mercoledì 9 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo ventunesimo: Edimburgo

Bagno delle ragazze della casa griffondoro, Tibby era davanti allo specchio, appena uscita dalla doccia e aveva un asciugamano avvolto intorno al corpo. Guardare la sua immagine, ma il suo sguardo era perso altrove nei suoi pensieri.
“Ho un ritardo…” pensava “Non mi sono ancora venute… Oh non sarò in… si può restare in… la prima volta. No non posso ho solo quattordici anni…” Aveva gli occhi rossi e piene di lacrime, allo specchio s’immagino con la pancia enorme. “Se lo sono che faccio, come faccio a dirlo… non so che fare…”
“Tibby hai finito…” le disse una ragazza.
Ma la rossa non rispose.
“Tibby…” la chiamò più forte. “Tibby tutto bene?”
Ma non ebbe risposta. La griffondoro uscì dal bagno e tornata al dormitorio s’avvicino ad Harmony, e le sussurrò: “Tibby non sta bene, credo che abbia bisogno d’aiuto, è nel bagno ha un aria assente e gli occhi rossi di lacrime.”
“Grazie…” rispose la Granger e si precipito nel bagno.
L’aspetto di Tibby la spaventò, ma s’avvicinò e le mise la mano su una spalla.
“Cosa c’è Tibby? Vuoi parlarmene…” le disse.
La rossa abbassò lo sguardo, ma non rispose.
“Ho capito, ma se ne vuoi parlare io… aspetterò… lo so che dopo la litigata per James e Rigel, non siamo tornate a parlare come prima, ma… Tibby se hai bisogno di me…” disse Harmony che aveva le lacrime agli occhi “Tibby io ho bisogno di te… della tua amicizia, del tuo appoggio sento di non farcela da sola, ho bisogno della mia migliore amica, ti prego... mi manchi, io ti voglio bene…” ed era sul punto d’andare via, quando sentì l’amica sussurrare: “Harmony… io anch’io ti voglio bene, manchi anche a me…”
“Tibby…” e si voltò e le due ragazze s’abbracciarono.
“Dimmi cosa c’è? Cosa c’è che non va sono giorni che sei strana… E’ per James?” domandò Harmony.
“In parte, Harmony…” rispose Tibby dandole le spalle “Ho fatto una sciocchezza, una molto grossa. La notte che abbiamo litigato…”
L’amica non domandò, lasciando che si sfogasse.
“Harmony… io…io… ho un ritardo…”
“Tibby…?” Harmony non capiva guardava perplessa l’amica, che arrossiva. “Oh mio Dio Tibby, tu… tu potresti essere, ma allora…” e la guardò.
“Harmony cosa devo fare? Aiutami…” disse l’amica che poi appoggiò la testa sulla spalla dell’amica, iniziando a piangere.
Harmony l’abbracciò, e le accarezzò i capelli, sussurrandole: “Calma, troveremo una soluzione….” Dopo qualche minuto dolcemente la lasciò, tenendola per le spalle.
“Tibby…” le disse seria “Non possiamo fare molto noi due, dobbiamo parlarne con qualcuno di più grande…”
“No, no, nessuno deve saperlo a parte te… potrebbero saperlo i miei genitori, e io mi vergogno, ho paura di cosa posano pensare, e di cosa dirà la gente…” disse sempre alle lacrime la strega.
“Ma, Tibby, più tempo passa più potrebbe essere peggio… dobbiamo parlarne con qualcuno… anzi per prima cosa dovremo esserne certi, ci vuole un test di gravidanza…” disse Harmony.
“E’ dove lo prendiamo? A Hogsmeade? Non ci andremo non prima di un mese, e in più troppa gente ci conosce farebbero due più due…”
“Forse se mandiamo qualcuno?”
“E chi? Di chi possiamo fidarci?” domandò la rossa.
“Tibby, diciamolo a mia madre… “
“No l’ho dirà alla mia… io non voglio deluderla.”
“Sono sicura che mia madre terrà la bocca chiusa. C’è passata anche lei con me… ci aiuterà…”
“Ok, forse hai ragione, diciamolo a Hermione, mi sembra una buona idea…”
“Ok gliene parlerò a pranzo… Tibby, ma… ehm lui è…”
“Meglio che non lo sai…”
“Come vuoi, scusa… non dovevo….”
Tibby respirò profondamente e disse tutto di un fiato: “Ryo Parkinson…”
Harmony non riuscì a non rimanere sorpresa, si ricordò del suo incontro con Ryo allo spogliatoio.
“Ti ha forse… ehm obbligata…”
“No, sono stata io, io l’ho voluto…” disse e cominciò a singhiozzare.
Harmony però sentì crescere dentro di se una forte rabbia, e strinse il pugno destro.
“Tibby adesso, usciamo, ci vestiamo e andiamo a fare colazione, siamo un po’ in ritardo…”
“Si, Harmony… e grazie…”
L’amica sorrise e disse: “A cosa servono altrimenti le migliori amiche…”

A pranzo Harmony andò a cercare la madre, nella sala grande.
“Mammy, posso parlarti in privato?”
“Si, certo piccola andiamo fuori…” rispose Hermione, che si alzò.
Insieme con la figlia si diresse verso il portico colonnato, e poi verso il balcone che davo sul lago nero.
“C’è sempre una splendida vista da qui…” disse Hermione, ma notò che la figlia aveva qualcosa che non va, era preoccupata, portava un peso sul cuore. “Cosa c’è piccola…”
Harmony sospirò e cercò le parole giuste, non aveva mai dovuto cercare le parole con sua madre, avevano sempre parlato di tutto, anche di sesso, ma se da bambina il discorso era su come nascono i bambini, adesso la cosa si era fatta più complicata per entrambe.
“Mammy… ehm c’è una mia amica…” disse la ragazza, senza però guardare la madre negli occhi.
“Si, una amica…” disse Hermione e poi pensò: “Si, l’amica, il problema è suo… Cavolo che le dico se mi chiede chi dovrebbe scegliere fra Acrux e Tim…” la guardò, la streghetta era imbarazzata, ma anche molto dolce “Tale madre, tale figlia…” pensò Hermione.
“Questa mia amica ha un problema…”
“Un problema?…” disse Hermione, si rese conto che doveva essere qualcosa di molto serio.
“Si, mammy, forse ehm è rimasta… forse ehm… ha un ritardo…” sussurrò Harmony.
“Cosa, ma… ma, lei… tu… hai fatto….” Farfuglio Hermione, guardando Harmony.
“Io, io, ma…”
“Harmony… tu hai fat… no tu sei…” Hermione respiro e sussurrò: “Hai fatto… Harmony pensi forse d’essere incinta?”
“Io… io cosa c’entro io….”
“Harmony, dimmi la verità ti prego, hai fors…” disse Hermione, che cominciava a non sentire più le gambe.
“Mammy, io… ma cosa ti salta in mente…” disse la giovane strega guardando la madre quasi in prega a un infarto. “Mammy…” sussurrò “Non sono io, ma Tibby…”
“Tibby?… Tibby è?”
“Non lo sappiamo…”
“Allora prima dobbiamo esserne sicuri…” disse Hermione “Dobbiamo prendere un test di gravidanza… lo prenderò io, oggi a Hogsmeade, per fortuna quelli magici sono molto sicuri…”
“Grazie, mammy…” rispose la figlia.
“Mi vendicherò per questo scherzo…”
“Ehi io non volevo hai fatto tutto tu…”
“Dovremo però dirlo almeno a Luna.”
“Non è meglio saperlo prima? Di parlare con Luna?”
“Non lo so, non vorrei fare le cose di nascosto da lei… Lei mi ha aiutato quando aspettavo te… Non mi sembra giusto mettergli su sua figlia.”
“Mammy, Tibby, non vuole… ha paura…”
“Non posso dargli torto, poverina…”

