sabato 5 luglio 2008

Granger Girls

Capitolo diciassettesimo: Halloween (prima parte)


“Per giovedì voglio due pergamene come tema sugli Urisk, mi raccomando particolare attenzione sulle loro abitudini di caccia e sul come difendersi… Ora potente andare…” disse David alla classe mentre questa usciva dall’aula.
Harmony e Tibby parlottavano fra loro.
“Mi piace quando il professor Giles spiega.” Disse Tibby “Le sue lezioni non sono mai noiose, ogni volta raccontata storie legate alle sue esperienze con le creature che studiamo. Secondo te è vero che ha vissuto un mese con i giganti”
“Si, mamma mi ha detto che ha amicizie in tutto il mondo specie con i vampiri, sembra sia un’autorità nel campo.” Rispose Harmony.
“Un vampiro, non ho mai incontrato un vampiro, chi sa che tipi sono?” disse curiosa Tibby
“Io ne conosco una, un’amica mia e di mammy si chiama Laura Ossian…”
Tibby rimase stupefatta e domandò: “Veramente conosci una vampira… E quanti anni ha? E di che stirpe è?”
“Non lo so, forse dovremo domandarlo al professor Giles, forse la con…” rispose Harmony, ma si fermò perché poco più avanti c’era Acrux appoggiato ad una colonna che le guardava, le ragazze si fermarono.
Acrux guardò la sua ragazza negli occhi e disse: “Ciao, dobbiamo parlare…” La sua voce era fredda.
“Si… ok…” rispose Harmony che non si aspettava quella reazione.
“Io vado avanti, ci vediamo dopo Harmony…” disse Tibby poi ad Acrux: “Ciao cugino…”
“Ciao Tibby.” Disse lui mentre la ragazza gli passava vicino.
“Ti va di fare una passeggiata?” domandò la strega
“Si…” rispose lui.
E si diressero verso i giardini della scuola.
“Cosa c’è, Acrux?” gli domandò Harmony.
“Mi ami ancora?”
“Che razza di domande mi fai? Certo che ti amo…”
“Harmony… io… io… non sono riuscito ad aiutarti quando… quando… perdonami.”
La ragazza gli sorride e dopo avergli accarezzato il viso gli diede un bacio a fior di labbra. “Sono io che devo chiederti perdono, Acrux…” disse “Non dovevo scappare…”
“Harmony…” sussurrò il ragazzo.
“Ti prego non parliamone più, Harry mi ha spiegato cosa ho dentro di me… mi ha detto che l’unico modo per non far scatenare la parte oscura è l’amore, ed io ti amo…” e lo bacio nuovamente.
Lasciando il ragazzo senza fiato.
“Perché non parliamo d’altro per esempio della festa di Halloween della prossima settimana…” propose la ragazza.
“Ok, tu da cosa ti travesti?” domandò Acrux.
 
Anche se ancora mancavano diversi mesi al iniziò delle partite di Quidditch, Faith Baston aveva iniziato ad allenare la squadra di Grifondoro. Harmony si era divertita moltissimo, i suoi compagni di squadra si erano subito dimostrati gentili con lei, e allenamento era finito senza troppi problemi.
Tibby era andata avanti voleva scrivere una lettera a James per descrivergli i suoi miglioramenti nello sport dei maghi. Harmony era rimasta sola sul sentiero tra la scuola e il campo di Quidditch, ma davanti a lei apparve Tim, era fermo come ad aspettare qualcuno.
I due si guardarono, poi Harmony ricordò il baciò sul ponte, e abbassò lo sguardo.
“Ciao, Harmony…” disse lui.
“Ciao…” rispose la strega.
Il giovane mago si avvicinò a lei e le sussurrò: “Perché non mi guardi?”
“Tim…” sussurrò lei.
“Harmony… Io…” disse e le sollevò il viso gentilmente.
“Tim...” disse lei guardandolo negli occhi “Grazie per avermi aiutato… ehm sul ponte…” e arrossì.
“Ero in debito con te, Harmony, per avermi aiutato nella radura… Perché adesso non torniamo alla scuola.”
E i due s’incamminarono.
 
Il giorno dopo, Harry entrò nella classe di trasfigurazione a fine ora, mentre i ragazzi uscivano. Hermione lo aveva visto, ma si era voltata dall’altra parte, non si parlavano più dal incidente di Harmony nel club dei duellanti.
“Hermione… io voglio parlarti…” sussurrò il mago.
La strega non si voltò e disse: “Sono io ha non voler parlare con te, Harry…”
“Devi farlo… ascoltami…” disse lui.
“Ascoltare cosa? Le tue scuse sul perché non hai aiutato Harmony, tua… mia… nostra figlia era sconvolta… ha scoperto d’aver qualcosa di terribile dentro di se… ha quasi ucciso una sua compagna… L’hai lasciata andare, mentre aveva bisogno di te… Perché Harry? Perché?”
Il mago abbassò lo sguardo e sussurrò: “Avevo paura… Hermione…”
Hermione non rispose guardò Harry, lo guardò negli occhi, lei conosceva quello sguardo. Molti anche fa i loro amici credevano che Harry Potter fosse un grande eroe, solo lei conosceva l’Harry umano, quello che aveva paura di Voldemort e dei mangiamorte, solo lei sapeva tirarlo fuori dalle stanze in cui si rinchiudeva quando aveva paura sentendo la voce del suo nemico dentro di se, solo lei lo aveva visto tremare, piangere, urlare di dolore e di odio, solo lei conosceva le parole e le carezze per calmarlo, solo lei conosceva la quella solitudine. Lei che lo aveva amato sia per la sua forza che per la sua debolezza.
“Avevi paura…” sussurrò Hermione.
Lui annui e disse: “Ero impietrito, ho pensato che avrei fatto di tutto pur di non affrontare di nuovo quelli incubi, quella voce fredda, quella tenebra…”
“Così hai lasciato Harmony quando aveva più bisogno di te… Lei aveva più paura di quanto tu potevi averne…”
“Hermione, non ci sono riuscito… non sapevo che dirgli, che fare.”
“Dovevi solo starle vicino… Harry… Harmony ti ha perdonato, lei ti ha capito… ma io non me la sento ancora… stami lontano, non voglio vederti per un po’… adesso vai ti prego…”
Harry non rispose e se ne andò uscendo dall’aula.
Non appena il mago lasciò l’aula e chiuse la porta, Hermione si appoggiò alla cattedra e iniziò a piangere, lo aveva perso nuovamente, forse per sempre.
