Capitolo terzo: Rigel
“Harry, è da un po’ che non ci si vede.” disse l’uomo seduto su una poltrona
del salone.
Grattastinchi era vicino alla poltrona a fare le fusa.
Intanto Harry rimaneva sulla porta con la bacchetta alla mano.
“David come mai da queste parti?”
“Ho un messaggio da consegnarti.”
Harry accese la luce e disse irritato: “Puoi dire alla Professoressa McGranitt
o a Remus che come al solito non m’interresa diventare un professore ne’ di
Hogwarts ne’ dell’accademia auror. Ora te ne puoi andare, conosci la strada.”
“Si” risposte David un po’ sconsolato, alzatosi andò verso la porta, quando si
trovò vicino a Harry gli disse più calmo: “Grazie per non aver mai detto a
nessuno dove mi trovo.”
“Sì, ma non puoi stare sempre solo.”
“Io sono Harry Potter, sono il prescelto, posso fare tutto.”
“Tranne che affrontare i tuoi sentimenti e i tuoi errori.”
“Se non sbaglio anche tu, hai scelto la solitudine…”
“Hermione è tornata, insegnerà a Hogwarts.”
Harry si voltò ed esclamò: “La cosa non m’interessa.”
“Sei uno stupido. Il destino ti ha dato una seconda occasione, non sprecarla
inutilmente.” disse David e uscì dalla porta “Ah un’altra cosa i nuovi
mangiamorte l’hanno attaccato casa sua, se non fosse stato per Ron e Draco, ora
sarebbe morta per colpa tua. Volevano sapere da lei dove ti nascondevi. La
prossima volta potrebbe non essere cosi fortunata.”
“Buon giorno signorina Granger” disse Olivander non appena Harmony in compagnia
di Tibby e Acrux entro nel omonimo negozio di bacchette.
“Buon giorno. Vorrei sapere se la mia bacchetta è pronta?” domandò la giovane
strega.
“Si, certo.” Rispose il vecchio mago che poi si rivolse agli altri due ragazzi
“Mi ricordo di voi: Acrux Malfyo legno Frassino di 16 pollici con un anima di
tendine di cuore di drago del estremo nord, e lei signorina Weasley legno di
faggio 14 pollici anima di piuma di griffone. Ma non perdiamo ulteriore tempo
ecco la sua bacchetta” e Olivander presse una scatola dal bancone, aperta, tirò
fuori la bacchetta la offrì ad Harmony. La bacchetta sembrava nuova, la ragazza
la prese e di nuovo sentì il potere scorre in lei; sentì l’anima della
bacchetta contenta di tornare a fare magie, e perché no a combattere.
“Allora signorina Granger, come le sembra?” domandò il vecchio mago sorridendo
curioso.
“Bene… è potente.” Rispose la ragazza sicura.
“Mi fa molto piacere, sa signorina nei tanti gli anni che faccio questo lavoro
è la prima volta che riparò una bacchetta per venderla, ma questa è la migliore
che ho mai fatto. C’è un’altra cosa che deve sapere, ho dovuto integrale la
piuma della fenice con qualcosa di neutro, con qualcosa che ha in se del
armonia, cosi ho usato la piuma di un ippogrifo.” E il vecchio mago la guardò
con i suoi occhi d’argento “Credo proprio che da lei possiamo aspettarci grandi
cose, proprio come i suoi genitori e come l’uomo che ha segnato il destino di
suo padre. Si ricordi per fabbricare il ferro più resistente ci vuole il fuoco
più caldo.”
“Grazie e me lo ricorderò.” Rispose Harmony un po’ intimidita e pagato
Olivander i tre ragazzi uscirono dal negozio.
“Merlino quanto è inquietante quel uomo, sembra un mago oscuro” disse Tibby
riprendendo a respirare.
“Me la fai vedere, Harmony?” domandò serio Acrux.
“Si...” Rispose la ragazza, e gli passò bacchetta.
Acrux la presa, la guardò e disse: “E’ incredibile, questa è la bacchetta che
ha sconfitto Voldemort.”
“Per me è…” disse sorridendo Harmony “…è la bacchetta di mio padre.”
Il ragazzo dopo avergliela ridata le domandò: “Ti manca?”
“No, come può mancarmi, non lo mai conosciuto. Conosco la sua leggenda, ma so
cosi poco di lui…”
E i tre ragazzi s’incamminarono per Diagon Alley. Arrivati al incrocio con
Knockturn Alley trovarono ad aspettarli James Lupin.
“Jim!!” esclamò Tibby e gli corse incontro, si abbracciarono e si baciarono.
“E molto che aspetti?” gli domando la ragazza.
“No, sono appena arrivato. Dovevamo finire un lavoro.” Rispose lui sorridendo.
“Nessun problema?” domandò Tibby.
“No, solo un lavoro di routine, niente d’importante.”
“C’era anche lei?” mormorò la ragazza un po’ imbronciata.
James sta per rispondere quando Harmony e Acrux si
avvicinarono.
“Malfoy” salutò James.
“Lupin” rispose lui.
Poi i due si sorrisero e si scambiarono una virile stretta
di mano.
“Jim, lei è Harmony Granger.” Disse Tibby per presentare l’amica.
“La famosa figlia di Hermione e di Harry.” Disse James
sorridendo e mettendo un pochino in imbarazzo la giovane strega.
James Lupin era proprio un bel ragazzo di vent’anni, poco
più alto di Acrux, ma dal fisico muscoloso, vestiva alla babbana, con un paio
di jeans neri e una maglietta, i suoi capelli erano corti, e aveva la un ombra
di barba sul viso.
I quattro ragazzi andarono in un caffè, dove si misero a chiacchierare.
“Tibby mi ha detto che tu, Harmony, sei un asso con la scopa?” domandò James
“Tibby esagera…” rispose la ragazza
“Ma che, hai battuto il qui presente cercatore di serpeverde.” Rispose ridendo
Tibby e indicò Acrux che la guardò male e dicendo: “Cugina adesso pubblica la
notizia sul profeta dato che ci sei.”
“Parteciperai ai provini per il ruolo di cercatore, Harmony?” domandò James
mentre beveveva il caffè
“Si, puoi darmi qualche consiglio, James? Visto che sei stato il cercatore, non
che il capitano di Grifondoro.”
“Stai tranquilla e non innervosirti troppo, non credo che tu avrai problemi. I
Grifondoro hanno sempre forgiato grandi cercatori…”
“Si, ma io non so se andrò a Grifondoro.”
“Ah scusa dimenticavo che non sei ancora stata smistata. Ma fossi in te mi
augurerei d’essere messa in grifondoro. Primo perché è la migliore casa…”
E qui Acrux tossì come per attirare l’attenzione. James lo guardò e sorrise.
“… dicevo è la casa migliore. Poi è unica che ha bisogno di un cercatore. A
proposito, Tibby, chi è stato nominato capitano?”
“Faith Baston.”
“Un ottima scelta.” James aggiunse. “Con lei non avrete problemi, è una fra le
migliori cacciatrici che abbia visto, ha una ottima media.”
In quel momento sulla strada passarono Rigel Black e Albus Piton. James gli
chiamo, ma loro si limitarono a salutare per poi andare via.
“James?!” esclamò Tibby un po’ preoccupata.
“Nessun problema, Rigel è sempre così quando deve avere a che fare con
Torchwood 01…”
“Torchwood?”
“E’ una organizzazione babbana, tipo servizi segreti che s’interessa di
situazioni fuori dal comune. I membri della 01 non sono male, ma quelli della
03 sono una vera rottura, non sanno niente di magia e pretendono di dirci come
dobbiamo lavorare. Credo che un giorno o altro Rigel l’ammazzerà Capitano
Harkness, capo della 03, soprattutto se continua a provarci con lei.”
“James ma mi spieghi che lavoro fatte voi marauders?”
“Ebbene, Harmony, ogni combattiamo le creature oscure fuori dalla comunità
magica. Praticamente quando si tratta: di vampiri nel Sussex o di licantropi
nella metropolitana, o di un goul a Whitechapel come questa mattina, chiamano
noi che risolviamo il problema, spesso da soli altre volte come consulenti o
associati ad altri tipo: Torchwood o l’associazione Helsing, una volta persino
MI6 .”
“E cosa bisogna fare per far parte del gruppo?” domandò interessato Acrux.
“Principalmente bisogna essere molto tosti e sapersela sbrigare in ogni
situazione, ma anche avere qualcosa di speciale, per esempio Albus è un
alchimista di prim’ordine, Kostaki è un vampiro, e io sono un metamorfomagus e
i mie sensi sono più sviluppati del normale.”
“E’ Rigel?” domandò Harmony.
James sorrise e aggiunse: “Rigel!? Senza di lei, i Marauders non esisterebbero.
Ne è il leader…”
“Come? Pensavo fossi tu, James, a comandare?” domandò sorpresa Tibby
“No, io sono il suo braccio destro, faccio ufficiosamente da capo quando si
deve trattare con gli altri dato che lei non è molto diplomatica.”
“James, vorrei conoscerla. Potresti organizzare un incontro fra noi?” domandò
seria Harmony.
“Si, ma è provabile che Black non ne voglia sapere, te lo detto Harmony non è
una persona molto sociale. Gli unici con cui parla siamo noi. Ma perché
vorresti incontrarla?”
“Ho le mie ragioni James. Ti prego di fare un tentativo.”
“Ci proverò.”
Tibby cambiò argomento, il pomeriggio passò velocemente, verso le sette arrivò
il momento di tornare alla tana, attraverso il paiolo magico. Tibby e James
s’appartarono per baciarsi come pure Harmony e Acrux. Tra un bacio e l’altro il
biondo le domandò: “Perché vuoi conoscere Rigel Black?”
“Voglio solo incontrarla, Acrux.” rispose lei in modo evasivo
“Non sarà che vuoi sapere dello scontro finale tra tuo padre e Voldemort?
Perché se è cosi puoi risparmiare il tuo tempo. Rigel non ha mai parlato con
nessuno di quella battaglia.”
Harmony lo zittì con un bacio e raggiunta da Tibby entrarono nel camino e tornarono
alla tana. Appena tornate le due ragazze si rifugiarono nella loro camera e per
parlare tranquille dei loro rispettivi ragazzi. Tibby fu chiamata dalla nonna
per una commissione, mentre Harmony rimasta solo prese un libro dal suo baule.
Il Volume s’intitolava: “Cronache delle guerre magiche vol V: personaggi della
seconda guerra”. L’opera era composta di cinque volumi: il primo volume narrava
gli eventi antecedenti alla prima guerra. Il secondo e terzo gli avvenimenti
delle due guerre magiche, gli ultimi due le biografie dei personaggi principali
dei due conflitti.
Harmony aprì il libro alla fine e scosse il dito sul indice dei personaggi del
ordine della fenice, il primo nome era quello di suo padre, poi c’era sua madre
e di seguito Ron, ma il nome che lei cercava era tra gli ultimi: Rigel Black.
Sfogliò le pagine e trovò il capitolo dedicato a Rigel, ed iniziò a leggere:
“Rigel Black, figlia di Sirus Black (vedi), padrino di Harry Potter. Rigel fece
la sua comparsa poco prima del iniziò della guerra magica. Secondo fatti non
confermati lei sarebbe uscita dal famoso velo del ufficio misteri, nel quale
sarebbe caduto suo padre.
Diventata auror della compagnia Griffondoro, ha eliminato molti mangiamorte tra
cui Bellatrix Lestrange, e avrebbe assistito, come unica testimone, alla
scontro finale fra Harry Potter e Voldemort. Dopo la guerra lasciò gli auror,
per dare la caccia ai mangiamorte e ai criminali di guerra fuggitivi.
Nonostante sia una delle personalità di primo piano delle forze auror, la sua figura
resta avvolta nel mistero.”
James era tornato nella sede dei Marauders, che si trovava a Knockturn Alley,
questa era un palazzo oscuro, una via di mezzo tra la stamberga strillante e
Grimmauld Place; oltre a fare da loro sede era anche la casa di Rigel e rifugio
di Kostaki.
“Tibby è fantastica.” Pensava James “Mi basta stare con lei un paio di minuti e
mi rilasso del tutto, dimentico ogni cosa.” Poi sentì delle urla venire
dallo studio di Rigel, e andò a vedere ci trovò Rigel sudata, che ansimava,
terrorizzata.
“Rigel!!” gridò lui.
Lei si era presa la testa fra le mani. James l’abbraccio e le sussurrò: “Stai
calma è finita. Dai…”
La ragazza si riprese in fretta, e costrinse James a lasciarla dicendogli:
“Adesso sto bene, James, grazie.”
“Un’altro incubo?”
“Si, sempre lo stesso. Lo scontro con Bellatrix. Io la uccido ma poi sento
qualcosa delle urla, c’è qualcuno e un incantesimo che mi colpisce e… ma non
ricordo!! James non ricordo.”
“Non dovresti sforzarti, è inutile sei stata vittima di un incantesimo della
memoria.”
“James, io devo ricordare! E’ importante, è un solo particolare, ma è
importante. Ogni notte mentre dormo mi sembra d’andarci più vicino, sento di
avvicinarmi alla verità, ma poi mi sfugge.”
“Rigel?” sussurrò lui.
Lei sorrise e rispose: “Non ti preoccupare, sto bene.” E gli mise una mano
sulla spalla “Dimmi com’è sta Tibby? Com’è stato il vostro appuntamento?”
“Una meraviglia. Ah ho conosciuto Harmony Granger…”
“Harmony Granger?! Che tipo è?”