A fine lezioni Hermione andò a Hogsmeade dove comprò il test di gravidanza magico, mentre lo acquistava non riusciva a non pensare che lei circa quindici anni prima lo aveva preso a Diagon Alley per scoprire che era incinta.
Uscita dal negozio, avrebbe dovuto tornare a scuola, ma nonostante quello che aveva detto ad Harmony penso: “Forse Luna dovrebbe saperlo…” e si diresse verso la casa a due piani affittata da Ron, Luna e gli altri.
Bussò alla porta e ad aprili fu Luna che la salutò: “Hermione, che bella sorpresa, vieni entrata o appena fatto nel thè al lilla, ne vuoi una tazza…”
“Ciao Luna. Si, certo, il tuo thè al lilla è uno dei migliori al mondo ne prendo volentieri una tazza…” rispose la strega mentre entrava.
La casa era tipicamente inglese, ricordava un po’ la tana, piccola accogliente e calda.
Luna le fece strada fino al soggiorno di velluto rosso, e poi invitò Hermione a sedersi nel divano, poi andò a prendere il piccolo Harry.
“Ecco, Hermione guarda chi si è svegliato…” disse Luna con in braccio il piccolo.
“E’ sempre più carino, per fortuna ha preso da te…” disse Hermione, prendendo il bambino in braccio. Harry sbadigliò, era un bambino calmo non piangeva mai, ma la cosa più incredibile e che era biondo di capelli,
“Sembra proprio che la tradizione dei pel di carota Weasley, si sia fermata con te piccolo… ma dimmi avete risolto la faccenda del nome?” domandò Hermione.
“Ma che, siamo d’accordo solo sul primo nome Harry. Sai come Ron… è testardo…”
Hermione sorrise e disse: “E’ uno dei suoi molti difetti… ma è anche una delle migliori persone che ci sono al mondo…”
“Lo so, altrimenti non mi sarei innamorata di lui… è così dolce…”
“Si… e poi Ronald Weasley è una roccia.” Disse Hermione.
“Scusa, vado a prendere il thè e a sistemare questo brigante…” disse Luna alzandosi e portando Harry nella sua camera, poi andò in cucina e prese il the, tornata lo mise il vassoio sul tavolo e versò il thè.
“A proposito, ma cosa ne pensano di questa storia Harry e David?” domandò Luna, mentre mescolava il thè.
“Sai come sono preferirebbero affrontare cento mangiamorte, che entrare nel merito di una questione famigliare… Però direi che Harry è felice e fiero della scelta del nome del piccolo, Ron si è dimostrato un grande amico. Per David invece è diverso, penso che non si senta degno che tuo figlio porti il suo nome… sai com’è David Giles non ha un’alta stima di se stesso…”
“Lo so… pensò che alla fine arriveremo a un compromesso tipo: Harry Ronald Arthur David Weasley…”
“Che nome lungo però…” disse Hermione e beve un sorso di te “Luna sono venuta a parlarti di Tibby.”
“Cosa c’è? Dalla sua rottura con James, non è più la stessa, lei non mi ha detto molto?”
Hermione sospirò e disse: “Credo che abbia un problema molto grosso… Luna oggi Harmony mi ha chiesto di comprare per Tibby un test di gravidanza…”
“Per Tibby… Oh mamma… Hermione…”
“Luna le ragazze mi hanno pregato di non dirti niente, e mi costa dover tradire la loro fiducia, soprattutto quella di mia figlia, ma credo che tu debba saperlo…”
“Grazie…” disse Luna, che era molto confusa. “Mi sembra ieri che era una bambina e oggi ha bisogno di un test di gravidanza…”
“Lo so, Luna…” disse Hermione, poi si alzò, s’avvicinò all’amica, le mise una mano sulla spalla. “Luna comunque vada lei resta tua figlia, e sempre la stessa ragazza, la stessa bambina, che tu ami, ha fatto un errore, ma ora più che mai ha bisogno del tuo amore, del tuo sostegno…” poi sussurrò “Dio solo sa quanto avrei voluto vicino mia madre… per Harmony…”
“Hermione…”
“Però ho avuto te, tu mi sei stata vicina come una sorella…” disse la strega sorridendo.
Luna la guardò, le sorrise malinconica e disse: “Credo che tutte noi avevamo bisogno d’avere delle sorelle vicine, tu, io, Ginevra, Rigel, persino Laura… Credo che ci abbia molto aiutato che non avevamo vincoli di sangue…”
“E’ vero… ora tocca alle nostre ragazze, aiutarsi nei momenti difficili… Luna devo andare le ragazze mi aspettano…”
“Si…” sussurrò la bionda, poi s’alzò e disse: “Hermione vengo con te, dammi il tempo di lasciare Harry da Ginevra…”
E le due streghe andarono al castello, Luna però non si fece vedere.
Le ragazze aspettavano Hermione nel suo appartamento. Lei entrò e le salutò: “Ciao…” poi aprì la borsa e diede il test a Tibby.
La ragazza sussurrò: “Grazie…” e andò in bagno.
“Adesso, mammy?” domandò Harmony.
“Adesso… dobbiamo aspettare piccola.” Disse Hermione sospirando.
Harmony era appoggiata dietro a una poltrona.
Hermione seduta al tavolo.
Per un po’ madre e figlia rimasero in silenzio.
“Se il risultato sarà… ehm positivo, Tibby che…” disse Harmony.
“Ha varie alternative, può anche tenerlo, o darlo in adozione, ma c’è anche l’altra alternativa… ma se è incinta dovrà parlarne con i suoi genitori…”
“Ah…” esclamò la ragazza “Mammy, oggi a pranzo hai creduto che fossi io l’amica… ehm fossi io…”
“Si… tu hai un ragazzo… sai com’è…” disse Hermione un po’ rossa in faccia.
“Sei imbarazzata, mammy, è strano…” disse divertita Harmony.
“Non ridere, non è facile parlare con una figlia di quattordici anni di sesso…”
“Mi hai spiegato tutto abbastanza bene, poi avevamo la tv via cavo da quando sono nata, e altre cose me le ha dette Laura…”
“Devo parlare allora con Laura… Harmony io, non sono la persona migliore per parlarti ne di sesso, ne d’amore sento d’essere rimasta scotta in entrambi i campi, mi capisci…”
Harmony annuì.
“Io mi fido di te, so che non sei come le altre ragazze, che sei molto matura, molto sicura di te… e che saprai prendere le scelte giuste, anche su quello…”
“Mammy…” disse Harmony “ehm prometto di tenerti informata, se vorrò farlo… e con chi…”
“Per favore piccola cerca di non telefonarmi quando sei già sotto le lenzuola…” disse Hermione ridendo.
“Farò il possibile…” disse Harmony ridendo anche lei.
“Era molto tempo che non scherzavamo cosi, noi due…”
“Si, mammy…”
Si sentì un urlo provenire al bagno, e Tibby schizzo fuori dal bagno gridando: “Non sono incinta, non sono incinta…”
Iniziando a ballare per la stanza, seguita da Harmony. Hermione che si era alzata, ricadde sulla sedia, lasciandosi andare a un sospiro di sollievo.
Tibby dopo vari giri di girotondo con l’amica si buttò a corpo morto su una delle poltrone, l’amica l’ha imito sulla poltrona accanto.
La rossa guardò la migliore amica e le sussurrò: “Grazie…”
Harmony sorrise, annuì, le strinse la mano e le disse: “Amiche per sempre…”
“Amiche per sempre …” disse Tibby.
Hermione le guardava ed era felice, poi s’alzò e disse: “Io vado un attimo fuori, torno subito… che ne dite se stanotte festeggiate con un pigiama party…”
“Si, sarebbe fantastico, mammy…” disse Harmony.
“Si, una bella festa con sesso sfrenato…” disse Tibby.
Hermione la guardò male, ma poi sorrise, andò verso la porta e uscì.
Fuori ad aspettarla c’era Luna.
“Non preoccuparti falso allarme… sta bene e di là con Harmony…”
Luna respirò, si sentiva molto meglio e disse: “Mi sono tolta un peso…”
“Ma è sempre meglio che le parli, anche se si è presa un bello spavento…”
“Si, hai ragione…” e le due streghe stavano per entrare quando Luna disse: “Hermione a Ron…”
“Non ho mai detto tutto a Ron… non preoccuparti…” disse Hermione ridendo.
Luna ed Hermione entrarono nell’appartamento.
“Mamma!!” esclamò Tibby “Che ci fai qui?”
“Mammy?” disse Harmony.
“Mi spiace piccola, ma Luna doveva saperlo… Perdonami....”
“Sai tutto?” domandò sussurrando Tibby.
“Ehm si…” rispose Luna, e si avvicinò alla figlia.
“Mamma… io… io. Sei arrabbiata…?” domandò Tibby.
“Un po’ si…” rispose la strega.
“Harmony, lasciamo sole. Andiamo a prenderci un buon caffè, ti va?” disse Hermione.
La ragazza guardò la sua migliore amica e poi Luna, si alzò e rispose: “Si, mammy…” poi a Tibby “Ci vediamo dopo, ok?”
“Si, certo…”
Harmony saluto Luna e Tibby. E le due Granger Girls uscirono.
“Hai un’amica eccezionale lo sai?” disse Luna.
“Si, lo so… Mamma io…”
Luna sospirò e disse: “Sono arrabbiata, ma non solo per quello che hai fatto, ma soprattutto perché non sei venuta da me a parlarmi di quello che provavi… mi hai detto che andava tutto bene dopo la rottura con James…”
“Scusami mamma…” sussurrò la giovane strega.
“Sono arrabbiata con te, ma anche non me stessa, non ti sono stata vicina, non siamo state vicine. Dovevo capire che qualcosa non andava… Scusami Tibby… a volte sottovaluto che tu hai bisogno di me… Io sono cresciuta senza madre, molte cose le ho dovute imparare da sola… pensavo che… scusami piccola…”
“Mamma, io…” disse Tibby abbracciando la madre per i fianchi e mettendosi a piangere.
Luna le accarezzò i capelli e le disse dolcemente: “Calma piccola…”

“Harmony…” sussurrò Hermione con lo sguardo basso, mentre andavano al caffè
“Lo so, mammy, e hai fatto bene…”
Hermione sorrise e disse: “Domani a fine lezioni andremo a Hogsmeade, per comprare delle scarpe nuove…”
“Perché?” domandò sorridendo la ragazza.
“Perché è tempo di scarpe nuove e perché voglio stare con mia figlia…” rispose Hermione ridendo.
“Ok… mammy…” disse la ragazza.
La madre guardò il viso sorridente della figlia e pensò: “Ho una ragazza saggia…” e disse: “Vorrei che poi mi palarsi di Acrux, o ti tutto quello che ti passa per la testa…”
La ragazza sorrise e domandò: “Possono venire pure Tibby e Luna?”
“Si, certo se voglio.” Rispose Hermione sorridendo.

