martedì 19 febbraio 2008

Granger Girls

Capitolo quattordicesimo: La storia di David Giles


Quattordici anni prima.

Erano passati due mesi dalla morte di Silente. Una notte a Privet Drive, Ron ed Hermione erano appoggiati sul fianco dell’auto di Charlie. La strega era avvolta in un soprabito di panno marrone chiaro con il bavero alzato sul volto e guardava la porta della casa dei Dursley.
Senza farsi notare Ron la guardava, si vedeva che la strega era agitata per qualcosa, i due si erano appena lasciati, e a al giovane mago non era ancora passata del tutto.
“E’ preoccupata.” Pensò Ron “E’ preoccupata per lui. Solo il pensiero di Harry Potter la rende così inquieta. Io non potrò mai competere con lui nel cuore di Hermione, lì c’è spazio solo per….”
La porta della villetta si aprì lentamente e né uscì Harry con il suo baule e la gabbia di Edvige.
Hermione sussurrò: “Harry” e poi a Ron: “Eccolo.” La ragazza dovete trattenersi dal correre ad abbracciarlo.
“Ciao, Harry.” Sussurrò Ron non appena il suo migliore gli fu vicino.
“Ciao, Ron.” E i due si strinsero la mano.
Poi Harry guardò alla destra dell’amico e il suo sguardo si illumino a vedere Hermione.
“Harry…” gli disse lei.
Lui non rispose, limitandosi a sorriderle.
“Harry, tutto a posto?” domandò lei
“Si.” E il mago si voltò a guardare la casa, era strano non l’aveva mai considerata casa sua, ma adesso si sentiva triste a lasciarla, privo di radici. Poi guardò i suoi migliori amici e pensò: “Ron ed Hermione sono loro la mia famiglia, lo sono sempre stati.”
“Andiamo?” Domandò Ron.
“Si, certo amico ci aspetta una grande avventura…”
E i tre salirono in macchina, Hermione dietro, Ron alla giuda e Harry di fianco a lui.
“Cosa avete detto ai vostri genitori?”
“Niente.” rispose Ron con lo sguardo basso mentre inseriva le chiavi nel quadro e faceva partire l’auto.
“Sei scappato, Ron?!!” domandò Harry e poi aggiunse “E hai pure rubato l’auto di Charlie? Ti uccideranno.”
“Non me ne frega niente, Harry.”
“Ron?” disse l’amico che poi si voltò dietro, Hermione aveva il volto scuro e la testa appoggiata al vetro del finestrino.
“Hermione. Tu non hai niente da dire a questo pazzo del tuo ragazzo?” domandò Harry.
Le parole ‘tuo ragazzo’ furono come una scossa elettrica per la strega, e guardò Harry dicendo: “Noi… Harry… noi non…”
“Non stiamo più insieme, Harry, non ha funzionato per…” disse in modo freddo e secco Ron.
Harry non disse una parola, si limitò ad abbassare lo sguardo.

Anche Hermione era scappata di casa, ma a differenza di Ron, lei aveva parlato con i suoi, suo padre non voleva le aveva gridato contro che non poteva morire solo per uno stupido amore adolescenziale, che la guerra di Harry non valeva cosi tanto. Quella stessa notte dopo aver sceso le scale incontrò in cucina sua madre, Jane, gli diede duemila sterline e gli raccomandò d’essere prudente, e di non nascondere più i suoi sentimenti. La ragazza abbracciò la madre e uscì, fuori c’era Ron che l’aspettava.
L’auto partì per andare verso l’autostrada, i tre ragazzi non parlavano tra loro. Hermione aveva gli occhi arrossati, ma privi di lacrime, la testa appoggiata al finestrino freddo, e guardava con gli occhi spenti le luci arancioni e le poche auto. Harry aveva uno sguardo indecifrabile e gli occhi vuoti, Ron invece guardava la strada, ma i suoi occhi erano carichi di rabbia, aveva capito che tutto era stata una illusione: il suo amore per Hermione e il trio.

Partirono con il volo della British Airways da Heathrow per Parigi a mezzogiorno e arrivarono a alle due e mezza. Ad aspettarli c’era Melusine Delacour, che il saluto in modo molto cordiale, ma notò subito che qualcosa non andava. Hermione parlava un po’ di francese e fu felice di poter rispolverare quella lingua e anche di poter parlare finalmente con qualcuno. I ragazzi intanto continuavano con il loro mutismo.
“Quando potremo visitare la sezione auror di Parigi, Melusine?” domandò Harry.
La francese rispose: “E’ perché mai?”
“Per avere informazioni su David Giles?”
Melusine si mise a ridere: “La nostra sezione auror è la peggiore d’Europa…”
“La peggiore d’Europa? Peggio di quella di Roma?” Esclamò Hermione.
“No, nessuno batte gli auror italiani in quanto a inefficienza.” Rispose Melusine “Ma anche la vostra sezione avrebbe problemi se ci fosse un Vaticano che vi alita sul colo a ogni passo.”
“Perché Parigi non ha una buona sezione auror?” domandò Harry.
“Perché sono decenni che altri fanno il loro lavoro in modo perfetto…”
“Non capisco che vuol dire?” domandò Harry.
“Tutta la città dal punto di vista magico è controllata dai Baphomet, un clan di vampiri, molto antico che esiste fin dai tempi della prima crociata. Nessun mago oscuro o mangiamorte osa opporsi a loro, e soprattutto mettersi contro le predonneuses nocturnes di Nicole Bathory.”
“Che cosa le predoneses noturne?” domandò Ron.
“Les predonneuses nocturnes, Ron…” disse Hermione, ma si bloccò.
Melusine la guardò e poi rispose: “Sono una coteria di vampire, solo donne ma sono spietate e senza pietà. Le ho viste squoiare vivo un licantropo…”
Dopo circa mezz’ora arrivarono al Hotel Dulong al centro di Parigi vicino al Louvre, dopo aver svolto le formalità i tre salirono nella suite, e sistemati i bagagli, Harry chiamò Ron ed Hermione nel salone.
“Così non possiamo continuare.” Iniziò “Possiamo avere pure dei problemi fra noi e questa potrebbe essere la fine della nostra amicizia, ma abbiamo una missione molto pericolosa da compiere e se non siamo uniti falliremo.”
“Hai finito?” domandò Ron con un tono di voce freddo e scostante, e poi aggiunse: “Io esco ho bisogno di bere qualcosa di forte.”
Uscito dal albergo seguì le indicazioni di Bill, che gli aveva parlato di un locale che si chiamava ‘Il signore delle botole’, e che praticamente era la versione parigina del Paiolo Magico.
Il signore delle botole era un locale oscuro che somigliava alla Testa di porco, Ron ci entrò, si guardò intorno non c’era molta gente. Si avvicinò al bancone, si sedette e ordinò: “whisky incendiario, per favore.”
Il vouivre lo guardò con una sguardo grave, prese un bicchierino lo mise davanti al ragazzo e ci verso dentro il liquido ambrato, poi stava per posare la bottiglia, ma Ron esclamò guardandolo: “Lasciala...”
“Come vuoi ragazzo…” rispose l’vouivre in un inglese stentato.
Dopo due bicchieri Ron si voltò verso il restò del pub, il locale era avvolto nella penombra le persone sedevano da soli, preoccupati delle loro vite. Bill gli aveva detto che il signore delle botole era un posto dove andavano esseri di tutti i tipi, ma era una terra franca nessuno poteva combattere lì, a Ron sembrò invece un posto per dimenticare gli amori perduti e non corrisposti.
Il ragazzo si verso un altro bicchiere di whisky e sentì qualcuno avvicinarsi e sedersi al sua destra, si voltò e vide una ragazza che poteva dimostrare si e no quindici anni.
“Ciao, straniero.” Gli disse lei sorridendo “Mi offrì qualcosa da bere.”
“Certo. Ehi barman da bere alla signorina…”
“Luc, un po’ di vitae.” Poi a Ron “Mi chiamo Leanan, Leanan Sidhe. E tu?”
“Ron Weasley.”
“E cosa porta in inglese come te a Parigi signore Weasley. Lavoro? Turismo? Amore…” intanto Luc aveva presso da sotto il banco una strana bottiglia piuttosto grande e ne aveva verso il contenuto in un bicchiere, il liquido era rosso scuro e leggermente denso.
“Amore?…” rispose Ron in modo ironico “L’amore è per i poeti.”
“Non credo che tu sia un poeta, Ron.”
“No, non lo sono” e mandò giù un altro bicchiere.
“Sei un mago.” Rispose la ragazza guardandolo, con le guance rosse dopo aver bevuto il suo ‘drink’.
“E’ tu cosa sei, Leanan?”
E la ragazza si avvicinò e gli sussurrò: “Io? Io, Ron, sono piacere e dolore, io posso farti dimenticare la pena che ti porti nel cuore, piccolo mago.”
“Ah si è come?” e Ron si allontanò da lei.
“Fammi provare…” e la ragazza si aprì la cerniera della giacca pelle rossa, rivelando una camicia aperta di un paio di bottoni che facevano intravedere parte del seno chiuso in un reggiseno nero di pizzo.
“E’ quanto mi costerebbe?” disse Ron guardando prima i seni e poi il viso della ragazza.
“Non tantissimo solo qualche moneta e…” e riavvicinò sussurrandogli al orecchio: “… e qualche goccia del tuo sangue.”
Ron guardò la ragazza sorridendo e disse: “ Sei una vampira.” Aveva sentito parlare di vampire che si prostituivano, i gemelli gli avevano detto che a Nocturne Alley c’era una casa d'appuntamenti con vampire.
“Si, sono una vampira, qualche problema?”
Il ragazzo la guardò dall’alto in baso, era una bella ragazza, molto bella e molto sexy, ma non riuscì a pensare ad altro che poteva essere più vecchia di sua nonna, anzi poteva avere anche centinai d’anni, ma nonostante questo continuava a trovarla sexy anzi si rese conto di volerla, di desiderarla, era la prima volta che gli accadeva di volere qualcuno solo per sesso.
“Nessun problema. Dove andiamo allora nella tua cripta?”
“Ehi io non dormo in una bara. Cosa diresti tu se io ti dicevo che hai un capello a punta con le stelline…”
I due si misero a ridere.
Leanan abbassò lo sguardo e sussurrò: “Andiamo?”
“Cosa c’è?”
“Tu mi ricordi qualcuno… Io ero una strega molto tempo fa.”
Ron rimase sorpreso e disse: “Tu una strega…”
Lei annui.
“Bene io devo dimenticare una strega.” E buttò giù un altro bicchiere “Luc. Quanto ti devo?”
“Venti…” disse lui.
Ron preso il portafoglio buttò i soldi sul bancone e uscì con Leanan.
La casa della vampira si trovava a poca distanza dal Signore delle bottole, questa era una palazzina degli anni venti, l’appartamento di Leanan era una piccola mansarda, ordinata con le finestre oscurate per il sole.
“Vado a mettermi qualcosa di più comodo, tu intanto fai come se fossi a casa tua.” Disse la Leanan per poi scomparire dietro una porta, Ron trovò un carrello dei liquori e si verso del Jin,
Passarono dieci minuti e la vampira uscì dalla sua stanza indossava della lingerie rosso fuoco di pizzo, dei guanti e delle autoreggenti.
Ron la guardò a occhi spalancati, dal vivo non aveva mai visto niente di più sexy in vita sua.
“Ti piace…”
Il ragazzo annui.
“… e la prima volta che lo metto.”
“Leanan dovrei dirti una cosa…. Io sono…”
“Lo so che sei vergine, non fa niente.” Disse lei avvicinandosi a lui e stringendosi a lui. “Lascia fare a me, ragazzino, e ti divertirai tantissimo.”
Poi si allontano da lui e lo prese per mano e lo porto verso la sua camera.
“Mi preferisci così o…” e il colore dei capelli “… o bionda.”
“Sei una metamorfomagus…”
“Si…”
“Allora voglio che tu faccia qualcosa per…”
“Ti costerà di più?”
“Non importa.” E preso il portafoglio ne tirò fuori una fotografia di Hermione “Voglio che ti trasformi in lei… voglio fare l’amore con lei…”
Leanan guardò la foto e si trasformò in Hermione e poi disse: “Va bene cosi?”
Ron la guardò estasiato e disse: “Hermione….”
La vampira abbassò lo sguardo e sussurrò: “Ron…”
“Dimmi che mi ami… Ti prego dimmi che mi ami….”
“Ti amo…. Ti amo Ron…”
E insieme andarono verso il letto a baldacchino.
Dopo averlo fatto, la vampira guardò il ragazzo addormentato al suo fianco, aveva bevuto da lui, ma insieme con il sangue aveva anche ricevuto i suoi ricordi e le sensazioni di Ron, i sentimenti che provava per Hermione, l’amicizia che aveva nei confronti di Harry, e anche l’amarezza per il fatto di non essere amato.
In quel momento sentì la porta d’ingresso aprirsi e qualcuno entrare silenziosamente. La sua coinquilina era tornata, lei la chiamo: “Laura”, stando bene attenta a non svegliare Ron.
Laura Ossian entrò della stanza da letto, aveva combattuto quella notte e si era saziata di sangue.
Lei aveva guardato prima Leanan e poi il suo compagno di letto.
“Cosa c’è, Leanan?” le domandò
“Potresti riportalo nel suo albergo, per favore?”
Laura ne fu stupita, a Leanan non importava mai niente dei suoi clienti di solito li scaricava in strada senza troppi problemi. Laura e Leanan erano amiche fin dalla seconda guerra mondiale, ma aveva modi molto diversi di procurarsi il sangue, Laura era un killer a sangue freddo uccideva criminali senza esitazioni o si procurava degli amanti, Leanan invece preferiva la via più facile della prostituta.
“Va bene dimmi dove alloggia? Lo porto io.” disse Laura.
“E’ un mago alloggerà al Dulong.” Rispose Leanan mentre si alzava dal letto mettendosi a dosso una vestaglia rosso scuro.
“Tutto bene, Leanan?” le domandò l’amica.
La vampira si voltò verso di lei e con un sorriso malinconico le rispose: “Si, tutto a posto.”
“Io aspetto fuori, tu intanto rimettigli i vestiti.” Disse Laura uscendo dalla stanza.
Leanan entrò in bagno, si lavo il viso, avrebbe dato qualunque cosa per uno specchio dove potersi riflettere, e senza rendersene conto iniziò a piangere lacrime di sangue. I sentimenti di Ron l’avevano colpita in un modo che ormai non le capitava più da molti anni.
“Come può quel ragazzo continuare ad amare i suoi due migliori amici nonostante quello che gli hanno fatto.” Pensò
Tornata nella stanza rivesti Ron e lo consegnò all’amica.
Laura se lo caricò sulle spalle e lo porto fino al Dulong, senza farsi vedere da nessuno. Arrivata in albergo ci entrò senza problemi, ma il portiere che la conosceva gli disse che doveva portarlo lei nella stanza.
Arrivata davanti alla porta della suite bussò. Fu Harry ad aprire e rimase bloccato a vedere una ragazza portare Ron, e pensò subito a un attacco.
“Mi fai entrare? Il tuo amico pesa.” Gli domandò la vampira.
Harry stava per rispondere di si, quando la voce di Hermione gridò: “Harry non dire niente, e assolutamente non invitarla ad entrare… E’ una vampira.”
“Cosa? Una vampira?” esclamò il ragazzo.
“Si, guarda lo specchio dietro di lei non si riflette.”
Laura sorrise, i suoi canini erano usciti dalle gengive.
Hermione le aveva intanto puntato la bacchetta contro e gli aveva intimato: “Lascia andare il nostro amico, e vattene altrimenti.”
“Strega, non puoi uccidermi con la magia, lo sai che quasi tutti gli incantesimi non funzionano su di noi non-morti.”
“E’ vero, ma il Lumos Solem può bruciarti la pelle e gli occhi a te la scelta…”
“Potrei spezzare il colo del tuo amico prima che tu possa dire o pensare quelle parole, e per di più potrei evitare la tua luce facilmente.”
Hermione gridò “Bombarda” puntando la bacchetta con una sedia, questa andò in frantumi e la strega prese al volo un pezzo di legno. “Vogliamo fare le pazze, vampira, e allora facciamo le pazze.”
Laura ritirò i canini e sorrise, mise a terra Ron appoggiandolo a muro e prima d’andare disse: “Posso sapere il tuo nome, strega?”
“Hermione Granger.”
“Hermione Granger, bene, lo ricorderò. Mi piace il tuo coraggio, ragazza… Addio.” E se ne andò.
Harry corse a prendere Ron e preso per un braccio lo porto dentro.
“Dio amico, quanto pesi, dovresti mangiare meno…” disse “Ma come faceva quella ragazza a tenerlo sulla schiena.”
“Harry, quella ragazza poteva avere anche duecento o trecento anni.” Disse Hermione mentre lo aiutava a portare Ron in camera.
“Scherzi?”
Hermione lo guardò seria come per dire: Harry studia.
“Scusa Hermione, ma tu come ti è venuto in mente minacciarla con quel pezzo di legno?” domandò Harry mentre buttavano Ron sul letto.
“Ah ho visto tutte le serie di Buffy in dvd alla Tana, Ginny ha una passione per Spike.”
“Che??”
“Cosa vuoi gli piacciono belli e tenebrosi.” Rispose la strega ammiccando.

