lunedì 30 novembre 2009

Harry non guardare giù

Harry non guardare giù

Era mattina a grimmauld place. Harry era ancora assonnato quando uscì dalla stanza che divideva con Ron. L'idea di un altro giorno a pulire e sistemare quella vecchia casa non gli piaceva per niente. “Ma sempre meglio che stare con i Dusley, e poi ci sarà...” pensava, poi l'immagine di una Hermione sorridente entrò piano piano nella sua mente, succedeva da un po' ormai sempre più spesso e gli piaceva vedere o solo immaginare la sua migliore amica.
Aprì la porta del bagno e non appena entrato si sentì travolto e spinto di peso a sinistra, verso il lavandino andandoci a sbattere contro, ma rimanendo in piedi.
“Ma che…!!” esclamò e sentì qualcuno su di lui, qualcuno d’umido, allora vide sul pavimento un telo di spugna azzurro cielo.
E una voce imbarazzata dire: “Non guardare giù, Harry, non guardarmi adesso.”
“Hermione…” disse lui.
Hermione era su di lui, completamente bagnata e nuda, doveva essere appena uscita dalla doccia.
“Non guardarmi, ti prego Harry.” Disse con un filo di voce e il viso baso, nascosto.
“Ehm si…” riuscì a dire il giovane mago, mandando giù un groppone, incapace di muoversi e aggiunse: “Her...mione.” ma il nome quasi gli si ferma in gola.
“E' nuda...” pensò “E' nuda... e io potrei.”
La giovane strega alzo il viso per un istante, rosso arrossato per la vergogna, per nasconderlo sul petto dell’amico.
Harry ne fu incantato. “No. Oh Dio quanto è bella, i suoi occhi, le sue labbra, le sue guance, il suo capelli bagnati. Come sono belle le sue labbra.” Pensò.
Allora le braccia del giovane mago si mossero da sole raggiungendo la schiena dell’amica, stringendola a se.
“Harry ma che fai?” domandò la griffondoro con un filo di voce, ma per niente spaventata alzando il viso.
“Io... Hermione, io voglio proteggerti.” Rispose.
“Da cosa, Harry?”
“Da tutto... ogni cosa.” Disse allora il viso del ragazzo s'avvicinò a quello di lei.

E in un istante lei capì: Harry stava per baciarla, non riuscì a pensare a nulla, prima che le labbra del suo migliore amico erano già sulle sue. Erano così calde e morbide, sì sentì strana.
“Che splendido primo bacio e questo.” Pensò e si lasciò andare.
I capelli di Harry, quanto aveva desiderato passar le dita fra i suoi capelli neri e adesso poteva, sentiva che poteva.
“Oh Dio sento che il cuore mi sta per esplodere a ogni battito.” Pensava Hermione “Dio quanto è dolce, quanto è dolce il sapore delle sue labbra. Ma cos’è questo battito? Un eco del mio cuore? No.” e sorrise fra se “E'... E' il suo, il suo cuore batte come il mio,battono insieme a un isolo.”
Finito il bacio. Harry le mormorò: “Hermione.” e le accarezzò la fronte con un tocco leggerò, togliendole i capelli dagli occhi chiusi.
La giovane strega aprì i suoi occhi e disse: “Harry io...”
“Dopo, non qui non in questo modo.” rispose lui “Ora io mi tolgo gli occhiali e chiuderò gli occhi, non ti guarderò e poi uscirò. Non farò nulla, promesso.”
“Ok, ma prima che tu vada. Finisce tutto qui? O ora camb...” ma non riuscì a finir la frase perchè Harry Potter la baciò nuovamente.

martedì 14 luglio 2009

Granger Girls

Capitolo trentesimo: Weekend d’adolescenti


“Draco, ti ripeto abbiamo quindici anni?” gli disse Harry al telefono.
“Sì, quindici, hai presente teenagers come i nostri figli? Sì, ti ascolto. Mi stai dicendo che è stata la pozione dei desideri. Puoi dire a Ron di smettere di ridere. Ah ho capito tre giorni, che possiamo fare allora? Tornare? E’ come non posso guidare l'auto di David, se mi fermano che dico: ah scusate sono un mago di trentadue anni, ma al momento ne ho quindici.”
Harry guardò Hermione alzarsi dalla poltrona e la seguì con lo sguardo mentre usciva dalla stanza da letto.
“Come è Hermione? Come vuoi che stia? E’ sorpresa. Ok, aspetteremo. No, non venite non si può lasciare la scuola senza professori. No, non temo i mangiamorte temo gli studenti. Dì a quel cretino del mio ex-migliore amico di smettere di ridere. Carina la battuta, Malfoy. Se conosco gli adolescenti; sì, molto carina. Tu stai troppo tempo con tuo cognato. Ci vediamo quando torno e mi auguro che allora potrò legalmente comprarmi dell’idromele.”
Il mago scese le scale e raggiunse il piano terra, lì vede Hermione seduta su una sedia a guardarsi riflessa nel vetro della finestra, le si avvicina, le toccò una spalla e disse: “Tutto bene?”
Senza voltarsi la strega risponde: “No, siamo tornati dei ragazzi. Non mi piace questa storia. Lasciami stare Harry voglio rimanere sola.” E s’allontanò di un paio di passi.
“Io capisco che le ragazze sono sensibili, ma...”
Hermione si voltò, lo guardò con uno sguardo gelido e disse: “Non è divertente.”
“Ho capito, me ne vado.” disse dirigendosi verso il camino per accendere magicamente il fuoco e poi in cucina.
Dopo circa venti minuti, nella casa si diffuse un buon odorino di becon, cornetti caldi, ma soprattutto un aroma di caffè pronto.
Hermione sorrise e finalmente smise di stare alla finestra e si alzò entrando in cucina.
“Oh eccoti finalmente.” disse Harry mentre preparava delle uova. “Le vuoi all'occhio di bue, strapazzate o meglio rivoltate come le preparava tua madre?”
Hermione rimase senza parole. “Come te l'ho ricordi?” gli domandò lei guardandolo con occhi lucidi.
“Io ricordo tutto quello che ti riguarda.” disse Harry sorridendo, mentre rivoltava le uovo. “Ricordo la tua calligrafia: precisa e chiara. I tuoi occhi concentrati a lezione, il tuo sorriso, la tua risata, i modi in cui ti sistemi i capelli, e come preferisci le uova.” E la guardò teneramente. “Siediti che ti servo la colazione.”
Lei obbedì e lui le versò una tazza di caffè, le diede un piatto con le uova e il bacon.
Dopo si sedete alla sua destra e si versò un bicchiere di succo d'arancia.
Hermione assaggiò le uovo e disse: “Mmm, sono buone, molto buone, e tutto molto buono. Sei bravissimo in cucina.”
“Grazie.”
“Harry come ti ricordi delle uova di mia madre?”
“E' successo alla tana.” rispose “Non ricordò perché, ma quella mattina eravamo rimasti soli. E hai preparato la colazione. Scusa Hermione, ma era immangiabile, roba tossica, quasi radioattiva.”
“Sei sempre carino, ma se non ricordò male hai sempre mangiato quello che preparavo?”
“Ero giovane e innamorato, anche se non lo sapevo.” rispose Harry.
Ed Hermione arrossì.
“Ma le uova erano buone davvero.” Continuò lui “E tu mi hai detto che tua madre le preparava in quel modo. Io ero un po’ geloso, mia madre non ha potuto farmi delle uova in un modo speciale. Tu hai capito cosa provavo, come sempre del resto e mi hai dato una piccola e delicata pacca sulla spalla, un bacio in fronte, poi guardandomi mi hai detto: 'Se vorrai ti preparerò sempre le uovo...'”
“Ma oggi l'hai preparate tu?”
“Oggi sei tu a stare male, ma voglio dirti una cosa: perchè dovremo perdere una simile occasione? Abbiamo tre giorni, tre giorni per riprenderci del tempo perduto. Hermione io ti amo, ti ho amato da sempre, ma non ho potuto amarti come avrei voluto da ragazzo. Potremo fare un sacco di cose divertenti? Dai.”
“E cosa proponi di fare?” domandò lei.
“Potremo andare al villaggio? Sembra che ci sarà una piccola fiera. Ho visto i manifesti ieri, una fiera con giostre e tutto il resto, c’è persino una piccola vendita di libri usati e so che tu adori i libri usati.”
Lei sorrise e disse: “Sai come prendermi, ok andremo alla festa. Però cerca di capirmi, Harry.” E si fermò come in un sospirò. “Non mi piace tutto di questo.”
“E’ strano lo so, ma cerchiamo di divertirci, dopo tutto nonostante Voldemort e tutto il resto riuscivamo a divertirci.”
La strega sorrise e insieme finirono la colazione, poi Hermione adattò con la magia i loro vestiti e le loro giacche, e uscirono dalla baita. In pochi minuti raggiunsero il villaggio, il posto era molto antico e manteneva tutto il fascino di un classico borgo dei Turdor, il festival era appunto un via di mezzo tra il medievale e moderno, con artisti di strada sui trampoli, giocolieri e mangiafuoco, e alcune bancarelle che vendevano ogni genere di prodotto tipico. C’erano anche alcune giostre moderna come una ruota panoramica, e qualche tiro a segno, niente però di troppo rumoroso.
Tutto era in preparazione, la vera festa sarebbe iniziata nelle prime ore del pomeriggio.
Durante il loro giro, i due maghi si trovarono contagiati dal entusiasmo, e si avvicinarono a guardare degli uomini lavorare per issare un piccolo palco.
“Venite ad aiutarci da soli non ci riusciremo mai.” Gridò uno di loro con il classico accento scozzese.
Allora molti si diedero da fare.
“Ehi tu ragazzo…” gridò sempre lo stesso verso Harry. “Ti va di darci una mano?”
“Io?” mormorò il mago un po’ incredulo.
“Sì, proprio tu. Dai che puoi lasciar la tua bella per un po’.”
“Vado a dargli una mano, torno subito.” Disse a Hermione sorridendo
“Fatti onore, ma stai attento a non farti male, c’è una festa stasera.”
Harry allora si tolse la giacca e gliela diede, e s’arrotolò le maniche della camicia per poi andare verso il palco in legno, e mettendosi poi a lavorare con gli altri tirando la corda di una carrucola.
La strega allegra si sedette su un muretto e guardava la costruzione venire su con Harry che si divertiva.
“Avete visto quanto è carino quel ragazzo straniero con i capelli neri.” Mormorò una biondina vicino a Hermione.
“Sì, ha anche dei bellissimi occhi verdi, delle labbra splendide e delle mani forti.” Inverni una brunetta
“Per non parlare dei muscoli e del sedere.”
Finalmente issata l’asse superiore tutti gridarono e applaudirono, e gli uomini si congratularono fra loro con forti pacche e strette di mano. Gli scozzesi erano uomini forti, romantici, ma soprattutto pratici per niente rudi e barbari come molti li dipingevano.
Finito Harry si asciugò il sudore della fronte.
“Chi sa se ha la ragazza?” domandò la brunetta di prima, proprio mentre il mago salutava Hermione.
“Mi spiace.” rispose la strega alle tre “Lui è mio, proprietà privata.” E sorrise mentre Harry s’avvicinava.
“Ti sei divertito?” gli domandò.
“Sì, mi piace questo genere di lavoro.” Rispose lui felice e poi le sussurrò “Quasi più della magia.”
“Lo sai che fai sempre conquiste?” mormorò lei indicando con lo sguardo le ragazze di fianco a loro.
E lui sorrise.
“Fai sempre colpo.” proseguì la strega. “Occhi verdi e un po’ di fascino tipo bel tenebroso. Come possono resistere?”
“Forse, ma questo succede con le altre, ma non con te.” rispose per poi appogiarle una mano sulla spalla e i due s’incamminarono passando accanto alle tre ragazze.
La bruna allora mormorò: “Potrebbe avere di meglio.”
Il mago la sentì e senza neanche guardarla rispose freddo: “Non credo proprio.” E sorridendo continuò a camminare abbracciato a Hermione
“Adesso perchè non andiamo a vedere i libri?”
“Ma poi non ti lamentare se ci sto due ore.” disse la strega ancora abbracciata.
“Vedrò di trovare qualcosa da fare. Ehi chi sa se quelle ragazze ci sono ancora...”
“Potter puoi provaci, ma devi sapere che ho imparato a evocare falchi non più dei semplici uccellini.”
“Mi piace quando sei un po' gelosa.” le mormorò e la strinse a se, per poi darle un piccolo e delicato bacio a fior di labbra.
La strega arrossì subito dopo.
“Preferisci sempre andare a caccia di libri?” le domandò Harry “Potremo trovare un posticino tranquillo... ehm intimò.”
“Dopo, ora i libri...” disse Hermione, ma qualcosa attirò la sua attenzione.
“Vada per i libri.” fece lui un pochino deluso, ma sempre sorridente.

A Hogwarts, nell’appartamento di David Giles, il mago immortale era seduto a letto, e leggeva un compito di una alunna.
Laura uscì dal bagno, avendo indossò solo una camicia da uomo nera di almeno due misure più grande e un paio di autoreggenti neri a rete con i bordi di pizzo.
Lui sorrise guardandola con la coda dell'occhio per poi tornare a leggere la pergamena e sorrise.
La vampira gli s’avvicinò, salì sul letto a carponi e andandogli vicino, sussurrò: “Prendi molto seriamente il tuo lavoro, professore Giles?”
“Certo.” rispose lui senza togliere gli occhi dal foglio. “Non come un'altra materia ad esempio storia della magia, se non sanno iniziò della ribellione dei folletti, non ha importanza, invece conoscere i loro nemici gli può salvare la vita.”
L'eterna sedicenne lo guardò con occhi cattivi e disse: “E chi salverà adesso il grande eroe da quello che ha appena detto sulla mia materia?” gli si buttò addosso. “Sai qual'è il tuo problema?” continuò Laura a pochi centimetri dal viso del suo mago.
“Non lo so…” disse lui.
“Ti conosco. Ti conosco troppo bene, e so qual è il tuo punto debole.” Rispose con una luce maliziosa negli occhi, e se non fosse stata pallida sicuramente avrebbe arrossito.
David allora le accarezzò il viso, poi i capelli castani e le sussurrò: “E' qual è il mio punto debole, professoressa Ossian?”
“E' presto detto, ma voglio dei punti premio se indovino per far vincere la mia casa...”
“…e una punizione se sbagli.” aggiunse lui.
“Certo, prof.”
“Allora?”
“Tu soffri terribilmente il solletico.” Esclamò la vampira e iniziò a solleticarlo per tutto il torace.
David iniziò a ridere fino alle lacrime e disse: “No, basta, che mui...”
“No, non puoi sei immortale.” Rispose Laura ridendo divertita e continuò per alcuni minuti.
“Basta tregua, tregua!!” cerco di dire il mago.
“Ok, basta....”
“Devo continuare a correggere i compiti.” disse David rosso in viso e cercando di ridarsi un contegno.
“Possono aspettare.” disse lei e s'infilo sotto le coperte e iniziandogli a baciarlo sul colo e con mano fra i capelli scuri del suo amante.
“Ho dei doveri.” disse lui.
“Li abbiamo sempre, ma i compiti possono aspettare.” disse la non-morta continuando a baciarlo, mentre gli accarezzava il torace e gli sussurrò: “Mi piace la tua pelle, mi piace il suo sapore e mi piace il calore del tuo corpo, David.”
Ma subito dopo l'espressione di Laura cambiò, abbassò gli occhi s'abbassarono e diventò scura in viso.
“Cosa c'è?” le domandò David.
“Io sono un blocco di ghiaccio e tu mi ami lo stesso.” mormorò.
Lui sorrise e disse: “Ti amo, e ti amerò per sempre semifreddo…”
“Stupi...” cercò di dire Laura.
Il mago allora la baciò e le sfilò da sotto le lenzuola la camicia e la gettò lontano sul pavimento.
Subito dopo Laura ansimando gli disse: “Fammi sentire ogni secondo… ogni istante d’amore... Fammi sentire i bridivi d’essere di nuovo umana.”
“Perchè il domani potrebbe ogni esserci, bisogna non perdere nulla di bello in una guerra.” Sussurrò Giles accarezzando quel minuto e fragile corpo solo all’apparenza.
“Nulla...?” ripete lei “Noi non perderemo nulla.” Poi lo guardo intensamente negli occhi “Sono preoccupata, sono spaventata, siamo così felici adesso ed è... è pericoloso David.”
“Sì, lo è, ogni volta che quelli come noi sono felici, potrebbero succedere cose molto brutte, la felicità per noi è così contro natura." E la baciò dolcemente.
E si guardarono per un istante e poi lasciarsi andare alla passione.
“Non preoccupiamoci di quello che accadrà domani o dopodomani, ma solo di quello che accadrà tra qualche istante” disse il mago.
“E' cosa accadrà tra qualche istante?”
“Qualcosa di dolce...” rispose lui “Qualcosa di unico.”
“Tu che usi la parola dolce.” disse Laura ridendo.
“Sei cattiva, lo sai?”
“Si, sono molto cattiva, sono una bad girl. Ma professor Giles, non mi punisca se sono imprepa...” la ultima parola della vampira fu strozzata da un lungo gemito, i suoi occhi diventarono dorati.
I due amanti scivolarono giù nelle lenzuola
Il piccolo mercato di libri usati e antichi si trovava in una piazzetta medievale in pieno stile Tudor o tardo gotico. Le bancarelle erano circa una decina e traboccavano di testi alcuni veramente antichi, rilegati in pelle. Molte persone sfogliavano i volumi tutti assorti.
Hermione si stava per buttare nella ricerca di qualche splendido volume, ma venne distata quando vide un piccolo chiosco di dolciumi.
“Cosa c'è?” domandò Harry.
“Lo zucchero filato...” mormorò lei come fosse ipnotizzata o sotto maledizione Imperius.
Il mago la guardò stranito e le domandò: “Stai bene? E’ solo zuccherò filato? Se vuoi lo prendiamo?”
“Veramente? Ma ne voglio uno gigante.” rispose Hermione sorridendo e insieme si avvicinarono alla chiosco.
Harry ordinò al babbano: “Due per favore.”
“Giganti.” Aggiunse Hermione tutta contenta come una ragazzina il giorno di Natale.
“Certo due giganti.” Rispose l’anziano venditore.
Dopo qualche minuto lo zucchero filato era pronto ed erano proprio enormi.
“Grazie.” Disse Harry e che pagò.
“Sono anni che non vedo qualcuno cosi contento per lo zucchero filato.” Disse l’anziano.
Hermione sorrise e iniziò a mangiarlo.
Allora la moglie del proprietario lasciato il banco si avvicinò al marito e domandò ai due maghi: “Come vi chiamate, ragazzi?”
“Harry ed Hermione.” Rispose lui.
“Queste le offre la casa.” Disse l’anziana donna regalando a quella che credeva essere una ragazza di quindici anni un sacchetto di caramelle.
“Grazie, tanto.” esclamò la strega. “Buongiorno.”
“Buongiorno, credo che torneremo presto.” Disse Harry sorridente e s’allontanò con Hermione.
La strega mangiava lo zucchero tutta contenta e diceva: “Che buono, non lo ricordavo così buono.”
“Vuoi spiegarmi questa tua passione per lo zucchero filato?”
“Ehm...” iniziò lei un po' imbarazzata. “Lo sai che i miei erano dentisti?”
“Sì, lo so, ma che c'entra?”
“C'entra, perchè loro erano un po’ fissati.” rispose sempre tutta rossa.
“Non mi dire che non ti permettevano di mangiare dolci?”
“No, potevo mangiare tutto tranne lo zucchero filato e altre cose. Non che me lo impedivano, ma era un po' strano.”
“Scusa, ma tu adesso non ne mangi?” domandò Harry.
“Non è strano che una donna di passati trent'anni adori lo zucchero filato? Quando Harmony era più piccola la usavo come scusa, ma adesso è un’adolescente e non riesco a convincerla.”
“Siete completamente matte, lo sapete?”
“Vero... completamente. Mamma!! Come buono.” mormorò lei mentre ne mangiava ancora.
“Guada che può farti male se lo mangi così in fretta e possiamo sempre comprarne dell'altro.” Disse Harry.
“Davvero?”
“Sei una ragazzina adorabile.” Le sussurrò.
Hermione sorrise imbarazzata.
Il mago allora le accarezzò il viso e le sussurrò: “Aspetta voglio provare una cosa.” Senza aspettare la baciò.
Le labbra di lei erano dolci sapevano di zucchero filato.
Quando si lasciarono, la strega lo guardò emozionata, senza fiato, rossa sulle guance. “Oh” disse.
“Tutto a posto?”
“Sì, è stato magico.” Rispose lei sorridendo e pensò mentre lo guardava: “Come posso dirgli che ho appena realizzato il mio sogno da ragazza. E’ stato bellissimo. Mi sento come, ehm se avessi avuto il mio primo bacio.”
“Harry, Grazie.” mormorò lei. “Mi sto divertendo un mondo, ed è merito tuo.”
“Ancora non hai visto niente, ho in mente tante altre cose da fare oggi. Ora divertiti a cercare tutti i libri che vuoi ci vediamo tra poco. Vado a prendermi un buon caffè…”
“Stai attento.”
“Lo sono sempre.” Disse prima d’andare.
Hermione iniziò le sue ricerche. Harry aveva ragione amava i libri usati e antichi, non per forza prime edizioni, ma quelli con le copertine in pelle o di cartone ruvido al tatto e con le scritte d’oro sul dorso, la carta antica e ingiallita con il suo tipico odore, le rilegature in filo.
“C’è qualcosa di magico in questi volumi.” Pensò Hermione mentre li toccava e li sfogliava. “Viene da chiedersi a chi appartenuti? Quanti li avevano letti? Perché erano stati abbandonati? Leggere un romanzo Virginia Woolf o di Emily Brontë in libri è diverso che leggerli su nuovi dalle copertine pattinate o fotografiche o peggio su Ebook, sono privi di bellezza e affascino.”
Su una mensola c’erano una decina di libricini di diverse dimensioni, molti avevano i titoli sui dorsi consumati e quasi non si leggevano tra questi trovò un’antica copia del paradiso perduto.
“Questo sarebbero perfetto come regalo di compleanno per David.” Pensò sorridendo “Lui adora Milton, ma soprattutto le litografie di Gustave Dore.”
Continuando la sua ricerca e trovò una splendida edizione di alice del paese delle meraviglie.
“Lo prendo per Harmony.” Pensò e passò una mano sulla copertina, e diventò triste: “Alice dove sei? Harry mi ha detto che dopo la morte di Peter non ti sei più ripresa.”
E poi trovò un piccolo libro marrone con le poesie e lettere di Emily Dickinson.
“Ho perso la racconta di poesie della Dickinson durante la guerra, era un regalo di mia madre ricordo ancora la dedica: ‘Perché tu sappia vedere e riconoscere l’amore, mia piccola.’” E Sorrise “L’ho riconosciuto mamma, tu lo conosci e il miglior amico. Si chiama Harry, Harry Potter ed è fantastico, come mi hai sempre detto tu.”
E si ricordò quando aveva presentato per la prima volta Harry a suoi, alla fine del loro secondo anno, appena tornati da Hogwarts.

Harry aveva appena dato a Ron ed Hermione il numero di telefono dei suoi zii e insieme avevano varcato la barriera del 9 ¾ per ritrovarsi alla King Cross Station.
Ron e Ginny avevano riabbracciato i loro genitori. Molly era arrabbiata e allo stesso tempo fiera di Ron, e molto preoccupata per la sua unica figlia.
Arthur si avvicinò al miglior amico di suo figlio e con un gran sorriso gli disse: “Grazie Harry.” E gli strinse forte la mano.
Dopo poco i Weasley se ne andarono, non prima che Ron assicurasse l’amico che lo avrebbe chiamato l’amico.
Harry ed Hermione rimasero insieme, ma non passarono che pochi minuti che i genitori della ragazza arrivarono.
Mark Granger era un uomo alto con i capelli un po’ brizzolati e portava un paio di occhiali quadrati, ma con il viso sincero.
Jane, la madre di Hermione era molto simile alla figlia, con gli stessi i capelli e gli occhi castani erano dolci e gentili, ma anche acuti e curiosi. Guardò il piccolo mago e sorrise.
“Mamma!! Papà!!” esclamò la griffondoro non appena li vide e corse loro incontro, abbracciandoli.
“Ciao Streghetta.” esclamò il padre “Hai studiato molto? Hai imparato a trasformare la paglia o il piombo in oro?”
“Papà!!” rispose Hermione “Shhh c’è la segretezza sul mondo dei maghi e poi non si può fare perchè….”
Mark si mise ridere e Jane disse: “Piccola Herm, ma proprio non capisci quando tuo padre ti prende in giro.”
Harry era rimasto indi sparte ad alcuni passi di distanza dalla famiglia Granger, e aveva sorriso allo scherzo del padre, ed era rimasto sorpreso nel vedere la sua migliore amica così ammabile. Guardò Jane accarezzare dolcemente la spalla di Hermione, e solo allora notò quanto la madre di Hermione somigliasse alla sua, e fu un po’ geloso.
“Mamma, papà voglio presentavi un amico…” disse Hermione. “Harry vieni qui un attimo, per favore.”
Lui si avvicinò timido.
“Lui è Harry Potter, il migliore mago di tutta Hogwarts, e il più coraggioso di noi griffondoro.” disse entusiasta la giovane strega.
Dopo le parole dell’amica, il giovane mago fu ancora più imbarazzato e riuscì a solo a dire: “Signori Granger…”
“Oh Finalmente conosciamo il famoso Harry Potter.” Disse Mark. “L’estate scorsa la mia streghetta non faceva altro che parlare di te. Harry di qua, Harry di la, ho pensato che avesse già un fidanzato.”
“Basta Mark li metti in imbarazzo.” Disse Jane che guardava il bambino molto incuriosita e nello stesso modo in cui Hermione lo aveva guardato l’anno prima sul Hogwarts Express quando si erano conosciuti.
“Harry, i tuoi genitori quando verranno a prenderti?” domandò la signora Granger.
“Mamma!!” esclamò Hermione. “Harry… scusa…”
“Non fa niente.” Rispose sorridendo.
“Mamma, Harry vivi con gli zii, perché io suoi genitori, sono… sono… non ci sono più.”
“Oh scusami.” Disse Jane.
“Mi auguro che tu ragazzo abbia intenzioni serie con mia figlia.” Disse scherzando Mark.
“Papà!! Harry è solo un amico!!” disse Hermione rossa rossa, ma ringraziò suo padre per aver cambiato discorso.
“Sono contenta che la mia nasino nascosto abbia trovato degli amici.” Continuò Jane.
“Nasino nascosto?” domandò Harry “Chi è? Hermione?” poi all’amica: “Tu sei nasino nascosto?”
“No, mamma, non dovevi dirlo davanti a lui...” disse la strega tutta rossa.
“Vedi Harry, da piccola leggeva molto e non vedevamo mai il suo naso nascosto da qualche volume enorme e così: nasino nascosto.” spiego Mark.
“Ti si addice Hermione.” disse il mago dodicenne ridendo. “Nasino nascosto, non vedo l'ora di dirlo a Ron.”
“Harry non oserai farlo.”
“Allora prova a fermarmi.” Disse lui, iniziando a saltellare e correre inseguito dall'amica. I due ridevano come matti.
Mentre i Granger non riuscivano a credere ai loro occhi, non avevano mai visto Hermione così contenta.
Jane sorrise e mormorò: “Solo un amico… Per ora forse.”