Quella notte nella camera dei segreti Piton addestrava Leslei. La ragazza si trovava a carponi, sudata, ferita alla tempia, e quasi del tutto esausta, ansimava.
“Non ci siamo.” Gridava Piton “Non avresti una sola possibilità contro Potter o la Granger. Adesso rialzati.”
La ragazza alzò la testa e disse: “Io devo voglio solo sconfiggere la figlia…”
“Non ne sei in grado…” rispose Piton.
“Io sono migliore di lei… Io sono la figlia del signore oscuro…” disse la ragazza rialzandosi.
“Hai già perso due volte contro di lei… Lei è migliore di te…”
“Nooooo!!!” gridò la strega, poi puntò la bacchetta ed esclamò: “Dark Marionette…”
Piton sorrise, di un sorriso malvagio ed estinse l’incantesimo con un semplice gesto della bacchetta. “Ho insegnato io questo incantesimo a tua madre, il tuo non ha neanche il dieci per cento della forza del suo… Guarda allieva questo è un…” e gridò puntando la bacchetta: “Dark Marionette.”
Leslei si trovò presa dalle corde invisibili che gli impedivano ogni movimento, il suo volto era contratto in una maschera di dolore, sentì le corde costringerla a girare la testa verso sinistra e poi in alto.
“Se volessi potrei romperti tutte le ossa o strapparti un braccio…” disse Piton, e mosse la bacchetta.
Il braccio destro della ragazza si alzò, Leslei cercava di resistere, ma non ci riusciva, l’arto si girò in modo irregolare, e poi con un crack, lei lo sentì uscire dalla spalla, ma non gridò.
“Leslei, ascolta il dolore, nutriti di esso… il dolore è l’unica cosa che non ha mai fine ragazza, il dolore può trasformarsi in forza.” Disse Piton, con un altro gesto della bacchetta ruppe alla ragazza l’indice della mano sinistra, girandolo al contrario.
Gli occhi della ragazza erano pieni di odio per il professore.
“Bene molto bene, l’odio va bene, più il tuo odio cresce più diventi forte, lascia che l’odio bruci e consuma tutti i tuoi sentimenti… non farti condizionare da loro. Controlla i tuoi sentimenti o ti porteranno alla rovina.”
Un gesto della bacchetta e il dark marionette si dissolse, la giovane strega allora cadde riversa al suolo.
“Per oggi basta, vai da tua madre e farti curare le ferite.” Disse Piton, aprendo il suo mantello e mettendo a posto la bacchetta.
Guardò per un attimo la ragazza, e poi si diresse verso l’uscita.
Appoggiato su una parete di roccia c’era Ryo, con le braccia conserte, e lo sguardo freddo, seguiva ogni movimento di Piton.
Quando i due si trovarono l’uno di fronte all’altro, Piton sussurrò: “Io so chi sei… Io so chi era tuo padre…”
A sentire quelle parole il sangue si congelò nelle venne del giovane mago, ma lui restò freddo e impassibile.
Non appena Piton lasciò la camera Ryo corse dalla sorella. Lei era svenuta, Ryo la girò le guardò il viso, aveva dei capelli sul volto, glieli tolse, la guardò e sussurrò: “Sei così bella. Mia signora, sei la strega più coraggiosa che io abbia mai conosciuto. Nonostante il dolore non hai gridato…”
Ryo sorrise, e avvicinò il suo viso a quello di Leslei, e la bacio.
“Io sono nato per proteggerti, per essere una tua arma… Non dovevo innamorarmi di te…” pensò il giovane mangiamorte dopo il bacio.
“Lo sa tua madre che fai queste cose con tua sorella…” disse una voce maschile dietro le spalle del ragazzo.
Lui si girò di scatto e si ritrovò davanti Arvin Bael, il custode di Hogwarts.
“Quello che faccio non ti riguarda Bael, sei tornato bene, come è andata la tua diciamo vacanza…”
“Ne parlerò con tua madre, non con te…”
Ryo prese in braccio Leslei e andò verso l’uscita.
“Ragazzo, conosco gli intrighi dell’amore…” disse Bael quando gli fu davanti “Lei non è una donna d’amare. E’ d’ammirare… E’ destinata a grandi cose, oscure e grandi.”
Ryo non disse una parola e uscì, portando Leslei nelle stanze di Pansy, appena la strega vide esclamò: “Ma che cosa è successo? Sta bene?”
“No, è svenuta, ha una spalla slogata e un dito rotto.” Rispose freddamente Ryo, mentre metteva la ragazza nelle letto della madre. “E’ stato Piton.”
“Ci pensò io, Ryo…” sussurrò Pansy.
“Devi farla smettere. Piton, la ucciderà…” disse Ryo.
“No, Leslei deve diventare più forte, e poi è una sua scelta.”
“Non può affrontare Potter, non avrebbe scampo, se neanche il signore oscuro è riuscito a batterlo che speranze ha lei…”
“Invece può batterlo… perché adesso Potter è più debole, e le sue debolezze sono le due Granger, la donna che ama e sua figlia… colpendo loro colpiremo lui, gli toglieremo ogni cosa per la quale vive… alla fine pregherà di morire. E la nostra arma sarà Leslei…” disse Pansy, accarezzando il viso e i capelli della ragazza.
“Non t’importa se muore?” domandò Ryo con odio.
“No, lei non morirà, e mia figlia… e anche se dovesse accadere, solo la causa è importante.”
Leslei si era svegliata, ma solo il ragazzo se ne accorse.
“Vado a prendere delle pozioni nell’infermeria, torno subito….”
“Si…” sussurrò lui.
Non appena la strega lasciò la stanza, il giovane serpeverde accarezzò il braccio della ragazza.
“Leslei, lo so che sei sveglia… So che hai sentito tutto…”
La ragazza continuò a far finta di dormire.
Ryo sospirò e disse: “Nonostante quello che ha detto tua madre ti vuole bene…”
“Lo so, Ryo…” sussurrò lei “Ma ha ragione la causa è la cosa più importante… anche più importante delle nostre vite…”
“Io vado, mia signora…” e andò verso la porta.
“Ryo… Grazie di tutto, ti voglio bene come se fossi davvero mio fratello…” disse la ragazza.
“Mia signora…” rispose il ragazzo dando ancora le spalle alla strega, e uscì.

Harmony e Acrux s’incontrarono vicino alla quercia, e iniziarono a baciarsi, ma dopo un po’ la ragazza lo fermò, dicendogli: “Sai che giorno sarà sabato prossimo?”
“No cos’è un giorno speciale. Aspetta non dirmelo è qualche festa babbana tipo la commemorazione della battaglia di Trafalgar …”
La strega lo guardò un po’ delusa.
“No, non è una festa forse è una giornata di saldi? O esce un libro particolare?” domandò il serpeverde.
“Acrux non è possibile che non te lo ricordi…” disse Harmony spingendolo via.
“Cosa non ricordo?… Il giorno del nostro primo bacio, il giorno del nostro anniversario…” disse scherzando il ragazzo, guardandola negli occhi.
“Oh Acrux…” esclamò lei lanciandoci le braccia al colo e baciandolo. “Ti amo, lo sai?”
“Si, che lo so, anch’io ti amo… Allora cosa vuoi in dono, mia principessa?”
La ragazza sorrise e si allontanò dal giovane mago.
“Io non sono una principessa! E perché dovresti farmi tu un regalo?… Quando per me avere il tuo cuore mi basta… Voglio farti io un regalo, Malfoy...”
“Ah si, è che cosa?”
“Tutto quello che vuoi?” sussurrò la strega.
“Tutto? Tutto quello che voglio? Proprio tutto?”
Harmony gli si avvicinò e gli sussurrò ad un orecchio: “Tutto…”
“E’ una proposta interessante, molto interessante.” Disse Acrux guardando la ragazza dall’alto in basso.
“Allora cosa vuoi, Malfoy?”
“Prima di tutto un bacio…” disse lui.
“Per così poco…” rispose lei, baciandolo.
Finito il bacio la strega ansimante e rossa in viso disse: “… E poi?”
Acrux mugugnò qualcosa e disse: “Vorrei una torta al cioccolata, ma non comprata…”
“Non comprata, non vorrai che la prepari io…”
“Si, perché no?” domandò il ragazzo. “Ci sono problemi? Io adoro le torte al cioccolata babbane...”
“Anch’io.” Disse la ragazza.
“Allora ci conto, non vedo l’ora di provare la tua torta sabato. Ora devo andare…” e andò via.
Lasciando la su ragazza sorridente, ma non appena la giovane strega rimase sola, fu soprafatta dallo sconforto.
“Come faccio io non so fare niente in cucina, immaginiamo una torta, che poi dovrebbe tenere il confronto con quella di sua nonna…” pensò Harmony appoggiata alla quercia. “Ma certo chiederò a mammy…” e tornò di volata al castello, arrivando nella sala comune di griffondoro, dove sapeva di trovarsi sua madre e la vide che parlava con Tibby e Harry.
“Mammy, mammy…” disse Harmony stravolta per la corsa “Devi aiutarmi…”
“Cosa c’è, Harmony? Tutto bene?” domandò la madre.
“Piccola?” disse Harry.
“Mammy, insegnami a preparare una torta alla cioccolata per sabato?” disse la giovane strega.
“Come una torta alla cioccolata?” esclamò Hermione.
Harry scoppiando a ridere disse: “Harmony piccola, tua madre è una grande strega, una delle migliori in pozioni, ma non chiederle di fare cose commestibili... una volta ha cercato di fare dei biscotti l'abbiamo usati come proiettili contro i mangiamorte...”
“Io sono qui, Harry…” disse Hermione.
“Mammy?!” domandò speranzosa la ragazza.
“Ehm… Allora piccola, io non so cucinare, non ricordi quante volte andavamo a mangiare da Laura quando eravamo a Howl.” Disse Hermione.
“E’ vero… Laura devo chiederlo a Laura.” Disse la giovane strega.
“E’ in riposo mensile.” Rispose Harry. “Harmony forse potrei aiutarti io…”
“Tu Harry?...”
“Lui è bravissimo ha fare torte, anzi sa fare tutto in cucina.” Disse Hermione.
“Ora non esageriamo …” disse Harry poi ad Harmony “Posso insegnarti io a fare una torta alla cioccolata.”
“Sarebbe fantastico.” Disse entusiasta la ragazza.
“Hai detto che ti serve per dopodomani? Direi che ci possiamo vedere nelle cucine domani pomeriggio dopo le lezioni, va bene?” domandò il mago.
“Si, perfetto.” Disse la giovane strega.
“Zio Harry, posso esserci anch’io?” domandò Tibby “Potrebbe essermi utile saper fare una torta…”
“Nessun problema, Tibby…”
“Harry…” disse Hermione “Ci verrò anch’io…”
“Questo si che è un evento questa è la seconda cosa che io ti devo insegnare.” Disse Harry quasi ridendo.
“Stupido...” disse la strega.
“Quale è stata la prima, mammy?”
“Ho cercato di insegnarli a volare su manici di scopa, un vero fallimento.” Disse Harry scuotendo il capo, e si mise di nuovo a ridere.
Ed Hermione lo guardò male.