Indomani mattina Ron si svegliò e subito sentì una voce venire dalla porta
“Buongiorno amico, come ti senti?”
“Harry… Io… Oh merlino ho la testa che mi scoppia.”
“Cosi impari a bere tanto… avanti che dobbiamo andare a fare colazione.”
“Scusami, Harry, mi sono veramente comportato male ieri, ma non mi è ancora passata.”
“Posso capirti Ron, considerato i tuoi sentimenti e per chi li provi.”
“Harry… io…”
“Te l’ho detto non fa niente.” Disse dandogli la mano che Ron la strinse forte, i due si guardarono negli occhi e la pace tornò fra loro.
“Adesso muoviti a vestirti, sai come Hermione, e poi ho fame.”
Ron ci pensò un attimo e disse: “Ho fame anch’io…”
Harry stava per uscire dalla stanza quando Ron lo chiamò: “Harry dovrei dirti qualcosa.” E si mise seduto al bordo del letto.
“Dimmi, Ron?” e si avvicinò, sedendosi su una poltrona.
“Harry, ieri notte io… ehm” Ron cercava le parole “Io… Harry, lo fatto.”
“Fatto cosa? Oh Dio non avrai fatto…”
“Ehm si, ho fatto sesso.”
“Con chi?”
“Una vampira che si chiama Leanan Shee.”
“Oh mamma Ron, e come è stato?”
“Una esplosione, indescrivibile, mai sentito niente del genere.”
“E lei com’era?”
“Era sexy come una modella…. Harry lei era un professionista, una donna scarlatta.”
Harry sorrise: “E’ bravo il nostro Ron… vai pure con le vampire di facili costumi.”
I due si misero a ridere.
“Harry non dirlo a Hermione.” Gli disse Ron preoccupato.
“Certo che no…” poi Harry pensò: “Sono tante le cose che non dico a Hermione, Ron…”
E i due raggiungerò l’amica a fare colazione, poi raggiunta la hall trovarono ad aspettali Melusine.
“Ciao ragazzi, spero che siate pronti?”
“Melusine, si siamo pronti.” Rispose Harry.
“Bene allora lasciate che vi presenti i nostri compagni d’armi.” E fece segno a tre persone di avvicinarsi, quando Harry ed Hermione ne riconobbero una quasi aggredirono la francese: “Che vuol dire questo, Melusine? Perchè quella vampira è qui?” Domando il prescelto.
“A quanto pare conoscete già Laura Oassian…” disse sorridendo Melusine.
“Si, ci siamo conosciuti ieri…” disse la vampira.
“Non ci possiamo fidare di lei.” Disse Hermione.
“Anche per me è un piace rivederti strega.” Disse Laura. “Mi chiamo Laura Ossian, e vi dovrete fidate di me, perché sono l’unica che vi può far entrare dentro la fortezza di smeraldo, il luogo dove si trova David Giles.”
Harry guardò Melusine, e la strega annuì.
“Harry?” sussurrò Hermione.
“Non abbiamo scelta, Hermione.”
“Bene…” rispose Laura.
Melusine prese la parola e presento gli altri due ospiti: “Nicole Bathory”
“Harry Potter, il bambino sopravissuto.” Sussurrò la vampira per poi sorridere, ma con una strana luce negli occhi.
“… e Kostaki.” Anche lui vampiro, si limito a avanzare di un passo, senza dire niente, a Harry il non-morto ricordò molto Kingsley, nonostante il vampiro fosse di origini nordiche.
Fu Hermione a spiegare tutto a Ron mentre il gruppo usciva dal Hotel. Il trio sarebbe andato nel auto di Laura mentre Melusine con Kostaki. Nicole invece era venuta solo per curiosità voleva vedere con i suoi occhi i famosi Harry Potter ed Hermione Granger.
Laura durante il viaggio si dimostrò più simpatica della sera prima, nonostante Hermione rimanesse sul chi vive con lei, ma a un tratto la vampira intervenendo in discorso fra Harry e Ron dicendo: “Secondo me, hanno si aumentato la velocità delle scope, ma a scapito della potenza…” i due ragazzi restarono senza parole. La vampira poi si rivolse ad Hermione, che aveva in mano un volume: “Dovresti leggere Rais per l’evocazioni.”
“Già fatto.” Rispose la strega. “Ma tu…”
“Anch’io ho frequentato Hogwarts, ero una corvonero…”
“Cosa tu sei una strega?” domandò Ron.
“Laura…” intervene Harry “All’albergo hai detto che tu puoi entrare nel posto dove abita David Giles, come?”
“Si perché lo conosco molto bene.”
“Tu conosci David Giles?” domandò Hermione “Palarci di lui?”
“Parlarvi di David Albus Giles….” Rispose Laura ridendo.
“Albus?”
“E’ il suo secondo nome, ma forse non lo sapete: David è l’unico nipote di Albus Silente.”
I tre ragazzi non sapevano più che dire, soprattutto Harry. Il preside aveva un altro parente a parte Aberforth Silente, ma perché Giles non era venuto al funerale dello zio.
“Lui è figlio di Thomas Giles e di Ecate Silente, sorella del professor Silente.” Disse Laura poi si girò verso Harry seduto al suo fianco e continuò dicendo: “Potter tu e lui avete molto in comune, ma siete anche molto diversi.”
“Che vuol dire questo?” domandò Hermione anticipando Harry.
“Non mi sembra giusto raccontarvi la vita di David….” E Laura cambio discorso, passò un’abbondante mezz’ora prima di arrivare alla fortezza di smeraldo, che si rivelo essere una villa abbandonata e decadente, le mura di cinta erano alte e sulla sommità c’erano dei rampicanti secchi, il cancello era arrugginito e sui pilastri come ha guardia della dimora c’erano dei gargoiles alati simili a quelli di Notredame. Dal cancello si vedeva il giardino incolto e secco, un viale di pietra portava ad una fontana priva di acqua e dietro di lei si trovava la villa ancora più oscura e abbandonata del resto.
“Nessuno sano di mente può vivere in un posto del genere.” Sussurro Hermione ad Harry.
Lui non rispose, ma quel posto così isolato e morto sembrava parlargli, l’uomo che viveva lì doveva aver sofferto molto e non voleva vedere niente di vivo che potesse come beffarsi dei suoi ricordi. Harry amava Hermione, anche se non avrebbe mai confessato, ma lei non capiva cosa voleva perdere le persone care.
Laura suonò il campanello, e dopo qualche secondo si sentì la voce profonda di un uomo che sembrava avanti negli anni dire: “Chi è?”
“Sono io Jacob, Laura Ossian…” rispose la vampira.
“Oh signorina Ossian che piacere adesso le aprò.” Disse la voce entusiasta.
“Grazie… David è in casa vero?”
“Si, signorina.” E il cancello iniziò ad aprirsi.
“Certo che David Giles è in casa.” Sussurrò Laura “Sarebbe stato un evento il contrario.”
Tutti entrarono nel giardino, e andarono verso l’edificio, ma alla fontana Laura disse al trio e Melusine di fermarsi.
Dopo circa un paio di minuti la terra iniziò a tremare e poi a scendere come se fosse un ascensore, Harry ne era incuriosito. Hermione affascinata e disse: “E’ lo stesso principio delle scale di Hogwarts incredibile.” Ron invece n’era un po’ spaventato. Per i vampiri sembrava una cosa normale.
Dopo qualche minuto il meccanismo magico si fermò e davanti a loro comparve un uomo anziano con i capelli bianchi, vestito in modo elegante e disse: “Benvenuti signori e signore, padron David vi stava aspettando.”
“Ciao Jacob, ti trovo bene.” Disse Laura avvicinandosi al maggiordomo.
“Anch’io signorina Ossian.” E l’uomo alzò gli occhi. Hermione notò che fra la vampira e il servitore ci fu come uno strano sguardo d’intessa e vide anche negli occhi del uomo una strana luce che le ricordo stranamente gli occhi di alcuni mangiamorte.
Jacob fece strada, a quanto pare David Giles viveva sottoterra, anche se i corridoi erano illuminati e l’arredamento era sontuoso e c’erano molti quadri alle pareti, ma erano normali non magici.
“Allora signorina qual buon vento la riporta qui?” domandò Jacob mentre camminava.
“Venti di guerra, Jacob.” Rispose.
Il vecchio non rispose.
“Spero che lui si unisca a noi….”
“Lo conosce, signorina, padron David ha deciso di non combattere più, e niente gli farà cambiare idea.”
“Forse Jacob, ma credo che potrebbe cambiare idea visto chi è il nostro nemico… Lord Voldemort.”
Il vecchio ebbe una specie di sussulto a sentire quel nome e sussurrò: “Riddle….”
Arrivarono a una grande porta e Jacob l’apri facendo entrare gli ospiti, tutti si trovarono in una immensa biblioteca dal soffitto a volta, ci dovevano essere diversi milioni di volumi divisi in vari piani. Hermione guardò tutto estasiata, il luogo sembrava avvolto da una calma mistica, era come trovarsi in una cattedrale, ma lì non si trovava nessuno.
“Dov’è Giles?” gridò Harry a Jacob.
Il vecchio non rispose.
“Guarda Harry” esclamò Ron indicando un punto sulla parete opposta dove si trovava appesa una Katana dal fodero nero. “Dev’essere la spada di Corvonero, che aspettiamo distruggiamola….” Gridò Ron e corse a perderla.
“E’ troppo facile…” sussurrò Harry e anche Hermione la pensava così.
Ron aveva raggiunto la spada e la stava per prendere quando si sentì qualcuno gridare “Accio Spada.” Tutti si voltarono e videro l’arma finire nella mano di Jacob che teneva ancora la sua bacchetta puntata.
“Se siete venuti in casa mia” disse Jacob, ma la sua voce era del tutto diversa sembrava fosse molto più giovane e sicura. “Come vi permettete a pensare di distruggere, la cosa a cui tengo di più al mondo.”
“Quella cosa potrebbe essere un Horcux…” Gridò Hermione.
“Non lo è…” rispose Jacob.
“Adesso basta, dacci quella spada adesso.” Disse Harry puntando la bacchetta contro il vecchio.
“Altrimenti cosa farai Potter, mi ucciderai, non hai abbastanza fegato per uccidere un uomo, tu non sei come me, non sei come Riddle.”
“Expelliarmus” gridò Harry, ma Jacob con un semplice gesto della mano deviò incantesimo di disarmo.
“Tutto qui quello che sai fare, Potter, zio Silente mi aveva detto grandi cose di te, a quanto pare si era sbagliato come al solito a giudicare gli uomini.”
“Stai zitto…” gridò Harry che provò a colpirlo con un altro incantesimo, anche questa volta senza effetto, intanto anche Hermione, Ron e Melusine avevano estratto le loro bacchette, ma con loro grande sorpresa Laura e Kostaki si erano schierati dalla parte di David.
“Traditori!!!” gridò Ron “Non ci si può fidare dei vampiri. Sono sempre stati dalla parte di quel vecchio.”
“Ron quel uomo non è vecchio…” gli disse Hermione.
“Cosa?”
“A bevuto della pozione polisucco.” Continuò la strega.
“Molto brava, signorina Granger, è davvero una strega eccezionale.” Disse Jacob.
“La migliore della sua generazione.” Sussurro sorridendo Harry.
“Grazie per il complimento, signor Giles.” Disse Hermione.
“E’ lui Giles?” domandò Ron.
“E chi altro potrebbe essere, Ronald.”
“Consegnaci la spada, Giles, non costringerci a combattere per averla.” Disse Harry “Te lo chiedo in nome della memoria di tuo zio, Albus Silente.”
“Motivazione debole, Potter, io e Silente non siamo mai andati molto d’accordo. Uscite da casa mia adesso. Non lo chiederò un’altra volta.”
“Laura, Kostaki io mi fidavo di voi.” Disse Melusine.
“Mi spiace, ma conosciamo David da più tempo.”
Intanto l’effetto della polisucco spariva, e il vecchio lasciava il posto a un giovane di poco meno di venticinque anni.
“Hermione, Ron” gli sussurrò Harry “Voi occupatevi di Kostaki. Tu Melusine pensi di riuscire a combattere contro Laura?…”
La strega francese annuì.
“Lasciate la biblioteca, se li dividiamo abbiamo più possibilità.” continuò Harry.
“Harry, non vorrai affrontare Giles da solo.” Disse Hermione preoccupata.
Il mago non rispose all’amica, ma gridò: “Forza adesso!!!!”
Hermione e Ron si misero a correre verso una delle porte laterali inseguiti da Kostaki, Melusine invece corse fino dalla porta dietro di lei, inseguita da Laura.
“Divide et impera.” Sussurrò David poi sorridendo pensò: “Niente male per un mago cosi giovane, ha eccezionali capacità di stratega e molto carisma…”
“Quest’uomo è davvero il nipote di Silente.” Pensava Harry guardando David di fronte a lui “E’ cosi diverso da lui.”
“Expelliarmus” gridò Harry, ma David evitò di nuovo incantesimo di disarmò.
“Cazzo, Potter anche se il tuo Expelliarmus, è il migliore che io abbia mai visto, non puoi battermi in questo modo, almeno fin quando non smetterai di usare incantesimi verbali…” gli gridò David.
Quella frase fece arrabbiare il giovane mago, Piton aveva usato una frase simile per schernirlo prima di sparire dopo aver ucciso Silente.
“Ferra aerum” gridò il giovane mago e comparvero del lame che cercarono di colpire David, ma questo uso la spada per proteggersi che poi puntò la bacchetta e gridando: “Pulvis adamantium.” Era un incantesimo delle energie fredde, dalla bacchetta scaturirono centinai di cristalli di neve. Harry però aveva issato uno scudo, aveva usato un incantesimo non verbale, e sorrise nel vedere che c’era riuscito anche se nella sua mente si sentì la voce di Hermione dirgli: “Pazzo incosciente e se non avesse funzionato.”
Abbassato lo scudo Harry in silenzio ripose la sua bacchetta nella tasca della giacca e sguaino la spada di Griffondoro, guardando il suo avversario.
David sorrise e disse: “Va bene, Potter, che siano le lame delle nostre case a decidere il nostro destino.” E lui buttò via la bacchetta prendendo la spada con due mani. Il duello iniziò, Harry grazie al Quidditch riusciva a evitare gli affondi e anche ad attaccare, ma notò subito che il suo avversario aveva maggior esperienza.
“E’ il degno figlio di James Potter.” Pensava David “E lo zio non esagerava quando parlava di lui, e neanche quando lo paragonava a me. Destino crudele della guerra ti sembra sempre di combattere contro un altro te stesso.”
Dopo neanche un quarto d’ora, con un trucco David colpì Harry al viso con il pomolo della spada, per poi dargli con un pugno allo stomaco, che fece cadere svenuto il giovane mago con la schiena appoggiata a una libreria.
David guardò Harry, mentre il primo respirava affannosamente e si appoggiava a un tavolo. “Mi hai fatto stancare Potter, come neanche tuo padre e Sirius Black c’erano riusciti” sussurrò “Forse è vero che tu puoi battere Tom Riddle…”
“Stai lontano da lui, Giles.” Esclamò una voce femminile dietro le spalle del mago.
“Signorina Granger…” disse lui senza voltarsi. “Ho sentito parlare anche di lei, dicono che è molto brava, la migliore, ma ha un punto debole…”
Hermione non disse nulla, e gli puntò la bacchetta contro.
“Il suo punto debole è Harry Potter, come credo che lei sia il suo punto debole.” E indicò Harry.
“Allontanati da lui, altrimenti…”
“Che fai streghetta, mi lanci una fattura…” e si girò verso di lei sorridendo, ma il suo sorriso scomparve non appena vide gli occhi della ragazza, era preoccupata nel vederlo riverso al suolo privo di sensi, a non poterlo soccorrere aiutarlo, era un incubo che si realizzava, l’incubo di vederlo morto.
Hermione gridò: “Accio spada.” E l’arma volo nella mano della strega.
Poi cercò di colpire David con un affondò, lui parò tutti gli attacchi, ma si vedeva che la strega era molto più brava e veloce dell’amico.
“Sei sorpreso Giles, fin da piccola ho preso lezioni di scherma, ma né Harry, né Ron l’hanno mai saputo.”
“Niente male, Granger, ma c’è una differenza fra chi pratica la scherma come uno sport e chi invece usa una spada nel suo ruolo originario….” E disarma Hermione e taglia la bacchetta in due parti “… quello di uccidere gli esseri umani.”
La ragazza pensava d’essere morta, invece David tornò da Harry e le disse: “Avanti, Granger, che vuoi fare? Io sto per uccidere il tuo amico. Forza che vuoi fare?”
Hermione era confusa agitata.
“Avanti, strega deciditi a fare qualcosa… Dimmi perché dovrei lasciar vivere Harry Potter?”
“Perché è il predestinato a sconfiggere Voldemort.” Sussurrò Hermione.
“Non basta, non mi basta…”
“Perché molta gente soffrirebbe senza di lui…”
“Non me frega niente.”
“Perché è il mio miglior amico…. “
Lui la guardava negli occhi e disse: “Non basta… questo non basta. Dimmi perché?”
“Perché lo amo, lo amo più di tutto, io lo amo e non posso vivere senza di lui…” disse la strega quasi piangendo, poi si toccò le labbra rendendosi conto di quello che aveva detto. Hermione si precipitò da Harry.
“Non ti preoccupare.” Le disse David dandogli le spalle “Il tuo amato sta bene, ma quando si sveglierà avrà un forte mal di testa, per una volta non dovuto a quella cicatrice.”
“Giles… Perché?” gli domandò Hermione.
“Granger… dovresti dirglielo che lo ami….”
“E Voldemort…”
“Per l’amore va le pena rischiare.” Le rispose, e lasciò cadere la spada a terra “Dentro di lei non ci sono Horcrux, io la presi prima che Ridde dividesse la sua anima in sette parti. Ma se non vi fidate controllate…”
In quel momento una porta si aprì e ne entrò Laura aiutata a camminare da Ron.
“Ossian… che sei stata battuta da un ragazzo?” domandò sorridendo David.
“Zitto Giles, non prendermi in giro. Weasley è tosto e furbo…”
“Grazie, Laura…” esclamò Ron. “Lo metti per iscritto mi servono crediti per la scuola…”
“Sono una vampira di 200 anni è sono stata battuta da uno studente. Meglio che non si sappia in giro.”
Poi Ron notò Harry a terra privo di sensi. “Hermione che è successo a Harry?”
“Niente, come ha detto David, avrà un po’ di mal di testa tra un po’.”