Hermione tornò alla realtà e acquistò otto volumi che aveva visto, tra cui un regalo per Harry.
Subito dopo aver pagato sentì squillare il suo cellulare, lo tirò fuori dalla borsa e guardò chi la chiamava prima di rispondere, per un istante aveva temuto che fosse Harmony. Non sapeva che dire alla figlia visto che la loro differenza d'età si era ridotta a un anno.
Sul displey lampeggiava il nome di Harry, e lei rispose sorridendo: “Ciao straniero, dove sei?”
“Ho pensato a una cosa che potremo fare.”
“Cosa?” domandò la strega allontanandosi dalla cassa, per poi appoggiarsi a un muro in pietra della piazza.
“Hermione!! Cho se ne andata vediamoci ai tre manici.”
Sulle prime la strega non capì, poi ma si ricordò e disse: “Come vuoi Harry, ma miss perfettina non è arrivata e manca anche Luna.”
“Non importa voglio vederti devo parlarti, è importante.”
“No aspetta, io non so dov'è questo posto...” cercò di dire Hermione, ma il mago aveva già chiuso.
La strega sorrise e pensò: “Secondo me, Harry si è fatto prendere un po' troppo da questa storia, si comporta davvero come un adolescente pazzo.”
Senza sapere dove andare iniziò a camminare per il villaggio, e arrivò in una stretta via e dietro un angolo c’era un pub del tutto simile ai tre manici di scopa, dall'insegna a ogni piccolo particolare.
La strega ci entrò e anche interno era uguale al famoso pub di Hogsmeade, seduto a un tavolo un po’ isolato c’era Harry che sorrideva.
Lei s'avvicinò e gli domandò: “E' libero?”
“Come sempre.” Rispose il mago e poi aggiunse “Allora sono stato bravo, professoressa?”
“Molto, hai trasformato questo pub nei tre manici, ma prestando attenzione che per i babbani fosse sempre lo stesso.” disse e si sedette subito dopo e poi sorridendogli, domandò: “Ma perchè?”
“Ricordi quel giorno?” domandò Harry lasciandosi andare sulla sedia.
“Sì, ai tre manici c'è persino una targa con giorno e ora.”
“No, per la comunità magica, ma per noi...” disse serie guardandola negli occhi.
“Cosa vuoi dire Harry?”
“Ho avuto molti anni per pensarci, e anche se tu me lo hai già detto, volevo rifarlo nel modo giusto. Era San Valentino, Hermione. E tu sapevi che avevo l'appuntamento con Cho, e di tutti i giorni hai scelto questo.” disse lui sorridendo. “Tu eri gelosa, confessa?”
“E' anche se fosse? Ma non ero solo gelosa. Volevo passare quel giorno con te. Per me è stato… bello.”
“Dovevo essere proprio un cretino allora a non capire.”
“No, eri solo un ragazzo, però in tua difesa posso dire che eri più intelligente di altri, sicuramente più di quel troll di Ron.”
“Ok, grazie per i ‘complimenti’. Vorrei sapere chi vi insegna questi trucchi ai voi ragazze?”
“Di solito l’impariamo da sole, altre volte sono le nostre madri.”
“Cosa hai insegnato a nostra figlia sul come trattare i ragazzi?”
“Molto poco Harmony ci sa fare da sola.” Rispose Hermione.
“Povero Tim.”
“Ma quale povero Tim!” esclamò la strega “Non troverebbe una ragazza come Harmony neanche se vivesse mille anni.”
“Sono d’accordo. Però a volte ha un caratterino.” disse Harry ridendo.
E anche Hermione iniziò a ridere.
Poi il mago la guardò intensamente, le loro mani s’avvicinarono sul tavolo, le loro dita s’intrecciarono, lui allora si alzò dalla sedia e la baciò.
Un bacio veloce e ma passionale.
Che lasciò Hermione quasi senza fiato e disse: “Questo non era molto da quindicenni.”
“Ma era molto da Harry ed Hermione.” Disse lui rimettendosi seduto, ma continuando a tenerle la mano.
La strega sorrise.
“Cosa c’è da ridere?” domandò il mago.
“Guarda fuori da quella finestra.” Disse lei.
Harry guardò e vide che su un muro era appeso un poster con un immagine di una rana molto buffa.
“Ma che cos’è?” domandò lui.
“Non lo so, ma è carina.” Rispose la strega.
Una cameriera sui vent’anni si avvicinò al tavolo e domandò loro: “Cosa vi porta ragazzi?”
“Una coka va bene?” disse Harry.
“Sì.” Disse lei.
“Due coke, grazie.”
“Due coke, ok.” Disse la donna segnato le bibite sul suo taccuino.
“Mi scusi, ma cos’è quella rana?” domandò Harry indicando il buffo manifesto fuori.
“E’ il simbolo del gruppo che suonerà stasera.” Rispose la giovane donna
“Stasera allora si balla, molto bene.” Disse Harry e guardò Hermione con uno sguardo pieno di sottointesi.
“Vi porto subito l’ordinazione.” E se ne andò.
“Sai quella rana mi ha fatto pensare a Oscar.” Disse lei “Lo ricordi?”
“Il rospo di Neville, certo. Senza di lui non ci saremo incontrati sul treno.” Disse Lui ridendo.
“Sai che fine ha fatto?”
“Sì, ma è tragico e divertente. E’ esploso con la prima magia del piccolo Bruce.”
“Scherzi?” esclamò Hermione.
“No, per niente.”
“Povero Oscar” disse però iniziò a ridere insieme con Harry.
Dopo aver bevuto le bibite i due maghi uscirono e il pub tornò a essere normale.
Raggiunsero nuovamente una delle piazze della città dove ancora fervevano i preparativi per la festa, ma alcuni stand erano già pronti e aperti.
Tra questi c’era una bancarella con il classico gioco della palla contro un bersaglio.
Un uomo abbastanza robusto da dietro il bancone, gridò a Harry: “Ehi ragazzo perchè non provi a vincere un premio alla tua bella.”
Il babbano aveva una faccia allegra con una folta barba rossa ed era vestito con un kilt e una camicia bianca.
Harry si girò e vista la bancarella s’avvicinò con Hermione.
“Avanti non vorrai fare una cattiva figura davanti alla tua ragazza, sono solo cinque sterline.” Disse lo scozzese.
“Cosa devo fare per vincere?” domandò il mago.
“E’ semplice basta che ai andare una delle palle in uno dei secchi e vinci il premio corrispondente. Potresti vincere un orso per la tua bella ragazza.”
“Hermione?”
“Dai, provaci.” L’esortò.
Il mago prese la prima palla e si resse conto che non era diversa per dimensioni a una pluffa del Quidditch.
E sorrise perchè oltre a fare cercatore si era divertito a volte a segnare dei gols, i secchi/bersagli non erano diversi dai cerchi del gioco dei maghi.
“A cosa mirò?” domandò lanciando in aria la palla, riprendendola più volte.
“Aspetta...” gli disse Hermione che passò a rassegnato rassegna tutti i premi e ne scovò uno che la fece sorridere si trattava un pinguino di peluche alto circa quaranta centimetri e nell'ala stringeva una bandiera rossa e oro. “Ecco quel pinguino piacere a...”.
“Allora che il pinguino sia.” disse Harry che lanciò la palla tanto forte che l'uomo neanche la vide.
“Che tirò!!” esclamò lo scozzese e andò a controllare trovando la sfera nel secchio.
“Ecco il pinguino al nostro vincitore.” e diede il giocatolo a Hermione.
Lei lo strinse contenta e pensò che ad Harmony sarebbe piaciuto moltissimo.
L'uomo sostituì il premio e mise un'acquila, che somigliava incredibilmente a Fierobecco.
Harry neanche aspettò le parole di Hermione e centrò il bersaglio.
“Wow, ragazzo tu devi essere una specie di mago.” disse il babbano che diede l'aquila alla strega.
“E’ proprio così.” Esclamò una Hermione entusiasta.
Con la seconda vittoria, Harry rinunciò al terzo e ultimo tiro, e dopo aver ringraziato.
“Sono veramente carini.” Disse la strega guardando i due premi, mentre s’allontanavano dalla bancarella.
“Sì, ma forse dovremo tornare alla baita a posarli?”
“Scherzi, un incantesimo per renderli più piccoli e li metto in borsa.” Disse Hermione.
E lontano da occhi indiscreti entrarono in un vicolo dove Hermione con un semplice incantesimo rimpicciolì i due peluche alle dimensioni di due portachiavi.
Ancora nel vicolo sentirono delle grida, usciti sulla via principale e videro un fuggi fuggi generale.
“Ma che succede?” domandò Harry.
“Andiamo!?” lo incitò Hermione e i due seguirono la folla che si stava riunendo su un largo viale, la stradda più grande del villaggio.
Arrivati sentirò le urla di una donna: “Noooo!! Oh Dio!!! Dove sono i pompieri?”
“Devono arrivare subito!!” gridò un uomo “Cadrà altrimenti!!”
Harry alzò gli occhi e vide che una bambina era aggrappata a una finestra al ultimo piano di un palazzo diroccato.
“Dobbiamo fare qualcosa!!” gridò qualcuno.
“Non possiamo salire quella casa tiene per miracolo!” disse un uomo accanto al mago.
“Dove sono i pompieri!!?” domandò un altro, mentre la madre a terra era pazza di dolore.
“Sono bloccati, gli stand e le auto hanno bloccato tutto.”
“Hermione!!” Disse Harry voltandosi verso di lei.
“Sì, ho capito.” Rispose e i due maghi si fecero spazio tra la folla per raggiungere un angolo nascosta ai babbani, ma da cui si poteva vedere parte del palazzo.
“Quale incantesimo usiamo?” domandò il mago. “Potremo trasfigurare qualcosa che attutisca la caduta?”
“No, sarebbe troppo appariscente.” Rispose la strega. “Dobbiamo passare inosservati…”
Poi in coro dissero: “Il Wingardium Leviosa”
Senza aspettare Harry un solo istante uscì dal nascondiglio giusto per puntare la bacchetta.
E proprio nel istante che la piccola cadde nel vuoto e lui gridò: “Wingardium Leviosa!!”
L’incantesimo allora fece planare la bambina sulla tenda di uno stand, sana e salva.
La gente urlo di felicità, mentre Harry cadde seduto a terra per la tensione e anche Hermione si lasciò andare e gli disse china su di lui: “Resti sempre un eroe, lo sai?”
“E’ stato, è stato… Ecco perché amo la mangia.” rispose ridendo come un pazzo.
La strega gli diede un bacio prendendogli il volto fra le mani, lo aiuto a rialzarsi, ma lui le cadde quasi addosso. “Tienimi non mi reggo in piedi.” Disse.
“Sei stato eccezionale!!”
“Grazie, spero non ci abbia visto nessuno.” Disse Harry sorridendo con Hermione che gli stringeva il braccio destro. “Andiamo a pranzo? Ho fame.”
“Ok, andiamo.” Rispose la strega annuendo che lo abbracciò ancora.
E si allontanarono convinti di non essere osservati, ma un uomo con la barba e i capelli rossi e dalla corporatura robusta li stava osservando da una ventina di metri.

Arrivarono davanti a un tipico ristorante scozzese e Harry propose: “Mangiamo qui?”
La strega si guardò intorno e rispose: “Sì.”
Harry si avvicinò alla cameriera e gli domandò: “Un tavolo? Siamo in due.”
La ragazza poco più che ventenne gli guardò e seccata disse: “Va bene un tavolo fuori?”
“Sì, è perfetto.” Rispose Hermione, mentre Harry era sul punto di perdere la pazienza.
Seduti finalmente la cameriera diede loro i menù e disse: “Chiamatemi quando avete deciso.” E si allontanò.
“Non farà molti affari questo posto con un personale del genere.” Disse la strega sorridendo.
“Avevo dimenticato come vengono tratti i ragazzi, com’è dura esserlo.” Disse Harry.
“E’ non hai idea delle adolescenti, soprattutto con introduzione della moda eccentrica. Sai credo che Harmony verso i trenta diventerà punk, ci sono tutti i segnali direi…” disse la strega e insieme i due iniziarono a ridere.
“Scusate distrubo?” domandò loro un uomo avvicinandosi al tavolo.
Harry ed Hermione lo guardarono, era un tipo robusto e aveva una barba rossa e un viso sincero, e aveva un forte accento scozzese.
“Oh scusatemi, non mi sono presentato, mi chiamo Sandor e sono il pastore di questa comunità.” disse sorridendo. “Voi non siete di queste parti.”
“No, siamo in vacanza con i miei genitori.” rispose Harry con un tono piuttosto freddo. “Stiamo nella baita fuori città.”
Hermione rimase sorpresa per quel atteggiamento, ma non lo lasciò intravedere.
“Siete ospiti dei Weasley? Sono delle care persone, anche se… ehm un po' strane. Siete qui per la festa?”
“Sì, è una bella festa. Complimenti.” rispose la strega allegra.
“Grazie, signorina...”
“Lily Evans.” rispose Harry “E io sono James Potter. Perchè i Weasley sarebbero tipi strani?”
“Har...ehm James, non è...” intervene lei.
“Lasci Lily.” disse il pastore che guardò il mago negli occhi. “James hai degli occhi diversi da quelli di un ragazzo.” e poi mormorò sorridendo: “I Weasley fanno cose strane con le bacchette, proprio come te, poco fa quando hai salvato quella bambina.”
I due maghi rimasero allibiti mentre Sandor continuava sorridere un po' compiaciuto, sembra divertirsi.
“E' uno di noi?” domandò Harry stupito.
“Non proprio, io sono un magono. Sono nato in una famiglia di maghi. Mio fratello è un auror nella sezione di Gaslow. Conosco i Weasley, gioco a scacchi con Ronald. Sta bene quel matto?”
“Sì, sempre più matto.” rispose Hermione ridendo.
“Ne sono molto contento.” disse sorridendo.
La strega sorrise.
“Ah sei qui?” disse una voce alle spalle del magono.
“Tobia?” esclamò lo scozzese e si voltò.
“Sandor sai che aspettano noi per la festa e poi c'è la nostra finale di scacchi.”
L'altro uomo venne avanti era più magro e vestito di nero.
“Harry, Hermione vi presento Tobia, il prete cattolico di questa comunità, il mio concorrente e il mio miglior amico.”
Il sacerdote sorrise, guardò il pastore e poi disse: “Piacere.” Ai due maghi.
“Tobia saluto i miei nuovi amici e arrivo. Tu intanto vai avanti.”
“Va bene, ma muoviti ho vincerò per abbandono.” Rispose il babbano “Ragazzi, godetevi la festa.” s'allontanò.
“Allora come ci hai riconosciuto?” domandò Harry. “Dalla mia cicatrice.”
“No, vi conosco di fama, e Ron mi parla a volte dei suoi grandi e famosi amici. Gli mancavate tantissimo. Sul perchè siete tornati dei ragazzi ho imparato a non pormi tante domande con la magia. Ciao ehm ragazzi e grazie, grazie di tutto.”
I maghi sorrisero.
E il robusto pastore s'allontanò, raggiungendo il suo amico sacerdote.

A Hogwarts, sulla riva del lago nero, Herman Zabini si allenava con un arco magico.
Il serpeverde alzò l’arco e prima di scagliare la freccia respirò profondamente, trattenere il fiato e lasciò andare la corda e la cocca. La freccia scoccata si circondò di un’aura di cristalli di giaccio, e poco dopo colpì il bersaglio a pochi centimetri dal centro, e subito dopo dardo e bersaglio diventarono un blocco di ghiaccio.
"Niente male per un principiante." disse una allegra voce femminile alle spalle del giovane mago Lui la riconobbe subito e sorridendo si voltò e gli disse: “Principiante? Weasley tu non sei mica una medaglia olimpica.”
“Io avrei fatto centro.” disse la giovane strega che puntò il suo arco e soorise.
“Ok allora provalo, anzi facciamo una gara.” Propose Herman.
“E cosa mettiamo in palio?” domandò Tibby concentrata sul bersaglio.
“mmn un bacio?”
“Ti piacerebbe così vinci sempre tu.” rispose lei imbarazzata e abbassò l’arma.
“Vinciamo entrambi.” disse il serpeverde con un sorriso enorme stampato in faccia. “Facciamo così allora giochiamoci una burrobirra?”
“Ci sto. Chi inizia?” domandò Tibby.
“Prime le signore. Facciamo tre tiri e la somma?”
“Perfetto Zabini.” rispose la giovane strega e dopo aver sorriso spavalda al ragazzo, tirò la freccia, e questa si conficcò alla destra del centro.
“mmn ottimo tiro.” disse Herman.
“Grazie, ma non tanto, vediamo se sai fare di meglio?” disse la rossa cedendo il posto al mago.
“Io credo di sì.” rispose lui e tirò, la freccia questa volta colpì il bersaglio sotto la freccia di luce di tibby.
“Allora cosa ne dice la nostra Artemide?” disse ridendo Herman e abbassando l’arco, soddisfatto del suo primo risultato.
“Sono impressionata, sei bravo con l'arco, un mago preparato e un ottimo ballerino. Ma io sono più brava.”
Tibby scaglia un'altro dardo e questo colpisce ancora più vicino al occhio del bersaglio e ridendo disse: “Come vedi, Herman il primo tiro era di riscaldamento.”
Il giovane mago non risponde concentrato alza l'arco e tira, la freccia fa un centro quasi perfetto.
“Mi sa che la burrobirra sarà mia, e avra il gusto della vittoria.”
“Vedremo. Perchè non alziamo la posta?” domandò Tibby.
“Due burrobirra?” domandò il ragazzo.
“No, i nostri maniche di scopa. Chi vince avrà la scopa dell'altro, ok” domandò la strega.
“Quale?” domandò Herman.
“La tua Comet 140.”
“La mia Comet, lo sai che quella scopa è una delle prime Comet del 1929 d'epoca? Che ho lavorato per un anno e mezzo per rimetterla in sesto, lavorando come cameriere alla testa di porco.”
“Sì, lo so, per questo la voglio, ci stai?”
Il serpe verde sorrise guardando negli occhi la strega e disse: “Ok ci sto, ma non basta, non solo voglio la tua scopa, ma un appuntamento e un bacio. Prendere o lasciare Tibby Weasley.”
“Ehm...”
“Non hai coraggio, grifondoro?”
“Ok ci sto serpeverde.” Disse la strega che si concentrò, alzò l'arco, prese la mira e fece centro con un colpo.
“A te, Herman.” Esclamò con sorriso ironico sul volto.
“Ottimo centro, ma sono in vantaggio io, mi basta poco per vincere.” disse il serpeverde alzò l'arcò si concentrò.
Tibby avvicinò il suo volto a quello del ragazzo, e gli soffiò sulla guancia.
Lui fece partire la freccia ma quella andò oltre il bersaglio, perdendosi nel lago.
Strega ancora vicino gli diede un leggero bacio sulle guance vicino alle labbra e poi disse: “Ho vinto, zabini.”
“Sì, hai vinto. Ma per te Weasley vale una Comet 140."
“Tienila, mi sono divertita. Ora vado, Zabini.” Disse e s'allontano, andando verso il castello.
Herman la guardava, mentre camminava. e pensò: “Se si volta vuol dire che le piaccio.”
Tibby continuava ad andare.
“Avanti non deludermi.” Pensò il serpe verde.
La stregha d’un tratto si fermò e si girò di trequarti e sorrise all’amico.
Lui a stento tranne entusiasmo e mormorò: “Wow”

Al villaggio, finito il pranzo a base di specialità scozzesi, Harry ed Hermione tornarono alla baita dove finalmente posarono i libri acquistati di Hermione e poi fecero una lunga passeggiata per le splendide montagne e le valli verdi e grigie, ma oltre che ammirare lo splendido paesaggio, parlarono del passato, dei momenti belli, della loro amicizia divenuto amore così semplicemente, così dolcemente.
Hermione gli raccontò quanto fosse stato difficile crescere da sola Harmony, che in certi momenti lo avrebbe voluto vicino e come gli mancasse qualche consiglio della madre; ma anche quando quella bambina, ora giovane ed eccezionale strega, fosse una fonte continua di soddisfazione e quanto poteva amarla.
Harry le raccontò dei suoi viaggi, verso oriente sulle tracce di Tom Riddle, degli amici che ha trovato, dei nemici che ha affrontato, delle battaglie vinte e di quelle perse, della sua solitudine e quante volte avrebbe voluto averla vicino per esempio: in Tibet, a vedere la cima dell’Everest nascosta fra le nuvole e l’incontro con un monaco tibetano dalla grande saggezza, simile ad Albus Silente, percorrere parte della grande muraglia e la terrificante avventura contro lo spirito del primo imperatore cinese e del suo inarrestabile esercito di terracotta. Ma tutto quello era niente a confronto di quello che stava vivendo in quel momento nella sua vita, la gioia d’essere padre.
Parlarono e scherzarono tra loro proprio come facevano da ragazzi, e si sedettero sotto uno spuntone di roccia simile al becco di un rapace, e per rimanere in silenzio per qualche minuto, fin quando Harry non iniziò a fischiettare, ma non era un semplice motivetto.
La strega lo riconobbe subito, era l’iniziò del suo pezzo preferito: il quinto concerto per piano di Beethoven.
Finito Hermione applaudi felice e il mago ringraziò sorridendo.
Quando stavano per tornare al villaggio scoppiò un temporale, uno di quei tipici temporali del nord del Regno Unito, forti e improvvisi, ma per fortuna quasi sempre di breve durata.
I due maghi iniziarono allora a correre, cercando un rifugio, e fu Harry a vedere su una parete di roccia l’ingresso di una caverna, dove entrarono subito.
“Non è Hogwarts, ma potrà andare almeno stiamo all’asciutto.” Disse il mago appena dentro quella grotta che per un attimo gli ricordo la grotta del medaglione di Serpeverde, poi si guardò intorno e poi osservò la sua Hermione che nonostante la situazione la trovò bellissima, era bagnata come un pulcino, con i capelli zuppi e attaccati alla fronte.
“Sai che io odio il campeggio: boschi, tende, formiche, farsi il bagno con acqua gelida.” Disse la strega ridendo.
“Neanche a me mi fa impazzire. T’immagini se per combattere Voldemort avremo dovuto fare i Robin Hood per mesi?”
“Harry ti avrei tradito e sai diventata una mangiamorte, piuttosto.” Rispose lei allegra, che subito dopo starnutì.
“Salute.” rispose Harry ridendo.
“Ehm grazie…”
“Hermione dovremo toglierci questi abiti bagnati, e accedere un fuoco.”
“E’ una buona idea.” Disse lei, ma subito dopo “Ehì non che stai pensando di approfittarne?”
“Per chi mi hai preso?” esclamò.
“Al momento sei un ragazzo di quindici anni, che ne so se hai gli ormoni in subbuglio?” domandò la strega ridendo, ma anche rossa in viso.
“Granger, sono sempre io. E poi ti ho già vista nuda, potrei disegnarti a memoria senza vestiti.” Rispose il mago con un sorriso beffardo.
“Molto carino, Potter, ma non mi hai visto a quindici anni e non mi vedrai neanche oggi girati.” Disse costringendo Harry a voltarsi verso la parete di roccia della cavità.
“Ho capito! Ho capito, non ti guardo. Intanto accendo il fuoco.” Disse e si mise in ginocchio, ed evocò un fuoco magico che bruciava senza bisogno di legna.
La fiamma scoppiettava allegra a mezz'aria, e lui strofinò energicamente le mani tra loro, riscaldandosi.
“Ora va molto meglio.” Mormorò Harry e allora sollevò gli occhi e vide proiettata sulla parete grigia parete l'ombra di Hermione mentre si spogliava.
“Ehm, ora puoi toglierti i vestiti anche tu.” disse lei, avvicinandosi e mettendosi seduta accanto al mago, avvolta in una calda coperta.
“L'hai trasfigurata dal nulla?” domandò.
“Certo, la Mc Grannit non mi ha assunto a insegnare trasfigurazione per il mio bel faccino.”
“Vero.” disse Harry e poi s'alzò. “Adesso non sbirciare tu, mi raccomando.”
“Spiritoso.” Disse lei.
Harry si tolse la giacca e camicia, rimanendo con i jeans, e poi senza dire una parola, tornò vicino al fuoco.
Hermione aprì la un lembo della coperta e lo invito: “Vieni qui, non cercare di fare il duro.”
A quelle parole lui le sorrise e avvicinatosi, si lasciò coprire dal plaid.
Era un dolce tepore per entrambi.
Passarono alcuni minuti e Harry disse: “Hermione, stavo pensando. Ci conosciamo da tanto, entrambi proviamo un amore che non conoscere tempo o distanze, abbiamo una figlia che è meravigliosa... quello che sto cercando di dirti è: Hermione vuoi sposarmi? Lo so non sembra il momento giusto, ma... Hermione?”
La strega si era addormentata con la testa appoggiata alla spalla di lui. Il mago la guardò dolcemente e mormorò: “Dovevi proprio addormentati ora.” E sorrise. “Ma poco male sei carina quando dormi. Questa è una situazione tutta da ride, è una di quelle cose adatte a Ron…”
Harry allora senza movimenti bruschi prese in pugno la bacchetta e mormorò: “Dormi pure amore, io farò la guardia.”
“Mmm, il mio Harry...” sussurrò lei in sogno.