L’indomani a fine lezioni, Harry, Hermione, Harmony e Tibby si ritrovarono nella cucine.
Il mago iniziò la sua lezione, ma a un certo punto Hermione scaglio addosso ad Harry della farina e lui rispose facendo altrettanto, ma colpendo Harmony e Tibby.
Ne venne fuori una rissa furibonda con farina che volava da tutte le parti, e la cucina che sembrava un campo di battaglia, roba da far prendere un infarto a qualunque elfo domestico.
Leslei passava da quelle parti e fu attirata dalle grida e dalle rissate, era proprio vicino alla porta della cucina, quando vide uscirne un Harry Potter, completamente infarinato, che rideva come un pazzo e diceva: “Ehi sono un eroe di guerra, uno come me non va trattato così…”
Hermione da dentro disse: “Uno come te, Potter va trattato anche peggio, addosso ragazze…”
“No ferme c’è una serpeverde qui… mantenete un contegno…” disse lui vedendo la ragazza “Ciao Leslei… ehm…”
“Salve professore Potter, ma cosa sta facendo?”
“Ehm sto preparando una torta con la professoressa Granger, Harmony e Tibby, vuoi unirti a noi?”
“Professore io non so fare una torta, ma non mi sembra che la farina vada a addosso alle persone…” disse la ragazza un po’ scherzando.
“Ehm no, diciamo che stiamo scegliendo una strada un po’ alternativa, Leslei… Vieni ci stiamo divertendo un mondo.”
La ragazza lo guardò, e sorrise: “No, grazie professore, ho da fare, ma grazie…” e se ne andò.
Harmony che aveva seguito tutto da dentro s’avvicinò a Harry, anche lei era infarinata, e domandò: “Che voleva?”
Lui guardò la figlia stupefatto dal tono che aveva usato.
“Cosa c’è?” domandò la ragazza.
“No, ma perché ce l’hai tanto con Leslei?”
“Non ci sopportiamo Harry, è una ragazza odiosa, e poi è una serpeverde…”
“E’ che discorsi sono questi, Harmony? Acrux è un serpeverde…”
“Acrux è diverso…”
“Perché è il tuo ragazzo… Harmony, non bisogna mai giudicare la gente da come appare. Io e Draco ci siamo fatti la guerra per tanto tempo, non è giusto alimentare questa tradizione di odio tra grifondoro e serpeverde.”
“Ok, Harry…” disse la ragazza tornando dentro.
“No, ok. Harmony è importante… E’ l’odio a generare mostri come Voldemort.”
“Si, ma ciò nonostante Parkinson resta odiosa…”
“Tuo padre ha ragione, Harmony…” disse Hermione uscendo.
La ragazza tornò dentro un po’ contrariata e scocciata.
Harry guardò Hermione e lei gli disse: “Gli hai detto una cosa molto giusta… Non è vero che non sai fare il padre…”
“Grazie, Hermione…” poi guardò il corridoio e disse: “Vorrei tanto aiutare quella ragazza…”
“Leslei…?”
“Si, sembra così sola, mi ricorda me in certi momenti, sembra porti un peso così grande sulle spalle…”
“Tu non cambi mai. Harry Potter il grande eroe…” disse Hermione.
“Ehi noi stiamo aspettando voi due per finire la torta e la battaglia…” disse Harmony da dentro la cucine.
“Arriviamo piccola…” gridò Harry e poi a Hermione “Sì torna in prima linea…” si lanciarono insieme a testa bassa.
“Harry Potter, l’uomo che ha ucciso mio padre, perché è tanto gentile.” Pensava Leslei “Certo non sa che sono la figlia del suo nemico. Ma come ha fatto ha battere mio padre? Non mi sembra un gran che come mago… Potter sorride, anche la mezzosangue Granger sorride e la loro figlia Harmony. Che avranno da essere tanto felici? Perché preparare una torta li rende cosi contenti? Devono essere degli stupidi, dei deboli, meglio così sarà semplice avere la meglio su di loro.” Però non riusciva a togliersi dalla il volto sorridente di Harry.
Arrivata nella camera dei segreti s'incontro sua madre e Bail.
“Ciao Bail, come è andato il tuo viaggio tra i vampiri?” domandò Leslei.
“Salve signorina, è andato bene, ne discutevo con sua madre. Abbiamo il sostegno di molte creature delle tenebre, esseri che non vedo l’ora di tornare a combattere sotto il marchio nero.” Rispose il mago.
“Molto bene, adesso scusa Bael, ma vorrei parlare un attimo da sola con mia madre.”
“Nessun problema signorina…” disse il mangiamorte e se n’andò
“Di cosa vuoi dirmi, Leslei, qualcosa non va?”
“No, niente una sciocchezza… Mamma la sai fare una torta? Ti andrebbe di farla con me?”
“Una torta? Perché dovremo fare una torta? Leslei torna con i piedi per terra, non possiamo perdere tempo per queste cose.”
“Si, mamma scusa… Non so cosa mi sia saltato in mente…” disse la ragazza.
“Non preoccuparti, ora cara preparati per la lezione del professor Piton di questa notte invece.”
“Si, mamma.”

Addestramento con Piton andò molto meglio, Leslei era riuscita a mettere in difficoltà il maestro più di una volta.
“Molto bene. Sei molto migliorata, me ne compiaccio.” Disse il mago rialzandosi davanti all’allieva.
“Grazie professore, ma credo d’avere molto da imparare ancora.”
“Si, è vero. Ma adesso riesci a concentrare i tuoi sentimenti e a servirti del tuo odio, e questo è un enorme passò avanti.”
Leslei annuì.
“Non dimenticare che la nostra magia dipende anche dai nostri sentimenti…” disse Piton, rimettendo a posto la bacchetta. “Ricorda di fare pratica nella legilimanzia”
“Si…” sussurrò la giovane strega.
“Alla prossima lezione…” disse il mago e uscì dalla stanza dei segreti lasciando Leslei da sola.
“Non credevo che l’odio fosse così potente, tanto da rendere più forti gli incantesimi.” Pensò la ragazza “Ma perché durante le lezioni normali vogliono il distacco dalle nostre emozioni?... Ma non importa sto diventando molto più potente… Sento che se avessi usato tutto il mio potere avrei ucciso Piton, ma è meglio che nessuno conosco il mio livello, pochi mesi è sarò in grado di distruggere la Granger, e poi Potter, in seguito uccidere i più potenti mangiamorte tra cui Draco e mia madre. Prenderò quello che mi spetta di diritto. Io e solo io realizzerò il sogno di mio padre…” e strinse il pugno destro davanti al suo viso. “Tutto il potere nelle mie mani, il potere di vita e di morte su ogni creatura. Voi tutte creature tremate nel terrore nel mio pugno sarà la vostra miserabile esistenza…”
Ogni volta che si trovava nella camera sentiva qualcosa, sentiva che avrebbe potuto fare di tutto, quel posto era la sua vera eredita, una eredita fatta di potere, che partiva da Salazar Serpeverde fino a suo padre Lord Voldemort.
La ragazza uscì dalla stanza e tornò nella propria casa, nella sala comune di serpeverde ad aspettala addormentato su una poltrona ci trovò sua fratello Ryo.
“Ryo…” pensò la strega guardandolo e sorridendo “Perché tu mi vuoi tanto bene d’aspettarmi?” Lo guardò e per un attimo le sembrò che il ragazzo stava sorridendo in sogno.
“Da un po’ di tempo sei strano, Ryo ti distrai facilmente e ho notato che guardi spesso il tavolo dei griffondoro. Forse cerchi un nuovo trofeo, un’altra verginella per la tua collezione, dev’essere un bersaglio ambizioso visto quanto sei distratto… Se non fosse impossibile penserei che sei innamorato. Voglio vedere chi è? Dopo tutto il professore a detto di esercitarmi”
La serpeverde prese la bacchetta e la puntò contro il fratello e sussurrò: “Legilimens”
In un attimo le immagini del sogno di Ryo, invasero la mente di Leslei e lei ci vide il viso di Tibby. Suo fratello sognava di baciare Tibby Weasley, anzi di farci l’amore.
Leslei interruppe l’incantesimo e guardò il fratello con un aria schifata. “ Con Tibby Weasley, tu sogni la Weasley… Come sei caduto in basso… Aspetta quello non era un sogno, quello era un ricordo. Tu hai fatto l’amore con lei, perché poi non te ne sei vantato. Questa storia di te e della Weasley mi sarà molto utile.” E prima d’andare sussurrò nel orecchio di Ryo: “Buona notte fratellino…”
Finite le prime tre lezioni i ragazzi uscirono, e Laura fece un sospirò di sollievo, in quel momento Hermione entrò nella classe..
“Come è andata questa mattinata?” le domandò la strega.
“Hermione… non so come mi è saltato in mente ad accettare questo lavoro quando Minerv… ehm la preside me lo ha proposto? I ragazzini di seconda mi guardano con un misto di paura e curiosità, più interessati a vedere i miei canini che alla rivolta dei Goblin…”
Hermione sorrise.
“…mentre quelli di quinto, sono… sono strani. Gli adolescenti sono strani…” continuò Laura.
“Non dirlo a me, io ho una figlia che è una adolescente…” disse Hermione.
“I ragazzi guardano con condiscendenza, come se fossi una di loro, scommetto che qualcuno pensa di potermi invitare alla prossima gita a Hogsmeade, le ragazze invece sono gelose come se fossi entrata nel loro territorio di caccia… Sai che ti dico è più facile affrontare le creature delle tenebre e i mangiamorte…”
“Si, probabilmente si…” rispose Hermione ridendo seguita da Laura.
In quel momento entro in classe Tobby e disse: “Hermione Granger signora, Laura Ossian signora, la preside vi vuole parlare subito, a detto a Tobby che è importate…”
“Ciao Tobby, si ci andiamo subito…” rispose Hermione.
E dopo aver salutato ’elfo domestico se ne andò.
Le due streghe si diressero verso l’ufficio della McGranitt, fuori da questo si trovavano Harry e David.
“Sapete per quale motivo siamo stati convocati?” domandò Hermione.
Harry scuote il capo e disse: “Speriamo che non sia per niente di grave…”
“Non credo, Harry altrimenti non avrebbe chiamato solo noi…” disse Hermione.
La porta del ufficio si aprì e Minerva dietro di essa disse: “Ah siete già tutti qui, bene… Entrate…”
I quattro professori entrarono nella stanza, e la preside tornata dietro la sua scrivania l’invito a sedersi.
“Allora, sapete che tra due giorni ci sarà un convegno di maghi a Edimburgo…”
“Si, certo…” rispose Hermione in realtà era l’unica a saperlo.
“Hogwarts ogni anno manda un insegnate, ma quest’anno vorrei che ci andaste voi quattro…” disse la preside.
“Cosa?” esclamò Harry.
“Professoressa non dovreste mandare degli insegnati più esperti…” disse Hermione.
“Si, in realtà, ma l’organizzazione del congresso a detto che vuole avere come ospiti l’insegnante di difesa, quello di trasfigurazione e di storia della magia. Soprattutto per questa…” disse Minerva mettendo sul tavolo una copia della gazzetta con un articolo sulla traduzione del testo runico fatta da Harmony.
“Ma come l’hanno saputo?” domandò Hermione.
“Non lo so, ma questo incantesimo sembra essere uno dei più antichi scudi magici, e potrebbe essere usato contro le maledizioni senza perdono. Capite che ha destato molto interrese, per giunta trovato da Harry Potter e tradotto da H. Granger.”
“Ma non sono stata io a tradurlo, ma Harmony…” esclamò Hermione.
“Lo so, ma quando hanno letto H. Granger, hanno pensato a te, che sei una delle maggiori esperte in rune antiche di tutta la Gran Bretagna, o hai dimenticato d’aver pubblicato degli articoli già a diciassette anni…”
“Ma…” cercò dire Hermione.
“Niente ma, voi andrete a Edimburgo per il congresso, altrimenti tolgo punti alle vostre case e dico agli studenti che è stata colpa dei loro professori…”
La cosa terrorizzò abbastanza i quattro, gli studenti di Griffondoro e Corvonero potevano essere peggiori dei mangiamorte.
“Ma perché ci dobbiamo andare tutti?” domandò Laura “Non dovrebbe andarci solo Hermione…”
“Ehi…” esclamò la strega guardando la vampira.
“Scusa, ma lo so che ci piace l’idea d’andarci…” disse Laura.
“E’ presto detto perché ci dovete andare tutti, l’incantesimo è di difesa, ed è stata mia l’idea di dividere la materia in due parti, e devo dimostrare che la cosa funziona. Hermione è la traduttrice ufficiale e dato che è un incantesimo forse creato dalla Corvonero interresa anche la storia della magia… Risultato voi andrete a Edimburgo per tre giorni… fine dell’argomento… e adesso potete tornare alla vostre classi, fuori di qui…”
Praticamente i quattro furono sbattuti fuori, ma non appena fuori dalla porta della presidenza, si lasciarono andare ai festeggiamenti. Harry e David si diedero il cinque.
“Tre giorni a Edimburgo… incredibile tutto pagato…” disse Harry.
“Io amo quella città…” disse David.
Hermione e Laura ridevano come delle pazze.
“Il convegno durerà al massimo mezza giornata…” disse Hermione “Per il resto shopping, libri…”
“Cucina scozzese…” disse David. “Forbidden Planet” (nota catena di fumetterie UK by dalastor)
“I clubs di Quidditch…” disse Harry.
“Allora domani si parte, ma non quale macchina andiamo?” domandò Laura.
“Perché con le macchine potremo andare in moto o su manici di scopa? Tu cosa ne dici David?” domandò Harry
“Non è una cattiva idea sarebbe bello andarci in moto, un bel viaggio tipo Easy Rider, ma con due belle ragazze a seguito…” rispose l’immortale.
“L’idea della moto, mi piace, ma le scope sono meglio sono più di quattordici anni che non volo più…” disse Laura.
“Aspettate fermi tutti, niente moto, niente scope!!” disse Hermione “Andremo in auto, siamo insegnati e rappresentati di questa scuola, non possiamo presentarci come… come… in quel modo… Andremo in auto, ok?”
“Va bene Hermione…” disse Harry un po’ deluso.
Hermione sorrise e disse: “Lo avete fatto a posta per farmi arrabbiare non è vero?”
“Noi!! No.” Disse David “Vero Harry.”
“Giusto e che mi piace vederti un po’ arrabbiata, mi ricordi la so tutto io…” e pensava “la ragazza di cui mi sono innamorato…”
Hermione arrossì e disse: “Ma piantala favella sciolta… Direi che è meglio andare a finire le nostre lezioni e andare a prepara i badagli…”
I quattro si separano, ma mentre Harry ed Hermione andarono in direzioni diverse, David e Laura fecero un tratto di corridoio insieme.
“Harry continua a guardare Hermione come se fosse il suo tesoro prezioso…” disse Laura.
“Sì amano…” sussurrò lui.
“Si, David tra gli esseri umani può succedere d’innamorarsi” rispose lei freddamente “D’amare, di provare sentimenti… è naturale…”
David non rispose e Laura se ne andò usando la velocità di cui erano capaci i vampiri, lui avrebbe potuto seguirla, avrebbe voluto stringerla, baciarla, dirle che l’amava.