 
 Era il crepuscolo quando Draco comparve su la riva di quel sudicio fiume. Si guardò intorno, sorrise amaramente e pensò: “Questo posto non è cambio…” poi vide alla sua destra la nera sagoma della ciminiera in mattoni. Arrivò alla sommità del argine, e superò le sbarre che separavano il fiume dalla stretta via acciottolata. Il mago si guardò ancora intorno, c’erano lampioni rotti, e lontane case fatiscenti e tetre.
“Non c’è dubbio che questo posto si addice a lui… Mi chiedo se avrà piacere di rivedermi?” pensò mentre s’incamminava per la stradina. Raggiunte le case, il mago alzò lo sguardo e vide un cartello arrugginito, sbiadito e quasi illeggibile. Lesse sottovoce: “Spinner’s end”. M’imboccò la strada raggiungendo l’ultima casa, e bussò alla porta.
Passarono alcuni minuti e la porta si aprì. E una voce disse: “Draco… ragazzo… che ci fai qui?”
“Salve professore posso entrare?”
“Si, certo…” la figura scusa si spostò per far passare il suo ospite.
Draco entrò e finalmente vide l’uomo che stava cercando a figura intera. Davanti a Draco Malfoy si trovava uno degli ultimi mangiamorte della prima generazione, l’uomo che aveva tradito e ucciso Albus Silente, il mago oscuro più ricercato della Gran Bretagna e forse del mondo intero, il suo mentore e la figura più simile a un padre che lui avesse mai avuto. Davanti a Draco c’era Severus Piton.
Negli anni Piton non era invecchiato di un giorno, restava ancora un uomo imponente, minaccioso, oscuro e tetro, ma adesso Draco non era più un ragazzino.
“Cosa ti porta qui…?” domandò Piton.
“Sono qui per conto della figlia del nostro Signore Oscuro…”
“Ah… Allora è ancora viva la piccola…” disse Piton senza però cambiare espressione. “Vieni… Sediamoci…”
Piton andò avanti e i due entrarono in un minuscolo salotto, le pareti erano foderati di libri, al centro si trovavano un divano di velluto rosso, una poltrona e poco lontano un tavolo rotondo in legno massiccio, ma non molto stabile.
“Così è questo il posto in cui, tu e mia madre avete fatto il voto infrangibile…” disse Draco.
Piton non rispose lo guardò con area grave e gli fece cenno di sedersi.
Lui si sedete e Piton gli domandò: “Vuoi qualcosa da bere? Del vino elfico magari?”
“Si, perché no… Severus.”
“Etrigan vieni qui…” chiamò Piton e dalla porta comparve un elfo domestico molto vecchio e malconcio.
“Il signore ha chiamato Etrigan, signore…” disse la creatura avvicinandosi.
“Si, vogliamo del vino elfico muoviti…”
Elfo corse, sparendo dietro la porta.
“Non dovresti cambiare quel elfo, non durerà a lungo…” disse Draco.
“Non posso… Ma dimmi le novità è vero che lui è tornato a Hogwarts? Ed insieme a lui anche la mezzosangue?”
“Si, sono tornati e hanno una figlia…”
“Una figlia… lui ha una figlia… Tu sei il nuovo insegnate di pozioni e sei capo di serpeverde?” si fermò e poi domandò: “Che parte hai tu in tutto questo, Draco?”
“Quello che facevi tu: la spia… la spia per la mia signora oscura…”
Piton rimase in silenzio. Etrigan entrò portando un vassoio con due bicchieri di cristallo e una bottiglia di vino. L’elfo diede il vino al ospite e poi al suo padrone, per sparire nuovamente dietro la porta.
“Al signore oscuro… “ disse Piton.
“Si… al signore oscuro…” rispose Malfoy.
Dopo aver bevuto, Draco commentò: “Ottimo vino…”
“Grazie…” e si sedette sulla poltrona “Perché sei qui? E perché dovrei fidarmi di te? Sbaglio o hai tradito la causa anni fa per sposare la figlia di Weasley, con la quale hai avuto due figli…”
“Si, Acrux e Arthur… E’ per loro che sono tornato alla vecchia via… sono dei sanguepuro non posso permettere che vivano in un mondo sporcato dai babbani, dove si perda il senso la magia. Il nostro modo di vivere è il migliore, ma stiamo perdendo tutto. Severus, il mondo babbano ci sta fagocitando, non resterà niente di noi tra qualche anno, se non combattiamo. Lo sto facendo per i miei figli…”
“Anche tuo padre la pensava in questo modo, difendere il nostro modo di vivere da qualunque aggressore esterno… Ma non capisco perché sei venuto a cercarmi?”
“Tu sei uno dei migliori fra noi, sei uno delle prime generazioni, abbiamo bisogno della tua giuda, della tua esperienza, vogliamo che tornì a insegnare, ma questa volta la vera potente magia, quella oscura…”
“E a chi dovrei insegnare? Ai tuoi figli…”
“Loro non sono ancora pronti… Il maggiore Acrux non è ancora maturo, non sa cosa c’è in gioco e poi è stato plagiato dalle idea babbanofile dei Weasley, ma sono sicuro che col tempo capirà… e dimenticherà il vergognoso sentimento che lo unisce alla figlia dello sfregiato e della mezzosangue…” e Draco si fermò per bere un altro sorso di vino “Quando capirà qual è la vera via, allora lo affiderò a te, e lo farai diventare un vero mangiamorte…”
“Molto bene… cosi lo manderemo a uccidere la figlia di Potter… Hai detto che vuoi che insegni ancora, ma a chi?”
“Alla figlia del nostro signore oscuro… E’ stata battuta dalla figlia della sfregiato e vuole vendetta, ho pensato che solo tu puoi farla diventare ancora più potente.”
“Ne sono lusingato, Draco… Tornare a combattere e a insegnare… Credo che dovrei anche tornare a Hogwarts vero?”
“Si…” rispose Draco “ma dovrai farlo si nascosto… dovrai stare sempre nella camera dei segreti…”
“Non c’è problema sempre meglio di questa topaia babbana. Ma voglio una promessa voglio vendetta voglio essere io a uccidere Potter…”
“Questo non posso promettertelo, c’è un piano molto importante che lo riguarda, ma non posso parlartene perché ho giurato di non svellerlo altrimenti morirei e con me anche mio figlio Arthur… Come ho giurato di non rivelare il nome della figlia nel nostro signore oscuro… Tutti i mangiamorte hanno espresso questo giuramento e lo dovrai fare anche tu…”
“Un pergamena incantata… ottimo modo per tenere nascosto un segreto come questo…”
 
Passarono due notti e Draco senza farsi vedere aspettava Piton al cancello di Hogwarts, l’ex-professore si materializzò e guardò le torri nell’oscurità delle tenebre.