Dopo un un po’, Harry averti qualcosa.
“ Magia c’è della magia nell’aria,, si sta avvicinando qualcosa di magico.” Pensò e bacchetta in pugno, qualunque cosa avesse varcato l’ingresso di quella grotta, lui lo avrebbe conciato per le feste.
Quei pochi istanti gli sembrarono ore, si voltò e guardò Hermione, quindicenne ancora addormentata e pensò: “Niente ti farà del male e una promessa.”
Poi voltatosi di nuovo verso l’entrata della grotta, vide che l’essere magico che aveva sentito era entrato.
Era qualcosa di enorme, alto più di un metro, grosso come un puledro e tozzo come un torro, con un pelo nero e ispido, ma al tempo stesso luminoso e folto. Era un cane nero.
Il mago e il mastino si guardarono. L’animale leggendario studiava Harry con il unico occhio rimastogli di color rosso, come un tizzone di brace incandescente.
Sul suo muso faceva bella mostra di se una profonda cicatrice grigio scura, una antica ferita che lo aveva privato dell’occhio sinistro.
Il mastino infernale fiutò l’aria come alla ricerca di qualcuno o per capire cosa erano i due stranieri che avevano invaso il suo territorio, per un istante la sua attenzione si concentrò su Hermione che dormiva appoggiata alla parete di roccia, allora l’essere ringhio in modo sommesso.
“Non pensarci neanche, brutto muso.” Mormorò Harry con voce decisa.
Il mastino si rivolse a lui e sembrò sul punto d’attaccarlo, ma poi di nuovo si mise a fiutare l’aria, alla abbassò il capo e sotto gli occhi increduli del mago sparì come la nebbia quando il sole è alto del cielo.
Il mago tirò un sospiro di sollievo, e sentita la voce di Hermione.
“Cos’era quel coso?” esclamò lui voltandosi.
“Un Cu Shide, il cane nero scozzese.” Rispose.
“So solo che era grosso come un treno. Per un attimo ho temuto che potesse attaccarti.”
La strega s’alzò, sempre avvolta nella coperta.
“Da quanto sei sveglia?” le domandò Harry.
“Da poco dopo l’ingresso del nostro ospite. Perché?”
“No, niente.” Rispose lui.
“Credo che sia stato attirato qui dalla nostra magia, forse si è innervosito con me perché sono nata babbana, e non si fida dei babbani.”
“Perché non controlliamo se i nostri vestiti non sono asciutti. Vorrei andarmene da qui.” E propose Harry: “Abbiamo avuto abbastanza incontri insoliti per oggi. E doveva essere una vacanza?”
“Fin ora non è stata male.”

Intanto a Hogwarts la squadra di Quidditch di grifondoro aveva finito il suo allenamento, e stavano a bordo campo per togliersi le protezioni in pelle di drago.
“Oggi siamo andati molto bene.” Disse il capitano Faith Baston. “Complimenti a tutti. Ora rompete le righe e riposiamoci un po’ prima di rientrare.” Poi la strega si avvicinò a Tim Drake e Will Pevensie che parlavano e ridevano fra loro. “Ottimo lavoro a entrambi.”
“Grazie, Faith.” Rispose Drake.
“Grazie capitano.” Disse scherzando Will.
“Questa squadra è veramente notevole.” continò il capitano “Credo la migliore dai tempi in cui giocavano Harry Potter e Ronald Weasley, ma dopo tutto buon sangue non mente, vero ragazze?” e si rivolse a Tibby e Harmony poco distanti.
Le due giovani streghe sorrisero, mentre cominciavano a slacciare le protezioni delle gambe.
“Vinceremo la coppa.” Disse Harmony allegra. “Mia mad.. la professoressa Granger ha detto che la vuole nel suo ufficio, anche solo per toglierla al professor Malfoy.”
“L’avrà.” Rispose Faith.
“Le altre squadre sono forti quest’anno, ma come sempre il nostro rivale più pericoloso saranno i serpeverde.” Disse Tim. “Per esempio il loro cercatore: Leslei Parkison, la ragazza di questo pazzo qui.” E indicò con il pollice Will. “E’ molto forte, quanto la nostra Harmony.”
Pevensie sorrise e disse: “Confermo, ma ci sono anche Malfoy in porta e Ryo Parkinson come battitore.”
“Non dimentichiamoci i corvonero.” Disse Faith “Anche se Todd è fuori gioco restano Milley Hubble e Maria Fleed, l’anno scorso abbiamo perso contro i neroviola perché hanno giocato l’ultima partita come fosse una guerra, anche se in palio c’era solo il secondo posto. Ma ora basta parlare degli altri, preoccupiamoci di come giocheremo noi, oggi avete dato il meglio, se continuiamo così saranno gli altri a doverci temere.”
Ormai libera dal equipaggiamento, Harmony si avvicinò a Tim e gli diede dei colpetti alla dorso mano, il mago la guardò, sorrise e le prese dolcemente la mano non visto da nessuno, nel loro linguaggio segreto fatto di sguardi e di piccoli gesti, quel toccarsi si poteva tradurre in: ‘devo parlarti.’
Tim annuì, e i due lasciarono passare avanti tutta la squadra restando per ultimi. Camminavano mano della mano, mentre gli altri erano ormai molto avanti.
Il cielo era rosso simile a un incendio sul lago nero e quel fuoco si rifletteva sulla neve.
“Cosa c’è?” le sussurrò il giovane grifondoro.
“Prima di tutto, questo.” Rispose la strega e si buttò fra le sue braccia, tanto forte che il ragazzo si ritrovò con le spalle contro i sostegni in legno delle gradinare del campo di Quidditch.
Harmony lo baciò e poi a fior di labbra gli disse: “Credo d’essere dipendente dai tuoi baci, dal sapore delle tue labbra e dal fatto tu sei sexy con la divisa.”
“Anche tu lo sei, sei sexy e spericolata quando giochi.” Mormorò Tim stringendola a se.
La ragazza si allontanò un pochino, rimanendo davanti a lui, mentre il giovane mago le teneva le mani sui fianchi.
“Scommetto che lo dici a tutti?” domandò la strega.
“No, solo a te e a Will, ma lui non è il mio tipo.” Rispose ridendo e poi s’avvicinò a la baciò, in modo più passionale e profondo.
Finito Harmony era accaldata, rossa sulle guance e mormorò: “Sai è una fortuna che nessuno di noi porta l’apparecchio…”
“Sì, altrimenti sai che bagno di sangue.” Disse Tim che appoggiò le labbra sulla guancia di lei.
“Vorrei che fosse già domani per andare a cena e festeggiare il nostro anniversario.”
“Anch’io, ci divertiremo un mondo, ti voglio viziare in modo quasi vergognoso.” Disse il mago.
“Mi piace come idea, soprattutto il punto del viziare. Domani sarà importante.” disse lei.
Da lontano un’altra strega adolescente li guardava triste e po’ gelosa.
Allora i due ragazzi dopo altri decisero di tornare al castello.
“Tibby?” la chiamò Harmony da lontano mentre saliva il sentiero abbracciata al suo ragazzo. “Mi aspettavi?”
“No, mi sono fermata a guardare il tramonto e per poi andare dove sai.” Rispose mentendo un po’ la ragazza.
La giovane Granger capì subito che qualcosa non andava e disse a Tim: “Io resto qui con la mia migliore amica.”
“Cose fra donne? Capisco, amica batte ragazzo dieci a zero, ma non fatte tardi perché scesa la notte non è prudente star vicino nella foresta proibita.”
“Sappiamo difenderci.” Disse Harmony.
“Lo so bene, ma di notte esce di tutto da quella foresta, state attente.” Disse Drake prima d’andare.
“A dopo in sala comune, campione.” Gli disse la strega.
Lui sorrise e andò verso la scuola con le mani in tasca mormorando qualche verso di una canzone.
“E’ proprio un bravo ragazzo, il tuo ragazzo.” Disse Tibby.
“Sì, ma mi auguro non troppo…”
“Si vede lontano un miglio che ti ama. Sei fortunata e felice.” Disse la rossa.
“Potresti esserlo anche tu, secondo me dovresti dare una possibilità a Herman o forse a Terry, sono entrambi pazzi di te, aspettano solo un tuo segno.” Disse Harmony.
“Non mi sento ancora in grado d’amare di nuovo, come ho amato James. Per il momento sto bene da sola, ma mi manca a volte essere abbracciata da un ragazzo, il primo timido bacio e poi i tanti altri più passionali, mi manca il sentirmi al sicuro, il sentirmi amata.” Mormorò un po’ giù Tibby.
“Sei ancora arrabbiata con Rigel, ehm per James?”
“No, ho voltato pagina, penso d’essere cambiata e non solo nel mio colore.” Rispose la strega passando le dita fra i capelli della sua ciocca nera di cui andava molto fiera. “Sto pensando di tagliarli un po’, forse un caschetto. Cosa ne pensi?”
“Una decisione molto ardua per una ragazza.” Rispose l’amica sorridendo.
Tibby la imitò e disse: “Harmony tu sei la mia prima amica, prima di te io non ne avevo, grazie di tutto.”
“Ringrazi me? Senza di te, sarei stata perduta in questa nuova avventura qui a Hogwarts, sono stata fortunata ha trovare una migliore amica come te, Tabitha Luna Weasley. Ehi fa un po’ freddo ora, perché non torniamo?”
“Tu vai, lo sai io devo andare da Hadrid per la punizione. Anche se mi piace dare da mangiare alle creature magiche.” Rispose Tibby.
“Sì, a me sta simpatico Fierobecco è così bello, ma è ingiusto molte ragazze del quarto si truccano lo sanno tutti, tutta colpa di quella Nadia, il prefetto di Tassorosso, è ancora gelosa per la storia del ballo e per Herman.” Disse Harmony, un po’ arrabbiata.
“Hai un po’ esagerato con quel incantesimo dei foruncoli sulla fronte che formavano la parola spia, ma non capisco perché quasi tutti i professori ridevano quando l’hanno vista?”
“Chi lo sa perché? Mia madre poi poteva lasciar correre?” disse Harmony.
“Certo che no, c’era persino la preside, quando quella è andata a denunciarmi, almeno mi ha dato una punizione lieve. Ora scappo altrimenti non finisco più, e poi Hadrig mi aspetta per il tè. Ci si vede dopo in sala comune prima di cena.” Disse la rossa “Poi ti devo raccontare di Hernan e della nostra gara di tiro con arco che abbiamo fatto oggi pomeriggio.”
“Ah, non vedo l’ora!!” disse la Granger
Le due amiche si sorrisero e dopo essersi date il cinque, Tibby andò verso la casa del professore di cura delle creature magiche, mentre Harmony verso il castello.

Finita per quel giorno la punizione Tibby stava tornando al castello passando per il lago e mentre percorreva il sentiero sulla riva sentì qualcosa muoversi nella boscaglia, e vide un ragazzo e una ragazza intenti a baciarsi appoggiati a un albero.
Lui era un corvonero, mentre lei una serpeverde.
Scoperti i due si guardarono sorridendo e dopo un altro fugace bacio, il giovane mago lasciò la strega e andò via sistemandosi la camicia e la cravatta e passando accanto a Tibby.
La serpeverde invece proseguì verso la scuola incurante dell’altra ragazza e solo allora la rossa la riconobbe: era la stessa ragazza che si sbaciucchiava ieri con Terry sugli spalti del campo di Quidditch durante l'allenamento di grifondoro.
“Ecco perfetto questa ci mancava.” pensò Tibby alzando il passo, non voleva averne niente a che fare e la superò.
“Ehi scusa conosci un incantesimo per far sparire questo?” le domandò la strega mostrandole un succhiotto sul suo colo. “Il mio attuale ragazzo è una specie di vampiro assetato…” disse sorridendo. “Naturalmente scherzo, non è un vampiro.”
“No, ti consiglio di non farti fare certe cose.” Rispose la rossa in modo acido.
“Io lo trovò piacevole...”
“Non mi meraviglio, anzi devi essere brava e ricercata per cose del genere.” Continuò Tibby.
“Mi stai dicendo che sono una facile?”
“Sì proprio così.” rispose la grifondoro e poi mormorò: “Gli mangiavi la faccia al campo.”
“Ah tu sei lei, non hai capito vero?” disse Katie e le sorrise. “Io farei qualunque cosa per essere al tuo posto, Weasley. Ah mi chiamò Katie Miller.”
“Ma cosa stai dicendo?”
“Terry, Terry Mcginnies...”
“Puoi fare qualche cosa con lui non m'interressa, ma se dovreste trovavi un posto o meglio un letto.”
“Sei una stupida! Non capisci che lui è innamorato di te. Io gli sono solo amica per sfortuna. Vuole farti ingelosire e a quanto vedo ci riuscito alla grande.”
“Lui cosa? Non è possibile, lui è..." rispose Tibby confusa.
“Credo che mi ucciderà per avertelo detto. Lo conosco, ma non l'ho mai visto così preso da qualcuna come lo è per te.”

Tornati alla baita, Harry ed Hermione ci entrarono ridendo e scherzando, tra abbracci e baci, superata la porta d’ingresso, lui spinse la strega dolcemente contro la parente in legno, e la baciò con passione, per poi dirle: “Ti bacerei per tutta la vita.”
“Anche quando saremo due vecchietti.” mormorò lei.
“Certo io voglio passare tutta la mia vita con te.” rispose lui, e la tornò a baciare, poi la guardò intensamente, la bloccò con le braccia dicendole: “Adesso signorina Granger sei mia prigioniera? Cosa farai per scappare?”
“Niente, mi piace essere sua prigioniera, signor Potter. Ma poi credo che il pedaggio sarà molto facile… e piacevole.” rispose e gli diede un delicato bacio a fior di labbra.
Il gesto d’amore era così dolce che lui subito la lasciò andare e poi mormorò: “Mi sono sbagliato. Sei tu a tenermi prigioniero.”
Lei sorrise e dopo essere tornata libera andò al centro della stanza, voltandosi verso il mago e disse: “Adesso che facciamo? la festa è stasera, è presto ancora.”
“Potremo inventarci qualcosa di bello?” disse lui andandole vicino.
“Di Dolce?” continuò la strega con un sorriso malizioso.”D'intimo?”
“Decisamente intimo.” rispose lui.
“Ma a parte questo. Vorrei farti un discorso serio, molto serio.”
“Dimmi Harry?”
“Ecco, Hermione tu e io... vado prima io a farmi la doccia.” disse e correndo raggiunse le scale e salì sopra in un lampo.
“Ah razza d’imbroglione...” disse ridendo lei. “Se fossi un gentiluomo la faresti fare a me per prima.”
“Mai stato...” rispose dal primo piano, per poi affacciarsi dalla scala e farle la linguaccia.
“Harry James Potter sei infantile, ma... ti amo...” gridò Hermione.
“Lo so anch'io ti amo, anche perchè ci casci sempre.” disse il mago dal bagno.
Finita la doccia Harry uscì dando il posto a Hermione.
E anche la strega finì velocemente.
Lui intanto nella stanza da letto si era vestito ed era sceso giù a prepararsi qualcosa da mangiagiare. Intanto anche Hermione si preparava.
“Harry!” disse ad alta voce per farsi sentire. “Posso prendere una delle tue giacche fa freddo più tardi.”
“Certo nessun problema, prendi quello che vuoi...” rispose lui.
Mentre la strega sollevava una giacca dalla valigia dalla tasca cadde qualcosa, la raccolse e vide che era una foto magica di loro due da ragazzi.
Erano in biblioteca e si guardavano, l'uno di fronte all'altro.
Lui sembrava felice, mentre lei era arrabbiata.
“L’ha fatta Colin.” Disse Harry appena entrato nella camera alle spalle Hermione .
“Ah... sembra tanto tempo fa.”
“E' l'unica foto di noi due che ho portato con me.” Disse lui.
“Perchè proprio questa?”
Harry le s'avvicinò e le rispose: “Perchè si vede che c’era qualcosa fra noi, perché ti amava già allora, senza saperlo.”
“Nonostante Ginevra.”
“Sì, l'avrei lasciata per stare con te, se tu avessi voluto. Ma poi è morto Silente e tutto è diventato veloce, troppo veloce. Ho capito che potevi morire solo standomi vicino.”
“E hai scelto per entrambi? Io avrei voluto correre il rischio...”
“Sapevo che a te non bastava dire è finita, come con Ginevra, tu eri… tu sei speciale...”
Lei sorrise e poi disse: “Forse doveva andare in quel modo per far nasce Harmony...”

Alcune ore più tardi, il mago aspettava nel salotto, intanto a seguire una partita di Quidditch su Magic Tv sport 1.
“I ragazzi e il Quidditch, siete assurdi.” Disse Hermione mentre scendeva le scale.
“Ehi tu lo seguivi quando eravamo ragazzi?” Mormorò Harry senza distogliere gli occhi da una azione da gol, poi finita fuori. “Nah ci sarebbe riuscito persino un ragazzino alla sua prima lezione di volo.”
“Io non seguivo lo sport seguivo un cercatore.” Rispose la strega raggiungendolo al divano.
“Ah sì e chi?” domandò lui con un sorriso complice.
“Quel cercatore è un brocco.” Esclamò la strega dopo che il giocatore si era lasciato mancare il boccino d’oro da sotto il naso. “Harmony lo avrebbe preso.”
“Di sicuro.” Disse Harry e finalmente guardò dietro di se, e rimase allibito davanti a Hermione in uno splendido abito da sera nero, tanto da riuscire a dire solo: “Wow!! Sei fantastica… Come mai ti sei portata un abito così bello?”
“Noi donne siamo sempre pronte a qualunque evenienza.” Rispose.
“Magia, trasfigurazione?”
“Naturalmente.” Rispose la strega.
“Andiamo alla ballo?” disse Harry alzandosi.
“Ok, è la partita?” domandò lei.
“Tanto so come finisce i canoni perderanno, come al solito.”
“Povero Ron…” mormorò lei mentre offriva il braccio al suo amato mago e insieme uscivano dalla baita.
Appena fuori Harry percepì qualcosa e disse a voce bassa: “Il nostro nuovo amico è venuto a farci visita.”
“Chi? Ah forse quello enorme e a quattro zampe?” Disse la strega.
E dalla boscaglia uscì il Cu Shide e senza fare alcun rumore si mise davanti a loro sul sentiero.
“Cosa c’è?” gli domandò Harry poi a Hermione “Ad Hadrig piacerebbe molto.”
Il black dog lo guardò con il suo unico occhio rosso, e poi mugugnò.
“Vuole avvisarci di un pericolo.” Mormorò lei.

Arrivati al villaggio, la festa appena iniziata era incredibile: tutto era luci, balli, canti, la gente si divertiva, rideva, scherzava, beveva.
Harry ed Hermione ci entrarono con entusiasmo, dirigendosi subito alla grande pista da ballo in una delle grandi piazze del paese.
Nel lato nord della piazza c'era un piccolo palco e sopra c’era una band che suonavano un mix fantasioso e strano di strumenti moderni come una chitarra elettrica, un basso, una tastiera, una batteria, e strumenti più antichi e tradizionali come una cornamusa e un violino. Il gruppo suonava una musica scatenata con un ritmo tra un tipico ballo popolare scozzese e a un pezzo rock.
Harry disse gridando a Hermione: “Ti va di ballare?”
“Sì, sarà divertentissimo.” Rispose lei.
Lui le sorrise e le prese la mano e insieme entrarono in quel turbinio e confusione, ballavano a perdi fiato, senza fermarsi.
Finita la musica, il chitarrista grido: “Siete fantastici! Ma ora ci prendiamo un momento di pausa. Ma non vi pensate che sia finita, il meglio deve ancora venire.
E tutti plaudirono per poi allontanarsi dalla pista.
“Mi ricorda le canzoni della seconda parte del ballo del ceppo.” disse Hermione mentre anche lei batteva le mani.
Harry felice e disse: “L'unico momento buono che ricordo di quel ballo fu vederti scendere la scala. Eri fantastica in quel vestito blu.” e poi domandò “Ti va di bere qualcosa?” mentre lasciavano la pista.
“Sì, grazie...” rispose la strega mentre si sedeva su un muretto.
“Aspetta qui torno subito.” disse il mago e andò verso un banco dove ordinò due bottiglie di coca cola.
E mentre tornava sui suoi passi sentì una voce da dietro le sue spalle: “Allora Harry come ti sembra la festa?”
“Bella pastore, originale.” Rispose.
“Per me anche fin troppo originale. Mi auguro che tra un po' possa sentire della romantica e melodiosa Folk Scozzese.” disse Sandor. “Ed Hermione?”
“Mi aspetta laggiù.” Rispose e fece un paio di passi al fianco al sacerdote.
“Sandor posso raccontarle una storia? Si tratta di un mago oscuro, un mangiamorte che diventa un pastore anglicano…”
“Come lo sai? Come l'hai capito?” domandò lo scozzese molto sorpreso da quelle parole.
“L'istinto e l’esperienza riconosco i maghi ormai anche se non fanno più incantesimi da molto tempo e poi ricordo d'aver visto un uomo che ti somigliava tra i mangiamorte non ancora catturati. Si chiamava Baldev Batraal.”
“Baldev Batraal, non sentivo quel nome da almeno quindici anni. Quel uomo Potter, non esiste più... Durante la guerra, durante tutta quella insensata violenza ho trovato Dio, così mi sono lasciato tutto alle spalle e sono diventato un servitore di nostro signore, e devo tutto questo a un pastore di nome Sandor.”
“Non ti denuncerò per me qui c'è solo un magono che fa il pastore anglicano...” disse Harry serio..
“Grazie...”
“Dovresti ringraziare Hermione e mia figlia Harmony, fino a qualche mese fa ti avrei eliminato su due piedi. Ma credo che ognuno di noi meriti una seconda possibilità. Un’altra cosa oggi mentre ci riparavamo dalla pioggia in una grotta ai piedi delle montagne abbiamo visto un cu shide e poco fa di nuovo fuori dalla Baita. Non è strano che sia così vicino a un posto abitato da babbani?”
“Quel Cu shide aveva un occhi solo non è vero? Era Fear lo spirito tutelare di questo villaggio, protegge queste luoghi fin dalla fondazione, sembra che abbia ucciso un soldato romano che aveva rapito una fanciulla celtica, ma un volta uscito dalle tenebre volle restare qui perché affascinato dal mondo.” Spiego Sandor che poi divenne pensieroso “Però ogni volta che si fa vedere il villaggio è minacciato da un grande pericolo.”
“Adesso torno da Hermione.” Disse Harry. “Mi auguro di rivederti, pastore.”
“Anch’io mago.”
Mentre Potter e Sandor ancora parlavano, Hermione si divertiva a guardare la festa, ma a pochi metri da lei vide un gruppo di ragazzi che facevano gli stupidi con una ragazza, tanto che uno di loro le tastò il sedere. La poverina rimase interdetta dalla molestia e il ragazzo la bloccava contro la ringhiera con tutto il suo peso.
In quel momento la strega penso di usare un incantesimo, ma la piazza era fin troppo affollata per tirar fuori la bacchetta, allora decisa s’alzo per affrontare il babbano.
“Scusa, ehi tu, maiale, perché non tieni le mani a posto?” gli disse a pochi metri.
“Cosa? Fatti gli affari tuoi. Io non sto facendo niente di male, questa è la mia ragazza.” E poi alla sua vittima. “Dirlo anche tu.”
La giovane dai capelli rossi non pronuncio parola, ma guardata Hermione annuì, mentre i suoi occhi diventavano umidi e iniziò a piangere.
“Lasciala andare, subito!!” disse la strega, avvicinandosi di più.
“Ma che diavolo vuoi? Che vuoi stare forse al suo posto?” gridò di ragazzo spalleggiato dagli amici.
“Conosco la gente come te.” Mormorò la strega in risposta. “Ti sentì grande a far sentire piccoli gli altri, e devi sentirti un vero uomo a mettere le mani addosso a un ragazza.”
“Se vuoi potrei mettere le mie mani su di te e poi potrebbe anche piacerti?”
“Provaci, lurido maiale e vigliacco…” rispose spavalda.
“Come mi hai chiamato? Maiale? Ora piangerai ragazza, Nessuna chiama maiale Thomas Wess.” Gridò il babbano arrogante e pieno di se, s’avvicino a Hermione, standole davanti, cercando di incutere timore con la sua stazza, era alto almeno metro e ottanta.
“Adesso ripetilo che sono un maiale?” disse con le mani sui fianchi.
Hermione alzò negli occhi e lo guardo in faccio sorrise beffarda e disse: “Sei un porco, l’hai capito? E se credi di farmi paura ti sbagli, sei solo un bullo.”
“Ah lurida vacca…” gridò lui mentre i suoi erano carichi di odio e cercò di schiaffeggiarla.
La strega veloce si abbassò e lo colpì al mento con il palmo della mano destra, e lui cadde a terra dolorante.
“Quella ragazza ha il fuoco nelle vene.” Disse qualcuno tra la folla.
“Ehi che caratterino!!” Disse un altro.
“Ti lascio cinque minuti e ti ritrovo che picchi un ragazzo.” Disse Harry ridendo al suo fianco appena arrivato. “Mi ricordo ancora il pugno che gli hai dato a Draco al terzo anno.”
“Se le cercata.” mormorò Hermione scherzando.
Harry la strinse dolcemente a se e le domandò: “Mi dici dove hai imparato certe cose?”
“Io e Harmony abbiamo preso un po' di lezioni di arti marziali un paio di anni fa. La nostra piccola e tenera bambina è una fan di Buffy, così ha avuto imparare a combattere.”
La ragazza molestata si avvicinò ai due e disse: “Ehm volevo ringraziarti.”.
“Non c'è di che, ma ti consiglio di non farti più trattare in quel modo.” rispose “Nessuna di noi deve permettere qualcosa del genere, mi hai capito?"
“Hai ragione, scusami.” disse la ragazza intimidita mentre si sistemava il vestito stropicciato “Però il mio ragazzo non si è mai comportato in quel modo, non capisco cosa gli sia preso. Grazie…” e andò via.
“Non sei stata un po' dura con lei.” intervenne Harry
“Forse, ma penso che se una di noi si fa trattare in quel modo, giustifica i comportamenti di gente come quella. Però è strano quel ragazzo aveva una luce negli occhi, tutti quei ragazzi l’avevano.”
“Sarà euforia della festa, troppe birre, o sono solo degli adolescenti.” Disse il mago.
Il gruppo ricominciò a suonare una melodia dolce e lenta.
“Questa la dedichiamo a tutte le coppie di innamorati.” Disse il chitarrista.
La pista iniziò a riempirsi di coppie che ballavano lente tenendosi abbracciate.
Harry sorrise, ed Hermione capì subito, poi mano nella mano tornarono a ballare. La strega si lasciava dolcemente andare alla ritmo lento e si perdeva negli occhi verdi del suo cavaliere, poi appoggiò la fronte sulla spalla di lui e sussurrò: “Vorrei poter stare così per tanto tempo.”
“Per quanto?” domandò lui stringendola di più.
“L’eternità va bene?” rispose lei chinando leggermente il capo a destra e chiudendo gli occhi, lasciandosi andare al tepore di quel abbraccio.
D’un tratto si sentirono delle urla, la musica si fermò, la gente gridava e scappa, mentre iniziavano a sentirsi dei lamenti.
“Ma che succede?” urlò Harry, che istintivamente prese la bacchetta come aveva già fatto Hermione.
Le persone scappavano terrorizzate, Harry fermò un ragazzo e gli domandò urlando: “Dimmi cosa sta accadendo?”
“E’ orribile, li stanno facendo a pezzi!! E’ orribile, dobbiamo scappare, sono impazziti, sono impazziti!” e continuava a dire cose senza senso.
“Chi? Chi è impazzito?” domandò Harry cercando di scuoterlo dalle spalle, mentre tutti scappavano intorno a loro.
“Harry è fuori di se, lascialo andare!!” intervenne la strega.
Lui lo lasciò e il ragazzo disse: “Andate, correte via…”
In quel momento sentirono Sandor gridare: “Tutti in chiesa subito, li saremo al sicuro.”
Gli abitati obbedirono, entrando in chiesa dal grande portone.
“Harry, Hermione, venite presto.” Gridò il pastore ai due maghi rimasti per ultimi.
“Harry, andiamo…” disse lei e lo prese per un braccio.
“No!! Dobbiamo sapere con cosa abbia a che fare.” Rispose e allora gli videro, in fondo alla piazza c’erano dei corpi sanguinanti e delle persone completamente impazziti che uccidevano e divoravano i cadaveri, e a volteggiate sopra a tutti videro tre figure femminili avvolti in sudari bianchi e grigi.
“Banshee.” Mormorò la strega. “Quelle sono delle Banshee.”
Le tre lady bianche li guardarono e dissero insieme con voci degne dell’al di la: “Ci vedete, voi ci vedete!!” e due di loro si lanciarono urlando su Harry ed Hermione.
“Presto entrate.” Gridò Sandor.
I due maghi allora corsero subito verso la chiesa ed entrarono un attimo prima che le banshee gli fossero addosso.
Stranamente i due spiriti si trovarono bloccati come se davanti a loro ci fosse stato un muro invisibile, e furenti di rabbia urlarono facendo tremare tutto il luogo sacro.
Sandor reggendosi a una dei lati della portone, guardò la banshee rimasta indietro, e sembrò riconoscerla mormorando un nome: “Pauline”
La banshee lo guardò e sorrise.
“Chiudete le porte.” Ordinò con voce profonda il pastore.

