sabato 5 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo sedicesimo: Il club dei duellanti


Notte, numero sette di Knockturn Alley, sede dei Marauders, non che casa di Rigel Black e da una settimana anche di James Lupin.
James e Rigel erano soli nel soggiorno, il camino accesso, loro sdraiati sul pavimento di parquet, coperti da un enorme plaid, intorno c’erano tantissime candele accese.   
“La smetti di guardarmi, James...” sussurrò Rigel con gli occhi chiusi.
“Pensavo che dormivi... sei bellissima non smetterei mai di guardarti...”
“Dai cosi mi fai arrossi...” disse lei sorridendo, apprendo gli occhi e girandosi verso di lui.
“Adesso le ho sentite tutte... una Black che arrossisce...” poi le sussurra: “Merlino, quanto sei sexy...”
“Mi sa che tu hai bevuto troppo vino, Lupin...”
“…e tu non sai quanto ti amo.... e quanto mi ecciti, amica mia...” e le accarezzò un fianco da sotto il plaid.
“Ehi... mani a posto... James...”
“Scusa... Tu risvegli il mio lato selvaggio...”
E lei gli sussurra a un orecchio: “Siamo in due a essere selvaggi... non dimenticarlo...”
“No, certo che no cucciolina...”
Lei lo baciò, poi a fior di labbra e disse: “Mi piace quando mi chiami cucciolina...”
“Lo so...” rispose lui l'abbracciandola.
“Vorrei poter restare così per sempre... James chi sa di noi due?” domandò lei mettendosi seduta.
“Ehm... credo che il resto della squadra lo immagina... e nessun altro...”
Rigel sospirò, si alzò, si mise a cercare i suoi vestiti.
“Ehi che succede?” domandò il ragazzo ancora sdraiato e aggiunge: “Scusa Rigel puoi tornare qui... mi mette a disagio vederti nuda per la sede...”
“Che cosa James?!... Abbiamo appena fatto l'amore... mi conosci a memoria... mi spieghi come faccio a metterti a disagio?”
“E... che sei veramente troppo bella... troppo sexy... ehi non è che tornano Albus o Kostaki?”
“Albus è da sua madre.... Kostaki a caccia... nessun problema... adesso smettila di guardarmi...” rispose la ragazza mentre cercava la sua biancheria.
“Scusami... ehm...”
“Mio dio... hai la faccia di uno che vede le foto di wizardboy....”
“Che?!... a tuo confronto le streghe di wizardboy sono dei goblin...”
Rigel guardò la sua protesi del braccio sinistro e poi disse: “Io non sono bella... io sono solo... un strumento di morte...”
“Rigel... non è vero...” esclamò James.
La ragazza si girò e lo guardò senza rispondere e poi domandò: “Cosa sono per te James? Solo una… un’amica per fare del sesso aspettando di farlo con la tua vera ragazza...”
James non risponse.
“Visto... ma tanto non preoccuparti... io non dirò nulla... e poi tra meno di un anno io....”
“Non dire stronzatte...” esclamò il mago e si alzò: “Non ti lascerò...”
“Dovrai farlo... ma per allora Tibby sarà pronta... e tu mi avrai dimenticata...”
“Rigel... io... io... io ti amo... io amo te....”
“Non dirlo solo perchè sto per morire...”
“Pensavo che mi conoscesi abbastanza per capire che non dico cose a vanvera...” e l'abbracciò.
Lei appoggiò la testa sulla spalla di lui, e sussurrò: “James…”
Il ragazzo le accarezzò i capelli, la strinse a se, e le disse: “Cucciolina non ti lascio, non ti lascerò andare…”
La strega sorrise amaramente e pensò: “Dovrai farlo, James… Sono una stupida egoista, dovrei lasciarti andare via… James con me non c’è futuro. Ma non ci riesco ti amo troppo. Perché l'amore è così crudele?…”
 