“Cosa c’è, Severus?” domandò Draco.
“Non credevo sarei mai tornato qui…” Rispose continuando a guadare il castello “…Non credevo che sarei tornato a insegnare…”  poi si voltò verso Draco “Ricordi il giorno in cui abbiamo varcato per l’ultima volta questo castello?”
Malfoy non rispose.
“E’ ironico, non è vero? Quel giorno siamo scappati insieme e adesso torniamo qui insieme per salvare questa scuola, per servire un nuovo padrone…”
“Si, è ironico Severus… Ma adesso finiscila di cercare d’entrare nella mia mente…” rispose il mago con voce fredda.
“I miei complimenti, Draco… Sei sempre stato un ottimo occlumante…”
“Sei stato tu a insegnarmi l’arte…”
“E’ vero….” Rispose Piton guardando negli occhi ex-allievo “Ma mi chiedo perché tieni la mente sempre chiusa?”
“Un’abitudine, solo un’abitudine. Tu facevi lo stesso sia con il signore oscuro che con Silente per questo nessuno fino al ultimo non sapeva da che parte stavi, Severus…”
“Si… un’abitudine hai detto, mi auguro sia vero, me lo auguro per te ragazzo…”
“La fedeltà alla causa di Draco Malfoy non è mai stata messa in discussione, professor Piton…” disse Pansy mentre questa si avvicinava ai due maghi oscuri.
Quando la strega arrivò davanti ai maghi sorrise e disse guardando prima Piton e poi Draco: “Cosi l’hai ritrovato?”
“Ne avevi dubbi?” domandò Malfoy.
“No, nessuno amore mio…” rispose e gli sorrise. Guardò Severus e disse: “Professor Piton è un piacere rivederla ed è bello riaverla fra le nostre file…”
“Grazie, mia signora…” sussurrò Piton abbassando il capo in segno di saluto.
“Ora entriamo mia figlia non vede l’ora di conoscerla e d’imparare da lei…”
“Ne sono onorato…” rispose Piton entrando nella scuola.
Dopo poco Pansy, Draco e Piton entrarono nella…
“La camera dei segreti!! Cosi è questa la vostra sede?” disse ex-professore guardandosi intorno.
“Si…” rispose Pansy “Un posto sicuro e anche simbolico dove tutto ha avuto inizio, dopo tutto questa fu l’ultima opera di Salazar Serpeverde in questa scuola e qui ci fu la prima impresa del oscuro signore… E’ il luogo migliore per ricominciare la nostra opera…”
“Quanti siete?” domandò Piton.
“Noi mangiamorte siamo un centinaio, ma il nostro numero cresce sempre di più come anche i nostri alleati, professore.” Rispose Pansy facendo strada. “Stiamo preparando qualcosa di grande e di glorioso che segnarò il nostro ritorno… i maghi torneranno ad avere paura di noi e a pronunciare il nome di…”
“…Lord Voldemort” continuò la giovane voce di ragazza da dietro una colona.
Pansy sorrise e Leslei si fece vedere.
Piton guardò la ragazza e disse: “Tu sei la figlia del signore oscuro… riconosco la bellezza di tua madre e il carisma del signore oscuro.”
“Si, sono io…” rispose Leslie “E lei è Severus Piton, il consigliere e la spia più fidata di mio padre… a quanto mi ha detto mia madre noi le dobbiamo la vita…”
“Perché vuole perfezionare le arti oscure?” domandò Piton.
“Perché voglio essere degna di mio padre e perché devo affrontare una nemica… la figlia di Harry Potter…”
“Ah… Draco mi aveva accennato tutto questo…” disse Piton “Io le insegnerò e lei ucciderà la figlia di Potter e anche la donna che lui ama.... ma dovrò agire su di lei, cambiandola rendendola più forte dovremo estirpare i suoi sentimenti… anche quello che prova per Acrux Malfoy… Accetta di farlo?”
Leslei ne rimase colpita, Piton era entrato nei suoi pensieri nonostante occlumanzia, aveva scoperto cosa provava ancora per Acrux. La giovane strega sorrise e rispose: “Sono pronta a tutto per essere degna della mia eredità e per sconfiggere e umiliare la Granger… venderei persino l’anima…”
“Molto bene… mia signore, molta bene…” disse Piton.
Pansy guardò con soddisfazione sua figlia, mentre Draco abbassò lo sguardo non visto a sentire le parole della giovane strega.
 
Erano passati pochi giorni dalla morte di Voldemort, ma c’erano ancora delle sacche di resistenza soprattutto nell’East End di Londra, gli auror dovettero combattere casa per casa, metro per metro contro una guerriglia forte e disposta a tutto persino ad atti kamikaze pur di non consegnarsi al nemico. Per fortuna le forze dei mangiamorte, dopo la caduta del loro signore oscuro, erano disorganizzare e prive di leadership, quasi tutti i migliori e più carismatici seguaci di Voldemort erano morti o prigionieri a new Azkaban.
Restava però un obiettivo primario per le forze auror: la cattura del traditore Severus Piton, il mangiamorte che aveva ucciso Albus Silente.
Tutti gli auror erano sulle sue tracce, il ministero avevo posto una taglia di un milione di galeoni sulla sua testa, vivo o morto. Alcuni però lo cercavano con più entusiasmo di altri; per alcuni era una questione personale tra questi c’erano: Harry Potter, David Giles, Remus Lupin, Ron, Fred e George Weasley. Remus lo voleva morto perchè aveva ferito gravemente Tonks incinta di James, mentre per i Weasley la cosa era molto più seria, il mago oscuro gli aveva ucciso il padre.
Finalmente dopo parecchi buchi nel acqua, e molti interrogatori a base di Veritaserum e di sistemi non molto ortodossi, David ebbe le informazioni su dove si trovava il traditore; e la sera stessa un gruppo composta da venti auror tra cui: Harry, David, Remus, Ron e Fred lo andarono a cercare.
“Ci pensate stiamo andando a snidare il serpente dalla sua tana…” disse Fred su un automobile babbana alla cui giuda c’era Remus, a su fianco Harry, e dietro i due fratelli Weasley.
“Ron…” sussurrò Fred “…non temere lo prenderemo. Ehi a papà sarebbe piaciuta quest’automobile babbana…”
Il fratello non rispose. Arthur Weasley era morto salvando la sua Luna, suo padre era morto per salvare la ragazza che amava.
David Giles al funerale aveva detto: “…il mondo ha bisogno di più uomini come Arthur Weasley, che di mostri come m… come Voldemort.” E poi aggiunse “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.”