domenica 12 luglio 2009

Harry & Hermione: Amore in biblioteca



In biblioteca.
“A che gioco stai giocando, Harry?” domandò Hermione al amico con un tono freddo.
“Gioco?”
“Hai baciato Ginny?” mormorò la giovane strega.
“Te l'ha detto?”
“Siamo amiche, tra amiche queste cose di si dicono.”
“Ok, ma cosa vuoi da me?” domandò a tono Harry.
“Che intenzioni hai con Ginny? Non è che vuoi fare come Ron?”
“E anche se fosse, Hermione. Scusa ma non sono fatti tuoi.”
“E’ una mia amica.”
“E' adesso è la mia ragazza.”
“Lei ti ama, non so neanche da quanto. Promettimi che non le farai del male.”
“Hermione, con lei posso essere un ragazzo normale lo capisci.”
“Un amore dovrebbe essere solo un amore, Harry, non farti sentire chi sa come?”
“So quello che faccio.” disse lui.
“Adesso scusami, ma ho lezione con il professor Silente.” Disse e le passò accanto.
“Se volevi sentirti un ragazzo normale perchè non hai pensato a me.” mormorò Hermione mentre erano l’uno di fianco all’altro.
“E questo che vorrebbe dire?”
“Questo...” esclamò lei voltandosi e spinse Harry contro una delle antiche librerie per poi baciarlo, li davanti a tutti.
Sulle prime Harry rimase con gli occhi sbarrati, e ci volle un po' perchè la sua mente riuscisse a capire, a formulare l'idea che Hermione lo stava baciando.
Poi chiuse gli occhi, e tutto gli sembro così caldo, morbido, dolce. E senza rendersi conto rispose al bacio.
Non sentiva neanche i brusii intorno a loro, l'unica cosa importante era Hermione.
La strinse a se forte, sentì il corpo di lei, il suo calore. Era qualcosa mai sentito prima. Il bacio, loro bacio era magico, dimenticarono tutte le sofferenze, tutti i brutti pensieri, e persino il respirare diventava poco importante.
Ma l'incanto finì, Hermione lasciò le sue labbra.
Il viso di lei era rosso, e ansimava, si guardò intorno e vide tutti gli occhi puntati su di loro.
Aveva baciato Harry, non l'aveva sognato come le succedeva sempre più spesso, lo aveva baciato, forse perchè era gelosa di Ginny, perchè era arrabbiata con Ron, perchè era preoccupata per lui. No perchè lo amava. Lo amava così tanto che riuscire a trattenerlo, e tenerlo nel suo cuore era diventato doloroso.
E sapere di loro, di lui e Ginny. Era come una tortura.
“Dobbiamo parlare.” disse Harry.
“Sì.” mormorò lei.
Lui le prese la mano e insieme cercarono di uscire dalla biblioteca, ma gli altri studenti si accalcavano davanti.
“Toglietevi da piedi.” Gridò Harry.
“Ecco mi sembrava strana la storia dell'amicizia.” disse una tassorossa a un'amica.
E tante altre voci, tra cui due molto dure: “Che bella amica che è la Granger a baciare il ragazzo di Ginny.”
Finalmente fuori, i due uscirono di corsa dalla scuola, sotto la pioggia, arrivarono zuppi alla grande quercia, il posto preferito del Trio.
Non sapevano bene che dire.
“Ti prego, Harry, di qualcosa, qualunque cosa?” pensò la strega.
“Allora... Allora, cos'era quel bacio?”
“Un errore solo un errore, Harry. Non pensiamoci più.”
“No, non va così, Hermione. Voglio la verità.”
“La verità, la verità. Con la verità Harry non si torna indietro.” Disse la strega.
“Allora non torneremo indietro.”
“Io... Io ti amo. Questa è la verità.” Gridò Hermione con tutto il fiato che aveva in gola.” e aggiunse “E adesso che facciamo?"
“Da quanto?” le domandò lui guardandola negli occhi.
“Da sempre, io ti ho sempre amato Harry, provo questo sentimento da prima di dargli un nome. E fa male, adesso sopratutto.”
“Oh Dio...” rispose il mago.
“Ho capito tu ami, Ginny non fa niente.” Disse Hermione “Potremo dire che è stato un errore, o che eravamo sotto incantesimo.”
“Così da far tornare tutto come prima.”
“Sì...” sussurrò lei annuendo piano.
“No, tu l'hai detto non si torna indietro.”
“Allora che vuoi fare?” domandò la strega.
“Mentre mi baciavi, ho capito una cosa. Quello era il più bel bacio che io abbia mai avuto. Perchè, lo desideravo.” disse il giovane mago e le accarezzò il viso bagnato dalla piaggia. “Ma c'è dell'altro. Ginny, Cho, non c'erano, tu ci sei sempre stata tutte le volte che io avevo bisogno e molto spesso sei stato l’unica. Adesso capisco perchè io non posso fare a meno di te. Hermione io penso di..."
Ma lei lo zittì appoggiandogli una mano sulle labbra e disse: “No, non dirlo. Se lo dici e non è vero... Io, Harry, potrei morirci.”
Lui sorrise con gli occhi e dopo aver gentilmente, ma con forza tolta la mano dalla bocca, abbracciò la strega, la sua strega.
Un abbraccio inaspettato, così tipico tra loro e così diverso. Mentre la stringeva lui le sussurrò: “Io ti amo, Hermione Granger, sono innamorato di te.”
Lei rimase congelata e poi disse: “Non è un sogno questo, vero Harry?”
“No, credo di no.” disse lui aprendo le braccia e guardandola dolcemente negli occhi, e la bacio, un bacio oltre ogni immaginazione. Un bacio che sapeva di pioggia, di lacrime e di... Hermione.
Quando il loro secondo bacio finì.
“Torniamo dentro fa freddo.” disse lui. “E devo fare una cosa.”
“Harry non farle male.” disse Hermione.
“Cercherò, ma non la prenderà bene.” Disse il mago e poi aggiunse “E neanche lui.”
“Lo so. Ti amo Harry Potter.”
“Ti amo anche io Hermione Granger.”
E iniziarono a correre sotto la pioggia rientrarono nella scuola mano nella mano, mentre ridevano come matti.

lunedì 8 giugno 2009

Quella notte in tenda…


Nella tenda la notte in cui Ron se ne andò. Harry s'avvicinò e cercando di consolare Hermione.
“Dai sono sicuro che tornerà.”
“No, non lo farà, lui è geloso di te, Harry lo è sempre stato. Ha paura, ora più di prima...”
“Paura? Paura di che?”
“Di te, di me... ehm di noi.”
“Io e te?” disse lui e si sedete ai piedi del letto di lei.
“Lo so è stupido, ma se Ginny avesse un migliore amico, tu... oh scusami non dovrei parlare di Ginny.”
“Non fa niente.”
“Ronald Weasley come ci hai potuti abbandonare, ora che abbiamo bisogno di te, ora che non c'è più nessuno, solo perchè sei geloso. Sei infantile e immaturo!!” disse Hermione ricominciando a piange e mettendo la testa sulle ginocchia.
Harry non sapeva che fare, non era adatto a consolare qualcuno sopratutto una ragazza, sopratutto Hermione, era lei che di solito lo consolava, che gli dava la forza.
Vederla piangere era una tortura. Non si meritava d'essere trattata in quel modo, Ron non la meritava. Harry strinse i denti e il suo viso diventò una maschera d'odio e di rabbia.
Le sue dita si chiusero a pugno e desiderò che il suo migliore amico fosse lì solo per picchiarlo.
Lui le accarezzò la spalla e le sussurrò: “Avanti Hermione, lui ti ama ehm.. tornerà non sa vivere senza di te. Ha sempre fatto l'impulsivo lo sai, ma ha un cuore grande come un campo di Quidditch.” disse Harry mettendo.
Lei alzò lo sguardo, le lacrime le bagnavano il viso, gli occhi erano rossi, e si asciugò con il lenzuolo, e poi disse: “Scusami Harry, tu pensi agli Horcrux a Voldemort e io sono qui che piango come un innaffiatoio, come Cho.”
“Tu non sei come Cho.” Disse Harry sorridendole “E poi ci sono cose più importati, tu l'hai detto, non ricordi?”
“Sì...” rispose la strega e l'abbracciò lanciandogli le braccia al colo.
“No, Hermione non fare così mi soffochi.” disse il mago con una voce strozzata.
Facendo ridere l’amica.
I due si separarono, per poi stare l'uno di fronte all'altro.
“Adesso va meglio, Hermione?” domandò Harry.
“Sì. grazie a...” disse lei, ma gli si avvicinò.
E anche lui lo fece, in pochi secondi le loro labbra si toccarono, prima timidamente come a chiedere il permesso, poi più forte, più velocemente, per diventare una cosa sola.
In un istante si trovarono sdraiati sul letto a baciarsi, a cercarsi, a trovarsi, le mani desideravano esplorare l'altro. I respiri tra un bacio e l'altro erano soffocati, i nomi erano detti insieme ai gemiti.
Le coperte e le lenzuola sembravano di troppo, Harry le buttò da una parte e vide sotto di lui Hermione, bellissima nel suo pigiama, era rossa in viso, intimidita ed emozionata.
Lo guardava, lo guardava negli occhi. Sentì che aveva bisogno, bisogno di lui, come lui aveva bisogno d'amore di un contatto, di calore.
La baciò sulle labbra mentre, le mani di lei gli accarezzavano i capelli.
“Dio come sono dolci le sue labbra!” pensò il mago “Come sono calde. Poi il suo corpo...”
L'iniziò a baciarla sul colo e diceva il suo nome, lo gridava quasi, s'alzò sulle mani, la guardò come ad aspettare un tacito sì.
La ragazza sorrise timidamente e chiuse gli occhi.
Harry iniziò ad aprire i bottoni della giacca velocemente, ma sembravaa più complicata delle operazioni. Ne sbottono due e vide il seno dell'amica avvolto del reggiseno bianco.
“Oh Hermione!!” mormorò. “Io, io ti voglio, ti desidero…”
A quelle parole la strega riaprì gli occhi e con un gesto della mano chiuse la giacca e poi esclamò: “Harry, ma cosa stavamo faccendo? Non possiamo?”
Lui s'alzò e mettendosi seduto al bordo del letto, si prese la testa fra le mani e disse: “Scusa Hermione, io... Perdonami.”
“Era solo un attimo di debolezza, ma è finito.” disse lei sorridendo.
“E' questo che credi? E se invece fosse quello che volevamo entrambi?”
“Harry?”
“Sarebbe così sbagliato?” domandò lui.
“Sì, per Ron per Ginny, per noi.”
“Ron ci ha tradirti, Ron ti ama così tanto da non fidarsi di te, da farti piangere, lui non ti merita... e Ginny, io avevo lasciato Ginny perchè pensavo che essere il suo ragazzo fosse troppo pericoloso, ma ti ho avuto perchè non potevo immaginare di starti lontano. Se invece di Ron, fossi stata tu a scappare io adesso sarei perduto. Ho bisogno di te, Hermione…”
“Harry, io... è un errore, noi siamo amici.”
“Gli amici, Hermione, non si baciano, non stanno per fare l'amore.”
“Ce ne saremo pentiti, avremo rovinato tutto per una sola notte.” disse lei.
“Guardami negli occhi e dimmi che non lo volevi? Che non volevi fare l'amore con me?” le domandò lui avvicinandosi e prendendole la mano.
“No, Harry, io... io...” cercò di dire Hermione “Io ti amo dannazione, ho cercato di non farlo, non volevo che la nostra amicizia...”
Lui sobbalzò e disse: “Perchè non me l'hai mai detto?”
“Perchè ho paura. Paura per te, perditi come amico sarebbe stato terribile, ma perderti come... come amore è come morire. E poi per te io sono solo Hermione la so tutto io, non una ragazza, tu non mi ehm vuoi... non come Cho o Ginny.”
“Io non ti vedo come una ragazza. E poco fa?” disse lui sorridendo. “Perchè non ci dormiamo su potremo riparlarne domani.” e le accarezzò il viso.
“Sì, forse è meglio.” disse Hermione con un velo di malinconia negli occhi.
Harry s'alzò e andò verso il suo letto e disse: “Per me tu sei sempre stata bellis...” Ma sentì colpito alle spalle da un incantesimo.
Cadde inginocchio e mormorò: “Perchè, Hermione?”
La strega aveva ancora la bacchetta puntata contro di lui, e piangeva.
“Perdonami, Harry...” disse “Ma ci sono cose più importanti di me e del nostro amore... Tra qualche secondo ti sveglierai e non ricorderai più niente. Io invece…”
La giovane strega si lasciò andare sotto le coperte e pianse, pianse per il più impossibile degli amori, quello fra lei e il suo miglior amico Harry.

martedì 17 marzo 2009

Granger Girls

Capitolo ventinovesimo: Love and Darkness

Nella Battaglia di Hob's Lane, Harry e gli altri avevano vinto, ma tutti gli horcrux erano nelle mani dei mangiamorte, anche se avevano subito gravi perdite.
Harmony dopo aver partecipato con gli altri YP al funerale di Albus Piton, prese un’importante decisione e alcuni giorno dopo, riuniti i suoi compagni alla Testa di Porco e li aveva sorpresi dichiarando di voler sciogliere il gruppo. La giovane strega era rimasta sconvolta dalla morte di Albus e dalle gravi condizioni di Jason Todd e di Milly Hubble, ancora ricoverati al San Mungo. La giovane strega si sentiva in parte responsabile.
Passato un mese dalla battaglia entrambi gli schieramenti seppellirono i loro morti e curarono i loro feriti.

Harry dopo le lezioni mattutine aveva lasciato la scuola facendosi sostituire da Ron nelle prime due ore del pomeriggio. Quel giorno avrebbe incontrato un uomo che non vedeva dai tempi della guerra di un anno.
“Chi sa come è cambiato?” si domandava mentre percorreva la strada di Hogsmeade per raggiungere i Tre manici di scopa, e come gli succedeva sempre molti passanti lo osservavano incuriositi.
“Avevo sperato che questa ‘celebrità’ con il tempo sarebbe sparita, invece il mio ritorno sembra ricordare quello di una vecchia rockstar o il secondo avvento.” Pensava il mago con un po’ d’ironia mentre camminava per la strada innevata.
Arrivato al pub, entrò e si guardò intorno alla ricerca di qualcuno, il locale non si poteva dire pieno.
Harry guardando i tavoli e notò un uomo sui sessant’anni che l’osservò per un istante, gli sorrise e gli fece segno di avvicinarsi.
Potter l’imitò e s’avvicinò al tavolo.
Il mago aveva tutti i capelli bianchi, il viso scavato ed stava in un tavolo vicino a una parete, era seduto in angolo dando le spalle al muro da quella posizione poteva osservare tutto il locale e soprattutto chiunque entrava o usciva e al tempo stessa cercava di passare inosservato.
Harry in piedi davanti al mago sorrise affabile e afferrò con entrambe la mani lo schienale della sedia e gli disse: “Ciao mago oscuro, come stai?”
Il mago alzò lo sguardo e sussirò: “Ciao, prescelto o ti devo chiamare bambino sopravissuto?”
“Ne’ l’uno ne’ l’altro.” Rispose Harry tirando la sedia e mettendosi seduto di fronte all’uomo. “Sai mentre venivo qui pensavo proprio alla fama e a come ci vedono gli altri.”
“Non riesci proprio a passare inosservato?” disse l’uomo con un pizzico d’ironia.
“Ehi ci sono riuscito per quindici anni.” Disse Harry, mettendosi più comodo e facendo segno al barista di dargli il solito: un bicchiere d’idromele d’oro. La bevanda arrivò galleggiando nell’aria e il mago ne beve subito un sorso, imitato poi dal suo ospite.
“Allora come va?” domandò Potter.
“Al solito sempre più o meno braccato. Sono preda e predatore dei miei ex compagni.” Disse il mago e prese dalla tasca della giacca, che portava sullo schienale della sedia, una fiaschetta di metallo. “Scusa, ma devo prendere la ‘medicina’.”
“Non c’è bisogno Timothy.” Sussurrò Harry.
“Hai alzato uno scudo ingannatore?” domandò il mago.
“Sì, puoi rilassarti ora.”
“Ormai mi hai superato, Potter, oggi persino Silente avrebbe problemi a batterti.”
“Non credo.” Rispose lui e abbassò gli occhi per un istante. “Da quanto non incontri, Molly?”
“Lo vista circa un mese fa. Ho saputo di tua figlia, tua e di Hermione. Mi hanno detto che è in gamba, bella e coraggiosa come sua madre.”
“Sì, Harmony è fantastica, sono fiero di lei, anche se ha ereditato la mia capacità naturale di mettersi nei guai. E’ un po’ avventata.”
“Un po’? Allora poveri noi.”
Harry sorrise, ma poi tornò serio: “Hai saputo di Jason?”
“Sì, vorrei tanto potergli stare accanto come un padre, soprattutto ora che è ferito,”
“So di Harmony da pochi mesi, ma impazzirei al solo pensiero di perderla o a saperla ferita gravemente…”
“Jason è molto forte so che riuscirà a riprendersi e più tardi andrò a trovarlo al San Mungo, sono anni che non lo vedo. Ma perché mi hai cercato?” Domandò Timothy che poco dopo cambiò aspetto tornado normale, cioè quello di un uomo di forte uomo di quarant’anni, con il corpo atletico e i capelli leggermente brizzolati.
Timothy si specchio nella sua fiaschetta ludica dove teneva la polisucco e disse: “Sai è bello poter parlare con qualcuno con il proprio aspetto.”
“Chi è l’uomo di cui hai preso le sembianze?” domandò Harry.
“E’ il mio attuale vicino di casa. Bando alle ciance di cosa hai bisogno?”
“Informazioni, informazioni sui nuovi mangiamorte. Il loro numero, i loro poteri, le loro gerarchie, tutto. Voglio sapere principalmente chi li comanda? E chi è la figlia di Voldemort?”
“Mi spiace, ma non posso aiutarti non come vorresti.” Disse Hunter “I mangiamorte sono una società segreta e per sapere qualcosa di loro devi farne parte. E questi della nuova generazione sono ancora più sospettosi e prudenti di coloro che li hanno preceduti. Sanno mantenere i loro segreti, sembra che abbiano un sistema sicuro con cui bloccano le fughe di notizie. Ma ho sentito qualcosa nel sottobosco oscuro della nostra comunità. Hanno una gerarchia molto strana e particolare. La figlia del signore oscuro è troppo giovane per comandare, il potere lo detiene una sorta di reggente cioè sua madre che è detta la regina nera…”
“Credo sia la strega oscura con cui si è battuta Hermione.” Intervene Harry.
“E’ una strega molto potente ed ambiziosa, sotto di lei nel un ruolo di comandante sul campo c’è il capo dei nove.”
“I nove?”
“Il loro gruppo di elite, sono nove maghi molto potenti, e alcuni di loro non sono umani. Mi spiace ma non so altro.”
“Grazie, Timothy…”
“Iniziavo a pensare che finalmente potevo essere libero dal cerchio rosso.” mormorò il mago.
Il cerchio rosso era la condanna a morte data dai mangiamorte ai loro traditori. Il mago riceveva un piccolo cerchio di stoffa rossa, da quel momento in poi un qualunque mago oscuro poteva uccidere lui e tutta sua famiglia, per poi ricevere un premio.
“Non riesco a credere che Voldemort avesse avuito una figlia.” continuò Harry.
“Potrebbe essere nata in seno al progetto sangue nuovo?”
“Il progetto sangue nuovo? Cos’è?” domandò Harry.
“E’ forse il piano più scellerato mai creato dai mangiamorte per preservare la purezza del sangue dei maghi. Anch’io dovevo farne parte, ma mi sono rifiutato all’epoca amavo già la mia Molly O'Reilly. Il progetto sangue nuovo consisteva nel far nasce il maggior numero possibile di sanguepuro, praticamente alla elite dei mangiamorte venivano offerte delle giovani streghe, almeno cinque per ognuno. Il resto puoi immaginarlo.”
“Mi viene quasi da vomitare.” Disse Harry disgustato.
“Anche Albus Piton è stato concepito in questo modo e chi sa quanti altri?”
“Allora tu credi che anche la figlia di Voldemort…” disse Harry con un filo di voce.
“Sembra che quasi ti dispiace?”
“Sì, è una vittima Timothy, una vittima di questa insensata guerra. Io sono cresciuto senza genitori, ma intorno a me ho avuto dell’amore. So cosa diventato i bambini cresciuti con l’odio.”
“Diventano come Tom Riddle o David Giles.”
“David?” mormorò Harry.
“Se avrai di nuovo bisogno di me, mi troverai a noctune alley, nella sede dei marauders.” Disse Timothy bevendo un sorso della sua pozione polisucco. “La nostra amica Rigel Black ha allargato il suo gruppo, ha chiamato anche me, vecchi e nuovi amici, forse persino il dio solitario.” E s’alzò, poi sorrise e aggiunse: “Ci si vede auror.”
“Ci si vede mangiamorte.”
Erano le stesse frasi che si erano scambiate in forma di saluto dopo il loro primo incontro. Timothy si alzò e uscì in silenzio aveva di nuovo l’aspetto del suo attuale vicino di casa, solevo il bavero della giacca e uscì dal pub.
Harry rimasse seduto, guardando il bicchiere di fronte a se, e allora beve d’un fiato l’ultimo sorso d’idromele sentendo il fuoco dolce del liquore scendergli giù per la gola, per poi sbattere il bicchiere sul tavolo.
“Quante vite ha rovinato quel uomo?” pensò “Quante famiglie ha distrutto? Quanti amori si sono persi nella tempesta della guerra? E adesso il passato è tornato.”
Sentì la porta del pub aprirsi nuovamente e delle allegre voci di ragazzi entrare, lui le riconobbe subito e si voltò.
“Professor Potter.” Disse Acrux avvicinandosi.
“Acrux, Tim, Herman, Terry, siete venuti qui a bere qualcosa dopo le lezioni?”
“Si signore.” rispose il giovane serpeverde.
“Molto bene, ma sedetevi qui con me.” Disse Harry sorridendo.
I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e prese tre nuove sedie si sedettero. Tim alla destra di Harry, Acrux a sinistra; più lontani Herman e Terry.
“Quando ero studente io, non potevamo venire liberamente a Hogsmeade” disse Harry sorridendo e continuò “E non correva buon sangue tra i griffondoro e i serpeverde.”
Tutti insieme cominciarono a ridere, ordinarono cinque burrobirra e iniziarono a raccontare.
“…E’ stata una cosa mai vista tutti quei draghi sul cielo di Londra. Incredibile, i cavalieri drago, gli uomini che cavalcano quei bestioni sono veramente coraggiosi.”
“Professore posso farle una domanda?” gli chiese Terry dopo aver bevuto la sua seconda burrobirra.
“Certo.” Rispose Harry.
“Chi è stato il nemico più forte che ha affrontato?”
“Ma cosa lo chiedi a fare?” domandò Herman “E’ logico che è stato Voldemort.”
Harry sorrise e scuotendo il capo rispose: “C’è stato l’Ungano Spinato, il drago della prima prova del torneo tre maghi, come anche il professor Giles la prima volta che ci siamo incontrati, ma credo che il più forte a parte Voldemort, l’ho incontrato in Iraq.”
“In Iraq?” domandò Tim.
“Sì ed è stata per me una sonora sconfitta, una lezione importante, ma anche una stranissima battaglia.”
“Racconti.” Esclamò Terry..
“Ero in viaggio e mi ero spinto fino alle rovine di Uruk, la prima città della storia, regno del mitico re Gilgamesh, quello del poema. Ammiravo quello che restava della città sumera costruita in mattoni d’argilla, quando fui colto di sprovvista da un temporale. Al epoca non volevo usare la magia, voleva cavarmela con le mie forze, così trovai una grotta dove riparami dalla pioggia, appena entrato, mi ressi conto di non essere solo, c'era una bellissima donna, una delle più belle che avessi mai visto, aveva lunghi e lisci capelli neri, pelle molto chiara quasi pallida, era vestita con una tunica, e portava sulla spalla una civetta bruna.
“Forse una strega?” domandò Herman.
“Non lo so Zabini. Lei mi offrì da bere del vino e dopo che averne bevuto mi disse che nel profondo di quella caverna c'era il tempo.”
“Il tempo?” mormorò Tim.
“Anch’io dissi la stessa cosa.” E sorrise “Decisi che sarei andato a vedere, ero sempre stato un tipo curioso e un po’ scavezza colo, imprudente come solo alla vostra età si può essere. Entrai in quella cavità senza paura, facendomi luce con la bacchetta. La caverna era profonda e sinistra con enormi stalattiti, e ispirava terrore e rispetto come fosse una cattedrale gotica. Sul fondo vidi un vecchio decrepito circondato da immensi trofei e tesori. Gli domandai chi fosse e lui rispose con voce potente e oscura come se quella voce arrivasse dalle viscere della terra: 'Sono il vincitore ultimo di tutte le cose. I miei trofei sono le statue degli dei dimenticati, i troni dei re decaduti, fortezze espugnate, città abbandonate. E' vano combattere contro di me, nessuno può vince il tempo...”
I ragazzi a quelle parole restarono come pietrificati.
Harry continuò: “Io ero un po’ arrogante dopo tutto aveva battuto il mio nemico di sempre. Il vecchio mi sfidò e io accettai, gli lancia contro un incantesimo, ma non lo colpì trapassandolo come fosse un fantasma. Lui si muoveva veloce e me lo trovai vicino, mi afferrò le spalle con le sue dita fredde e ossute, io allora cercai di buttarlo sui suoi trofei, ma lui si aggrappò a me, non so cosa successe, ma io mi sentì stanco, mi sono sentito invecchiare, sono divenuto un vecchio. E fu lui a lanciarmi contro i suoi giocattoli e dopo stranamente mi lasciò andare via.
Mentre faticosamente mi portavo fuori dalla caverna, lo sentì dire: ‘Tutti si misurano contro il tempo e tutti sono vinti.’ Tornato fuori il temporale era sparito come anche da donna, e io mi ritrovai giovane. Fu una lezione di umiltà, capite ragazzi?”
Annuirono un po' confusi e Herman disse: “E' una storia fantastica.”
“Sì, lo è. Il prossimo giro lo offro io.” disse il mago sorridendo e invitando madame Rosmerta ad avvicinarsi e il tono dell'incontro tornò a essere allegro.