“E’ una brava ragazza, molto sicura di se e matura per la sua età. Rigel in che
rapporti eri con sua madre?”
“Non buoni, anzi proprio tesi, non ci andavamo proprio a genio. Mi ha insegnato
un paio d’incantesimi. Era forte, molto potente. Forse solo Harry le era
superiore.”
“Harmony vorrebbe incontrarti?”
Rigel s’alzò e andò verso la scrivania, dando le spalle a James.
“Allora che fai, Black?”
“Che domande. La incontrerò è la figlia del uomo che ho giurato di proteggere e
che mi ha salvato la vita.”
Alla Tana, Harmony si era addormentata vestita mentre leggeva, ma si svegliò
sentendo picchiettare alla sua finestra, era una bellissima civetta delle nevi.
Stava per farla entrare quando entrò Tibby che visto il gufo gridò: “Nonna, zia
venite subito qui. Salite presto.”
“Tibby, ma che succede?” domandò Harmony agitata. Mentre la civetta non faceva
altro che gracchiare andare su e giù per il davanzale, sbattendo nervosamente
le ali come a dire di farla entrare.
Molly e Ginevra si precipitarono nella stanza e gridarono: “Tibby, Harmony che
succede?”
“Guardate quel gufo…” disse Tibby indicando la civetta delle nevi “Non può
essere lei, non è vero?”
“Oh Merlino.” Esclamò Molly.
Mentre Ginevra sbiancava in volto: “Credo che sia proprio lei.”
“Si può sapere che succede?” domandò Harmony
“Apri la finestra e farla entrare. Mamma abbiamo dei biscotti per gufi vero?”
“Io non ci capisco niente.” disse la ragazza mentre apriva la finestra, la
civetta entrò, e volò sulla scrivania dove appoggiò la lettera che portava,
guardarsi intorno, come a cercare qualcuno. Harmony le si avvicinò, e le
accarezzò la testa. La civetta la scrutò e si mise di nuovo a gracchiare e
sbattere le ali.
Ginevra e Tibby si avvicinarono.
“Non c’è dubbio. E’ Edvige…” disse Ginevra
“Ne sei sicura, zia?”
“Edvige?! La civetta delle nevi di...” esclamò Harmony
“E’ proprio lei, nessuno escluso Harry aveva una civetta delle nevi. E’
Edvige!! Harmony prendi la lettera e guarda chi la manda.”
Alla ragazza tremavano quasi le mani quando la prese. “Potrebbe essere una lettera di…” pensava, ma non osava sperarlo. L’aprì
scoprendo che la missiva era di Rigel che fissava un appuntamento tra loro per
dopodomani in uno Starbucks vicino alla King Cross Station. (E’ un locale che
esiste veramente ci facevo colazione quando sono stato in vacanza a Londra by
Dalastor)
Il giorno del incontro Harmony arrivò con due ore d’anticipo, per avere tutto
il tempo di fare un salto alla British Library dove c’era una interessante
mostra dedicata a Hans Christian Andersen, con prime edizioni, immagini e tante
altre cose. In più c’era anche una retrospettiva sulla illustratrice spagnola
Victoria Frances, che la ragazza amava molto. Quando entrò nel caffè noto Rigel
seduta intenta la leggere un libro, le si avvicinò e disse: “Ciao Rigel!”
La ragazza alzò lo sguardo dalla lettura e disse: “Ciao Harmony.”
“Posso sedermi?”
“Certo” rispose Rigel chiudendo il libro per poi metterlo sul tavolo.
Harmony ne lesse il titolo: “Il principe di Macchiaveli, lettura interessante.”
“Si, sulla natura umana. Lo sai che assomigli a tuo padre? Hai i suoi occhi e i
suoi capelli, ma tu li pettini.” Disse Rigel sorridendo
“Grazie.” E sorrise anche lei “Vado a ordinare. Tu vuoi qualcosa?”
“Si, un chocolate belgium e un altro cappuccino medio, grazie.” (chocolate
belgium è un dolce alla cioccolata tipico degli Starbucks by Dalastor)
Harmony tornò con due cappuccini medi, lo chocolate belgium e un paio cookie al
cioccolato e si sedette di fronte a Rigel, questa dopo aver bevuto un sorso di
cappuccino, domandò: “Allora perché mi hai voluto incontrare?”
“Voglio sapere di lui, di mio padre, del suo scontro con Voldemort.”
“Prima il profeta e poi i libri hanno riportato che io ho assistito a tutto lo
scontro in realtà non ho visto niente, combattevo contro Bellatrix un piano più
sotto, ma giornalisti e storici vogliono solo scrivere la loro storia, non
quella vera. Posso dirti che non ho mai sentito due auree magiche tanto potenti
combattere l’una contro l’altra come quel giorno.”
Le due ragazze parlarono allo Starbucks per alcune ore. Poi
Rigel guardò l’ora e si ricordò che aveva un appuntamento con Bernard
Quatermass III nuovo capo di Torchwood 01.
Si alzarono e fu allora che Harmony notò una cosa sullo zaino di Rigel, c’era
una piccola maschera d’argento con un catena passata attraversò i buchi per gli
occhi, mentre Rigel aveva preso dalla spalliera della poltrona uno strano
mantello nero.
“Rigel?” domandò Harmony “Ma cosa significa quella maschera?” la ragazza sapeva
che le maschere d’argento erano tipiche dei mangiamorte.
“Ah questa!!” rispose la Black mettendo lo zaino sul tavolo e mostrandole la
maschera.
“Non è la maschera di un….”
“Si, è la maschera di un mangiamorte. E’ quella di Bellatrix Lestrange, è la
mia ‘pelle della tigre’…”
“La pelle della tigre?”
“Un trofeo. Molti di noi auror abbiamo dei ricordi sottratti ai nemici che
abbiamo combattuto. Io ho questa e questo.” e le mostrò il mantello “Era
Bellatrix, ma non sono l’unica: Malfyo ha la maschera, il mantello e il bastone
di suo padre, un altro mio amico ha la maschera e l’ascia di Walden MacNair,
Ron ha le maschere di Vincent Tiger e Gregory Goyle, mentre tua madre Hermione
dovrebbe avere ancora il mantello Millicent Bulstrode.”
“E’ mio padre? Cosa ha lui?”
A quella domanda il tono di voce di Rigel cambiò diventando freddo e rispose:
“Harry? Lui non ha niente.”
Le aveva mentito, lei sapeva quali erano i trofei di Harry Potter.
Le due ragazze uscirono e andarono alla metropolitana, per poi separarsi Rigel
doveva prendere la Piccadilly per arrivare alla sede del Torchwood 01 che si
trovava sotto il London Eye, mentre Harmony avrebbe presso la Cicle per raggiungere il Paiolo Magico per poi
tornare alla Tana con la metropolvere.
Mentre Rigel si dirigeva al binario riconobbe tra gente che andava dalla parte
opposta una persona che non vedeva dai tempi della guerra, un nemico, un
licantropo di nome Mark Talb.
Mark Talb era stato un mangiamorte, un criminale di guerra, un vero macellaio,
ma non si erano trovate le prove dei suoi delitti, poco importava al tribunale
se era coinvolto nel uccisione di Sanguini, e nello stupro di una auror di
appena vent’anni al san Mungo. Talb si era fatto solo cinque anni ad Azkaban
per poi uscirne e sparire. Erano state queste situazioni a far andare via Rigel
dal mondo dei maghi e isolarsi e dare la caccia ai mangiormorte fuggiaschi, dove
poteva dar ai maghi oscuri la punizione che meritavano, ben presto si rese
conto che sarebbe diventata come gli uomini che braccava, che si stava
lasciando andare al lato oscuro come sua madre.
“Perché lui è qui?” pensò “Cazzo, Harmony!!!” e tornò indietro.
“Rigel è simpatica, anche se qualcosa la
turba molto e il suo modo di parlare di James mi fa pensare che ne sia
innamorata e forse anche lui… mio Dio se fosse vero, Tibby ne sarebbe
distrutta, poverina.” Pensava Harmony mentre aspettava al binario, senza
notare che Talb era appena arrivato e la osservava. A un tratto la ragazza
sentì dei mugugni e il mangiamorte si trasformò in un licantropo, il mostro era
alto circa tre metri e molto grosso ed avanza verso la strega con la bava alla
bocca e gli occhi gialli. Harmony gli puntò contro la bacchetta, ma non
riusciva a pensare a nessun incantesimo tanta era la sorpresa e la paura. Il
lupo stava per aggredirla, lei chiuse gli occhi e quando li riaprì vide
emergere dal torace del mostro una lama d’argento sporca di sangue, il
licantropo aveva gli occhi spalancati e la bocca sporca del suo sangue, con un
suono secco e metallico la lama si ritirò e il mostro cadde morto a terra.
Harmony alzò lo sguardo e vide Rigel, e la lama che usciva dal suo avambraccio destro.
“Tutto a posto?” le domandò la strega.
“Si, ma cos’era?”
“Si chiamava Mark Talb nella stirpe del Lycaon, un licantropo mangiamorte dei
tempi della guerra.”
“Mio Dio, Rigel lo hai ucciso davanti alle telecamere?!”
“No, aveva lanciato un incantesimo per mandare delle immagini false. Harmony
volevano ucciderti o forse rapirti.”
“Perché?”
“Sei la figlia di Harry Potter. Vogliono vendicarsi di lui o forse farlo uscire
dal suo nascondiglio o pensano che tua madre sappia dove lui si nasconde.” E
Rigel vide che la ragazza che tremava, al iniziò pensò che era la paura, ma
subito si rese conto che la temperatura era scesa e gridò: “Maledizione…”
“Che succede?”
“Dissenatori.” e aveva estratto la bacchetta.
“Dissenatori? Ma non erano stati tutti distrutti?”
“Una storia creata dal ministero, i dissenatori esisteranno sempre perché
rappresentano il lato oscuro dell’anima umana; si nutrono: di paura, di
disperazione, d’odio e di follia. Harmony avrò bisogno del tuo aiuto, come te
la cavi con l'incanto patronus?”
“Mamma mi ha addestrato molto sul Patronus, ma non sono riuscita ancora ad
evocarne uno corporeo.”
“Ok sempre meglio di niente. Rimani calma, rimani concentrata, ricordati loro
si nutrono della tua paura.”
Le due ragazze erano fianco a fianco quando i dissenatori iniziarono a
comparire dai muri, dalla pavimento e dal soffitto, questi erano avvolti nei
loro classici mantelli neri con cappucci, erano più o meno una decina e
avanzavano verso di loro. Rigel li guardava la sua espressione era ferma e
decisa, ma sudava freddo. Harmony invece era sbiancata, il cuore le batteva
forte, e sentiva la gioia di vivere lasciala, abbandonarla, si sentiva come se
cadesse in un abisso senza fine.
Rigel le sussurrò: “Stai calma. Pensa a tua madre. Pensa a tuo padre, non lo
vuoi conoscere? Pensa ad Acrux non lo ami? Non vuoi tornare da lui?”
Lei non rispose.
“Harmony, sei una Potter.” le gridò “Tira fuori il tuo coraggio. Combatti!!!” e
poi puntò la bacchetta contro gli spiriti neri e pensò “Un ricordo felice, un ricordo fenice. Harry che mi bacia, il suo bacio.”
e gridò “Expecto patronum!!” e dalla punta della bacchetta scaturì una luce
argentea che prese la forma di una manticora, questa balzò contro i dissenatori
ruggendo; mordendoli, graffiandoli e pungendoli con la sua coda di scorpione, mentre
sembrava che il patronus avesse la meglio, due spiriti neri si avventavano su
Rigel e la sbatterono contro un muro e poi a terra, lasciandola in stato di
semi incosciente.
Harmony era ancora in stato catatonico, mentre l’amica era
sul punto di subire il bacio del dissenatore.
Rigel aprì gli occhi trovansi nel buio, stava guardando nel cappuccio di uno di
loro, le tenebre la stavano attirando a se, ma in quel momento riuscì a
ricordare, ricordava un’altra parte di quel giorno c’era una donna che urlava e
poi il pianto, il pianto di un neonato.
Poi sentì ancora più freddo, e si sentì sola, sperduta, aveva voglia di
lasciarsi, andare aveva già provato quella sensazione. Aveva appena sconfitto
Bellatrix quando era stata colpita da due incantesimi: un oblivion, incantesimo
della memoria e da radamantis che le aveva fatto esplodere il braccio fino al
gomito.
“E’ questa la morte?” Pensò “Non è poi cosi male.”
“No, questo è peggio della morte.” Aveva una voce dentro la testa, la voce di
suo padre. “Con il bacio un dissenatore ti priva della tua anima, fino alla
morte del tuo corpo, non puoi permetterlo. Non ti ho mandato da Harry perché tu
venga sconfitta.”
“Sirus! Papà! E’ bello risentire la tua voce…”
Poi un’altra voce: “Avanti, non morire, Rigel…. Non puoi morire…. uno, due e
tre…” Erano le parole di Harry mentre la soccorreva, mentre le faceva un
massaggio cardiaco e poi la respirazione bocca a bocca, aspettando i guaritori.
Poi sentì urlare: “Expecto patronum!!”
“Un ricordo felice, ma certo Acrux.”
Pensò Harmony e urlò puntando la bacchetta contro i due dissenatori che erano
sopra Rigel: “Expecto patronum!!” La luce argenta scaturita dalla bacchetta
prese forma corporea di un ippogrifo. Questo colpì i due dissenatori con gli
artigli.
Rigel riprese i sensi, si alzò e disse: “Grazie. Ottimo
tempismo. Ma adesso insieme.”