A Hogwarts. Tim entrò nella classe di difesa teorica aveva appuntamento con Harry per le loro lezioni private. Sentì della musica e delle voci provenire dal ufficio del professor Giles, il ragazzo anche se incuriosito non andò a vedere aspettando, ma dopo neanche un minuto Harry sbucò dalla porta e gli disse: “Ciao Tim, che fai lì vieni dentro….”
“Salve professore, ma che succede?” domandò il ragazzo.
“Niente sei solo capitato in una delle serate film dei professori Giles e Weasley.” Disse Harry sorridendo, facendogli segno d’entrare.
Il ragazzo salì le scale e si trovò di fronte Harry che gli domandò: “Mi augurò che ti piaccia Star Wars….” e senza aspettare una risposta quasi lo buttò dentro. Nel ufficio c’erano: Ron, Draco, David, Neville, Bill, Fred e con grande sorpresa del Tim il nuovo allenatore della nazionale inglese di Quidditch: Oliver Baston.
“Ehi non avevamo detto niente figli o mogli, Harry?” domandò Fred.
“Tim non è mio figlio, è uno studente…” rispose Harry sorridendo.
“E che ne so io di quanti figli hai fatto per il mondo, Potter…”
“Divertente Fred, molto divertente…”
“Vi volete stare zitti, sta per venire il meglio…” esclamò Ron, che stava seduto sul divano alla destra di Neville.
Tim guardò lo schermo che era un televisore al plasma 40 pollici, il film era: “l’Impero colpisce ancora” nella scena del duello tra Dark Fenner e Luke Skywalker.
“Trovati un posto, Tim…” l’esortò Harry.
Il ragazzo si sedette vicino al professore di difesa pratica, e al suo mito Oliver Baston, che lo guardò per un attimo per poi sorridergli, e guardare Harry.
“Ah dimenticavo Oliver… lui è Tim Drake.” Disse Harry “L’attuale portiere di Grifondoro…”
“Piacere…” rispose Oliver e diede la mano al ragazzo “Drake?!! Mia figlia Faith mi ha parlato di te…”
“Shhh” disse Draco girandosi.
C’era la famosa scena della rivelazione di Dark Fenner e urlo di Luke, poi il salvataggio da parte della principessa.
“Ma… io preferisco la Porman alla Fisher” esclamò Neville.
Draco che gli era vicino rispose ridendo: “Signori, Paciock ha scoperto l’acqua calda…”
Facendo ridere tutti compreso Neville.
“La Portman è l’unico lato positivo della nuova trilogia.” Disse Ron.
“E’ vero fratello, ma una scena di Padme in bikini dorato ci doveva essere…” disse Fred.
E tutti si trovavano d’accordo.
Tim li guardò tutti quegli uomini avevano combattuto la seconda guerra magica, alcuni di loro erano degli eroi, delle leggende, ma in quel momento sembravano solo un semplice gruppo di persone che si divertivano davanti a un film, ma ognuno di loro avevano una o più cicatrici nel anima.
Il film finì e tutti uscirono prima dallo studio e poi dalla classe, tutti tranne Harry e Tim.
Il professore era appoggiato alla cattedra, mentre l’allievo era seduto su uno dei banchi della prima fila.
“Scusami per il ritardo…” disse Harry sorridendo.
“Non fa niente se era occupato, professore…”
“Tim…” disse Harry, si alzò, guardò il ragazzo negli occhi “Quelli sono i miei compagni, i miei amici, ne abbiamo passati tante insieme, siamo sopravissuti a una guerra insieme. Io mi auguro che la tua generazioni, non debba mai combattere, ma se succederà devi sapere due cose: primo da solo non puoi sopravivere, secondo se non vuoi impazzire dei trovare degli attimi di normalità a cui aggrapparti, anche disperatamente se necessario. Le serate film sono nate per questo…”
“Penso di capire professore… Io non devo andare in guerra… Io voglio vendicarmi, vendicare i miei amici.” Disse fiero il ragazzo.
Harry abbassò lo sguardo e disse: “Una guerra non è solo un conflitto fra due nazioni o due popoli. Una guerra può esserci anche fra due soli uomini, guarda me e Voldemort e guarda cosa ha portato il nostro scontro ed è tutto nato da una vendetta. La vendetta di Tom Riddle nei confronti della comunità magica, e la mia vendetta per la morte dei miei genitori, del mio padrino Sirius Black e del professor Silente mi ha fatto perdere qualcosa di molto importante. Tim come ti ho già detto, la vendetta può consumarti…”
“Non m’interresa professore cosa farà di me la vendetta o l’odio che provo, la mia vita è finita il giorno in cui loro sono morti per mano di Robert Namtor. Sono disposto a tutto per ucciderlo anche a sacrificare la mia vita.” Disse deciso il ragazzo.
Harry sospirò e disse: “Come vuoi… e come promesso t’insegnerò. Andremo oltre il fattucchiere ordinario… oggi inizieremo a fare sul serio…” e intanto pensava “Tim, mi sbagliavo credevo di poterti far capire, a cosa porta l’odio e la vendetta al senso di vuoto che ti lascia dentro, ma… ma forse sono cose che si devono provare sulla propria pelle, non si possono insegnare, bisogna impararle da solo forse vedendo le conseguenze e le responsabilità di certe azioni. Ragazzo, dovrai perdere qualcosa o qualcuno a te caro per capire cosa vuol dire, mi auguro per te che non sia la tua vita, né la persona che ami…”
“T’insegnerò: l’occlumanzia, difesa avanzata, trasfigurazione per animagus, principi di negromanzia, magia orientale ed elementare…. Oggi ci occuperemo dei Patronus. Sai cos’è un Patronus?”
“E’ una forza positiva, qualcosa che può difendere un mago da uno spirito oscuro per esempio un dissennatore..”
“Si, è questo, ma è anche molto di più. Un Patronus può essere usato per mandare un messaggio o come mezzo di trasporto. La formula per evocarne uno è: Expecto Patronum, ma non è come gli altri incantesimi, ha bisogno di molta concentrazione, il mago deve mantenere la concentrazione per tutto il tempo del incanto. La più potente forma di Patronus è quello corporeo…. Sei pronto, Tim?
“Si, signore…” ed estrasse la bacchetta e pensava “Un patronus... Harmony ne sa evocare uno… l’ho sentito dire dalla Weasley.”
“Allora per evocare un patronus ti devi concentrare un solo ricordo felice, il più felice ed intenso che tu possa avere… proviamo?”
Harry si mise a lato e Tim alzò la bacchetta e gridò “Expecto Patronum” aveva pensato al primo incontro tra lui e Stefany, ma durante incantesimo nella mente del ragazzo entrò l’immagine del corpo straziato della sua ragazza. Il ricordo fu tanto doloroso che il giovane mago cadde inginocchio. Harry s’avvicinò e domandò: “Tu bene, Tim? Che cosa è successo? A cosa hai ricordato?”
“Professore…” disse ansimando lo studente cercando di rimettersi in piedi.
Harry l’aiuto e gli domandò nuovamente: “A cosa hai pensato?”
“Al primo incontro con la mia ragazza, ma…”
“Qualcosa ha disturbato la tua concentrazione… Cosa è successo?” domandò preoccupato Harry mentre lo sosteneva.
“Non so come… nella mia mente è entrato il ricordo di lei…” ma Tim non continuò, anche se Harry capì.
“Forse dovremo finire qui per stasera…”
“No,… la prego continuiamo… devo riuscirci…”
“Tim… tu sei molto forte…” disse Harry aiutandolo ad appoggiarsi a un banco, per poi allontanarsi da lui di un paio di passi e dandogli le spalle continuo dicendo: “Io alla tua età sarei impazzito se i miei due migliori amici fossero stati uccisi per mano di un mangiamorte…”
“Professore… voglio farcela…”
Harry si voltò ed esclamò: “Ok, riproviamo…”
Il ragazzo tentò altre due volta, ma sempre con lo stesso risultato. Alla terza volta si ritrovò carponi, senza riuscire a togliersi dalla mente il ricordo della morte dei suoi amici, aveva alimentato il suo odio con quella immagine e adesso quel ricordo lo bloccava. Colpì con un pugno il pavimento, maledicendo se stesso. Harry scosse il capo, pensò di andargli vicino, di aiutarlo, di parlargli, ma capì che Tim doveva affrontare da solo i suoi demoni.
Il giovane mago alzò la testa, guardò Harry e disse: “Un’altra volta, professore…”.
Il viso era pallido, la voce ansimante, ma gli occhi erano fermi e indomiti. Mai come in quel momento Harry rivide se stesso nel suo giovane allievo quando si addestrava con David. Fu durante quelli addestramenti che capì che doveva trovare qualcosa di più importante per cui combattere a posto della vendetta e quel qualcosa non furono grandi ideali o il bene dell’umanità, fu Hermione. Harry capì che doveva combattere per Hermione, in nome dell’amore inconfessato che provava per la sua migliore amica. Tim doveva trovare la sua Hermione, il suo amore per cui combattere.
Il grifondoro era di nuovo in piedi.
“Forse solo le maledizioni senza perdono sono più difficili da lanciare di un patronus…” disse Harry “Per le maledizioni bisogna avere in se la voglia di uccidere, di dare dolore o di rendere schiavi le persone…. Per i patronus è quasi lo stesso: bisogna provare delle emozioni molto forti, potenti, riempirsi di esse, ma bisogna anche avere dei bei ricordi a cui aggrapparsi…”
“Io posso farcela, professore…” rispose Tim.
“No… se non riesci a trovare un ricordo felice… qualcosa di intesso, di forte…”
Tim si concentrò e pensò: “Un ricordo felice… un ricordo felice… forse… Harmony…” il ragazzo ricordò il volto di Harmony, e poi la radura e il loro bacio, risentì il sapore di quelle dolci labbra, la tenerezza di quel momento misto alla passione. I baci di Stefany erano diversi, troppo diversi. Gli occhi di Harmony quegli splendidi occhi verdi, Tim rivide il volto sorridente della ragazza nella sua mente. In quel momento sentì di farcela, sentì la forza  e il calore di quel ricordo… era lei il suo ricordo felice e gridò: “Expecto Patronum”. Dalla bacchetta scaturì prima un raggio argenteo, che si trasformò in uno scudo.
“Fantastico, Tim ci sei riuscito…” gridò Harry.
Ma l’incantesimo era veramente potente e lo scudo prese forma diventando un Patronus Corporeo, questo era grande, era un animale che Harry non aveva mai visto, aveva la testa e la cosa di drago cinese e il corpo di cavallo. Ma non sembrava un essere pericoloso al contrario la sua figura era leggiadra, piena di grazia e dava una sensazione di serenità; l’essere chinò la testa in segno di salutò e sparì.
Harry dopo un attimo di stupore, aiutò il suo studente che era stremato e gli disse: “Tim, ci sei riuscito, ma cos’era? A cosa hai pensato?”
“Professore… io…” il ragazzo chiuse gli occhi non poteva crederci che con il solo ricordo di Harmony e del loro bacio poteva essere il suo ricordo felice, tanto forte da generare un Patronus corporeo.
“Professore, ho pensato a un bacio, ma… non è bello, insomma è strano…”
“Credo di capire... ma da quello che ho visto, tu tieni molto a quella persona… il potere del tuo patronus era enorme, è solo il ricordo di una persona molto importante e che si ama può fare una cosa così grande…” e sorrise e aggiunse “Tieni…” e diede al ragazzo un pezzo di cioccolata “Aiuta fidati…” gli disse sorridendo Harry.
“Grazie…” rispose Tim prendendola.
Il ragazzo si riprese in fretta, Harry si complimento ancora con lui, prima che il giovane grifondoro tornasse alla sua casa.
Non appena Harry fu solo, uscì dall’aula e dalla scuola, andò a far visita a Hagrid, se c’era qualcuno che poteva sapere cosa fosse il Patronus di Tim, quello era il mezzogigante.
Harry bussò alla porta e dopo poco Hagrid venne ad aprire.
“Ciao, Harry cosa c’è? Perché questa visita notturna?”
“Ciao Hagrid, scusami ma volevo chiederti una cosa, posso entrare?”
“Certo entra…” e il mezzo gigante lo fece accomodare dentro.
Appena Harry entrò vide che Hadrig non era solo.
“Remus…” esclamò Harry “Alastor... Frank... Kingsley... che ci fatte tutti qui?” domandò Harry.
“Ciao, Harry…Sono contento di rivederti…” disse sarcastico Remus, per evidenziare il fatto che dal suo ritorno Harry non era andato a fargli visita.
“Remus… scusa… ma…” rispose Harry.
Il licantropo sorrise e disse: “Non fa niente…. Ma dovresti far visita al tuo figlioccio, James credo se la sia presa…”
“Lo farò, Remus… Ma non ho capito cosa fatte qui?”
“Giochiamo a poker, Harry…” rispose ridendo Frank Paciock.
“Fattemi capire un ex ministro della magia, il direttore e due professori dell’accademia auror, un professore di Hogwarts giocano a poker?”
“Si… ciao Harry” rispose  Kingsley “Vuoi giocare?” poi ad Hagrid “Prendi una sedia per il professore di difesa…”
Hagrid obbedì ridendo, e Harry si sedette.
“Oggi lasciamo al verde il ragazzo sopravissuto…” disse ridendo Frank, mescolando le carte.
“Potter…” mugugnò Malocchio quando Harry si sedette vicino a lui.
“Alastor…” rispose .
“Spero Harry che tu non sappia giocare come tuo padre o Sirius.” Disse Remus e poi agli altri
“Altrimenti sarà lui a lasciarci in mutande…”
“Mio padre giocava?”
“Era molto bravo, Harry…” rispose Frank. “Ma so che anche voi della nuova generazione giocate, Neville mi ha detto che il migliore è Draco…”
“Harry…” disse Hagrid “Cosa volevi chiedermi?” prendendo dell’idromele.
“Ah ecco ho insegnato a un mio allievo a evocare un patronus...”
“Magia avanzata…” disse Lupin “E ci è riuscito?”
“Si, Remus al quarto tentativo.”
“Pochi ci riescono al secondo…” rispose il licantropo, con chiaro riferimento ad Harry stesso, poi aggiunse: “Ma non capisco cosa c’è di strano?”
“Ecco Tim ha evocato un patrous corporeo, ma non ho capito che genere di animale fosse?”
“Allora sei venuto a chiederlo a me…” disse Hadrig.
“E si, chi altro poteva saperlo…”
“Com’era questo patronus, Harry? Descrivi?”
“E’ come un cavallo, ma aveva la testa e la coda di un drago cinese classico…”
Hadrig si alzò e prese un libro enorme, molto antico dal titolo mostri orientali, lo aprì e dopo averlo sfogliato indico una litografia.
Harry la guardò ed esclamò: “E’ proprio lui… ma cos’è?”
“E’ un Kirin, Harry…” rispose il mezzogigante.
“Un Kirin?!” domandò Harry.
“Si, è un animale magico molto raro oggi, è unica creatura al mondo in grado di poter affrontare un drago; in estremo oriente è il nemico naturale dei draghi.” Disse Hadrig “E’ simbolo di felicità, armonia e amore… praticamente Harry è l’equivalente orientale di un Ippogrifo…”
“Un patonus così potrebbe affrontare anche più di cento dissenatori.” Disse Remus.
Il poker durò ancora un po’, poi tutti uscirono dalla casa del guardaboschi e tornarono a casa, tutti tranne Harry e Remus. I due si limitavano a passeggiare, guardando il cielo stellato.
“Che spettacolo a Londra con tutte quelle luci non si riescono a vedere le stelle.” Disse Remus.
“Remus… io…” sussurrò Harry.
Il licantropo sorrise malinconico, guardò il castello e disse: “Mi manca… questa scuola mi manca terribilmente…”
“Perché allora non ci torni?” domandò Harry.
“Perché il mio posto è all’accademia adesso…” e si voltò a guardarlo “Harry… perché non mi hai detto niente? Perché sei scappato? Io non ero Sirius, ma…”
Harry non rispose.
“Avrei voluto che tu ti fidasi di me…” disse Remus.
“Io mi fido di te… ma dovevo risolvere da solo i miei problemi…”
“Potevi venire da me… dovevi parlarmi prima d’andartene, per molto tempo non sapevo neanche se eri vivo o morto…”
“Scusami… Remus….”
“Il passato è passato ormai, dimmi come stai adesso che sei tornato? Dimmi come ti senti come padre?”
“Sto bene…” disse Harry sorridendo “Harmony è fantastica…”
“Si, l’ho vista, mi ha ricordato molto tua madre Lily, ma anche un’altra persona…” disse sorridendo e poi aggiunse: “Come va con Hermione?”
Harry sospirò e rispose: “Vuole che siamo amici, solo amici come un tempo, ma io non ci riesco…”
Remus alzò un sopraciglio perplesso e rispose: “Ho sempre pensato che fra voi c’era qualcosa, qualcosa di unico, eravate simili ai tuoi genitori James e Lily, anche se loro litigavano spesso, nei primi anni non si sopportavano, poi capirono che non riuscivano a fare a meno l’uno dell’altro… Harry non forzare le cose dopo tutto, prima di ogni cosa eravate amici, sono sicuro che col tempo le cose torneranno nel verso giusto…”
“Grazie…”
“Ora vado Harry, Tonks mi aspetta a casa… ah mi ha detto di dirti che ti vuole a cena a casa nostra, con Hermione e Harmony…”
“Si, certo, ma cucinerà lei?” domandò Harry.
“Mi sa di si …” rispose Remus.
I due sudarono freddo, Tonks era una ottima auror, ma una pessima cuoca.
“Ma… sarà un’avventura interessante…” disse Harry ridendo, seguito da Remus.
“Ciao, professor Potter…”
“Ciao, professor Lupin…” e i due si abbracciarono. Poi Remus prese la strada verso i cancelli di Hogwarts, mentre Harry lo guardò andare via.
 