Piton si trovava a Whitechapel, le auto si fermarono a pochi isolati dalla casa, e gli auror scesero. Harry e gli altri erano nervosi, tutti tranne David che manteneva la sua freddezza, anche se Laura aveva notato dei fremiti nella sua pellaccia immortale.
Potter notò subito delle assenze tra le file dei corvonero e domandò spiegazioni a David: “Dove sono Luna e Draco? Come mai non sono qui?”
“Non sono voluti venire Harry, Luna mi ha detto che Ron non voleva, ma credo… Mentre Draco mi ha confessato che non se la sentiva di dare la caccia all’uomo che gli ha salvato la vita, non ho potuto dargli torto….”
“Si, giusto… Dimmi una cosa…” domandò Harry a bassa voce “Come lo vuoi prendere quel lurido figlio di puttana? Vivo o morto…”
David mugugno qualcosa, sospirò e rispose deciso: “Lo voglio vivo, per sbatterlo davanti a un tribunale e farlo punire per le sue colpe… credo ancora nella giustizia, ma… ma se tu lo vuoi uccidere io e i miei non ci opporremo.”
“Ok… meglio saperlo prima.”
Gli auror entrarono nella casa, intanto in una delle stanze del terzo piano Piton era pronto a combattere bacchetta alla mano.
“Signore…” disse una voce femminile alle spalle del mago.
“Domino non dovresti stare qui… stanno arrivando…” disse il magiamorte voltandosi verso di lei.
La giovane donna appena ventenne teneva in braccio un bambino disse: “Signore… la prego stia attento… non voglio che lei muoia…”
“Ci proverò, ma tu stai nascosta con il bambino…” e accarezzò con amore la testa del piccolo, poi alzò lo sguardo e disse: “Come stano le nostre ospiti?”
“Noi stiamo bene, professore…” disse Pansy con in braccio la piccola Leslei addormentata. La bambina aveva solo qualche giorno.
“Non sono più il tuo insegnante… Dovete rimanere tutte due nascoste, soprattutto tu Parkinson. Tu e tua figlia, la figlia del signore oscuro…” e guardò la piccola “…rappresentate il futuro della nostra causa…”
“Quale causa siamo distrutti, Piton. Dovresti pensare a tuo figlio...” disse Pansy.
Piton guardò il bambino e rispose: “La nostra causa non è morta… rinascerà dalle sue ceneri con nuovo vigore traverso le nuove generazioni, attraverso la figlia di Lord Voldemort… Ora andate a nascondervi e qualunque cosa accada non uscite…” lui si affacciò un attimo alla finestra, mentre sentiva i passi dei suoi nemici, da un momento all’altro lo avrebbero scoperto. Il mago guardò il cielo era denso di nuvole, l’aria era elettrica, sarebbe arrivato un acquazzone. “E’ un buon giorno per morire…” sussurrò il mago oscuro e continuò pensando: “Chi sa chi sarà a uccidermi? Potter o Giles mi auguro non sia uno dei Weasley o un Auror di grado basso…”
Dopo neanche un minuto Harry entrò nella stanza insieme con David, il giovane mago gridò: “Expelliarmus …” disarmando Piton.
“Potter… Giles…” disse il mago oscuro.
“Piton… lurido bastardo, finalmente… finalmente il professor Silente sarà vendicato.” Disse Harry pieno di odio.
David si limitava a puntare la bacchetta contro il nemico.
Harry gridò: “Crucio…”
Piton cadde a terra contorcendosi dal dolore, ma dopo qualche secondo la tortura finì, il mago si voltò e guardò Harry sorridendo amaramente: “A quanto pare, Potter, hai finalmente imparato a lanciare una maledizione senza perdono… finalmente conosci il significato della parola odio… il signore oscuro ne sarebbe fiero…”
“Crucio… Crucio…” continuò Harry e intanto diceva: “Sono cambiato per colpa tua, tua e di quel bastardo…”
Di nuovo l’anatema si fermò e il mangiamorte disse: “… Mi chiedo cosa ne pensa la Granger di questo tuo cambiamento…”
“Crucio…” gridò Harry “Non parlare di Hermione… Non parlare di Hermione… Crucio…”
“Allora è vero che la Granger ti ha lasciato… e credo che siano vere pure le notizie sul fatto che tu e lei vi amavate…”
“Crucio…”
Piton si contorceva cosi forte che una braccio uscì dalla spalla e il mago grido.
David allora prese le mani di Harry fermandolo. Il giovane mago guardò l’amico stupefatto e sussurrò: “David?”
“Basta… Harry se continui cosi lo riduci com’erano Frank e Anne…Se devi uccidilo, farlo e basta..”
“Harry adesso… capisco il tuo odio… non posso permettere che tu diventi un assassino” disse Remus entrando nella stanza.
“Oh il nostro Lupin…” disse Piton.
“Piton…” sussurrò lui abbassando lo sguardo.
“Remus…” disse Harry “Io sono già un assassino… merita di morire… lo sai anche tu…”
“Fino a pochi giorni fa eravamo in guerra, Harry… adesso è finita. Ucciderlo adesso sarebbe solo un delitto…” disse il licantropo guardando il giovane mago come fosse un figlio, poi guardò l’immortale sperando d’avere un sostegno. David non parlò, e si voltò a guardare Piton.
“Harry… ti prego… lo sai che anche Hermione non lo vorrebbe…” lo pregò l’amico di suo padre.
“Hermione… non c’è più Remus…”
Lupin lo guardò sorpreso non sapeva della fuga della ragazza.
Harry puntò la bacchetta contro Piton e disse: “Hai ucciso due grandi uomini, due uomini di pace… gli hai uccisi senza pietà… Avada Ken…”
Ma si sentì un gridò: “Noooooo!!!!” ed entro dall’altra stanza Domino con il braccio il bambino che piangeva.
“Ti prego, Harry Potter non ucciderlo… Lui è il padre di mio figlio… Ti prego…” disse fra le lacrime la ragazza.
Harry la guardò e guardò il bambino, imitato anche dai suoi due compagni.
Il quel momento le lacrime di Domino riportarono alla mente del giovane le lacrime di Hermione.
Quel immagine colpì anche Remus, che ripensò a sua moglie e al piccolo James, e a Lily con in braccio Harry. David si ritrovò a pensare a quanto aveva sofferto lui come orfano e a Sabrina, a Laura.
Harry respirò profondamente e disse a Piton: “Vattene… vattene dalla comunità magica, prendi lei e tuo figlio e andate lontano dalla Gran Bretagna… non voglio più vederti per tutta la mia vita…”
E si girò per andarsene…
“Potter… Io….” Disse Piton.