“Va bene” disse entusiasta la giovane strega “Dimmi quando?”
“Al tre. Uno… due…. E tre. Expecto patronum!!”
“Expecto patronum!!”
Rigel aveva pensato al suo primo incontro con James Lupin, mentre Harmony aveva
pensato suo primo bacio con Acrux.
L’ippogrifo e la manticora fecero strage dei dissenatori, per poi scomparire.
“Harmony!” esclamò Rigel “Sei stata fantastica alla pari con tuo padre.”
Ma la ragazza era pallida in volto, sussurrò: “Rigel… io…” e cadde a terra. Era
stata ferita al braccio sinistro.
La strega la prese e si smaterializzò davanti alla porta della tana, per poi
prenderla a calci, gridando: “Muovetevi, maledizione, Harmony è stata ferita.”
Fu Ginevra ad aprire la porta e vedendo la ragazza priva di sensi gridò:
“Mamma, Tibby, George correte presto!!!”
Tutti si precipitarono compresso Luc, il compagno di George.
“Oh Dio mio, Harmony!!!” gridò Molly non appena la vide.
“Come è successo?” domandò Ginevra a Rigel mentre questa entrava in casa.
“Dissenatori!!!”
“Dissenatori?” dissero in coro Ginevra e Tibby.
“Dia a me” disse Luc a Rigel. E la strega gli passò la ragazza per poi cadere
in ginocchio tenendosi lo stomaco.
“Rigel che hai?” gridò Ginevra.
George la prese e la portò in salone.
“Mamma dobbiamo chiamare un guaritore e anche Hermione.” Disse Ginevra.
“Certo, va a chiamare Neville Paciock e poi mandiamo un gufo a Hogwarts per
avvertire Hermione”
Ginevra si smaterializzò per chiamare Neville e poco prima il gufo voloò verso
la scuola.
Neville Paciock era diventato un guaritore durante la guerra, finito il
conflitto continuò a lavorare al San Mungo diventando un importante guaritore,
un ricercatore e adesso il professore di Erbologia nella sua vecchia scuola.
Neville si era sposato con Susan Bones e avevano avuto un bambino di nome
Bruce.
Ginevra arrivò a casa Paciock, per scoprire tramite il maggiordomo che Neville
e Susan erano andati prima al cinema e poi dai genitori di lui. Frank e Anne
Paciock erano tornati normali durante la battaglia del San Mungo.
Arrivata davanti al portone dei Paciock, Ginevra suonò il campanello ad aprigli
fu Frank, che la riconobbe subito, ma notò pure la sua agitazione e le domandò:
“Oh Ginevra che succede?”
“Dov’è Neville, signor Paciock?”
L’uomo non ebbe tempo di rispondere che il figlio comparve alle sue spalle.
“Che succede papa?.... Oh Ginevra?!”
“Neville devi venire subito a casa dei miei genitori….”
“Sì certo, il piccolo Arthur ha avuto una ricaduta?” poi si voltò verso sua
madre “Mamma puoi prendermi la borsa che ho lasciato qui?”
“No, è Harmony è stata ferita da un dissenatore a King Cross.”
“Merlino, ma quando il ministero capirà che non si possono lasciare quegli
esseri nel centro di Londra.” Esclamò Frank “Ma chi è Harmony?”
“Non la conosci. E’ la figlia di Hermione e di… Harry.” Rispose Neville mentre
prendeva borsa e mantello dalla madre e salutava il piccolo Bruce: “Fai il
bravo, mi raccomando.” E poi a Sussan “Non so quando torno, amore, non
aspettarmi.” E le diede un bacio a fior di labbra e uscì.
“Neville grazie. Non volevamo chiamare un estraneo, scusa se ti ho rovinato la
cena.” disse Ginevra dispiaciuta.
Il guaritore sorrise e disse: “Non fa niente, i miei capiranno. Spiegami
tutto.”
“Non ne so molto, era con Rigel Black anche lei sta male.”
“Rigel? Allora dobbiamo andare prima in una erboristeria. Rigel potrebbe avere
una crisi per mancanza di triptofano, lei è in parte Bakeneko.”
“Bakeneko?”
“Viene anche detta donna-gatto, è tipica del Giappone, oltre ad avere alcune
caratteristiche dei felini, tipo agilità, forza e capacità di vedere al buio;
invecchia in modo molto lento.”
“Non lo sapevo…”
“Lo sappiamo in pochi, io lo saputo da Harry quando è arrivata al San Mungo
dopo lo scontro finale tra lui e Voldemort, insieme a me lo sanno Remus e suo
figlio di James.”
Neville e Ginevra si smaterializzarono, andarono prima in una erboristeria e
poi alla tana.
Dopo i saluti di rito Neville visitò per prima Rigel, che si trovava sul divano
del salone, era cosciente stanca, ma cosciente.
“Ciao, Paciock. Come va?”
“Bene Black. A quanto vedo tu non stai benissimo.”
“Una delle mie solite crisi, ma dovresti prima dare un’occhiata ad Harmony.”
Neville intanto aveva preparato una siringa con triptofano, e gliela inietto entro
vena nel braccio. “Tra un po’ ti sentirai meglio, ora cerca di dormire un po’,
ed è un ordine del tuo dottore.”
“Certo dottore.” Rispose la strega sorridendo e chiudendo gli occhi.
“Dov’è Harmony?” domandò Neville.
“Di sopra, vieni faccio strada.” Rispose Ginevra.
“Ok” e la seguì, ma mentre saliva la scala Neville mormorava qualcosa e
scuoteva la testa.
“Cosa c’è?” domandò l’amica
“Rigel, Ginevra. Le crisi si fanno sempre più frequenti e il Triptofano fa
sempre meno effetto. Se continua cosi morirà entrò l’estate prossima.”
“Oh mio Dio e lei lo sa?”
“Si, ma sembra non importagli, ma adesso pensiamo ad Harmony.” Disse ed entrò
con Ginevra nella stanza. Neville non appena vide la ragazza sdraiata nel letto
guardò la strega che aveva al suo fianco e le disse: “E’ il ritratto di
Hermione e Harry.”
“Non immagini quanto.” aggiunse Ginevra.
Neville la visitò, ma non appena ebbe finito si sentì qualcuno correre su per
le scale, entrare nella stanza e domandare: “Come sta?” Era Hermione
accompagnata da Ron.
“Sta bene, nessun problema. E’ stata più che altro la paura. Sono contento di
rivederti Hermione.”
La strega si sentì meglio e disse: “Anch’io Neville, grazie d’essere venuto
subito.” E l’ abbracciò.
“Nessun problema. Tua figlia è una ragazza forte, si riprenderà. Ora vado, ma
mandatemi un gufo domani mattina e se ci sono problemi vengo subito. Ci
rivediamo a scuola.” e Neville uscì dalla stanza seguito da Ginevra.
Hermione si avvicinò al letto della figlia e le rimise a posto i capelli che
aveva sul volto.
“Cosa ho fatto, Ron.” disse “Avevo giurato che lei non avrebbe mai dovuto
soffrire per colpa di Harry, non come me. Forse dovremo andarcene, scomparire…”
“Hermione, io non posso dirti cosa fare, ma in questi mesi ho ti ho visto
felice come non lo eri più dai tempi della scuola. E ho visto tua figlia
trovare il suo posto nel nostro mondo; portarla via sarebbe come ucciderla, ti
odierebbe. In più hai visto come la guardiamo tutti, e come se lui fosse
tornato e come se ognuno di noi avesse ritrovato una parte di se.”
“Ron grazie… di nuovo molto saggio, non so se m’abituerò.”
“Che vuoi farci ho avuto due ottimi maestri.” rispose lui sorridendo.
“Hermione.” Disse Tibby entrando nella stanza e guardando l’amica addormentata
nel letto.
“Si Tibby?”
“Ah Rigel vuole parlarti e fuori nel coltile sta per andare via.”
“Grazie.”
La strega scese ed uscì. Rigel guardava verso il bosco come se si aspettasse
che qualcosa di orribile dovesse uscirne da un secondo all’altro.
Hermione le si avvicinò mettendosi al suo fianco.
“E da un po’ che non ci vediamo, Black.”
Rigel sorrise, ma non si voltò. “Harmony come sta?”
“Bene, ora sta dormendo.”
“Ne sono felice. Ehm sono contenta del tuo ritorno.”
“Rigel… volevo ringraziati.”
“Ho solo fatto il mio dovere.” Rispose lei freddamente.
“Tu hai sempre messo il tuo dovere davanti a tutto anche davanti ai tuoi
sentimenti e alla tua vita.” Ed Hermione fece per andarsene.
“Hermione…?”
“Si?”
“Se mai dovessi rivedere Harry, digli che mentre combattevo contro i
dissenatori, ho rivisto parte del mio ricordo perduto. Ho sentito una donna
urlare e il pianto di un neonato.’”
“Una donna che urla e un neonato. Non ci capisco gran che.”
“Neanch’io. Stai attenta, si stanno riorganizzando. Qualcuno sta di nuovo
guidando le forze di Voldemort.”
“Lo so.”
Rigel si alzò il bavero del suo mantello ed uscì dal cortille. Hermione la
osservò fin quando non la vide sparire nel oscurità del bosco. Lei e ultima dei
Black non erano mai state amiche, tutte due erano state innamorate dello stesso uomo.
giovedì 14 giugno 2012
Granger girls
giovedì 17 maggio 2012
Granger Girls
Capitolo
secondo: A Diagon Alley
Dopo un po’ Harmony si addormentò, Hermione si voltò la guardò sorridendo e le
mise addosso una coperta.
Ron senza distogliere lo sguardo dalla giuda le domandò: “Non deve essere stato
facile crescerla da sola?”
“No, non lo è stato soprattutto l’inizio, ma sono contenta di come sono andate
le cose dopotutto.” rispose lei rimettendosi seduta.
“Perché non ne hai parlato a nessuno? Potevamo aiutarti.”
“Forse perché temevo che lo avrebbe saputo...”
“Sarebbe stato cosi terribile. Harry aveva il diritto di sapere di Harmony, e tu
potevi lo stesso andartene se non volevi stare con lui.”
“Non sarebbe stato cosi semplice, non ho avuto molta scelta Ron.”
“Invece si, potevi fidarti di lui, o fidarti di me.”
“Non potevo parlarne avrai messo in pericolo Harmony, c’erano troppi mangiamorte
ancora in giro, tutti cosi desiderosi di vendicare il loro maestro. Lo sai che
Voldemort e i suoi hanno sempre colpito Harry negli affetti. Immagina se
qualcuno scopriva che il prescelto aveva una figlia? Dovevo pensare a lei prima
di tutto.”
“Sempre molto prudente e razionale, ma secondo me c’era dell’altro non è vero?”
Hermione sospirò: “Era cambiato con la morte di Silente e con la guerra, non era
più lo stesso, pensava solo alla vendetta…”
“E potevi dargli torto.”
“No… ma non volevo che mia figlia vivesse nell’odio…”
“Forse, ma tu volevi anche farlo soffrire, come ha fatto lui. Hermione dopo la
tua partenza non è stato più lo stesso, è diventato: sempre più solo, più triste
e oscuro; rintanato dentro Grimmauld Place. Abbiamo cercato in tutte le maniere
di farlo uscire, ma niente poi poco prima che sparisse mi ha detto una cosa che
non sono mai riuscito a dimenticare. Era in una stanza vuota seduto a terra in
un angolo, io cercavo di farlo reagire dicendogli che doveva tornare a vivere;
lui alzò lo sguardo, mi guardò con occhi freddi e tristi e rispose: Hermione è
la vita.”
“E’ questo cosa dovrebbe dire?”
“Non lo so, dimmelo tu. Eri tu la persona più vicina a lui.” Disse Ron
voltandosi a guardare la strega per un istante.
“Non è vero tu gli eri altrettanto vicino, eri il suo migliore amico.”
“Cerchi di cambiare discorso… Ok, io ero il suo migliore amico, ma non sono mai
riuscito a capirlo fino in fondo, non come facevi tu. Voi due eravate simili,
anime gemelle. Tu gli leggervi dentro, forse perché prima di incontrarvi eravate
entrambi soli. Io la solitudine non la conosco, con la mia famiglia numerosa che
avevo. Harry invece era orfano e tu figlia unica di genitori assenti; ed eravate
tutte due dei diversi. Il bambino eroe e la perfetta studentessa. Insomma era
logico che tra voi doveva nascere qualcosa.”
“Si, ma molti credevano che saremo stati io e te a finire insieme, dato che
siamo al opposto.” disse scherzando Hermione.
“Cretinate, non è per niente vero che gli opposti si attraggono, quanto siamo
stati insieme tu e io, due settimane?”
La strega sorrise e rispose: “Ma che saranno stati dieci giorni. Posso farti una
domanda, Ron?”
“Si.”
“Perché hai smesso di fare l’auror?”
“Perché come portiere del Falmouth Falcons e secondo portiere della nazionale
inglese guadagnavo di più. E poi… Dopo la guerra ero stanco dei morti e della
violenza, ma adesso non faccio neanche il portiere, durante una partita ho avuto
un brutto infortunio che mi ha compromesso per sempre la spalla.”
“E cosa fai?”
“Torno a Hogwarts e insegnerò volo con la scopa.”
Dopo circa quattro ore di volo arrivarono nei presi della tana.
“Sveglia Harmony” disse Hermione entusiasta e diede del colpetti alla figlia che
si svegliò.
“Si, mamma che c’è?” domandò lei assonnata.
“Siamo quasi arrivati.”
“Ecco” gridò Ron.