In quello stesso momento David era alla fonderia Fleed. I Fleed erano fabbri di armi per i maghi da mille anni, i migliori di tutto il regno unito.
Il mago era stato accolto al ingresso da un elfo domestico e poi accompagnato a incontrare Duke, il figlio maggiore ed erede della loro fortuna, Duke era il fratello maggiore di Maria, era un giovane uomo di trenta anni, forte e robusto con lunghi capelli castani e profondi occhi neri.
“David Giles.” Disse il mago che controllava la foggiatura di una spada da parte di un giovane folletto.
“Duke.” Disse sorridendo l’immortale.
E i due si strinsero la mano e s’abbracciarono.
“Ti trovò bene, vecchio mio.” Disse Fleed dopo che si lasciarono e poi disse al folletto: “Ottimo lavoro continua.”
David e Fleed si erano incontrati dieci anni prima a Parigi.
“Sì, signore.” Rispose la creatura magica con entusiasmo. La famiglia Fleed otteneva sempre ottimi risultati trattando ogni suo operaio con il dovuto rispetto che questo fosse un mago, un folletto, o un gigante.
Il folletto diede gli ultimi colpi di martello alla lama ancora incandescente e poi la immerse nell’acqua, si sentì il classico sibilo nel metallo caldo a contato con il freddo e n’emerse una nuova di vapore.
Duke prese la lama e la esaminò attentamente.
Il folletto era in attesa del verdetto.
Il mago sorrise e disse: “Perfetta. D’ora in poi non sarai più un apprendista.” E poi si rivolse a David “Cosa ne pensi?” e gli mostrò l’arma.
Il mago immortale la guardò un secondo e disse: “Eccezionale, degna d’essere una lama Fleed.” E sorrise al folletto “Il green ha un alto livello di purezza, complimenti.”
“La ringrazio, signore.” rispose il folletto.
I due maghi allora s’allontanarono.
E David domandò a Duke: “Allora cosa mi dice del nostro ospite?”
“E’ un uomo molto esigente, ma è un vero maestro, una leggenda. Sta insegnando a tutti un sacco di cose e vuole anche imparare nuove tecniche. Mio fratello minore Antares vuole essere suo apprendista e andare in Giappone.” Rispose il mago mentre i due camminavo per la fabbrica.
“Ne sono contento. Non è un tipo facile. Ti ringrazio per ospitalità. Volevo chiederti come procede il mio ordinativo.”
“Bene sarà tutto pronto per la settimana prossima. Shikome è rimasto affascinato dalla nostra produzione di massa, anche se apprezza molto che certi ordini li facciamo ancora artigianalmente. Lui e mio padre parlano spesso insieme, alcune volte anche di te.”
“Ah sì.” Disse l’immortale sorridendo.
Camminare in quel luogo era incredibile, la fabbrica era alta come una cattedrale gotica, avvolta in fumo grigio, si vedevano i ciclopi alti sette metri battere con dei martelli su delle incudini o maneggiare enormi colate di metallo fuso.
“Ecco siamo arrivati.” Disse Duke che aveva portato David quasi fino in fondo alla fabbrica di famiglia, poi il mago fabbro aprì una pensate e antica porta di legno.
Dietro la quale c’era una stanza arredata in stile giapponese.
David entrò accompagnato da Duke, nella stanza si trovavano Shikome e Antares, il fratello di Duke.
“I miei saluti Giles-san.” sussurrò il mago giapponese seduto. “Vuoi unirti a noi per Cha no yu?”
“Grazie Shikome, sarà un onore” rispose David e si sedete e dopo qualche istante il mezzo oni gli passò il tè usucha (leggero) secondo il rituale giapponese.
L’immortale ringraziò con un cenò del capo e prese la tazza finemente lavorata, tutto si svolse quasi in silenzio.
“Ti ringrazio, maestro.” Disse il mago, apprezzando il tè. “C’è sempre qualcosa di molto confortante e sereno nello Cha no yu. Un segno di civiltà e una ricerca d’armonia.”
Il mezzo-oni sorrise e disse: “Sei sempre l’uomo che cerca di mettere ordine nel caos, amico mio. E brami la pace, ma solo attraverso la guerra.”
“Forse quando avrò anch’io più di 900 anni sarò più saggio.”
Il mezzo-oni rise e poi disse: “La tua spada è pronta come quella di Rigel, ma per la spada della tua vampira ci vorrà almeno un mese.”
“Ti ringrazio Shikome.” Sussurrò David guardando negli occhi giallo ambra del fabbro giapponese.
“Ma mi chiedo una cosa, Giles-san. Chi ha infranto la lama che io avevo placato con un forte strato di gren?”
“Una lama placata in gren infranta?” disse Duke intervenuto per la prima volta.
Esistevano due tipi di armi in gren: le pure e le placate. Le pure erano armi, per lo più lame, fatte completamente in gren, erano potenti e magiche, ma molto costose. Una singola spada in gren puro poteva costare anche dai 500 al miliardo di Galeoni. Tra le armi pure c’erano quelle dei fondatori di Hogwarts, o la spada di Rigel forgiata dall’antica spada dei Black. Le armi placate erano invece armi con un anima di metallo normale a cui si applicava un sottile strato di gren. Una buona lama placata poteva essere quasi equivalente a un’arma pura, ma la differenza a lungo andare si sentiva e molto dipendeva dallo spadaccino.
“La toledo-salamanca di Laura è stata infranta dalla spada di un giovane mangiamorte.” Rispose David.
A quelle parole i due Fleed rimasero ammutoliti, mentre Shikome abbassò gli occhi per pensare.
“Non può esserci che una conclusione? Conclusione alla quale tu stesso, Giles-san sei arrivato, non è forse vero?”
“Una lama in gren pura.” Disse il più giovane dei Fleed.
“No, fratello.” Disse Duke “Ma non può essere. E’ impossibile.”
“No, mio giovane fabbro inglese, non è impossibile è improbabile, ma non impossibile.” Disse il mezzo oni.
“Una spada in orialcom.” Mormorò David.
E il mezzo-oni di 900 anni annuì sorridendo.
“Non è possibile, non c’è abbastanza orialcom sulla terra per forgiare un’arma, non oggi e poi solo due spade sono state create con quel metallo: l’ecxalibur di re Artù e la Spada che Canta del suo più fidato cavaliere: Valiant re di thule. I mangiamorte hanno una di queste mitiche spade?”
“No, Duke tu hai detto che non c’è abbastanza orialcom per creare una spada, e se questa arma venisse da un altro luogo, oltre il tempo.” Rispose Shikome e continuò voltandosi verso al figlio minore dei Fleed. “Antares prendi per favore la Katana.”
“Sì, maestro.” Disse il ragazzo e s’alzo e prese da un sostegno una spada avvolta in un panno viola e la consegnò al mezzo oni.
Poi lui la diede a David dicendo: “Per quanto siano belle, restano pur sempre strumenti di morte. Ma cosa c’è di più affascinante della morte e della vendetta?”
Il mago non rispose alla domanda, ma prese la spada come fosse la più sacra delle reliquie, sciolto il laccio e liberata dal panno la katana, ne afferrò deciso il tsuka, l’impugnatura vicino all’elsa nera. La sguainò velocemente con un sinistro sibilo metallico. La spada era cambiata era più lunga, la lama più affilata e solida, e aveva un incurvata vicino all’elsa.
David ne sentì il peso e equilibrio, la guardò esaminandola per ogni lato e diede un affondo, e la spada tagliò l’aria. Poi l’immortale specchiò i suoi occhi scuri nella lama in gren, e sorrise compiaciuto.
“Sei soddisfatto del mio lavoro?” domandò sorridente Shikome.
“Molto, è fantastica.” Rispose il mago.
“Ti prego di non usarla per tagliare salcicce. E’ fatta per essere un’assassina. Dopo tutto le spade sono state le prime armi create solo per uccidere esseri umani, e gli imperi più antici e duraturi sono stati costruiti sulle spade impugnate da uomini di coraggio. Quest’arma è la migliore che io abbia mai creato, ma il suo potere non è fatto per uccidere semplici uomini, con la sua lama potresti trafiggere persino Dio.” E l’antico essere si fermò un istante e poi mormorò “David, perché ha avuto un’arma del genere?”
Shikome non l’aveva mai chiamato per nome.
“Devo uccidere nove maghi, ma mi serviva un spada abbastanza forte per uccidere degli dei.”
“Allora ho pietà di loro, perché so che tu non ne avrai.”
David sorrise in modo freddo e malvagio.
Duke Fleed aveva venduto armi per tutta la vita a ogni tipo di creatura alcuni buoni altri malvagi, ma nessuno gli fece paura quanto David in quel momento, negli occhi del mago si poteva vedere un abisso d’oscurità e di morte.
David Giles poteva essere l’uomo più amichevole del mondo, un amico fidato, un mago potente, un comandante amato dai suoi uomini e molte altre cose, ma queste erano maschere, menzogne; il suo vero io lo conoscevano solo i suoi nemici e la vampira che lo amava, quel volto era nato quando le tre vite più importanti per lui erano morte.

Quella notte nel fondo della foresta proibita i mangiamorte avrebbero celebrato un nuovo ingresso fra le loro file. Will Pevensie sarebbe diventato un mangiamorte.
La cerimonia si sarebbe svolta nel luogo dove Voldemort aveva ucciso e bevuto il sangue di un unicorno. Per i seguaci del signore oscuro quel luogo aveva assunto un’importanza simbolica notevole, se per i maghi normali uccidere un unicorno era un crimine senza pari perché la creatura era l’emblema della purezza stessa della natura, per i mangiamorte quel gesto era da considerare come la ribellione contro le leggi della magia e della natura, un gesto di forza che solo un grande mago come il loro signore poteva fare senza paure di conseguenze.
“Eccomi di nuovo qui.” pensava Draco avvolto del manto nero e con la maschera d’argento sul volto mentre raggiungeva quel luogo da solo in mezzo alla foresta. Il mago sentì un brivido quando vedi la terra dov’era morto il nobile animale. “Preferirei essere sul campo di battaglia che tornare in questo posto. Ancora sento nelle mie orecchie il verso agghiacciante dell’unicorno, ancora vedo quel ombra strisciare, bere, imbratta di sangue argenteo e poi scappare.” E si strinse nel mantello, mentre la maschera sembrava pesare una tonnellata . “La terra rifiuta ancora quel gesto; da quel giorno neve, pioggia e persino e foglie si rifiutano di cadere lì e niente più ci nasce, ora c’è solo arida sabbia nera.” Sentì dei rumori, dei fruscii, neve che si rompeva sotto dei passi. Altri maghi oscuri erano arrivati. Tutti si riunirono a formare un cerchio alcuni avevano delle torce e fu accesso un fallo. Nessuno oltre loro poteva vederli dei potenti incantesimi proteggevano la cerimonia.
Draco guardò verso l’alto, guardò il cielo.
E un mangiamorte gli domandò: “Malfoy cosa c’è?”
“Marte brilla in cielo di luce rossa stasera e si vede la costellazione del leone. E’ strano.”
Leslei in compagnia di Ryo e Sherazada, e con altri giovani mangiamorte stavano per raggiungere il luogo della cerimonia.
La ragazza era felice, sentiva che finalmente Will sarebbe entrato a far parte definitivamente della sua vita. Mentre camminava vide con la coda dell’occhio qualcosa brillare come una stella, si voltò e lontano c’era un unicorno bianco fiero su un enorme ceppo di quercia, sembrava una statua.
Il mitico animale guardava i giovani maghi oscuri e in dopo particolare Leslei.
“Oh Merlino quanto è bello.” Sussurrò fra se la giovane strega e pensò: “Dev’essere Unico, il re degli unicorni, l’unicorno di Potter durante la guerra.”
A Unico si avvicinò un altro unicorno più piccolo, un puledro di colore scuro.
Leslei si sentiva quasi in obbligo di fare un inchino al maestoso e fiero re, ma s’trattene.
Ma in quel momento un altro giovane mangiamorte di nome Mark Lambton notò le creature e gridò: “Guardate due unicorni. Catturiamoli e li regaliamo alle nostre regine in dono.”
Lui, Ryo e altri due mangiamorte si fecero prendere dall’entusiasmo.
“No, fermi.” gridò Leslei “Non uccideteli, lasciateli andare.”
A sentire quelle parole i ragazzi si bloccarono, come fossero stati pietrificati.
“Andiamo la cerimonia sta per iniziare.” disse la figlia del signore oscuro, sempre guardando Unico e suo puledro.
Il re degli unicorni abbassò in capo come a voler ringraziare la strega.
Allora la strega si voltò continuando a camminare nel bosco.
“Avete sentito come si è fatta rispettare dai ragazzi” disse una giovane mangiamorte delle sue compagne.
“Sì, è una leader nata. Ha evitato la battaglia con gli young phenix per salvare la vita del suo ragazzo, di suo fratello e di…” mormorò una di loro e poi guardò Sharazade che aveva sentito tutto, sorridendo da dietro la maschera.
Da quando lei e Ryo facevano coppia fissa molte giovani streghe erano gelose, ma lei si divertiva non poco a vederle arrabbiarsi e non perdeva mai occasione di baciare o abbracciare il ragazzo.
“Leslei è forte, con lei al commando andrei ad Azkaban.” Diceva un giovane mago a un amico, mentre la strega passava.
I più giovani fra i mangiamorte erano rimasti colpiti dal coraggio dimostrato dalla loro principessa nella battaglia di Hob's lane, ma i maghi oscuri più maturi invece avevano giudicato quella fuga come un segno di debolezza indegno della figlia del signore oscuro.
“E’ scappata per la paura d’affrontare la figlia di Potter.” mormorò un mangiamorte ad un altro, con Draco e Irwin Bail che ascoltavano.
“E’ inaudito. E’ troppo debole, come si può pretendere che possa guidarci in nome del nostro maestro.”
Il capo dei nove scattò come un felino, lanciando il mangiamorte contro il fusto di un albero, lo teneva fermo con il braccio sinistro e gli disse: “Traditore, dammi una ragione per cui non dovrei ucciderti.” E lo minacciava con la bacchetta tenendogliela premuta forte sul viso. “Potrei cavarti l’occhio destro senza pensarci due volte.”
“Bail.” Mormorò Draco.
E Irwin lasciò la presa e disse: “Un’altra sola parola, Monsok, un’altra parola contro la figlia del signore oscuro e sarai morto.” Poi agli altri “Avete capito tutti?”
Tutti lo guardarono e molti sentirono dei brividi non certo di freddo.
La cerimonia iniziò. Tutti i mangiamorte si trovano in cerchio intorno al luogo dov’era stato ucciso l’unicorno.
Al centro si trovavano Pansy, Leslei, Piton, Bael, Draco e Boris Dibbuk, il maestro di cerimonia, praticamente la massima autorità spirituale dei mangiamorte, era un essere freddo dal viso lungo e dai lineamenti aguzzi, ufficialmente era il leader di una religione che voleva far tornare i maghi ai loro antichi culti e cancellare il cristianesimo e le altre fedi cosiddette babbane.
Maestro Dibbuk disse: “Vieni avanti William Pevensie.”
Il ragazzo entrò nel cerchio e avanzò in silenzio fino al centro, davanti a lui.
Will guardò sorridendo Leslei e facendole l’occhiolino.
La strega sorrise anche lei.
Draco afferrò il polso destro del ragazzo con la sinistra e gli sussurrò: “Sei sicuro di quello che fai?”
Will lo guardò sorpreso per quella domanda e rispose sempre a basa voce: “Sì.”
“Come vuoi, ragazzo.” Mormorò Malfoy e con la mano destra sfoderò un pugnale.
“Giuri obbedienza assoluta a Lord Voldermort, signore eterno della magia, e ai superiori da lui designati. Giuri di essere un mangiamorte, fedele, e sei pronto a far sacrificio della tua vita per rispettare questo giuramento.” Disse Dibbuk.
Draco lo ferì con il pugnale sul palmo della mano e poi gli strinse il pugno, facendo cadere delle gocce di sangue sulla terra. Quella sabbia nera assorbì il sangue, come la morte ruba una giovane vita..
Bael allora immerse la punta della bacchetta nella ferita del ragazzo e poi sul avambraccio e disse: “Stigma atra.”
Il simbolo del teschio con il serpente di Salazar Serpeverde e poi di Voldemort comparve sul braccio del giovane grifondoro come un marchio impreso da un ferro rovente.
Da quel giorno per tutta la vita Will, come tutti i mangiamorte, avrebbe sentito un dolore simile ogni qualvolta fosse stato chiamato, ma a differenza dei marchi delle generazione precedenti quelli dei nuovi seguaci di Voldemort erano invisibili, fino alla chiamata.
Will non cedete al dolore rimase impassibile guardando Leslei per tutto il tempo e subito dopo si sentì un tuono, un tuono simile al ruggito di un leone, e il giovane mago sorrise.
“Ora per finire la cerimonia manca solo la firma sulla pergamena.” Disse Dibbuk.
E Will firmò con il suo sangue e dopo il maestro di cerimonia gli disse: “Adesso accanto al tuo nome metti il nome di una persona che ami.”
Il giovane mago scrisse: ‘Leslei Parkinson.’
Boris Dibbuk non si curò di leggere e disse: “Adesso sappi che se tradirai il giuramento di fedeltà e segretezza di noi mangiamorte tu e quella persona morirete al istante.”
“Si, signore.” Disse il giovane mago soddisfatto.
Draco guardò la pergamena, trovando il suo nome fra i primi e accanto a esso quello di Arthur, e pensò: “Non mi sono pentito, e mai lo farò. L’ho fatto per un bene più grande.”
“Ora sei uno di noi Will Pevensie.” Disse il maestro “Congratulazioni. Unisciti ai tuoi compagni.”
Al ragazzo venerò dati il mantello e la maschera d’argento, indossò il manto nero e poi si voltò verso i suoi compagni e alzò il pugno destro al cielo.
E il nuovo mangiamorte gridò e gli altri risposero, e iniziò un coro.

“Son i mangiamorte che marciano in terra magica
Cantando la canzone del demonio.
Per le valli e pei monti camminiamo,
Son i mangiamorte che marciano in terra magica!

Ci maledica pure il mondo intero,
Oppure riverisca il nostro sangue,
Noi sempre in piedi stiamo in prima fila,
Ed al festino primi sempre siamo...

Pur della morte noi ce ne infischiamo!
Sempre in avanti noi combatteremo!
E' proprio qui che se la ride il diavolo!
Ah! Ah! Ah!

Ci maledica pure il mondo intero...
Son i mangiamorte che marciano in terra magica!
Di lasciarci la pelle che c'importa!
Gli auror non avranno mai riposo,
Ah! Ah! Ah!
Son i mangiamorte che marciano in terra magica!”
(Questo è un rifacimento di una canzone delle Waffen SS naziste. Che scifo!! by Dalastor)