“Non dire una parola… a salvarti è stato tuo figlio cerca di crescerlo come un uomo… e non come un mangiamorte… adesso vattene…” detto questo il giovane mago se ne andò.
Al piano di sotto Harry disse agli auror: “Torniamo a casa dev’essere fuggito…”
“Miseriaccia…” disse Ron “Ma verrà un giorno in cui Piton pagherà…”
Anche Remus scese giù. David s’avvicino a Domino, prese una manciata di galeoni, glieli diede dicendo: “Per il piccolo…” e tornò verso la porta.
“Grazie…” rispose lei confusa.
“Piton…” disse Giles “Trova un sistema per cambiare aspetto, sei un mangiamorte ricercato…”
“Perché? Giles… Perché mi avete risparmiato?”
“Per quanto mi riguarda credo che per te vivere nella consapevolezza d’essere stato risparmiato da Potter sia già una punizione… Poi l’uomo che hai ucciso sulla torre di astronomia diceva che bisogna sempre offrire la possibilità a qualcuno di rimediare a propri errori… Piton sei stato salvato da Albus Silente per ennesima volta… ma non incrociare di nuovo il mio cammino…” rispose Giles, ma prima di uscire l’auror dei Corvonero guardò dietro le spalle di Domino, come ha cercare qualcosa o qualcuno. Piton sudò freddo. Poi David uscì senza dire una parola.
Per strada Harry diede ordine agli auror di tornare alla base, e loro obbedirono.
Potter guardò la finestra della stanza dove si trovano poco fa e disse a Remus: “Non l’ho perdonato… non credo che riuscirò mai…”
“Gli hai risparmiato la vita… gli hai dato un’altra possibilità sono sicuro che Silente, tuo padre e tua madre sarebbero fieri di te…”
“Sono le nostre scelte a dire chi siamo…” disse David citando suo zio, mentre usciva e poi aggiunse: “Mi augurò solo di non dovercene pentire in futuro di questa nostra decisione… La cosa più difficile a questo mondo è convivere con le responsabilità delle proprie scelte…”
 
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte del trenta ottobre, Tibby non riusciva a dormire agitata per il ballo di Hallonween, si alzò e nel oscurità vide la sagoma di qualcuno seduto sul davanzale della finestra del dormitorio femminile, si avvicinò e riconobbe Harmony. La strega guardava fuori la luna piena e le stelle, accarezzando la piccola Bastet che faceva le fusa.
“Harmony… anche tu non riesci a dormire per il ballo?” domandò Tibby avvicinandosi di un passò all’amica. “Andiamo giù in sala comune potremo spettegolare in santa pace… o parlare dei nostri ragazzi… ti va?”
La ragazza si voltò, ma non rispose.
“Harmony… stai bene?”
La strega non disse ancora nulla, si limitò a sorridere.
Ma quel sorriso era così freddo e simile a un ghigno, spaventò Tibby così tanto da farla scappare.
Harmony alzò la bacchetta, e sussurrò: “Do chél dénmha.” Dalla bacchetta scaturì un fulmine nero che colpì Tibby alla schiena, la ragazza cadde.
Poco dopo riaprì gli occhi. Harmony intanto si era avvicinata seguita da Bastet e disse: “Come ti sentì amica mia?”
Tibby sorrise, prima di alzarsi e disse dando le spalle all’amica: “Sta bene…” poi si voltò “Mai stata meglio…”
“Vieni con me abbiamo un lavoro da fare… una scuola da conquistare…”
“Si, ma ci serve un cambio d’abito…” propose Tibby.
“E’ vero…” andarono ai loro armadi, Harmony prese una camicia nera e un paio di jeans dello stesso colore e il giubbotto di Hermione. Tibby prese una maglietta bianca a vita bassa, un paio di jeans blu scuri e in più il soprabito di pelle nera che doveva essere il costume di Acrux. Poi le ragazza andarono in bagno, Tibby si truccò con rossetto nero, mentre Harmony uso uno rosso scuro.
“Adesso ci servono dei ragazzi…” disse Harmony.
“Si… hai già in mente qualcuno?”
Harmony annui e sorrise, di un sorriso gelido.
Le due ragazze salirono nel dormitorio dei ragazzi dell’ultimo anno. Mentre salivano le scale Tibby si mise a ridere.
“Cosa c’è di divertente?” domandò Harmony.
“Pensavo che è assurdo, i fondatori si sono tanto preoccupati che i ragazzi potessero entrare nei nostri dormitori e mai che noi potevamo andare da loro…”
Anche Harmony iniziò a ridere anche lei e disse: “Sì fidavano troppo delle ragazze….”
Raggiunto il piano, Harmony trovò quello che le interessava, andando davanti al letto di Tim, guardò il ragazzo dormire.
“E’ proprio bello… Ti amo Tim Drake…” poi si avvicinò, sì chinò, lo bacio e a fior di labbra gli disse: “Sveglia, amore mio… Sveglia abbiamo da fare…”
Il ragazzo mugugnò qualcosa, si svegliò e disse: “Harmony, che ci fai qui?”
“Mi sono ressa conto d’amarti e ho pensato di farti una sorpresa… sei contento?”
Tim la guardò, ma notò che qualcosa non andava: “Harmony che ti è successo?”
“Niente… sono solo innamorata di te… ma hai bisogno di qualche cambiamento.”
Lui a sentire quelle parole cercò di prendere da sotto il cuscino la bacchetta, ma fu colpito dal incantesimo del fulmine nero, e cadde sul letto.
Poco dopo riprese i sensi.
“Ben svegliato, amor mio…” gli disse Harmony.
Lui sorrise, l’afferrò per un polso facendole male, per poi tirarla a se, e la baciò con violenza.
Dopo il bacio le disse: “Tu sei mia… tu sei la mia regina…”
“Regina mi piace… e mi piaci tu… muoviti adesso abbiamo da fare…”
Il giovane mago si vestì anche lui con abiti neri.
I tre ragazzi uscirono dal dormitorio maschile, ma Harmony si fermò a guardare le scale che portavano al dormitorio femminile.
“Tim vieni con me…” disse.
Il ragazzo obbedì, e insieme salirono le scale, la strega aveva fatto in incantesimo che permetteva al ragazzo di raggiungere il dormitorio.
Entrati lì dentro, cercarono il letto dove dormiva Robin, trovato, Harmony sussurrò a Tim: “Uccidila… uccidila per me…” poi si avvicinò e abbraccio il ragazzo e gli sussurrò: “Se mi ami uccidila…” e gli toccò la mano in cui aveva la bacchetta. Tim l’alzo fino a puntarla contro la sua migliore amica.