E si vide una piccola e isolatta villetta di campagna, in stile inglese con a
fianco un orto.
Hermione la guardò piena di nostalgia, mentre Ron atterrava. Lei si ricordo il
giorno del matrimonio di Fleur e Bill, l’ultimo giorno felice del trio, ballò
prima con Ron e poi con Harry, ma se con il primo fu divertente, tutto risate e
piedi pestati, il secondo fu qualcosa di travolgente, d’emozionante. Harry la
stringeva forte in modo deciso, e per lei non esistevano altro che quegli occhi
verdi tanto da non rendersi conto che la musica era finta. Lui le sussurrò una
sola parola: “Perdonami” per poi lasciarla al centro della pista.
Ron si voltò un secondo a guardarla, sapeva a cosa stava pensando, anche lui
ricordava quel giorno, quel giorno in cui li vide ballare insieme e capì che era
il terzo incomodo, che per quanto avrebbe fatto non poteva competere con Harry
per il cuore di Hermione. Ma c’era una cosa di quel giorno che la strega non
sapeva dopo che fu abbandonata sulla pista, che lui e Harry parlarono da soli.
E quella conversazione Ron non la dimenticherà mai.
Harry era fuori dalla tendone, non avrebbe dovuto uscire, era pericoloso un
intero esercito di maghi oscuri e alleati di Voldemort lo voleva morto.
Era in piedi
fiero, pronto ad affrontare qualunque pericolo, pronto alla guerra. Guadava le
montagne, anche se era ancora estate già le cime dei monti erano innevate e
sembrava che la su le nuvole nere minacciavano un furioso temporale.
Anche se aveva
senti Ron avvicinarsi, Harry gli dava le spalle, e aspettò che l’amico gli
andasse più vicino.
“La ami, Harry?” gli domandò.
Lui non rispose.
“Credo proprio di si.” Continuò il rosso sorridendo amaramente.
“E tu, Ron?” gli domandò senza voltarsi.
“E come potrei non amarla, sai sapevo che sarebbe finita cosi. Entrambi
innamorati di lei.”
“Ron… il mio destino è segnato, anche se trovassi tutti gli horcrux, non potrei
farcela contro Voldemort.”
“Non è vero Harry, tu hai me, hai Hermione. Ti saremo sempre vicini anche quando
combatterai con Voldemort.”
Harry si volto e gli sorrise: “E la prima volta che pronunci il suo nome.”
“Voldemort è il tuo nemico non posso averne paura.”
Harry si voltò
e per un istante sorrise.
“Io invece, Ron, ne ho tanta, tantissima paura, ma non di morire, di lasciarla.
Ti prego stargli vicino, amala anche per me, tu la farai felice ne sono sicuro.
Promettimelo, prometti di proteggerla e non dirgli niente di tutto questo. E
adesso vai da lei…. Siate felici.” E tornò a guardare le montagne, il cielo
lassù era diventato ancora più scuro e si sentì il fragore di un tuono.
“Grazie.” mormorò Ron mentre andava via.
Il giovane mago non rispose.
“Harry, sta arrivando una tempesta…”
“Lo so Ron la sto aspettando, l’aspetto da quando avevo un anno.”
Fu allora che Ron capì quanto era stato fortunato a conoscere e a essere il
migliore amico di un uomo coraggioso come Harry Potter, un eroe, un tragico
grande eroe.
L’auto atterrò e i tre scesero. Harmony si guardò intorno e pensò: “Cosi
questa è una casa di maghi, a me sembra una casa di campagna come tante altre.”
Ma guardando meglio e notò tante piccole cose, strani oggetti che si muovevano
da soli, tutta quella stranezza le diede il buon umore. “Io già la amo questa
magia.” pensò. Timidamente aveva seguito Ron ed Hermione che stavano per
entrare in casa, quando sentì dal alto gridare: “Attenzione!! Largo!!”
E poi Ron gridare: “Harmony a terra!!!”
La ragazza si buttò e un ragazzo su una scopa le volò sopra.
“Miseriaccia!!! Acrux vuoi stare attento.” Gli gridò contro Ron, ma il ragazzo
aveva già ripreso quota e gli gridò: “Scusami zio Ron!!”
Harmony dopo la caduta seguì affascinata il volo del ragazzo, e dopo essersi
alzata entusiasta, ma tutta sporca, era corsa dalla madre chiedendo: “Cosa sta
faccen…” indicando il ragazzo volante sul manico di scopa mentre questo aveva
evitato una stana palla che era stata lanciata da una ragazza con i capelli
rossi, che gridava: “Acrux questa volta ti stavo per colpire!!!!!!”
“Nei tuoi sogni, cugina, nei tuoi sogni, mai un Malfyo si fa ràcolpire da una
Weasley.” gridò il ragazzo ridendo
“Ehi tu per metà sei Weasley” rispose la ragazza cercando di nuovo il colpire il
cugino con il bolide poi notò chi c’era a terra e gridò: “Ciao papa”
“Papa?” domando sorridendo Hermione a Ron
“E si, è mia figlia Tabitha, ma si fa chiamare Tibby, è uno dei cacciatori di
grifondoro.” Rispose lui con soddisfazione.
Hermione sorrise e continuo “E l’altro chi è?”
“E’ il figlio di Ginny e di Draco: Acrux è il capitano e portiere per
serpeverde.”
Hermione fu sorpresa a sentire il nome serpeverde, ma Ron anticipò i suoi dubbi
dicendo: “Non ti preoccupare è un bravo ragazzo anche se è un po’ scavezzacollo
e presuntuoso. Serpeverde è cambiata dai nostri tempi, la professoressa
McGranitt gli ha seguiti in modo particolare, eliminando sul nascere qualsiasi
forma d’intolleranza, di razzismo e di magia oscura.”
Harmony intanto guardava affascinata i due ragazzi volare. La madre la guardò
conosceva quello sguardo.
“Mamma ma cosa
stano facendo?” le domandò la giovane strega.
“Volano su dei manici di scopa….” Iniziò a dire Hermione; ma Ron prese la
parola: “Si chiama Quidditch, Harmony, è lo sport dei magi, è come vedi si fa su
delle scope volanti…”
“E’… E’ fantastico.” Poi si voltò verso la madre “Mamma anch’io voglio volare
come quei ragazzi, mi insegni?”
Ron non riuscì a trattenersi dal ridere, anche perché Hermione aveva fatto una
faccia strana a quella richiesta.
“Harmony, ehm… io non so volare sulla scopa, non ho mai imparato.”
“Non ti piaceva il Quiditc, mamma?”
“Quidditch. Si certo, non mi perdevo una partita.”
“Si, ma ci doveva essere un certo giocatore in campo.” Rispose Ron che poi
aggiunse “T’insegnerò io.”
“Davvero Zio Ron!!!” disse lei entusiasta “E quando? Quando?” domandò
saltellando
“Presto, ma adesso entriamo in casa.”
“Mamma, vorrei restare a guardare se non ti dispiace?”
Hermione guardò Ron, e lui disse: “Non ti preoccupare tutto intorno alla casa
sono stati riattivati i sistemi di sicurezza magici dei tempi della guerra,
adesso la tana è sicura quanto Hogwarts e Grimmauld Place.”
La strega guardò la figlia e disse: “Ok rimani, ma non ti sognare di montare su
una scopa?”
“Va bene” rispose Harmony un po’ contrariata.
Ron ed Hermione entrarono in casa, tutto era rimasto come la strega lo
ricordava, anche se quella non era più la tana originale; quella era stata
distrutta durante la guerra, e poi fu ricostruita identica in ogni minimo
particolare.
Appena varcata la soglia Ron disse: “Mamma, siamo a casa!!!”
E Molly Weasley uscì dalla cucina, poi vista Hermione le corse incontro gridando
e abbracciandola disse: “Oh piccola mia, quanto tempo? Quanto tempo?”
“Signora Weasley.” Disse Hermione commovendosi.
“Mi si è mancata cosi tanto, tesoro, ma niente più signora Weasley, sei grande
ormai, chiamami Molly.” E la lasciò andare.
Molly Weasley era molto invecchiata, anche se i suoi occhi restavano dolci,
nella guerra aveva perso cosi tanto: suo marito e Charlie erano morti, e Bill e
Fleur avevano divorziato qualche anno dopo. Ma per fortuna c’erano anche stati
dei momenti felici: la carriera e le vittorie di Ron, con lui la nazionale
inglese aveva vinto la coppa del mondo sconfiggendo la Germania e il suo
matrimonio con Luna e la nascita di Tibby; Ginny era diventa Auror e si era
sposata con Draco e aveva avuto due figli, i Tiri Vispi Weasley erano diventati
una catena con negozi in tutto il mondo, Fred si era sposato e da poco aveva
avuto una coppia di gemelli, mentre George da anni conviveva con il suo
compagno.
“Ma avanti, Hermione accomodati, ho preparato il the.”
“Grazie, Molly.”
Le due streghe si sedettero intorno al tavolino del salotto, mentre Ron rimase
in piedi e si appoggiò al muro. Tre tazze, una teiera, una lattiera e dei dolci
tutto sopra a un vassoio volarono lentamente dalla cucina per atterrare sopra il
tavolino.
“Latte giusto e niente zucchero, mia cara?” domandò Molly
“Si giusto, ancora lo ricorda.” Rispose lei
“Certo.” Disse sorridendo poi si rivolse a Ron “E tu limone con tre zollette.”
“Si, mamma”
La strega fece tutto con un colpo di bacchetta.
Hermione prese la tazza e mescolo, per poi bere; quel sapore quel aroma di the
tutto particolare che i Weasley si tramandavano da generazioni, gli riporto alla
mente ultima volta che lo aveva bevuto in quello stesso posto, insieme con
Molly, Ginny e Luna. Era stato qualche giorno dopo il matrimonio di Bill e Fleur.
Ron le aveva dichiarato i suoi sentimenti, e adesso erano una coppia, Ginny era
ancora in crisi per la fine della sua storia con Harry e Luna sembrava più
strana del solito, al epoca nessuno sapeva che era già innamorata di Ron.
Durante quel the, Molly le aveva detto: “Per favore, Hermione, non illudere Ron,
non farlo soffrire inutilmente.”
La storia fra loro fini dopo neanche una settimana, ma non ci furono ne’ liti
ne’ grida, Hermione capì che era impossibile sostituire Harry nel suo cuore e
Ron capì che lei non lo amava.
“Hermione cara?” domandò Molly dopo aver bevuto il the e aver rimesso la tazza
sul piattino, e poi sul tavolino.
“Si?”
“Perché sei scappata tanti anni fa?”
La strega mora guardò Ron stupefatta. Lui si limito ad alzare le spalle e a fare
un mezzo sorriso. Molly non sapeva niente di Harmony.
“Ehm… Molly, avevo una ragione molto importante, un grosso problema da
risolvere.”
“Posso capire, ma non dovevi proprio andare via senza dirci niente.”
Intanto fuori Harmony continuava a guardare incuriosita i due ragazzi volanti.
Poi notò in un angolo appoggiata alla parete un manico di scopa, si avvicinò,
sul legno c’era incisa la scritta: Ninbus 2001. La ragazza solevò la mano per
toccarla, ma la scopa si mosse e Harmony l’afferrò sentendo come una scossa
elettrica, l’emozione crebbe, sentiva in lei l’adrenalina e aveva la
consapevolezza che la scopa desiderava tornare a volare. Respirò profondamente
si guardò intorno e poi tornò a guardare quel manico e sussurrò: “Ok piccola,
facciamo.” Ci montò sopra si diede uno slancio in avanti e parti, stava volando.
In brevissimo tempo riuscì a capire come funzionava, bastava spostare il manico
e il peso in base alla direzione. Ma adesso voleva andare più veloce, sempre di
più, salire di più.
“Mio Dio è più eccitante della moto di Jess.” pensò “E’ fantastico.
Non mi sono mai sentita cosi viva.”
Guardò di fronte a se e vide i due ragazzi e accelerò ancora.
Tibby e Acrux si erano fermati e stavano parlando.
“Rientriamo, Acrux?” domandò la rossa.
“Si ok. Ehi hai notato che c’era una strana ragazza che ci guar….” Ma non riuscì
a finire la frase che qualcosa di velocissimo era passato fra loro. I due si
girarono e videro alla loro destra Harmony ferma a mezz’aria sulla scopa
sorridente.
“Ma che cavolo combini?” gridò Tibby seguita da Acrux: “Si può sapere chi sei? E
che ci fai sulla scopa di zio Charlie.”
Harmony si limitò a dire: “Gara?”
Acrux notò gli splendidi occhi verdi della ragazza e la luce che avevano, e
rispose: “Perché no!!!”
E i due partirono insieme. Erano testa a testa. Notarono su una collina un
grande abete.
“Fino a li e ritorno.” Gridò Acrux “Chi torna prima alla tana vince, ok ragazza
del mistero?”
“Tutto chiaro, biondo.” Rispose lei e abbassò la testa e accelerò ancora, ma
Acrux le era dietro e di nuovo furono alla pari, ma al passaggio del albero il
serpeverde passò in vantaggio, ma subito dopo erano di nuovo testa a testa, poi
per un attimo la strega lo superò.
Passarono di fronte a Tibby che gridava: “Forza, Acrux, fagli vedere chi sei.”
poi notando la grinta della ragazza pensò: “Certo che se la cava benissimo
quella, deve essere per forza un cercatore.” E cambiata idea iniziò a
gridare: “Ragazza fagli mangiare la tua polvere.”
“Sei tosta!!!” le gridò lui, notando che era davvero carina con gli occhi
smeraldo, i capelli lunghi e nerissimi, e un bel fisico.