I festeggiamenti si trasferirono alla camera dei segreti, dove l’idromele e birra scorrevano a fiumi.
I giovani bevevano e ballavano, tutti intenti a cercare di aggraziarsi Leslei.
I più vecchi fra i maghi oscuri disapprovavano e si raccontavano storie di guerra, di glorie passate e di nefandezze compiute, sembrava che ogni mangiamorte avesse avuto il suo momento con l’oscuro signore che e ognuno di loro avesse fatto chi sa quale impresa in nome suo.
La realtà era ben diversa e solo due persone ancora in vita la conoscevano: il primo era Severus Piton, da tutti considerato come uno degli esempi migliori di mangiamorte, l’altra era Pansy Parkinson.
“Signore, ci chiedevamo se poteva raccontarci come ha ucciso quel debole di Silente?” domando un giovane mangiamorte avvicinandosi con un gruppo di quattro o cinque ragazzi.
“Albus Silente non era un debole, anzi era potente quanto il nostro oscuro signore. Un po’ di rispetto se non per l’uomo per il suo potere, ragazzo.” Rispose Piton che subito dopo beve un sorso di caldo idromele. “Allora volete sapere come è morto Albus Silente. Va bene vi racconterò…” e la storia iniziò.
Oltre i ragazzi anche alcuni fra i più grandi prestarono molto attenzione. L’assassinio di Silente era una storia che tutti conoscevano, ma sentirla per bocca di chi aveva compiuto il gesto era tutt’altra cosa.
A un certo punto Draco si alzò e senza farsi vedere s’allontanò per prendersi da bere, dopo aver ordinato idromele lo beve tutto di un fiato e ne ordinò ancora.
“Non dovresti bere così, amore.” Gli disse Pansy avvicinandosi, la strega indossava uno splendido vestito da sera verde bottiglia molto scuro e gli domandò “Non importata. Perché ti sei allontanato?”
“Avevo sete e conosco già quella storia.” Disse e beve un sorso “C’ero quel giorno.”
“E’ vero, ma è stato un combattimento memorabile.” Disse la strega.
Draco non rispose rimanendo a fissare il liquore ambrato nel bicchiere.
Pansy si voltò e vide Leslei sorridere ballando con Will.
“Leslei sembra felice?” domandò Draco “Merito di Pevensie. Lui sarà un ottimo mangiamorte, l’ho visto affrontare Laura Ossian a duello e le ha distrutto la spada.”
“Cosa sai di lui?” domandò Leslei continuando a guardare il ragazzo.
“Non molto, fino a cinque anni fa sembrava non esistere.” Rispose il mago.
“Tienilo d’occhio, non mi fido.”
“Pensi che potrebbe essere una spia.”
“Sì, ma per chi? Non per Potter, altrimenti sarebbero già qui.” Disse Pansy.
Piton raccontava la morte di Silente, ma intanto guardava Draco e Pansy e pensava: “I miei migliori allievi, il meglio dei serpeverde. Albus tu eri tanto fiero dei tuoi preferiti. Prima quello sbruffone di James Potter e Lily Evans, poi Harry Potter ed Hermione Granger. Li trattavi come figli, loro erano il tuo orgoglio.” E guardò Malfoy “Ti ho chiesto di salvare Draco, che io consideravo come un figlio, ma per te lui non era importante non come Harry, Harry era più importante di tutto, in lui vedevi il tuo erede migliore persino di David Giles, il figlio di tua sorella.”
Piton ricordò, rivide la sua vita, come in un film. Il suo ingresso a Hogwarts, l’essere uno degli allievi migliori, ma l’essere sempre considerato zero dai suoi compagni sangue puro, gli scherzi dei malandrini, ma anche la gentilezza di Lily e la paura per il licantropo. E quando incontro Voldemort, il ricordare quanto loro erano simili, quanto le loro storie erano simili, l’oscuro signore gli aveva promesso una rivalsa contro i suoi nemici, che sotto la sua giuda avrebbe fatto grandi imprese e avrebbe realizzato i suoi sogni, poi la profezia e il tentativo si salvare Lily e suo figlio. E si ricordò di quel primo novembre.
Tutto il regno magico era in festa quel primo giorno di novembre, l’incubo sembrava finito per molti; per altri i seguaci di Voldemort iniziò un inferno dietro le mura di Azkaban.
Piton era a casa sua, quel giorno, sapeva che grazie a Silente non sarebbe andato nella prigione di maghi, e aveva appena saputo del destino dei Potter, guardava dalla finestra la pioggia cadere; e sentì bussare alla sua porta, andò ad aprire e si ritrovò travolto da un ombra nera che lo prese per i vestiti e gli gridò contro: “Razza di verme schifo, lurido figlio di puttana, sono morti sono morti per colpa tua.” E lo scagliò a terra.
La figura che aveva davanti era zuppa di piaggia e di sangue, i suoi occhi sembravano pezzi di brace, il suo viso era una maschera di odio e di rabbia, l’oscurità della sua aura magica poteva competere con quella di Voldemort o col peggiore spirito nero.
“Giles? Giles…” cercò di dire il mago. “Io sono dispiaciuto, è stato Black io non c’entro.”
David stringeva in mano la sua katana.
“Io conosco Sirius Black, non può essere stato lui, lui non avrebbe mai tradito James e amava Harry. Non importa cosa dicono, non è stato Sirius a tradirli, troverò il colpevole, ma il sangue innocente di James e Lily macchia anche le tue mani. Forse sarebbe stato meglio se fossi finito ad Azkaban con i tuoi amici, li dentro ci sono mura spesse e i dissenatori a proteggerti da me, chi ti difenderà ora…”
“Io, David.” Disse in un sussurrò Silente sulla porta, nella sua veste azzurra. L’anziano mago aveva appena lasciato Harry dagli zii.
Il mago immortale si girò e sussurrò: “Zio…”
“Lascialo andare, David.” Disse Albus avvicinandosi al nipote mettendosi al suo fianco “Uccidere Severus non riporterà in vita James e Lily, pensavo cercasi giustizia non vendetta.”
“Il piccolo Harry…” mormorò Giles “non meritava questo, loro non meritavano questo.”
“Neanche tu avresti dovuto, David.” Sussurrò Silente afferrandogli dolcemente la mano sinistra in cui stringeva la spada. “Lascia che ti aiuti.”
“No.” Rispose il nipote in modo deciso, si spostò e disse: “Non è finita, zio. Voldemort non è morto, tornerà prima o poi tornerà, è sarà molto peggio di quanto abbiamo visto finora.”
“Lo so, la profezia non si è realizzata. Harry lo dovrà combattere ancora, spero che sarà pronto.” Disse Silente.
“Zio, mi domando se il tuo buon cuore non ti costerà caro un giorno? Se non ti pentirai mai della scelta di salvare questo miserabile?” disse David senza voltarsi.
“E io mi domando, nipote, se la tua giustizia sommaria non costerà cara a te?”
“Io e te per amore abbiamo fatto in modo che il male continuasse a perdurare. Io mi porto la responsabilità di non aver ucciso Tom Riddle quel giorno alla stamberga, ora però tu ti porterai la responsabilità della morte dei Potter e d'aver reso orfano un bambino di un anno. Lily e James erano migliori di noi zio. A volte mi chiedo se io e te siamo poi così diversi da Voldemort. Addio Albus Silente.”
“Arrivederci nipote.” Disse il preside sorridendo.
David non curante di quelle parole si era avvicinato alla porta d’ingresso. Il temporale si era fatto più forte, e un tuono si sentì in lontananza. Il mago alzò il bavero della sua giacca di pelle e uscì sotto la pioggia battente.
Albus aiuto Severus a rialzarsi e gli disse: “Adesso ti aspetto a Hogwarts come insegnate di pozioni.”
“Signore? Grazie.” Mormorò Piton.
“Sì, Severus, ma non credo che ti avrebbe ucciso.” Disse Silente guardando la porta d’ingresso ancora aperta.
Gli anni passarono e come David aveva predetto Voldemort tornò, e la guerra si scatenò ancora più forte e crudele della precedente.
Piton aveva ripreso il ruolo di spia per Silente preso i mangiamorte, ma alla vigilia della guerra vera e propria venne coinvolto Draco, secondo un folle piano di Voldemort, il giovane serpeverde doveva uccidere Silente, se non ci sarebbe riuscito la punizione avrebbe colpito lui e i suoi genitori.
Piton avrebbe voluto opporsi al ordine di Voldemort, ma era impossibile una volta che l’oscuro signore comandava niente poteva dissuaderlo, allora per salvare il ragazzo, Severus andò da Silente.
Quel giorno entrò nella presidenza, trovando Albus dietro la scrivania intento a leggere un libro.
“Voldemort ha dato ordine a Draco di ucciderti.” Disse il professore di pozioni.
Silente sorrise e chiuse il libro “Tom poteva aspettare un anno, forse meno, aspettare la sua maledizione dell’anello.” E guardò la sua mano ormai nera. “Se non mi stesse uccidendo ammirerei il suo lavoro.”
“Per Draco, cosa dobbiamo fare?” domandò Piton preoccupato.
“Severus è la seconda volta che ti vedo così preoccupato per un’altra persona. Mi spiace per Draco e per l’affetto che provi per lui, ma non posso permettere che qualcosa possa ostacolare il piano. Harry non è ancora pronto e bisogna trovare gli altri Horcrux.” Disse il preside e s’alzo andando verso la finestra. “Presto nevicherà, fa più freddino per questa stagione.”
“Non farai niente per Draco?” domandò Piton.
Silente non rispose.
“Nulla.” Si rispose amaramente da solo il professore.”Lo lascerai al suo destino. Non puoi!!” Urlo. “Se fosse Potter farebbe di tutto per salvarlo. Quel ragazzo non sa cosa sta facendo è cresciuto credendo nel padre e in Voldemort. Lui crede che avrà grandi onori, ma non ha possibilità, non è vero.”
“Severus sono in ballo cose più importanti delle nostre vite, e di quella di Harry e di Draco. Non possiamo permettere che i nostri sentimenti ci intralcino.” Disse l’anziano mago con voce calma quasi priva d’emozione.
“Lui è come un figlio per me, e non posso permettere che muoia.” Disse Piton riprendendo il suo solito distacco, e se ne andò.
“Quel giorno uscito dalla presidenza presi la mia decisione.” Pensò il mago tornato al presente “Silente e l’oscuro signore non erano poi cosi diversi, erano solo uomini ossessionati dai loro fini, tanto da non vedere altro, ma tra i due: Voldemort non mi aveva mai mentito. Io volevo solo difendere quel ragazzo perché a nessuno importava di lui. E così quel giorno, mentre infuriava la prima vera battaglia della seconda guerra magica uccisi Albus Silente su quella torre.”
Appoggiato a una colona a fumare una sigaretta babbana, si trovava Irwen Bael osservata tutti nella camera, e sentì una presenza vicino.
“Non dovresti avere vizi babbani, noi siamo superiori a loro.” Disse una voce maschile.
“Gleran.” Rispose il mago e sorrise. “Pensavo che volessi stare accanto ad Axa?”
“Si sta riprendendo, ma ci vorranno diverse settimane prima che possa tornare a combattere.”
“Dev’essere furiosa.” Disse Bael con un ghigno stampato sulla faccia. “Non ha mandato giù l’idea d’essere stata sconfitta da Rigel Black.”
“Non lo so, sembra quasi contenta, ha sempre pensato che Giles fosse degno d’essere il suo nemico, e scopre che a parte lui ci sono altri contro cui combattere.”
“Lo sai che la tua donna è completamente pazza, vero?” disse Bael.
“Forse, ma sai com’è, io l’amo.”
Bael guardò verso Pansy che parlava e rideva con Draco.
“Perché ti fai del male, amico mio.” Mormorò Gleran Furfur. “Lei non ti ama. Sembra una di quelle donne che ama solo uomini che la facciano soffrire. E poi il suo cuore appartiene solo al Signore Oscuro, e quando lui tornerà anche Draco sarà messo da parte.”
Il mago non rispose.
“E’ il momento del brindisi.” Disse allegro Gleran.
Pansy si spostò verso l’enorme statua dietro la quale si trovava la tana del basilisco, l’enorme scultura in marmo con venature verdi rappresentava il simbolo di Salazar e ispirazione per il marchio nero. La strega si rivolse ai maghi oscuri e disse: “Anche oggi celebriamo l'ingresso fra le nostre file di un nuovo giovane mago. Il coraggioso e potente Will Pevensie.” E guardò sorridendo il griffondoro vicino a Leslei e continuò “Will ha già dimostrato il suo valore combattendo nella battaglia di Hob's Lane accanto ad altri giovani promesse della magia oscura come mio figlio Ryo e Sherazade. Si è dimostrato valoroso nel proteggere mia figlia ed erede del nostro Signore Oscuro.
Will ha affrontato da solo molti nostri nemici, combattendo alla pari, ma memorabile resta il suo scontro contro Laura Ossian. Allora un brindisi a Will Pevensie nuovo eroe dei mangiamorte e fraggello dei non-morti.”
Pansy alzò il calice, seguita da tutti gli altri che gridarono in corro: “A Will Pevensie, alle sue vittorie in battaglia a una vita e a una morte in nome della vera magia. Viva Leslei ed eterna Gloria al signore Oscuro.”
I mangiamorte bevvero l’idromele d’oro per poi gridare di nuovo insieme: “A Will Gloria e vittorie, Gloria e potere al signore oscuro e a tutti i mangiamorte. Vittoria o morte.”
Pansy dopo aver bevuto sorrise e richiamò al silenzio i maghi oscuri e disse: “Miei Signori, se ci permettete io e mia figlia vorremo dire due parole, e poi torniamo ai festeggiamenti.” La sala rimase in silenzio, sia per la richiesta di Pansy, sia perché era la prima volta che Leslei avrebbe parlato a cosi tanti mangiamorti riuniti.
“Bene.” Cominciò Pansy “Come tutti voi avete letto nel libro: La mia magia del signore oscuro, lui credeva molto nei giovani come sua figlia e i suoi amici. In un capitolo importante c'è scritto: ‘la gioventù magica del futuro deve essere snella e agile, veloce come un basilisco, forte come il cuoio e dura come il green puro.’”
Ci fu una acclamazione a quelle deliranti parole.
E Pansy continuò: “I giovani maghi sono il nostro futuro, il nostro potere. Saranno loro a marciare verso la realizzazione del sogno di una magia pura, praticata solo da persone degne, persone con il sangue giusto. Noi creeremo un mondo dove i maghi governino in una vera pace eterna, dove i forti hanno il loro posto. La guerra che stiamo combattendo è giusta, è una guerra santa, una guerra vera, un conflitto per degli Dei, i maghi sono degli Dei, ricordatelo. Non saranno gli umili a ereditare la terra, saranno i potenti che se la prenderanno con la forza.”
Applausi e urla di gioia fecero quasi tremare le pareti e il soffitto della camera dei segreti.
“E saranno principalmente i giovani a portarci alla vittoria di questa nuova guerra. Questi giovani vivranno, combatteranno, e versando il loro sangue per la gloria della magia. Quanto è bello per un giovane morire per l'oscuro signore. Adesso do la parola a mia figlia Leslei, che vi parlerà di un progetto ambizioso, degno dei suo padre. Leslei vieni.”
Anche la ragazza si era lasciata trascinare dalle parole di sua madre, la camera dei segreti era ormai una travolta dalle acclamazioni, i mangiamorte di ogni età gridavano come folli: “Oscuro Signore, portaci alla vittoria!!” “La nostra vita apparitine a te, solo a te, moriremo per te.” “Pansy!! Pansy!!” “Leslei!! Leslei!!” “Oscuro Signore!! Oscuro Signore!!”
La ragazza prese il posto della madre sul di fronte alla statua in pietra e iniziò a parlare: “Mangiamorte, guerrieri di mio padre. E’ fantastico avervi qui, alcuni di voi hanno conosciuto mio padre in vita, e nonostante adesso non ci sia più, seguite ancora la sua visione, che è poi la stessa del nostro grande avo Salazar Serpeverde, il cui sangue scorre ancora nelle mie vene. Io e come molti giovani, non abbiamo conosciuto il signore oscuro se non attraverso i libri e le parole di coloro che hanno assistito alla sua grande gloria: i suoi mangiamorte. Mio padre ha iniziato il suo sogno con un piccolo gruppo di amici conosciuto tra le mura di questa scuola, oggi molti di quei amici non ci sono più, ma ci sono i loro figli e i loro nipoti. Io so che mio padre si fidava di voi, voi eravate le sue armi, i suoi fedeli soldati. E io voglio fare lo stesso, ma voi siete l’esercito del signore oscuro non il mio. E’ tempo che io crei il mio esercito per questo, in questa notte dove Will ha prestato giuramento di lealtà alla nostra causa, io Leslei Parkinson istituisco i Dragons Terror, la mia guardia personale.”
Un boato si diffuse per la camera, tutti i mangiamorte gioirono a quelle parole, e gridavano il nome del gruppo e il nome di Leslei.
“Dragons Terror saranno un gruppo di giovani maghi e streghe.” Continuò la ragazza “Il meglio delle nuova generazione, affronteremo e vinceremo gli Young Phenix di Harmony Granger. Che tutti noi possiamo avere la nostra rivincita, preparatevi alla gloria del campo di battaglia.”
Pansy guardava sua figlia, mentre i mangiamorte festeggiavano le decisioni prese dalla loro giovane principessa.
La ragazza sorrise a Will, contenta per entusiasmo che i maghi oscuri dimostravano.

Alcuni giorni dopo. Quel pomeriggio l’aula di difesa teorica era piena, alcuni studenti anche delle classi superiori erano venuti ad assistere a quella lezione del terzo anno.
Tra questi c’erano Tim, Acrux, Maria, Terry, Milly ed Herman, tutti si trovavano vicini al banco di Harmony e Tibby.
“Non capisco perché siete venuti tutti qui?” domandò Tibby guardando il resto della classe. “Ci sono studenti di ogni anni, persino dell’ultimo anno.”
“E’ vero, ma avete saltato le lezioni?” domandò Harmony a Tim.
“No, non preoccuparti siamo giustificati tutti.” Rispose il mago.
“Ma perché siete qui?” domandò Tibby rivolta verso Herman.
“Io sono qui per te.” Disse il serpeverde. Provocando una smorfia a Terry seguita da dei mormori.
“A parte il mio caro amico, qui presente.” Disse Acrux ridendo “Siamo tutti qui per la lezione del professore Giles.”
“Per la lezione di oggi?” disse Harmony a Tim.
“Sì, ma come non lo sapete su cosa sarà la lezione?” chiese il giovane mago alle due ragazze del terzo anno.
“No, abbiamo finito di studiare i licantropi la settimana scorsa.” Disse Harmony.
“Dopo i licantropi si studiano i vampiri.” Disse Tim.
A sentire quella frase Maria si voltò il suo voltò era pallido.
“I vampiri?” disse Tibby.
“I vampiri, ma voi li dovreste già conoscere?” intervenne Harmony “Siete del sesto e del settimo anno.”
“Sì, ma il professor Giles è il massimo esperto sui vampiri, una vera autorità nel campo.” rispose Tim.
“Seguire una sua lezione sui vampiri è un evento.” Intervene Acrux. “In più firmerà dei documenti che attesteranno che eravamo presenti e questa ci darà dei crediti in più per i M.A.G.O. e per entrare nell’accademia Auror.” Poi domandò a Maria: “Tutto bene?”
“Sì, Acrux.” Rispose la corvonero, cercando di sorridere al proprio ragazzo.
“Cugino guarda.” Disse Tibby indicando con lo sguardo la porta dell’aula.
Il ragazzo seguì lo sguardo ed esclamò: “Papà.”
Draco era appena entrato e insieme con lui c’era anche Hermione.
“Pure i professori sono venuti ad assistere alla lezione.” Disse Tibby e continuò “A pensarci bene è normale che il professor Giles sia un esperto di vampiri, sta con la professoressa Ossian.”
“Fortunato, quanto mi piacere che la professoressa Ossian mi mordesse.” Disse un tassorosso del quinto anno “Gli farei bere anche tutto il mio sangue dev’essere molto eccitante, dicono che farsi mordere da un vampiro è cento volte meglio del sesso e di qualunque droga. Chi sa quante volte al giorno la Ossian morde Giles?”
Maria rabbrividì non vista da nessuno tranne che da Acrux.
“A me la professoressa Ossian fa un po’ paura.” Disse Milly “A volte a lezione i suoi occhi cambiano colore diventano castani o quasi ambra e ci guarda come se volesse mangiarci come se per lei fossimo degli Happy Meal con le gambe.”
“Laura è una persona molto dolce, Milly, non devi aver paura di lei.” Disse Harmony “La conosco da quando sono nata.”
“Ma fino a pochi mesi fa non sapevi che era una vampira.” Disse Milly.
“Sì, ma non è cambiato molto fra noi, anche se di recente i rapporti fra mia madre e lei sembrano essere molto tesi, non so cosa sia successo fra loro.” Disse Harmony.
“Secondo voi ci sarà pure la professoressa Ossian?” domandò Maria titubante.
“Spero proprio di no.” Sussurrò Milly “Mi auguro che a lezione di storia non si veda quanto mi faccia paura e che lei non lo sappia…”
“E’ molto difficile tenere nascoste delle cose a un vampiro, soprattutto se è la professore Ossian.” Disse David si era avvicinato alle spalle dei ragazzi senza farsi notare. “Hanno sensi sovraumani alcuni veramente strabiliati. Un mio caro amico riesce a leggere nella mente di quasi tutti, tranne che in quella della moglie se lei non vuole.”
“Si sposano?” domandò Tibby.
“Sì, signorina Weasley come gli esseri umani, si sposano almeno quelli stupidi e pazzi lo fanno.” Disse il professore percorrendo la classe per raggiungere la cattedra e mentre diceva: “Buon giorno a tutti, seduti per favore. Oggi c’è più gente del solito. Come sapete oggi studieremo le creature delle tenebre, i signori della notte.” E raggiunta la scrivania si voltò e disse: “I Vampiri.”
Molti studenti batterono le mani sui banchi una prassi più dell’accademia Auror che di Hogwarts.
“Grazie.” Disse il professore e sorrise “Studieremo i vampiri per le prossime tre settimane e poi avrete un test che vi fornirà il 20% del vostro voto finale per la mia materia, test che dovranno fare tutti anche chi vuole il credito. Ma avremo modo di parlarne in seguito, adesso aprite i vostri libri a pagina 897.”
Tutti gli studenti obbedirono.
“Signorina Weasley può leggere la definizione che il nostro testo dà dei vampiri?”
“Sì signore.” E s’alzò e iniziò a leggere “E’ un morto che ritorna dalla tomba per sottrarre ai vivi il sangue di cui ha bisogno per conservare una parvenza di vita fisica al suo corpo.” (Dizionario illustrato dei mostri di Massimo Izzi, Gremese editore 1989 by dalastor)
“Ok molto bene basta così, grazie.” Poi disse a tutti “Questa è la definizione generale e superficiale di vampiro. In realtà le cose sono più complicate, come sempre direi. Perché una vera e assoluta definizione di queste creature non esiste. In queste settimane analizzeremo le origini dei vampiri, le loro stirpi principali, le cose vere e le cose false sul loro conto, i principali antichi e molte altre cose. Se ci sono già delle domande, altrimenti parleremo delle origini.”
Herman alzò la mano.
“Sì, signor Zabini?” disse David.
“E’ vero signore che lei conosce personalmente il conte Dracula? Mi padre mi ha detto che siete amici.”
“E’ vero sono uno dei pochi caldi a dire di essere suo amico. Ma Dracula o meglio conosciuto come Vlad Tepes III non è un conte, ma un principe e un re, ma parleremo di lui più avanti.”
“Professor Giles?” disse Harmony alzando la mano “Vorrei sapere a che stirpe, così si dice…”
“Sì, stirpe, signorina Granger.”
“A che stirpe appartiene la professoressa Ossian?”
“Allora, parleremo delle varie stirpi, tra cui quella della professoressa di storia della magia, ma le stirpi dei vampiri sono cose a cui loro tengono molto e le tengono segrete ai più. Vi consiglio di non andare a chiederle alla professoressa la sua stirpe, o la sua età o le sue abitudini venatorie.” Disse il mago sorridendo. “Ora se non ci sono altre domande passerei alle origini dei vampiri.”
La classe rimase in silenzio.
“Bene.” Disse David e si spostò verso la lavagna dove scrisse la parola: “Vampire.”
“Il termine vampiro sembra avere origini russe da upir o oupyr, diventato poi in serbo vampir si è trasferito nel tedesco e poi nella nostra lingua. L’etimologia della parola è alquanto oscura, qualcuno pensi derivi dalla parola araba Uber strega o dalla parola lituana Wempti bere. Ma le origini di queste creature è molto più antica della parola stessa. I non-morti nascono in seno alla nostra stessa civiltà magica e babbana. Secondo una tradizione più o meno accettata da tutti i vampiri, la loro origine deriva dalla prima moglie di Adamo.” E ne scrisse il nome sulla lavagna: ‘Lilith.’
“Lilith.” Disse il professore scandendo ogni lettera. “Se ricordate la Genesi c’è scritto: ‘Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.’” E mormorò: “Viene da chiedersi come sia Dio visto che ha creato la sua migliore creatura a sua immagine e somiglianza.” Poi ad alta voce “La femmina a cui fa riferimento il versetto 27 della genesi è Lilith, creata alla pari di Adamo, una donna forte, intelligente, indipendente, la prima femminista della storia, se volete.”
Le ragazze sorrisero.
“Lilith non voleva essere sottoposta al potere di Adamo, era stata creata per essere sua pari, naturalmente l’uomo non la pensava in quel modo, credeva che la donna fosse una sua proprietà.”
“E’ molti lo pensano ancora.” Mormorò Tibby ad Harmony.
“Lilith allora lasciò Adamo e il Paradiso terrestre e neanche tre angeli riuscirono a convincerla a tornare. Allora Dio creò una compagna più docile e sottoposta all’uomo: Eva. Ma visto come è finita era meglio Lilith.”
“Professore, ma se Adamo era l’unico uomo sulla terra come ha fatto Lilith a essere la madre dei vampiri?” domandò Milly.
“Buona domanda, signorina Hubble. Trenta punti a corvonero. Secondo la tradizione o mito, la terra era popolata da demoni, sembra che Lilith concepì con loro i vampiri, solo per vendicarsi di Adamo e della sua progenie. Una cosa è certa i vampiri nascono donne, appunto da recenti studi le vampire sembrano essere più potenti dei maschi, ma non dirtelo a un vampiro.” E attivò il proiettore con un colpo di bacchetta e disse: “Adesso qualche piccola nozione più pratica.” Sullo schermo comparve una tabella divisa in due in cime a ogni colonna c’era scritto vero falso.
“Molte credenze sui vampiri sono cose inventate o informazioni sbagliate dai film babbani, ma andiamo con ordine.” Disse David alla classe e poi con una presa una le indico con la bacchetta che proiettava una luce rossa, simile a un puntatore laser.
“Allora.” Disse, puntò la luce sulla prima riga dei falsi e lesse: “I vampiri temono la luce del sole.” Si fermò un attimo e disse: “E’ falso, questa è una credenza nata con il cinema. Non si bruciano e non diventano cenere alla luce del sole. Sono creature notturne come i pipistrelli o i gufi, ma non per questo non sono attivi di giorno, posso essere anche più deboli, ma restano pericolosi. Una luce troppo forte può bruciar loro gli occhi o può ustionargli la pelle o anche farli brillare; ma non li uccide, molti per questo usano lenti annerite sul fuoco o occhiali da sole molto scuri.”
David vide la mano alzata di Harmony e disse: “Sì, signorina Granger.”
“Allora un buona difesa può essere l’incantesimo Lumos?” Domandò la giovane griffondoro.
“Sì, signorina Granger, brava trenta punti a grifondoro.” Disse David, molto compiaciuto.
La ragazza sorrise felice e come anche Hermione e tutti grifondoro furono soddisfati.
“Gli incantesimi di luce come il Lumus possono essere efficaci, ma vi danno solo qualche secondo di vantaggio. Per il resto molti incantesimi e perfino le maledizioni sono inutili contro i vampiri, soprattutto se sono gli antichi, cioè se hanno superato il secolo. Ma di come affrontare un vampiro s’occuperà il professor Potter nella sua lezione.” Puntò il raggio sulla colona dei veri e lesse: “I vampiri non possono entrare in case se non invitati.” E continuò dicendo: “E’ vero, su questo i film hanno ragione, ma ci sono delle cose importanti da ricordare l’invito deve venire dal padrone della casa o da un membro della famiglia, questo vuol dire un vampiro non può entrare se è invitato da un ospite, ma vuol dire anche che una casa abbandonata da molti anni o posti pubblici non offrono nessuna protezione. Una volta invitato un vampiro, questo potrà entrare sempre entrare senza nessun problema. Ma è importante che per fornire protezione la casa deve rimanere in piedi. Ho visto vampiri distruggere abitazioni dove non erano stati invitati e per poi uccidere tutti gli occupanti.”
Passò alla colona dei falsi: “Croci e simboli sacri, acqua santa e ostie.” E disse “In molti film si vedono i vampiri avere paura o provare dolore di fronte a delle croci, o bruciarsi con dell’acqua santa. E’ solo una invenzione, nessun simbolo può fermali come neanche la fede fa niente. Una volta ho incontrato un prete cacciatore di vampiri lui sosteneva che la croce non basta, ma ci voleva la fede e se un cristiano veniva ucciso da un non-morto voleva dire che la sua fede non era abbastanza forte, naturalmente quel prete è stato ucciso.”
Dopo qualche secondo di pausa David continuò, puntò la luce sui veri e disse: “I vampiri non posso attraversare l’acqua corrente.” E disse: “Con acqua corrente si definisce acqua che scorre, come quella di un fiume, di un lago o di un mare. Acqua come portatrice di vita e simbolo di purezza rigetta la presenza del vampiro. Eccezioni sono: le paludi, gli acquitrini, le sabbie mobili.”
“Professore.” Disse un corvonero alzando la mano “E’ vero che si possono trasformare in pipistrelli, come accade in molti film e storie?”
“Mmmm, non tutti, alcuni sono in grado di farlo più o meno come noi maghi siamo in grado di diventare animali se siamo animagus. Alcuni vampiri possono persino diventare invisibili o nebbia, e possono controllare la mente di alcune creature come i pipistrelli, i lupi o i serpenti. Molto però dipende dalla stirpe a cui appartengono.”
“Professor Giles.” Intervenne Tim “Puoi dirci come possiamo affrontarli se dobbiamo combatterli?”
“Anticipi un po’ le cose signor Drake, ma ok. Armi efficaci sono paletti di legno, di qualunque tipo, meglio se molto resistenti, molti tra i migliori cacciatori di vampiri usano paletti in teak, legno molto duro d’origine orientale. Poi c’è argento che brucia loro la pelle e le carni, poi c’è l’aglio di cui odiano l’odore.”
Dopo aver risposto alla domanda, David spense il proiettore e andò davanti alla cattedra, e disse: “Adesso come ultimo argomento per la lezione di oggi, parleremo di come nasce un vampiro, cioè del cosiddetto bacio nero. Il vampiro per prima cosa beve tutto il sangue della vittima, poi prima che muoia gli dona il suo sangue, ma questo non basta, per diventare un vampiro la persona deve avere in se una parte oscura molto forte, altrimenti morirà definitivamente invece di resuscitare tre giorni dopo e iniziare la sua non-vita.”
L’ora suonò e David congedo tutti e dicendo: “Mille parole sui modi per individuare un vampiro. Non meno di mille, mi raccomandò.”
Gli studenti uscirono in ordine erano stati entusiasti della lezione. Mentre il professore si preparava per andare, Maria gli si avvicinò e gli domandò: “Posso parlare un momento?”
“Sì, certo Signorina Fleed.”
La ragazza aspetto che tutti uscissero e domandò: “Vorrei sapere una cosa sulla lezione di oggi.”
David sorrise e tenendo gli occhi bassi iniziò a raccogliere i libri le domandò: “Dimmi pure?”
La ragazza sospirò e disse: “Il loro morso provoca dolore?”
A quelle parole il sangue si congelò nelle vene di David, lui alzò lo sguardo e le domandò calmo: “Perchè vuoi saperlo?”
“Ehm…” rispose la ragazza pallida “Mi madre è stata uccisa da uno di loro durante la guerra. Volevo sapere se ha provato dolore? Professore lei è stato morso, non vero?"
“Sono stato morso solo una volta, ma non ricordò nulla. Maria posso dirti che non ha sofferto. Sai chi è stato?”
“Sì, il suo nome era Meinster, lo conosce?”
“Non proprio. E’ morto, morto definitivamente.”
“Come lo sa?” domandò la strega.
“Perché sono stato io a porre fine alla sua non-vita.”