L’indomani mattina, Harry, Hermione, e Laura erano pronti per partire ad augurare buon viaggio c’erano Ron e Harmony.
Ron prese Harry per un braccio e i due parlarono a quattro occhi.
“Allora, Harry ho qualcosa per te... e mi auguro che tu li usi…” disse Ron e gli passò una scatoletta di preservativi, con un sorriso malizioso sul viso.
“Ron…” esclamò Harry “Ma cosa ti viene in mente…”
“Niente amico mio, ma sai com’è… Tu, Hermione una stanza d’albergo… Devo farti un disegnino, e che ho pensato che dato che ultima volta non siete stati molto attenti, ora prendere delle piccole contromisure non è una cattiva idea…”
“Ron…” disse Harry quasi mettendosi a ridere e dando all’amico una sonora pacca sulla spalla.
Intanto Hermione parlava con Harmony, ma guardava quei due che ridevano.
“Che avranno poi da ridere…” sussurrò alla figlia.
“Cosa vuoi mammy, sono maschi…. Uomini o ragazzi che siano restano sempre gli esseri più irrazionali del pianeta…” disse la giovane strega.
“E’ già… Ehi, ma da quando che mia figlia Harmony di soli quattordici anni è così esperta di uomini…”
“Mamma io ho un ragazzo, si chiama Acrux Malfoy ricordi, ti assicuro che non si comporta in modo tanto diverso da Harry e dallo zio Ron…”
Harry s’avvicinò a Hermione e a Harmony e domandò: “Si, può sapere di cose parlate tanto voi due…”
“Cose di donne…” disse Hermione
“Cose di madre e figlia…” disse Harmony. E iniziarono a ridere.
Harry sorrise e disse: “Ho capito devo andare…”
“Si, proprio così, Harry…” disse la giovane strega.
“Vieni piccola…” disse il mago e abbracciò la figlia “Non fare cretinate mentre siamo via…”
“Ok, allora nessuna lotta con dei draghi, ho capito… e credo sia esclusa pure la notte di sesso con Acrux giusto…”
“Come?! Cosa hai detto?… Non ho capito… Sesso che c’entra il sesso?…” disse Harry agitato.
“Sta scherzando…” disse Hermione portandolo lontano.
“Cosa ne sa nostra figlia di sesso?”
“Harry scherzava…” disse la strega ridendo.
In quel momento arrivò l’auto: Maserati Spyder, alla cui giuda c’era David.
Il mago scese dall’auto e disse: “Va che una favola Harry, grazie d’avermela fatta provare. Ma come hai fatto ad avere una Spyder 90th Anniversario?”
“Conoscenze David, conoscenze…” rispose Harry.
David, Ron e Harry continuarono a parlare della Spyder ancora un po’.
Fin quando Laura disse avvicinandosi con Hermione: “Ragazzi vogliamo andare?”
“Si, certo…” disse Harry e saluto Ron.
Laura guardò l’auto e sussurrò: “I ragazzi e i loro giocatoli… quando ero viva erano cavalli e spade, adesso automobili e scope…”
“Harry la fai guidare anche a me?” domandò Hermione.
“Come?” disse Harry. “Stai scherzando?”
“No, l’hai fatta portare a Ron e David…” disse la strega.
“Hermione… Ok prendi…” rispose il mago e le lanciò le chiavi.
Lei sorrise e gliele ridò lanciandogliele e poi disse: “Era uno scherzo, ma grazie per la fiducia…”
Harry si mise alla giuda, David di fianco a lui, mentre Laura ed Hermione dietro e finalmente si partì.
Accesa la radio, Laura prego David di sincronizzarla sulla la Stazione Magic e sentirono un pezzo molto allegro.
“Carina questa canzone, ma non ho capito di chi è?” domandò Harry, mentre teneva il ritmo con le dita sul volante.
“S’intitolata Kiss, seventeen girl, ed è di una nuova band emergente: le Knights Saber…” disse Laura “E’ molto famosa adesso tra i giovani maghi e streghe…”
“Knight Saber? Se non sbaglio Harmony e Tibby ne parlavano qualche giorno fa… E composta da sole ragazze è vero?” disse Hermione.
“Si, proprio così…” rispose Laura.