“Anche tu” Rispose lei.
E atterrarono insieme.
“A quanto pare siamo pari.” disse Acrux.
Harmony annui sorridendo.
“Sei molto brava. Io sono Acrux Malfoy, piacere.” E il ragazzo tese la mano che
Harmony strinse, intanto si era avvicinata Tibby e le domando: “Ciao, sai che
sei una vera campionessa?”
“Grazie” rispose lei scendendo dalla scopa.
“Come ti chiami?” le domando la strega.
“Harmony Granger.”
“Granger?!!” disse sorpresa Tibby “Sei parente di Hermione Granger?”
“Si, è mia madre”
“Mamma, mamma.” Gridò Harmony entrando.
Molly guardò la ragazza che era appena entrata con sua nipote e poi Hermione.
“Che succede piccola?”
“Oh mamma ho volato, è stato fantastico, bellissimo, super.”
“Cosa?” disse la strega alzandosi “Ma ti aveva detto di non farlo!!”
“Ma Mamma, sono andata benissimo. Non è vero Tibby?”
“Si era bravissima signora Granger…”
“Signora Granger?” sussurrò Hermione.
“Papà dovevi vederla ha volato alla pari con Acrux.”
Ron spalancò gli occhi: “E' davvero cosi brava?”
“Si, zio Ron” rispose Acrux entrando “Siamo arrivati pari, ma la prossima volta
sarò io a vincere Granger”
“Quando vuoi, Malfoy.” Rispose Harmony con tono di sfida. I due si guardavano
con occhi di fuoco, ma poi scoppiarono a ridere.
“Tutto questo mi ricorda qualcosa?” sussurrò Ron.
Hermione intanto notò che Molly guardava stupita Harmony, e si affretto a fare
le presentazioni: “Molly questa è mia figlia Harmony.” Poi alla ragazza:
“Harmony lei è la madre di Ron.”
“Buon giorno signora Weasley. Sono contenta di conoscerla.”
“Ehm… si!” la strega non sapeva bene cosa dire mentre guardava gli occhi verdi
della ragazza “Anch’io sono contenta, tesoro, benvenuta in casa mia.”
“Grazie” rispose la ragazza sorridendo.
“Harmony!!! Perché non vieni nella mia stanza cosi possiamo parlare in pace.”
“Posso mamma?”
“Si certo, ma basta con i voli per oggi.”
“Ok, ma voglio continuare a volare, è troppo bello.”
“Va bene, vedremo.”
“E vai!!!” poi alla sua nuova amica mentre andavano verso le scale “Tibby, devo
scegliermi un manico di scopa, tu quali dici?”
“Per questo dovresti parlare con Acrux.”
“Ah si” e si voltò verso il giovane mago per poi sorridere, lui la guardò negli
occhi.
“Acrux, Acrux” lo chiamò Ron.
“Ah si zio, cosa c’è?”
“No niente, niente. Ma stai attento con le Granger sono pericolose, ragazzo”
disse Ron ironico
“Che?!” domandò Hermione
Ron si limito a ridere.
“E’ pericolosa, meglio mi piacciono pericolose.” sussurrò Malfyo mentre usciva.
“La tua Harmony, Hermione, deve essere una brava ragazza?” Disse Molly.
“Si, lo è.” rispose
“Ha gli occhi verdi e sa volare su una scopa, mi ricorda qualcuno.”
“Ehm” fece Hermione arrossendo.
Nei tre mesi successi Hermione insegnò ad Harmony tutte le
materie dei primi tre anni di Hogwarts, tranne divinazione. La ragazza imparava
in fretta, eccelleva soprattutto in trasfigurazione, in aritmanzia e rune
antiche, ma fu in difesa contro le arti oscure che diventò bravissima, riuscendo
a battere Tibby e persino Acrux, che era al sesto anno.
Poi a metà agosto arrivarono, tramite gufo, le lettere da
Hogwarts, una con la lista per i libri del quarto anno di Tibby e l’iscrizione e
lista per Harmony.
Le due ragazze erano diventate molto amiche, anche perché
ognuna era affascinata dal mondo dell’altra.
“Siete pronte per andare a Diagon Alley ragazze?” domandò
entusiasta Hermione.
“Certo” gridarono in coro le due ragazze.
“Perfetto, ma dobbiamo solo aspettare Ginny, adesso.”
“Hermione?!”
“Si Tibby?!”
“Alla zia non piace quel sopranome…”
Intanto le due ragazze parlottavano fra loro.
“Mi auguro di vedere James a Diagon Alley.” disse Tibby
arrossendo un po’.
“Cosi finalmente potrò conoscerlo anch’io questo
affascinante mago di diciotto anni che risponde al nome di James Sirus Lupin.”
“Ehi giù le mani ragazza, James Lupin è mio. A proposito
ieri, Acrux mi ha chiesto di te e ha aggiunto che si troverà alla Gelateria
Fortebraccio verso le quattro.”
“Ah davvero!!!” disse Harmony felice per poi correggersi
subito “Non che la cosa m’interresi più di tanto naturalmente.”
“Certo naturalmente” rispose Tibby con un mezzo sorriso.
In quel momento si sentì bussare alla porta ed Hermione
andò verso l’ingresso dicendo: “Finalmente è arrivata.” e aperta la porta si
trovò di fronte Ginevra, la sua migliore amica di un tempo, le due rimasero a
guardarsi negli occhi. I loro rapporti si erano deteriorati ancora prima nel
iniziò della guerra.
“Hermione,” disse la strega freddamente.
“Ginevra.” rispose lei.
“Mi fai entrare nella casa dei miei genitori?”
“Si, certo” e si fece da parte.
Ginevra entrò e fu subito salutata da Tibby: “Ciao zia!!” e
le si avvicino in compagnia di Harmony.
“Ciao Tibby.” le disse contenta poi guardò l’altra ragazza:
“Tu devi essere, Harmony?”
“Si, sono io.”
“Draco e Acrux mi hanno parlato bene di te.”
Hermione si avvicinò e le domandò: “Come sta il piccolo
Arthur, Ginevra?”
“Bene, Hermione, grazie.”
La tensione fra le due streghe si tagliava con una lama.
Usarono la Metropolvere per arrivare a Paiolo Magico e da
li a Diagon Alley.
Harmony non poteva credere ai suoi occhi la strada era viva
e piena di stranezze; e anche Hermione rimase sorpresa per alcuni cambiamenti: a
fianco alla Gelateria Fortebraccio per esempio ora si trovava un Apple store,
con in vetrina una scritta: “Harry Potter usava un mac-book”
“Mac-book?” domandò curiosa Tibby.
“Sono dei computer.” rispose Harmony.
“Computer!!!!!” gridò entusiasta la strega “Ne ho sentito
parlare a scuola dai metà babbani. Voglio vederli? Vieni con me, Harmony? Cosi
mi mostri come si usano?”
“Va bene.” Rispose “Mamma voi che fatte?”
Hermione guardò Ginevra e rispose: “Noi ci prediamo un
gelato da Fortebraccio, vi aspettiamo lì. Per te va bene, Ginevra?”
“Si, Hermione.” e annuì.
Le due ragazze corsero elettrizzate dentro apple store,
mentre le due streghe si sedettero in uno dei tavolini fuori, e poco dopo arrivò
una elfa domestica.
“Buon giorno signore, sapete cosa ordinare?”
“Buon giorno. Si per me un gelato caldo.” rispose Ginevra.
“Ciao Victoria.” Disse Hermione leggendo il nome sul
cartellino “Per me una coppa di gelato al pistacchio.”
L’elfa le sorrise, segnò l’ordinazione e salutò per poi
tornare dentro al locale.
“Sempre gentile con gli elfi domestici e sempre a prendere
quel assurdo gusto di gelato” disse Ginevra e aggiunse “Resti sempre un
idealista e un po’ anticonformista, Hermione.”
“Che ci vuoi fare è difficile cambiare….” rispose
sorridendo.
“Si, ma un po’ sei cambiata, non immaginavo che potessi
smettere di praticare la magia, ne tanto meno che fossi diventata madre.”
“Sembra che siano rimasti tutti un po’ sorpresi.”
“Sai t’immaginavo con Harry, che lui fosse scomparso per
cercarti per poi ritrovarti, e avere il vostro lieto fine.” Disse Ginevra
“Sarebbe stato bello!”
Hermione abbasso lo sguardo: “Non lo so, non so cosa avrei
fatto se un giorno Harry fosse comparso sulla soglia di casa mia, ero… sono cosi
arrabbiata con lui.”
“Lo avresti perdonato!”
“Non ne sono cosi sicura, Ginevra.”
“Io si” disse la rossa sorridendo “citando Ron: tu sei
sempre stata di parte nei suoi confronti, gli perdonavi tutto e se litigavate
era sempre per motivi estremamente importanti.”
Victoria arrivò con i due gelati, le due streghe
ringraziarono e l’elfa scomparve con un crack, Ginevra prese la cioccolata calda
e la versò sul gelato di nocciola e intanto continuava dicendo: “Voi due avevate
un rapporto molto particolare, cosa non facile da gestire.”
“Cosa vuoi dire?”
“Hermione, ma è possibile che dopo tanti anni non ci sei
ancora arrivata.” rispose Ginevra ridendo “La storia dei migliori amici, o del
rapporto fratello sorella, poteva andare bene fino ai tredici o quattordici
anni, ma poi…”
Hermione arrossì.
“Voi non vi ti rendevate conto di quanto il vostro strano
rapporto era fastidioso per i vostri partner.”
“Strano?” domandò Hermione sempre arrossendo.
“Tra Harry e Cho, al quinto anno, è finita perché lei era
gelosa di te. Krum è andato a chiedere spiegazioni ad Harry sulla vostra
presunta storia, a lui non a Ron.”
“Se dobbiamo rivangare il passato allora parliamo dei tuoi
spasimanti, Ginevra, di Dean Thomas, di Michael Corner o di Neville” disse
Hermione sorridendo.
La rossa fece una faccia strana e poi si mise a ridere: “Lo
sai che Draco su Dean mi prende ancora in giro, mi dice che può capire che fossi
innamorata di Harry, un po’ meno di Neville, ma Dean proprio no.”
“Non ha torto.”
“Sono d’accordo, ma tu non glielo dire. Draco non capisce
che Dean era un mezzo per raggiungere Harry.”
“Ottima tattica.”
“Grazie, ma non è servita un gran che.” E tornò seria “Non
hai idea di cosa vuoi dire confrontarsi con te. Hermione, io ti odiavo.”
“Forse anch’io ti ho odiato. Per questo dopo il funerale di
Silente e il matrimonio di Fleur e Bill abbiamo smesso di parlarci.”
“Dovresti dire che io ho smesso di parlarti. Ero cosi
arrabbiata e delusa di Harry e di te. Poi è scoppiata la guerra e quasi tutti
noi siamo diventati auror. Tu, Ron e Harry in prima linea sotto gli ordini di
Billy ed io e Neville a difendere il San Mungo, incarico che odiavo, avrei
voluto combattere, ma quel desiderio scomparve subito arrivati i primi feriti.
Mi davo da fare per aiutare i guaritori.”
“Per fortuna è finita. Ginevra, adesso però ci dobbiamo
concentrare sulla nuova generazione per Hogwarts” e vide che le due ragazze
uscire dal negozio che parlottavano felici fra loro e si avvicinarono “Guardale
sembrano noi alla loro età.”
“Già.”
“Sembra che lasciandole sole a parlare abbiano appianato le
loro divergenze” disse Tibby a bassa voce “Ottimo piano Granger.”
“Grazie, Weasley”
Ginevra fece segno alle ragazze di unirsi a loro e fece
portare da un elfo domestico altre due sedie, poi Victoria prese le ordinazioni
di Harmony e di Tibby, una torta alla cioccolata con gelato di vaniglia e un
gelato alla zucca.
Finiti i gelati andarono alla libreria “Il Ghirigoro” per
acquistare i libri, Hermione diede una occhiata alla lista e disse a Ginevra:
“E’ incredibile molti dei libri sono gli stessi del nostro quarto anno.... anche
se sono state aggiunte delle materie, guarda.” E le fece vedere la lista
“Filosofia e storia babbana di Miller; e la Repubblica di Platone, ma questo lo
dovremo comprare in una libreria normale.”
“No, c’è la Leviathan che vende solo testi babbani” rispose
Ginevra.
“E’ li che mamma ha comprato il libro Sisterhood of the
Traveling Pants.” Intervenne Tibby “Per poi darmi il nome di Tabitha, il suo
personaggio preferito.”
Hermione guardò Ginevra e disse sorridendo: “Luna non è
cambiata.”
“Per niente.”
“Ma dai hai il nome della più forte delle quattro. Anche se
io preferisco Lena e Bridget” disse Harmony.
“Hai letto i libri della Brashares?”
“Si, sono tra i miei preferiti, Tibby?” (4 amiche e un paio
di Jeans, la mia serie di libri preferita by Dalastor)
“Ti adoro sempre di più Harmony Granger” e abbracciò
l’amica ridendo “Hai visto il film?”
“Si, era carino, ma Kostas lo immaginavo differente.”
Intanto Hermione e Ginevra parlavano dei libri:
“Cos’è questo: Dizionario dei mostri di Massimo Izzi?”
domandò Hermione
“Certo che per essere la nuova professoressa di
trasfigurazione, non sai molto dei cambiamenti di Hogwarts. Hanno diviso la
materia di Difesa contro le arti oscure in due: teoria e pratica, con due
insegnanti differenti, la teoria o riconoscere le creature oscure la insegna
David Giles.”