Il giorno dopo.
“Sapevo che non ti perdevi l’allenamento di Grifondoro.” Disse Ron sorridendo mente si avvicinava a Harry sugli spalti del campo, e raggiunto l’amico gli domandò: “Come gioca Harmony?”
Potter sorrise e rispose: “Bene, è veloce, agile, ma è un po’ spericolata.”
“In pratica come te quando giocavi. Ti manca mai?”
“Ogni giorno, credo mi mancherà sempre. Sono contento per Harmony, sia la terza generazione di Potter che fa il cercatore per grifondoro. Ma tu dovresti saperlo meglio di me anche Tibby gioca e da quello che vedo è molto brava.”
“Sì, ma lei è una cacciatrice, com’era Ginevra, è un peccato che i portieri sono solo uomini. Mi auguro che il piccolo Harry difenda gli anelli come suo padre.”
“Credo che il mio figlioccio, visto il nome diventerà un cercatore.” Disse Harry ridendo.
“Miseriaccia, amico non scherzare su questo.”
In cielo, Tibby si avvicinò ad Harmony e le disse: “Guarda come se la ridono quei due.”
“Weasley, Granger. Non fermatevi!!” gridò avvicinandosi in volo Faith Baston la caposquadra “Harmony ti voglio tutto uno con il manico di scopa, devi fare virate più precise e tu Tibby punta all’anello più alto.”
“Ok, capitano.” disse Harmony.
“Sì, Baston.” Rispose Tibby e volando via.
“Ah Harmony, mi piace la tua maglietta, incuterà timore agli avversari.” Le disse Faith.
“Grazie.” Disse la cercatrice sorridendo prima d’allontanatasi distante una ventina di metri. Aveva indossato la maglietta che le aveva regalato Harry a Natale, cioè quella che indossava lui durante il torneo tre maghi.
“Weasley e Pevensie, noi cacciatori ci prepareremo sui tiri. Tim sei pronto?”
“Certo, capitano.” Disse il grifondoro volando agli anelli. “Avanti potete tirare.”
“Sarà interessante vedere Tim in porta.” Disse Harry a Ron.
“Lo so è bravo, ma vedremo come se la cava contro la mia piccola Tibby.”
La strega tiene stretta la pluffa e vola verso la porta, riuscendo a evitare i bolidi scagliatele contro dai due battitori.
“Cercate di tirare meglio.” Gridò Faith “Come pensate di poter colpire uno come Parkinson di serpverde.”
Tibby s’avvicinò ai cerchi e scagliò la pluffa, il tiro era a effetto, molto angolato e veloce, e sembrava che avrebbe infilato il cerchio di destra, ma al ultimo minuto Tim fermò la palla con una mano sola.
“Miseriaccia.” Mormorò Tibby tra i denti.
“Ottimo tiro, Tibby.” Le disse Tim.
“Sì, ma non abbastanza da segnare.” disse la strega un po’ contrariata e tornò al centro del campo.
“Tocca a te, Will. Sei pronto?” le gridò Faith Baston.
Will si limitò a annuire e partì. Era più veloce di Tibby, le sue virate erano rapide e precise, evitava i bolidi all’ultimo secondo, e si trovò davanti ai cerchi a Tim, la distanza fra loro era almeno il doppio di quella di Tibby.
Il cacciatore tirò, un tiro potente, preciso verso il cerchio di sinistra.
Tim volò, ma quando era sul punto di prendere la pluffa, questa cambiò trattoria verso il basso, ma anche se sorpreso il portiere di griffondoro con un calcio salvò il suo cerchio da un gol, mandando verso l’alto la palla e recuperandola subito dopo.
I due ragazzi si guadarono e si sorrisero.
“Merlino che tiro e che parata.” Esclamò Ron “Non sono sicuro che io lo avrei preso complimenti a quei due, quest’anno Griffondoro ha una squadra per vincere, forse meglio della nostra, Harry.”
“Come sì chiama quel cacciatore? E’ la prima volta che lo vedo?”
“E’ Will Pevensie, un bravo ragazzo.” Rispose Ron e vide la figlia di nuovo pronta e allora gridò: “Forza Tibby, questa volta ci riesci ne sono sicuro. Farlo nero!!”
Tibby si voltò e sorrise salutando il padre con una mano, ma più in alto sempre sugli spalti vide un ragazzo e una ragazza sdraiati che si baciavano appassionatamente. Quando lui s’alzò per riprendere fiato, Tibby lo riconobbe subito, il giovane mago era Terry Mcginnis, mentre la ragazza era Katie Miller, una serpeverde del sesto anno. Lei tirò a se la testa del ragazzo e sembrava volergli divorare il viso a forza di baci.
“Ma…” mormorò la Weasley e sentì crescere in lei un qualcosa di molto simile alla gelosia.
“Weasley muoviti!” le gridò Faith.
Ancora confusa Tibby presa la pluffa, volò in direzione dei cerchi, ma non riusciva a smettere di pensare a Terry che baciava un’altra, fu colpita da un bolide, riuscì a non cadde, ma perse la palla.
La rossa si riprese, ma il suo sguardo con prometteva niente di buono, allora Faith le volò vicinò e le disse: “Ok, non fa niente...”
“Grazie.” Mormorò Terry all’orecchio di Katie.
“A cosa servono le amiche e le ex, allora?” rispose lei rimettendosi a posto i capelli ambrati “Certo che devi proprio essere cotto per fare tutto questo per conquistarla o è solo uno dei tuoi tanti trofei.”
“No, non questa volta.” Disse il tassorosso mettendosi seduto e guardando Tibby.
“Però vorrei essere al suo posto nel tuo cuore intendo.”

“Secondo me, Harry, tu ed Hermione avete bisogno di una vacanza.” Gli disse Ron mentre i due erano rientrati a scuola e camminavano fianco a fianco per i corridoi.
“Ma scherzi?!!” esclamò il mago “Con i nuovi mangiamorte in agguato e una provabile terza guerra all’orizzonte.”
“Appunto per questo, i mesi che verranno potrebbero essere duri, una vacanza potrebbe essere un’idea, approfitta del momento tranquillo, visto la batosta che i servi di Voldemort hanno avuto a Hob's Lane. Sono sicuro che non si sono ancora ripresi.”
“Mmmm, forse non hai torto, Ron…”
“Raramente ho torto, amico mio.”
“Vogliamo parlare di un torneo tre maghi quando avevamo quindici anni?”
“Il tuo problema, Potter è che vivi nel passato.” Disse Ron per poi mettessi a ridere, imitato dall’amico che gli dava delle pacche sulle spalle.
“Ok, adesso torniamo seri.” Propose Harry “Ma dove possiamo andare io ed Hermione? Sempre se lei vorrà venire?”
“Io e i miei fratelli abbiamo un posticino tranquillo, una baita poco distante da un villaggio babbano e molto adatto per weekend romantici, si possono fare attività all’aperto, ma soprattutto al chiuso, capito?” disse Ron con uno sguardo carico di sottointesi.
“E’ un bel posto?”
“Molto bello, la baita è sul limitare di un bosco, è isolata, ma non distante dal villaggio, un sogno. Ehm io e Luna abbiamo concepito lì Tibby.”
“Non avevo bisogno di tanti particolari. Lo proporrò a Hermione.”
“Mi raccomandò divertiti.”
“Sai ho la sensazione che tu non sia cresciuto molto da quando eri un adolescente.”
Ron sorrise e disse: “Ora scusa professor Potter, ma ho una lezione che mi attende.”
“Sì, professor Weasley. Ci rivediamo a cena.”
Il rosso cambiò strada per dirigersi verso il cortile esterno, mentre Harry continuò per il corridoio destinazione l’aula di trasfigurazioni.
Arrivò davanti alla porta dell’aula appena in tempo per la fine della lezione, trovandosi a farsi travolgere da tutti gli studenti del primo di griffondoro e serpeverde in uscita, molti lo salutarono, cordialmente. Harry era uno dei professori più amati, e la sua porta era sempre aperta, come insegnate aveva preso ad esempio Silente e Remus, ma anche l’approccio pratico del falso Alastor al quarto anno.
Entrò il classe e vide Hermione un po’ stanca che in fondo all’aula metteva a posto alcuni oggetti e prendeva un paio di libri.
La professoressa era talmente distratta che neanche s’accorse della presenza di Harry, fin quando non vide una mano veloce prenderle i libri dalla cattedra.
Allora sorrise e salutò: “Ciao Harry.” E subito dopo si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Ciao, Hermione. Lo sai che mi piace quando fai quel gesto con i capelli.”
“Qual è?” Domandò la strega incuriosità.
Harry la strinse a se e le sussurrò: “Quello di sistemarti i capelli, è molto dolce, lo facevi sempre da ragazza mentre studiavi, soprattutto se quello che leggevi ti piaceva molto.”
“Non me ne sono mai accorta.”
“Fai anche altre cose per esempio, mi piaci quando ti porti la matita alla bocca o quando la mettevi tra i capelli eri molto dolce. Sai che anche Harmony fa le stesse cose?”
Hermione sorrise e gli rispose: “No, tieni d’occhio nostra figlia.”
“Mi conosci tengo sempre d’occhio ciò a cui tengo.”
“Harry, in tutto questo tempo non mi hai ancora baciata, non sono un ragazzina, ma sai com’è.”
“Ok, professoressa Granger, non sia mai che mi togli dei punti.” Disse il mago sorridendo e la baciò in modo passionale.
Finito il bacio, i due si diressero verso l’uscita, Harry portava i volumi a Hermione, che lo guardò, sorrise e pensò: “Come da ragazzo, quando mi aspettava fuori dall’aula di Artimazia.”
I due si trovarono entrambi nei corridoi.
“Hermione?”
“Sì?”
“Cosa ne dici se andiamo da qualche parte per il prossimo weekend?”
“Andare dove?” domandò Hermione.
“Ron mi ha consigliato una baita…”
“Non so, forse non è una buona idea con i mangiamorte la fuori.”
“Ho detto lo stesso a Ron, ma non cascherà il mondo se io e te manchiamo per un weekend, ne abbiamo bisogno.”
“Cosa sai di questa baita?” domandò Hermione.
“Il nostro amico dice che è un posticino molto romantico, vicino a un piccolo villaggio babbano, ma è anche un po’ isolata. Potremo divertici fare qualche passeggiata, io potrei guardati leggere alcune tue ‘letture leggere’. Ci divertiremo. Dai signorina Granger?”
“Mmm” mugugnò la strega pensandoci su “Ok Signor Potter mi hai convinto, andiamoci.”
Harry sorrise e l’abbracciò forte a se con entusiasmo.
“Harry, Harry!!” esclamò Hermione ridendo “Piano mi fai girare la testa.”
Il mago si fermò.
“Lo sai, a volte mi sembri un bambino. Ehi ma che vestiti dobbiamo portare?”
“Vestiti? A cosa ci serviranno i vestiti.” Le sussurrò Harry al orecchio.

Due giorni dopo, Hermione era nella sua stanza e preparava un borsone.
“Allora cosa farai, durante la mia assenza?” domandò alla figlia mentre Harmony si provava un vestito della madre, tenendolo con le mani, davanti allo specchio.
“Mmm, è carino questo, me l’ho presti?” domandò la streghetta.
Hermione sorrise dolcemente e rispose: “Ok prendilo, ma è un prestito non è che poi devo venire a riprendermelo nel tuo dormitorio.”
“Va bene, mamma.” Disse la ragazza senza smettere di guardare la propria immagine riflessa.
“Volete che vi lascio soli tu e lo specchio?”
“Come mamma?” domandò voltandosi la piccola Granger.
“Sembra che tu stia davanti allo specchio del Brame. Non mi dire che ho cresciuto una nuova Lavanda Brown?”
“Chi? Di solito divido lo stesso specchio con altre venti ragazze.”
“Queste si che sono prove che fanno crescere.” Disse la madre mettendo i vestiti nella valigia. “Che temprano il carattere di una giovane strega.”.
“Chi è Lavanda Brown?”
“Lasciamo perdere.”
“Mammy, sei strana per questo weekend. Non è esagerato preparare la valigia due giorni prima della partenza?” Disse la streghetta lasciando finalmente specchio e vestito, per mettersi seduta sul letto vicino alla bagaglio ancora aperto.
“Sai che mi piace essere previdentre.” Rispose Hermione.
“Io direi strana in certe cose.”
“Grazie. A proposito di stranezze cosa farai mentre sarò via?” domandò Hermione sollevando lo sguardo e guardando la figlia con aria indagatrice.
“Niente d’importante.” Rispose la figlia con aria innocente.
“Harmony.”
La quattordicenne sorrise e disse: “Mi godrò un po’ di solitudine dormendo qui da sola, e comprerò una cena indiana, leggerò finirò l’Ulisse di Joyce.”
“Tutto qui? Ok va bene. Mi raccomando dopo la cena indiana dai fuoco alla stanza per far sparire l’odore. Non farai altro per tutto il weekend? Per esempio una festa che distrugga tutto con un orgia e messa nera. Ricordati di pulire il sangue dopo.”
“Ma che razza di adolescenza hai avuto. Scherzi a parte, forse io e Tibby organizzeremo un pigiama party.”
“Va bene, ma rimetti a posto dopo la lotta nel fango.” Disse chiudendo la valigia. “Ah non stancare troppo Tim forse lunedì lo interrogò.”
“Mamma!!” esclamò Harmony arrossendo e tirando un cuscino addosso a Hermione, mentre se la rideva.
Mentre madre e figlia si divertivano, sentirono un potente allarme risuonare in tutta la scuola.
“Ma cos’è?” domandò la ragazza.
“E’ l’allarme incantesimi pericolosi!! Dev’essere successo qualcosa. Dio Harry.” Quasi gridò Hermione.
Le due streghe uscirono alla stanza e videro Neville anche lui correre per il corridoio dell’ala dei professori.
“Che succede? Ci stanno attaccando?” domandò la strega all’amico.
“Credo di no, Hermione. E’ l’allarme per gli incidenti magici.”
“Harmony vai fuori, non restare fra i piedi.” Disse la madre alla figlia.
“Non se ne parla, non ti lasciò. Dovresti saperlo?”
“Merlino più tempo passa…” cercò di dire Neville.
“Sì, lo so, più tempo passa più assomiglia ad Harry, e non so se devo ammirarla o odiarla per questo. Forza andiamo a vedere.”
Usciti dall’ala dei professori i tre si ritrovarono in un caos, molti studenti cercavano di raggiungere le uscite nel modo più veloce possibile per fortuna le norme antincendio funzionavano abbastanza bene con i prefetti e i capiscuola che facevano il loro dovere.
Harmony vide per un istante Tim a coordinare, diversi studenti e portava in braccio una ragazzina del primo anno che si era rotta una gamba.
“Il tuo ragazzo ha l’istinto dell’eroe.” Esclamò Hermione alla figlia, mentre si facevano largo tra il fuggi fuggi generale.
Neville vide un ragazzo leggermente ustionato correre, lo fermò e gli domandò: “Che succede?”.
Lo studente del terzo anno di Tassorosso gli rispose tossendo: “Professor Paciock! C’è stato un incidente, un fuoco magico, poi non ho più visto nulla.”
“Sì, ma dove? Dov’è successo, Ross?” lo incalzò il professore di erbologia.
“Nell’aula di pozioni.”
“Oh Merlino, figlio del diavolo!!” disse Neville “Ross esci e cerca l’infermiera Parkinson per farti curare le ferite.”
“Quanti eravate dentro l’aula?” domandò Hermione.
“Una dozzina, professoressa, non c’era lezione. Chi faceva i compiti, chi esperimenti, c’era pure il professor Malfoy.”
“Draco? E’ ancora li dentro?” domandò la strega.
“Non lo so, forse rimasto con gli altri.”
“Vai via, e chiama aiuto.” Disse Neville mentre lui, Hermione e Harmony si dirigevano verso l’ingresso per i sotterranei.
Lì c’erano alcuni studenti che tossivano e altre che salivano le scale.
Stavano per scendere quando sentirono due voci chiamarli: “Hermione, Neville.” Erano Ron e Harry.
“Che miseriaccia succede qui? Sembra uno degli scherzi di Fred e George?”
“No, Ronald, c’è stato un incidente in nell’aula di pozioni.” Rispose Hermione.
Harry era solevato a vedere che entrambe le ragazze Granger stavano bene. “Ho temuto per il peggio.” Disse “Ho pensato a un attaccò di mangiamorte. Ero preoccupato.”
“Stiamo bene, ma dobbiamo scendere la sotto. C’è pure Draco.” Disse Hermione.
“Dannazione che aspettiamo?” disse Harry, ma guardò per un istante Harmony “Non tutti. Tu vai fuori di qui.”
“Ma Harry potrei esservi d’aiuto?” Disse la giovane strega.
“Niente ma, signorina, è un ordine, fuori di qui! Ci potrebbe essere qualcuno ferito rimasto nelle aule vai a vedere, ma cosa più importante ti voglio il più possibile lontano di qui.” disse Harry con tono autoritario come se avesse dato un comandò a un suo soldato invece che ha sua figlia.
Harmony anche se a malincuore gli obbedì: “Sì, signore.” E se ne andò di corsa.
“Wow, a me non obbedisce più così.” Disse Hermione sorridendo accanto al mago che amava, mentre tutti scendevano le scale.
“La volevo solo lontana dal pericolo, lo direi anche a te se non sapessi che non funzionerebbe.”
La strega stava per rispondere, ma qualcuno aprì la porta dall’aula pozioni e Draco uscì barcollando, intossicato e delirando: “I ragazzi, i ragazzi sono la dentro, moriranno, …moriranno. Non ci sono riuscito… quattro sono…” e si aggrappò ad Harry per poi cadere a terra e disse: “Harry devi aiutar...”
“Stai calmo, amico mio, li salveremo tutti, non temere.” Disse Potter aiutando Draco a mettersi seduto con le spalle al muro.
“Harry!!” disse Hermione.
Dall’aula di pozioni usciva una fitta e intensa nebbia grigioverde.
“Ti ricordi come si fa un incantesimo testabolla?” domandò la strega.
“Certo, ma…” cercò di dire il mago.
“Niente ma, vienimi dietro.” Disse la strega ed evocò una bolla gelatinosa intorno alla sua bocca e al suo naso.
“Avremo solo un ora, forse meno.” Disse Harry e anche lui evocò l’incantesimo.
Hermione annuì, durante il testabolla non si poteva parlare.
Harry fu il primo a entrare seguito da Hermione, tutta l’aula era immersa in quel vapore verdastro, gli occhi ebbero bisogno di qualche secondo per abituarsi a quella oscurità.
I movimenti era ritardati, bloccati ci si muoveva a fatica a camminare, come se l’aria fosse densa come olio.
“Ho sempre odiato questa aula, come odiavo Piton.” Pensò Harry guardandosi intorno e vide un serpeverde svenuto tra i banchi, lo indicò a Hermione e con lei lo presse, e lo portato fuori.
Il ragazzo tossì e vomito, ma stava bene, aiutato da Neville, che per fortuna non si separava mai dalla sua borsa da guaritore.
Neville annuì ad Harry facendogli capire che il giovane mago non correva rischi.
E Harry ed Hermione rientrarono nell’aula, questa volta Hermione vide una ragazza di corvonero e Harry un ragazzo della medesima casa.
Il mago prese il ragazzo sulle spalle e la strega aiutò la corvonero e fu solo allora che la riconobbe era Maria Fleed. Riuscì con sforzo a portala fuori.
Fuori dall’aula, Maria non si svegliava, e anche l’altro corvonero non riprendeva i sensi, nonostante Neville aveva tentato un massaggio cardiaco.
“Respira, dannazione!!” disse Neville “Mille e uno, mille e due, mille e tre.” E praticava il massaggio “Respira per Merlino!! Respira. Non darla vinta alla baldraca.”
Era una espressione che Neville aveva sentito usare a uno migliori medici del San Mungo, il guaritore Benjamin Franklin Pierce, quel mago gli aveva insegnato tante cose e lo aveva spinto a diventare un guaritore dopo la guerra. La puttana per Pierce era la morte, per lui la vita di ogni giovane auror o mangiamorte era importante, una questione personale, una vita da sottrarre agli artigli della morte.
Pierce era morto quasi a guerra finita, ucciso da un mangiamorte adolescente al quale gli aveva salvato la vita, era stato uccisso solo perché il guaritore era nato babbano.
Il ragazzo tossì e aprì gli occhi e disse: “Professore?!... Ma cosa…” tossì “E’ successo?”
“Stai tranquillo, ora stai sdraiato non ti muovere.” Disse Neville alzandosi, per prestare soccorso a un altro ragazzo appena portato fuori.
Neville controllò il battito cardiaco con l’incantesimo adatto, ma il cuore non batteva, allora senza aspettare un secondo puntò la bacchetta e disse: “Merlino, quanto odio farlo.” E gridò: “Crucio.”
Il corpo del ragazzo tremò, più volte, e dopo due maledizione. Neville rincontralo il battito e sorrise, il cuore aveva ricominciato a battere.
La porta dell’aula di pozioni s’aprì nuovamente ed Hermione e Harry uscirono portando Maria e un altro corvonero.
In quel momento arrivò dal corridoio pure Tim Drake. Il mago domandò: “Posso aiutarvi?”
Harry scosse il capo e gli fecce segno di restare lì ad aiutare Neville e con Hermione rientrò nella classe.
Tim guardò la porta dell’aula richiudersi e sentì la voce di Neville dire: “Fanno sempre quest’effetto.”
“Cosa?”
“Sono le persone più coraggiose che io abbia mai conosciuto. Non si fermano mai, non s’arrendono mai.” Disse il guaritore mentre apriva la camicia del corvonero.
“Coso devo fare, professore?” domandò Tim.
“Conosci il pronto soccorso?”
“Sì.” Mormorò il ragazzo un po’ turbato.
“Allora muoviti, Drake.” Ordinò Neville.
“Ma…”
“Drake, non c’è tempo, farle la respirazione artificiale, se la sai fare?”
Il giovane mago guardò Maria svenuta sul pavimento, la mente di Tim tornò a un anno prima, il giorno dell’attentato a Hogsmeade, il giorno in cui Stefany e il suo miglior amico Conner erano morti. Aveva trovato Stefany sulla strada riversa al suolo ancora viva, ma ferita gravemente. Il ragazzo aveva cercato di praticarle la respirazione bocca a bocca, ma era stato tutto inutile.
“Tim, puoi farcela.” si disse. “Devi farcela, devi salvarla.” Il grifondoro scacciò dalla mente ogni pensiero, ogni ricordo e con il pollice e indice della destra chiuse il naso di Maria e soffio dentro la bocca di lei. Poi le apri la giacca e la camicia praticandole un massaggio cardiaco e contando: “Mille e uno, mille e due, mille e tre.” Disse lui e tornò a farle la respirazione artificiale.
Dopo poco Maria si riprende, aprì gli occhi e vide Tim ancora intento a farle la respirazione.
Il giovane mago allora la lasciò e le sussurrò: “Tutto bene?”
“Ehm sì, ma cosa è successo? Non ricordo...” disse la giovane strega che istintivamente si toccò le labbra.
“Un'esplosione durante l'ora di pozioni, non so altro. Ehm scusami...” disse un po' rosso in viso il ragazzo, e abbassò gli occhi.
Solo allora la strega notò lo stato in cui si trovava e chiuse veloce la camicia, era rossa come un peperone.
“Scusa...” mormorò lui allontanandosi da lei.
“Ehm grazie, Tim” mormorò la streghetta intimidita.
Lui si limito a sorridere.
“Stano li dentro da troppo tempo.” Disse Neville guardando la porta dell’aula. “Tim, signorina Fleed, prendetevi cura dei vostri compagni e del professor Malfoy. Io devo…”
Dentro l’aula, Harry ed Hermione avevano iniziato a subire gli effetti del gas. Harry vedi Hermione cadere inginocchio vicino a un ragazzo, e cercò di chiamarla, ma l’incantesimo testabolla, non lo permetteva. La strega alzò lo sguardo dolorante, respirava a fatica, ma lo guardò e cercò anche lei chiamarlo e di dirgli che doveva prendersi cura di Harmony e allora cadde al suolo. Harry cercò di raggiungerla, ma si ritrovò inginocchio e sentiva di star per prendere i sensi, il suo ultimo pensiero coerente fu per Hermione. Quando si sentì preso da due braccia che sembravano d’acciaio, si voltò e vide Rigel che lo sosteneva.
Dopo aver visto la Black, Harry guardò dinnanzi a se e vide che Hermione e il ragazzo erano aiutati da Laura. La vampira riusciva senza sforzo a sostenere la strega e portare su una spalla lo studente svenuto. Dietro Harry e Rigel, c’era David che aiutava gli ultimi due studenti. I tre erano appena entrati privi del testabolla.
A quel puntò Harry perse i sensi e si risveglio sentendo la voce di Draco: “…Passerete un mucchio di tempo in cucina, saranno contenti gli elfi domestici a poter dare ordini a qualcuno.”
Harry si trovava in un letto d’infermeria e subito si guardò intorno, e vide Hermione che dormiva nel letto alla sua destra.
Poco distante due studenti entrambi a letto dicevano: “Ma professore Malfoy...”
E uno aggiunse: “Mio padre sarà informato.”
“Bene ne sarà contento, Dee. Se dite anche solo un’altra parola le due settimane diventano tre o quattro e ringraziate Albus Silente che ha messo la regola che noi professori non possiamo usare la trasfigurazione per punire gli studenti, altrimenti vi avrei trasformato...”
“…In un furetto.” disse Ron appena entrato, in compagnia di Ginny, Luna, Tim, Harmony e Tibby.
Alle parole del rosso Hermione si svegliò e vide subito Harry sorriderle.
“…In un topo.” Disse Draco sorridendo a Ron.
“Stessa famiglia.” mormorò il roso.
Intanto Harmony era corsa dalla madre abbracciandola e le disse: “Mamma, mamma. Mi hai fatto prendere un colpo.” Poi la ragazza al padre: “Anche tu Harry.” Poi a entrambi “Lo volete capire che sono io l’adolescente, io faccio le sciocchezze non voi. Razza di stupidi.”
Harry ed Hermione si guardarono e iniziarono a ridere.
“Vi voglio bene.” Disse la streghetta e dopo aver abbracciato la madre si getto su Harry e gli diede un bacio sulla guancia.
“Siete la spina nel fianco della mia casa.” disse Draco “Come vi è saltato in mente di cercare di fare la pozione dei desideri. E’ impossibile.”
“Mi ricordano qualcuno.” Mormorò Ron.
“Cosa volevano fare?” domandò quasi gridando Hermione. “Siamo fortunati che non è esplosa l'intera scuola.”
“Pozione dei desideri?” domandò Harry a bassa voce alla strega.
“Dovresti tornare a studiare pozioni. Come dice il nome è una pozione che realizza i desideri.” Rispose lei “E’ impossibile da preparare, si conoscono gli ingredienti, ma neanche Nicolas Flamen ci è riuscito mai, perché la temperatura dev’essere molto alta, anche se per solo un istante.”
“Hermione sei sempre la migliore.” Disse Harry sorridendo. “Certo che poter realizzare i propri desideri è come avere un genio della lampada o lo specchio delle brame.”
“Harry, non giustificargli, potevano far saltare l’intera scuola.”
Harry sorrise e mormorò a Hermione: “Io vorrei poter tornare indietro e poterti amare da ragazzo, invitati ai balli, tutto senza Voldemort.”
“Wow, sarebbe bello.”
“Cosa mamma?” domandò Harmony.
“No, niente, piccola.” E poi a basa voce ad Harry “Lo vorrei anch’io.”
“Mamma?” esclamò la figlia.
“Sì, Harmony?”
“Ma partirete lo stesso per il weekend?” domandò la giovane strega.
“Ti vuoi sbarazzare di me, signorina?”
“Non è questo, o meglio un po’ è questo. Ma tu e Harry vi meritare una vacanza.”
“Ha ragione, Granger.” Intervenne Harry e poi domandò a Neville che stava seduto su un letto vuoto: “Io ed Hermione possiamo partire domani per il nostro weekend?”
“Ho già fatto tutti gli esami, siete a posto, nessun problema, amico. Andate e divertitevi.”
Ron si avvicinò al letto di Harry e gli mormorò: “Sì, divertitevi e cercate di tornare in tre, come abbiamo fatto io e Luna.” E fece l’occhiolino al suo migliore amico.
“Sei sempre il solito.”