Harry uscì dallo studio di David quasi sbattendo la porta e dicendo: “Non ho mai visto un uomo più testardo di lui… Come fa a fregarsene in quel modo…. Tutti siamo in pericolo con il ritorno di Voldemort e con la guerra che incombe e lui che fa si rintana qui dentro… maledetto egoista. E’ incredibile che sia un parente del professor Silente.”
“Di cosa ti meravigli, Potter.” Gli disse Laura appoggiata a un muro. “Non sai quante volte ho cercato di convincerlo a lasciare questo posto, e anche Silente è venuto qui per cercare di farlo tornare a combattere, ma è stato tutto inutile, sono dieci che non esce da questo posto…”
“Perché?” domandò Hermione.
“Come?” le disse la vampira voltandosi verso la strega
“Perché David non esce mai di qui?”
Laura sospirò ma non rispose.
“E’ un mago e un guerriero molto potente.” Rispose Melusine “e ha anche molte conoscenze. Potrebbe essere un potente alleato, ma se non vuole….”
“Ora basta!!” esclamò la giovane strega alzandosi.
“Che vuole fare?” le domandò Ron che sedeva vicino a lei.
“Vado a parlargli io.” E andò verso la porta superando Harry, che sorrideva. Hermione aprì la porta ed entrò e disse: “Adesso razza di eremita, egoista, stupido ed egocentrico; io parlo e tu ascolti…” e chiuse la porta dietro di se.
“Oh Merlino…” esclamò Ron “Non la vedevo così incavolata da quando ho baciato Lavanda Brown…”
Harry sorrise abbassando il capo, lui l’aveva vista ancora più arrabbiata in certe occasioni.
“Povero David, non vorrei essere nei suoi panni adesso…” aggiunge Ron.
“Sabrina…” sussurrò Laura sorridendo e poi disse “La vostra amica mi ricorda una persona, forse lei potrebbe davvero convincere David a uscire di qui.”