“Uccidila… uccidila per me…” le sussurrava accarezzandogli la mano “Avada… Avada…” gli sussurrava la ragazza. Tim disse: “Avada…”
“No…” disse lei “Mi sono divertita abbastanza… adesso baciami… voglio sentire che mi rubi l’anima con un bacio…”
Il ragazzo la baciò, poi tutti e tre i Grifondoro andarono nella casa di Serpeverde. Mentre Tibby e Tim aspettavano fuori Harmony ci entrò, per poi andare al dormitorio del sesto anno. La ragazza s’infilo nel letto di Acrux, questo si sveglio e disse: “Harmony… tu che ci fai qui? Sto sognando?”
“Si, amore stai sognando e io sto sognando te, perché non mi prendi, prendimi come hai fatto con Leslei.” Disse la strega sorridendo maliziosa.
“Harmony…” sussurrò lui, e poi le accarezzò il viso, era caldo e morbido e il ragazzo disse: “Questo non è un sogno… Harmony… tu non puoi stare qui…”
“Io posso… Io posso fare tutto… ma su una cosa hai ragione questo non è un sogno, ma un incubo…” si strinse a lui e gli sussurrò al orecchio: “…ma non temere amore, questo non sarà il nostro incubo…” poi da sotto le coperte puntò la bacchetta e disse: “Do chél dénmha.”
Il giovane serpeverde si svegliò dopo qualche secondo e baciò la ragazza, ma le morse le labbra facendola sanguinare.
“Ehi che fai? Mi hai fatto male… perché?” disse lei alzandosi dal letto e toccandosi le labbra che sanguinavano.
“Perché mi andava…” rispose lui con le labbra imbrattate di sangue “Volevo sentire il sapore del tuo sangue… e mi piace… mi piace il tuo sapore… mi è sempre piaciuto”
Lei sorrise e si avvicinò di nuovo a lui, sul letto e sussurrò: “Hai ancora sete amore? Allora bevi…”
Il ragazzo non la baciò, ma le lecco le labbra e poi le disse: “Ti amo… Ti amo…”
“Si, lo so… ma devi anche odiami e avere paura di me… solo cosi mi farai felice… promettimi di amarmi, odiami e di temermi per sempre…”
“Per sempre… mio amore per sempre…” disse il ragazzo, uscito dal letto si vestì e in compagnia di Harmony uscì dalla sua casa.
I quattro ragazzi uscirono per andare verso le rive del lago nero.
“Perché siamo qui, Harmony?” domandò Tibby.
“Perché per conquistare un regno ci vuole un esercito…” rispose lei guardando il lago “… siamo qui per radunare il nostro esercito… un esercito di esseri che non si fermano davanti a nulla che non avranno ne’ paura ne’ pietà…” punto la bacchetta verso il lago ed esclamò: “Nehek”
Dalla bacchetta scaturì un raggio nero che colpì l’acqua del lago, al inizio sembrava che non fosse successo niente, ma poi si vide qualcosa muoversi nel acqua.
Harmony si voltò verso i suoi amici e disse: “Molti secoli fa una nave vichinga di nome Naglfar cercò d’attaccare questa scuola, ma fu affondata. Adesso quei berserk di Odino obbediranno a noi come draugar, guerrieri zombi…. e non saranno i soli…”
Dalle acque emersero i vichinghi i loro corpi erano consumati e imputriditi, i loro occhi erano gialli come la bile, le loro armi e le loro armature arrugginite, ma ancora in grado di uccidere.
Acrux guardò nella direzione di un boschetto di olmi, estratta la bacchetta disse: “Durante la guerra contro Voldemort, nel assedio di Hogwarts un negromante di nome Korrigan attaccò  con i suoi guardiani dei tumuli. Lui fu ucciso e la magia si spezzò adesso tornerà a vivere e con i suoi servi…”
Dalla bacchetta di Acrux si scaturì un lampo giallo che colpi il terreno del boschetto la terra tremò, si ruppe e ne emersero dei guerrieri, sotto le loro armature nere e le vesti consumate dal tempo non c’era più della carne, ma solo delle fredde ossa, si guardavano intorno con le loro orbite prive di occhi, in mezzo a loro si trovava Korrigan con le vesti nere e oro e il suo bastone vivo alla cui sommità c’era il busto di un dannato. Il negromante era integro, il suo sguardo era freddo, il suo viso tagliente, il naso aquilino gli occhi però innaturali le pupille rosse fuoco mentre la sclera era nero come la pece.
 
Hermione si svegliò quella mattina e subito si resse conto che qualcosa non andava, c’era troppo silenzio, un silenzio freddo opprimente. La strega s’alzò, corse alla porta della sua camera l’aprì e si precipitò fuori nel corridoio, questo era deserto. Si guardò intorno, cercando di cogliere qualche suono o qualche voce, ma niente solo il soffiare del vento e i rumori della foresta proibita.
“C’è qualcuno?... Ehi la qualcuno può sentirmi… Mi sentite…” gridò Hermione.
Nessuna risposta.
“Sembra che la scuola sia deserta…” pensò “Ma non posso esserne sicura fin quando non avrò fatto un giro, meglio che mi vesta…” e si girò per rientrare nella stanza, allora guardò le pareti i quadri erano vuoti, c’erano solo gli sfondi erano privi dei personaggi che da secoli animavano le mura del castello.
Tornata nella sua stanza, si vesti con abiti gabbani: una maglia, un paio di jeans e una giacca corta di velluto nera, presa la bacchetta, alcune pozioni della sua scorta, aprì il libro che leggeva in quel periodo prima d’andare a dormire e ne lesse una frase.
“Anche se la scuola sembra deserta… Non vuol dire che tu sia sola mia cara Hermione…” sussurrò fra se… “Prudenza…”
E uscì dalla stanza, iniziò a camminare per i corridoi della scuola, per raggiungere la sala comune di Grifondoro, ci poteva essere qualche studente a cui serviva il suo aiuto, e poi lì si poteva trovare Harmony.