Qualche giorno dopo, alla fine delle lezioni Harry ricevete un gufo da Giabir ibn Hayyan era un alchimista di prim’ordine, suo alleato durante la guerra, un uomo intelligente dalla grande cultura e molto credente. Harry manteneva con lui un rapporto epistolare ormai da anni parlando dei più svariati argomenti. In questa lettera Giabir gli aveva mandato una copia di un testo runico che l’alchimista aveva trovato in un antico libro d’incantesimi. Il mago arabo non conosceva le rune antiche e pregò Harry di fargli una traduzione inglese, ma lui non aveva mai seguito il corso, pensò di rivolgersi a Hermione che alla fine del terzo anno di scuola era una grande appassionata di rune, lei ne sarebbe stata sicuramente contenta di trovarsi di fronte a un antico incantesimo. Già Harry s’immaginava come le sarebbe brillati gli occhi davanti a quegli antichi segni, ne avrebbe parlato per giorni e anche se lui non ne avrebbe capito niente sarebbe stato contagiato dal suo entusiasmo.
Harry arrivò nella sala comune di grifondoro e notò subito Harmony, che leggeva in un angolo un enorme librone, si avvicinò. La ragazza era così presa dalla lettura, che non alzò lo sguardo fin quando una grifondoro non gridò: “Professor Potter…”
Harry le sorrise.
La strega lo imitò e poi disse: “Ciao, Harry.”
“Ciao, che fai?”
“Leggo, una cosina leggerla…”
Lui sorrise nuovamente e disse: “Come Hermione…” poi notò che la ragazza aveva un paio d’occhiali sul naso. “Hai problemi di vista? Come mai questi occhiali?”
“Mi servono per leggere, ho un quarto di grado in meno nel occhio sinistro.” (come me by Dalastor)
“Non lo sapevo…” disse lui.
“Con quello che non sai di me si possono scrivere enciclopedie…” disse Harmony ridendo e togliendosi gli occhiali.
Quella frase riporto Harry indietro nel tempo, Hermione aveva usato la stessa frase una volta durante una passeggiata per le vie di Londra.
“Harry… Harry… tutto bene?”
“Ehm si…” e il mago tornò al presente “Sto cercando Hermione?”
“Non l’ho vista, ma forse è in biblioteca?”
Harry rispose: “Non sarebbe una novità…”
“Com’era mia madre da ragazza?”
“Più o meno com’ora e come sei tu.” Rispose lui.
Harmony noto che il foglio che Harry teneva in mano e gli domandò: “Ma quelle sono rune antiche?”
“Si... Vuoi darci un occhiata?”
“Posso?” domandò la ragazza con entusiasmo.
“Certo… tu segui il corso di rune antiche?”
“Si, e l’ho trovo fantastico, ogni testo è una finestra aperta verso il passato.”
Harry sorrise si sedette vicino alla ragazza e mise sul tavolo il foglio, Harmony lo guardò come un bambino guardava un giocatolo nuovo, ma anche con molto rispetto.
Il mago guardò gli occhi felici della figlia, e ci riconobbe la stessa curiosità, voglia di sapere e di scoprire della madre. La strega a stento tratteneva entusiasmo, e poi prese dalla sua borsa un librone molto vecchio, il mago lo riconobbe subito era il dizionario di Rune di Hermione, quello che lui gli aveva regalato al natale del loro terzo anno, era una prima edizione.
La giovane strega mugugnava qualcosa mentre studiava il testo, poi disse: “E’ un incantesimo molto antico…”
“Riesci a capire a cosa serviva?”
“Forse è un incantesimo di difesa…” disse senza distogliere lo sguardo “Oh…” esclamò.
“Che c’è?”
“Questa runa…” e indicò il simbolo sul foglio “…è il nome di corvonero…”
“Che vuoi dire, che questo incantesimo è stato creato da una delle fondatrice di questa scuola?…”
“Potrebbe essere che sia stato creato in nome suo…” rispose Harmony, ma si fermò, qualcosa l’aveva distratta.
Quel qualcosa, o meglio qualcuno era Tim, che era appena entrato nella sala comune. I due ragazzi si guardarono per un attimo sotto gli occhi di Harry, ma il giovane grifondoro distolse lo sguardo dalla ragazza, e poi andò verso le scale dei dormitori. Harmony abbassò gli occhi, tornando a guardare il testo, ma Harry capì che qualcosa non andava, che era tesa.
“Harmony, piccola, tutto bene?” gli domandò accarezzandogli il braccio.
Lei si voltò e gli rispose: “Non so perché, ma Tim è strano… non mi parla, pensavo che potessimo essere amici…”
“Tim è un bravo ragazzo, Harmony, ma ha dei conflitti da risolvere… deve trovare la sua strada, ma sono sicuro che non è colpa tua.”
“Non lo so, Harry… forse è un po’ nervoso tra un po’ tornerà quello di sempre…”
“Di sempre… ma lo conosci da poco…”
“Si, ma mi sembra di conoscerlo da una vita.”
“Ecco un’altra cosa che avete in comune tu ed Hermione: sapete vedere il meglio di una persona quando neanche lui ci riesce…”
“Ehm grazie…”
“Siete eccezionali… sai anche tua nonna Lily aveva questa capacità… Harmony, cerca di star vicino a quel ragazzo, ha bisogno di sapere di non essere solo…”
“Hai sofferto quando mamma è sparita?”
“Si…” annuì Harry “Molto…”
“E’ stato doloroso anche per lei, penso che non si sia stato un solo giorno che non abbia pensato a te, fin da piccola solo guardandola riuscivo a capire quando la sua mente si lasciava andare ai ricordi o a quello che provava per te…” la ragazza si fermò “A volte la vedevo diventare triste, altre volte arrabbiata, io non capivo pensavo che l’avesse con il mondo o con un Dio ingiusto che ti aveva portato via da lei… da noi… invece adesso so la verità, era triste per non averti potuto amare per essere scappata da te, e arrabbiata per la guerra, con Voldemort e con…”
“Me…”
“Si… ma era un modo per non soffrire…”
“Lo so, odiavo lei, odiavo me… ma non riuscivo a smettere d’amarla ed è stato quel amore a darmi la forza di sconfiggere Voldemort… Ma se avessi saputo di te, di voi due… avrei affrontato anche cento di vermi come lui… se avessi saputo vi avrei cercato anche in capo al mondo. Invece ho pensato solo che Hermione, la mia Hermione fosse fuggita da me, e io senza di lei ero vuoto, inutile, avevo vinto il mio nemico, la guerra… ma senza di lei niente aveva senso…”
“Harry… perché non l’hai cercata quando la guerra era finita? Potevate essere felici… potevamo essere una famiglia…”
“Harmony… perdonami… era ferito amareggiato, lei era scappata per quello che ero diventato, per come l’avevo trattata e per difendere te… E’ vero avrei dovuto cercarla, ma non ne aveva il coraggio, mi domandavo cosa mi avrebbe detto quando mi fossi presentato alla sua porta… in questi ultimi anni ho pensato che lei avesse trovato un posto per vivere felice, forse qualcuno, chi ero io per tornare nella sua vita… io ero il suo passato, ero la guerra ed Hermione meritava di meglio, meritava d’essere felice…”
“Io ti aspettavo…” sussurrò Harmony.
“Cosa? Piccola..”
“Io ti aspettavo Harry, tu eri il mio eroe, anche quando non sapevo niente di te. Anche se mi aveva mentito su di te dicendomi che eri morto io sapevo nel mio cuore che eri vivo da qualche parte e che un giorno ti avrei incontrato… Fino a otto anni tu eri il mio eroe, per me dovevi essere da qualche parte a compiere audaci imprese… come uccidere i draghi o serpentoni giganti…” disse lei ridendo.
“Ancora con queste storie…” disse lui sorridendo.
“Quando m’insegni a uccidere un drago?”
“Mai…”
“Ma dai… Dai… dev’essere forte?…”
“Si, uno spasso…” disse ironico lui.
“Dai che ti sei divertito, lo zio Ron mi ha raccontato che un po’ ti piaceva il torneo…”
“Lo zio Ron, dovrebbe raccontarti che per quasi tutto il torneo era arrabbiato con me…”
“Ma non eri solo…”
Harry sorrise e ripenso a quando Hermione era entrata di nascosto nella tenda dei campioni tre maghi, lei che era così legata alle regole…
“Allora mi insegni a combattere un drago…”
“Ho detto di no…” rispose lui ridendo.
“Uffa…” e la ragazza mise il broncio.
E Harry per scherzo fece lo stesso, ma poi si misero a ridere entrambi. In quel momento non sapevano d’essere spiati da lontano. Hermione gli guardava e pensava: “Sono contenta che abbiano legato tanto…” poi gli guardò ancora “Ma…” in un attimo si ricordò tutti i momenti felici, tutte risate, e le frasi non dette, il loro linguaggio segreto fatto di sguardi. Tra Harmony e Harry sembrava esserci una cosi forte complicità.
“Ora devo proprio andare…” disse Harry alzandosi.
“Lasciami il testo runico te lo traduco entro domani.” Disse la ragazza.
“Si… ok piccola…”
 