“Abbiamo bisogni di te a Londra, ora più che mai.” Disse Hermione avvicinandosi alla scrivania dietro la quale sedeva David.
“Ho detto no, a Potter e adesso lo dico a te per quanto mi riguarda Voldemort può prendersi questo mondo quando vuole.”
“Perché non vuoi combattere hai paura di lui…”
“Non ho paura di lui. Ragazzina… io ho affrontato Riddle almeno quattro volte nella mia vita…”
“Allora perché non vuoi affrontarlo ancora?”
“Sai perché i pazzi come Tom Ridde diventano Voldemort? Perché hanno dei seguaci? Perché invece gli uomini giusti muoiono? Perché i gusti insegnano la verità mentre i tiranni nei comizi dicono ciò che la gente vuole sentire, ciò che al popolo piace… Quando ho capito questo, quando ho capito che la gente voleva dimentica la verità me ne sono andato e sono venuto qui nella mia torre d’avorio…”
“Ma la verità resta sempre, David, è prima o poi la gente la conosce. Dimmi vuoi farla morire quella verità, quando uomini coraggiosi sono morti per essa. Perché il male trionfi basta che gli uomini giusti non facciano nulla.”
“Edmund Burke”
“Si, è una frase di Edmund Burke…. Tu sei un mago e un guerriero potente. Tu puoi tenere testa a tutti i mangiamorte e anche a Voldemort… Non lo capisci che abbiamo bisogno di te… Tu puoi darci speranza…”
“Io non sono l’uomo della speranza, Albus Silente lo era…”
“Forse, ma tu puoi combattere, puoi difendere l’uomo che amo, aumentare le speranze, le possibilità che lui sopraviva. Durante il nostro duello mi hai chiesto perché avresti dovuto risparmiare Harry” e la ragazza arrossì “Io ti ho detto perché lo amavo. Ora ti chiedo di unirti alla nostra lotta proprio per salvare l’uomo che amo, aiutarmi a salvare l’uomo che amo. Ti prego…”
David non rispose. Ed Hermione capì che non era riuscita a convincerlo, allora lasciò la stanza senza dire niente.
“Non c’è che dire quella strega è determinata… e anche molto innamorata.” Disse una voce femminile da dietro le spalle di David.
“Già…” sussurrò David “E il suo ragazzo potrebbe morire fra le sue braccia… e il mondo andare in malora….”
“Perché… tu stai qui.” Sussurrò la voce “Vuoi davvero farlo? Vuoi davvero non combattere nuovamente Tom Ridde?” La voce si fermò come ad aspettare una risposta che sapeva non sarebbe arrivata.
“Torna a combattere David…”
“Lo sai che non posso e non voglio, Sabrina.”
“Tu non vuoi…” e un fantasma di ragazza fluttuando si fermò davanti a lui. “David devi lasciarmi andare. Io non ho più paura. Sono anni che mi tieni compagnia qui sacrificando tutto, devi tornare a vivere, ad amare…”
“No, va bene così, Sabrina… Va bene così.”
Dieci anni prima David Giles era riuscito a trasferire il fantasma di Sabrina Hallow nella sua villa di Parigi, ma perché questa rimanesse in quella casa bisogna che David non abbandonasse mai la sua abitazione.

Hermione uscita dallo studio disse: “Andiamocene non abbiamo più niente da fare qui…” e per un attimo si voltò verso la porta chiusa.
Ron, Melusine, Laura andarono verso la porta d’ingresso, mentre Harry s’avvicinò alla strega e le mise una mano sulla spalla e le domandò: “Va tutto bene?”
“Si, Harry…” e la strega abbassò lo sguardo “Avevo sperato di convincerlo.”
“E’ un uomo molto solo, deve avere una ragione molto importante per restare in questa casa. Hermione quando abbiamo saputo che era un parente di Albus Silente, tutti noi abbiamo pensato che avremo trovato un uomo con la sua saggezza e la sua forza.”
Hermione alzò gli occhi, guardò l’amico e disse: “La sua forza e la sua saggezza sono in te, Harry….” E i due ragazzi uscirono.
Intanto nello studio David era seduto dietro la sua scrivania con i gomiti puntellati sul piano, le ditta incrociate, e la testa appoggiata sulle mani.
“Signore…” disse Jacob
Il mago non rispose.
“…ho sperato di preparare le sue cose per un viaggio.”
“Mi spiace.” Rispose sottovoce Giles “Che non sia più quello di un tempo…”
“Lei non deve giustificarsi con me, o con il signor Silente, o con la signorina Laura o con quei ragazzi. Deve giustificarsi con se stesso, solo con se stesso, signore.”
“Scegliere fra ciò che è facile e ciò che è giusto. Che devo fare Jacob?”
“Lei, signore, conosce già la risposta.” disse sorridendo il vecchio maggiordomo. “Se c’è una cosa di cui sono sicuro e che David Giles sa sempre cosa fare, e lo so da quando ero un bambino.”
Sul viso del mago si dipinse un ghigno.

Gli ospiti erano usciti dalla villa quando notarono delle cinque persone incappucciate. Una di loro puntò la bacchetta contro il cancello e lanciò un incantesimo facendolo saltare in aria.
Quando la polvere si abbassò videro che i cinque dentro il giardino, due di loro erano mangiamorte con la maschera d’argento, poi c’era un vampiro, e una rusalki, il loro capo invece era un mago aveva capelli e barba lunghi, e assomigliava al defunto professor Karkaroff.
“Dasfidania, chi abbiamo qui, amici miei…” disse lui in un inglese stentato con pronuncia russa. “Harry Potter, che sorpresa siamo venuti a uccidere Giles, ma qui troviamo un pesce molto più grosso.”
Harry guardò il mago con odio, ma Hermione accanto a lei tremò lo sguardo del mago era freddo, ma i suoi occhi sembravano di fuoco, si posarono su di lei in modo lascivo. Ron intanto aveva estratto la bacchetta imitato da Melusine, mentre Laura aveva preso il suo aspetto ferino.
Dal frastuono David uscì sul balcone e riconobbe il mago russo. “Grigorij Rasputin” disse quel nome come se fosse una bestemmia.

Ron cercò di colpire Rasputin con uno schiantesimo, ma il russo parò l’inantessimo. E Ron e Melusine si trovarono a dover affrontare i due mangiamorte, mentre Laura affrontava la rusalki. Il vampiro restava indietro. Rasputin colpì Harry con un incantesimo in russo, mentre lui cercava di difendere Hermione. Il giovane mago venne sbalzato a terra, era sto ferito e aveva il braccio destro rotto, la giovane strega era corsa da lui, e lo teneva fra le sue braccia.
Il mago oscuro russo sembrava un gigante, il suo aspetto era imponente come un demone oscuro. Guardò la coppia, sogghignò e disse: “Che romantico volete morire insieme…” poi guardò Harry “E la tua donna vero Potter… Non ti preoccupare mi prenderò io cura di lei, diventerà la mia favorita.”
Harry sentì in lui crescere la paura e la rabbia, non avrebbe permesso a nessuno di far del male alla sua Hermione. “Devo difenderla…” pensò “Devo difendere Hermione…” e cercò di alzarsi.
“Stai giù Potter, farò in un attimo, non sentirai dolore…. “ e poi puntandogli la bacchetta contro gridò: “Avada Kedavra”. Il fulmine verde scaturì dalla bacchetta e stava per colpire Harry in pieno, quando qualcosa lo fermò. La lama della katana di David, aveva fermato la corsa del fulmine. Adesso davanti ai due ragazzi si ergeva la figura di David Giles, questo teneva l’arma nella mano sinistra, mentre nella destra aveva due bacchette.
“Granger, Potter, state bene?” domandò senza voltarsi.
“Si, grazie a te, Giles.” Rispose Hermione.
Il mago sorrise e poi disse “Prendi questa, Granger.” E le lanciò una delle due bacchette.
La ragazza la prese al volo.
“Adesso a noi, Grigorij Efimovič Novykh.” Disse David in perfetta pronuncia russa “Per quanto ti sei venduto questa volta, Rasputin? Più o meno di quanto di hanno dato i nazisti?”
“Giles…” rispose il russo con odio.
“Ricordi Bastogne?” gli domandò David in russo.
David e Rasputin si erano incontrati durante la seconda guerra mondiale sul campo di battaglia di Bastogne, lo scontro tra i due maghi era finito con la sconfitta del russo, che era fuggito.
“Gorča Wurdalak attacca.” Ordinò Rasputin al vampiro dietro di lui. Il vampiro attaccò con in mano una tipica spada russa. David evitò agilmente gli affondi per poi con un semplice movimento tagliò di netto la testa del non-morto, questa cadde a terra trasformandosi insieme al corpo in cenere sparsa dal vento.
“La prossima volta che cerchi di uccidermi, Rasputin, porta un vampiro che ha più di cento anni, non un infante privo d’esperienza.” E guardò Laura sorridendo, lei rispose al sorriso mentre combatteva con la rusalki. Laura aveva duecento anni.
David avanzò verso Rasputin, mentre Ron aveva la meglio il suo mangiamorte colpendolo con un schiantesimo molto potente.
Hermione intanto si rassicurava delle condizioni di Potter: “Harry… Io devo…”
“Lo so, vai e colpisci duro.”
La ragazza sorrise e corse verso Laura e la rusalki colpendo quest’ultima più volte.
“Bel colpo, strega.” Esclamò la vampira.
“Grazie vampira.” Rispose Hermione con entusiasmo.
“A quanto pare insieme siamo una forza.” Disse Laura poi estrasse anche lei una bacchetta e insieme colpirono la rusalki, ma mentre Hermione usò uno schiantesimo, Laura un Avada Kedavra.
La strega la guardò sorpresa.
“In guerra, Granger, o si uccide o si è uccisi imparalo in fretta.”
Hermione guardò il cadavere della rusalki.
“Credo d’averlo imparato.” E diede la mano alla vampira. “Scusa per ieri notte…”
“Nessun problema stavi difendendo un tuo amico.”
Melusine sembrava faticare parecchio con il mangiamorte.
“Hai bisogno di una mano?” le domandò Laura.
“No, è tutto sotto controllo.” rispose affaticata la strega mentre pareva un altro incantesimo.
“Forse dovremo aiutarla?” domandò Hermione.
“No, mai intromettersi in uno scontro, a volte può essere controproducente. Soprattutto se ci sono persone abituate a combattere da sole. Quello che avete imparato al corso di difesa vi servirà molto poco sul campo di battaglia; lì le cose sono molto diverse.”
Intanto Ron era andato a dare manforte a David e i due si trovarono fianco a fianco ad affrontare il più oscuro fra i maghi russi. Lo attaccavano colpendolo con vari incantesimi, e Rasputin indietreggiava, cercando d’attaccare, ma David parava tutti i suoi incantesimi con la spada, sia quelli su di lui che su Ron.
Intanto il padrone di casa guardava il pavimento mentre avanzavano, era preoccupato di non varcare il sigillo sulla pavimentazione dietro il cancello, quello era il limite che non poteva superare. Quando si rese contro che mancavano pochi passi si fermò, ma Ron andava.
“Cazzo…” penso “Il ragazzo non è in grado di poter affrontare Rasputin da solo…” senza pensarci si lanciò sul ragazzo buttandolo a terra, per fortuna non aveva superato il sigillo. Rastupin ne approfitto e fuggi evitando l’ultimo incantesimo scagliatogli da David.
David si alzò e dande una mano a Ron a rialzarsi, una volta in piedi gli disse: “Sei forte ragazzo, molto bravo complimenti, un vero auror… Ronanld Weasley giusto?”
“Si, signore. Ron per gli amici.” E si strinsero
“Tuo nonno era Uther Weasley, giusto?”
“Si, conosceva mio nonno.”
“Eravamo amici, abbiamo combattuto insieme nella R.A.F. durante la guerra. Era un eroe…”
“Grazie…”
“Tu gli somigli molto amico, e non solo nel colore dei capelli.”
Poi insieme andarono da Harry lo aiutarono a rialzarsi.
“Un periodo nero, eh Harry…” gli disse Ron mentre lo sosteneva riportandolo dentro la villa.
“Ti stai divertendo, Ron?”
“Un po’ si…”
“Allora goditela finche dura, perché non ho intenzione di finire ancora al tappeto amico.”
“Sono felice di saperlo.” Disse il rosso e gli sorrise.
David che teneva Harry dall’altro braccio disse: “Potter sembrate tuo padre e Sirius Black…”
“Hai conosciuto mio padre e Sirius?”
“Certo, facevo parte del primo ordine della fenice. Erano uno spasso quei due… ho anche conosciuto tua madre… hai i suoi occhi…. Che donna che era Lily Evans sapeva vedere oltre le apparenze… avevi dei genitori fantastici Potter vane fiero.”
Il giovane mago sorrise.
“Andiamo ci vuole una bevuta dopo una battaglia così…”
Laura aiuto Melusine, che era rimasta ferita, ma aveva abbattuta il mangiamorte.
Hermione era invece rimasta ad esaminare la bacchetta datagli da David, sul manico c’erano incise due lettere: “S.H.” Hermione sapeva che questa consuetudine di incidere le lettere delle iniziale sulle bacchette era finita per legge nel 1950, veniva considerata una pratica pericolosa.
Di chi era quella bacchetta? Chi era S.H.? Poi guardando la villa notò ad una finestra un’ombra argentea.

Quella sera nel suo studio David diede l’addio a colei che aveva amato per gran parte della sua.
“Lo sapevo che un giorno saresti andato via, mio cavaliere.”
“Sabrina… io…”
Il fantasma della ragazza gli sorrise e sussurrò: “Non ti preoccupare, tu devi fare quello che ti senti, sei un guerriero… David io ti amo, e ti aspetterò... non fare tardi.”
“Ti amo anch’io, Sabrina…”
“Se dovessi incontrare lui… dirgli che Sabrina Hallow gli porge i suoi saluti.”
L’indomani David insieme con Harry, Hermione, Ron e Laura Ossian lasciarono la fortezza di smeraldo, l’immortale volse lo sguardo alla casa prima di varca il sigillo; alla finestra vide un’ombra argentea che lo salutava per sempre.