Hermione sorrise e disse: “David…”
“E’ bello che sia tornato.”
“E la pratica chi la fa?” domandò Hermione
“Sembra che la preside non l’abbia ancora trovato
insegnante adatto. Aveva pensato a Tonks, ma non credo voglia lasciare
l'accademia auror.”
Comprati i libri o meglio dopo che le Granger Girls avevano
saccheggiato sia la Ghirigoro che la Leviathan, e andarono da Madame Mcclan per
le uniformi. La strega non era cambiata per niente, ma si stupì non poco quando
Hermione le disse che Harmony aveva bisogno della cravatta nera, cioè quella che
s’indossava prima dello smistamento. Dopo poco le due ragazze si provano nel
retrò a provare le uniformi davanti allo specchio.
“Sei preoccupata per qualcosa, Harmony?” domandò Tibby
visto che l'amica aveva lo sguardo un po’ cupo.
“Pensavo allo smistamento, tu sei a Griffondoro…” e guardò
la cravatta rosso oro di Tibby “Ma io potrei finire ovunque, e non voglio
perdere la mia unica amica.”
“Grazie” disse sorridendo Tibby “Ma non mi perderai, anche
se dovessi andare a serpeverde noi due resteremo amiche, guarda le nostre mamme
erano in case differenti, ma sono lo stesso diventate grandi amiche. Certo che
se vieni messa in un’altra casa saremo rivali per la coppa di Quidditch.”
“E chi ti dice che sarò selezionata per far parte di una
squadra?”
“Ma che stai scherzando, tu hai un talento naturale per il
volo con la scopa, ce l’hai nel sangue, tu sarai un grande cercatore; per questo
mi augurò che sarai smistata a Grifondoro abbiamo bisogno di un cercatore in
squadra.”
“Si, ma io non ho neanche una scopa personale.”
Tibby cambiò discorso: “Certo che conosco qualcuno che
sarebbe molto contento se tu venissi smistata a serpeverde.”
“Oh mio Dio, che ora sono?” domandò agitata Harmony.
“Non ti preoccuparti ci vogliono ancora due ore al tuo
appuntamento.”
E le due streghe si misero a ridere.
Dopo aver acquistato le uniformi passarono a prendere il
resto del corredo scolastico: il calderone, le provette, il telescopio e la
bilancia.
“Ora manca solo la bacchetta” disse Hermione “Non ci resta
che andare da Olivander.”
“Finalmente non vedo l’ora d’avere una mia bacchetta.”
Esclamò contenta la ragazza.
“Harmony, ma noi dobbiamo ancora comprare delle cose e non
vorrei che tu arrivassi in ritardo al tuo appuntamento galante.”
La ragazza arrossi e rimase a bocca aperta e guardò Tibby
che però scosse la testa per fargli capire che non era stata lei a fare la spia.
Hermione e Ginny intanto ridevano.
“Sei sorpresa che lo sapevo?”
“Ehm si mammy, ma come hai fatto?”
“Allora prima di tutto anch’io sono stata una ragazza, ma
anche prefetto e auror… in secondo luogo, Ginevra….” e fece finire l’amica
“Stamattina Acrux ne parlava di nascosto con Draco.”
“Quello stupido.” esclamò Tibby.
“E tu Tibby non ti devi vedere con James?” domandò Ginevra.
Adesso fu Tibby ad avere la faccia in fiamme e disse:
“Zietta, non lo dirai a papà.”
“Non ti preoccupare non gli dirò niente, ho una idea
precisa su come Ron la pensi su certi argomenti. Però brava la nostra Tibby ha
incastrato proprio un bel ragazzo e di ben tre anni più grande.”
“Zia!!!” gridò lei.
“Allora Harmony dopo che hai comprato la bacchetta ci
rivediamo alla gelateria di Fortebraccio. Va bene? E poi io e Ginny vi lasciamo
ai vostri ragazzi.”
“Acrux non è il mio ragazzo, mamma, è un amico solo un
amico.”
“Appunto è quello che temevo… Dicevo lo stesso alla tua
età. Siamo intessi?”
“Va bene.” rispose Harmony annuendo.
“E che non ti venga in mente d’andare a Knockturn Alley, è
pericoloso. Non sto scherzando, signorina.”
“Si, allora vado.”
E si diresse verso la fine di Diagon Alley e li si trovò
davanti al negozio di Olivander, l’insegna diceva: “Fabbrica di bacchette di
qualità superiore dal 382 a.C.”
Aperta la porta si sentì una campanella suonare. Harmony
entrò, ma il posto sembrava deserto; la ragazza si guardò intorno le sembrava
d’essere entrata in un luogo misterioso e sacro dove non si poteva che parlare
ma solo sussurrare, c’erano tantissime scatole tutte ordinate, ma una cosa
attirò la sua attenzione, in un angolo sul bancone illuminata da una luce c’era
una teca con dentro un cuscino di velluto rosso con decori oro, su questo c’era
una bacchetta spezzata in due parti, sulla teca c’era una fotografia e una
scritta: “La bacchetta di Harry James Potter.” La foto ritraeva una ragazzo con
gli occhi verdi e una cicatrice a forma di fulmine sulla fronte, Harmony lo
guardando e sussurrò: “Papà”
Non era la prima volta che vedeva delle foto o dei disegni
di suo padre, ma quella lo colpì in modo particolare, e che era una foto babbana
non magica. Lo sguardo di Harry tradiva incertezza, era nervoso, impaurito, ma
al tempo stesso nei suoi occhi verdi si poteva leggere coraggio ed eroismo.
“Buon pomeriggio.” disse una voce sommessa che fece
sobbalzare la ragazza riportandola alla realtà. L’uomo era comparso dal retro
bottega senza fare alcun rumore.
“Salve, dovrei acquistare una bacchetta?”
Olivander guardò la ragazza un secondo, poi sorrise e
disse: “Ah si, si, si, ero sicuro che avrei conosciuto presto anche lei.
Signorina Granger. Ha il stessi occhi di suo padre.” e guardò verso la teca
“Sembra ieri che è venuto a comprare quella bacchetta. Undici pollici agrifoglio
piuma di fenice…. Ma veniamo a lei. Sa io mi ricordo di ogni bacchetta che ho
venduto.”
E si avvicinò ad Harmony, che solo allora notò che
Olivander non solo con chiudeva mai gli occhi ma questi avevano le pupille color
argento.
“Allora signorina qual è il braccio con cui usa la
bacchetta?” e tirò fuori dalla tasca un metro a nastro con le tacche d’argento.
“Il destro, signore.” rispose lei.
“Lo alzi, per favore.”
E il fabbricante di bacchette prese tutte le misurazioni
del caso e intanto diceva: “Come ben sa ogni bacchetta ha nel suo nucleo, una
potente sostanza magica, crini di unicorno, piume della fenice o di ipogrifo, o
tendini del cuore di Drago. Non esistono due bacchette uguali.” Poi aggiunse:
“Può bastare” e dopo aver preso una scatola e averla aperta, passò alla ragazza
una bacchetta dicendo: “Provi questa. Acero e tendini di cuore di drago. Sette
pollici. Bella flessibile.”
Harmony l’agitò, ma non successe nulla.
Olivander gliela strappò di mano, le passò un'altra e
disse: “Questa faggio e piume di fenice. Nove pollici. Molto flessibile.”
Ma neanche questa funzionò, si andò avanti cosi per altre
diciotto bacchette.
Nonostante tutte quelle prove Olivander si era
entusiasmato: “Una cliente difficile mmmm.” Poi guardò verso la teca “Mi domando
se.” e andato dietro il bancone presa una chiave da un cassetto, aprì la teca
prendendo il pezzo inferiore e lo diede ad Harmony, questa non appena la prese
in mano sentì un calore improvviso su per le dita, l’alzo sopra la testa e la
bacchetta sprigiono della luce dorata con scintille rosse.
Olivander sorrise ed esclamò: “A quanto pare questa
bacchetta anche se spezzetta dal più grande mago oscuro mai esistito non ha
intenzione di rimanere inoperosa, bene. Dato che è la bacchetta a scegliere il
suo proprietario la ricostruirò. Mi dispiace signorina Granger, ma dovrà
ripassare fra una settimana per la sua bacchetta.”
Harmoni non ne fu per niente seccata anzi l’idea che
avrebbe avuto la bacchetta di suo padre le piaceva. “Va bene signor Olivander.
Ma posso chiederle perché ha lei la bacchetta spezzata di mio padre?”
“E’ stato lui a darmela, prima di sparire, signorina.
Capita che una bacchetta si rompa, e di solito se ne compra una nuova, ma lui
non la voluta…”
“Ah, grazie tornerò fra una settimana. Buona pomeriggio.” e
uscì.
Harmony percorse tutta la strada ripensando a cosa era
successo.
“Avrò la sua bacchetta, un legame con lui. E’
straordinario!!!” pensava “E’ stata con quella bacchetta che lui ha
combattuto Voldemort. Mamma mi ha detto che anche la sua bacchetta a dentro una
penna della stessa fenice, mi sembra si chiamasse Fanny e che appartenesse ad
Albus Silente. Ma cosa penserà mamma del fatto che io avrò proprio quella
bacchetta...”
Da quando aveva scoperto chi era suo padre, aveva
desiderato conoscerlo. Aveva letto molto su di lui e sulle sue impresse, ma
trattavano l’eroe Harry Potter, non l’uomo e ne tanto meno il padre. Ron le
aveva raccontato alcune cose di quando erano ragazzi: di quanto fosse bravo come
cercatore e a volare con la scopa, ma un disastro nel ballo e timido con le
ragazze, di come era un amico fedele, o di com’era un leader nato, della sua
rabbia di fronte alle ingiustizie. Ascoltando quelle storie aveva trovato in se
molti punti in comune con lui, anche se fondamentalmente rimaneva una Granger.
Sua madre invece non le aveva detto quasi niente, limitandosi a spiegare con due
parole la loro strana relazione d’amicizia, per lei era difficile parlarne sia
per l’odio che per amore che ancora provava.
“Ma chi è in realtà mio padre?” si domandò “Chi è in realtà
Harry Potter?”
Harmony poco dopo arrivò alla gelateria, ma con sua grande
sorpresa invece di trovare sua madre e le altre, ci trovò Acrux che le sorrideva
appoggiato a un muro.
“E’ tu che ci fai qui a quest’ora?” gli domandò la strega
avvicinandosi.
“Che domande? Aspettavo te.” rispose lui prendendola per i
fianchi per poi abbracciarla. I loro visi erano vicinissimi, si guadavano negli
occhi, e per un attimo tutto il vociare di Diagon Ally sparì.
“Oh mio Dio, sta per baciarmi.” pensò Harmony “Sto
per ricevere il mio primo bacio.”
Ma al ultimo secondo Acrux distolse lo sguardo per poi
allontanare gentilmente la ragazza.
“Acrux…” sussurrò lei.
“Harmony, io… io non posso, tu ti meriti di meglio di un
bastardo come me.”
“Perché questo non lo fai giudicare a me, biondo?” E preso
per la camicia lo tirò a se baciandolo.
Finito il bacio, lei lo guardò rossa in viso e con una luce
maliziosa e birichina negli occhi. Lui sorrise e disse: “Aveva ragione lo zio
Ron: voi Granger siete pericolose.”
“Cosa!? Pericolose?! Non sai neanche quanto, Malfoy.” Disse
lei ridendo.
Poi lui tornò serio: “Hamony, c’è una cosa di cui dobbiamo
parlare.”
“Si, dimmi?”
“Ma intanto andiamo ci aspettano tutti ai tiri vispi
Weasley.”
“Ma il negozio degli zii di Tibby è chiuso oggi?”
“Si, perché oggi c’è una festa privata, tanti auguri
Granger, tanti auguri di buon compleanno.”
“Ehi ma per il mio compleanno è tra una settimana.”
“Si, ma il 29 agosto molti saranno già a Hogwarts, cosi tua
madre ha pensato di farti una sorpresa in anticipo e potrai anche conoscere
tutti gli altri.”
“Tutti gli altri?”
“Si, vecchi amici e alleati dei tuoi, ma anche qualche
studente di Hogwarts.”
“E’ fantastico!!!” esultò la ragazza “Che stai aspettando?
Andiamo.”
Mentre camminavano Acrux pensava guardando Harmony felice:
“E’ bellissima, dolce, affascinante e anche matura per la sua età. Credo di
essermi innamorato per la prima volta in vita mia.” E ripensò alla
conversazione avuta quella mattina nella sua stanza con suo padre.
“Ciao Acrux” disse Draco entrando mentre lui si preparava.
“Ciao papà, cosa c’è?”
“No, niente.” E sedete sul letto “E da un po’ che non
parliamo.”
Il ragazzo mugugnò qualcosa e annuì, per poi sorridere.
“E da un po’ di giorni che sei particolarmente allegro,
come mai?”
“Niente di particolare. Ma perché me lo domandi?”
“Cosi. E’ strano, ma la tua felicità coincide con l’arriva
nella casa dei nonni di una certa fanciulla con i capelli neri.”
Il ragazzo si voltò guardando suo padre che rideva.
“E cosi evidente?”
“Si, abbastanza.” poi l’uomo diventò serio “Acrux, tengo
molto all’amicizia di Hermione, in gioventù non mi sono comportato bene con lei,
ma per fortuna quei tempi sono finiti. Ora non voglio che Harmony soffra, è una
brava ragazza, è il suo essere figlia di due eroi potrebbe portargli parecchi
problemi a Hogwarts, non voglio che abbia un pure un cuore spezzato per colpa di
mio figlio.”