Qualche oro più tardi, Hermione cercò Laura sulla mappa del malandrino, la vampira si trovava nella stanza delle necessità. Raggiunto il settimo piano, le porte del luogo più magico della scuola si aprirono, la vampira si stava allenava con una katana, ma si fermò non appena la strega varco la soglia della stanza, e salutò: “Ciao, Hermione.” E rinfoderò la lama giapponese per poi appoggiarla a una sedia.
“Ciao. Una Katana?” mormorò Hermione avvicinandosi all’amica e prendendo la spada. “Pensavo usasi solo la spada della tua famiglia?”
“E’ andata in pezzi durante la battaglia al cimitero. Questa è la mia nuova spada, un regalo di David” rispose lei sorridendo, ma senza guardare Hermione.
“Mi spiace era un ricordo di tuo padre, della tua vita umana.”
“Sì.” mormorò la non-morta con un filo di voce. “La spada della mia famiglia mi aveva accompagnato in tutte le mie guerre, quelle che combattevo per mia scelta e quelle in cui mi ci sono trovata in mezzo, ma a quanto pare non era adeguata per le battaglie che verranno.”
“E noi lo siamo, Laura?”
“Dobbiamo esserlo.” Disse dolcemente la vampira, che si voltò verso la strega.
“Volevo ringraziarti per avermi salvato.” Disse Hermione sorridendo.
Laura la imitò e rispose: “Sei una mia amica, la mia migliore amica.”
“Ma di recente non mi sono comportata come tale, mi sono arrabbiata dopo aver scoperto i marchi di David…”
“I Marchi.” Mormorò Laura tristemente e poi sospirò “Non avevo scelta, senza i marchi sarebbe morto, non era ancora immortale. Hermione non ci sono stati altri marchiati, e mai ce ne saranno.” e aggiunse: “Sono una vampira.”
“Lo so…”
“No, non lo sai.” Disse Laura guardandola negli occhi. “Io sono una predatrice, uccido per continuare una eterna parvenza di vita per non cedere alla morte. Alla morte io offro la vita, vita calda e ricca e rossa. Non hai idea di cosa si provo, ogni giorno a lezione o mentre cammino per i corridoi sento il vostro odore, l’odore del sangue, soprattutto degli studenti.” Laura distolse la sguardo. “Sento, desidero il sangue della tua Harmony…”
“E’ vero, non so cosa vuol dire essere una vampira, non so cosa sia la vostra sete rossa, ma so che tu non faresti mai del male a mia figlia.” Disse la strega. “Quando tu sei rimasta con me a Howl so che l’hai fatto anche per difendere me e Harmony. Sentirti vicina era importante, con te non dovevo mentire su cosa ero, su chi ero. Quando mi sono resa conto dei marchi è stato come se non ti avessi mai conosciuta. Perché mi hai tenuto nascosto questa parte di te, Laura? Non ti fidavi di me?”
“Io avevo paura.” rispose titubante la non-morta “Non volevo mentirti, Hermione, ma le persone hanno paura di me. Non volevo perderti come amica, sono rimasta per decenni completamente sola e poi c’è stato David, ma non avevo mai avuto vere amiche, l’ultima che ricordò mi ha tradito durante la guerra. Poi siete arrivate tu e Harmony, mi sono sentita parte di qualcosa, come di una famiglia. Ma aveva paura che se mi vedevi per cos’ero in realtà mi avresti considerato un mostro, dopo tutto io lo s…”
“Non sei un mostro.” La fermò Hermione “Tu sei la mia migliore amica, e sei sempre stata dolcissima con Harmony. Ricordi che da piccola ti chiamava Lau, eri così tenera con lei e poi due anni fa le hai insegnato la trigonometria e per questo non ti ringrazierò mai abbastanza.” E sorrise.
Laura la imitò e disse: “La odiavi proprio.”
“Dai tutta quella roba di seno e coseno, tangenti.” Disse la strega. “Per me è anche ambigua.”
“Ti va di fare un piccolo duello di magia? Abbiamo la stanza delle necessità tutto per noi.”
“Mi stai sfidando, Ossian?”
“Sì, proprio così, voglio vedere se posso battere il numero due dei grifondoro.”
“Come vuoi, corvonero.”
Hermione estrasse la bacchetta, mentre Laura s’avvicinò alla sedia e prese la bacchetta dalla tasca interna della sua giacca di pelle.
“Sono pronta? A te la prima mossa.” Disse la vampira, mettendosi a circa cinque metri di distanza dalla strega.
“Grazie.” Rispose Hermione e gridò “Lumus.” E dalla bacchetta scaturì un’intensa luce. La vampira si coprì gli occhi con l’avambraccio destro e mormorò: “Tenebrae.” Una fortissima tenebra si diffuse per tutta la stanza riuscendo a spegnere il Lumus.
La strega si guardò intorno, ma non riusciva a vedere nulla e disse: “Interessante questo incantesimo, non lo conoscevo.”
“Lo Spegnino di Albus si basava sullo stesso principio, ma Tenebrae è molto più potente. Lo usiamo noi vampiri dotati di magia per muoverci meglio nella notte, pensavi di riuscire forse a fregarmi con lo stesso incantesimo che hai usato quando ci siamo conosciute a Parigi?.”
“No, dovrai insegnarmelo, però adesso riaccendi la luce, io non posso vedere al buio.”
E la luce tornò nella stanza.
“Molto meglio.” Disse la strega.
“Will o’ the wisp” gridò Laura puntando la sua bacchetta di melograno dalla quale scaturì un bluastro fuoco fatuo.
“Fulgur” rispose Hermione e un fulmine argento dissolse il fuoco bluastro.
“Una saetta degna di Harry.” Disse con entusiasmo Laura.
“Dopo tutto sono la sua strega.” Esclamò lei e nel contempo puntata veloce la bacchetta lanciò un nuovo incantesimo: “Ferrum humi”.
Le lame aprirono tre solchi varchi nel pavimento della stanza puntati contro Laura, ma quando la vampira sembrava sul punto d’essere colpita, saltò con eleganza aggrappandosi con le unghie a una delle colone in pietra e s’arrampicò sulla colona con la velocità propria dei non-morti.
Arrivata in cima si lasciò ricaddere, sembrò volare per lanciarsi in picchiata su Hermione. In quel momento il viso di Laura cambiò prendendo il suo aspetto ferino.
La strega si concentrò è lanciò un incantesimo non verbale, il pavimento della stanza si spaccò e ne uscirono dei come delle radici simili al tranello del diavolo, che intrappolarono Laura, avvolgendone il corpo.
“Accio… katana.” Disse con voce dolorante la non-morta.
La spada le volò nella mano sinistra e subito dopo riuscì a liberarsi tagliando le radici, poi con velocità inumana si avventò sulla strega, le puntò la bacchetta alla gola e disse: “E’ finita, arrenditi ho vinto.” E sorrise.
La strega non rispose, i suoi occhi sembravano spenti.
“Hermione.” Mormorò Laura e subito dopo s’accorse del trucco e esclamò: “Dannazione.” Percepii allora una presenza di fianco a lei e una bacchetta alla gola.
La strega sparì e al suo posto comparvero un mucchio di lastre di pietre.
“Invece ho vinto io, amica.” Disse Hermione con voce entusiasta.
Laura sorrise, lasciò cadere bacchetta e spada, e disse: “Ecco perché hai usato il Ferrum humi anche se non me è inutile, hai trasformato i pezzi del pavimento per creare una tua copia. Complimenti professoressa di trasfigurazione, un ottimo trucco. Ma voglio la rivincita al più presto.”
“Ok, nessun problema Ossian. Quando vuoi appena torno dal weekend con Harry.” Disse Hermione sorridendo e abbassò anche lei la bacchetta. “Adesso ho bisogno di un po’ acqua e di un asciugamano.”
La stanza fece comparire un tavolino antico a tre gambe e sopra c’era una fresca bottiglietta acqua da mezzo litro e un asciugamano di spugna bianco. “Perfetto, grazie. Questo posto mi stupisce ancora, anche dopo tanti anni.”
“Sangue.” Disse Laura. “Ancora oggi non si capisce bene, come funziona e ne da dove trae la fonte magica inesauribile, forse è un effetto naturale dello shilde, sai che molti pensano che sia più antica di Hogwarts stessa, che la scuola le sia sta costruita intorno, io invece credo sia un qualcosa di voluto di cercato. Peccato che i libri accennino molto poco alla stanza delle necessità.”
Hermione sorrise e disse: “Forse un giorno io e te potremo svelare il mistero, professoressa di storia della magia.”
“E’ un ottima idea, professoressa di trasfigurazione.”
E iniziarono a ridere insieme.

Il giorno dopo verso le quattro del pomeriggio lontano da Hogwarts.
“Io continuo a dire che ques’auto è troppo appariscente.” Disse Hermione.
Harry sorrise mentre era alla giuda.
“Tanto vale dipingerci un bersaglio sulla schiena.” Mormorò la strega.
“Io la trovò fantastica, è veloce e molto maneggevole, appena posso me ne comprerò una.”
“Voi ragazzi e i vostri giocatoli.” Disse Hermione.
“Una jaguar xk non è un giocattolo, David ha gusto in fatto di auto.”
“Ci rinuncio!” esclamò lei “Maghi, immortali, licantropi o vampiri, voi uomini siete tutti uguali.”
“Ho capito accendo la radio.” Disse Harry sorridendo e dopo averlo fatto sincronizzando la frequenza.
“Harry guarda la strada, non voglio che…” disse Hermione, ma si sentì una canzone. “No, lascia è Who Knew. Adorò questa canzone di Pink.”

‘Remember when we were such fools
And so convinced and just too cool?
I wish I could touch you again
I wish I could still call you friend
I'd give anything.’
(Ricordi quando eravamo così cotti
E così convinti, e così carini [insieme]?
Vorrei poterti toccare ancora
Vorrei poterti considerare ancora un amico
Darei qualsiasi cosa)

Ed Hermione iniziò a canticchiarla.

“E sarai io il ragazzino?” Disse Harry ridendo.
“Tu stai attento alla giuda con questo razzo” Rispose la strega continuando ad ascoltare la canzone.
La canzone finì lasciando Hermione di buon umore.
“Non sapevo che fossi appassionata di musica pop.” Disse Harry. “E’ un po’ una delusione.”
“Molto spiritoso. E’ stata Harmony con lei sono tornata un po’ ragazza, credo che siamo cresciute insieme.”
Il mago annuì sorridendo.
“Who Knew non sembra scritta per noi?” domandò Hermione.
“Sì, ma vorresti ancora che io sia solo il tuo migliore amico?”
“In certi momenti sì, in altri no, in questi anni mi è mancato molto l’Harry amico. Adesso è come se avessi entrambi l’uomo che amo e l’amico. E a te manca la tua migliore amica? Ti sono mancata?”
“Sempre, a volte il tuo ricordo mi faceva star male, altre volte volevo averti accanto.”
Passarono due ore buone e finalmente arrivarono alla baita, il sole tramontava.
Il luogo era splendido, la baita costruita in legno ricordava un po’ la tana, si trovava sul limitare di un bosco di conifere.
“Ron ti ha dato la chiave?” domandò Hermione quando sia lei che Harry si trovarono dinanzi alla porta d’ingresso.
“No, mi ha detto che basta dire: i cannoni sono forti.” Rispose il mago.
La porta si aprì.
“Tipico di Ron.” Mormorò sorridendo la strega che entrò seguita da Harry.
Dentro era molto intima e confortevole, c’era un soggiorno con un camino, e un largo divano e dietro questo un grande tavolo rettangolare per otto persone. La cucina era aperta su un lato e si entrava tramite un ampio arco.
Sempre nel soggiorno c’era la scala che portava al piano superiore per il bagno e le camere da letto.
“E’ veramente un bel posto.” Disse Harry. “Mi piace e a te?”
“Anche a me. Cosa ne dici se dopo che ci sistemiamo preparò qualcosa per cena?”
“Ok, se vuoi puoi farti la doccia e io accendo il fuoco, e dopo ti aiuto a cucinare.” Rispose il mago.
“Perfetto. Avevi ragione avevamo bisogno di questo weekend.” Disse lei e allegra salì le scale sempre cantando il motivo di Who Knew, con il borsone portato a spalla.
Harry si dava da fare con il fuoco dispose la legna nel camino e l’accese con un semplice incantesimo.
“Molto bene.” Disse lui soddisfatto. “E’ bello avere un camino.” E si mise seduto su una poltrona.
Dopo circa un quarto d’ora scese Hermione in silenzio.
E senza farsi sentire andò dietro Harry e per scherzo gli mise le mani sugli occhi.
Lui sorrise e disse: “Vediamo potresti essere una delle mie ex o delle mie molte avventure, come prescelto ne ho avute tante.”
“Potter dimentichi che io so quanto eri bravo con le ragazze a scuola.”
“Non c’è dubbio sei Hermione.”
“Un vero playboy, quello che diceva: ma come ne inviti una se si muovo sempre in branco.” Disse lei ridendo e liberandogli gli occhi.
Lui si voltò e la vide avvolta in uno accappatoio di spugna rosso, con i capelli ancora un po’ bagnati e sussurrò: “Wow.”
Hermione arrossì un po’.
“Potresti perdere freddo se non ti asciughi bene.”
“Nah ho sempre fatto così fin da piccola.” Disse Hermione e si accoccolò con lui sulla poltrona, ma subito gli diede un tenero bacio a fior di labbra e aggiunse: “Sai mi ricorda le serate passate a parlare nella sala comune. Quando tutti erano nei dormitori e restavamo solo noi a parlare o soltanto a rimanere in silenzio o leggere un libro. Io leggevo e tu t’addormentavi.”
“Mi piaceva sentire la tua voce, il ritmo cadenzato delle tue parole e la passione che ci mettevi.”
“Se vuoi dopo cena possiamo stare qui e ti leggo qualcosa.” Disse Hermione.
“Mi piacerebbe, ma potremo fare altro dopo cena?” domandò Harry.
“Vedremo Harry se sei abbastanza fortunato stasera. Vado ad asciugarmi i capelli e a vestirmi” Disse la strega alzandosi dalla poltrona.
Harry la guardò era raggiante, splendida, incredibilmente sexy e domandò: “Allora io preparò la cena?”
Lei sorrise e rispose: “Ok.” e lasciò il mago per salire al primo piano, e dopo qualche minuto era già giù.
I due si divertirono molto a cucinare e poi cenarono parlando dei momenti belli passati insieme e finito andarono in camera da letto.

Intanto a Hogwarts, il pigiama party organizzato da Harmony e Tibby, procedeva molto bene, le ragazze si divertivano a divorare ogni tipo di dolci.
“Io non capisco come fai, Harmony?” le domandò Gea.
“A fare cosa?” chiese la grifondoro mentre si gustava una fetta di torta alla melassa.
“A mangiare tanto e a non mettere su neanche un etto?”
“Ah questo! Io e mia madre facciamo sempre così, gli esperti lo chiamano il paradosso Granger.” Rispose lei ridendo.
E anche Gea iniziò a ridere. Gea una tassorosso coetanea di Harmony e Tibby.
Le altre ragazze erano: Maria Fleed, Milly Hubble che non aveva rinunciato alla festa nonostante il braccio rotto, Samatha Ivy, Beth Nevins e Jen Lambton.
“Che vogliamo fare adesso?” domandò Tibby dopo aver divorato una enorme fetta torta al cioccolato.
“Potremo vedere il film del horror?” disse Harmony.
“Non è abbastanza tardi.” Rispose Maria.
“Horror è meglio dopo mezzanotte, come dice spesso Herman.” S’intromise Tibby.
Tutte le streghe guardarono la rossa con un espressione curiosa.
“Hai capito la nostra Tibby?” Disse Beth Nevins.
“A noi puoi dirlo?” Disse Miley “E’ Herman Zabini, uno dei più bei serpeverdi o Terry Mcginnis, il bruno, muscoloso tassorosso…”
“Ehi, ma cosa volete sapere, al momento non c’è nessuno e non ci sarà, voglio stare sola. E stasera non voglio neanche sentirlo il nome di Terry Mcginnis, per me può baciare tutte le ragazze che vuole.” Disse Tibby alzando la voce.
“Invece credo che t’interresa.” Disse Maria sorridendo.
“Non è vero…” esclamò la rossa.
“Ok, ma quei ragazzi ti mangiano con gli occhi.” Disse Beth Nevins “E non ti sono indifferenti.”
“Herman è simpatico, ma niente di più.” Disse la rossa.
“Allora è iniziato ufficialmente il discorso ragazzi.” Disse Harmony, salvando la sua migliore amica e ricevendo dalla Weasley un grazie mormorato.
“Sediamo in cerchio, e ognuno dice la sua sul suo ragazzo o sul ragazzo che piace adesso.” Disse Harmony e le ragazze obbedirono allegramente.
Iniziò Samatha Ivy che disse: “Al momento non ho un ragazzo, ma secondo me il più bello è Tim Drake.”
“Ehi stai parlando del mio ragazzo.” Intervenne la giovane Granger.
“Scusa, Harmony, ma come hai fatto a conquistarlo?”
“Era in saldo.” Rispose lei sorridendo.
“Sì, ma un altro molto bello è Ryo Parkinson, ma i serpeverde sono quasi sempre affascinanti.” Disse Samantha bevendo un bicchiere di burrobirra.
Dalla sua avventura con Ryo, Tibby non voleva neanche sentirlo nominare e per un attimo abbassò lo sguardo, ma subito sentì la mano di Harmony sulla sua spalla, come a rincuorarla.
“Parkinson, Drake, Zabini, sono tutti dei ragazzini. Quest’anno i più belli sono i professori come: Potter, Malfoy e Giles.” Disse Jen Lambton “Loro si che sono dei veri uomini.”
Harmony guardò stranita la compagna e lei rispose: “Oh scusa, dimenticò che il professor Potter e tuo padre. Ma com’è fuori? Come quando non insegna?”
“E’ normale, divertente. Mi piace molto.” Rispose la ragazza.
“Zio Harry è molto forte e simpatico.” Aggiunse Tibby. “A Natale a casa di mia nonna lui e mio padre hanno fatto uno scherzo divertente ai miei zii Fred e George. E’ stato bello, ricordi Harmony?”
“Certo i tuoi zii erano zuppi di qualcosa d’appiccicoso.” disse ridendo.
“Ehi parlavamo di ragazzi. Non distraiamoci.” Disse Milly.
“Harmony, posso chiederti una cosa?” domandò Samatha.
“Sì, dimmi.”
“Fino a dove ti sei spinta con Tim? Com’è farlo con lui?”
Harmony spalancò gli occhi per la domanda, arrossì e confusa cercò di risponde: “Non l’abbiamo fatto… Ehm non ne parliamo.”
“Ma vi baciate? Vi toccate?”
“Certo, Tim è molto passionale.” Rispose Harmony imbarazzata.
“Ci credo vi ho visti insieme. Ma tu non ci pensi mai?”
“Non potremo cambiare argomento?” propose Tibby che poi pensò: “E’ doveva essere un pigiama party fra amiche, queste sono peggio dei mangiamorte. Noi ragazze sappiamo essere terribili con le altre, peggio del peggior mago oscuro.” E guardò la sua migliore amica. “Harmony è forte non si lascerà mettere i piedi in testa.”
“Se penso a fare l’amore con Tim? Certo che ci penso. Voi non pensate, non sognate di farlo?”
“Sì, ma noi lo facciamo, altrimenti…” disse Samatha. “Altrimenti loro ci lasciano o lo fanno con altre. I ragazzi hanno… ehm le loro esigenze, soprattutto un tipo come Tim Drake.”
“Oh, sì vi ricordate di Stefany, loro erano molto caldi, tanto da far evaporare il lago nero in pieno inverno.”
“Stefany Kane, la ragazza di Tim.” Mormorò Harmony.
“Sì, l’anno scorso ho sentito dire che lei non aveva bisogno di mantello d’inverno perché le bastava Tim.” Disse Jen. “Si racconta che dopo un allenamento di Quidditch li abbiano beccati a farlo in una delle docce delle ragazze, e che un’altra volta che durante una lezione di storia della magia Tim si stato trovato con la mano nella marmellata, cioè dentro la camicia di lei.”
“Per questo Sam mi hai domandato a che punto ero con Tim?”
“Sì, non è strano che con te…” disse la corvonero.
“Adesso basta.” Esclamò gridando Tibby e alzandosi. “Perché non parlate d’altro, sembra un episodio di Gossip Girl o di Sex and the City.”
“Calma noi volevamo dire che è strano un ragazzo non cambia abitudi…”
“Ho detto basta, Ivy, altrimenti prendo la bacchetta.” Disse la rossa.
“Tibby, lasciala finire.” Mormorò Harmony. “Se non ho capito bene, Sam mi stai dicendo che se non lo faccio al più presto con Tim, lui mi lascerà…”
“Ehm sì, vedi non c’è cosa peggiore per noi: che i ragazzi ci vedano come delle sorelline o come delle bamboline di porcellana.”
“Perderei Tim…” sussurrò la giovane strega.
“Non accadrà, lo conosci Tim, lui ti ama più di tutto.” Le disse Tibby, inginocchiandosi e toccandole la spalla.
“Come James per te?” sussurrò Harmony in un sospirò all’amica. “Anche lui ti amava e quando tu l’hai perso….”
“Tim è diverso, lo sai…”
“Sì, Tim è diverso, ma è pur sempre un ragazzo, e io voglio che mi ami completamente, Tibby.”

L’indomani mattina, Harry ancora a letto fingeva di dormire e sorrise quando Hermione uscì piano dalle lenzuola per entrare in bagno.
Sentita la porta chiudersi, il mago aprì gli occhi, si sentì felice sia per la notte d’amore appena passata sia per la giornata che lo aspettava insieme con la sua Hermione.
Stava per chiamarla, quando sentì un urlò proveniente dal bagno seguito da un gridò: “Ma cosa succede…. Non è possibile.”
Harry scattò in piedi e corse in bagno aprì la porta e si ritrovò davanti il passato, di fronte a lui c’era Hermione, ma non Hermione trentenne, ma la ragazza di quindici anni. In quel bagno c’era una Hermione di quindici anni terrorizzata, che mormorò: “Harry, ma cosa… anche tu.”
Allora il mago si guardò allo specchio e vide la sua immagine riflessa, un immagine di lui a quindici anni.