Tornati a Londra, Hermione andò da sola a Diagon Arly, per comprare da Olivander una nuova bacchetta. Entrò nel negozio, e subito Olivander l’accolse dicendo: “Buongiorno signorina Granger, cosa posso fare per lei?”
“Vorrei poter riparare la mia bacchetta?” rispose la strega.
“Cosa le è successo, mi faccia vedere?”
Hermione prese i due pezzi della bacchetta, mostrandoli a mago.
Lui li esaminò con cura e scosse la testa: “Mi dispiace, ma non è possibile ripararla, cosa la ridotta in questo stato?”
“Un colpo di spada…”
Olivander sembrò stupito e domandò: “Solo poche spade posso tagliare i tendini di cuore di drago, che io sappia solo le spade dei fondatori possono farlo…”
“Vorrei poter comprare una nuova bacchetta?” domandò Hermione.
Dopo sette tentativi.
“Mi domandò se… lei è molto amica del signor Potter non è vero?” Prese una scatola nuova, ne tirò fuori una bacchetta e la diede alla ragazza: “Quattordici pollici e mezzo di legno di vite flessibile con dentro la piuma di una fenice che lei dovrebbe conoscere molto bene.”
“Fanny” sussurrò la strega.
Il mago annui. La bacchetta s’illuminò decretando Hermione come sua padrona.
La strega pagò e stava per andare quando si ricordò della bacchetta che gli aveva prestato David.
“So che lei ricoda ogni bacchetta che ha venduto, sa dimmi a chi apparteneva questa?” e mostrò la bacchetta con le iniziali al mago.
Olivander la guardò e disse: “Quindici pollici legno di biancospino, crini di unicorno. Chi le ha dato questa bacchetta, signorina Granger?”
“E’ stato un uomo a Parigi…”
“Lui e venuto qui a Londra?”
“Si…”
“Allora c’è ancora speranza per tutti noi.”
“Di chi è questa bacchetta signor Olivander?”
Il mago sospirò: “La strega a cui apparteneva.” e mise la bacchetta sul bancone “Si chiamava Sabrina Hallow, era una strega eccezionale, ma non viene ricordata solo per questo. Lei è stata l’unico amore di colui che non dev’essere nominato.”

Una settimana dopo scoppio la guerra….

David Giles naque ad Atene nel 1924 suo padre era un babbano Thomas Philippe Giles, ambasciatore inglese in Grecia e sua moglie Ecate Silente, una strega sorella di Albus Silente. Quando David aveva nove anni, la famiglia andò ad assistere a una rappresentazione del Macbeth, ma al uscita dal teatro la famiglia venne aggredita da un mago oscuro e Thomas e Ecate trovarono la morte. Questo cambiò moltissimo David, rendendolo un bambino difficile, molto solo, che parlava pochissimo e con una immensa rabbia dentro. Per due anni a vissuto in una casa con il maggiordomo di famiglia, fin quando non arrivò la lettera da Hogwarts.
All’arrivo alla Victory Station lo aspettava suo zio Albus Silente, allora professore di trasfigurazione. Al binario i due si guardarono per un po’, poi il vecchio mago sorrise e gli disse: “Benvenuto a Londra, David. Fatto buon viaggio?”
“Si, grazie.” Rispose il ragazzino con lo sguardo basso.
“Vieni?” domandò Silente.
“Si” e presa la valigia seguì il mago, ma Silente si fermò quasi subito e disse: “Vieni qui, nipote…” e gli diede la mano, il bambino non se lo fece ripetere due volte e gli prese la mano, e gli sussurro: “Grazie zio.” Il mago lo guardò e rispose: “Prego, David…”
Andarono insieme a Diagon Alley per comprare le cose per la scuola, e anche se solo una volta Silente notò che il ragazzino sorrise, e anche lui si divertì molto.
Dopo due giorni David partì per Hogwarts dal binario 9 e ¾ della King Cross Station, arrivato a scuola venne smistato nella casa di Corvonero, come sua madre.
La mattina dopo venne chiamato nel ufficio di suo zio, appena ci entrò notò subito la presenza di una ragazzina della sua età, anche lei di corvonero.
“Ciao David.” Disse il mago sorridendo.
“Buon giorno, professor Silente.”
“Puoi chiamarmi zio fuori dal aula.”
“Si, zio…”
“Ti ho fatto chiamare perché essendo che tu sei arrivato ad anno iniziato potresti avere dei problemi per le lezioni, così ho pensato di affiancarti qualcuno; ecco…” e fece segno alla corvonero d’avvicinarsi “Lei è Sabrina Hallow, la migliore strega del primo anno.”
La ragazza arrossì ed abbassò lo sguardo, David invece la guardò con sufficienza.
“Potrebbe aiutarti, ragazzo…”
“Io non ne ho bisogno zio…”
“Credo di si…”
“Lascia che t’aiuti, Giles.” Disse la ragazzina guardandolo negli occhi.
David ci penso su e poi disse: “Ma non starmi troppo tra i piedi…”
Sabrina sorrise e il suo sguardo s’illuminò tutto, a David sembrò così strano, quella ragazza gli sembrava strana appena la vide.
Silente sorrise loro, e poi disse: “Adesso potete andare, ma lo sapete per ogni cosa la mia porta è sempre aperta.”
I due ragazzi si ritrovarono fuori dalla porta.
“E bene da cosa vuoi cominciare, Giles?”
“Prima di tutto lasciami in pace, ho accettato perché non volevo far preoccupare lo zio… ma adesso puoi andare” e sussurrò “Non ho bisogno di nessuno.”
“Vuoi restare da solo per sempre…”
Il ragazzino non rispose e se ne andò, lasciando Sabrina in mezzo al corridoio.
Il dopo alla lezione di pozioni tenuta da Lumacorno, David si resse conto d’essere indietro rispetto ai sui compagni.
“Signore Giles può aspettare un attimo, vorrei parlarle.” Gli disse il professore mentre il ragazzino stava uscendo con gli altri.
“Si, professore.” Rispose.
Lumacorno si sedette dietro la cattedra, e iniziò dicendo: “Lei è un ottimo studente, è sveglio, ma delle lacune, niente di grave, ma avendo iniziato quasi a metà anno si trovo in difficoltà. Potrebbe superare tutti gli esami, ma non con voti eccezionali, è sarebbe un vero peccato con la sua intelligenza. Non sarebbe una cattiva idea se si facesse aiutare da qualcuno, visto che ha bisogno di un compagno per la mia materia.”
“Si…”
“Cerchi un aiuto, Giles, mi raccomando.”
David uscì fuori dall’aula e appoggiata a un muro ci trovò Sabrina, ma l’ignorò totalmente per andare per la sua strada.
“A quanto pare il grande David ‘Non ho bisogno di nessuno’ Giles è in difficoltà in pozioni…”
“Cosa vuoi, Hallow?” le domandò senza voltarsi verso di lei.
“Voglio aiutarti.” Rispose la strega staccandosi dal muro.
“Ti ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto…” e si voltò verso lei e gridò “Tu non mi conosci, lasciami in pace!!”
“No…” gridò lei “Non posso lasciarti in pace, Giles.”
“Perché? Perché l’hai promesso a mio zio? Perché?” e lui gli si avvicinò
“Perché so cosa vuol dire essere solo, razza di stupido.”
“Che vuoi dire?” domandò abbassando la voce.
“Pensi d’essere l’unico a essere solo qui, guardati intorno qui più o meno lo siamo tutti qui…” rispose la strega con gli occhi pieni di lacrime.
“Perché sei sola, Hallow?”
“Mia madre è morta prima della scuola.”
David le accarezzò il viso, le asciugo con un dito una lacrime, la guardò negli occhi e le sussurrò: “Io ne conosco gli sapore salato nelle lacrime…. Tu non sarai più sola te lo prometto.”
“David…” sussurrò la ragazzina.
“Te lo prometto…” poi le diede le spalle, ma prima andare le disse: “Ci vediamo domani a colazione cosi mettiamo a punto le ripetizioni… a domani Hallow.”
“A domani, mio cavaliere.”
L’indomani dopo colazione i due corvonero tornarono alla loro sala comune, dove ad aspettare il ragazzino ci fu una sorpresa.
“Sono arrivate finalmente.” Gridò contento David guardando tre casse mese in un angolo della sala.
“Cosa sono, Giles?” gli domandò curiosa Sabrina.
“Sono le mie cose… Sono i libri di mio padre.”
“Tuo padre….”
“Si, mio padre era un babbano, era un console e un grande appassionato di libri. Cavolo devo aprirli.” E si guardò intorno “Ma qui non c’è niente per aprire queste casse.”
Sabrina scosse la testa “Tu ti dimentichi che sei un mago, lasciare fare a me.” E la ragazzina puntata la bacchetta disse: “Leviosa” e fece fluttuare la cassa su un tavolo e poi disse: “Alomora.” e le tavole di legno si aprì.
David ne prese i primi due volumi e ne lesse i titoli: “La Repubblica di Plantone e Ivanoe.” Poi altri due “Iliade e Moby Dick. Come mi piaceva questo libro sulla balena bianca, mia madre…” e si incupì.
Sabrina lo notò subito e disse: “Moby Dick? Una balena bianca? Mai sentito voglio leggerlo…”
“Non hai mai sentito parlare di Moby Dick, lo devi leggere è bellissimo, si tratta di una caccia contro una enorme balena bianca…” rispose lui entusiasta.
“Una balena, ma cos’è?”
“E’ un enorme pesce, ma non è un pesce è un mamifero…”
“Ma è più grande della piova del lago nero.”
“Molto di più.” E il ragazzino allargava le braccia. “Tieni leggilo sono sicuro che ti piacerà. Anche a mia madre piaceva, me lo leggeva sempre.”
“Allora anch’io te lo leggerò…”
“Cosa?” domandò David.
“Lo leggeremo insieme, ti va.”
David sorrise e aggiunse: “Si, certo…” poi si guardò intorno “Dovrebbero leggerlo tutti.” E prese una espressione decisa “Voglio parlare con il professore Doyle. Vieni…” e prese la mano della streghetta e andò verso la porta.
“Ma dove stiamo andando?”
“Dal professore Doyle, mi è venuta un idea. Faremo una biblioteca di libri babbani nella nostra sola comune. Mio padre sosteneva che la cultura e il sapere vanno condivisi che non è giusto che restino a nelle mani di pochi e penso che abbia ragione.”
Sabrina sorrise e gli piacque molto la sterra gentile e calda di quella mano.
Il professor Doyle ne fu entusiasta era anche l’insegnate di babbanalogia, come anche Silente e il preside.

Da quel momento Sabrina e David diventarono inseparabili. Silente ne era molto contento, li guardava ridere e divertirsi a cena.
“Come va mio nipote adesso nella tua materia, Horace?” domandò
“Molto bene è diventato uno dei migliori, insieme alla Hallow, solo Riddle gli è leggermente superiore.”
Silente guardò il tavolo dei serpeverde. Tom Riddle non mai rideva con i suoi compagni, lui restava solo.
“La migliore cura alla solitudine è il non voler restare soli.” Pensò il professore “E proprio vero noi siamo quello che scegliamo d’essere.” Si voltò di nuovo verso il tavolo dei corvonero, David rideva e ascoltava da un nato babbano le nuove regole del calcio, poi il ragazzo si accorse dello sguardo dello zio e gli sorrise. Silente alzò la coppa e lui lo imitò con il suo succo di zucca, mentre anche la piccola Sabrina sorrise al capo di grifondoro.