“Papà ci tengo molto ad Harmony”
“Si, ma so che hai un’altra ragazza a Hogwarts. Dimmi la
verità non è che per te Harmony è solo un avventura o che so io una scommessa.”
“Ehi mi conosci sai che non faccio di queste cose” e
respirò profondamente “Credo di amarla, papà. Credo di essermene innamorato.”
“Credi?”
“Non lo so” rispose lui “E’ strano, ogni volta che c’è lei
mi sento strano, è come volare su un manico di scopa a tutta velocità, poi ho lo
stomaco in subbuglio e sento il cuore perdere un battito ogni qual volta che
vedo i suoi occhi, che sento il suo profumo. Quando so che la devo incontrare
sono stranamente allegro e conto i secondi. Non so se riesco a spiegarmi.”
Il genitore sorrise: “Ti sei spiegato bene, ragazzo, e
credo proprio che tu sia del tutto cotto. Conosco bene le sensazioni che provi,
le ho provate anch’io per tua madre e devo confessare di provarle ancora oggi,
mi innamorò di nuovo di lei ogni giorno”
“Oh guarda il grande Draco Malfoy, il principe dei
serpeverde, il mangiamorte rinnegato che diventa sentimentale a parlare della
mia mamma.”
“Ehi ragazzo, non sei ancora abbastanza maturo per poter
sfottere in questo modo il tuo vecchio.”
“E quando lo sarò vecchio mio?”
“Più o meno la prossima settimana.”
Padre e figlio si misero a ridere poi Draco continuò serio:
“Mi raccomando di stare attento, non solo con Harmony, di recente gli attacchi
dei nuovi mangiamorte sono diventati più frequenti, anche se il ministero cerca
di insabbiare tutto. Guardarti le spalle”
La voce di Harmony riportò Acrux alla realtà.
“A cosa stavi pensando?”
“Niente d’importante. Ecco siamo arrivati.” Disse il
giovane mago.
Harmony guardò il negozio e lo trovò già strano per essere
un negozio di maghi. Si trovava ad angolo fra due strade, le mura erano dipinte
di viola e c’erano ampie vetrine con scherzi e i più strani aggeggi mai visti.
Sopra l’insegna “Tiri visti Weasley” c’era un enorme puppazzone in legno con un
capello a cilindro sulla testa.
“Rappresenta i miei zii Fred e George.” Disse Acrux notanto
che Harmony lo guardava incuriosita. “Quando il negozio è aperto muove gli occhi
e si toglie il capello e sotto c’è un coniglio bianco.”
“Forte.” Mormorò Harmony.
“Sai non ricordo d’averlo mai visto chiuso. I miei zii si
divertono veramente tanto con il loro lavoro ed è stato tuo padre a dar loro i
soldi per aprirlo, mi sembra con il premo del torneo tre maghi.”
La giovane strega sorrise e notò che vicino alla porta
c’era una piccola tarda in bronzo: “Questo emporio è dedicato alla memoria di
nostro padre e di nostro fratello Charlie. Perchè sapevano ridere e scherzare
come pochi.”
Acrux stava per entrare nel negozio, aveva già la mano
sulla maniglia in ottone quando Hamony lo fermo prendendolo per un braccio per
un braccio, gli mormorò: “Aspetta….”
“Cosa c’è?”
La strega era nervosa e rispose: “Ho un po’ di paura.”
“Perché?” le domandò lui mettendogli una mano sulla spalla.
Lei abbassò lo sguardo e sussurrò: “Non conosco quella
gente la dentro, ma loro sanno chi sono, forse si aspettano un’altra persona.
Forse aspettano Harry Potter o la figlia del prescelto, ma io sono solo Harmony.
Acrux, fino a tre mesi fa non sapevo niente di tutto questo, non sapevo d’essere
una strega, ne d’essere la figlia di due eroi.” E si scostò da lui dandogli le
spalle. “Non voglio deludere nessuno.”
“Tu non potresti maio deluderai nessuno, piccola, ma poi
che cosa te ne frega? Si te stessa, è la cosa più importante.” Disse il giovane
serpe verde sorridendo. “Le persone che sono venute a festeggiarti e a
conoscerti sono fantastiche, loro hanno conosciuto veramente tuo padre e l’hanno
amato per com’era, hanno saputo vedere oltre una stupida cicatrice e oltre la
sua leggenda. Harmony guardami…”
La ragazza si voltò.
“Sono tutte persone eccezionali dargli la possibilità di
conoscerti e di amarti come…. Ehm andiamo”
“Come?”
“Come che?”
“Avanti Malfoy, finisce la frase se hai coraggio” disse lei
ridendo e mentre lo metteva alle strette.
“Non so di cosa tu stia parlando?” domandò lui un po’
agitato.
“Ah no” rispose lei mentre gli veniva vicino “Io invece
credo di si?”
Il serpeverde si trovò ben presto con le spalle sulla porta
del negozio.
“Mi sembra, biondo, che tu sia in una brutta posizione.”
Acrux sorrise “A me non sembra.” veloce le prese il volto
fra le mani.
“Che vuoi fare?” domandò lei arrossendo.
“Oh Merlino, ma non ti stanchi mai di parlare, Granger.” E
senza aspettare la risposta la bacio, lei lo spinse contro la porta, questa si
apri, e i due ragazzi caddero uno sul altro dentro il negozio pieno di gente.
Alzato il viso Harmony vide per prima la madre diventare di
tutti i colori, ed esclamò: “Ciao mamma. Conosci Acrux, vero?”
“Buon pomeriggio, signora Granger.” disse il biondo con
tutta la sua faccia tosta.
Draco che stava con Blaise Zabini disse sorridendo: “Quello
è mio figlio.” E Ginny lo guardò male.
Intanto George disse ad alta voce al fratello: “Non ci sono
dubbi è la figlia di Harry.”
Finito il comico incidente la festa ebbe inizio. Il negozio
di scherzi di Fred e George agli occhi della giovane strega somigliava al tè del
cappellaio matto o alla fabbrica di Willy Walka. Era un posto completamente
fuori testa, che rifletteva la personalità dei due Weasley più divertenti.
Il negozio aveva un’ampia sala e due scale che salivano a
forma di otto nei soppalchi, il tutto era colorato da colori sgargianti e
oggetti magici molto bizzarri. C’erano quadri e pupazzi a mola parlanti, teste
imbalsamate che ridevano di chiunque e in angolo una vecchia cabina della
polizia degli anni 60, ma invece d’essere blu era rossa. Dietro il bancone sul
muro era appesa una enorme foto con tutto l’ES ai tempi della scuola con Harry
al centro ed Hermione al suo fianco.
Hermione la guardò, guardò se stessa e poi tutti gli altri.
Ron le si avvicinò e le disse: “Allora sembrava ancora un gioco, non è vero?”
“Già.” Mormorò lei. “Mio dio, ma i miei capelli erano
assurdi.”
“Tu parli dei tuoi capelli guarda, la mia faccia sembravo
un deficiente.”
“Se lo dici tu, finalmente ci sei arrivato; l’epoca lo
pensavo” disse Hermione e guardò Harmony tra Tibby e Acrux e altri ragazzi,
rideva e scherzava.
“Non preoccuparti…” le disse Ron.
“E’ un mondo nuovo per lei, ho paura che non ne conosca
tutti i rischi o che si senta esclusa.”
“Anche per te era tutto nuovo, ma te la sei cavata più che
bene, meglio di tanti che ci sono nati in una famiglia magica. Harmony è una
ragazza forte come sua madre, non avrà problemi e poi a un certo punto devono
affrontare la vita…”
“Ah da quando Ronald Weasley è così saggio?” Domandò
Hermione divertita.
“Ehi sono cresciuto, maturato ho una famiglia adesso.”
“Ron quel videogioco babbano che cercavi è arrivato.” Gli
gridò Fred dall’altra parte del negozio.
Hermione appoggiò il pugno destro alla bocca per mascherare
che stava ridendo.
“Fred!!” gli disse Ron.
“Fratello, lo metto in conto o lo paghi adesso!!”
intervenne George con accanto Luc che rideva pure lui.
Ron lasciò Hermione e andò a rimproverare i suoi fratelli.
“Certe cose non cambiano mai.” Le disse Ginny avvicinandosi
a Hermione.
“Soprattutto quando si tratta di Ron.” Disse la Granger,
poi le due streghe andarono verso il buffet per bere qualcosa e andando a
sbattere quasi contro un coso rosa tutto tulle e nastrini con la scritta:
“Filtri d’amore.”
“Oh Merlino. Ti ricordi?” disse Ginny.
“Ragazzine roba da ragazzine streghe.” Disse l’altra
strega.
Intanto le paure e le insicurezze di Harmony erano sparite.
La giovane strega capì che Acrux aveva ragione quelle persone erano venute a
festeggiare e conoscere lei, Harmony Granger, non solo la figlia di Harry
Potter. In alto tra le strane decorazioni faceva bella mostra di se un enorme
striscione azzurro con scritto: “Benvenuta e Buon Compleanno Harmony!!!”
Tutti le sorridevano e non erano sorrisi di circostanza.
Era strano, ma tra quella gente per la maggior parte sconosciuta e strana la
giovane strega si sentiva a casa, in famiglia; era una bella sensazione.
Hermione le si era avvicina e le disse a voce bassa: “Devi
dire qualcosa a mamma?”
“Ehm, direi di no.”
“No, perchè, non girarti, ma il ragazzo con cui sei caduta
prima di sta guardando.”
Acrux non riusciva proprio a staccare gli occhi da lei.
Harmony si voltò leggermente lo vide e arrossì.
Intanto Tibby s’avvicino e le due s’allontanarono iniziando
a parlottare fra loro.
“Allora che è successo?” le domandò la ragazza.
“Ci siamo baciati due volte.”
“Come? Mio cugino ti ha baciato.”
“Si e no.”
“Forza racconta.”
“Allora la prima volta lo baciato io…”
“Tu?”
“E si, non sì dava una mossa.”
“Sei fantastica”
“Ma poco fa, mi ha baciato lui, in modo molto più
passionale”
“Harmony!” la chiamò avvicinandosi Hermione “Scusami, ma ci
sono un po’ di persone che ti vogliono conoscere e salutare ti dispiace.”
“Ah no di certo.”
Le tre streghe si avvicinarono a un gruppo di tre strane
persone, tutti sorrisero alla ragazza.
“Allora, Hamony, la professoressa McGranitt già la conosci,
è la preside di Hogwarts.”
“Professoressa, allora non è vero che insegnava a Oxford?”
disse la ragazza scherzando.
“Harmony!!!” esclamò Hermione.
La McGranitt si era messa a ridere “Lasci stare
professoressa Granger. La ragazza dimostra d’avere carattere e coraggio, molto
bene.”
“Professoressa?” domandò un uomo con dei piccoli baffi, ma
dal aria simpatica.
“Si, professore Lupin, da quest’anno insegnerò
trasfigurazione.” Rispose Hermione.
Remus guardò la preside e sorrise: “Ottima scelta, Minerva,
davvero ottima.” Poi di nuovo a Hermione “Bene allora adesso la smetterai di
chiamarmi professor Lupin, ora che siamo colleghi.”
“Non ci riuscirò mai, professore.”
“Non cambi mai.” Disse sorridendo il mago.
“Professore, lei è Harmony mia figlia.”
“Piacere professore.” E gli tesse la mano.
Lupin sorrise, stringendogli la mano e disse: “Io non sarò
un tuo professore, puoi chiamarmi Remus.”
“Ok Remus.”
“Mi piace…. Anche se è presto cosa hai intenzione di fare
dopo la scuola?”
“Non ho dubbi, Remus, farò l’auror.”
“Molto bene allora ti aspetteremo all’accademia.”
“Sarai degna dei tuoi genitori?” disse un uomo anziano con
il viso solcato da cicatrici e che aveva un occhio molto strano, si aspettava
che la ragazza abbassasse lo sguardo, invece lei rimase a fissarlo in un certo
senso con aria di sfida.
Alastor si mise a ridere: “Non c’è dubbio che hai il
coraggio dei Potter, ragazzina.”
Hermione ne fu un po’ contrariata non gli piaceva che
qualcuno notasse che sua figlia fosse simile ad Harry ne che lei volesse
intraprendere la professione di cacciatore di maghi oscuri.
Le presentazioni continuarono mai noiose, Harmony trovò
Fred e George molto divertenti. Poi dal nulla spuntò una piccola testina rossa
di appena sei anni, che subito si nascoste dietro le gambe di Fred.
“Papà?” disse la piccola tirandogli i pantaloni.
“Cosa c’è Lizzy?” domandò Fred scherzando.
La bambina guardava le due streghe molto intimidita: “Papà
perché non glielo chiedi tu per favore?”
“Ma Lizzy, Hermione è un’amica, non devi avere paura di
lei.”
“Papà, per favore…”
“E’ tua figlia, Fred!?”
“E' già, una delle due.” Poi alla bimba “Avanti fatti
vedere.” Ma la bambina non ne voleva sapere.
Hermione si abbassò, sorrise alla piccola e gli disse:
“Esci fuori cosa vorresti chiedermi?”
“Ehm, signora Granger puoi…”
“Si!”
“…firmare la mia figurine delle cioccorane?”
La strega spalancò gli occhi quando vide in mano alla
piccola una figurina che la ritraeva ai tempi del suo quarto anno di scuola.
“Mamma hai delle figurine” esclamò Harmony e poi aggiunse
“Sei carina!”
“Ma… Ma….” e presa la figurina di Lizzy l’autografo e dopo
avergliela ridata il volto della piccola s’illuminò “Grazie. Lo sa signora
Granger….”
