lunedì 22 novembre 2010

Scappiamo?!

La festa per la vittoria su Voldemort era al suo culmine, si ballava, si cantava, si era felici, ma anche tristi per persone che non c’erano più.
Tutti i fratelli Weasley, persino Percy, erano un po’ brilli per il troppo idromele bevuto.
Molte coppie ballavano al centro della sala tra queste Harry e Ginny.
Harry Potter, il grande eroe aveva vinto, aveva battuto Lord Voldemort, e la comunità magica era finalmente in pace.
Hermione guardava gli altri ballare appoggiata a uno dei tavoli, il suo migliore amico ridere come non lo faceva da molto tempo.
“Ora tutto va bene.” Si disse la giovane strega. “Puoi rilassarti, Hermione, ogni cosa è al suo posto. Domani si apre un nuovo futuro per tutti noi, un futuro senza maghi oscuri, profezie e horcrux.”
“Ehi, ti va di ballare?” le domandò Ron avvicinandosi.
“Non adesso, facciamo dopo, va bene?” rispose lei sorridendo.
“Ok…” disse il rosso, ma fu subito preso alle spalle da Luna che gli disse: “Ron, perché non mi inviti a ballare, e non voglio un no come risposta.”
Il ragazzo guardò Hermione con un’espressione interrogativa.
La griffondoro sorrise e annui.
Ron prese Luna per mano e la portò al centro della pista vicino a Harry e Ginny che ballano stretti stretti.
Il rosso li guardò per un secondo con un espressione severa.
“Vuoi star fermo qui? O vuoi ballare?” gli domandò Luna sorridente.
“Ma da quanto tempo Luna è così carina?” pensò il ragazzo che arrossì e gli rispose: “Balliamo…” e la strinse a se un po’ emozionato.
La corvonero fu presa alla sprovvista.
Dal tavolo Hermione guardava i suoi amici e sorrideva.
Ron che pestava i piedi a Luna, ma la ragazza non si lamentava, rapita dallo sguardo del giovane mago.
Mentre Harry teneva appoggiata la testa di Ginny sul suo petto e sembrava coccolarla.
“Finalmente potranno vivere il loro amore.” Pensò Hermione, ma guardandoli sentiva che qualcosa non andava bene. “Ma… Vorrei essere io a ballare con lui.”
La strega si pentì subito dei suoi pensieri, forse era stato l’idromele, forse la giornata troppo lunga o la frenesia della festa.
“Esco, vado a prendere un po’ d’aria, mi farà bene.” Pensò e senza aspettare un istante si diresse verso il grande portone della sala grande, credendo di non essere vista.

Invece la sua “fuga” era stata notata.
“Dove va, Hermione?” pensò Harry che disse: “Scusa Ginny, vado un attimo in bagno.” E la lasciò andare.
“Sì, ma torna subito, non voglio più stare lontano da te.” Rispose la ragazza.
“Certo…” rispose lui sorridendo.
“Posso invitarla per un ballo signorina?” disse Charlie dietro le spalle di sua sorella.
“Sì, signore, ma solo fin quando non torna il nostro eroe.” Disse la giovane strega entusiasta.
Le parole di Ginny suonarono cosi strane a Harry, che mormorò un distratto: “Con permesso.” prima di lasciare il centro della sala e varcare il grande portone.
Finalmente fuori Harry sospirò di sollievo e si voltò cercando di capire dov’era andata Hermione.
“Che stupido che sono.” Mormorò e prese dalla tasca la mappa del malandrino, l’aprì e vide il nome di Hermione ferma sul ponte coperto.