Passarono due anni e l’amicizia fra David e Sabrina diventò sempre più forte, entrarono nella squadra di Quidditch della loro casa, lui come cercatore e lei come cacciatore.
Un giorno però a Sabrina arrivò un gufo con una lettera del padre, questa annunciava che si sarebbe risposato, la cosa sconvolse tanto la strega che se ne andò in riva al lago nero. David trovata la lettera in un libro della ragazza la raggiunse lì.
Sabrina era entrata nel lago, l’acqua le arrivava alle ginocchia.
David la chiamò e quando lei si voltò, lui vide che aveva pianto. Il ragazzo entrò in acqua, a pochi passi da lei e le disse: “Rientriamo altrimenti ti raffreddi…”
“Non m’interressa… Vattene David, voglio restare sola.”
“No…”
“Come ha potuto farmi questo… possibile che non gli importi niente del ricordo di mia madre, che non gli importi niente di me, dei miei sentimenti…”
“Tuo padre ti vuole bene, ne sono sicuro”
“Che ne sai tu? Non l’hai mai conosciuto.” E si avvicino a lui “Vedi a lui non importa niente di me tu sei il mio migliore amico e lui non ti conosce, non ti ha mai voluto conoscere. Io l’odio…” e poi gridò “Io odio mio padre…”
David respirò forte e poi la colpì con uno schiaffo. Sabrina si portò una mano sul viso, era la prima volta che la colpiva in quel modo, n’era rimasta sorpresa.
Lui se ne pentì subito, ma disse molto arrabbiato: “Non dire mai più che odi tuo padre. Tu un padre ce l’hai, e un giorno potrai tornare da lui, potrai parlarci, amarlo. Molti non so così fortunati…”
Sabrina alzò lo sguardo, i suoi occhi sembrava di fuoco.
“Conosco quello sguardo, quella voglia di colpire, quella rabbia.” Pensò lui mentre si metteva in guardia “Avanti Sabrina colpiscimi sfogati con me…”
La ragazza lo colpì con un pugno alla stomaco poi al viso, lui rispose colpendola allo stomaco, e i due continuarono a darsi pugni per buona mezz’ora. Poi usciti dal lago bagnati come non mai si buttarono sulla riva, si erano pestati a vicenda, ma erano felici.
David guardava il cielo, quando sentì la mano di Sabrina toccare la sua, lui la strinse e si girò verso di lei. Lei gli sorrise, e gli sussurrò: “Grazie….”
“Grazie a te domani sarò tutto un dolore.”
I due si guardarono per un po’, sdraiati sulla riva mano nella mano.
Poi David si alzò e si lanciò verso lei, come a volerla baciare. Ma la strega fu più veloce e si alzò anche lei mettendosi seduta dando le spalle l’amico. I due rimasero così per qualche secondo, poi Sabrina come se niente fosse si alzò in piedi e disse sorridendo: “Perché non andiamo a farci medicare al infermeria…” e diede una mano all’amico ad alzarsi.
“Si…” rispose lui.
Si trovarono l’uno di fronte all’altra, e senza dire una parola si baciarono, era il loro primo bacio. Poi si lasciarono e Sabrina ridendo come se niente fosse gli disse: “Vediamo se riesci a prendermi…” e si mise a correre e poi aggiunse “Facciamo a chi arriva prima all’infermeria.”
“Ci sto.” Le gridò David mentre quasi la raggiungeva.

Il giorno dopo in sala comune Sabrina notò che David guardava la spada di corvonero chiusa nella sua teca, e si sedette davanti a lui dicendogli: “Devo forse essere gelosa di una spada?”
“Cosa? Come Sabrina?”
“Sono ore che stai guardando quella reliquia. Non sono più carina io di quell’arma?”
“Non scherzare…” rispose lui serio.
“Cosa c’è, mio cavaliere?”
“Niente…”
“Avanti lo sai che lo scoprirò lo stesso.”
“Voglio diventare una spada, un arma… una lama d’acciaio purissimo”
“Come? Una spada?”
“Voglio essere uno strumento di giustizia, difendere gli innocenti. Voglio essere abbastanza forte per proteggerti, per proteggere coloro a cui voglio bene. La giustizia senza forza è un’arma spuntata. Nessuno dovrà più provare il prezzo del male…”
“Io mi proteggo da sola, lo sai David!!”
“Lo so. Ci proteggeremo a vicenda. Io ho bisogno di te…”
La ragazza sorrise e disse: “E io di te, mio cavaliere.” E lo guardò e poi aggiunse: “David?...”
“Si?”
“Vorrei parlarti di una cosa…” e la strega arrossì.
“Ho capito.” Rispose lui “Era solo un bacio, niente d’importante.”
“E’ vero solo un bacio niente d’importante.” Disse la ragazza un po’ delusa “Ora ti lascio… ci vediamo.”

Dopo qualche mese a Sabrina arrivò l’invito al matrimonio accompagnato da un lettera del padre in cui lui cercò di spiegare le sue ragioni. Lei andò in sala grande cercando David, lui stava leggendo un libro. Lei gli si avvicinò, lui alzò gli occhi dal volume, le sorrise e ricominciò subito a leggere. “Cosa stai leggendo di bello?”
“Ivanoe di Walter Scott.”
“A bello…”
“Sabrina, cosa vuoi?” disse lui mettendo un segno al libro e chiudendolo sul tavolo.
“Guarda…” e la strega gli buttò l’invito sul tavolo.
Il ragazzo lo prese e lo lesse: “Lear Hallow e Eliban Murgen…. Che razza di nome è Eliban?”
“E’ elfico, la mia matrigna sarà un elfa, già la immagino avrà l’aspetto di una ragazzina, sembrerà poco più vecchia di me…” e si sedette sul tavolo.
Il ragazzo non sapeva che dire, mentre l’amica inveiva contro suo padre e contro l’elfa.
“…e dato che è anche colpa tua se io ho accettato questo stato di cose. Adesso tu mi dai una mano…”
“Colpa mia… darti una mano a fare cosa?”
“Voglio che tu vieni con me al matrimonio.”
“Cosa?” gridò David facendo girare tutti i presenti “Ma stai scherzando? Lo sai che li odio i matrimoni.”
“David, tu verrai al matrimonio…” disse lei con un tono di voce che non permetteva replica, ma sapeva anche che non poteva costringerlo in nessun modo che se l’amico decideva una cosa era quella.
“Ti prego ho bisogno di te… non posso andarci da sola.”
Il ragazzo sospirò e la guardò: “Ci verrò…”
“Ah c’è un’altra cosa…”
“Cosa?” domandò lui terrorizzato.
“Niente, una sciocchezza…” e scese dal tavolo con un salto e gli sussurrò: “Dovresti far finta d’essere il mio ragazzo….”
“Cosa?!!”
Ma la ragazza era già sparita.
Al weekend successivo a Hogsmeade, Sabrina insieme con David andò a comprare il vestito per il matrimonio da Madame Mise. Il ragazzo era annoiato da morire, ma quando vide uscire Sabrina con un candido vestito bianco, non riusciva a credere ai suoi occhi. Lei era arrossita e con lo sguardo basso gli domandò: “Allora come sto?”
Il ragazzo non la smetteva di fissarla e rispose: “Sei… Sei… Sei bellissima, sembri un angelo.”
“Uhn addirittura… non esagerare…” e la ragazza rientrò nel camerino.
Lui sospirò e si accorse che aveva stranamente caldo.
Arrivò il giorno delle nostre e Sabrina era splendida nel suo vestito. Arrivati a Hogsmeade usarono una passaporta che il porto a villa Hallow. Lear Hallow li accolse alla entrata e Sabrina presentò: “Padre lui è David Giles il mio… il mio migliore amico.”
“Signore Hallow…” e gli strinse la mano.
“Sei il nipote di Albus Silente, non è vero?” domandò il mago.
“Si.” Rispose il ragazzo guardando l’uomo negli occhi.
“Bene, divertitevi…” disse Lear Hallow prima di sparire.
“Hai proprio fatto una buona impressione su mio padre.”
Il ragazzo non rispose.
Poi mentre lui e Sabrina entravano nel salone delle feste, il giovane mago le domandò: “Perché non mi hai presentato come il tuo ragazzo, come avevi detto?”
“Mi sembri deluso… sei deluso?”
“No, scherzi….”
“Ci avevo pensato, ma questa resta pur sempre una festa perché rovinarla? Possiamo bere, mangiare, ballare, divertirci.”
“Io non ballo.”
“Ti prego… Ti prego…” disse lei a mano unite.
“Vedremo.” Disse lui scherzando.
Il matrimonio andò benissimo, poi cominciò il ricevimento e la coppia di sposi aprì le danze.
“Sbaglio o mi hai promesso un ballo, mio cavaliere.”
“Io non ti ho promesso niente… ma va bene” e s’alzarono e andarono verso la pista.
Lui le mise una mano dietro la schiena nuda e lei sentì una strano brivido. I ragazzi ballarono meravigliosamente, tanto che molti si fermarono a guardarli ad un tratto David strinse Sabrina a se, lei alzò lo sguardo e mentre lui la guardava negli occhi, la strega si sentì a disaggio e arrossì. Per la prima volta in vita sua aveva paura dello sguardo del suo migliore amico, per un attimo un pensiero attraverso la sua mente: “Mi vuole baciare… perché mi vuole baciare… qui davanti a tutti… e se lo fa, io lo dovrei fermare, ma non voglio fermarlo… che io sia…che lui sia...”
Ma David distolse lo sguardo, e continuò a ballare.
Al inizio del loro quarto anno arrivò Laura Ossian, che diventò la migliore amica di Sabrina, non che portiere di Corvonero.

Nel 1939 scoppio la seconda guerra mondiale. La Germania nazista sembrava onnipotente, la sua macchina bellica inarrestabile. Nel 1940 solo la Gran Bretagna restava l’unico baluardo contro le forze dell’Asse. Nel mese di luglio di quel anno era iniziata quella che passò alla storia come la battaglia d’Inghilterra.
Fin dall’inizio del confitto David si era abbonato al Time, che lui leggeva ad alta voce per tutti in sala grande. I raid tedeschi si facevano sempre più frequenti e violenti e non prendevano più solo di mira le basi della R.A.F., ma neanche le città, Londra era stata colpita più volte.
Durante una di queste letture, Tom Riddle che passava circondato dai suoi seguaci disse: “Non resisteremo allungo, dobbiamo chiedere la pace con la Germania di Hitler, anzi un alleanza fra noi e loro contro i rossi sarebbe la soluzione migliore, con i nazisti a nostro fianco potremo diventare i padroni del mondo.”
David sentite quelle parole buttò il giornale, s’avvicinò al serpeverde e gli disse: “Non ci potrà mai essere un’alleanza con quei bastardi assassini, Riddle. Noi resisteremo, noi vinceremo questa guerra.”
“Come Giles? Non ti rendi conto che siamo in ginocchio, ci stanno distruggendo, presto o tardi subiremo una invasione come la Francia, la blitzkrieg non ci darà scampo…” rispose Tom.
“Ti sbagli, Riddle, tu sottovaluti la forza di questo paese, sembra che non conosca la nostra gente, il nostro popolo…” poi si girò e prese dal tavolo la sua coppa con il succo di zucca, e alzandolo gridò alla sala: “Per la Gran Bretagna… Lunga vita a re Giorgio. Viva il primo ministro Churchill…”
Quasi tutta la sala si unì dal brindisi compreso Silente e altri due professori.
David dopo il primo sorso, vide Laura e degli studenti francesi che erano ospiti della scuola per scappare dall’occupazione e alzò di nuovo la coppa questa volta in loro direzione: “Vive la France!!!!! Vive la liberte!!!!!” e francesi sorrisero e risposero al brindisi con piacere, alcuni intonarono pure la marsigliese. Laura si unì al coro, guardando l’amico sempre di fronte a Riddle rosso di rabbia. Come ultimo brindisi David salutò un piccolo gruppo di studenti polacchi, gridando: “Viva la Polonia…” Entusiasmo era alle stelle, alcuni cantavano, altri gridavano. Tom lasciò la sala pieno di rabbia. David guardò suo zio e questo annui come segno di approvazione. Uther Weasley, portiere e prefetto di grifondoro, si avvicino seguito da Charlus Potter e da all’altri due grifoni per stringere la mano al corvonero. David poi si sedete rimettendosi a fare colazione. Laura gli s’avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e gli disse: “Ben fatto, amico.” Lui le sorrise e annuì.
Ma quando nessuno lo vide, tirò fuori dalla tasca un volantino per d’arruolamento nella R.A.F.. Aveva deciso di partire, di combattere, ma doveva dirlo a Sabrina, doveva lasciarla quando si era reso conto d’amarla.