Arrivati a Edimburgo e andarono subito al hotel che la McGranitt gli aveva prenotato, questo era il Hotel Balmoral all’iniziò Princes Street, vicino al North Bridge, il Balmoral era uno degli alberghi migliori e più antichi della città
Dopo aver lascito i bagagli nelle loro stanze, i quattro maghi deciso di fare una passeggiata per la Princes Street, gustandosi prima la vista del monumento a Walter Scott, il più grande scrittore scozzese, e il poi il castello, che a David e Laura ricordò impresa di quando con solo trecento tra auror e soldati babbani resisterono dietro quelle mura per quattro giorni alle forze di Voldemort.
Passeggiarono per tutta la Princess Street, da dove si poteva ammirare tutto il castello e la National Gallery of Scotland con la sua architettura classica, ed ci entrarono per qualche minuto.
Usciti dalla Gallery Laura domando: “A che ora abbiamo la conferenza?”
“Alle tre e mezza, allora possiamo andare a pranzo e poi andare a Annwyn Street.” Disse Harry.
“Si, certo abbiamo tutto il tempo.” Disse Hermione.
“Chi vuole dello Haggis?” propose Harry.
“Io passò.” rispose disgustata Hermione.
“Io lo prendo, ma voglio prendere anche un assaggio di Stovies” disse David.
“Si, ma dove andiamo?” domandò Harry.
“Venite con me…” disse il mago immortale, e percorsero il Mound che collegava Princes Street al Royal Mile, la via storica di Edimburgo i quattro si trovarono davanti a Saint Giles, la cattedrale della città.
“Avanti entriamo?” disse l’immortale.
“Ehi ma è la cattedrale pensavo volessi pranzare?” disse Hermione.
“Si, appunto questo è il migliori ristorante di Edimburgo… Venite?…” disse David.
Laura lo seguì sorridendo, e dopo poco titubanti lo seguirono anche Harry ed Hermione.
David subito dopo essere entrato nella chiesa gotica, voltò a sinistra per poi scendere delle scale.
E con enorme sorpresa di Harry ed Hermione sotto la cattedrale, c’era un ristorante, un po’ rustico e piccolo, ma molto simpatico. (Esiste davvero by Dalastor)
“Non ci avrei mai creduto…” disse Harry, guardandosi intorno incredulo.
“Neanche io…” disse Hermione. “Ma tu come fai a entrare?” domandò a Laura.
“Sono stata invitata qui alcuni anni fa, e poi lo sai che una è menzogna la storia che i luoghi e i simboli sacri possono fermare i vampiri…” rispose la non-morta, mentre prendevano posto. “Molti di noi dormono in terra consacrata o vanno in giro fra i cimiteri…”
Aspettarono il cameriere e ordinarono.
Dopo aver pranzato percorsero High Street, la prima parte del Royal Mile, dove molte costruzioni erano rimaste le stesse dai tempi del medioevo.
L’ingresso per Annwyn Street, la Diagon Alley di Scozia era al 52 High Street, dove si trova The Nutcracker Christmas Shop, un negozio di addobbi natalizi aperto tutto l’anno. ( Il negozio c’è veramente by Dastor)
La padrona del negozio riconobbe subito Harry, e gli si avvicinò.
“Buon giorno signor Potter…” disse.
“Buon giorno signora…” disse il mago un po’ imbarazzato non riusciva anche dopo molto tempo ad abituarsi dal essere considerato un eroe.
“Mi chiamo Rose Burns... ehm vorrei ringraziarla…”
“Burns ha detto, un auror della mia compagnia si chiamava così…” disse Harry.
“Si, era mio nipote, mi ha detto grandi cose di lei … Lei era il suo eroe, e io sono onorata di conoscerla…”
“Grazie…” sussurrò il mago.
La signora prese una stella di cristallo da un albero e la donò ad Harry. “Un regalo per lei e… buon Natale…”
“Ehm Grazie, ma non posso accettare…”
“La prenda la prego…” disse l’anziana donna “Ora mi scusi, ma ci sono dei clienti, sa i babbani…”
E la signora se ne andò ed Hermione si avvicinò ad Harry che guardava la stella di cristallo.
“E’ bellissima…” disse lei.
“Si… me l’ha voluta regalare per forza, la darò ad Harmony gli piacerà…” disse lui sorridendo un attimo, poi si voltò verso la strega e le disse: “Ricordi Burns?”
“Si, certo, era un bravo ragazzo… non è… nella battaglia del San Mungo?”
“Si, non aveva l’età per prendersi alcuni scherzi Weasley, ma per morire si… e quella donna ha perso il nipote e mi ha ringraziato…”
“Harry…” sussurrò lei accarezzandogli la testa e togliendogli i capelli dalla fronte.
“Anche per questo sono scappato…” disse lui, i suoi occhi erano diventati freddi e duri. “Lasciami stare, Hermione.” E andò verso la scala a chiocciola, salendo al piano di sopra.
“Harry…” sussurrò la strega guardandolo.
“Ancora non riesce ancora a perdonarsi…” disse David dietro Hermione.
Lei si voltò e disse: “Ma non è colpa sua… non è stata colpa sua…”
“No, ma non riesce a non pensarlo, forse è questa una delle differenze fra lui e Riddle. Voldemort non aveva nessuna remore a mandare la gente a morire, Harry invece soffriva per i suoi uomini e sarebbe morto per ognuno di loro… E si chiede perché è sopravissuto mentre altri sono morti, spero che un giorno smetta di sentirsi così…”
“E tu David quando hai smesso di sentirti in colpa?” domandò Hermione.
Lui non rispose.
“Scusami…” sussurrò la strega.
Il mago uscì un attimo.
“Oggi non ne dico una giusta…” si disse Hermione.
“Non è questo, sono loro ad essere strani…” disse Laura avvicinandosi “Sono diversi dagli altri, tutte due… e sono simili in questo: voler fare il eroi…”
Hermione guardò verso la scala e Laura verso l’uscita del negozio. David si era appoggiato a un muro accanto alla vetrina.
La vampira uscì, i due si guardarono e poi lei si di fianco a lui, e non disse nulla, lui la guardò, e le fece scivolare la sua mano dentro quella del mago.

Dopo Harry anche, gli altri entrarono a Annwyn Street era un po’ diversa da Diagon Alley, a differenza del quartiere dei maghi inglese quello scozzese, era rimasto inalterato nel tempo.
Harry sembrava essere tornato quello di prima, ma Hermione, come anche David e Laura, sapevano che quella era solo una maschera.
Nella via sulla destra c’era un Pub simile ai tre manici di scopa, più avanti c’era il negozio di Quidditch, poi la libreria. I quattro maghi iniziarono a passeggiare, e poco più avanti videro una insegna a loro famigliare, una grande W; era la filiale scozzese dei tiri visti Weasley, e proprio in quel momento ne uscì George.
“George!!!” esclamò Harry.
“E voi professori che ci fatte qui?” domandò a tutti il gemello Weasley.
“Convegno, abbiamo un convegno.” Rispose Harry “E tu come mai così lontano da Diagon Alley.”
“Ormai passò poco tempo nel numero uno, il negozio di Londra. Viaggio per le nostre filiali britanniche, Fred resta a Londra, mentre Luc è nella nostra sezione estera.”
“Non dev’essere facile per voi due?” disse Hermione.
“Ma forse stando sempre insieme, ci amavamo di meno.” Rispose George. “Adesso devo andare…”
“Ciao George, salutaci Luc.” Disse Hermione.
“Sono contento d’averti rivisto…” disse Harry.
“Anch’io, Harry. Buona conferenza e ciao…” disse il rosso e andò via.
Subito dopo l’incontro con George, continuarono ad andare avanti e poco distanti Harry notò una gioielleria molto piccola si chiamava L’Oro nel ceppo, sulla vetrina c’era scritto ciondoli a scelta.