La strega guardava le stelle appoggiata al parapetto del ponte con le braccia conserte, cercando di distrarsi, di non pensare e riconoscendo per gioco le stelle e le costellazioni imparate nel corso d’astrologia.
D’un tratto starnutì e sentì una voce famigliare alla sua destra dirle: “Salute.”
Si voltò e vide Harry.
“Non dovresti stare qui, soprattutto vestita così.” Disse lui guardando lo splendido abito blu notte molto simile a quello del ballo del ceppo di tre anni prima.
Hermione s’imbarazzò scuotendo le mani velocemente sulle braccia nude e solo allora sembrò rendersi conto che sentiva freddo.
Il mago si tolse la giacca del suo vestito e la sistemò sulle spalle di lei.
La giovane strega sorrise e sussurrò: “Grazie, Harry…” sentì il calore del corpo del ragazzo, e il suo profumo.
“Non posso permettere che la migliore strega della sua generazione preda freddo.” Disse per scherzo facendole l’occhiolino.
Lei sorrise di nuovo.
“Che fai qui fuori tutta sola, signorina Granger?” le domandò appoggiandosi al parapetto del ponte.
“Guardò le stelle, signor Potter e fugo a quella festa.” Rispose lei prendendo posto accanto a lui. “Lo sai che non sono un tipo da feste.”
“Mmm.” fece Harry. “Non mi sembra, mi ricordo un certo ballo del ceppo, ti sei scatenata allora; credo che hai infranto molti cuori allora.”
“Non ne ho un bel ricordo, sai Ron…”
“Ron si è comportato ehm... da Ron, ma ora è molto cambiato.”
“Già proprio così.” Mormorò lei.
E ci fu un attimo di silenzio fra loro.
“Sei felice, Hermione?” domandò il mago a bruciapelo voltandosi e guardandola negli occhi.
“Harry…” mormorò lui. “Sì, sono felice, abbiamo vinto siamo in pace, ora andrà tutto per il meglio avremo una vita normale, normale per dei maghi almeno.”
“Sì, è vero.” Disse il mago tornando a guardare le acque placide del lago nero.
Di nuovo i due restarono in silenzio, entrambi guardarono verso la foresta proibita.
“Hermione…” mormorò lui.
“Sì, Harry.”
“Ti manca la nostra tenda?” domandò il ragazzo senza voltarsi.
“La tenda?” ripete Hermione che pensò: “Sì, mi manca un po’ quando eravamo soli, quando potevamo contare solo l’uno sull’altro. Quando mi hai stretto fra le tue braccia e ci siamo addormentati.” ma rispose: “Non tanto, Harry, eravamo inseguiti, braccati, ma perché questa domanda?”
Lui mugugnò qualcosa e senza voltarsi disse: “Penso di non amare più Ginny.”
“Cosa?” esclamò la giovane strega.
“Pensò di non amarla più.” Ripete Harry.
“Ho sentito, ma lei ti ha aspettato per tutto questo tempo. Forse sei solo stanco e stressato....”
“Non sento più gli stessi sentimenti per lei.” Disse il giovane mago abbassando gli occhi.
“Ma Harry, lei ne soffrirà…” mormorò la ragazza.
Il griffondoro si voltò verso l’amica, sorrise amaramente e le disse: “Perché per te è tanto importante che io stia con Ginny, Hermione?”
“E’ vero perché?” pensò la ragazza e rispose: “E’ la mia migliore amica, non voglio che stia male.”
“Hermione, molti nostri amici sono morti in questa stupida guerra, persone buone.” Disse Harry tornado a guardare la foresta e la superficie del lago nero. “Remus e Tonks si amavano, e ora non potranno crescere il loro bambino, Fred, Dobby, Alastor, Piton, Colin. La morte non è la fine di tutto, ma penso sia giusto vivere la vita pienamente. Io se sono vivo, lo devo in particolar modo a chi non c’è più.” E si voltò verso la strega guardandola negli occhi. “Voglio vivere la mia vita a pieno.”
“Ehm credo di capire, Harry.”
“Lo so che mi capisci.” Disse lui. “Voglio vivere, voglio amare.”
A quella parola il viso della giovane strega diventò subito rosso.
“Hermione, io amo un’altra ragazza.”
“Harry secondo me, dovresti pensarci bene.”
“Ci ho pensato molto bene, ho avuto un anno intero per pensarci e sai cos’è assurdo avevo la ragazza, anzi la donna, giusta per me accanto da moltissimo tempo e non lo mai notata. Lei è fantastica, è bellissima, mi ha aiutato un’infinita di volte, mi da conforto, coraggio e forza. Credo che se ho vinto Voldemort è stato per lei solo per lei..”
Tra i due calo il silenzio, in lontananza si sentiva solo la dolce musica provenire dalla sala grande.
“Vuoi ballare, Hermione?” domandò lui e senza aspettare una risposta la prese e i due iniziarono a danzare piano piano.
Hermione teneva lo sguardo basso e il suo viso era rosso dall’emozione, non sapeva che dire, aveva paura, paura di parlare, paura d’alzare gli occhi e guardare quelli di Harry, paura delle parole che lui poteva dire.
“Hermione… Io…”
“Harry, ti prego non dire niente…” mormorò sempre senza guardando.
“Hermione alza il viso, ti prego.”
“Io, non posso, ho paura.”
“Anch’io… ma c’è qualcosa più forte della paura. Ci sono cose più importanti.”
Quella la frase. Era la frase che gli aveva detto lei quando al primo anno erano a pochi passi dalla pietra filosofale.
“Har…”
“Io l’amo, Hermione. Ma non so cosa prova lei per me se affetto o amore?” Domandò lui nervoso.
La strega alzò finalmente gli occhi e guardò quelli del suo cavaliere.
“Provaci.” Disse lei timidamente.
“Cosa?”
“Prova a dirle cosa provi?” domandò in un sussurrò la giovane strega.
“Ti amo, Hermione Granger, ti amo più della mia vita. Ti amo e non posso farne a meno.”
Hermione si lanciò su di lui lo baciò, lo baciò come avrebbe voluto fare da anni.
La giacca scusa cadde a terra dalle spalle della strega
Harry la strinse a se.
E continuarono a baciarsi per alcuni minuti che per loro sembrarono ore, poi si lasciarono.
“Ehm…” Disse una Hermione arrossita.
Il ragazzo sembrava aspettare qualcosa.
Lei sorrise un po’ imbarazzata e disse: “Anch’io ti amo.”
Era al settimo cielo e la prese per i fianchi alzandola e facendola volteggiare in aria.
“Oh Dio Harry, fammi scendere, ti prego basta.” disse lei anche se rideva come una pazza.
Il giovane mago dopo averla lasciata andare, raccolse la giacca e gliela rimise sulle spalle e appoggiando una mano sulla spalla destra.
“Ora che si fa?” domandò Hermione.
“Come?” domandò lui.
“Dobbiamo dirglielo. Dirlo a Ron e Ginny…”
“Non la prenderanno bene, giusto?” domandò un po’ ironico il mago.
“Harry…” disse Hermione con la sua espressione di rimprovero che a lui piaceva da impazzire.
“I tuoi genitori sono ancora in Australia? Senza memoria, dovremo andare a riprenderli non credi, amore?”
“Non stai dicendo d’andare via?” domandò lei.
“Sì, scappiamo?! Scappiamo stanotte, per un’altra fantastica avventura noi due da soli.” Disse Harry ridendo.

Fine