“Chiamami Hermione.”
“Ehm si, Hermione che io di secondo nome mi chiamo come te:
Hermione.”
La strega guardò Fred.
“Non è colpa mia è stata Emily, e poi il tuo e quello di
Harry sono diventati nomi molto diffusi dopo la guerra.”
“Ah”
“Harmony!!” chiamò Lizzy che ormai aveva preso coraggio:
“Mi firmi anche tu la figurina quando esce.”
“Ci sono anche le miei figurine?”
“No!!” rispose Lizzy “Ma quando sarai più grande avrai le
figurine.”
“Ok, Lizzy, ma non è che hai qualche doppione della mia
mamma da darmi?”
“Certo ne ho quindici, e anche di Zia Ginny e di Zia Luna.
Se vuoi posso mostrarti la mia collezione”
“Sarebbe bello.”
“Ho anche il tuo papà.”
Fu solo allora che Harmony si ricordò della bacchetta e si
domandò se doveva dire a sua madre quello che era successo da Olivander, cioè
che lei avrebbe avuto la bacchetta di suo padre, fin da piccola raccontava tutto
a sua madre, avevano sempre avuto un rapporto molto onesto, almeno cosi credeva.
“No, non gli dirò nulla almeno per ora.” pensò “La
bacchetta è una cosa mia, solo mia, ed è anche l’unico legame che ho con...”
Dopo incontro con i gemelli madre e figlia si separarono.
Harmony tornò a parlottare con Tibby, che era in compagnia di due studentesse.
Mentre Hermione andò verso il bancone per trovare qualcosa da bere, meglio
ancora se era del caffè.
“Ciao Hermione. Scusa il ritardo e scusami anche con
Harmony.”
Erano passati tanti anni, ma quella voce non era cambiata e
non poteva che appartenere a Luna Lovegood.
“Ciao Luna.” disse trovandosi di fronte a una donna incinta
“Oh mio Dio, Ron non me lo aveva detto?”
“Tipico di Ronald, avere la testa fra le nuove.”
“Di quanti mesi sei?”
“Sette.”
“Non sono gemelli vero?”
“No, per fortuna, ma non lo dire a Ron, credo che voglia
fare una squadra di Quidditch.”
“Uomini, non sono altro che dei bambini troppo cresciuti.”
Disse sarcastica Hermione.
“E’ vero” disse Tonks mentre si univa a loro “Ma è questo
il loro faschino, forse svegliano in noi istinto materno. Ciao Hermione, ciao
Luna.”
“Ciao Tonks.” risposero insieme le due streghe.
Erano di nuovo tutte e tre insieme, Hermione guardò le due
amiche se non fosse stato per loro non sapeva cosa avrebbe fatto quando.
Un mese dopo la scoperta d’essere incinta a Hermione
iniziarono le nausee mattutine, al epoca dormiva in stanza con Luna a Grimmauld
Place, doveva alzarsi e stare molto attenta a non farsi scoprire, ma Luna poteva
essere strana, ma non stupida.
Uscita dal bagno Hermione trovò l’amica bionda appoggiata a
una parete con le braccia conserte.
“Luna” disse sorpresa.
“Tutto bene? Stai bene?” domandò lei alzando lo sguardo.
“Nessun problema.” Rispose spaventata “Non sto molto bene.”
“Sai, Hermione, mia cugina di recente ha avuto un bambino?”
“Ah, sono contenta per lei, anche se non la conosco”
rispose sudando freddo.
“Aveva le nausee tutte le mattina…”
“Scusami adesso vado a vestirmi.” e le passò accanto.
“Di quanti mesi sei?” sussurrò la bionda.
Le due ragazze si guardarono. Hermione si sentì cedere
sulle gambe, Luna sapeva. Respirò profondamente e rispose: “Sono appena entrata
nel quarto mese.”
“Di chi è? Di Ron o di Harry?” disse in modo freddo la
corvonero.
Hermione abbassò lo sguardo e rispose: “Di Harry.”
Luna si lasciò andare a un sospirò di sollievo, la storia
tra lei e Ron era appena iniziata e nonostante la guerra cercavo d’essere
felici.
“Lui lo sa?”
Hermione scosse la testa e aggiunse: “Non lo immagina
neanche.”
“Che intenzioni hai?”
“Non lo so, ho pensato a tutto, ma in realtà non so che
fare.”
“Hermione non potrai tenerlo nascosto ancora per molto,
inizia a diventare evidente. Lui dovrebbe saperlo, ne ha il diritto.”
“No!!!” alzò la voce Hermione, ma si pentì subito “L’unica
cosa di cui sono sicura è che non voglio dirglielo, lui…” e si tocco la pancia
“Lui è solo mio…”
Per un attimo calò il silenzio tra loro.
“Sei stata da un medico?”
“No.”
“Dovresti.”
“Si, ma dove?”
“Al San Mungo c’è un consultorio….”
“Luna, mio mal grado io sono diventata famosa, se mi vedono
entrare nel consultorio.”
“Si può trovare un sistema, la polisucco per esempio.”
“Può nuocergli.”
“Ma potresti accompagnare qualcuno per esempio un’amica, mi
metto un cuscino e divento io incinta.”
“Si, così a Ron prende un accidenti.”
In seguito le due ragazze chiesero aiuto pure a Tonks e a
David Giles.
Il padre di Giles era originario di Howl, e lì ci aveva una
casa la diede a Hermione.
E’ cosi Hermione Granger una notte uscì da Grimmauld Place,
dal mondo magico, ma soprattutto dalla vita di Harry Potter, l’uomo che amava.
Arrivò il momento della torta, o meglio delle torte, erano
due: una al cioccolato di buon compleanno, l’altro alla melassa di benvenuto.
Harmony spense in un soffio tutte le candeline e tutti
applaudirono, a parte i gemelli che si misero a esultare, poi Molly taglio le
torte, dando le prime due fette alla festeggiata, che assaggio per prima quella
alla melassa, la sua preferita; era una normale torta alla melassa, ma sapeva di
casa. La streghetta si guardò intorno, la maggior parte di quelle persone le
aveva appena conosciute, alcune da tre mesi altre qualche ora prima, ma si
sentiva a casa.
Dopo aver mangiato la torta Harmony stava per aprire i
regali quando fecero il loro ingresso due ragazzi e una ragazza. Lei aveva la
carnagione scusa olivastra e una giacca di pelle nera. Quello dietro di lei
aveva la barba di qualche giorno, indossava uno spolverino alla Matrix anch’esso
di pelle nera e aveva la mano destra fasciata e si guardava intorno alla ricerca
di qualcuno, il terzo era pallido e con i capelli neri tutti tirati al indietro
e indossava un impermeabile montgomery di taglio piuttosto classico poco adatto
alla sua età. Quei tre guardarono nella direzione di Harmony per qualche minuto.
E la giovane strega si sentì un po’ a disaggio a sentire quegli sguardi su di
lei, soprattutto della ragazza che sembra guardarla in modo indecifrabile,
mentre il ragazzo gli sorrise per un attimo e diede un colpetto alla sua amica
come per dire di smetterla, lei gli diede retta, mal volentieri e intercettò lo
sguardo di Hermione, le due si fissarono per un po’ per poi sorridersi, senza
però rivolgersi ne un cenno di saluto o una parola.
Il gruppo si divise la ragazza e il ragazzo vestiti di
pelle andarono a parlare con Remus, Tonks e Malocchio, mentre il terzo andò da
Fred e poi insieme alla porta del negozio dalla quale dopo alcuni secondi ne
entrò un altro ragazzo più grande degli altri con i capelli castani, e un
soprabito blu di taglio militare.
La ragazza e Tonks intanto ridevano insieme, e il ragazzo
finalmente trovò chi stava cercando cioè Tibby Weasley, si guardarono sorridendo
e lui con il labiale le disse: “Ti amo.” Lei rispose “Anch’io” avrebbe tanto
voluto poter correre da lui e baciarlo anche davanti a tutti, ma Ron era
tollerante fino a un certo punto.
Tibby si avvicinò ad Harmony e le sussurrò: “Hai visto è
venuto, il mio James!!!”
“E’ veramente carino e affascinante. Ma chi sono i suoi
amici?”
“Ecco quelli sono Maurauders. La ragazza si chiama Rigel
Black è molto simpatica ed è la figlia di Sirius Black…”
“Il padrino di mio padre?”
“Si, l’altro è Albus Piton, non mi è molto simpatico, a mio
padre non piace e ancora meno a zio Draco, una volta sono quasi venuti alle
bacchette. Ultimo entrato è Kostaki, lui è un vampiro.”
“Come Laura!!”
Il parlottare delle due streghe venne fermato dall’arrivo
di Hermione: “Allora li vogliamo aprire questi regali?”
“Si, mamma. Vieni anche tu Tibby.”
Tutti i regali erano messi sul tavolo, Harmony non riusciva
a credere ai suoi occhi erano tantissimi.
“Avanti, piccola che aspetti ad aprirli?” l’esortò Hermione.
“Non so da qual è iniziare, mamma?”
“Inizia da quello.” Disse Tibby indicando un pacco molto
grande e dalla forma particolare “E da parte mia e della mia famiglia.”
Harmony lo guardò: “Non è possibile. Oh mio Dio.” E lo
scartò subito “Ma questa è un manico di scopo, Oh Merlino, mi avete regalato una
scopa.” E abbracciò Tibby.
“Non potevamo lasciarti senza?”
Ron e Luna si erano avvicinati sorridenti.
“Sono contenta che ti piaccia, Harmony.” disse Luna.
“Certo grazie tantissimo.”
“E’ una Spitfire, l’evoluzione della Firebolt, raggiunge la
velocità di 260 km/h.” le spiego Ron.
Harmony accarezzò il manico in Tek, non vedeva l’ora di
provarla e cercò con lo sguardo di Acrux.
E si arrivò al ultimo regalo quello di sua madre. Non
appena Harmony aprì la scatola ne balzo fuori qualcosa di nero, che spavento
molto sia la ragazza che quasi tutti i presenti.
Questa si rivelo essere una gattina nera dal pelo corto con
al colo un ciondolo d’oro a forma di Ankh. Il felino, al centro della stanza, si
guardò intorno osservando tutti, per poi guardare attentamente Harmony,
miagolare e avvicinarsi lentamente. La ragazza la prese in braccio e si rivolse
alla madre: “Mi piace un sacco, ma come si chiama?”
“Bastet, si chiama Bastet.”
Ron si avvicinò a Hermione: “Quella gatta mi ricorda
qualcuno?”
“Ah si” rispose la strega sorridendo.
“Anche lei è in parte kneazle, come Grattastinchi?”
Hermione annuì e poi aggiunse: “Cos’è una strega senza un
gatto?”
“E che fine ha fatto il tuo gatto, strega? Non sarà morto
quel dannato sacco di pelli?”
“No, lo sai che i kneazle hanno vite molto lunghe.”
In un altro posto, molto lontano da Diagon Alley, un uomo
rientrò in casa sua, ad aspettarlo alla entrata c’era un elfo domestico, che
preso il mantello bagnato di pioggia, lo salutò: “Com’è andata Harry Potter
signore?”
“Come al solito, Dobby, come al solito. Deed ha preparato
la cena? Ho una fame che mangerei un drago.”
“Si, Harry Potter signore. Ma c’è un ospite che l’aspetta
nel salone.” disse l’elfo preoccupato.
venerdì 11 maggio 2012
Granger girls
Introduzione
Anni fa inizia a scrivere una fanfic auror dove immaginavo che Harry ed Hermione avevano avuto una figlia, la storia s'ispirava al telefilm Gilmore Girls (Una mamma per amica).
Secondo i miei progetti iniziali la ff sarebbe stata di pochi, capitoli massimo sei, ma la narrazione e i personaggi mi hanno preso la mano.
Granger Girls è diventato qualcosa di più lungo e per me più bello.
Scrivere una fanfic non è come scrivere un romanzo, i romanzi prima si scrivano del tutto e poi si si rielaborano anche cento volte prima che qualcuno diverso dello scrittore li legga; mentre spesso una ff si scrive e si posta capitolo per capitolo, senza programmazione così se ti vengono delle idee nuove o migliori in corso d’opera, spesso vengono ostacolate dai capitoli precedenti.
Grangers Girls nasceva per essere un opera piccola, le storie di una madre e di una figlia, ma intorno a questo nucleo, è cresciuta una saga corale fatta di personaggi diversi: quelli della Rowling oramai adulti (ma non vecchi) e i tanti originali creati da me.
Tempo fa (troppo) ebbi diverse crisi: personali, artistiche, ideologiche, tutto mi portò a lasciare molte cose che per me erano importanti, e in questo modo non solo ho smettere di scrivere, ma anche in un certo senso d’essere me stesso. Adesso mi è tornata la voglio di ricominciare a sognare e scrivere. Cosi ho deciso di riprendere questa saga, di correggerla sia a livello ortografico che tecnico che nelle sue imperfezioni.
Per questo nasce questa riedizione dove i primi capitoli saranno più lunghi, raggruppandoli insieme (come il primo che riprende i tre della precedente versione).
Per concludere un consiglio: per i nuovi lettori lascerò la versione precedente in rispetto dei ai commenti ai preferiti ecc; vi consigliò però di leggere solo la riedizione, a un certo punto le storie diventeranno le stesse.
Per chi mi faceva l’onore di seguirmi prima, al più presto continuerò a postare nuovi capitoli sia qui nella riedizione che per classica.
Buona lettura
Il vostro umile servitore e cantastorie
Dalastor