Dopo colazione andò in biblioteca dove sapeva che l’avrebbe trovata. Appena entrato la vide, era bellissima, ma per lui era rimasta anche la stessa ragazzina di undici anni. Gli arrivò alle spalle. Lei alzò lo sguardo dalla lettura e disse: “Sei in ritardo lo sai, mio cavaliere?”
“Si, mia dama, scusami. Che stai leggendo?”
Lei si voltò, gli sorrise, alzato li libro glielo mostrò e rispose: “Guarda…”
David lesse le prima righe: “…aveva lasciato Neskyeuna per Nantucket dove... ma è il nostro libro preferito.”
“Si, certo è Moby Dick, il libro del enorme pesce bianco....” rispose lei sorridendo.
Anche lui sorrise e domandò: “E come hai osato leggerlo senza di me?”
“Potresti unititi alla lettura adesso?”
Lui diventò serio e le disse: “Dovrei parlarti…”
“Dimmi…”
“Perché non andiamo sulle rive del lago nero?”
“Si, va bene.”
E poco dopo camminavano in riva al lago. Camminarono in silenzio per un po’, l’uno di fianco all’altra.
David si fermò.
“Sabrina…. Io…. Io devo partire…. Voglio andare a combattere…”
La ragazza non rispose, ma continuò a camminare. Sapeva che sarebbe successo. Delle lacrime riempirono i suoi occhi.
Si fermò a pochi passi da lui, e senza girarsi gli ordinò: “Resta fermò dove sei… non ti muovere.” La sua voce era rotta dai singhiozzi, ma non voleva che la vedesse piangere. “Non devi andare…” pensò “Sono sicura che se gli dicco di non andare lui non partirà, e se dovesse odiarmi per questo. Lui vuole andare e tutta la vita che si prepara per combattere, io… io… lo amo anche per questo....”
David fece un passò. E lei gli disse: “Ti prego… non avvicinarti, mio cavaliere, non voglio che tu mi veda così.”
Lui sospirò e le disse: “Perdonami…”
“No, tu devi perdonare me… Devi perdonarmi perché non riesco a salutarti come meriti… come un guerriero merita…. Promettimi di non mo… di tornare… di tornare da me.”
Lui non disse nulla.
“Non vuoi mentirmi, lo capisco… Torna da me, mio cavaliere.” E fuggi via…
L’indomani mattina David era alla stazione insieme ad altri ragazzi delle diverse case per partire per la guerra, tra questi c’era anche Uther Weasley e Charlus Potter. Il treno era pronto a partite molti salutavano le loro ragazze o le loro famiglie. David aveva salutato Silente la sera prima fra loro c’era stato solo un grazie da parte del ragazzo e una forte stretta di mano.
Il giovane mago era rimasto nella banchina a guardava verso la scuola.
Intanto nel dormitorio femminili dei Corvonero Sabrina stava piangendo nel suo letto. Laura l’andò a chiamare e le disse gridando: “Si può sapere che stai facendo qui, lui sta partendo per la guerra, potrebbe non tornare mai più e tu stai qui a piangere….”
“Lasciami in pace… Laura cosa ne sai di cosa provò…” le gridò lei.
“Io so che lo ami e che sei tanto stupida a non avergli detto nulla…”
“L’ho perso… l’ho perso per sempre.”
“Non l’hai perso, non lo perderai mai… ma devi correre devi dirgli quello che provi…”
“E se lui…”
“Non ha importanza, vai da lui e dirgli che lo ami…”
Sabrina s’alzò dal letto buttando le lenzuola e disse a Laura; “Grazie…”
“Vai, vola…”
La strega uscì dal dormitorio.
“Vai a dirgli che lo ami tu che puoi…” pensò Laura, mentre una lacrima di sangue nasceva dai suoi occhi e moriva sul suo viso.
Sabrina si precipitò fuori dalla sala comune.
David aspettava ancora, ma poi sentì il primo fischio del treno.
“Giles avanti salì forza, amico.” gli gridò Uther.
“Un attimo ancora…” rispose lui girandosi verso il Grifondoro per poi tornare a guardare verso la scuola.
Un altro fischio.
Sabrina lo sentì mentre correva e pensava: “Aspettami di prego, aspettami…”
Aveva raggiunto la stazione e un terzo fischio annunciò la partenza del treno, arrivò al binario ma vide solo ultimo vagone sparire in lontananza.
La ragazza cadde inginocchio, iniziò a piangere, e sentì alle sue spalle una presenza.
“E’ partito!?” domandò una voce maschile.
“Si…”
“Non sei riuscita a salutarlo… e ha dirgli che lo amavi.”
“No… ma a te che importa Riddle. Perché sei qui?”
“Volevo salutare degli uomini coraggiosi che vanno a combattere per quello in cui credono. Alzati lui non vorrebbe vederti così.” E l’aiuto a rimettersi in piedi, erano fianco a fianco a guardare il fumo del treno scomparire al orizzonte.
“Lui tornerà. Non temere, Hallow, deve ancora nascere il nazista che riesce a tenerlo lontano da te. Giles è un uomo forte…” E gli mise una mano sulla spalla.
E appoggio la testa sulla sua spalla, e gli disse: “Pensavo che voi due vi odiavate…”
“Forse si… ma ciò non toglie che anche se ha ideali diversi dai miei lo rispetto.”

Mentendo sull’età David, Uther e gli altri entrarono nella R.A.F., diventando piloti di Spitfire, erano di stazza alla base di Biggin Hill vicino a Londra, più volte dimostrarono le loro bravura e il loro coraggio grazie soprattutto alla esperienza che aveva acquisito volando sui manici di scopa e con il Quidditch. Dopo poco più di due mesi David viene promosso sottouffciale, per aver abbattuto più Messerschmitt e Stuka di chiunque altro della sua squadriglia.
Non c’era giorno in cui non pensava a Sabrina, poteva essere a 9.000 metri d’altezza o nella sua branda il ricordo dell’amica, o meglio della donna che ama, era un raggio di sole durante nelle tenebre della guerra. Ma a volte si guardava intorno, guardando i suoi compagni e pensava che non avrebbe voluto essere da nessuna altra parte se non lì, a sfidare il coraggio e la morte.
Un giorno mentre era in missione sentì una voce che conosceva alla radio, e domandò: “Laura, Laura Ossian sei tu?”
“Si, Giles, sono io. Sarò la voce della tua coscienza da ora in poi.” Laura Ossian si era arruolata ed era diventata operatore radio.
Il ragazzo sorrise nella la maschera d’ossigeno e disse: “Sono contento di risentirti, ti va se ci vediamo quando torno..”
“Non vorrei disturbare, ragazzi.” Disse Uther “Ciao, Ossian. Ma tenente abbiamo visite…”
I Messerschmitt stavano arrivando proteggendo gli Stuka con i loro carichi di morte, bombe normali e incendiarie. Gli Spitfire combattevano contro i Messerschmitt, mentre agli Hurricane più lenti spettava d’abbattere gli Stuka.
“Facciamogli vedere chi siamo ragazzi.” Ordinò David alla radio.
La battaglia iniziò i colpi di mitragliatrice iniziarono ad attraversare l’aria, i motori era ai massimi giri mentre gli aerei salivano e scendevano di quota. Tutti i piloti della RAF non dovevano far passare neanche un bombardiere, ogni Stuka che riusciva a raggiungere un centro abitato era un prezzo in vite umane.
In quella confusione David notò un Messerschmitt diverso dagli altri aveva disegnato sulla croce di ferro un jolly roger, un teschio pirata. Questo aveva abbattuto due suoi compagni con manovre fantastiche, il pilota era un vero asso. David aumento la quota e tra i due iniziò un vero e proprio duello aereo. Poco dopo gli altri aerei tedeschi viravano e tornavano da dove erano venuti, anche il Messerschmitt con il teschio rientrato in formazione e sparì al orizzonte.
“Sarà per la prossima volta, pirata, per la prossima volta.” Pensò David.
Era il tramonto quando i caccia tornarono a Biggin Hill. C’erano stati solo tre abbattuti, ma per fortuna due piloti si erano lanciati ed erano incolumi, l’unico morto era Will Holmes uno dei ragazzi che erano venuti con David e Uther da Hogwarts.
David aveva appena finito di scrivere la lettera per i genitori del ragazzo, e la stava rileggendo, quando Uther entrò. “E’ la lettera per i genitori di Holmes?”
“Si… non aveva l’età per comprarsi da bere o per una donna, ma poteva morire in guerra.”
“Giles, non puoi fartene una colpa.”
“No, non posso. Per favore mandala via gufo…” sorrise in modo amaro, passò la lettera al grifondoro e sussurrò: “Suo figlio è caduto in adempimento del suo dovere… e morto da eroe in una guerra non sua.”
“Perché non scrivi anche a Sabrina?” domandò Uther.
“Stanotte esco stai attento tu a tutto.”
“Esci?” domandò il rosso. David non usciva mai, neanche per bere una birra.
“Si.”
“Da solo?”
“No, con un donna, che tu conosci…”
“Io la conosco?”
“Mi chiedo se gli altri capi squadriglia devo rendere conto al loro vice se escono con una corker?” (termine della R.A.F. per le ragazze by Dalastor)
“Giles…”
“Esco con Laura Ossian. Fa la Blonde Job…” (termine della R.A.F. per le ragazze che lavoravano nella WAAF by Dalastor)
“Mio Dio Ossian era una fra le più belle ragazze di voi cornonero, peccato che aveva poco petto…”
“Grazie, il complimento Weasley” disse Laura che era appena entrata nella baracca.
“Scusa Ossian, io… io… non volevo.”
Laura sorrise. Indossava la divisa della WAAF, (Women's Auxiliary Air Force) e le stava benissimo, le fasciava il corpo perfettamente, si era tolta la giacca e allentata la cravatta.
“Ciao Uther, ci vediamo più tardi…”
“Si Signore e ti augurò di non vederti prima di domani mattina.”
“Me lo augurò anch’io….” Rispose Laura mentre David e lei uscivano dalla baracca.

Nel maggio 1941, David, Uther e gli altri ragazzi tornarono alla comunità magica, erano partiti in venti e ne tornarono solo in sette. In seguito David, Uther, Laura Ossian, Kostaki e altri avrebbero partecipato allo sbarco in Normandia come unità speciale chiamata in codice: Night Hunters, che serviva per eliminare le forze oscure tedesche come maghi e vampiri, l’unità HN partecipò anche alla liberazione della Francia e all’avanzata alleata fino al cuore della Germania.
Il giorno del ritorno a Hogwarts David non riusciva a trattenere l’emozioni, avrebbe rivisto Sabrina, e questa volta gli avrebbe detto che l’amava.
Arrivati alla stazione furono accolti da tutta la scolaresca, che li acclamava come eroi, tra confusione, musica, fuochi d’artificio, e discorsi del ministro e del preside. A tutti loro fu dato ordine di merlino di terza classe, tranne a David che ne ricevette uno di seconda; lui
intanto cercava Sabrina. Appena riuscì a scappare, corse verso il lago, aveva preso un mazzo di rose e con se aveva un anello, un anello di fidanzamento; sicuramente la strega lo stava aspettando da sola nel loro posto.
Arrivato in riva al lago vide Sabrina, ma era in compagnia di qualcun altro, stava con Tom Riddle mano nella mano e a un tratto lo bacio. Non lo avevano visto, il ragazzo fece cadere le rose a terra, si mise la mano in tasca e preso l’anello lo butto e si strappò di dosso l’ordine di Merlino. Se ne andò, senza voltarsi indietro.
Dopo poco la strega lasciò il suo ragazzo e sul sentiero trovò le rose, l’anello e l’ordine, e pensò subito a David ricordandosi che quello era il giorno del suo ritornò.
David si rifugiò nella torre di astronomia, stava fermò appoggiato a un angolo a pensare, quando sentì qualcuno arrivare, era Silente che gli sorrideva. “E’ così l’hai saputo?.”
Il ragazzo annuisce.
“Esiste una cura molto antica per il mal d’amore.” E tira fuori una bottiglia di idromele e due bicchieri. “Che ne dici di una bella sbronza con tuo zio?”
“Grazie…”
Il vecchio mago aprì la bottiglia, versò il liquido chiaro nei due bicchieri e ne dà uno al nipote.
“A cosa brindiamo?” gli domanda David.
“Brindiamo all’amore l’unica forza al mondo che può salvare un uomo dalle tenebre.” Rispose e poi aggiunse “e alle donne per le quali morire.”
“Allora alle donne e all’amore.”
Dopo aver bevuto David domandò: “Come è successo?”
“Perché vuoi saperlo?”
“Io devo saperlo… per capire.”
“Non conosco i particolari.” Sospirò Silente “Tu non c’eri. Sabrina era diventata triste, solitaria, non parlava più con nessuno, non giocava neanche più a quidicth. Ogni giorno aspettava una tua lettera e al tempo stesso aveva paura di ricevere la notizia della tua morte.”
“E si consolata con Riddle.”
“David, non so come sia successo, ma da quando loro stanno insieme Tom è cambiato, non pensa più solo a se stesso, non è più solitario…”
Il ragazzo si verso un altro bicchiere.
“Non compiangerli, e non compiangere te stesso…” disse l’anziano mago.
“Mi spieghi zio, perché non riesco ad odiarli nonostante tutto? Perchè non riesco a smettere d’amarla?”
Continuarono a bere fino ad ubriacarsi, poi David accompagnò Silente alla sua stanza e lui tornò al dormitorio dei Corvonero, ma ad aspettarlo appoggiata a un muro accanto alla porta/ritratto c’era Sabrina.
“Dovrei farti rapporto per essere in girò a quest’ora.” Era diventata un prefetto. “Ma non sarebbe bello che l’eroe dei cieli inglesi venga punito… Questo è tuo vero?” e gli mostro l’ordine di Merlino.
“Vai al inferno…” sussurrò lui.
“Come?”
“Vai al inferno, adesso hai sentito.” Le grida.
“Sei ubriaco?”
“Si… e mi piace…”
“Oh Merlino… cosa ti è successo?”
“Sono stato tradito!! Amavo una persona è questa mi ha tradito.”
“Sei stato tu ad abbandonarmi per primo… sei stato tu a scegliere tra la tua giustizia e me, e non hai scelto me.”
“Sabrina… io…” e le si lanciò addosso, la bacio con violenza, alzandole la gonna e strappandogli la camicia.
Lei gridava: “No, no non voglio, lasciami… fermati…”
“No.. io ho bisogno di te… ho bisogno del tuo amore…”
“Aiutatemi!!!” gridò “Aiutami Tom.”
A quel nome lui si fermò, e la lasciò andare. Lei cadde inginocchio sul pavimento.
Lui piangeva, piangeva di dolore e di rabbia, e sentì qualcuno alle sue spalle puntargli contro una bacchetta, si girò e vide Tom Riddle prefetto di Serpeverde.
“David Giles…” disse lui con una strana luce negli occhi “Cosa hai fatto alla mia ragazza?” poi a Sabrina: “Tutto a posto?”
“Si, Tom.” E si alzò, rimettendosi a posto.
Tom puntò la bacchetta alla gola di David e gli disse: “Fargli ancora del male e io ti uccido.” I due giovani si guardarono negli occhi. “Farla soffrire, Riddle, e io ti inseguirò fino alla fine dei tuoi giorni, non ci sarà un posto dove potrai nasconderti che sia inferno più profondo o il cielo più alto. Io ti troverò e ti ucciderò come un cane.” E se ne andò.