“Sicuramente non sto sognando” pensò “Prima sentivo freddo, adesso ho un po’ di fame e non si può leggere in un sogno, la lettura è una funzione dell’emisfero destro del cervello, i sogni vengono da quello sinistro…”
Si fermò e si guardò di nuovo intorno, quel silenzio così innaturale la metteva in agitazione, sentiva dei brividi correrle lungo la schiena, in tutti quelli anni a Hogwarts non si era ma accorta di quanto quel castello antico mille anni poteva essere grande, tetro e sconosciuto. “Ho sempre considerato questa scuola come una mia seconda casa…” pensò “La casa della mia seconda famiglia quella composta prima da Harry, Ron e me, poi da Ginevra, Luna, Neville anche da David e Draco e da i membri dell’ordine della fenice…” ricominciò a camminare “Questa scuola è sempre stata una casa partendo dai quattro fondatori, fino a Silente, poi per David e persino per Tom Riddle, ma anche  James e Lily Potter, Remus e Sirus, fino a noi e adesso ai nostri figli. Vederla cosi vuota e silenziosa la fa apparire così aliena, così oscura e pericolosa. Ora basta Hermione, resta concentrata, pensa… pensa…”
Aveva raggiunto la porta/ritratto, ma come per gli altri, il quadro era vuoto la signora grassa era sparita, nonostante la situazione molto strana la strega sorrise pensando: “La signora grassa è sempre stata la più pigra dei quadri non andava mai negli altri dipinti….” Poi guardò la porta ritratto e pensò: “Come faccio a entrare senza un guardiano… Che stupida è pur sempre un porta.” Estratta la bacchetta disse: “Alohomora…” e la porta si aprì e lei entrò tenendo sempre la bacchetta in mano. La sala comune era vuota, ma a differenza dei corridoi si notava che era abitata, c’erano dei libri sul tavolo, cuscini sul divano e a terra vicino al caminetto, nel camino c’era ancora la brace e la cenere del fuoco della sera prima, sul tavolo più grande poi c’era la scacchiera con una partita ancora in gioco e vicino alla finestra tre manici di scopa. La strega si avvicinò alla tavolo grande e guardò la scacchiera, sorrise pensando quante volte i suoi due migliori amici avevano giocato.
Nei primi anni Harry perdeva sempre, ma negli ultimi due era diventato bravo quanto Ron, e alcune loro partite erano delle vere e propri sfide fra loro, una in particolare era rimasta impresa nei ricordi della strega. Si era svolta alla tana, Harry e Ron stavano cominciando una nuova partita dopo che l’ospite aveva dato scacco matto al padrone di casa. Quella sarebbe stata la loro finale, avevano vinto una partita a testa. Hermione era appena entrata e anche senza darlo a vedere aveva guardato i due amici e loro avevano fatto altrettanto, mentre recuperava uno dei libri vicino al camino. Ron allora propose una cosa ad alta voce per farsi sentire: “Harry perché non rendiamo questa partita più interessante…” Lei si era intanto avvicinata, e Ron la guardava sorridendo.
“Che vuoi dire, Ron?” domandò Harry sistemando i suoi pezzi bianchi.
“Facciamo che chi vince porterà Hermione alla nostra prima uscita a Hogsmeade, ci stai?”
Harry che era distratto alzò il viso guardando Ron, cercando di capire se stava scherzando o meno, poi guardò Hermione e notò che anche lei era sorpresa dalle parole del rosso.
“Ronanld… ma che stai dicendo?” disse l’amica quasi gridando.
“Dai Hermione è divertente… non vuoi essere il nostro premio?” domandò Ron guardando la strega e poi l’amico: “Anzi perché non dividiamo la posta in palio, Harry?” Lo sguardo di Ron era serio, i suoi occhi freddi.
Lui non rispose, ma guardò Hermione e poi l’amico, e finì di sistemare i pezzi. Era come dire che accettava la sfida.
Ron aggiunse: “Chi vince oltre ad avere un appuntamento con Hermione avrò subito un suo bacio. Ti va bene Harry?”
Il moro non rispose, ma mosse il cavallo. La partita aveva avuto iniziò. Ma dopo la mossa dei bianchi i due ragazzi sentirono la voce dell’amica gridare: “Bombarda” e la scacchiera colpita volò in aria per poi ricadere sul tavolo rumorosamente. I due ragazzi si girarono verso Hermione, la videro con ancora la bacchetta puntata e gli occhi in lacrime. La ragazza guardò prima Harry, poi Ron e poi entrambi. “Nessuno può vincermi, nessuno può possedermi… io non sono un trofeo, io non sono un oggetto… Io non sono una vostra figurina delle cioccorane… Harry… Ronanld come avete potuto?” e se ne andò ancora in lacrime.
Hermione a quel ricordo sorrise. Poi sentì un rumore, si voltò, ma fu buttata contro un muro e si ritrovò con una bacchetta puntata al colo. Pensava ormai al peggio quando si senti chiamare: “Hermione” da una voce conosciuta, aprì gli occhi e vide un mago da capelli rossi sorridergli.
“Ron…” esclamò “Ma cosa ti salta in mente…”
“Oh scusa, ti ho attaccata senza vederti…” le spiego l’amico.
Hermione guardo il rosso, gli sorrise e poi gli disse: “Puoi lasciami adesso…”
“Ehm si certo, scusa…” e il mago la lasciò, allontanandosi di alcuni passi.
Il mago e la strega si sorrisero.
“Ron…” disse Hermione “ricordi il nostro primo bacio?”
“Si, certo… oh è vero anche allora ti ho quasi aggredita…” poi il mago guardò la scacchiera nella confusione i pezzi erano caduti, e Ron ricordò anche lui la partita con Harry alla tana.
“Hermione, non ti ho mai chiesto scusa… non so cosa mi era saltato in mente quella volta…”
“Ron è passato tanto tempo… mi chiedo che mi avrebbe vinto però…”
“Io non ho dubbi, avrebbe vinto lui… con te ha sempre vinto lui…” e Ron sorrise.
Si sentì un rumore, la porta/ritratto si stava apprendo. Ron ed Hermione puntarono le bacchette. Il mago sussurrò all’amica: “Sembra che siamo tornati ai tempi della guerra…”
Lei annui.
La porta si aprì e ne entrò Neville, che visti gli amici disse ridendo: “No, per favore Hermione non usare di nuovo il Petrificus…”
La strega sorrise, mentre Ron si mise a ridere, e si avvicino al amico.
“Proprio come hai vecchi tempi... eh amico.” Disse Neville a Ron, poi a Hermione “Cosa è successo? Perché nella scuola ci siamo solo noi?”
“Non lo so… Neville…” rispose lei abbassando lo sguardo.
“Adesso si che siamo nei guai, se non lo sai neanche tu Hermione…” disse il guaritore.
“Io proporrei di esplorare il resto della scuola per vedere se troviamo qualcun altro e per poi andare a Hogsmeade.” Disse Hermione.
“Si, è una buona idea…” disse Neville.
“Ecco perché lei era di grado più alto rispetto a noi…” disse Ron scherzando.
“Muoviamoci… Ron…” disse ridendo la strega.
I tre uscirono dalla porta/ritratto. Neville diceva: “Forse questa cosa riguarda solo gli ex-grifondoro…”
“Direi di no…” disse una voce maschile provenire da dietro una colona e comparve Draco.