Dopo qualche ora Harmony si trovava nel dormitorio femminile, sul suo letto con il testo runico da tradurre. Hermione entrò e vi si avvicinò, ma la ragazza era talmente presa dal lavoro da non rendersene conto. La madre sorrise in quel momento Harmony le somigliava e si ricordò quando alla uscita della scuola a Howl si metteva a leggere ai piedi di un albero un libro a settimana. Hermione si sedette sul letto vicino e la guardava, di tanto in tanto la ragazza sorrideva compiaciuta e mugugnava qualcosa del tipo: “dev’essere così per forza…” o “è fantastico…”
A un tratto la giovane strega esclamò con gioia: “Finito… Finito…” mettendosi a saltare sul letto e sventolando il foglio.
Hermione si mise a ridere, era bello vedere che sua figlia in fondo era ancora una bambina.
“Ah mamma…” si senti chiamare.
“Si…” rispose
“Guarda ho finito…” disse Harmony, saltando dal letto e facendogli vedere il testo.
Hermione lesse i due testi e disse: “Brava Harmony è un ottima traduzione…”
“E vai…” esclamò la ragazza.
“Ma cos’è?” le domandò la madre.
“E’ un testo runico me lo ha dato Harry da tradurre… Allora pensi che sia buona come una fatta da te?”
“Cosa?!” domandò Hermione distratta.
“La traduzione mammy?”
“Si…” rispose lei, ma intanto pensava “Così di questo parlavano lei e Harry…”
“Mamma ti va d’andare a prendere un caffè? Voglio festeggiare…”
“Si, certo…” rispose sempre distratta Hermione, e intanto guardava la figlia.
La ragazza aprì l’armadio e prese un giubbotto di pelle, e se lo infilò. Hermione la guardò e disse: “Ma quello… è il mio giubbotto di pelle?”
“Ehm si, non ti dispiace vero?” disse la giovane strega e andò verso la porta.
“Harmony…” disse freddamente Hermione.
“Che c’è, mammy?”
“Devi chiedermi il permesso prima di per prendere le mie cose, soprattutto questo giubbotto…” Quel giubbotto era un regalo di Harry, ed insieme al dizionario runico, era l’unica cosa che gli ricordava lui che non aveva buttato.
“Ma ho sempre messo le tue cose, mamma…”
“Harmony non voglio che tu le prenda senza chiederle…” disse Hermione “Perché non lo capisci?”
“Mamma!!! Ma sei completamente fuori…” esclamò Harmony non l’aveva mai vista così arrabbiata, si tolse il giubbotto buttandolo in malo modo sul letto. “Riprenditelo…” gridò e uscì dal dormitorio.
Hermione guardò il giubbotto. Cosa le era preso? Perché aveva reagito in quel modo assurdo? Toccò il giubbotto, le piaceva nonostante non fosse il suo genere, ricordava perfettamente come e perché lui glielo aveva regalato, a ripensarci non poteva non sorridere e sussurrò: “Harry…”
    
Passarono due giorni e le due Granger Girls continuavano a tenersi il muso e a non parlarsi, Harry fu il primo a rendersi conto che qualcosa non andava, ma quando chiese cosa era successo ottenne solo: da Hermione un seccato: “Non succede niente, non preoccuparti…” e da Harmony un: “Non c’è niente che non vada…” nel tono del tutto simile a quello di Hermione.
In realtà a tutte due dispiaceva essere in quello stato, Hermione si pentì subito e doveva parlare con Harmony, pensava mentre passeggiava con Luna per le strade di Hogsmeade.
“Allora cosa ne pensi, Hermione?” domandò Luna su un vestito da ballo.
“Ehm, si Luna ti starebbe benissimo…” rispose distratta Hermione.
Luna la guardò, sorrise e rispose: “Si, forse sedici o diciassette anni fa, non è per me è per Tibby…”
“Per Tibby?”
“Si… tra due mesi ci sarà il ballo della vigilia natale... Ma cosa c’è Hermione? Forse qualche problema con Harry?”
“Si… No… più o meno. Posso farti una domanda come va con Tibby? Com’è il vostro rapporto?”
“Mmm… non lo so, credo sia un normale rapporto madre figlia, a volte litighiamo per fortuna solo per sciocchezze. Tibby è simile a me quando ero giovane, io ero lunatica Lovegood, ero strana, fuori dalla norma, un po’ stramba, ma mi divertivo. Tibby è più concreta e tende al dark nel modo di vestire…”
Hermione sorrise.
“Dimmi la verità, Hermione. Cosa c’è?”
“Ho litigato con Harmony…”
“Allora, una madre e una figlia che litigano cosa c’è di strano?”
“Si, ma io e lei non litighiamo mai… al massimo discutiamo animatamente.”
“Allora perché avete avuto una discussione animata?” domandò Luna mentre continuava a camminare.
“Per un giubbotto di pelle, ma credo che ci sia un’altra ragione… Harry….”
“Harry… Harry Potter… il nostro Harry…il professor Potter… il padre di tua figlia… il padre di Harmony, l’uomo che tu ami da quando? Da quando avevi undici anni… Quello con capelli neri, occhi smeraldo, e la cicatrice sulla fronte…”
“Si, Luna hai reso l’idea.” Disse esasperata Hermione “Ma si… proprio Harry…”
“Ora spiegami cosa c’entra Harry, se ha litigare siete state voi due…”
La strega sospirò e poi disse: “Harry e Harmony vanno molto d’accordo, in breve tempo sono diventati amici, parlano, ridono, scherzano…”
“Non vuoi che siano amici?”
“Si, ma… Vorrei che… non lo so Luna…”
“Secondo me sei gelosa di Harmony, Hermione.”
“Ma sei pazza io gelosa di mia figlia…” esclamò la strega.
“Una parte di te vuole essere ancora la migliore amica di Harry Potter, quella parte rivuole la complicità che avevi con lui, quel rapporto solo vostro… per questo sei gelosa di Harmony. Tua figlia è riuscita a fare ciò che fin’ora avevi fatto solo tu: amarlo, capirlo, vedere oltre la sua leggenda…”
Hermione era allibita, Luna aveva capito meglio di lei cosa provava, ma questo non era una novità, fin da ragazze si era dimostrata saggia e intuitiva.
 
Tornata al castello Hermione andò in camera sua e prese il giubbotto, per poi andare a cercare Harmony che si trovava al caffè a leggere un libro davanti a un buon caffè. La strega si avvicinò allora al tavolo della figlia e le disse: “Ciao straniera, posso sedermi…”
“Non ce l’hai più con me?”
“No, è in realtà non l’avevo neanche qualche giorno fa, sono stata una stupida, a volte capita anche noi mamme di sbagliare…”
La ragazza la guardo e disse: “… a volte…”
“E si a volte… scusami…”
“Ma cosa ti è preso?” domandò Harmony mettendo un segno al libro, per poi chiuderlo e appoggiarci sopra gli occhiali. “Non ti sei mai comportata così?”
Hermione respirò profondamente e disse: “Tu sai cosa c’era tra me e Harry?”
“Si, eravate amici… ma non solo…”
“Alla tua età per me Harry era tutto, il mio migliore amico, mio fratello, il mio eroe… noi due eravamo una cosa sola, una persona sola. Ci bastava una sguardo per capirci… poi verso i quindici anni tutto cambiò mi accorsi d’amarlo, d’amarlo come un ragazza ama un ragazzo, come tu ami Acrux, Harmony…”
La ragazza arrossì, ed Hermione sorrise continuando: “Ma lui amava un’altra… lui non pensava a me come una ragazza, per lui ero la sua migliore amica non una donna d’amare… ma nessuno di noi due poteva fare a meno dell’altro… io ero il suo sostegno e non mi pesava esserlo, e lui mi avrebbe protetto da tutti e tutto.... non potevo perderlo, ed esserle amica era un modo per starle accanto nonostante lo amasi tanto da sentirmi il cuore scoppiare…”
“Mamma tu gli stavi vicino per aiutarlo, per consolarlo, perché sentivi… perché sapevi d’essere l’unica a poterlo fare… anch’io sento lo stesso per…” pensò Harmony.
“Al sesto anno poi s’innamorò di Ginevra, e io ero gelosa. Ero amica di Ginevra, ma lei non amava Harry, il mio Harry, dov’era lei quando lui si sentiva debole? O aveva gli incubi da non dormire? Quando la cicatrice gli faceva male? O quando era distrutto per la morte di persone care? Io ho dovuto raccogliere i suoi pezzi quando Sirius è morto… tra le mie braccia ha pianto… Io l’ho visto solo e disperato… Ero con lui quando siamo andati a vedere le tombe dei suoi genitori…”
Harmony sorrise e pensò mentre ascoltava: “Mamma dalle tue parole si capisce che lo ami ancora… sono un po’ gelosa, perché vorrei anch’io amare una persona come tu ami il tuo Harry… il tuo Harry…”
“Poi scoppio la guerra… e i miei morirono, eravamo soli ci sentivamo soli, Harmony… avevamo bisogno di sentire qualcosa… o di non sentire niente… e poi ho scoperto d’aspettare te, ma lui era cambiato, la guerra lo aveva cambiato… Adesso siamo tornati amici… e questo mi piace moltissimo e non voglio più perderlo e quando l’ho visto parlare con te, ridere con te, con la stessa complicità che aveva con me e con nessun altro… altra…”
“Ne sei stata gelosa…” disse Harmony sorridendo “Credo che anch’io lo sarei stata… mammy io sono simile a te e lui è mio… fa parte di me… da pochi mesi ho scoperto che era vivo e poi l’ho conosciuto e mi sono trovata subito bene con lui… e ho capito perché l’hai amato… perché è il sogno di ogni ragazza… è una questione di fascino… e di coraggio…”
Hermione restò stupefatta dalle parole di sua figlia, che si dimostrava essere matura e saggia per la sua età.
“Mammy? Perché non ci provate? Perché non vivete il vostro amore finalmente?” domandò Harmony a brucia pelo.
“Perché.... Perché è passato troppo tempo Harmony.” Rispose guardando la tazza del caffè “Perché ho sofferto troppo, e non voglio più soffrire, e perché ho paura… paura di perderlo proprio come allora, di perderlo come amico…” e pensò “e poi non voglio che tu soffra…”
“Paura? Mammy tu mi hai sempre detto d’affrontare le proprie paura… non puoi scappare ancora da lui… da te stessa… Lui ti sta aspettando, lui ti ama ancora… e credo che ti amerà per sempre…”
“Da chi hai imparato a essere così determinata?”
“Da mia madre, la donna migliore che conosco, la mia migliore amica…” rispose lei sorridendo.
“Grazie, piccola…”
“Adesso mi racconti del giubbotto di pelle, mamma? E’ perché per te è così importante…?”
La madre sorrise, beve un sorso di caffè, accarezzò la pelle del giubbotto e iniziò a raccontare: “Era settembre… io e Harry eravamo in perlustrazione per le vie di Londra…”
 