Dopo circa mezz’ora in giro, il gruppo raggiunse il posto della conferenza che si teneva nella sezione scozzese del ministero della magia, cioè dietro il museo dei giocatoli, ma per raggiungere quel posto bisognava uscire dall’Annwyn Street, e percorrere la High Street per un po’.
Prima d’andare Laura si fermò alla Gringott per un prelievo, la vampira aveva un conto cospicuo nella banca dei maghi, di cui era anche un’azionista come tutta la sua stirpe.
Mentre uscivano David vide un manifesto pubblicitario che recava l’immagine di un dirigibile e lesse: “Provate l’incredibile fascino di un volo sul King Oberon, il più grande dirigibile magico mai costruito. Una notte fantastica e romantica vi aspetta con cena inclusa, nei cieli di Edimburgo.” E si voltò verso gli altri “Perché non ci andiamo potrebbe essere divertente?”
“Oh Merlino, David stai male?” disse Laura ridendo “Oh forse sto male io…”
“Divertente Ossian” disse David.
“L’ha ridetto, dice divertente… Hermione dimmi che l’hai sentito anche tu?” domandò la vampira all’amica.
“Si, l’ho sentito anch’io? E potrebbe esserlo, andiamoci!” disse Hermione e si voltò verso “Tu che ne dici Harry? Una cena su un dirigibile?”
“Si, niente male come idea. Ma come facciamo credo che bisogna prenotare per tempo?”
“E’ vero, ma io sono uno degli azionisti di questa società e poi credo che non rinuncerebbero ad avere Harry Potter per un loro viaggio.” Disse David.
“Allora è deciso…” disse Hermione, e sorrise al immortale. La strega aveva capito le sue intenzioni, David era sempre stato la cosa più simile a un fratello maggiore per Harry, con lui al tempo della guerra il giovane mago poteva confrontarsi in modo più aperto rispetto a Silente e Sirius, figure paterne che Harry idealizzava.
Tornati sulle strade babbane, i quattro maghi scesero la Royal Milles fino a raggiunge il museo dei giocatoli e da esso entrarono nella sezione del ministeriale, arrivando appena in tempo per iniziò della conferenza. E dopo una ora venne finalmente il loro turno per presentare il famoso incantesimo, naturalmente fu Hermione a parlare e subito dopo iniziarono le domande.
Finite ci furono altre due presentazioni, e iniziò un piccolo rinfresco, fu allora che un gruppo di tre professori si avvicinò a Harry che stava bevendo con David e altri due professori: uno di Durmstrang e l’altro di Toledo.
“Professor Potter scusate?” disse anziano docente, appena arrivato.
“Si, professor Pitkin.” Rispose Harry.
“E’ stata una interessante presentazione, ma può dirci come ha trovato l’incantesimo?” domandò l’anziano.
“No, mi spiace, ma su questo devo mantenere il segreto.” Rispose Harry cordialmente.
“Capisco, ciò nonostante se è vero che è uno scudo contro l’anatema che uccide è una scoperta davvero notevole che potrebbe salvare molte vite.”
Harry annuì contento.
“Signor Potter, vorrei porvi una domanda?” disse un altro professore.
“Si, certo… Lei è?” domandò Harry.
“Professor Fisher. Abbiamo letto i resoconti fatti del vostro duello su voi sapete chi…”
Ma Harry lo fermò dicendo: “Signore, scusate, ma dovreste chiamarlo con il suo nome Voldemort. Una volta ho sentito che la paura di un nome, non fa che accrescere la paura stessa…” Rispose Harry,
Intanto Hermione si era avvicinata e sorrise, sentendo quella frase.
“Cosa vuole sapere del mio scontro finale con Voldemort?” domandò Harry, sempre gentile.
“Un po’ di particolari…” rispose Fisher.
“Vuole sapere come ha fatto un ragazzo di appena diciassette anni a sconfiggere forse il più grande mago oscuro della storia?”
Fisher non disse niente.
E Harry continuò: “La conosce la profezia che riguarda me e Voldemort, detta da Sibilla Cooman?”
“Si, recita: Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...
l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...”
Harry ascoltò la profezia con apparente distacco, ma Hermione notò un fremito in lui.
“Vede professor Fisher una parte recita: egli avrà un potere a lui sconosciuto. Io ho sconfitto Riddle con un potere che lui non aveva, tutto qui… Ora se vuole permettere.” Disse Harry e se ne andò.
Hermione lo seguì.
Lui uscì, arrivando fino alla strada, lì si fermò e di spalle disse a Hermione: “Scusa, avevo bisogno di un po’ l’aria.”
“Harry…” sussurrò lei “Restiamo qui un po’, se vuoi…”
Harry si voltò e disse: “No, torna pure li dentro, quello è il tuo posto, ho visto come eri a tuo agio.”
“Non importa, io sto meglio qui con te…”
“Ehm grazie…”
I due ragazzi andarono a versi un buon caffè, e per tornare in albergo, dove ritrovarono nella hall David e Laura.
“David, devo fare una cosa ti spiace venire con me?”
“Nessun problema, andiamo Harry.” Rispose.
I due maghi tornarono a Annwyn Street, ed entrarono da L’oro nel ceppo, ad accoglierli ci fu un giovane e simpatico satiro.
“Buona sera, cosa posso fare per voi, signori?” disse.
“Sono interessato alla pubblicità dei ciondoli a scelta.” Disse Harry.
“E’ un articolo molto di moda oggi, signore, li facciamo sia per collane che per braccialetti.”
“Molto bene, ne vorrei sette per un braccialetto…”
“Wow, signore nessuno ne ha mai cercato tanti costerebbero circa 700 galeoni” disse il satiro.
“Il denaro non è un problema…” disse Harry, mentre David davo un occhiata in giro.
“Ci vorranno pochi minuti per fare i ciondoli sa già che tipo di ciondoli vuole?” domando il satiro, prendendo un blocco per appunti.
“Allora, i ciondoli devono essere: una zucca di halloween, una margherita, un giratempo, un ponte coperto a presente quello di Hogwarts …”
“Si, certo viene detto il ponte degli innamorati…”
“Non lo sapevo.” Disse Harry “Una ciotola, una pozione, e un giubbotto”
Il satiro presse l’appunto e disse: “Se passa tra una mezz’ora, tre quarti d’ora al massimo sarà pronto.”
“Grazie…” disse Harry.
“Grazie a lei Signor Potter… La persona a cui deve regalare questo bracciale dev’essere molto speciale.”
Harry sorrise e disse: “Vorrei sapere il tuo nome?”
“Book… Book Pan.” E il satiro sorrise. “A più tardi…”
“Si…” disse Harry e i due maghi uscirono.
Appena fuori David disse: “Un bracciale con sette ciondoli, per Hermione credo?”
“Si, come regalo di natale…” rispose Harry.
Dopo mezz’ora i due maghi tornarono al negozio.
Il regalo era pronto e Harry ne ammirò il lavoro tenendolo in mano.
“Allora signor Potter che ne pensa?” disse Book.
“Un lavoro perfetto. Quant’è?”
“700 galeoni, il bracciale è un mio regalo.” Disse il satiro.
“Grazie.” Disse Harry e pago.

La sera i quattro maghi andarono a Calton Hill, era da lì che partiva il King Oberon. Arrivati sul posto, Harry ed Hermione ebbero una bella sorpresa il capitano del dirigibile era Zacharias Smith.
“Harry, Hermione, quanto tempo è passato?” disse Zacharias non appena li vide.
“Troppo tempo, è così sei il capitano qui…” disse Harry.
“Si, è un buon lavoro. Avete prenotato?”
“Si, certo un tavolo da quattro a nome di David Gray.” Disse Harry.
“Signore qui non c’è nessun Gray.” Disse il gestore delle prenotazioni “Però c’è una prenotazione a nome del signor Potter, ma per due persone.”
“Ma come è possibile noi siamo in quattro…” disse Hermione.
“Ehm, a dire il vero siete solo in due e la prenotazione è ha nome vostro.” Disse Smith.
Harry e Hermione guardarono dietro le loro spalle, David e Laura erano spariti; il mago sorrise alla strega e disse: “Mi sa che ci hanno voluto fregare…”
“Quei due ci volevano lasciare soli.” Disse Hermione.
“Scusate stiamo per partire, se volete salire a bordo?”
“Che vuoi fare?” domandò Harry.
“Io ci voglio andare… Andiamo…”
E salirono a bordo, e il King Oberon decollò. Il dirigibile era magico, invisibile ai babbani, la sua forma ricordava gli Zeppelin, ma la cabina per il pubblico era uguale a una nave del 1600.
Harry ed Hermione guardavano il paesaggio appoggiati a una balaustra in legno.
“E’ bellissimo…” disse Hermione.
E Harry la guardava.

Sulla terra intanto David e Laura guardavano la nave volante volare sopra le loro teste.
“Ti è dispiaciuto non andarci?” domandò David.
“No, ci andremo un’altra volta, e poi credo che loro debbano dirsi tante cose. Pensi che finalmente potranno dirsi sono provano l’uno per altra?”
“Ma, non lo so… Che ti va di fare adesso?” disse l’immortale.
“Andiamo a cena, e poi passeggiamo un po’”
“Ok, ma tu non mangi…”
“Ma tu si stupido.” Disse la vampira.

Harry ed Hermione avevano fatto un giro completo della King Oberon, divertendosi molto.
Poi a un tratto tre bambini, due maschi e una femmina si avvicinarono.
“Ehm signore Potter…” domandò timidamente uno di loro.
“Si, dimmi? Cosa c’è?” domandò Harry gentilmente.
“Potrebbe autografarmi la figurina delle cioccorane?” disse il bambino porgendogli la figurina.
“Si, certo…” rispose Harry, un po’ in imbarazzo e prese la figurina, ma non sapeva con cosa firmare, fin quando Hermione non gli passò una penna.
“Può firmare anche la mia?” disse l’altro bambino.
“E a me!!” disse la bambina.
“Si…” rispose Harry sorridendo, poi al primo bambino: “Come ti chiami?”
“Claud, signore….”
“A Claud, Harry Potter.” Disse Harry mentre scriveva, poi prese anche l’altre e domandò: “E voi come vi chiamate?”
“Willow…” rispose la piccola strega.
“Sam…”
Dopo gli autografi Harry restituì le figurine, ma la bambina ne prese dalla tasca un’altra e disse questa volta a Hermione: “Può autografare anche un’altra figurina, signorina Granger?”
“Si, piccola…” rispose la strega e la piccola le diede la foto, ed Hermione firmò.
Quei bambini ne furono molto felici, Claud prima di tornare dai genitori disse ad Harry: “Il prossimo anno, signore, andrò a Hogwarts, voglio essere anch’io un griffondoro come lei, e un cercatore.”
Harry sorrise e disse: “Allora mia figlia l’anno prossimo avrà un rivale…”
Il bambino sorrise, salutò e corse via, mostrando il suo nuovo tesoro ai genitori che ringraziarono Harry ed Hermione con lo sguardo.
“Non mi ci abitueremo mai a questa storia della fama…” disse Harry tra il serio e lo scherzo.
“Neanche io, mi ricordo ancora quando la piccola Lizzy la figlia di Fred, mi domandò l’autografo, forse ero più imbarazzata di lei… Ma poi come hanno tutto farle senza la nostra autorizzazione.” Disse Hermione.
“Non lo so, ma per certi versi è divertente.”
L’orchestra iniziò a suonare nella sala principale, un bellissimo brano lento adatto per ballare.
Harry prese la mano di Hermione e i due iniziarono a correre e si precipitarono nella sala.
Appena arrivati, il mago disse alla strega: “Mi vuole concedere questo ballo signorina Granger?”
Lei sorrise e rispose: “Certo signor Potter.”
E andati nel centro della pista, iniziarono a ballare.
“Sei migliorato…” disse dopo un po’ Hermione.
“Ho preso lezioni… Ricordi ultima volta che abbiamo ballato insieme?”
“Si, alla tana in occasione del matrimonio di Bill e Fleur.” Sussurrò lei.
“E ricordi la canzone?” le domandò Harry guardandola intensamente negli occhi e stringendola a se.
“No, ho cercato di dimenticare tutto di quel giorno… Sei stato crudele quel giorno Harry…”
“Hermione… Io… pensavo di proteggerti…”
“Cedendomi a Ron, come fossi una figurina…” disse amaramente la strega.
“Pensavo che con lui saresti stata felice…”
“Sarei stata felice se non avessi perso te, il mio migliore amico e…” disse lei abbassando il capo. “Dannazione perché siamo saliti su questo coso”
“Rivanghiamo sempre il passato. Perché Hermione?”
“Perché tra noi c’è sempre qualcosa che è rimasto irrisolto, Harry…” e detto questo lo lasciò sulla pista.
Harry la seguì e la vide uscire sul ponte.
Lei si appoggiò a una balaustra.
E lui la vide tremare di freddo, allora si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle.
“Perché Hermione ogni volta che cerchiamo di avvicinarci, qualcosa ci respinge…” pensò Harry, lasciandola sola.
Lei si staccò dalla balaustra e per poi buttarsi su una panca li vicino, e iniziò a piangere con le mani tra il viso. Sentiva che questa volta, lo aveva perso, perso per sempre.

