.
“Ehi continui a non reggere bene l’alcool, Ron.”
“Carina come sempre.” disse e finì il suo bicchiere.
La vampira beve tutto d'un sorso, per poi giocherellare malinconica con il bicchiere e gli domandò: “Come l'ha presa, Harmony?”
Ron sospirò e disse: “Prova a immaginare, le ha mentito per tutta la vita sull'essere una strega e su suo padre. La ragazza ha gridato più volte ed Hermione è rimasta sempre in silenzio. Nella rabbia Harmony assomiglia a suo padre.”
“Cosa ne pensi di questa storia? Tu che eri la persona più vicina a quei due.”
Ron prese la bottiglia del latte, si versò altro idromele per poi bere e disse: “Harry ed Hermione.” E sorrise malinconico “Non so se ero davvero la persona più vicina a loro, quei due sono sempre stati un mondo a parte. Non è stata la guerra a dividere il trio, ne’ come hanno scritto alcuni che io ero innamorato di Hermione, anche se era vero. Il trio non esisteva più già dai tempi del quinto anno, ma ne abbiamo preso coscienza solo molto dopo. Però mi chiedo come abbiano fatto quei due a mentirsi e a farsi così male a vicenda. Dammi qualche hamburger e del caffè, sarà una notte lunga.”
“Ok un paio minuti e sono pronti.” mormorò lei e scrisse l’ordinazione per poi passarla in cucina, e aggiunse sorridendo: “Portati dietro anche l’idromele, penso che ne vorrà pure Malfyo. Cosa farete adesso?”
“Intanto andremo alla Tana, poi a settembre a Hogwarts, Harmony non l'ha presa bene.”
“Lo immagino.” disse e si allontanò per prendergli le cose da portare “Ron, ma tu sai dov’è Harry?”
Il mago prese la busta di carta e rispose: “E chi lo sa? C’è gente che lo dà persino per morto, ma è vivo da qualche parte….” E poi sussurrò “E la ama ancora.”

Il sole era appena sorto quando Hermione entrò nella stanza di Harmony. La ragazza si era addormentata vestita e si notava che aveva pianto. La madre le diede qualche colpetto leggero e lei si svegliò.
“Amore dobbiamo andare” le sussurrò.
“Ah sì, mamma.” rispose lei ancora assonnata.
“Hai ancora un po’ di tempo.”
Uscita dalla stanza Hermione vide che in cucina c’era Ron con la testa sul tavolo che dormiva. La strega sorrise e gli si avvicinò. “Ron, Ron.” lo chiamò scuotendogli un braccio.
“Lasciami dormire ancora un po’ Luna….” mugugnò lui.
“Ron, svegliati.”
E il mago si svegliò di soprassalto con la bacchetta in pugno “Oh Hermione che succede, sono tornati i mangiamorte?!”
“No, stai calmo è che siamo quasi pronte. Draco dov’è?”
“E’ tornato a casa.” Rispose lui alzandosi e stiracchiandosi “Arthur, il più piccolo, ha un po’ di febbre e voleva suo padre. Draco voleva rimanere, ma si vedeva che era preoccupato così ' ho mandato a casa.”
“Ah ok.” E si fermò un attimo “Ron?”
“Si?”
“Cosa ne pensi di Harmony?”
“Che è molto simile a te, ma che ha anche molto, moltissimo di…. Hermione dimmi la verità non sai davvero dove sia?”
“No, Ron, e poi ti ricordo che è partito dopo di me e non voglio assolutamente parlarne.”
“Come vuoi.” e il mago abbassò lo sguardo.
“Sono pronta.” Esclamò Harmony uscendo dalla stanza con una valigia. All'inizio la ragazza aveva preso male il fatto di dover partire e lasciare la sua vita, ma poi passata la rabbia, i racconti della madre l’avevano affascinata e non vedeva l’ora di partire.
“Brava ragazza, andiamo allora?” Disse Ron ridendo.
“Sì, ma scusatemi un attimo, devo prima prendere una cosa.” Disse Hermione.
La strega salì le scale ed entrò nella sua stanza, qui dalla libreria tirò fuori un libro molto antico che aprì sulla scrivania. Questo in realtà era un falso volume che conteneva la sua seconda bacchetta più i due pezzi della prima. Hermione ne prese uno dei pezzi sorridendo nostalgica, per poi lasciarlo e per prendere la bacchetta integra. Accarezzandola pensò: “Quattordici pollici e mezzo di legno di vite flessibile, molto adatta per le trasfigurazioni.”
La puntò dinanzi a se e mormorò: “Nella sua anima c’è una piuma di Fanny, proprio come la sua… Dio non mi ero mai resa conto di quanto mi mancasse la magia fino a oggi pomeriggio.”
Poi si mise il giubbotto di pelle nera e il mantello degli auror con le decorazioni della guerra, tra queste c'era l'ordine di Merlino di terza classe.
Quando scese le scale Harmony la guardò sorpresa. Non aveva mai visto sua madre con vesti così minacciose, mentre per Ron fu come tornare indietro nel tempo, quando anche lui aveva indossato vesti simili. “Sei pronta?” disse lui.
Hermione annuì.
Ron uscì, intanto Harmony si guardava intorno. Appena varcata quella soglia avrebbe lasciato la sua vita per un’altra.
Hermione le si affiancò e le chiese: “Problemi piccola?”
“No, è solo che mi dispiace abbandonare questa casa e soprattutto dovermene andare senza salutare Jess.”
“Lo so, tesoro.”
“Mamma?!”
“Sì?”
“Sarà una fantastica avventura.” Disse Harmony entusiasta.
Hermione sorrise: “Sì, certo che lo sarà, sai io ho detto una cosa simile alla nonna quando sono partita per Hogwarts la prima volta.”
Le due Granger Girls uscirono insieme. Davanti a casa c’era Ron tutto soddisfatto che disse: “Ta-tan, ecco la vostra carrozza, mie dame.”
“Figo” disse Harmony guardando l’auto.
“Ma è… Ma è una Aston Martin, Ron.”
“E’ una DB5 1964, mi posso permettere il meglio.” (E’ l’auto dei miei sogni, l’auto di 007 NdDalastor)
Harmony, seguita da Hermione, canticchiava il tema di 007.
“Ron, ma adesso la burrobirra la prendi agitata non mescolata?” domandò Hermione scherzando.
Harmony non faceva altro che ridere.
Poi si sentì una voce femminile: “Qui c’è qualcuno che ha visto troppi film di James Bond..."
“Laura!” esclamò Harmony correndo ad abbracciare la vampira “Sono contenta che tu sia venuta a salutarci.”
“Non me lo sarei perso per niente al mondo Harmony.” disse stringendo la ragazza “Hermione...”
“Sei stata una grande amica in tutti questi anni, ti ringrazio.” E la strega le tese la mano che la vampira la strinse con gioia e le due si sorrisero.
La ragazza lasciando l’amica della madre le disse: “Laura, potresti salutare per me Jess?”
“Lo farò, buon viaggio. E vedrai che Hogwarts ti piacerà.” Poi si rivolse a Ron “Ciao straniero, salutami tutta la tua famiglia, ma in particolare Luna e Ginevra.”
“Lo farò vampira. Adesso però saliamo in macchina.”
Harmony salì dietro, mentre Hermione davanti con Ron.
“Mettetevi le cinture. Si vola!”
“Come si vola?” domandò Harmony.
“Tesoro questa è una macchina volante.” le rispose sorridendole Hermione.
“Evvai, zio Ron!.”
L’Aston Martin decollò: destinazione Tana Weasley.