Harry ed Hermione si muovevano facendo attenzione a ogni cosa, bacchette alla mano. Tutto era distrutto, a voltò in un silenzio innaturale e opprimente.
I due erano diventati auror, promossi Harry come tenente ed Hermione come sottotenente. La compagnia Grifondoro era comandata sul campo dal capitano Bill Weasley. Ma da lì a due mesi Bill sarebbe stato trasferito in Francia, e Harry sarebbe stato promosso capitano e comandante della compagnia con Hermione come vice.
“Hermione…” disse lui vedendo un caffè sul lato destro della strada “Fermiamoci qui a riposare, ti va?”
“Si, signore, tenente Potter…” rispose lei ridendo.
“Che spiritosa, quando la finirai di prendermi in giro per il grado…”
“Credo mai, Harry…vediamo se troviamo qualcosa da mangiare e cerchiamo anche la valigetta del pronto soccorso”
E i due entrarono nel locale, Harry si mise subito a cercare qualcosa dietro il banco, e poco dopo esclamò: “Trovato!!” e alzò un pacco di caffè.
“Harry?!” domandò Hermione stupefatta, vedendolo contento dopo tanto tempo e gli domandò: “Cosa c’è per essere così contento?”
Il ragazzo uscito da dietro il bancone disse: “Ho trovato del caffè, Hermione, David ne sarà contento… Mi ha contagiato questa sua passione per il caffè…”
“Non lo sapevo…” rispose contenta la strega e pensò: “Sono sicura che questa passione non sia fine a se stessa, David la usa per distrarre Harry dall’idea della vendetta e della guerra…” ma subito si rattristò: “Perché non ne sapevo niente? Perché Harry non me ne ha parlato? Una volta mi diceva tutto adesso è così distante, ed io mi sento inutile…”
“Hermione...” la chiamò Harry.
“Si…” disse lei distratta.
“Lo portiamo poi alla sede dei corvonero, così ne bevi uno tazza anche tu con noi. Ti va?”
“Si, certo Harry…” rispose lei al settimo cielo, era ancora nei suoi pensieri dopo tutto, era ancora la sua migliore amica e le poteva pure bastare o forse no…
I due cercarono ancora qualcosa, ma mentre faceva sera Harry notò che Hermione tremava e a un certo punto la senti starnutire, allora le venne un idea, ricordando una cosa e le disse: “Io torno subito, rimani qui…”
“Harry, no!! Non puoi andare da solo è quasi notte, io vengo con te…”
“No, sottotenente Granger resta qui, è un ordine. Non ti preoccupare non mi succederà niente io tornò subito…” ed uscì di corsa.
Hermione lo guardò e sussurrò: “Harry…” e si rimise a cercare, dopo poco sentì che Harry era tornato, ma non si voltò voleva fare l’offesa non parlandogli e dandogli le spalle. Ma sentì che il giovane mago le metteva qualcosa a dosso, guardò in basso e vide un giubbotto di pelle nero e lui sussurrarle a un orecchio: “Ti piace? Lo so che non è il tuo genere, ma ti terrà calda ora che sta per arrivare l’inverno…”
“Harry è… è fantastico, grazie…” rispose lei.
Lui l’abbraccio da dietro e lei spalancò gli occhi dalla sorpresa.
Lei sentì il suono del suo respirò, il calore e la forza del corpo di lui.
Lui l’odore dei suoi capelli e la morbidezza del corpon di lei.
“Hermione…io… “ le sussurrò “Buon compleanno… oggi è il 15 settembre…”
Lei non rispose.
“Hermione… non ti ho mai ringraziato per tutto quello che hai fatto per me, perdonami…”
La strega sentiva il cuore battere al impazzata, sentì che tra un po’ avrebbe smesso di potersi controllare, ma sentì Harry stringerla di più a se… e sentì il suo cuore perdere un battito, Dio quanto aveva sognato un momento del genere, ma chiuse gli occhi e sussurrò: “Harry lasciami… lasciami andare ti prego…”
Il giovane mago non rispose, e dopo poco la lasciò.
Lei disse ancora senza voltarsi: “Grazie…” poi si voltò e aggiunse: “Torniamo alla base, Harry…”
“Si, Hermione…”
La strega s’infilo il giubbotto, sospirò ripensando a quel abbraccio, e disse: “Mi piace tantissimo. Grazie… Ma non avresti dovuto prenderlo è un furto…”
“Hermione…” e scosse il capo sorridendo e insieme tornarono al campo. La strega fu contenta del regalo, che le fu invidiato da tutte le ragazze, e Ron prese nota per fare lo stesso regalo a Luna, ma avrebbe cercato qualcosa di più stravagante.    
 
Finito il racconto Hermione si fermò aspettando un commento da parte di Harmony.
La ragazza sembrava entusiasta del racconto e disse: “Mamma, ti amava così tanto… è una splendida storia…”
“Si, questo per me è importante…” disse Hermione accarezzando il giubbotto. “Ma penso che adesso debba appartenere a te… pensò che ti starà benissimo, Harmony…” e glielo passò attraverso il tavolo.
“Ma mammy… io… io pensavo che per te fosse importante…”
“E lo è. Ed è per questo che lo devi avere tu, ok…”
“Va bene…” rispose la ragazza, alzandosi e mettendoselo.
Mentre Hermione la guardava, pensò: “Alcuni pensano che tu, ragazza mia, sei stata un errore di due adolescenti in una situazione molto particolare, ma a me mi piace pensare che tu sia invece il frutto dell’amore mio e di Harry… e chi sa se un giorno…”
 
Una mattina nella sala comune di Grifondoro.
“Tibby, che sta succedendo?” domandò Harmony appena scesa, vendendo tutti a leggere un avviso.
“Sembra che si sia aperto un nuovo club.” Rispose Tibby “Che si chiama Club dei duellanti.”
“Club dei duellanti?!!”
“Lo zio Harry non te ne ha parlato.”
Harmony scosse la testa e disse: “No, non mi ha detto niente.”
“Lo hanno organizzato lui, mio padre e lo zio Draco, dice che la partecipazione darà punti extra per diventare auror.”
“Veramente, e ti sei già iscritta?” domandò Harmony.
“Si, certo.”
“Allora vado anch’io.” E cercò d’andare avanti tra la gente, ma sentì Tibby mettergli una mano sulla spalla.
“Ma che fai sei già iscritta…” disse la rossa.
“Come? Ma io non mi sono…”
“Vuoi dire che qualcuno ha firmato al tuo posto.”
Era arrivata l’ora della colazione e gli studenti iniziarono ad andare verso la porta ritratto o a prendere i libri.
Così Tibby e Harmony si avvicinarono all’annuncio, Harmony notò che quella non era la sua calligrafia e che il suo nome era immediatamente sotto quello di Tim. La ragazza sorrise, e con la coda dell’occhio noto il grifondoro dirigersi verso l’uscita.
Dopo qualche giorno tutti gli iscritti provenienti dalla diverse case si trovarono in una sala del castello a forma di anfiteatro. Harry, Draco, David, Ron, Neville, e Ginevra fecero il loro ingresso, tutti indossavano la divisa d’ordinanza d’auror con i colori sul braccio che indicavano la compagnia d’appartenenza, per Harry, Ron, Neville e Ginevra rossoro dei Grifondoro, per David e Draco viola nero per i corvonero. Harry aveva sulla sua divisa l’ordine di Merlino di prima classe, Ron e Neville di seconda, anche David quello di seconda nonostante fosse stato investito con l’ordine di prima, ma lui considerava più importante quello che aveva avuto durante la seconda guerra mondiale. Ginevra e Draco avevano quello di terzo. David, allora comandate della compagnia Corvonero aveva fatto richiesta per Draco del ordine di seconda, ma ero stato rifiutato, mentre per Ginevra non l’aveva avuto perché donna. Nei 1000 anni d’istituzione del Ordine di Merlino solo tre donne furono istituite della prima classe, la prima fu Rowena Corvonero, poi Lily Potter alla memoria, la terza Hermione Granger.
Harry avanzò e prese la parola: “Benvenuti in questo club dei duellanti, qui si svolgeranno dei combattimenti simulati per mettere alla prova la vostra capacità d’affrontare dei maghi oscuri e si inizieranno a studiare degli incantesimi di livello dell’accademia Auror.” Si alzò un brusio d’emozione, i ragazzi non vedevano l’ora. “Ma quello che imparerete qui è l’improvvisazione, durante una battaglia non avrete la possibilità di rilanciare un incantesimo fallito, in uno scontro ragazzi ogni errore può essere l’ultimo. Adesso però lasciate che vi presenti la nostra nuova arrivata il capitano Ginevra Weasley vice comandante della seconda sezione Auror di Londra.”
Ginevra venne accolta con un boato e con degli applausi, la strega anche se emozionata disse: “Buon giorno ragazzi, io sono qui per conto dell’accademia auror per selezionare i migliori di voi per i posti d’ufficiale o per le sezioni speciali come i Cavalieri Drago, le Frecce d’oro, e MCSI (Magic Crime Scene Investigation). Gli auror non sono solo i migliori magi al mondo, ma devono anche avere coraggio, rapidità in azione e di pensiero e anche necessario una certa conoscenza del mondo e della tecnologia babbana. Ma ci sarà tempo per parlare di queste cose… Durante questi incontri avremo oltre ai duelli, di cui vi ha parlato il professor Potter, anche degli incontri con esperti in vari campi come: il direttore dell’accademia auror Remus Lupin, la professoressa Tonks, il professore Alastor Moody, il maggiore Blaise Zabini capo del MCSI e tanti altri. Ma adesso viene il bello vi lascio al clou del incontro, uno scontro simulato fra due dei migliori maghi che hanno mai vestito l’uniforme auror: David Giles e Ronald Weasley.”
Gli studenti applaudirono e gridarono, anche se molti si aspettavano un duello tra Harry e Draco, invece i due si appoggiarono al muro. David e Ron andarono al centro della sala, mentre Ginevra andò vicino a Draco che parlottava con Harry e Neville. Il duello iniziò è fu molto spettacolare Ron lanciò degli incredibili incantesimi di fuoco, mentre David, degno nipote di Albus Silente, dava prova d’incanti di trasfigurazione. Il duello finì con la vittoria di David, anche se di poco.
Ron molto affaticato andò al tavolo per prendere un sorso d’acqua e Harry gli si avvicinò e gli disse: “Bello scontro, hai combattuto benissimo, alcuni colpi erano perfetti… eri al suo livello.”
Ron si buttò dell’acqua sulla testa, si girò prima a guardare David che parlava con Draco e Ginevra, poi l’amico e disse: “Al suo livello, Harry? Si, mi ha vinto per poco e ho parato alcuni suoi colpi, ma lui si è limitato a difendersi e non si è impegnato più di tanto, se avesse combattuto come sa, a quest’ora sarei roba posacenere… Solo tu ed Hermione riuscite ad affrontarlo ad armi pari. Harry ti sei mai chiesto qual è il suo vero potenziale, sembra che si trattenga anche durante la guerra sembrava non dare il massimo.”
“Ho paura, Ron, il giorno in cui David dovrà usare tua la sua magia, perché sarà il giorno in cui affronteremo qualcosa come Voldemort.”
Harry guardò la bacchetta di David, che l’immortale stringeva nella mano destra, era un bacchetta unica nel suo genere di legno d’acero con l'anima di un crine della coda di un Thestral.
 