“Draco… anche tu…” disse Ron.
“Non è solo, fratellone…” e uscì pure Ginevra.
“Che idea ti sei fatta, Hermione?” domandò Malfoy avvicinandosi con la moglie agli amici.
La strega scosse la testa.
“Draco, stavamo per fare un giro del castello per capirci qualcosa e per vedere se c’è qualcun altro…” disse Ron.
“E’ una buona idea, ma faremo prima guardando la mappa del malandrino…” disse il biondo.
“Mio Dio che stupida era la prima cosa da fare…” esclamò Hermione “Perché non ci ho pensato prima…”
Il gruppo andò verso stanza di Hermione. Mentre camminavano le due streghe parlavano fra loro.
“Sei preoccupata per Harmony?” le domandò Ginevra.
“Si…” rispose Hermione.
“…e non solo per lei?”
“Lui sa badare a se stesso…” rispose fredda la professoressa di trasfigurazione.
“Smettila di fare la dura, si vede che sei agitata a non sapere dov’è…”
Hermione non rispose, ma sapeva che Ginevra aveva ragione, era preoccupata per Harry.
Arrivati tutti entrarono nella camera della strega, e si accomodarono. Neville rimase in piedi, Draco su una delle poltrone, Ginevra sul letto disfatto, Ron su una sedia, mentre Hermione dopo aver preso la pergamena, l’aprì con la formula.Tutti guardarono la mappa e questa era vuota, a parte la stanza dove si trovavano loro.
“A quanto pare oltre noi non c’è nessun altro…” disse Draco.
“Si…” disse Hermione e continuò: “E non c’è dubbio che questa è la vera Hogwarts…”
“Come la vera Hogwarts, Hermione?”
“Ron, potevamo essere stati trasportati durante la notte in una copia, adesso invece non ci sono dubbi questa è la nostra scuola…” rispose la strega.
“Si, ma che fine hanno fatto tutti gli altri?” domandò Ginevra.
“Non lo so… ma perché noi non siamo spariti?” domandò Hermione.
“Forse dovremo domandarci cosa abbiamo noi di diverso da tutti gli altri?” domando Draco a Hermione, e si alzò per andare alla finestra.
“Vediamo… sicuramente non è perché eravamo tutti Grifondoro, come diceva Neville.” Disse Ron “Altrimenti non si spiega la tua presenza Draco…”
“Grazie, cognato d’averlo notato.” Rispose lui voltandosi e appoggiandosi alla finestra.
“Abbiamo tutti partecipato al guerra, ma nella scuola ci sono altri veterani tra cui Harry e David…” disse Ginevra.
Hermione rimaneva in silenzio guardando la mappa, notò alcune strane macchie sulla pergamena, macchie che si muovevano al interno della sala grande.
“Direi che l’unica cosa da fare è andare a Hogsmeade, è vedere cosa succede lì…” disse Ron.
“Sei preoccupato per Luna, fratellone?”
“Si… Ginevra…”
“Allora andiamo…” disse Draco.
Ginevra guardò il marito, sapeva che condivideva le paure di Ron, sapeva che Draco Malfoy l’amava, come Ron amava Luna e come Harry amava Hermione.
“Grazie, Malfoy…” sussurrò Ron.
Il biondo si limitò a sorridere.
Il gruppo si diresse verso il grande portone dove si trovava l’enorme orologio, e prese il sentiero per Hogsmeade, ma dopo circa un circa venti minuti di cammino, Hermione disse: “Qualcosa non va avremo dovuto già arrivare, e non abbiamo ancora visto il busto del Fauno…”
“Miseriaccia!! E’ vero…” esclamò Ron.
Neville che era avanti a tutti guardò davanti a se e disse: “Qui abbiamo un problema…”
“Cosa succede?” domandò Ginevra avvicinandosi a lui.
“Guardate…” disse Neville indicando qualcosa dinanzi a loro. Tutti alzarono lo sguardo e videro innalzarsi di fronte a loro le quattro torri di Hogwarts.
“Per Merlino… ma che diavolo…” esclamò Ron. “Come è possibile che siamo tornati indietro?… Possibile che abbiamo tutti perso l’orientamento?”
“No… non è possibile Ron…” disse Ginevra. “Potremo essere tutti sotto un incantesimo, non è vero Hermione?”
“Non credo… Gin….” Rispose la strega, ma fu fermata da Draco che disse: “Credo che ci troviamo in qualcosa di veramente assurdo…” e guardava il suo orologio da taschino. “E’ fermo il mio orologio è fermo alle 7 e 21…”
“E’ allora?” domandò Ron.
“Guarda, Ron…” rispose il professore di pozioni indicando l’orologio della scuola “E’ fermò anche lui alle 7 e 21…”
“Oh mio Dio…” esclamò Hermione turbata.
“Non capisco cosa c’è di così spaventoso?” domandò Ron.
“Gli orologi magici come quello di Hogwarts o quello di Draco non si fermano mai a meno che… a meno che…” rispose Hermione.
“A meno che cosa?”
“A meno che, Ron non si sia fermato il tempo.” Rispose Hermione.
I cinque guardarono la scuola.
“Siamo dentro una prigione temporale….” Disse Hermione.
“Chiunque ci abbia richiuso è un avversario notevole.” Disse Draco.
“…E si trova dentro la nostra casa.” Sussurrò Ginevra.
“Ci aspetta una dura battaglia…” disse Neville e sul suo volto si formò un ghigno.
“Come hai vecchi tempi….” Esclamò Ron “Non facciamoli aspettare… quei stupidi non sanno con chi hanno a che fare. Che aspettiamo andiamo… a riprenderci la nostra casa.”
Il gruppo sguaino le bacchette e s’incammino verso il castello.
 
“Stano arrivando…” disse Tibby “Avranno capito tutto?”
“Sicuramente….” Rispose Harmony seduta sulla sedia del preside nella sala grande. “Sono i nostri genitori, è sono fra i migliori maghi della loro generazione… ma noi siamo giovani leoni pronti a spodestarli. Non è vero amore mio?” e guardò il ragazzo vestito di nero in piedi alla sua sinistra.
Acrux sorrise e rispose: “Si... noi li distruggeremo… gli spezzeremo… Ti poterò il cuore di tua madre in dono.”
“E io quello di tuo padre, mia regina…” disse Tim anche lui in piedi ma sui pochi gradini che separavano il posto dei professori dal resto della sala grande.
Harmony sorrise di un sorriso freddo e malvagio e disse: “E’ il momento di liberare i nostri mastini della guerra.”

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