Dopo cena Laura e David sdraiati sull’erba nei presi di Princs Street sulla sfondo del castello, a guardare le stelle.
“…come vorresti farlo?” domandò Laura.
“Come lo immagino vuoi dire?” disse David.
“Si, come?” sussurrò lei.
“Forse combattendo o forse facendo l’amore con te, forse baciandoti fin quando ho respiro o oltre…” e si voltò a guardarla “E’ così che immagino di morire, morire fra le tue braccia sarebbe una splendida morte… Sai cosa scrisse come shakespeare, alla fine del quinto del suo Re Lear?”
“Si, che lo so: E’ morì… niente giri di parole, solo è morì, splendido… Mi baci? mi ami?” disse la vampira alzandosi e girandosi verso di lui.
Il mago s’alzò le accarezzò il viso e le sussurrò: “Sei bellissima alla luce della luna…” la baciò, e le disse: “Ti amo… Ti amo… Ti amo…”
“E’ così che ricominciamo, David… basta un Ti amo…” disse lei.
“Si, penso che noi siamo diversi dagli altri perché noi abbiamo sempre una secondo possibilità, noi possiamo rimediare ai nostri errori, per farne degli altri o possiamo ripetere quelli vecchi… Credo che sia bellissimo fare degli errori…”
“Facciamone un altro, e poi un altro…” disse lei avvicinandosi a lui.
“E’ poi un altro, continuando a sbagliare per sempre…” disse lui avvicinandosi a lei
“Si, per sempre… per sempre…” disse lei.
E si baciarono, finche avevano fiato in corpo.
Dopo il bacio, la vampira aveva preso il suo aspetto felino e lo aveva allontanato, nascondendo il viso.
“Laura...”
“Lo sai che non mi piace che tu mi veda così...”
“Tu sei sempre bellissima...” disse lui.
David le prese una mano, le unghie della vampira erano diventate degli artigli, lui le bacio la mano. e poi la strinse, le loro dita s'intrecciarono.
Lui le prese l'altra mano, e se l'avvicino al viso, usando un artiglio si taglio il labbro inferiore.
Laura lo guardò, sentendo in se un brivido alla vista del sangue, ne sentiva l’odore che la inebriava. Un attimo, un istante e sarebbe stato suo, suo in un modo che nessun mortale poteva capire. Bere il sangue per quelli della stirpe di Laura non voleva dire soltanto avere del nutrimento, non solo estinguere per un po’ la sete eterna, voleva dire assaporare un’altra anima, toccarla.
Lui le prese il viso fra le mani.
Il volto di lei tornò umano.
Si baciarono.
Laura sentì il dolce sapore del sangue di lui, un sapore che sapeva di malinconia, giustizia, solitudine, amore... c'era dell'amore per lei nel sangue di lui. Mentre bevevo da lui rivide la vita dell’amato le sue sensazioni, la paura nel vicolo oscuro ad Atene, mentre vedeva i suoi morire. Sabrina Hallow, Tom Riddle e poi Voldemort, Silente, Harry, Hermione, le battaglie, le guerre, e l’amore; l’amore che lui provava per lei.
David era in estasi, una pace, una pace che non gli apparteneva lo prendeva, lo dominava. Una felicità quasi artificiale, ma in se c’era sempre una scatola nera, un cromosoma impazzito, il suo demone custode di quando aveva nove anni.

Passarono alcuni giorni. Baskerville Hall, un tempo splendido palazzo residenza di una antica famiglia maghi: i Baskerville, eredi della Tassorosso. Hugo Baskerville, era stato un mangiamorte, morto durante la prima guerra magica per mano di Alastor Moody, dopo di che la tenuta andò in rovina.
Ma di tutte queste cose a Tim Drake non importava nulla mentre guardava dall’alto di una collina, l’antico maniero, che a una prima occhiata sembrava disabitato.
In realtà qualcuno ci abitava, demoni incappucciati con maschere d’argento, che di giorno potevano anche comportarsi da ottimi membri della società, ma che di notte diventavano assassini freddi, determinati, mossi dall’odio e dall’ideale del sanguepuro.
Gray s’avvicinò a Tim, il ragazzo si voltò verso la creatura e lo accarezzò dicendogli: “Cosa c’è amico mio? Sei preoccupato?”
Il Thestral era inquieto, stramente inquieto.
“Non è un bel posto… Resta qui, Gray…” disse Tim entrò nel giardino del castello, il muro di cinta rotto in più punti, le inferriate piegate o spezzate, il giardino incolto, alcune statue decapitate forse per gioco, alberi morti come mani scheletriche che uscivano dal terreno.
Il giovane mago si muoveva furtivo, bacchetta in pugno, per sua fortuna la luna piena illuminava ogni cosa, così da non dover far ricorso al lumos con il rischio d’essere scoperti.
“Una cosa non avevo calcolato di queste missioni notturne.” Pensava, mentre s’avvicinava al castello “Quanto potessero piacermi, non credevo di poter amare così tanto il pericolo. Mi chiedo se anche il professor Potter alla mia età, provava le stesse cose, mentre combatteva Voldemort e i suoi. Dio questo posto sembra un set da film horror… Ah ecco finalmente un’entrata.”
E si trovò davanti a un passaggio molto ampio chiuso da un vecchio cancello arrugginito sbarrato da un lucchetto e da una catena, oltre il cancello c’erano delle scale che scendevano.
Puntata la bacchetta contro il lucchetto il grifondoro disse: “Alohomora…”
Ma non ci fu nessun effetto, forse il lucchetto era magico o forse era rimasto chiuso da troppo tempo.
Tim puntando nuovamente la bacchetta disse:”Bombarda.”
Il lucchetto esplose, senza fare troppo rumore, e la catena cadde, poi il ragazzo diede una spinta a il cancello si aprì.
Di fronte a lui le scale scendevano senza che se ne potesse vedere la fine. Iniziò a scendere piano, ma dopo pochi gradini senti sotto al suo piede scattare qualcosa di simile a un click.
I gradini si piegarono sotto lui e scivolò verso il fondo per poi cadere in un buco che si chiuse con una botola.
Tim si ritrovò in una stanza buia, non troppo alta, i muri avevano degli strani buchi. Mentre il ragazzo pensava a un sistema per uscire, ci fu un suono meccanico e delle punte uscirono, e le pareti iniziarono a muoversi, chiudendosi.
“Cazzo…” sussurrò il ragazzo, mentre vedeva le punte avvicinarsi.
Puntò la bacchetta contro uno dei muri e disse: “Immobilus…” ma non si fermarono.
Allora tentò con bombarda, ma senza risultato, le pietre dovevano essere anti-incantesimo.
“Avanti Tim, pensa… pensa in fretta…” disse fra se “Trova un sistema per uscire…”
Guardò in alto e vide la botola chiusa, pensò: “Forse posso passare di la….”
Le mura erano ormai molto vicine, il ragazzo puntò la bacchetta, ma prima di lancia incantesimo pensò: “Speriamo che funzioni, ti prego fa che funzioni…” e rivide l’immagine di Harmony e gridò: “Bombarda Maxima.”
La botola esplose con un forte boato.
“Questo lo avranno sicuramente sentito…” pensò il ragazzo riprendendosi “Mi gira la testa, le orecchie mi fischiano, forse ho una commozione… ma devo uscire di qui.”
Prese la corda magica che portava, ne lanciò un capo verso l’alto e questa si fuse con la roccia.
Tim vi si arrampicò, le punte lo ferirono, ma lui uscì strisciando dalla botola, il suo corpo era pieno di ferite anche profonde, quasi non riusciva a restare cosciente per il troppo sangue perduto, a un tratto sentì la presenza di qualcuno. Cercò d’alzare lo sguardo, ma aveva la vista annebbiata, e non c’era abbastanza luce, ma intravide una sagoma. Un mangiamorte in piedi sopra di lui, lo guardava.
“Cosa sta aspettando? Perché non mi uccide? Forse vuole vedermi morire dissanguato…” pensò il giovane mago. “Harmony perdonami, se non tornò da te… Quanto avrei voluto dirti che ti amavo, che non ho mai amato nessun’altra come te… Addio, mia strega…No, devo combattere devo tornare da lei…forza!!”
Cercò d’alzare la bacchetta, di puntarla con il mangiamorte, che rimaneva stranamente immobile, le ferite si allargarono.
Si sentirò dei passi, altri mangiamorte stavano arrivando.
“Oh Dio! E’ la fine, anche se trovasi la forza di combattere questo…” pensò Tim “Non potrei mai affrontare gli altri.”
Il mangiamorte si voltò, tra non molto i suoi compagni sarebbero arrivati, puntata la bacchetta, gridò: “Avada Kedavra…”
Il fulmine verde scaturì dalla bacchetta, colpendo il ragazzo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Tim è morto??? Mi dispiace tantissimo!!!!!
I miei sogni sulle coppie (commento del capitolo precedente) è infranto!!!!!
Vabbè mi rimane Tibby-Ryo e Harmony-Arcrux!!
Anche se un pò mi dispiace è lui, xk ha dimostrato di amare Harmony sopra ogni cosa, pensando a lei quando era in punto di morte...

Bellissimi i pensieri della principessa oscura quando vede Potter le due Granger e la Weasley ke ridono anche lei ha un'anima infondo..
Ma non capisco Ryo ama sua "sorella" o Tibby...o Harmony?
Xk ha baciato sua "sorella" mentre lei era svenuta, ma quando la principessa oscura ha visto nei suoi ricordi ha visto Ryo e Tibby ke facevano sesso, segno ke Ryo pensava ancora a lei???
X lui è stato semplice sesso o qualche cosa di + profondo??
In definitiva lui ki ama???

Siccome vorrei ricevere veramente queste informazioni ti lascio il mio nome e il mio cognome nella speranza ke tu mi cerchi e mi aggiungi su facebook:
Federica Cappellano
Come immaggine del profilo ho un cuore griglio spezzato su sfondo bianco..
Se non riceverò la tua richiesta di amicizia ti lascerò un altro commento...
Ciao Ciao

Anonimo ha detto...

nooooooooooooooooooo!!!
non dovevi ammazzare Tim!!!!!

Anonimo ha detto...

XD povvera Hermione dopo che e sopravvisuta alla guerra,hai mangiamorte e a Voldemort stava per restarci secca per colpa di Harmony e Tibbi XD

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