Harry si avvicinò di nuovo al centro della sala e disse: “Quello che avete appena visto è cosa ci aspettiamo da questo club e naturalmente da voi… Ma direi di passare alla pratica e per questo vorremo organizzare da subito dei duelli, ed ecco le prime coppie: Tibby Weasley della casa di Grifondoro contro Mildred Hubble della casa di Corvonero. Tibby si emozionò a sentire il suo nome, ma si fece avanti, Ron era pieno di soddisfazione e pensava: “Fatti onore ragazza sei una Weasley…”
Harry continuò: “Herman Zabini di Serpeverde contro Brand Boston di tassorosso”
“Questo sarà un scontro interessante.” Sussurrò Draco a Ginevra “Herman è fra i migliori dei serpeverde e Boston è il più forte dei tassorosso”
“Acrux Malfoy di Serpeverde contro Robin Lefler di Grifondoro” anche qui ci fu un po’ di delusione molti si aspettavano lo scontro fra Malfoy e Drake.
“Jason Todd di corvonero contro Tim Drake di grifondoro. Harmony Granger di grifondoro contro Leslie Parkinson di serpeverde, Ryo Parkison di serpeverde contro Maria Fleed di corvonero…”.
Tibby affrontò Mildred con coraggio e sempre al attacco, la sua vittoria fu schiacciante.
Herman invece fu messo in difficoltà da Brand, ma proprio alla fine riuscì a eseguire un difficile incantesimo riuscendo a batterlo.
“Blaise a tutte le ragioni d’essere fiero di Herman…” sussurrò Draco a Ginevra.
“Si, ma nostro figlio è meglio di lui…” rispose lei appoggiando la testa sulla spalla del marito.
“Non ci sono dubbi, testina rossa…” sussurrò Draco, guardando il figlio mentre andava verso il centro della sala. “Lui è un Malfoy…”
L’avversaria di Acrux era Robin Lefler, la migliore amica di Tim Drake. Prima che la ragazza scendesse in al centro della sala, l’amico le disse: “Robin stai attenta… Malfoy è un avversario temibile….”
La ragazza sorrise: “Grazie per l’interessamento, Tim… penso che tu lo sappia per esperienza personale… lo avresti voluto tu come avversario per umiliarlo davanti alla Granger…”
Sul viso del giovane mago si dipinse un ghigno.
“Allora io vado…” disse Robin dando le spalle all’amico.
“Robin distruggilo…” disse Tim.
La strega si voltò, gli sorrise e disse: “Puoi contarci…”
Lo scontro era alla pari, alla fine Acrux riuscì a trovare un varco nella difesa di Robin vincendo. La strega si ritrovò a terra senza neanche accorgersene, e colpì con rabbia il pavimento con il pugno. Acrux le si avvicinò, le porse la mano per rialzarsi e le disse: “Bel duello, Lefler…”
“Grazie…” rispose prendendo la mano del serpeverde.
Robin tornò a sedersi vicino al suo migliore amico e gli disse: “Scusami, Tim…”
“Di cosa hai combattuto bene…” disse alzandosi, adesso toccava a lui combattere.
“Buona fortuna, Tim…” e i due amici si scambiarono una forte stretta di mano.
Il giovane mago andò verso il centro della sala, intanto Robin fissava Harmony.
Lo scontro fra Tim e Jason fu uno dei più spettacolari, i due si lanciarono incantesimi molto difficili con molto maestria, ma alla fine fu il grifondoro ad avere la meglio, dimostrando non solo d’essere più resistente, ma anche più freddo e più padrone delle proprie emozioni.
Mentre il vincitore ritornava al suo posto guardò in direzione di Acrux, i due maghi si guardarono e dalle loro espressioni si capiva che prima o poi si sarebbero scontrati, non solo per scoprire chi era il migliore fra loro, ma anche per qualcosa di molto più importante.
Harry notò la cosa e si avvicinò a Draco dicendogli: “A quanto pare l’eterna lotta fra grifondoro e serpeverde continua.”
“Si, Harry… sarà interessante vedere chi vincerà tra mio figlio e il tuo protetto… adesso però tocca alle due principesse di serpeverde e di grifondoro, si rinnova lo scontro fra Granger e Pankison… ricordi quando al sesto anno si sono scontrate le loro madri?”
Harry non rispose e guardò Harmony.
La ragazza si alzò e stava per andare verso il centro della sala, quando Acrux le disse: “Stai attenta, piccola, Leslie è molto forte e sa giocare sporco…”
“Lo farò, amore…”
Mentre scendeva la strega si girò verso Tim che la guardava.
“Acrux perché sei preoccupato?” domandò Tibby “E’ solo un allenamento, uno scontro simulato.”
“Si, ma conosco Leslie, Tibby… la conosco molto bene… dentro di se ha qualcosa, qualcosa di oscuro che fa paura…” disse il serpeverde, mentre Leslie prendeva posto nel centro della sala aspettando Harmony. “…Leslie Parkison ha in se un destino oscuro da vivere… è come un attrice che deve recitare una parte prestabilita fatta di ombra e di tenebre…”
“Acrux perché l’hai lasciata? Non l’hai mai detto… Forse perché hai incontrato Harmony?” domandò Tibby.
“No, avevo già deciso di lasciarla, prima d’incontrare Harmony. Te l’ho detto, Tibby, dentro a Leslie c’era qualcosa che non capivo, qualcosa contro cui quella ragazza anche se non se ne rende conto combatte, è quella cosa che non le permette d’amare nessuno neanche se stessa, non puoi innamorarti di un’altra persona se prima non ti ami… e poi lei cerca la morte, come una falena attirata dalla fiamma, cerca continuamente di dimostrare qualcosa…”
“L’hai amata, non è vero?”
“Si, come adesso amo Harmony, è incredibile sono cosi simili e cosi diverse…”
In un altro posto Robin notò che Tim aveva qualcosa che non andava gli domandò: “Tutto bene?”
“Sarà uno scontro interessante…” rispose lui, tenendo però i pugni chiusi sulle ginocchia.
“Sei preoccupato per la Granger, Tim?”
“Io… per Harmony no… perché dovrei…”
“Perché forse hai iniziato a chiamarla per nome, perché la osservi senza farti vedere, perché non sopporti il suo ragazzo… perché l’ami…” disse lei sorridendo.
Tim la guardò, riuscendo a trattenere le sue emozioni, e rispose dicendo: “E’ solo una cosa passeggerà… solo una distrazione…”
“Solo una distrazione?! Tu l’ami Tim, è l’amore non è una distrazione, te l’ho già detto sarebbe fantastico se tu tornasi a comportarti da essere umano e se potessi stare con la Granger, si vede che l’ami lontano un miglio… almeno per chi ti conosce… lei ti sconvolge. Neanche per Stefany provavi quello che provi per lei…”
Robin sapeva che l’argomento Stefany era un terreno minato, di solito lui s’irrigidiva a sentirla nominare, ma stranamente in quella occasione il ragazzo disse qualcosa di inaspettato anche per la sua migliore amica: “Harmony è molto diversa da Stefany, non è vero?”
 