Il giorno dopo David tornò nella sala comune di Corvonero e li incontrò Sabrina.
“Scusami…Perdonami” le sussurrò lui prendendola in disparte.
Lei gli sorrise, e gli diede un buffetto sulla guancia. “Io ti ho già perdonato. Voglio solo che le cose tornino come prima, quando eravamo degli amici.” E gli ridiede l’anello e il simbolo del ordine di Merlino.
“Sabrina, noi non potremo tornare amici come un tempo.” Le rispose lui. “Io provò qualcosa per te, qualcosa di diverso dall’amicizia, la guerra ti fa capire quali sono davvero le cose importanti, e tu per me sei importante…”
“Forse, ma la tua sete di giustizia è più grande di qualsiasi sentimento che provi per me. Prima o poi, forse non oggi, né domani ma un giorno partirai per nuove imprese, la tua giustizia fa parte di te. Ma io non voglio un uomo a metà o costretto a scegliere fra me e i suoi ideali…”
“E Riddle ha scelto te a posto della sua ambizione di Serpeverde?”
Sabrina sorrise e annuì: “Si… me lo ha dimostrato, lui mi amo e io amo lui. Sono felice…”
“Se lui ti rende felice, allora sono felice anch’io… Ma non posso rimanere, mi fa troppo male vedervi insieme. Partirò non appena finiti i M.A.G.O. cioè fra due settimane.” E abbracciò la ragazza.
Sabrina non riusciva a crederci mentre l’abbracciava e sentiva lui che le sussurrava a un orecchio: “Addio, mia principessa.” E la baciò sulla fronte.
“Non può lasciarmi, non ora che lo ritrovato…” Pensò lei “Non può lasciarmi di nuovo io lo amo… no io non lo amo, io amo Tom… ma allora perché…”
Lo guardò andare via, le lacrime traboccarono dai suoi occhi, lo chiamò: “Mio cavaliere… David…”
Lui si voltò le sorrise e lei gli corse incontro, lanciandosi tra le sue braccia, i due ragazzi caddero a terra, e si misero a ridere come due bambini.
“Non andartene, David…” disse lei seria ancora su di lui. “Non lasciami di nuovo sola.”
“Io non voglio andare, ma…”
“Basta, non parlare…” e lo zitti mettendogli indice destro sulle labbra.
Lui obbedì all’ordine, ma le sistemò una ciocca di capelli dietro orecchio destro.
“Baciami?!!” sussurrò lei.
“Come?”
“Baciami, adesso subito senza un ma o un perché… Baciami e basta, mio cavaliere.”
Lui sorrise e portò una mano dietro la sua nuca, lei chiuse gli occhi e si lasciò andare. E si baciarono… come se non ci fosse un domani, come se quel secondo dovesse diventare eterno.
Quando si separarono, Sabrina iniziò a piangere.
“Ehi che fai io ti bacio e tu piangi….” Disse lui ridendo.
“Scusa, ma non riesco a smettere sono talmente felice…”
“Anch’io, ma adesso vorrei alzarmi.”
“No, restiamo un po’ così… sarebbe cosi brutto?”
“No, amore…” disse lui.
“Ridirlo…”
“Amore… amore…. Mio amore.”
“David…” e lei appoggio la testa sul petto del ragazzo, e poi aggiunse emozionata: “Voglio essere tua, solo tua…”
“Eeeeh…”
“Perché non partiamo lasciamoci tutto alle spalle… Voglio essere felice con te…”
“E dove vorresti andare?” le domandò il ragazzo.
“Ovunque… potremo andare negli Stati Uniti o in Canada…”
David sorrise e le rispose: “Va bene… Sabrina…”
Il viso della strega s’illuminò tutto, si alzarono, David la baciò nuovamente e poi gli sussurrò: “Ti amo…”
Ma lei scappo via e mentre entrava nella sala comune disse: “Vado a preparare la valigia e poi vado a Hogsmeade, per prendere alcune cose ci vediamo stasera e poi domani…”
Sarebbe andata a Hogsmeade anche per dire a Tom che fra loro era finita.

David decise di dare la notizia allo zio che si trovava nella sua stanza nella torre di grifondoro.
Dopo che il giovane mago spiego la situazione a Silente questo disse: “Allora è proprio vero che il cuore delle donne è volubile.” E poi aggiunse “Allora parti con lei… e dove andate?”
“Non lo so, forse gireremo il mondo alla ricerca di un posto dove essere felici.”
“Mi auguro per voi che lo troviate.” E anziano mago abbasso il capo “Però è triste vederti andare via adesso che sei appena tornato, mi piacevano le nostre conversazioni anche se avevamo idee molto diverse…”
“Anche a me. Mi mancherai molto zio, mi hai insegnato cosi tanto, mi hai dato così tanto. Ti ringrazio di tutto.”
I due si strinsero la mano, si abbracciarono e il vecchio mago si commosse.
“Sono fiero di te, figliuolo… fiero di te.”
In quel momento entrò di cosa una ragazza era tutta agitata e disse: “Professor Silente, professore….” Era bianca come un fantasma e visibilmente scossa.
“Calmati, Minerva che succede?” le domandò l’anziano mago.
“A Hogsmeade, a Hogsmeade è successo… c’è stato un attentato…”
“Cosa?” gridò David, sapendo che Sabrina era stato a Hogsmeade “Cosa è successo?”
“E’ stata colpita Hallow, Sabrina Hallow, la prefetto di Corvonero…” rispose la ragazza.
“Non può essere…” David uscì dalla stanza come in trance. “Sabrina… Sabrina…”
“Come è successo, Minerva?” domandò Silente che seguiva il nipote.
“E’ stato tutto così veloce, professore, Sabrina era in compagnia di Riddle, poi dal nulla sono usciti dei maghi vestiti di nero che hanno lanciato degli incantesimi, uno di questi era uno strano fulmine verde, hanno colpito Sabrina…”
“Dov’è? Dov’è la hanno portata? Dov’è Sabrina? Dimmelo grifondoro?” gridò David, voltandosi verso la ragazza terrorizzata.
“La hanno portata nel infermeria della scuola…”
“Grazie…” e il ragazzo corse verso l’infermeria. E mentre correva pensava: “Non è successo nulla si riprenderà, lei è forte non c’è niente da temere… Non è niente di grave…”
Silente abbassò il capo.
“Professore… Cos’è quel lampo verde, non ho mai visto quel incantesimo?”
“E mi augurò che tu, signorina McGranitt non lo veda più, perché c’è solo un incantesimo che fa un lampo verde ed è l’unico anatema che uccide, ultima delle tre maledizioni senza perdono, Avada Kedavra…”
“Avada Kedavra… ma ci deve essere un rimedio un contro incantesimo?” domandò la ragazza.
Silente scosse la testa e guardò il corridoio vuoto.
“Tutto questo porterà gravi conseguenze.” Pensò “Questo è un primo passò verso le forze oscure della magia. Che Merlino ci aiuti….”

“No!!!” gridò David. “Dovete fare qualcosa, vi prego lei è tutto per me, lei è… la mia vita.”
“Mi dispiace, ma abbiamo provato di tutto, ma non c’è niente da fare. Se ne andrà prima del tramontò.” Disse il guaritore.
“Non può, non deve…” gridò il ragazzo. “Io devo vederla…”
Il guaritore annuì e lo fece entrare nel infermeria. Sabrina era sdraiata in un letto, si girò, lo guardò, sorrise e gli disse: “Ciao, mio cavaliere.”
“Ciao… posso sedermi” e si sedette in su uno sgabello.
“Si, certo… non ti dispiace se non mi alzò, vero?” disse lei.
“Sabrina…” e sorrise.
“Lo so… lo so che sto per morire…” disse la ragazza dolorante. “Non mi chiedi come è successo?”
Lui non rispose.
Lei guardò il soffitto e continuò: “Lo ho protetto, volevano ucciderlo, non era giusto… mio cavaliere, c’è del buono in lui…”
“Non importa… non importa…” disse lui piangendo “Hai fatto ciò che ritenevi giusto, piccola… solo questo conta…”
“Avrai voluto tanto, partire con te, David andare lontano lontano, vivere fantastiche avventure e poi sposarci in una piccola chiesetta di campagna, e avere dei figli, una famiglia… Ma sono così stanca…”
“Non lasciami… io sono niente senza di te… non puoi lasciami solo… io ti amo…”
Lei gli sorrise e disse: “Lasciarti? Io non ti lascerò mai… io sarò sempre con te… e poi tu non sei solo hai la tua giustizia…. Fammi una promessa, mio cavaliere…”
“Si…” sussurrò lui.
“Promettimi di non cambiare, e di non permette che il male trionfi… promettimi di non lasciare che nessuno soffra per il male… promettimi di proteggere l’amore… un amore come il nostro ”
“Te lo ho prometto…”
“So che tu mantieni sempre le tue promesse… ora vattene la notte sta calando… Addio mio cavaliere, io ti aspetterò in un bel posto….”
“Si… piccola…”
Il ragazzo uscì dal infermeria. Silente lo chiamò: “Figliulo…”
“Dov’è? Dov’è lui?... Dov’è Tom Riddle?” domandò David con voce bassa e decisa.
“Non lo sappiamo, è scappato….” Disse Uther “Amico mi dispiace…”
“Lo troverò… lo troverò….”

Lo trovò alla stamberga strillante, il serpeverde era in buttato in una angolo, ed era ferito a una spalla. David lo prese per la camicia, lo costrinse a rialzarsi e gli disse in faccia: “Tu lurido figlio di puttana, tu…”
“Lasciami, Giles… Lasciami.”
“Dovrei ucciderti seduto a stante…”
“Come sta? Che le è successo? E’ ferita? Ma non è grave…”
David pianse e lo buttò a terra: “Sta morrendo….”
“Come?” domando incredulo Tom “Non può morire… Io… io non lo permetterò.”
“Stupido… sta morendo… sta morendo…. E’ la colpa è tua… e tutta colpa tua…”
“Non morirà… lei non può morire, come mia madre… non capisci non è colpa mia… Giles non capisci, noi siamo maghi, noi non possiamo morire come comuni babbani, noi dobbiamo mettere fine alla morte…”
“Riddle… ma che cazzo stai dicendo… Sembri un bambino… Noi moriamo come tutti, e lei sta morendo…” e gridò “Sta morendo… sta morendo…. E ne io e te possiamo fare niente…”

Il corvonero lasciò Tom Riddle a piangere per ultima volta, da quelle lacrime, da quel dolore sarebbe nato Lord Voldemort.
David se ne andò in riva al lago, il sole stava tramontando, da un momento all’altro Sabrina sarebbe morta, ma lui voleva ricordarla da viva, solo da viva, in lui Sabrina Hallow sarebbe rimasta viva per sempre. Quella notte David Giles lasciò la scuola di Hogwarts per ultima volta non ci sarebbe più tornato per molti anni, fino al iniziò della prima guerra magica.
Passarono molti anni circa venti e Lear Hallow e Eliban Murgen ebbero una bambina il suo nome era Tisifone Sabrina Hallow, questa frequento Hogwarts nella casa di Serpeverde per poi sposarsi con Allan Parkinson, a cui era promessa e nel 1980 nacque la loro unica figlia Pansy Parkinson.

Durante la seconda guerra magica Pansy come Draco e altri giovani di Serpeverde, furono arruolati nei ranghi dei mangiamorte. Un giorno Lord Voldemort notò la ragazza e gli ricordò Sabrina, chiamato Parkinson e gli disse: “Voglio tua figlia per me.”


1 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao =)
la storia è veramente scritta bene, tranne per qualche errorino di battitura o di tempi verbali.
Continua così mi raccomando =)

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