Harmony e Leslei erano l’una di fronte all’altra, tra loro c’era Ginevra che avrebbe svoltò il ruolo d’arbitro. L’auror capì subito che quello non era per niente uno scontro come gli altri, l’avversione fra le due ragazze era palpabile e pensante come il piombo.
“Grifondoro contro Serpeverde, Godric Grifondoro contro Salazar Serpeverde, Harry Potter contro Lord Voldemort. Il più nobile coraggio contro la più cieca ambizione, il lato chiaro contro il lato oscuro della magia. Ci risiamo, i protagonisti sono cambiati, ma la battaglia resta la stessa; adesso tocca a queste due ragazze…” pensò Neville, guardando le due streghe l’una contro l’altra.
“Paura Granger…” le sussurrò Leslie.
“Ti piacerebbe, Parkison…” rispose Harmony.
“Ti farò chiedere pietà, davanti ai tuoi amici, davanti a tuo padre, davanti ad Acrux…”
“Provaci, serpe…”
“Saluto…” disse Ginevra.
Le ragazze alzarono le bacchette.
“Iniziate…”
“Expelliarmus…” gridò Harmony eseguendo un incantesimo di disarmo
“Scutum” rispose Leslie, e rispose subito dopo con: “Stupeficium”
Harmony lo evito agilmente facendo un salto al indietro e gridò: “Stupeficium”
Leslie mosse in aria la bacchetta disegnando un pentagono, che risucchiò lo schiantesimo, poi il simbolo magico comparirve dietro la grifondoro, rilanciandole l’incanto. Harmony gridò: “Protego…” appena in tempo per non essere colpita, poi sorrise all’avversaria e pensò: “Parkinson è una strega eccezionale, è bello scontrarsi con qualcuno del suo livello.”
“Niente male, nessuno era riuscito fin’ora a evitare il mio pentagono.” Pensò Leslie “La Granger è veramente brava, ma dopo tutto è la figlia di Harry Potter… padre tu hai sbagliato a sottovalutare Potter, io non farò il tuo stesso errore…”
“Un pentagono… un incantesimo di difesa di livello M.A.G.O..”pensò Harry “Leslie è molto potente per la sua età… e deve aver combattuto in vere battaglie… forza Harmony.”
La grifondoro ancora in ginocchio, mise la mano destra a terra e gridò: “Ferrum humi…”(lame della terra)
Il pavimento della sala tremò e tre solchi si aprirono, come enormi graffi di un mostro invisibile, che cercarono i colpire Leslie, ma questa richiamò a se una spada di elementare di colore verde smeraldo, la piantò nel pavimento fermando il Ferrum humi davanti a se.
Ginevra stava per chiudere l’incontro, dato che gli incantesimi delle due streghe erano fin troppo pericolosi, ma Harry la chiamò e con lo sguardo le disse di farle continuare.
“Il Ferrum humi…” pensò Draco “Erano anni che non lo vedevo eseguire, dev’essere stata Hermione a insegnaglielo. Ma anche Leslie è stata brava, degna figlia del signore oscuro. Queste ragazze sono il futuro della magia, a secondo di chi vincerà la loro battaglia sapremo se questo futuro sarà nella luce o nelle tenebre.”
Estratta la lama dalla pavimento, Leslie attacco Harmony, ma anche lei evocò una lama parando gli affondi della rivale.
Subito dopo le due ragazze tornarono a una fase di studio, e Leslie senza abbassare la guarda disse: “Sei molto brava, Granger, per essere una che ha vissuto sempre tra i babbani…”
“Anche tu, Parkinson per essere una bionda…”
“Divertente…” e puntata la bacchetta la strega gridò: “Stupeficium”
Harmony non si fece sorprendere e deviò l’incanto con la lama della spada, la grifondoro cercò di lanciare un incantesimo, ma Leslie fa più veloce di lei e gridò: “Pulvis adamantis”
L’incanto colpì Harmony anche se solo di striscio, buttandola lo stesso a terra.
Harry, Ron e David guardarono Draco. Il pulvis adamantis era il suo incantesimo preferito durante la guerra.
“Ehi non sono stato io a insegnaglielo…” si difese il professore di pozioni.
Harmony si rialzò, ma il suo sguardo era strano, i suoi occhi avevano una luce sinistra, si mise a ridere, e disse: “Tutto qui, Parkinson non riesci a fare di meglio…” e puntata la bacchetta gridò: “Stupeficium”
Leslie gridò: “Scutum.”
Ma l’incantesimo di Harmony era talmente forte da sfondare lo scudo di Leslie, la serpeverde si ritrovò a terra scagliata a diversi metri di distanza.
Harmony ricominciò a ridere e disse: “E’ tu saresti la migliore strega di serpeverde… adesso in piedi non ho ancora finito con te…” e gridò un incantesimo: “Dark Marionette…”
Leslie si senti presa dalle braccia e tirata su dà dei fili invisibili. Il Dark Marionette era un incantesimo potente che imprigionava l’avversario, e poteva anche spezzando tutte le ossa del corpo, non era considerato però un incantesimo oscuro se non fino a quando non si infliggeva del dolore.
Leslie guardò l’avversaria con odio. Ginevra stava per dichiarare la vittoria della grifondoro, quando Harmony le disse: “Non ho ancora finito con la lezione per la Parkinson, Ginevra...” e si voltò verso la serpeverde, parlando con una voce diversa e con una lingua diversa: “Ora Leslie sentirai il dolore delle carni tagliate...” disse “lame oscure”
Tutti i professori riconobbero il serpentese, ma solo Harry, David, Draco e Ginevra riuscirono a capirne il significato.
David si lanciò coprendo Leslie con il suo corpo e entrambi vennero colpiti in pieno dal incantesimo. Il professore era stato colpito alla schiena, mentre la ragazza era stata ferita a un braccio.
Solo allora Harmony sembrò svegliarsi, tornare normale, mentre tutta la platea degli studenti era rimasto sconvolta, Harry e gli altri professori corsero per vedere le condizioni di David e di Leslie. Harry guardò Harmony ancora sotto shock, Acrux corse dalla sua ragazza e gli gridò: “Harmony...” per poi abbracciarla.
La strega era come imbambolata e domandò: “Cosa è successo? Cosa ho fatto? Io... Io... Acrux cosa ho fatto...” e guardava dall’altra parte Neville sincerarsi delle condizione dei feriti.
“Chiamate l’infermeria presto...” gridò Paciock
“Neville?!” disse Harry.
“E’ grave, è molto grave...” sussurrò il guaritore, che gridò: “Fatte spazio, per Merlino...”
Harry andò verso Harmony. La strega lo guardò e domandò ad Acrux: “Sono stata io…”
Il ragazzo non rispose
“Dimmi qualcosa Acrux… dimmi qualcosa…” poi un lampo e ricordò tutto “Oh mio Dio, cosa ho fatto? Cosa ho fatto?” iniziò a piangere.
Tim guardava tutto dal suo posto, mentre Robin si era avvicinata per sincerarsi della situazione e far spostare i curiosi da dove si trovavano David e Leslie. Ron era andata da Tibby, che era rimasta impietrita. Molti guardavano Harmony come se fosse stata un mostro, quando Harry era ormai a pochi passi dalla figlia, questa decise che non voleva affrontarlo, non riusciva a capire lo sguardo dei genitore, i sentimenti che lui provava in quel momento.
E anche lui non sapeva bene che fare, che dirle, sapeva che doveva stringerla abbracciarla, ma cosa doveva dirle, ripensò al tempo in cui al secondo anno quando tutti lo credevano l’erede di Serpeverde, e poi al quinto anno quando sentiva i pensieri di Voldemort nella testa, quando lo sentiva dentro di se. E adesso sembrava che l’incubo fosse tornato per Harmony, per sua figlia.
“Harmony…” le sussurrò  Harry avvicinandosi.
“Io… Io… Harry…” sussurrò lei fra le braccia di Acrux, allora si guardò intorno, e vide la paura sul voltò degli altri studenti, sui volti dei professori, gli amici dei suoi genitori, e anche sul volto di Harry e del suo ragazzo. La strega si allontanò scostando Acrux, si guardò ancora intorno, confusa, spaventata, in preda al panico, doveva scappare, fuggire da Harry, da tutti, non capiva più niente. Le lacrime riempirono i suoi occhi e gridò: “Harry… chi sono io? Cosa sono? Perché l’ho fatto? Io non volevo… non volevo… aiutami, Acrux… aiutami…”
“Sono qui Harmony, stai calma… ti prego… stai calma…” le rispose Harry.
“Si, piccola, non preoccuparti…” le disse Acrux.
“Vieni qui, Harmony… vieni da me…” disse Harry.
La ragazza non chiedeva di meglio che stare tra le braccia di Harry, lui sapeva tutto, lui le voleva bene, ma di nuovo guardandolo negli occhi notò quanto lui fosse spaventato e impreparato, qualcosa in lei le disse: “Scappa.. scappa via….”
E la ragazza fuggì in lacrime. Harry non la inseguì, non capiva perché, ma doveva lasciarla andare.
Acrux le corse dietro raggiungendo la ragazza poco dopo, tutte due avevano il fiatone.
“Piccola… piccola… tranquilla ci sono io…” le disse per poi stringerla a se.
“Ho paura… Acrux… Paura di quello che sono, di quello che ho dentro di me…” e poi gridò “Io non so chi sono… cosa sono… perché Harry o mia madre non mi hanno detto nulla… Acrux!!…”
“Sono qui… sono qui… sono con te…” e la strinse, mettendole una mano sulla testa, e appoggiandole la testa sul petto.
La strega singhiozzava, dopo qualche minuto, si calmò e alzò lo sguardo guardando il suo ragazzo. Lui le sussurrò: “Perché non andiamo dal professor Potter o da tua madre… loro sapranno cosa fare…”
La ragazza stava per acconsentire, quando lo guardò negli occhi e ci vide di nuovo la paura, lui aveva paura di lei.
S’allontanò, non voleva che lui avesse paura, non voleva fargli del male e gli gridò: “Acrux… stammi lontano… stammi lontano… se mi ami stammi lontano…” e scappò via.
Sul ponte che portava al lago nero ci trovò Tim, il ragazzo era appoggiato a guardare il panorama, e senza voltasi le disse: “Questo è uno dei posti che preferisco… mi piace poter vedere da una parte il lago e dall’altra le montagne….”
“Tim…” sussurrò lei.
Lui si voltò e la chiamò: “Harmony…”
I due rimasero a guardarsi per un tempo infinito.
“Fammi passare, Tim…”
“No, Harmony, se vuoi passare devi combattere... contro di me.”
“Non voglio… non voglio farti del male…”
Il ragazzo estrasse la bacchetta.
“Tim no, fammi passare…”
Il giovane mago scosse il capo.
La ragazza estrasse la bacchetta e disse: “Ti prego, non voglio che accada di nuovo… non a te…”
Il grifondoro sorrise e puntata la bacchetta gridò: “Expelliarmus”
La strega istintivamente gridò: “Protego” bloccando l’incantesimo del giovane mago.
Tim si lanciò su Harmony, per poi buttarsi con lei contro le pareti di legno del ponte, le afferrò le mani portandole verso l’alto, immobilizzandola. I due ragazzi erano adesso molto vicini.
“Lasciami andare…” gli disse la strega.
“No…” sussurrò il ragazzo.
“Lasciami non voglio farti del male…”
“Tu non puoi farmi del male, Harmony…”
“Si, invece… io sono un mostro… hai visto cosa ho fatto al professor Giles e a Parkinson…”
“Tu non sei un mostro…” e la bacio.
Harmony aveva gli occhi spalancati, ma si lasciò andare alla passione e al sentimento di quel bacio. Sentì le dita di lui toccargli timidamente il suo fianco, per poi spostare la mano sulla schiena e stringerla a se. L’altra mano le lasciò i polsi e si spostò dietro la nuca. E lei gli portò tutte due le mani dietro il collo del ragazzo.
Quando si lasciarono, si guardarono in silenzio, le lacrime tornarono a scosse sul volto della strega. Lui le accarezzò il viso bagnandosi le dita, si guardò la mano e le disse: “Conosco il sapore salato e amaro delle lacrime… e conosco i mostri… i mostri non piangono, e non credo che i mostri possano amare… ed io non bacerei un mostro, neanche bello come te…”
“Ti prego, Tim, ti prego lasciami andare…”
Lui sospirò, mentre si girò dandole le spalle e le disse: “Non so cosa è successo mentre combattevi con Parkinson… ma so cosa vuol dire sentirsi un ombra dentro… lasciati aiutare Harmony…”
“Tim… io… devo andare, ma grazie…” disse lei con voce tramante.
La strega superò il mago, attraversando il ponte per poi trovarsi sulle rive del lago nero.
 
Intanto nel infermeria David era morto, ma dopo qualche minuto sotto gli occhi di Harry e degli altri tornò in vita, sorrise e disse: “Dio, come odio morire…”
Era sempre qualcosa di straordinario e terrificante al tempo stesso vederlo tornare nel mondo dei vivi.
“La ragazza come sta?” domandò David dolorante, cercando si mettersi seduto sul letto, appoggiando la schiena alla spaglierà.
“E’ viva grazie a te…” rispose Harry “Pansy le sta curando le ferite, è nella sua stanza.”
“Ahhggg….” esclamò David, mentre si muoveva.
“Stai fermò altrimenti le ferite si potrebbero riaprire.” gli disse Neville.
“Sto bene… guaritore…” e il mago si alzò.
Le ferite sulla sua schiena erano scomparse.
In quel momento entrò Hermione era fuori di se, spaventata e arrabbiata.
“Harmony… Harmony…” gridò.
“Hermione…” disse Harry correndogli incontro.
“Dov’è? Dov’è mia figlia?”
Harry non rispose.
“Harry voglio sapere dov’è mia figlia…”
“Non lo so…”
“Come non lo sai… nostra figlia è scomparsa… dovevi inseguirla, dirle qualcosa…”
“Hermione è successo tutto così in fretta… David e quella ragazza sono stati feriti, tutti gli studenti erano nel panico…” disse Harry abbassando il capo.
“Non tutti gli studenti sono tua figlia, Harry…” gli disse lei con voce fredda e scostante, e superò il mago dicendo: “Dobbiamo trovarla… dobbiamo spiegarle…” poi vide David su quel letto circondato tra Ron e Ginevra a destra e Neville a sinistra, e gli domandò: “Stai bene?”
“Si… sono solo morto…” rispose.
 
Nelle stanze di Pansy. La strega si prendeva cura delle ferite al braccio alla spalla della figlia. La ragazza era seduta nel letto, ed era molto arrabbiata.
“Vuoi stare ferma… tesoro, non riesco a metterti la pozione se si muovi…” le disse la madre. Quando Pansy aveva visto Leslie priva di sensi tenuta in braccio da Harry, non riuscì a non sentire tutto l’amore che provava per quella ragazza, amava sua figlia, era tutto per lei.
“Mi ha battuto mamma? Come ha fatto? Da dove ha preso tutto quel potere… quel potere oscuro…”
A rispondere non fu Pansy, ma Draco che era appena entrato nella stanza: “E’ una buona domanda, mia signora…”
Pansy si voltò verso l’amante, senza dire una parola mentre lui si avvicinava al letto.
Il mago guardò prima la madre e poi la figlia, per niente preoccupato del fatto che la ragazza fosse mezza nuda, coperta solo da un lenzuolo di seta dal vita in giù. Questa quasi sorrise nel notare come l’amate di sua madre, le guardava il seno nudo, e cercò di entrare con la legilimanzia, nella mente del mago per vederne i desideri, ma la trovò chiusa. Draco Malfoy era il migliore nell’arte dell’occlumanzia.
La ragazza si coprì, più per la madre che per se stessa.
“Come molti sanno…” iniziò a dire Draco “Il giorno in cui il nostro signore oscuro Lord Voldemort cercò di uccidere per la prima volta Harry Potter, il suo corpo fu distrutto e una parte delle sue conoscenze sono entrate nel suo nemico, per questo Potter può parlare il serpentese e ha altre capacità… Penso che quella parte sia stata ereditata anche da sua figlia… anzi in Harmony Granger sembra essere molto più potente che nello stesso sfregiato…”
“Draco…” esclamò la ragazza.
“Calmati, Leslie si potrebberò riaprire le ferite…” disse la madre.
“… Vuoi dire che quella ragazza è più potente di me nonostante io sia la figlia di Voldemort in persona?”
“Si, ma la Granger non mi sembra in grado di usare consciamente questa parte dei suoi poteri…”
Leslie ci penso un po’ su e poi disse: “Io devo dimostrare d’essere più forte di lei… io devo essere più forte di lei…” In cuor suo la principessa dei mangiamorte sapeva che gli era piaciuto lo scontro con Harmony, si era sentiva viva come quando volava sulla scopa o combatteva nelle vesti di mangiamorte, e poi c’era dell’altro quando la sua avversaria era stata posseduta aveva sentito di provare qualcosa per quella versione oscura, un legame, era come se avesse trovato qualcuno che poteva capirla, una sorella…
“Devo sconfiggerla… devo addestrami per diventare più forte di lei…” disse la giovane strega.
“Leslie…” sussurrò Pansy.
“Draco, insegnami a combattere come il migliore fra i maghi oscuri…”
“No…” rispose lui.
“Come no?” domandò la giovane strega.
“Non io.. c’è sola una persona che può insegnarle, che può renderla potente come suo padre… lo farò chiamare sarà contento di...” disse Draco con una strana luce negli occhi e uscì dalla stanza.
“Riposati piccola mia, io tornerò fra poco…”
Fuori Pansy vide che Draco aveva raccolto il suo mantello dalla poltrona e stava per andare via.
“Perché non resti per tutta la notte?” le domandò la strega.
Lui si limitò a guardala senza rispondere.
“Resta… voglio che tu mi prenda…” disse lei avvicinandosi sinuosa.
“No, non questa notte… e poi c’è tua figlia di la…” rispose lui allontanandosi.
“Potremo stringerci… ho visto come la guardavi… potresti avere quello che tuo figlio ha già avuto…”
“Basta con questo gioco, Pansy, lo sai che io non mi faccio le ragazzine… io non so come…”
“No, sei molto meglio di lui a letto…”
“E’ una cosa che non m’interessa…”
“Pensi che il lato oscuro della figlia di Potter lo potremo usare a nostro vantaggio?” domandò la strega allontanandosi da lui.
“Cosa vuoi dire?”
“Niente, ho un idea…” rispose.
 
Harmony piangeva vicino alla quercia sul confine della foresta proibita
Sentì dei passi avvicinarsi da dietro le sue spalle e sussurrò: “Harry...” senza voltarsi
avrebbe voluto che fosse lui, che gli spiegasse il perchè... perchè conosceva il serpentese? Perchè aveva provato piacere nel colpire Parkinson?
Si voltò è vide un ragazzo sui diciotto anni, vestito alla babbana, e con degli occhiali.
“Ciao...” disse lui.
“Salve.” rispose la ragazza.
“Forse puoi aiutarmi, sto cercando il professor Lumacorno…”
“Il professore Lumacorno?! Ma è andato in pensione l’anno scorso, adesso c’è il professor Malfoy a insegnare pozioni…” rispose Harmony, anche senza conoscere quel ragazzo li sembrò simpatico, guardando i suoi occhi gli ricordava qualcuno.
“Oh... non lo sapevo” disse il giovane mago sorridendo e poi aggiunse “Posso chiederti perchè stavi piangendo?”
Harmony rispose: “Perchè in un duello di magia ho ferito gravemente un professore e una mia compagna...” la ragazza non sapeva perchè aveva risposto alla domanda, ma sentì che poteva fidarsi.
Il ragazzo si sedete sulla panca vicino alla quercia, e la guardò
“Tu mi ricordi qualcuno: una persona, la migliore che ho mai incontrato... certo lui era un ragazzo, ma avete gli stessi dubbi, Harmony...”
“Come fai a sapere chi sono? Chi sei...”
“...adesso, mi ricorda un'altra persona, la seconda migliore che ho mai incontrato... ma per risponde alla tua domanda mi chiamo Parsifal Wulfric.”
Harmony guardò il ragazzo, e capì chi gli ricordava aveva qualcosa di simile al professor Giles, chi sa forse era un suo parente.
“Gli incidenti capitano, Harmony... non dovresti farne un dramma.”
“Ma quello non è stato un incidente, ho provato delle strane sensazioni, come d'avere una voce nella testa che mi diceva di dovevo fare... e poi...”
“E poi...?”
“Ho parlato in sepentese la lingua usata da Voldemort...”
Il ragazzo diventò serio, ma per lui non sembrava una sorpresa e disse: “Anche il ragazzo che conoscevo sapeva il serpentese e anche lui ne ebbe paura...”
“Io ne ho paura...Parsifal." e si fermò “Ho visto la paura sul volto della mia migliore amica, su quello del mio ragazzo... su quello di Harry...”
“Tuo padre.... ma non credo che fosse paura di te, ma paura per te, paura per quello che può succederti paura che certe cose tornino dal passato... cose che lui pensava finite... morte.”
“Non m'interresa di cosa ha paura, deve dirmi cosa mi succede, cosa c'è dentro di me...” esclamò la ragazza.
Il ragazzo abbassò lo sguardo. “Harmony...” disse “tu non hai niente che non va... tu non sei cattiva...”
“E come fai a saperlo?”
“Perchè ho conosciuto uomini cattivi, ho visto il male e la sua arte... e tu non lo sei cattiva...” e le sorrise.
“Vorrei esserne sicura... vorrei averne la prova...”
“Proprio come lui...” sussurro il giovane mago “vedi sono le nostre scelte a determinare chi siamo... dobbiamo scegliere fra ciò che facile e ciò che è giusto...”
“Silente... queste sono frasi di Albus Silente... Harry dice che era il miglior mago che sia mai esistito...”
Il ragazzo sorrise e aggiunse: “Harmony dentro di noi c'è sempre del buio, delle tenebre, sta a noi solo a noi scegliere se seguirle o meno... e anche se dovessimo caderci dentro possiamo sempre rialzarci, diventando così più forti...”
“E se non ci riusciamo a rialzarci da soli?”
“Allora ci saranno sempre i nostri amici, chi ci ama ad aiutarci... chi ci ama, Harmony non ci abbandona mai... Ora devo proprio andare...” disse alzandosi.
“No, Parsifal resta voglio che Harry ti conosca..."
“Harmony, Harry Potter mi conosce già...” e il ragazzo andò verso i cancelli della scuola.
Harmony stava per tornare al castello, voleva parlare con Harry sia del duello, che dello straordinario incontro che aveva avuto. Guardò il sole al tramonto e vide qualcuno avvicinarsi, era Pansy Parkison.
La strega non diede il tempo alla ragazza di dire niente; con un ghigno dipinto sul viso, alzò la bacchetta e disse: “Do chél dénmha.” Un fulmine nero scaturì dalla bacchetta colpì in pieno la giovane strega.

2 commenti:

Anonima ha detto...

Allora il ragazzo era Silente????

Anonimo ha detto...

cretino di un dalastor leva subito la parte che dice degli occhiali di harmony perchè rende il tuo racconto schifoso.!!!!!!!!!!!!!!!!

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